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Autore: Laix    02/06/2017    4 recensioni
Lo scopo di questa raccolta di one-shot è di sperimentare varie coppie (non solo love couples) sia tra le più conosciute che tra le più impensabili. Alcune delle presenti sono già state suggerite da voi: con diversi personaggi e couple sperimentate, si vede cosa ne esce e si cerca di accontentare tutti! Non siete vincolati alla lettura dell'ultima shot pubblicata... Ogni shot è una storia a sé, quindi liberi di aprire la tendina dei capitoli e scegliere i duetti favoriti! ;) I contesti possono essere dei più svariati, anche passando per l'assurdo :D
***
35. Mary Sera e Shuichi Akai ~ [Sei dura, donna. Dura come la pietra, il ghiaccio, sei cemento. Io con te divento calce ma tu non ti rompi mai, una corrente salata che viaggia al contrario e apre le onde. Eppure guarda cosa hai nascosto lì sotto. Dietro le botte, gli insulti, lo sguardo, l'odio, ti stai solo preoccupando per me e per il destino avverso che inseguo. Hai già visto tutto coi tuoi occhi e su un altro uomo.]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Vermouth | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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31. Akai e Yukiko ~

***








Cipria beige


- Oh! Sei... già qui?! - esclamò Yukiko non appena svoltò un angolo della sua stessa casa, villa Kudo. Era passata dal salotto alla cucina con il suo tipico slancio, trovandosi Okiya parato di fronte a lei a intralciarle la strada. Entrambi si bloccarono con un lieve sussulto, per non scontrarsi del tutto.
- Scusa, Fujimine. Non ti avevo neanche sentita entrare -
- Non preoccuparti! Stai uscendo? -
- No, a dire il vero. Cioè, sto uscendo dalla cucina però -
Lei ridacchiò. - Ah, ovvio! Io invece ci sto entrando, pensa -
- Già. - mormorò lui abbozzando un sorriso assolutamente di circostanza che comunicava il gentile messaggio “e adesso puoi anche levarti così passo, ad esempio”.
Lei eseguì, a prescindere da ciò che Okiya pensasse davvero, così lui poté passare e dirigersi in salotto. Non prima, comunque, di averle rivolto un altro sorriso accennato per ringraziarla del piccolo disturbo.
Uno di quei sorrisi che Yukiko adorava tanto.
Aaaah. Che gentleman, quello.
La donna sorrise tra sé e sé, pensando a come quelle gite fuori porta aventi l'unico scopo di camuffare quell'affascinante, tenebroso e muscoloso agente dell'FBI fossero sempre appaganti. Era una faticaccia essere giusta nei tempi tutte le volte, ma quando il figlio la chiamava per quelle piccole missioni si sentiva frizzante come l'adolescente eterna che era. Si strinse nelle spalle, continuando la sua traversata in cucina. Non appena ne varcò la soglia, le si illuminarono gli occhi.
- Ma che profumino! Cosa stai cucinando, se posso? -
- Il solito stufato di manzo – gli rispose lui ad alta voce dalla sala, mentre sistemava il computer sulla scrivania.
- Ma secondo la ricetta che ti ho insegnato io? - continuò lei, avvicinandosi ai fornelli e alzando il coperchio della grossa pentola adagiata sul fuoco. Notò qualcosa di diverso, un colore e una consistenza del cibo per lei del tutto nuovi.
- Diciamo che ho applicato qualche modifica – rispose lui dalla sala sempre a voce alta, con un'evidente nota sorridente nel tono.
- Ah, che furbetto! Qui qualcuno intende superare il maestro, o sbaglio? -
Yukiko afferrò il mestolo posizionato a fianco del fornello e iniziò a mescolare un po' quel brodo speziato, per provare a trovare da sola gli ingredienti a lei poco chiari. Il profumo che sprizzò fuori dal movimento circolare del mestolo le fece quasi girare la testa per la delizia di cui era intriso.
