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Autore: Liry_chan    04/06/2017    1 recensioni
Un’ombra. Questo era sembrato a Sanzo di percepire. Tese le orecchie. Niente rumori, eppure aveva un fine udito.
Il dolore, che esplose improvviso allo stomaco, gli mozzò il fiato e lo precipitò a terra. Un secondo fendente lo colpì alla nuca. Quello che seguì fu una pioggia di colpi. Non ne capiva la provenienza e quando riusciva a pararne qualcuno, subito veniva attaccato da un’altra parte.
Solo quando stava quasi per perdere i sensi, la vista appannata e il sapore metallico del sangue in bocca, l’invisibile aggressore si fermò.
«Prega bonzo. Prega per la tua vita o muori»
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku, Ukoku Sanzo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 20
Ritorno alle origini
 
Si sgretolava come un castello di sabbia preso a calci da un bambino dispettoso.
Eppure ogni pietra schiantata al suolo aveva le dimensioni di un cavallo da soma. Sanzo e compagni dovettero cercare salvezza da quello sfacelo fuggendo in direzione del nuovo nemico.
«Così però ci gettiamo in pasto ai leoni!» rilevò Gojyo.
«Preferisci forse rimanere spiaccicato, stupido scarafaggio che non sei altro?» lo apostrofò Sanzo.
«…eeee tanti saluti al bonzo versione “peace & love ”»
Yaone prese a rimproverarli entrambi. «Non è il momento di litigare come bambini! La situazione è molto seria.»
«Altroché se lo è,» Lirin si era fermata e indicava un punto tra le macerie «guardate là!»
Dalle profondità stava risalendo qualcosa di spaventoso.

La prima zampata polverizzò ciò che rimaneva del tetto di una torre.
Issandosi dal rudere, il corpo squamoso, candido come neve, si agitò per scrollarsi di dosso i detriti e, dispiegando le nere ali, ne catapultò alcuni intorno. I massi, atterrando tra le fila della compagine, schiacciarono interi gruppi di soldati. Quando finalmente emerse la testa, incoronata da una cresta argentea e lucente, la bestia emise un altro assordante ruggito.
Il drago avanzava ventre a terra, guardingo, straordinariamente agile per la sua mole. Occhi grigi, profondi, feroci erano puntati sull’esercito celeste.
«Haydè» gridò Goku, riconoscendo sua sorella in quegli occhi.
«Stai scherzando spero?» Dokugakuji espresse un certo, preoccupato, stupore.
«Che significa?» chiese Hakkay rivolgendosi a Sanzo.

“Diciamo solo che non ti piacerebbe averci a che fare.” Il monaco ricordò le parole della ragazza, comprendendo cosa intendesse dire.
«Il guanto.» disse cupo. «Ukoku mi ha rivelato che era un dispositivo di controllo e Haydè ha a confermato che serviva a celare la sua forma primordiale, ma non credevo…» senza distogliere lo sguardo dal gigantesco rettile interpellò Goku.
«Riusciresti a entrare in contatto telepatico con lei?»
«Posso provare…»
In quell’istante, alle spalle, il clangore degli uomini armati lanciati all’assalto ricordò loro che avevano un altro avversario da considerare, anche se quell’inattesa visita aveva sicuramente assunto la priorità per entrambi i fronti.
«Devi riuscirci o siamo cibo per vermi» esortò Kougaiji.
Il Seiten Taisei chiuse gli occhi per concentrarsi. “Sorellina… mi senti? Dimmi che ci sei ancora, ti prego…”
“Goku” la voce arrivò come un sussurro, “io sente te. Io qui. Io sempre qui, per fratello!”
La bestia inclinò la testa leggermente in avanti. “Non paura, io protegge voi. Uomini del cielo malvagi… io uccide!”
Goku non fece in tempo a risponderle di fermarsi, con un balzo Haydè si frappose tra loro e la legione.
Da qualche angolo remoto, in mezzo alla calca, giunse il comando: Arcieri, pronti! Incoccare… lanciare!
Fulmineamente, il drago dispose le ali ad ombrello riparando il gruppo dalla pioggia di frecce, che rimbalzò sulla pelle coriacea senza neanche scalfirla.
Vista l’inefficacia dell’offensiva, Xiang Wu ritirò l’avanguardia; al suo posto fece schierare balestre giganti e ordinò di scagliare i dardi lunghi, robusti pali di legno di almeno tre metri con arpioni acuminati a un’estremità. Erano già a metà strada, sibilando nel vento stavano per abbattersi su Haydè e i suoi protetti.
Lei aspirò una gran quantità d’aria, fece un verso gutturale ed eruttò un gettò di fiamme blu intenso; muovendo il muso a destra e a sinistra creava in cielo una muraglia di fuoco che inceneriva qualsiasi cosa vi entrasse in contatto. Senza dare al generale il tempo di organizzare un altro attacco si librò in volo: appena fu in posizione, scese in picchiata tra le fila nemiche soffiando l’inferno su uomini, cavalli e armamenti, artigliando soldati per poi scaraventarli gli uni contro gli altri, in grovigli di carne sanguinolenta e armature contorte.
 Finalmente stava compiendo la sua vendetta.

