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Autore: indiceindaco    09/06/2017    3 recensioni
Quando cala il sipario, ed il pubblico abbandona le poltroncine in velluto rosso, ed il brusio della gente si fa fioco, sempre più fioco, cosa succede dietro le quinte? Ad ormai quattro anni dall'uscita dell'ultimo libro, dall'ultima pagina voltata con emozione, aspettativa, malinconia, da quell'ultima frase che ha commosso tutti, nel bene e nel male. Il sipario è calato, il teatro è già stato ripulito, eppure no, non è finita qui.
Harry, Ron ed Hermione, ancora insieme si trovano ad affrontare la vita, quella vera, quella oltre le quinte di scena. E tanti cambiamenti si prospettano all'orizzonte. Scelte da prendere, scelte da rimandare, scelte in cui perdersi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry, Remus/Sirius, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo, Più contesti
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XXXVI. Sottile  
 
“A volte non hai il tempo di accorgertene, le cose cambiano in pochi secondi. Tutto cambia.
Sei vivo.
Sei morto.
E il mondo va avanti.
Siamo sottili come carta.”
Charles Bukowski
 
Harry, seduto al fianco di Malfoy nel salotto di casa sua, stava riempiendo due capienti bicchieri di Incendiario, sotto lo sguardo attento ed argenteo dell’altro. Quando gli porse uno dei due, le loro mani si sfiorarono, in un gesto casuale ma decisamente calcolato dell’ex-Serpeverde, che adesso lo guardava apertamente in volto. L’atmosfera era surreale, avevano continuato a cercarsi febbrilmente da quando avevano messo piede nell’appartamento, e mentre Harry si adoperava per accendere il camino, Malfoy aveva mollemente proposto di bere qualcosa. C’era fra loro come un sottile strato di irrequietezza, oltre il quale la mente di Harry vorticava confusa, preda di dubbi e domande. L’altro, dal canto suo, sembrava stesse cercando di metterlo a proprio agio a tutti i costi. Harry prese a studiare il volto di Malfoy, mentre quello mandava giù una generosa sorsata di Incendiario, cercando le parole adatte a quella situazione che gli risultava tutto fuorché reale.
-Cerca di rilassarti, Potter.- lo sentì biascicare, mentre una mano candida si poggiava sulla sua coscia, e le dita prendevano a tracciare percorsi invisibili sulla stoffa dei suoi pantaloni scuri. Bastò quel piccolo contatto per prenderlo in contro piede e gettarlo nel panico. Harry si sentiva come spezzato, guardando davanti a sé, a metà fra quello che voleva smaniosamente accadesse e un groviglio confuso di emozioni, tra le quali riconobbe il morso furioso dell’imbarazzo. Lentamente, con gesti misurati, come se stesse per avvicinare una creatura selvatica, Malfoy spostò il proprio palmo sull’avambraccio di Harry, esercitando una leggera pressione, come a rassicurarlo.
-Non c’è motivo di essere così agit…
-Scusami, non è quello, è che…- gli sfuggì dalle labbra, interrompendo quella voce suadente, nonostante non fosse in grado di articolare i propri pensieri.
Draco poggiò il proprio bicchiere sul tavolino di fronte a loro, e poi, con una calma sorprendente, sfilò l’altro dalle mani di Harry portandogli, in quello che sembrò un lasso di tempo infinito una mano sul viso, come in un preludio di una carezza rassicurante. Automaticamente Harry si ritrovò a guardarlo negli occhi, scoprendo lungo il languido sguardo dell’altro una tenerezza infinita. E senza sapere come, si sentì immediatamente più calmo, come Draco avesse sedato quel ribollire spasmodico, con un balsamo invisibile che sgorgando dalle proprie iridi potesse colare in quelle di Harry, e mettere a tacere le malignità delle domande, fermare il mondo che sembrava star girando troppo velocemente.