- Non sbagli – concluse lui, affacciandosi alla cucina e appoggiandosi allo stipite della porta. - Sarebbe proprio mia intenzione. -
- Bad guy. - mormorò lei, portandosi il mestolo alla bocca per assaggiare il brodo e voltandosi intanto verso di lui con un sorriso.
- Com'è? - chiese lui, incrociando le braccia e fissandola. Sembrava molto curioso del parere della “maestra”.
- Si avvicina alla perfezione, questo brodo -
- E cos'è che ancora lo distanzia dalla perfezione? -
- Il sale. Ce n'è un pochino troppo. -
- In realtà ne ho messo in scarsità, lì dentro. Non sarà perché tu sei abituata a poco sale, in ciò che mangi? -
- E tu come fai a saperlo? -
- Dal fatto che me lo ripeti tutte le volte che vieni qui e mi insegni un piatto – disse lui a voce bassa, facendola lievemente imbarazzare. - E dal fatto che sei abbastanza in linea da ritenere che, nella tua dieta, zucchero e sale siano dosati in modo molto severo -
- Oh, ti ringrazio, lo prendo come un complimento! - esclamò lei facendogli l'occhiolino.
- Beh, lo è. - concluse lui con una scrollata di spalle, senza rinunciare ad uno dei suoi sorrisi improvvisati e abbozzati.
Sì, quelli che a Yukiko piacevano tanto.
- Ah! Bene. - mormorò lei, voltandosi frettolosamente verso il pentolone e rimettendo tutto a posto, sia coperchio che mestolo. - Allora, che... - si voltò su stessa e si appoggiò al piano cucina. Si leccò via dall'indice una goccia di sugo scivolata dal mestolo. - ...che programmi abbiamo oggi? Mi avete colto un po' impreparata con le telefonate di ieri, sembrava una cosa urgente -
- Rifare la maschera del nostro amico Subaru Okiya – disse lui perplesso, tastandosi più volte la guancia sinistra. - Si sta sgualcendo. -
- Sì, l'ho visto subito appena ci siamo scontrati. Si può sapere che combini?? - chiese lei già esasperata, attraversando il tratto di cucina che li separava per avvicinarsi al viso di lui e ispezionarlo meglio.
- Beh, sai, sono un agente e più precisamente un cecchino. Ogni tanto mi devo strofinare contro il mio fucile, con la guancia -
- Detto in questo termini è qualcosa di terribile, agente – rise di gusto lei, mentre gli tastava delicatamente la guancia con le dita. - Possibile mai che un bell'uomo come te non abbia invece una donna contro cui strofin... - si bloccò, pensando che magari non avevano ancora la confidenza necessaria per parlare di certi argomenti. Yukiko era l'impulsività e l'entusiasmo fatti a persona, ma ogni tanto le conveniva mettere in conto che non tutti erano così. In special modo l'elemento che ora si trovava davanti. Saettò lo sguardo verso di lui, a quella vicinanza, per constatare quali effetti aveva potuto sortire: lo trovò piuttosto impassibile, dietro quegli occhialetti finti da studente finto con una vita finta.
- E chi ti dice che io non ce l'abbia? - rilanciò lui, con un tono altrettanto impassibile ma carico di sarcasmo.
- Beh, in quel caso non me lo dire nemmeno perché sarei gelosa marcia – concluse Yukiko alzando un sopracciglio e disegnandosi un soddisfatto sorriso sul volto: era fatta. Anche se a primo acchito le era apparso il contrario, con lui si poteva scherzare.
Quest'idea la rilassò abbastanza da farla ridacchiare in modo tale da contagiare anche lui. Lei si alzò sulle punte dei piedi per esaminargli il volto da vicino.
