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Autore: silbysilby_    06/06/2017    0 recensioni
Dal testo:
Taehyung non ne poteva più.
Di che cosa? Non lo sapeva bene neanche lui.
Di sicuro della scuola, delle persone che ci brulicavano dentro.
Ma se fosse stato solo questo allora avrebbe dovuto essere sollevato all'idea di andare a casa. A quanto pare non ne poteva più anche di quella.
Taehyung frequenta le scuole superiori e non è di certo in uno dei suoi periodi migliori. Ormai ha perso interesse su tutto, tranne che su una cosa.
O meglio, su qualcuno.
(vhope)
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Taehyung/ V
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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How can I 
be alright?
 
Tic.
Tic.
Gli occhi di Hoseok si spalancarono. 
Di nuovo quel rumore. 
Il ragazzo si tirò la coperta per bene fin sopra le spalle e si girò su un fianco.
Tic.
Sprofondò ancor di più la testa nel cuscino, deciso ad escludere il suono dal suo raggio uditivo. 
Tic. 
Tic.Tic. 
Okay, ne aveva abbastanza. Doveva capire da dove proveniva quel rumore e doveva farlo in quel momento, finché il suono continuava a ripetersi. Non avrebbe più chiuso occhio per tutta la notte se gli fosse rimasto il dubbio. 
Mettendosi seduto, Hoseok drizzò le orecchie. 
Tic. 
La finestra. 
Aggrottando le sopracciglia, più intimorito che curioso a dirla tutta, il ragazzo si sottrò dall'abbraccio caldo e protettivo delle coperte. Le arricciò in fondo al materasso e posò i piedi a terra, brancolando per cercare le ciabatte al buio. Con la tensione che gli irrigidiva schiena e braccia, Hoseok raggiunse la finestra di camera sua a passo felpato. Si disse che, dato che la stoffa della tenda era parecchio sottile e resa praticamente semitrasparente dai lampioni che la illuminavano da fuori, lo avrebbe già visto se si fosse trattato di un qualche insetto. 
Il che lo faceva sentire sollevato. Tutto, ma non gli insetti, grazie.
Tirò la tenda, una volta per tutte. Socchiuse subito gli occhi, irritati dalla luce che ora puntava direttamente sul suo viso gonfio di sonno. 
Tic.
Hoseok fece un salto all'indietro vedendosi arrivare qualcosa di piccolo e scuro addosso, le braccia che istintivamente andavano a parare la faccia. Le abbassò quando si rese conto che il vetro della finestra gli aveva fatto da schermo. 
Era stato un... sassolino? 
Erano sassi, vero? Non ci aveva visto male?
Pregando che non si trattasse di una qualche nuova strategia da malviventi o chissà che cosa, Hoseok fece scattare la serratura della finestra, aprendola. Si sporse in avanti con cautela, i nervi a fior di pelle. 
Giù, nel giardino di casa sua, c'era qualcuno. 
Non un malvivente. Non un insetto gigante. 
Quello laggiù, con la ghiaia del suo vialetto che gli sfuggiva dal pugno chiuso e lo sguardo rivolto verso l'alto, era Taehyung. 
Kim Taehyung. 
Il suo Taehyung. 
Il ragazzo ritirò la mano già pronta a lanciare l'ennesima pietruzza non appena notò Hoseok. I suoi occhi scuri, seppur a quella distanza e con quel poco di luce, erano indubbiamente spalancati,  grandi come l'altro non li aveva mai visti. 
Tutto il sonno scivolò via dalle spalle di Hoseok. 
"Tae?" 
"Si, hyung?" 
Il moro fece per rispondere, ma la sua bocca si mosse a vuoto. Che cosa avrebbe dovuto dire? Dal tono che aveva usato l'altro sembrava che fosse lui a dovergli una qualche spiegazione.
"Ehm, tutto bene?" 
"Mi accompagneresti al supermercato?" 
"Al supermercato? A quest'ora?"