-Possiamo starcene seduti qui, e tu puoi raccontarmi ancora aneddoti imbarazzanti su Weasley, che io fingerò di non voler usare contro di lui…- sussurrò Draco, ghignando dispettoso e facendo affiorare anche sulle labbra di Harry l’ombra di un sorriso.
La mano sulla sua guancia era tiepida e confortante, e mentre Harry si perdeva tra le sfaccettature degli occhi di Draco, che adesso brillavano come di divertimento, sentì come una scossa al proprio baricentro, che lo spinse a sporgersi un poco. Harry cambiò posizione, adesso seduto sul proprio ginocchio piegato, a contatto con la coscia di Malfoy, che sentiva bruciante sotto gli strati di stoffa che li separavano. Senza che se ne fosse reso conto, la mano di Malfoy adesso gli accarezzava lievemente la mandibola, spingendo i polpastrelli su quel lieve accenno di barba, e poi lungo la sua giugulare. Harry lo guardava ancora negli occhi, le labbra dischiuse, e sussultò impercettibilmente, quando l’altra mano di Malfoy gli si poggiò sul fianco, e lo vide sporgersi verso di lui.
-Sta diventando sempre più difficile cercare di controllarmi, sai?- sussurrò, il fiato docile che tormentava il lobo di Harry, mentre se ne stava lì immobile, la mano destra sul suo fianco, e la sinistra che aveva preso ad accarezzargli la nuca. Harry si voltò lievemente, la guancia contro le labbra dell’altro, e chiudendo gli occhi disse a sua volta:
-Allora non farlo…
Non seppe cosa lo spinse a formulare quelle parole, forse quella sete che sentiva sul fondo della gola, quel bisogno cieco di sentirsi di nuovo preda di quelle emozioni, quel tumulto tra i polmoni, e la certezza di poter sentirsi in equilibrio, follemente euforico, solo sulle labbra dell’altro. Gli era bastato il sussurro di Malfoy, velato di desiderio, e le lunghe dita sul fianco, che sembravano voler ancorare Harry a terra, impedirgli di sfuggire. Sentiva come l’altro fosse combattuto quanto lui: da una parte, Harry ne era sicuro, Malfoy avrebbe voluto travolgerlo, dall’altra aveva quella delicatezza, come se non volesse rovinarlo, stropicciare la sua vita. Era una premura che Harry non conosceva, ma si rese conto che erano veramente poche le cose che conosceva davvero dell’altro. Sì, conosceva la sua fierezza, la testardaggine, l’ardore dello spirito competitivo, il sarcasmo sardonico e tagliente, li aveva imparati in sette lunghi anni. Sì, aveva sbirciato tra le sue insicurezze, tra le sue paure e debolezze che erano così ben seppellite dentro di lui, aveva scoperto l’arrendevolezza, e il suo spirito di sacrificio, li stava ancora imparando in quei mesi. Ma mai, prima di allora, aveva avuto modo di rendersi conto di quella cura, di quell’attenzione che Malfoy sembrava mettere in ogni istante fra loro, anche quando ne era lui stesso spaventato. Harry conosceva a memoria, ed aveva imparato a gestire, il Malfoy che volutamente e beffardamente cercava di ferire la persona di fronte a lui, in maniera più o meno fatale. Ma quel Malfoy, che era quasi timoroso di infrangere un oggetto dal valore inestimabile, lo scopriva adesso, in quel momento statico, che galleggiava in una bolla di aspettative inespresse. Ed era stato in quel momento che Harry aveva formulato, in maniera del tutto indipendente dalla sua razionalità, quelle parole che erano come una supplica. Sembrava dargli il permesso di travolgerlo, di trascinarlo con sé, pregandolo di farlo, perché quelle parole erano un’ammissione di colpa: a lui mancava il coraggio. Malfoy fece scivolare i propri occhi in quelli di Harry, in una muta richiesta.
“Sei sicuro?” sembrava dirgli, quasi apprensivamente, sembrava volerlo mettere in guardia, mentre Harry riusciva a leggere tra le sfumature argentee “Da qui non si torna indietro”. Harry sospirò arrendevole, chiudendo gli occhi e annuendo lievemente. Poi, finalmente, tutto tornò al proprio posto, senza più alcuna esitazione.
 