“Sorella, fermati. Hai detto che volevi giustizia, ma questa non lo è… così non sei migliore di chi ti ha imprigionata, e giustifichi la loro paura comportandoti come il mostro che vedono.” Goku le si rivolse con dolcezza. “Ti prego… possiamo dimostrare, insieme, che in noi c’è molto più di ciò che appare.”
A quelle parole Haydè si immobilizzò sul posto, contemplando inorridita la morte di cui era stata dispensatrice. Incrociò prima lo sguardo di suo fratello, provando grande vergogna; poi incontrò gli occhi di Sanzo e, con sorpresa, vi lesse comprensione. Il bonzo sapeva, lei gli aveva detto che non riusciva a dominare gli istinti ferali. Nonostante questo non trovava giustificazione alla propria feroce mancanza di autocontrollo.
Il Seiten Taisei mosse qualche passo verso il drago che si era accucciato contrito, il collo allungato nella sua direzione.
«No!» non ebbe il tempo di dire o fare altro. Un'immensa, pesante rete a maglie di ferro era piombata addosso ad Haydè bloccandola a terra.
«Sorella!»
“Goku, voi scappa. Presto. Loro impegnati con me… non pensa voi.”
No, non chiedermi una cosa simile.”
“Salva te. Salva Sanzo. Salva amici…”
“Non posso abbandonarti ora che ci siamo finalmente riuniti.”
“Va bene così. Me felice. Davvero… ora va!”
L'intero esercito era in subbuglio, alle prese con il mostro. Una guarnigione l’aveva accerchiata; lunghe lance, spinte in affondo da coppie di soldati, si infilavano tra le maglie di ferro, altri cercavano di picchettare i tiranti della rete mentre lei si dimenava per sciogliere la presa. Nuovi dardi venivano scagliati, nel tentativo di penetrare la sua corazza. «Non mollate!» sbraitava il generale. «Prima o poi quella pellaccia dura dovrà cedere!»
«Haydè…» Goku guardava la scena impotente e pieno di rabbia; sapeva bene che quella poteva essere l’unica occasione per fuggire senza dare nell’occhio ma sacrificare sua sorella, in cambio di una vita da braccati fuorilegge celesti, era inaccettabile.
Il tocco di una mano sulla spalla lo distolse dai suoi angosciati pensieri. Seguendo la linea del braccio, trovò il volto di Sanzo.
«Ho capito le sue intenzioni» disse il monaco.
«Io… non voglio…»
«Lo so. Ma per ora non puoi fare niente per aiutarla. Dovete andare.»
Contrariato, Goku sgranò gli occhi, piantandoli in quelli di lui. «Che vuol dire dovete? Non vi ho lasciato quando eravamo certi di morire… se pensi che lo farò ora, senza nemmeno provare a combattere, sei proprio uno stupido
L’affettuosa irriverenza del ragazzo, stranamente, gratificava Sanzo. Gli faceva percepire la profondità del legame che li univa.
Sostenne il suo sguardo dorato e fece un sorriso maliziosamente enigmatico.
«Può darsi che, involontariamente, Ukoku ci abbia fatto il più grande regalo d’addio che potessimo desiderare» fece scorrere il sutra tra due dita.
Il Seiten Taisei annuì complice, comprendendo al volo il piano del bonzo. Insieme fecero cenno ad Hakkay di avvicinarsi.
«La situazione sta prendendo una brutta piega» disse il moro. «Ma dalla vostra espressione deduco che avete in mente qualcosa…»
Spiegarono come Sanzo intendeva usare il Muten Kyomon per teletrasportare sé stesso, Goku e Haydè lontano da lì.
«Sei sicuro di essere in grado di utilizzarlo?» chiese l’amico, dubbioso.
«L’ho già fatto prima… dovrei riuscire a replicare, penso. Anzi, ne sono certo! La scimmia mi coprirà le spalle mentre mi concentro» rispose con convinzione il monaco.
Hakkay adocchiò la mole del drago. «Non è esattamente un animaletto da compagnia.»
Il biondo sbuffò, facendo sollevare un ciuffo di frangia dalla fronte. «Per questo ho bisogno che voi ve la svignate diversamente… non ce la faccio a portare via tutti insieme.  Prendete i draghi volanti di Ko: a quanto pare dopo lo sfacelo del castello sono tornati dal loro padrone, bravi cuccioli fedeli…» alzò un braccio in direzione delle rovine, sopra le quali i rettili alati volavano in cerchio.
«Mi raccomando, voglio rivedervi tutti interi.» Hakkay si congedò dando una pacca di buon augurio ai compagni.
Sanzo e il Seiten Taisei osservarono il gruppo allontanarsi in fretta; appena li videro levarsi in cielo, cominciarono a darsi da fare.