- Okay, ascolta. Ci sono giusto dei graffietti che sarebbero anche riparabili senza stare a togliere tutta la maschera... ma... – disse sospirando, mentre tornava con la pianta dei piedi a terra. - E' comunque meglio toglierla e rifarla da capo, visto che i graffi hanno danneggiato anche la membrana interna. Se lasciassi tutto com'è riparando solo i graffi esternamente, prima o poi si logorerebbe comunque dentro. Che ne dici? -
- Sembra noioso, ma facciamolo. -
- E vacci piano con questi fucili. -
- Sì, capo. -
Lei, con le mani sui fianchi, gli sorrise ironica e poi si voltò intimandogli di seguirla verso il piano di sopra. Salirono le scale in silenzio, Yukiko di qualche passo avanti a lui mentre, come sempre, non si sforzava di ridurre l'ondeggiare dei fianchi a destra e sinistra, sorridendo sorniona tra sé e sé e molto attenta a non farsi scoprire da lui.
Ohohoh! Come sono esaltanti questi appuntamenti! E per di più a casa mia, ci rendiamo conto? Non mi viene neanche la sensazione di scappatella e me la posso godere al massimo. Meglio di così!
Ridacchiò da sola come una piccola civetta, e Akai alzò lo sguardo perplesso verso di lei.
Anche se... mmm... eravamo mai rimasti soli, prima di oggi? Yukiko si portò indice e pollice al mento, riflettendo. Le prime volte c'era sempre anche Shinchan, a supervisionare i lavori di travestimento... perché non si fida mai. Poi una volta c'è stato anche Yusaku, perché anche lui avrebbe dovuto indossare la stessa maschera la sera in cui Akai ha rivelato di essere ancora vivo. La volta ancora dopo c'era l'agente Jodie, che ormai aveva scoperto tutto e poteva rimanere a guardare... e poi... e poi, beh, questa.
No. Mai stati soli prima.

Una volta compreso ciò, sussultò sul posto con espressione tra il terrorizzato e l'esaltato. Si bloccò sulle scale, e Shuichi le si scontrò contro.
- Aaaaah! - ululò Yukiko.
- Fujimine, c'è... ehm... qualche problema? - mormorò Shuichi mentre si risistemava sul viso gli occhiali di Okiya, sbilanciati dopo l'urto. Notò che lei persisteva nel dargli le spalle e teneva lo sguardo basso, anzi, cercava proprio di nasconderglielo.
- No... nono!! Ti sei fatto male? - disse lei quasi strillando, continuando a dargli le spalle e ricominciando a salire le scale facendo risuonare i suoi tacchi.
- Oh, mi sono solo rientrati gli occhiali nella maschera, tranquilla – disse lui sarcastico.
- Spero tu ci veda ancora abbastanza per salire le scale! -
- Anche se non ci vedessi seguirei la scia di profumo. - rispose lui calmo, sistemandosi ancora meglio gli occhiali sul naso.
Lei si bloccò di nuovo, e di nuovo lui le andò addosso con un grugnito. Lo sentì sbuffare sonoramente ma non se ne preoccupò, anzi, stavolta si voltò per guardarlo bene negli occhi.
- Come hai detto? -
- Era... una battuta – si scusò lui guardandola assorto, alzando le sopracciglia. - Nel senso che, visto che ti metti sempre un quintale di profumo, mi sarebbe bastato seguire quello per arrivare a destinazione... -
- Ah, fiu... già pensavo fossi un maniaco -
- Eh, beh, è proprio la mia principale reputazione... -
- Ma no, è che... - sospirò lei, leggermente rossa in viso e agitando le mani. - Aaah, lascia perdere! Quanto sono scema! -
Lei si rivoltò e salì gli ultimi scalini quasi correndo, in agitazione, facendo ridacchiare Akai che intanto scuoteva la testa. Non sapeva cosa le prendesse, ma era piuttosto divertente.
Yukiko oscillava nel suo vestito composto da fasce beige e rosse, tenendosi bene ferma la gonna – non aveva previsto di dover salire le scale in fretta.
- Ecco, Akai, seguimi verso la solita stanza –
- La stanza delle torture? - azzardò lui, come amava chiamarla. Si riferiva alla stanza in cui, ogni volta, gli veniva applicato quel travestimento da lei.