***
 
Quando Hermione entrò nella saletta dei tirocinanti, trovò Blaise intento a camminare avanti e indietro, agitato e con una risma di fogli tra le mani, mentre borbottava concitato. La ragazza richiuse la porta di sé, poggiando due piatti stracolmi dell’arrosto di Molly sul tavolo insieme ad una brocca d’acqua che aveva fatto lievitare fino a lì, notando come Ron potesse ancora una volta somigliare alla madre, nella generosità delle porzioni, questa volta. Blaise si voltò a guardarla, e una smorfia apprensiva gli increspò le labbra.
-Ron mi ha mandato l’arrosto di sua mamma. Ne ha preparato anche per te, sai…gli ho detto che eravamo incastrati qui e impelagati in un caso complicato.
Blaise sorrise affabile, finalmente, e passandosi una mano sul viso disse stancamente:
-È stato molto gentile da parte sua, considerato che non sembro andargli a genio. Lo ringrazierò via gufo quanto prima.
Hermione gli sorrise, sedendosi al tavolo candido e allungandogli le posate, mentre Blaise appellava due bicchieri e li riempiva entrambi attingendo alla brocca d’acqua fresca.
-Io credo di essere giunto ad una qualche conclusione, che mi sembra abbastanza inverosimile, ma mi piacerebbe ripercorrerla con te – disse, il ragazzo, porgendole il bicchiere.
Hermione annuì raggiante, finalmente sollevata. Vagavano in un vicolo cieco da almeno cinque ore ormai, circondati da scartoffie, e con i campioni raccolti che li guardavano beffardi.
-Dixon ha detto che Theodore non è in coma. Eppure i parametri sembravano essere quelli di un paziente in stato terminale: battito rallentato, respirazione in progressivo decadimento, pressione sanguigna pressoché impercettibile, eccetera. Ma dalle analisi non si rilevava nulla di anomalo, e sembrava non esserci traccia di nulla nel sangue, eppure qualcosa non mi tornava. Così ho analizzato il primo campione raccolto, quello risalente alle 12, quando il paziente è stato portato qui. Credo che Dixon sospettasse già l’uso di una qualche pozione, per quello la prima cosa che ha fatto è stato raccogliere un campione di sangue. Temo però, che dall’elaborazione gli sia sfuggita una cosa inusuale…- Blaise fece una pausa, mandando giù un boccone di arrosto, mentre Hermione lo guardava attenta, annuendo di tanto in tanto.
-Allora ho esaminato nuovamente il campione, con un liquido di contrasto, come si fa quando si cerca di rilevare la presenza di tossine e indovina un po’?
-Non hai trovato nulla?
-Esattamente. Ora, se la causa del trauma fosse l’asfissia il risultato del test sarebbe conforme all’ipotesi, ed il paziente non potrebbe che trovarsi in coma. C’è solo un piccolo neo: l’energia magica, stando a svariate ricerche, nei casi di stato di incoscienza e di coma, dovrebbe essere in progressivo esaurimento. Dixon s’è premurato di svolgere il test intorno alle 14 di oggi, e non c’erano segni di deterioramento delle capacità magiche del paziente, come ha riportato nel rapporto. Ecco perché ha escluso quella diagnosi.
Hermione annuì pensierosa. In fondo, Blaise non stava che comprovando ciò che Dixon aveva loro fatto velatamente intendere. Certo, probabilmente il loro supervisore voleva testarli sulle proprie procedure, ma quello che premeva ad Hermione era risolvere il caso, così che Blaise potesse concedersi un sospiro di sollievo.
-Adesso seguimi, perché credo di aver capito quale trucco ci sia dietro a questa storia, e se lo confermiamo possiamo ancora fare qualcosa. Se ho ragione abbiamo ancora un paio d’ore…- disse Blaise sporgendosi verso Hermione, e mettendo da parte il piatto d’arrosto, per congiungere le dita insieme, di fronte al proprio viso.
- Sono le 12 in punto, quando Theodore viene trasferito d’urgenza al San Mungo. La squadra di guaritori che lo porta qui ha cercato di fornirgli assistenza in cella, dal momento che ai prigionieri non è concesso di lasciare Azkaban se non per cause di vita o di morte. Alle 4.30 hanno rinvenuto il corpo, e praticato, nel corso di 8 ore, i primi accertamenti e le prime terapie d’urgenza. Non sono stati in grado di rianimarlo, né di indurre il risveglio con le più comuni pratiche. Gli Auror sono stati i primi ad arrivare, e io stimo abbiano atteso tra le due e le tre ore, stilando i loro rapporti e cavandosela alla meglio con il primo soccorso, prima di richiedere una squadra di guaritori. Al turno notturno ieri, c’era solo Dixon, che dopo un primo sopralluogo, ha pensato bene di richiedere un permesso speciale per trasferire Theodore tempestivamente al settimo piano. Dalle 12 alle 16, Dixon svolge tutti i test, e ci mette a conoscenza della situazione. Ha già un sospetto, ma è sicuro non si corrano dei rischi nel lasciarci studiare il caso e formulare una diagnosi. Dai test non emerge nulla, e se non fosse per il dettaglio della quantità d’energia magica in circolo, ci sarebbero tutti i presupposti per trattenere qui Theodore a tempo indeterminato. Ciò nonostante, io ritengo che sia fondamentale ripetere tutti i test adesso.
Prima che Hermione potesse chiedergli perché e tempestarlo di altre mille domande, Blaise alzò una mano cautamente, come a zittirla e a consentirgli di continuare:
-Distillato della morte vivente. Getta coloro che lo assumono in un sonno simile alla morte, durante il quale le funzioni vitali rallentano, simulando uno stato di profonda incoscienza, e all’apparenza la vita della persona stessa sembra appesa ad un filo. L’unico modo tramite il quale Theodore abbia potuto assumerne una dose massiccia è attraverso la coperta che ha usato per impiccarsi. Per questo il primo test da svolgere avrebbe dovuto essere la raccolta di un campione di tessuto dal collo e dalle dita del paziente. In qualche modo, il distillato è entrato in circolo a contatto con l’epidermide, anche se credo ci sia un incantesimo non verbale e praticato senza bacchetta alla base dell’assunzione. Theodore era molto versato in pozioni e nella pratica di incantesimi non verbali che non prevedono l’uso della bacchetta.
Hermione aprì la bocca, visibilmente sconvolta ed allo stesso tempo ammirata dal ragionamento di Blaise, e fece per dire qualcosa ma l’altro la dissuase di nuovo, scuotendo la testa, come a pregarla di avere ancora un altro po’ di pazienza:
-Svolgendo appositi test fin dall’inizio avremmo avuto l’opportunità di trovare tracce di asfodelo o d’infuso di artemisia, sia nei campioni di sangue che sulla pelle. Ma Theodore ha deliberatamente calcolato tutto, e riuscire a identificare il distillato è nella maggior parte dei casi pressoché impossibile. Credo che anche Dixon non abbia ancora valutato l’idea. Ora, stando ai miei calcoli, e sapendo che gli effetti del distillato della morte vivente si esauriscono in 18 ore…
-Blaise…- esplose concitata Hermione, - questo significa che…
Entrambi gettarono uno sguardo agitato all’orologio bianco sulla parete. E scambiandosi un’occhiata d’intesa, prima ancora che Hermione potesse comprovare l’ipotesi di Blaise, scattarono in piedi e lasciarono, correndo, la saletta dei tirocinanti.
Erano le due di notte.
 