La fronte di Hoseok si corrugò appena quando fece per guardarsi il polso, cercando un orologio che non si trovava lì. E certo, era notte fonda. Sarebbe stato un po' strano se fosse andato a letto munito di orologio. 
Taehyung iniziò a spostare il peso da una gamba all'altra. Aveva abbassato subito gli occhi all'implicazione negativa nella voce di Hoseok, cosciente di quanto la sua richiesta potesse apparire insensata. 
Il berretto troppo largo gli calò sugli occhi quando annuì. "Non ci metteremo tanto. Massimo una mezz'oretta, andata e ritorno, lo giuro."  
Hoseok si morse l'interno di una guancia. Si appoggiò con una mano alla cornice della finestra, sollevando lo sguardo verso il panorama dritto davanti a sè. Era davvero buio. Delle case del suo vicinato non c'era una sola luce che fosse accesa. Perfino i cani non si facevano più sentire. 
Si grattò il retro del collo, più indeciso che mai. 
"Non lo so, Tae. E' tardi, domani c'è scuola. Non puoi proprio rinviare a domani mattina?" 
Il no di Taehyung fu così secco e immediato che gli occhi di Hoseok tornarono subito su di lui. 
Anche il castano, d'altra parte, aveva sollevato i suoi. 
"No. Io ci devo andare, con o senza di te." 
Quella sua voce, così profonda, così liscia, la stessa voce che era da sempre stato un richiamo naturale per le orecchie di Hoseok durante le lezioni, la stessa voce che un tempo prometteva risate e sorrisi squadrati, si graffiò. Taehyung inclinò la testa, la mano che andava a camuffare una smorfia autocommiserativa. 
"Ma ho un po' paura ad andarci da solo."
Al moro venne da sospirare.
Si sarebbe buttato giù dalla finestra in quell'istante solo per poterlo stringere a sé.
L'altro ragazzo era così dannatamente bello. 
Certo, sembrava tutto tranne che una persona in salute, ma continuava ad esserlo. Se il Taehyung per cui Hoseok si era preso una cotta colossale qualche mese prima sarebbe stato un girasole questo Taehyung era una rosa appassita. Certo, i suoi colori erano spenti, i petali rimasti attaccati allo stilo friabili, ma non l'avrebbe gettata per nessuna ragione al mondo. 
Qui si parlava di Taehyung. Di Taehyung. Non uno dei tanti, non un amico, non un compagno di classe. Taehyung. 
Lo stesso Taehyung che non gli rivolgeva più la parola da quando i tagli sui suoi polsi erano stati scoperti. Già, lo stesso Taehyung che prima di iniziare ad evitarlo come la peste lo aveva baciato a quella festa. 
Hoseok non era riuscito ad avvicinarlo per settimane intere ed ora lui era lì, sotto la finestra della sua camera, a chissà quale diamine d'ora della notte, a parlargli, a chiedergli un favore. Praticamente chiedendogli, a lui, proprio a lui e a nessun altro, un po' di compagnia. 
Per Taehyung avrebbe rubato la luna se fosse stato certo che l'avrebbe accettata, figurarsi se non gli concedeva un'ora o più del suo sonno. 
Il moro dovette schiarirsi la gola prima di parlare. 
"E va bene. Aspettami lì, mi vesto e sono da te." 
Dopo essersi assicurato che i suoi genitori non si fossero svegliati, Hoseok scese le scale di casa il più silenziosamente possibile, portandosi dietro solo cellulare e portafoglio. Si era dato una sciacquata veloce al viso per cancellare gli ultimi rimasugli di sonno e aveva infilato il primo paio di jeans che gli era capitato tra le mani. Dal colletto della sua giacca spuntava l'orlo del pigiama, la cerniera che non si sollevava più di così. 
Quando si chiuse il portone di casa dietro di sé, la serratura che nonostante le sue premure cioccò rumorosamente nel silenzio notturno, dovette fermarsi un attimo e prendere un bel respiro.