La fuga di Kougaiji e degli altri aveva attirato l’attenzione di un capitano che, non potendo inseguirli, guidò un drappello alla cattura dei due criminali rimasti.
Goku si preparò a respingere l’attacco, intanto alle sue spalle sentiva il bonzo recitare le formule sacre.
Sanzo era già molto provato dall’impegno che aveva sostenuto per domare l’energia di Haydè; sapeva che quest’ulteriore sforzo poteva costargli caro, tuttavia si ripromise di tenere duro finché non li avesse tratti in salvo.
Davanti a lui, il giovane sbaragliava gli uomini armati con facilità, ma altri stavano già muovendo verso di loro per dare man forte ai commilitoni.
Finalmente sentì il Muten sprigionare il suo potere. “Portaci al sicuro, lontano da qui” pensò. “Riportaci a casa; riportaci alle nostre origini…”

Il teletrasporto non fu istantaneo e indolore come la prima volta
Si ritrovò accasciato a terra, la testa che vorticava e le viscere che si contorcevano, finché non trattenne più un conato di vomito. Poco distante, il Seiten Taisei dava anche lui di stomaco. Non vedeva Haydè però, il che era preoccupante considerata la sua stazza. Eppure era certo di essere riuscito a portare via anche il drago dal campo di battaglia.
Ripulendosi la bocca sulla manica della tunica notò una lunga ciocca di capelli, splendenti come il sole, che si impastava con ciò che aveva appena rimesso. Si accorse che si trattava dei suoi capelli.
«Hai chiesto di tornare alle origini e sei stato accontentato. È questa la tua forma originale…» dei piedi ben curati, con unghie smaltate in rosso ciliegia, gli parlavano a qualche passo dalla faccia. «Goku e Haydè avevano già il loro aspetto originario, e così sono rimasti» fece una piccola pausa. «O meglio… la bestiaccia ho dovuto riportarla a una forma decente con un infinità di dispositivi di controllo, non potendo ripristinare il guanto di acciaio nero.»
Sanzo riconobbe la voce di Kanzeon Bosatsu. «Come diavolo hai fatto a intercettarci, vecchiaccia?» Non era ancora riuscito a rialzarsi.
«Io non c’entro bamboccio. Volevi tornare a casa… beh, questa è casa» la dea si accucciò e lo guardò con un sorrisetto beffardo. «La casa delle tue origini.»
   
 
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