- Proprio quella! Gli strumenti di tortura sono già tutti al loro posto, come vedi... - disse Yukiko diabolica, una volta che entrambi varcarono la soglia di quella piccola sala illuminata da forti lampadine. Lungo una parete era affisso un grande specchio, sotto cui un largo mobile di legno sosteneva i vari attrezzi del mestiere.
Shuichi, già consapevole della varie fasi, si sedette sulla sedia di fronte allo specchio e iniziò a togliersi la maschera da solo. Uno di quegli atti che Yukiko detestava, da parte di tutti coloro che truccava.
- No, Akai! Quante volte ti devo ripetere di non toglierti la maschera da solo?! - esclamò lei chinandosi su di lui e afferrandolo per i polsi, impedendogli di continuare. A quella vicinanza dal suo viso, notò che tutta la parte del mento era già stracciata.
- Ma che differenza ti fa? La maschera è da cambiare, non è più utilizzabile... - sbuffò lui guardandola negli occhi, annoiato.
- La divido in pezzettini che poi riciclo, mi serve! -
- Lo dici tutte le volte, poi alla fine del trucco sei così stanca che la butti sempre via -
- Ma che fai, mi spii? -
- E' impossibile spiarti, ogni tua azione è plateale e alla luce del sole -
Lei sospirò forte e un poco toccata nell'orgoglio, mentre ancora gli serrava i polsi e lo guardava così da vicino. La situazione gli doveva sembrare molto, molto divertente, altrimenti non si sarebbe lasciato andare in un sorriso abbozzato e sereno.
Sì, sempre quelli che a Yukiko piacevano tanto e che a quella vicinanza diventavano pericolosi.
Gli lasciò i polsi e si raddrizzò sospirando, guardando fuori dalla finestra e allontanandosi.
- Ah, fai quello che vuoi. Nessuno di voi ha mai rispetto per noi camuffatrici! - si esasperò lei, mentre in sottofondo sentiva il doloroso rumore della maschera che si staccava e si lacerava.
Quando Akai se la fu tolta del tutto, sbatté le palpebre sollevato e sospirò. - Abbi pazienza e tieni in conto che, tra non molto, dovrò restare immobile per almeno tre ore. -
- Te lo meriti. - sentenziò Yukiko in tono lugubre, continuando a tenergli il broncio.
Akai ridacchiò. - Mi fai un favore? Se da basso senti fischiare la pentola perché il manzo sta bruciando, corri tu a spegnerlo? -
- No, te lo lascio bruciare – disse lei mentre, con sguardo basso, apriva tutti gli astucci con foga e ne estraeva vari pennelli e tubetti.
- Ah, che peccato. Volevo offrirti la cena stasera. -
Un paio di pennelli le caddero di mano e finirono a terra, mentre li estraeva. Si chinò per raccoglierli ma si chinò pure Akai, così per poco non sbatterono la testa l'uno contro l'altra. Si bloccarono appena in tempo con la mano tesa verso terra, le cui dita si sfioravano reciprocamente, appena in tempo per alzare la testa e incrociare i loro sguardi.
Yukiko si ricordò improvvisamente di quanto fossero penetranti gli occhi del vero Shuichi, con quel colore acceso e l'occhiaia pronunciata che una volta si era divertita a coprire col fondotinta. Ci aveva messo una vita. Con un inopportuno batticuore velocemente si rialzò, mentre anche lui si ricomponeva sulla poltroncina.
- In quel caso va bene... - sussurrò lei senza ancora guardarlo. - Spegnerò il fornello quando necessario. Ma solo perché voglio capire che cavolo ci hai messo dentro per renderlo così visivamente delizioso -
- Lo stufato ringrazia. -
- Viene anche Shinchan a cena, giusto? - chiese lei con nonchalance, schiarendosi la gola e iniziando a pulire i pennelli con uno straccetto.
- Che io sappia tuo figlio è in campeggio con Agasa e gli altri ragazzi. -
- Ah. - Si schiarì ancora la gola e prese un lieve sospiro, prima di proseguire. - Allora la ragazzina? Quella che sta da Agasa? -
- Beh, temo che pure lei sia in campeggio, no? - azzardò lui con un mezzo sorriso.