Dio, non sapeva cosa cavolo stesse facendo o perché. Se i suoi lo scoprivano era un uomo morto. Non aveva mai dato loro occasione per dubitare di lui e non poteva dire che l'idea di deluderli e incrinare il loro rapporto pacifico non lo toccasse. 
Ma avrebbe fatto di tutto pur di far tornare il vecchio Taehyung da qualsiasi posto si fosse cacciato dentro quel ragazzo dalle occhiaie bluastre. 
Sperò solo che tutto filasse liscio e di poter far ritorno il prima possibile in camera sua. Nonostante la richiesta di essere accompagnato al supermercato fosse strana, non vedeva perché le cose dovessero andare male. Chi avrebbe torto un capello a due ragazzi cresciuti che girano a piedi di notte?
Hoseok fece il giro del giardino, raggiungendo Taehyung nel retro di casa sua. Man mano che si avvicinava la sua testa continuava ad essere bombardata di osservazioni e pensieri su quanto tutto fosse così irreale, come se stesse ancora dormendo. 
A giudicare dalla posa tesa e dal mento chino sul collo, lo stesso valeva anche per il castano. 
La ghiaia scricchiolò sotto i piedi di Hoseok quando li piantò a terra.
"Ciao." disse, a corto di parole, le mani ficcate nelle tasche della giacca. 
"Ciao, Hobi." rispose Taehyung, pacato. 
Hoseok non sapeva come fare per sciogliere la tensione. Normalmente con una qualsiasi persona che considerasse amica non si sarebbe fatto problemi a dare abbracci o pacche come saluto, ma questo non gli sembrava davvero il caso. 
O forse lo era. Forse lo era più di tutte le altre volte. Ma preferiva non esporsi troppo quando sapeva che la possibilità di essere respinto non era delle più basse. 
Alla fine fù la sua mano a tradirlo, complici gli occhi. Dopo aver notato quanto Taehyung fosse vestito leggero per una temperatura così bassa gli era venuto naturale strofinare la stoffa che copriva una delle sue braccia. 
"Non hai freddo?" Lo sguardo di Hoseok, un secondo prima perso sulla spalla dell'altro, tornò sul suo viso per cercare di capire quanto si stesse mettendo in imbarazzo con quel gesto. "Sei tutto scollacciato..." 
L'espressione di Taehyung era la cosa più simile a un sorriso che gli avesse visto addosso ultimamente. Non aveva neanche mosso la bocca, gli occhi facevano tutto da soli. Alla domanda dell'altro non rispose se non con una scrollata di spalle. 
Hoseok riportò la mano al proprio fianco, il petto che gli si strinse appena. Bastava così poco certe volte. Da una parte si sentiva strattonato dall'aria essenzialmente malata che l'altro emanava, dall'altra era felice di averlo lì in quel momento. Di essere stato scelto, in un qualche modo. 
E questo non era giusto, se ne rendeva conto. Era da egoisti. 
Taehyung stava male e Hoseok si chiedeva se dopo questa bravata notturna sarebbe stato ancora single. Dio, si odiava certe volte. Se questa non era la millesima prova del fatto che non meritasse l'altro ragazzo non sapeva cosa fosse. 
Ma come si faceva a stare lì, a stare di fianco a qualcuno di così piccolo, così sottile, conoscendone il sorriso squadrato che quella bocca celava, conoscendone il colore scuro degli occhi che non raggiungeva mai completamente il nero, ricordando il tocco delicato di quelle dita sulla sua mandibola, e non avere la necessità urgente di tirarselo addosso, di premerselo contro il petto fino a inglobarlo?
Taehyung si grattò distrattamente la nuca, lanciando un'occhiata alla strada da dove era venuto. "Uhm, andiamo?" 
Hoseok annuì. 
Non senza prima aguzzare la vista per vedere se su quel polso ora leggermente scoperto ci fosse qualcosa di anomalo.
"Andiamo." 
 
Il suono metallico che Taehyung provocò mettendo un flacone sul bancone della cassa rimbombò per le file del supermercato. 