***
 
A quell’ora della notte il dipartimento Auror era completamente deserto. L’Auror Lewis, con aria stanca ed annoiata, si diresse verso l’archivio, con un fascicolo striminzito fra le mani. Aprendo la porta cigolante, ricontrollò ancora una volta il rapporto compilato pochi minuti prima, ripercorrendolo l’ultima parte ad alta voce, mentre trafficava con la bacchetta per aprire uno dei cassetti metallici dell’archivio:
-Versando in condizioni d’incoscienza, l’Auror Lewis e l’Auror Meadow hanno ragione di credere che il prigioniero non rappresenti un pericolo, e che le circostanze che ne hanno richiesto il temporaneo trasferimento e ricovero presso il San Mungo sono da ritenersi un incidente fortuito. Lasciando il prigioniero sotto la responsabilità della struttura ospedaliera, e non ritenendo prioritario né necessario dover procedere con le indagini, il caso del prigioniero 277, l’ex-Mangiamorte Theodre Nott, viene quindi archiviato.
Richiudendo così il fascicolo, soddisfatto della stesura del rapporto, Lewis lo sigillò apponendo la propria firma magica, e lasciandolo all’interno del cassetto mormorando tra sé e sé:
-Ed in ogni caso, Merlino ci assista, quello lì schiatterà presto.
Poi richiuse la porta e pregustandosi il rientro a casa, si avviò verso uno dei camini nell’atrio principale del Ministero, pronunciando il proprio indirizzo, prima di sparire in un crepitio danzante di fiamme verdi.
 
***
 
Blaise procedeva a grandi falcate, tra i corridoi silenziosi e quieti del San Mungo, con Hermione che cercava di tenere il passo dietro di lui, e che con il fiato corto smozzicava delle frasi più rivolte a se stessa che all’altro:
-Se sono le 2.15 di notte, e se Theodore ha ingerito il distillato tra le 3 e le 4 di ieri notte, ciò significa che gli effetti sono ormai scomparsi del tutto e che…
-Dovrebbe ormai essere vigile e cosciente già dalle 8 di questa sera. Possibile che gli Auror non ci abbiano avvisati?- disse rabbiosamente Blaise, svoltando repentinamente verso le scale che dal terzo piano li avrebbero condotti al settimo.
-Beh, intorno alle 19.30, quando sono scesa a contattare Ron dalla reception, uno dei due Auror stava andando via…
Blaise si arrestò all’improvviso, contrariato:
-Come sarebbe a dire andando via? Significa che c’è un solo Auror a sorvegliarlo in questo momento?
Hermione annuì brevemente, poi Blaise la guardò sbigottito per un’istante. Repentinamente la afferrò per il braccio e si mise a correre, il cuore in gola. Mentre con la mano libera cercava disperatamente di raggiungere il badge per contattare Dixon.
Correndo su per le scale, Blaise riuscì a stabilire una connessione con Dixon, e quando sentì il badge vibrare lievemente, senza lasciar possibilità a Dixon di rispondere disse d’un fiato:
-Medimago Dixon, il paziente al settimo piano…- sentiva i polmoni bruciargli, e l’ansimare stremato di Hermione dietro di lui, mentre il sangue gli pompava nelle orecchie, ed il cuore sembrava volergli balzare fuori dal petto: - Credo che sia cosciente, signore. Credo che sia sveglio…l’Auror è in pericolo!
Blaise non ricevette risposta, nonostante il badge del suo supervisore avesse stabilito un legame magico con il proprio, che continuava a vibrare incessante. Poi sentì un respiro spezzato, e senza smettere di correre su per le scale, tirò fuori dalla tasca il badge per osservarlo.
Aveva un pessimo, pessimo presentimento.
 
