Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.12 Dopo il bacio
Gary
sentì la lingua dell’altro penetrare nella sua
bocca, accarezzandogli
la propria. Socchiuse le proprie gambe e sporse le labbra, chiudendo
gli occhi.
Ash
lo spinse indietro, continuando a baciarlo, spingendolo contro la
parete, il battito cardiaco di Gary accelerò e il corpo del
padrone di casa premere
contro il suo.
<
Ho capito, è una vendetta per quel bacio, quella volta
> pensò.
Afferrò le spalle di Ash e lo spinse indietro, ansimando. La
palandrana nera
alle spalle del giovane boss ondeggiò, la stoffa
strofinò sul pavimento lucido.
“T-tu
sei un clone, ammettilo!” gridò con voce rauca.
Le sue labbra erano arrossate e le sue pupille dilatate.
Ash
si poggiò la mano coperta dal guanto sul petto,
sopra la camicia candida che indossava.
“Un
clone?” domandò.
Gary
si passò la mano sulla fronte sudata e si sollevò
una ciocca dei capelli castani verso l’alto.
“Sì,
tra te e Ash c’è la stessa differenza che
c’è tra
Mew e Mewtwo” disse. La propria capigliatura si era
spettinata e le sue
orecchie erano arrossate.
“Io
non sono un clone” lo rassicurò Ash.
Gary
si guardò intorno, osservò la pesante porta
massiccia a due ante socchiusa, incastonata nella parete alle sue
spalle.
“Beh,
allora… dov’è
Pikachù?” domandò.
Ash
si spostò di lato e Gary lo vide riflesso negli
specchi tutt’intorno.
“In
stanza, voleva lasciarci un po’ di
intimità”
spiegò Ash.
“Fammelo
vedere” disse Gary. Giocherellò con
l’ultimo
bottone della camicia che indossava e lo slacciò, cercando
di regolare il
respiro.
“D’accordo,
ma dovrei seguirmi nuovamente nelle mie
stanze” gli disse Ash.
“Nella
tua camera da letto?” domandò Gary.
Il
padrone di casa avanzò con passo cadenzata, facendo
ondeggiare la palandrana alle proprie spalle.
“Ne
potresti approfittare per riconsegnarmi i vestiti
che ti ho prestato. Così, se penserai ancora che sono un
clone, te ne potrai
andare” gli disse.
“Benissimo”
sibilò Gary, seguendolo.
Ash
ridacchiò, scuotendo il capo. Aprì la porta
utilizzando entrambe le mani e proseguì nel corridoio,
sentendo il respiro dell’altro
leggermente irregolare alle sue spalle.
“Mi
duole che la nostra amicizia debba avere termine
così. Avevo desiderato davvero tanto riunirmi a te. Sei
l’unico che non volessi
perdere durante il mio cammino, come mi avevi rimproverato, non facevo
lo
stesso con i miei compagni di viaggio. Mi sono reso conto troppo tardi
dell’importanza
della ‘famiglia’” spiegò.
Gary
si grattò la testa e sbuffò.
“Tua
madre lo sa che sei diventato il conte Dracula?”
domandò ironico.
Ash
raggiunse la porta della propria camera e l’aprì.
“Mia
madre riceve il mio assegno di mantenimento ogni
mese ed è lieta che io abbia trovato finalmente un lavoro
stabile. Ho ottimi
contatti, anche in politica e stiamo facendo molto per il nostro mondo,
adesso”
disse atono.
Gary
entrò alle sue spalle e aggrottò la fronte quando
Ash chiuse la porta della camera.
“Non
sei in campagna elettorale, signore del maniero,
rilassati” disse secco.
“Pikachù”
chiamò Ash. Da sotto il letto uscì
Pikachù,
che corse verso il padrone e saltò, atterrandogli sulla
spalla.
“Pika!
Pika!” disse il Pokemon, chiudendo gli occhi e
sorridendo.
“Non
ci credo, gli hai messo un papillon!” sbraitò
Gary.
Pikachù
riaprì gli occhietti e fece tremare le proprie
guance vermiglie.
“Anche
lui è stato sottoposto ai miei stessi
allenamenti e ci tiene alla sua classe” rispose Ash,
grattando la testa del suo
Pokemon.
“Beh,
fai meno paura con quel topolone elettrico sulla
spalla. Potrei quasi credere che sei tu” ammise Gary.
Ash
raggiunse il proprio armadio e lo aprì.
“Desidero
cambiarmi anch’io. Posso evitare di
lasciarti e proporre, invece, di cambiarci insieme?” chiese.
Gary
raggiunse il letto e si sedette.
“Senti,
parliamone, non puoi baciare la gente e fare
finta di nulla subito dopo. Suppongo non fosse il bacio della morte o
qualcosa
del genere, perciò… per te siamo amici o volevi
provarci?” domandò.