Se fossero stati in pieno giorno, con il sottofondo della radio, il brusio di altri clienti e le ruote dei carrelli che cigolano sul pavimento non si sarebbe neanche sentito. Ma era notte fonda, il negozio era più vuoto e squallido che mai con quelle luci a intermittenza biancastre che proprio non ne volevano sapere di non ammiccare. 
Le uniche persone presenti erano i due ragazzi e il commesso. Quest'ultimo se l'era dormita nella grossa finché Hoseok non gli aveva sfilato un auricolare dall'orecchio per richiamare la sua attenzione. L'uomo ancora curvo sulla cassa gli lanciò un'occhiata sbieca, schioccando rumorosamente la lingua nella bocca impastata. 
Ne rifilò una anche al ragazzo di fianco a lui, tirando svogliatamente verso di se la sua spesa per passarne il codice a barre. Il registratore di cassa fece bip, Taehyung deglutì. 
Il commesso proseguì, battendo qualche pulsante sulla tastiera. Si sentì un rumore di rulli, ma lo scontrino non apparve. 
"Torno subito." mugolò, alzandosi dalla sedia. Scomparve dietro una porta alle sue spalle, presumibilmente quella del magazzino.
Nell'attesa Hoseok girò il flacone che Taehyung aveva preso, curioso di sapere di cosa si trattasse. Dopotutto lo aveva fatto uscire prima dal suo letto e poi da casa sua solo per comprarlo, doveva essere qualcosa di speciale.  
Le sopracciglia del moro si corrucciarono, perplesso e divertito. 
"Detersivo liquido per lana?" 
Gli occhi di Taehyung guizzarono sui suoi, qualcosa di strano sul fondo delle pupille. Sembrava un attimo disorientato, come se lo avesse risvegliato da uno stato di trance. 
"Ehm, si. Per la lavatrice. In casa è finito." 
La faccia di Hoseok doveva essere bizzarra perché un mezzo sorriso gli sollevò le guance. Si spiegò meglio. 
"I miei genitori si sono presi una settimana di vacanza per festeggiare le loro nozze di cristallo; domani mattina torneranno e io ho realizzato tipo due ore fa che in una settimana non ho tenuto dietro a niente. E non mi sembra bello far trovare a mia madre una pila di roba da lavare non appena tornata a casa." 
"Così hai scoperto di aver finito il detersivo per la lavatrice?"
"Esattamente." 
Il sorriso di Hoseok era puro affetto. Si era appoggiato al bancone con il gomito, la stanchezza che si faceva comunque sentire. 
"E' una cosa carina da fare." 
"Già, si." Taehyung appiattì le labbra insieme, umidificandole. "E' che non voglio essere un peso per nessuno, capisci?"
Nonostante la sua fosse una domanda retorica ci fu qualcosa di profondamente sbagliato nel ritorno del commesso che troncò la conversazione. L'uomo si sedette alla sua postazione, sistemò il rullo con un nuovo rotolo di carta e ribatté sui tasti. Strappò lo scontrino quando uscì e lo posò sulla cassa. 
"Quattro euro e cinquanta. Busta?" 
"No, grazie." mormorò Taehyung, le mani che frugavano nelle tasche dei pantaloni. 
Successivamente il ragazzo controllò anche quelle posteriori. 
E in una scarpa. 
Quando anche quella si rivelò essere vuota la sua espressione si fece mortificata. "Lei non fa credito, vero?" 
Il commesso stava ovviamente per rispondergli a male parole, già strappandogli la confezione di detersivo dalle mani, quando Hoseok intervenne. 
Posò una banconota da cinque sul bancone che svanì all'interno della cassa prima che Taehyung potesse protestare. 
"No-" 
"Non c'è problema, Tae." 
Il moro sollevò la tanica per il manico, premendogliela con leggerezza contro lo stomaco. Taehyung la circondò con un braccio, sostenendola da solo. La sua testa si chinò in avanti in un ringraziamento silenzioso. 