- Ah, sì. Beh... credo di sì. - sussurrò lei a disagio, velocizzando il ritmo di pulizia dei pennelli inconsciamente.
- I tuoi colleghi, forse...? -
- Sono di ronda tutta la sera e la notte. Ma il problema principale è che ho preparato stufato solo per due persone -
- E perché accidenti l'hai fatto, se abiti da solo? -
- Perché intendevo ringraziarti per il disturbo che ogni volta ti prendi, senza mai chiedere nulla in cambio. - rispose lui stringendosi nelle spalle, in tutta calma. Quando vide che lei si era immobilizzata sul posto, smettendo all'improvviso di passare ossessivamente lo straccetto logoro sui pennelli ormai ultralucidi, si affrettò ad aggiungere: - E per dimostrare alla maestra di cucina che sì, posso superarla. -
- Ah! Questo è tutto da vedere. - sentenziò lei con un sorriso ironico ma segnato inequivocabilmente da un'emozione più profonda. Simile alla gratitudine, allo stupore.
Scese il silenzio, e quando Yukiko intinse un primo pennello in una sostanza collosa Akai si appoggiò meglio allo schienale della poltrona, piegando all'indietro la testa e chiudendo gli occhi.
- E' accaduto più volte che tuo figlio ti facesse venire in Giappone dall'America, da un giorno all'altro, per questo genere di emergenze. Non tutte le madri sarebbero disposte a farlo, non credi? - proseguì Akai, deciso a non lasciar cadere l'argomento.
- Io... negli ultimi tempi non sono stata molto presente nella vita di mio figlio. Me ne sono andata in un altro Paese mentre lui qui affronta la vita da solo, nemmeno molto facile, visto quello che è successo. Sento che questo è il minimo che possa fare – mormorò lei passandogli le prime e delicate pennellate sul viso, percorrendo con minuziosità i tratti sotto gli occhi e ai lati del naso.
- Non l'hai certo fatto per menefreghismo. L'hai fatto perché sai che è un ragazzo intelligente e indipendente. Forse hai capito che era addirittura meglio che te ne andassi -
- Sì. Più o meno è andata così. - disse lei rimanendo china su di lui e intingendo nuovamente il pennello nella sostanza. - Mi sono quasi sentita di troppo, e vedo che in fondo lui non ne soffre. Questo almeno mi fa stare tranquilla. Ma comunque cosa saresti, il mio analista personale? -
- Consulenza per consulenza. Tu mi trucchi, io ti faccio terapia -
- Mi sembra un ottimo scambio, visto tutto il tempo che ci metteremo. Ma non ti facevo così chiacchierone... -
- Per confessartela tutta, sono ben poche le persone con cui imbastisco conversazioni che vadano oltre un certo numero di parole -
- Beh, sarai invogliato dalla mia parlantina. Dal fatto che io parlo anche coi muri e non mi offendo quando non mi rispondono -
- Quando non ti rispondono? Perché, a volte lo fanno? -
- Sì, agente... lo fanno quando sono esasperati. -
Risero entrambi, lui con gli occhi chiusi e lei col pennello che ancora solcava quel viso segnato. Non avevano mai parlato di quel genere di argomenti, durante tutte le altre sedute: forse il rimanere da soli aveva sortito questo, come primo effetto.
- E che mi dici del tuo lavoro? - chiese Yukiko, picchiettandogli sul viso la cipria.