***
 
Draco sentì sotto le dita porzioni bollenti di pelle, quando insinuandosi dispettose sotto la maglia di Harry, avevano preso a distribuire generose e gentili carezze su quell’addome che palpitava sotto un respiro sempre più veloce. La mano sinistra di Harry strinse la presa sulla sua nuca, mentre la lingua di Draco frenetica lottava contro il palato dell’altro. Le labbra di Malfoy erano state dapprima tentennanti e timide, ma ben presto Harry era riuscito ad investirlo con quel suo sapore ed i baci si erano fatti sempre più audaci, famelici ed era tornata quella familiare fretta. Come se non ci fosse abbastanza tempo per poter sentirsi del tutto, come se entrambi non riuscissero più a trattenere quel febbrile bisogno di entrare in contatto, quanto più in profondità possibile. Erano trasportati da un’urgenza senza nome, disfatti e tremuli, l’uno contro l’altro, in uno scontro senza esclusione di colpi. Harry se lo era trascinato addosso, stendendosi sul divano, e serrando i suoi fianchi tra le proprie gambe. Le mani di Draco vagavano frenetiche ora stringendo, carezzando e graffiando l’addome di Harry, spingendosi sempre un po’ più su, mentre Potter lo invogliava muovendosi quietamente, e stuzzicando la sua lingua. Lo aveva sentito gemere piano, quando la punta delle dita lo aveva sfiorato lungo il fianco, lì al confine con il bordo dei pantaloni, e poi mugugnare soddisfatto, mentre con la lingua percorreva il contorno delle sue labbra. Sentiva un calore diffuso provenire dal proprio petto, e rivaleggiare con quello di Potter, come se si trattasse dell’ennesima sfida fra loro. Anche Harry era ormai dimentico dei dubbi, e di quel leggero velo di imbarazzo che tendeva a renderlo immotivatamente impacciato, e adesso faceva scorrere le mani tra le sue spalle, come a tirarselo più vicino possibile, come se non fosse mai abbastanza. Ad ogni carezza serrava di più le cosce contro i fianchi di Draco, e seguiva il percorso delle sue dita inarcandosi ferocemente, mentre il profilo della sua eccitazione andava ad incastonarsi contro l’inguine di Draco. Harry interruppe il bacio, respirando ansante sulle sue labbra, prima di sussurrare, con voce roca:
-Draco…
Non seppe mai come si sarebbe conclusa quella frase, anche se sospettava ne seguissero parole sconclusionate, perché tornò a coprire la bocca di Potter con la propria, mentre repentino faceva collidere le loro erezioni, guadagnandosi un gemito più acuto dei precedenti. Dimentico del mondo circostante e beandosi di quel contatto, Draco succhiò docilmente la lingua di Potter tra le sue labbra, e sentì la mano dell’altro scivolargli sul fondo schiena, e spingerselo contro, preda di un bisogno lacerante.
Continuando a baciarlo lascivamente, e muovendosi ad un ritmo leggero contro di lui, Draco portò una mano sul petto dell’altro, sentendo un battito veloce e spezzato. Poi, all’improvviso, una mano di Potter sembrò come spingerlo indietro, mentre inspiegabilmente sentiva una voce disperata, come rotta dal pianto, giungere da lontano:
-Harry! Harry! Per la miseria…dimmi che ci sei! Her-Hermione è…c’è stata u-una…Harry ti prego, rispondi!
Era una chiamata via camino, e d’improvviso, alzando la testa, Draco scorse il viso di Weasley che sembrava sul punto di scoppiare a piangere. 
  
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