Il gesto prese Hoseok in contropiede. Erano pur sempre amici, cavolo, non c'era bisogno che gli provasse così il suo rispetto. 
Scosse la testa, in un qualche modo amareggiato. D'impeto circondò le spalle di Taehyung con un braccio, guidandolo giù per uno dei corridoi. 
"Arrivederci." disse all'indirizzo del commesso prima di uscire, ma quello si era già rimesso gli auricolari alle orecchie. 
Una volta fuori dal supermercato i due si guardarono attorno. Tutto era ancora come cinque minuti prima. 
Alla fine ci avevano messo davvero poco. 
Hoseok fece automaticamente per andare per la strada da cui erano venuti, ma Taehyung puntò i piedi sul posto, scivolando dalla sua presa. 
"Vai pure a casa. Io rimango in giro ancora per un po'" 
Hoseok si voltò verso di lui.  "Cosa? No, non ti lascio qui da solo."
"E' tardi, Hobi. Domani c'è scuola." 
"Appunto." 
"Non preoccuparti, davvero. Mi hai già fatto due favori in meno di un'ora quando avresti avuto tutto il diritto di chiudermi quella finestra in faccia." 
No, Hoseok non si sarebbe lasciato convincere così. Le strade di notte erano pericolose, anche per un ragazzo. Era stato Taehyung stesso a chiedergli di andare con lui per quel motivo, non capiva perché adesso volesse stare da solo. 
Inoltre era così bello tutto questo. Si stavano parlando normalmente, senza limitarsi a cenni e sguardi come ormai erano abituati. Come faceva ad assicurarsi che tutti i giorni a seguire sarebbero stati così? Chi gli diceva che dopo questa notte Taehyung non sarebbe tornato a chiudersi nel suo bozzolo? 
"Facciamo così." propose Hoseok. "Incamminiamoci verso casa. Se poi non ti senti ancora stanco abbastanza da dormire ci fermiamo da qualche parte o allunghiamo il giro. Okay?" 
Taehyung ci pensò un po' su. 
Sospirando, fece di sì con la testa. 
 
L'erba del parco era bagnata, resa lucida e morbida dal peso dalla pioggia di qualche ora prima. 
Anche i seggiolini delle altalene su cui sedevano Hoseok e Taehyung lo erano, ma fortunatamente a nessuno dei due importava. D'altronde per le strade c'erano solo loro e quei pantaloni si sarebbero asciugati in tempo per il mattino dopo. 
I due ragazzi si limitavano a muoversi docilmente con le gambe, i piedi che non lasciavano mai terra. 
Si erano concessi massimo un altro quarto d'ora per bighellonare prima di tornare a casa. O meglio, Taehyung lo aveva imposto ad Hoseok, temendo di dar l'impressione di starsene approfittando.
Con la tanica di detersivo appoggiata ai piedi di uno dei quattro pali che li sostenevano, in un qualche modo si erano ritrovati a tenersi per mano. La cosa li faceva sorridere quando, andando in direzioni opposte, finivano sempre per tirarsi uno dalla parte dell'altro. La traiettoria dritta e precisa dell'altalena ballava un po', costringendoli a ricominciar all'unisono. 
Alle tre e venti del mattino la sveglia che Hoseok aveva impostato suonò. Lui fermò la propria altalena per disattivarla e si rimise il cellulare in tasca. Anche Taehyung si immobilizzò, sapendo che era arrivata l'ora di andare. 
I due si voltarono l'uno verso l'altro, le loro mani ancora allacciate insieme. 
Sarà stato Hoseok a vederci male, sarà stata la luce dei lampioni, ma gli occhi di Taehyung sembravano più lucidi del normale. 
Tenendoli puntati a terra, quest'ultimo sfoggiò un sorriso mite tanto quanto la sua voce quando parlò: "Grazie per avermi accompagnato."
"Non c'è di che, Tae." 