- Che finché non ho distrutto quei miserabili, non mi sento l'anima in pace -
- Potrebbe mai un uomo del tuo genere ottenere la pace dell'anima? -
- No. Forse no. -
- Non voleva essere una domanda retorica, ma una domanda vera e propria. -
- Anche la mia è una risposta vera e propria. -
- Penso che tu debba un po' rilassarti, Shuichi... - dichiarò lei scuotendo la testa ma rimanendo con lo sguardo attento sulla densità della cipria. - Scusa se ti chiamo per nome, ma sono abituata così e non me ne importa un fico secco. -
- Figurati. Yukiko. - precisò lui, facendola lievemente arrossire e anche ringraziare il cielo che lui avesse gli occhi chiusi. - E penso tu abbia ragione, ma ne ho passate tante. Troppe. E quando attraversi determinati periodi e situazioni, la tua anima entra in uno stato di perenne confusione. Quindi non saprei proprio cosa risponderti. -
- Va bene così. Ma ricorda che non sei costretto a rimanere a guardare e riguardare i brutti periodi della tua vita e il modo in cui ti hanno segnato. Puoi sempre fare qualcosa per riprenderti. -
- E' vero. Ti ringrazio, ogni tanto ci vuole qualcuno che me lo ricordi -
Lei sorrise, mentre lui aprì un solo occhio verde con cui le mandò un lampo di complicità.
Parlarono di queste e di altre cose per almeno un'altra ora, finché Shuichi non sospirò in modo enfatico.
- Pausa sigaretta? -
- Se proprio devi... -
- Non ti fa male la schiena a rimanere inarcata senza pause per tutto questo tempo? -
- No, perché sono concentrata! -
- La concentrazione non è un cuscinetto per la colonna vertebrale -
- Che ti devo dire? Ho ancora il fisico! - ululò lei compiaciuta, facendogli l'occhiolino.
Lui rise scuotendo la testa e uscì dalla stanza accendendosi una sigaretta estratta dalla tasca della camicia nera. Yukiko rimase in quella saletta ad aspettarlo, visto che doveva riordinare diversi flaconi e scatole. Quando lui tornò, aveva portato anche una bottiglia di whisky e due bicchieri.
- Oh, ecco qui il ritratto di una vita sana - biascicò Yukiko scuotendo la testa. - Ti vuoi ubriacare mentre ti trucco? E' il tuo modo per riuscire a restare fermo nelle prossime due ore? -
- Non mi ubriaco certo con un bicchierino -
- Beh... io sì. Quindi metti pure via l'altro bicchiere. -
- Oh, questo è interessante... - scherzò lui alzando un sopracciglio nella sua direzione e facendola imbarazzare.
- Che vorresti dire? Lo vedi che allora avevo ragione, a pensare fossi un maniaco? -
- Mi sa proprio di sì. - posò bicchieri e bottiglia sul mobile, facendo attenzione a non disordinare gli strumenti da trucco. - Forza, Yukiko, un piccolo brindisi per smorzare questo sempre lungo e duro lavoro. E per festeggiare me, che col mio stufato di stasera ho superato la maestra -
- Guarda che tu lavori di fantasia, bello! - alzò la voce lei punzecchiata da quella presunzione insensata, e quasi come volesse sfidarlo afferrò un bicchiere e gli fece il gesto di riempirglielo. - Ti mostrerò che tutto quel sale che hai buttato in pentola era meglio impiegarlo per curarti le ferite di guerra che ti beccherai dopo cena, sapendo che hai perso -
Lui rise e versò il liquido ambrato prima nel bicchiere di lei e poi nel proprio. La sera iniziava a scendere oltre la finestra della saletta, permeando gli alberi scossi dalla brezza di un morbido manto blu.
- Sempre se sarai ancora sobria – mormorò lui, avvicinando il bicchiere al suo e scontrandoli lievemente per il brindisi.
- Sappi che bevo solo per scaldarmi... - disse lei portandosi il bordo del bicchiere alla bocca e guardandolo di sottecchi, lievemente scocciata.
In effetti, acutizzando lo sguardo, lui notò che sulle braccia nude della donna regnava un'incontrastata pelle d'oca. Solo con quel vestito a maniche corte e senza un golfino, con l'aria serale ancora troppo fresca e a tratti gelida che penetrava dalle fessure della finestra, non poteva pensare di rimanere così ancora a lungo senza prendersi un malanno. Continuando a bere un sorso, Shuichi sparì per alcuni secondi fuori dalla saletta lasciando Yukiko perplessa a scaldarsi con altri rapide ingurgitate di whisky. Si sarebbe ubriacata di quel passo. Ma non aveva nessun golf perché di giorno faceva caldo. Già una volta era stata beccata da Shinchan in quello stato, vestita succinta in pieno inverno mentre beveva mezza bottiglia di vino per scaldarsi perché aveva scordato la giacca in macchina e non voleva uscire a prendere aria, al che lui le aveva dato della scema irrecuperabile senza batter ciglio e col suo tipico modo da sbruffone maleducato. Lei gli aveva risposto “meglio buttar giù vino che farmaci sconosciuti”, che per quanto fosse stata una battuta di gusto crudele almeno l'aveva ammutolito definitivamente.
Quando Akai ritornò in stanza, col bicchiere vuoto, aveva con sé anche la propria giacca di pelle nera. Lei non si mosse e non disse nulla, anche se la vista di quel nuovo indumento le accese una piccola fiamma di bramosia. Come se Shuichi l'avesse capito, coprì le spalle di Yukiko con la giacca e gliela sistemò un minimo, sfiorandole la pelle con le dita e lasciandole in regalo un brivido in più, non dovuto al freddo. Lei poi afferrò i bordi della giacca per assestarsela da sola, evitando di voltarsi ma mormorandogli un ringraziamento. Lui si appoggiò al mobile dei trucchi, riempendosi un secondo bicchiere.
La donna rimase immobile con lo sguardo incatenato ai riflessi ricreati dal vetro lucido della bottiglia. Aveva la mente un poco annebbiata e spaesata, mentre stringeva i lembi della giacca che in quel momento le dava finalmente un po' di calore – e che era più pesante di quanto immaginasse. Cosa ci teneva dentro, il piombo? Comunque un gentleman, davvero. Sorrise fra sé e sé, ma la verità è che mantenne il sorriso anche quando alzò lo sguardo su di lui. Sentiva di avere le guance un po' rosse e gli occhi un po' lucidi, anche lei aveva finito velocemente il suo drink improvvisato. Shuichi, sentendosi osservato, le propose un secondo bicchiere che lei saggiamente rifiutò.
- Ti sei scaldata abbastanza? -
- Abbastanza -
Shuichi annuì e poi evitò il suo sguardo, concentrandosi sul drink nel silenzio che si era creato. Ma continuava a sentirsi osservato. Rise, scuotendo la testa.
- Non mi sono innamorata di te, tranquillo – puntualizzò Yukiko, intravedendo una sfumatura di disagio e soggezione nel sorriso di Akai.
- Mpf... -
- Ti guardo così perché sei un bravo ragazzo. - continuò lei, tenendo ancora lo sguardo sereno su di lui. - E alle brave persone è necessario sorridere. -
Quando lui la guardò, smettendo momentaneamente di bere, aveva un'espressione assorta e attenta. Non si aspettava di sentirsi rivolgere una simile dichiarazione.
- E perché sono brilla. Anche per quello ti sorrido. - concluse lei alzando il bicchiere alla loro salute, per poi avvicinarlo alla bocca e bere il nulla. Quando se ne accorse guardò il bicchiere con sguardo risentitissimo, come se avesse ricevuto uno schiaffo. Questo fece ridacchiare ancora Akai.
- Senti, quando inviti qui la ragazza dell'FBI?? Quella bionda che ti accompagna sempre nelle missioni? E' davvero in gamba! - esultò Yukiko allungandosi un secondo bicchiere.
- Chi, Jodie? Ma adesso che c'entra? -
- Ed è anche bella! -
- Sì, è vero, ho capito... ma te lo richiedo, cosa c'entra? -
- C'entra sempre! Stavate insieme, vero? -
- Yukiko... -
- Quanto tempo fa? -
Shuichi sospirò, mandando giù l'ultimo sorso di whisky.