Hoseok lo intendeva davvero nonostante fosse una frase fatta, ma per Taehyung quel di che c'era. Continuò, come se l'altro non avesse netto nulla. 
"E grazie per aver pagato la spesa. Sei stato molto, molto gentile." 
Già sarebbero bastate queste parole a far battere più velocemente il cuore di Hoseok, ma ciò che davvero lo spezzò fu il modo in cui l'altro si portò le loro mani unite al viso e baciò una delle sue nocche. Taehyung poi ci appoggiò la fronte, la sfiorò con la punta del naso, restando fermo così. 
Forse era uno di quei casi in cui era meglio restare in silenzio, ma il moro era sicuro che se non avesse aperto bocca in quel momento la lingua gli si sarebbe cucita al palato. Non voleva che il castano interpretasse male il suo non-rispondere. 
"Figurati. Si tratta pur sempre di una buona causa, no? Me li puoi sempre restituire domani a scuola." 
Quello che Hoseok si aspettava come replica alla sua frase era una conferma. La conferma che Taehyung avrebbe smesso di evitarlo definitivamente, che lo avrebbe cercato e gli avrebbe parlato senza più alcun rancore. Tutto quello che voleva in quel momento era poter andare a dormire con una piccola speranza da custodire fino al mattino. 
Non si aspettava di sentire una goccia calargli giù per il palmo della mano. 
Taehyung stava piangendo. 
Automaticamente la presa di Hoseok si strinse su quella dell'altro ragazzo. Si alzò in piedi e gli si pose di fronte, piegandosi sulle ginocchia. Provò a spostare la propria mano dal viso dell'altro per poterlo guardare, ma quest'ultimo opponeva resistenza
"Tae..." 
"Non ci vengo a scuola domani."
"Come, perché no?" 
Le spalle di Taehyung iniziarono a singhiozzare insieme alla sua voce.
"Non ci vengo e basta." 
Hoseok stava andando totalmente nel pallone. Sapeva benissimo che Taehyung non stava bene da tempo e aveva provato più volte a fare in modo che si aprisse con lui, ma non aveva mai funzionato. E invece adesso sembrava che le cose fossero arrivate a un limite tale da straripare, evidentemente contro la volontà dell'altro. Finché Taehyung faceva buon viso a cattivo gioco potevano entrambi permettersi di girarci intorno, ma così no. Così non più. 
Adesso che ci si ritrovava in mezzo, però, il moro percepì quanto non fosse in realtà capace di gestire tutto questo. Era come ritrovarsi in un edificio in fiamme con un solo bicchiere d'acqua a disposizione. 
Dopo averlo pregato per un po', riuscì a convincere l'altro ad abbassare le loro mani. Quel viso accaldato era tutto chiazzato di rosso e di lacrime. 
Lo sguardo di Taehyung si alzò sul suo quando Hoseok lo chiamò per l'ennesima volta, la voce incrinata. 
Per un istante non successe niente, si limitarono a guardarsi a vicenda. 
Gli occhi di Taehyung erano una pozza di nero in un mare di rosso. La bocca gli si era piegata in una smorfia che la sfigurava mentre era costretto a tirare su con il naso ogni cinque secondi.
Le mani di Hoseok si posarono sulle sue guance, mettendosi d'impegno nel rincorrere ogni lacrima che le solcasse. Il suo viso era una maschera di apprensione e smarrimento mentre fissava l'altro senza nemmeno battere le ciglia, con un'intensità tale che avrebbe potuto penetrarlo da parte a parte. 
"Devo sistemare tutto prima che tornino i miei. Devo fare la lavatrice." 
"E allora vengo da te domani mattina presto e ti do una mano. Così forse facciamo in tempo ad entrare per le dieci." 
Taehyung scosse la testa, fece segno di no. 
"No, devo farlo da solo." 
"Perché? La sai usare almeno la lavatrice?" 
"No." disse Taehyung, la voce strozzata. 
Quella conversazione aveva dell'assurdo, Hoseok lo sapeva. Ma in un qualche modo sentiva di star tirando i fili, sbrogliando i nodi. 
"E quindi?" rispose, il suo tono che aveva un che di esasperato. "Che ci fai con una tanica di detersivo alle quattro di notte se tanto non puoi usarlo fino a quando non arrivano i tuoi?" 
L'aria presente nel parco parve essere inspirata in quel momento dai due ragazzi, tutta d'un colpo. 
Le labbra di Taehyung pendevano senza parole, le mani di Hoseok strette sulle sue spalle sottili. 
Poi Taehyung lo disse. 
Qualcuno tolse un masso enorme dal suo stomaco e lo gettò direttamente in quello del ragazzo di fronte a lui. 
L'espressione di Hoseok rimase bianca per un'infinità. 
Lo rimase fino a quando Taehyung non scese dalla sua altalena e si accasciò contro di lui. E' a quel punto che riuscì a reagire, serrando la presa sulla schiena dell'altro. 
Con le dita perse nei suoi capelli, il berretto lasciato cadere a terra, Hoseok inspirò il profumo del suo shampoo per la prima volta da quando si conoscevano. Gli occhi gli si riempirono di lacrime alla realizzazione che non avrebbe mai avuto occasione di sentirlo se solo non avesse insistito nello restare un po' di più fuori casa. 
E ovviamente questo fece solo piangere Taehyung ancora più forte, le sue braccia che andavano ad allacciarsi al collo di Hoseok. 
E lì, con il viso sepolto contro una giacca a vento, in un angolo di mondo in cui tutto è in penombra e profuma di erba bagnata, Taehyung realizzò di voler ancora baciare Hoseok.
Ma non voleva baciarlo solo in quel momento. 
Voleva baciarlo anche domani. E anche il giorno dopo. 
E anche il giorno dopo ancora. E la settimana dopo. 
E tra due settimane, quando avrà quello stupido compito di algebra per cui deve ancora iniziare a studiare. 
E poi mancava così poco al quattordici di febbraio. Non sarebbe stato bello aver finalmente qualcuno a cui regalare cioccolata o da cui aspettarsi dei fiori?
Senza parlare di Pasqua. Finalmente avrebbe avuto qualcuno da portare con sè ad uno di quei noiosissimi pranzi di famiglia. Certo, sarebbe stato difficile nascondere o rivelare la loro relazione ai suoi, ma in un qualche modo sarebbero riusciti a non farsi beccare in flagrante. 
Da Pasqua, poi, il passo per arrivare all'estate era brevissimo. In men che non si dica avrebbe avuto tutto il tempo libero che voleva con Hoseok. Aveva sempre voluto provare a fare il gelato in casa, forse quest'anno era la volta buona. 
E a questo punto dovevano anche assolutamente andare a sciare insieme quando sarebbe tornato l'inverno. Taehyung ancora non lo sapeva fare, ma avrebbe imparato in fretta. 
E poi ci sarebbe stato Natale, Capodanno. 
Il che lo portava a gennaio dell'anno dopo. 
A trecentosessantaquattro giorni da quello che stava vivendo in quell'esatto momento. 
Ed in quel momento era ancora seduto a terra con il ragazzo che amava, dopo avergli confessato di volersi bere del detersivo liquido per lana. 
Se avesse baciato Hoseok poi sarebbe stato costretto a farlo come minimo per un anno intero. 
Taehyung era cosciente di star male, di aver sofferto così tanto da essere arrivato al limite, da non poterne più. Ma d'altronde peggio di così non poteva andare, no? Cosa c'era di peggio di decidere di togliersi la vita?
Hoseok sentì tirarsi il colletto della giacca da dietro. Il suo primo pensiero fu che l'altro lo volesse allontanare da sé, perciò non fece altro che stringere la presa su di lui, deciso a non lasciarlo andare. 
Poi la bocca di Taehyung fù sulla sua, imprecisa, umida.  
Sarebbe andato tutto bene. 
   
 
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