- Come lo sai? Te l'ha detto lei? -
- Ma figurati. -
- E chi allora? -
- Nessuno, Shuichi! L'ho capito guardandovi, un giorno che eravate qui entrambi. Mi ci è voluto ben un minuto intero, perché siete agenti super scaltri, ma alla fine è così -
Lui annuì lievemente, perdendo lo sguardo nel vuoto subito dopo e sorridendo amaramente. Un tipo di reazione che non scalfì Yukiko nemmeno nell'anticamera di se stessa.
- E niente, perciò quand'è che vi rimettete insieme? -
- Yukiko, è... è un po' più complicato di così – disse lui lentamente, come se ogni sua parola potesse diventare un pretesto esplosivo per chissà quale altra conversazione.
- Per me, tra i due, sei tu quello che fa diventare le cose complicate -
- Ma che intuito... -
- A lei ci vorrebbe giusto un'ora per rimettere tutto a posto -
- Lo so, lei è molto più decisa di me -
- E allora dovrò darle una mano, povera ragazza. - decise lei, bevendo dal bicchiere. - Come brucia sto liquido! -
- In che senso darle una mano? - le chiese con una bella accordata d'ansia nella voce. Quella donna gli faceva provare sensazioni da cui normalmente non veniva neanche avvicinato.
- Oh, tu non preoccuparti. - disse, facendolo preoccupare. - Le darò un paio di consigli, accontentati di questo. Ve lo meritate. Aaaah, anche se da una parte mi dispiacerà così taaaanto! - ululò lei gettandosi addosso a lui senza pudore. Gli mise le braccia attorno al collo e iniziò a piagnucolare sul suo robusto petto, mentre un perplesso Shuichi le teneva salda la giacca sulle spalle che minacciava di cadere a terra ad ogni suo sussulto. - Aiutando lei ti perderò per sempre! -
- Che stupida che sei... - rise lui, tenendola in quella sottospecie di abbraccio grottesco. - Verrò ancora qui a farmi torturare da te e dai tuoi strumenti -
- Promesso?! -
- Promesso. -
Al che lei, contenta e convinta dal discorso, si staccò da lui e ricevette per l'ennesima volta in quella giornata uno di quei suoi bei sorrisi accennati. Yukiko allora ricambiò con qualcosa tipico di lei: gli fece ancora l'occhiolino.
Uno di quegli occhiolini che a Shuichi piacevano parecchio, ma per cui non intendeva far trasparire nulla.








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Ok, visto? Non è come sembra XD Potete asciugarvi il sudore dalla fronte!
E' una cosa impensabile, lo so, ma tutto è stato innescato dal fatto che, quando mi sono tornati sottomano i capitoli delle rivelazioni di Akai – e quindi dove diamo per certa la sua doppia identità con Okiya, mi imbatto in questa cosa: Yukiko, presente in Villa Kudo sottoforma di ricordo molesto, esaltata come poche all'idea di poter pasticciare ancora un po' l'agente dell'FBI perché, insomma, fondamentalmente è figo e lei potrà (anzi, dovrà) passare molto tempo con lui. Sommandolo al fatto che, se ci pensiamo, è lei che gli ha insegnato mezzo vivere (come cucinare, come fare quello e l'altro, probabilmente anche come lavarsi) di momenti se ne sono certamente scambiati, il che va a giustificare la reazione che ha Yukiko in quel capitolo. E niente, da qui sono decisamente partita per la tangente e ho voluto scriverci qualcosina :D Come vedete tutto molto innocente, non ho fatto carognate!
I personaggi? IC? Poi loro sono un po' come i poli del sud e del nord, tremendamente non-simili :') Si compensano. Anche Jodie in fondo ha un carattere più estroverso e gioioso che ricorda quello di Yukiko, il “problema” è che lei ha tutto un background con lui che crea un certo peso che certamente Yukiko non ha. Comunque classificherei questa shot sotto la voce “missing moments”, perché di certo un rapporto c'è e bisogna un po' immaginarselo ;) Un ringraziamento va a voi, sia ai nuovi recensori che ogni tanto compaiono nelle review e lasciano commenti WOW, che agli usuali che non mollano mai! *___*
A presto!

  
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