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Autore: imdreaming_saffo    12/06/2017    1 recensioni
Quando Overwatch si riunisce, dopo la chiamata di Wiston, Lena 'Tracer' Oxton sa che vuole tornare a combattere per il bene e la giustizia. Non sa che le attenderà un futuro che metterà a dura prova la fede in tutto ciò che credeva. Il passato riaffiora insieme ad un nuovo avvenire, con un'inaspettata conoscenza...
[ Widowtracer ]
Genere: Azione, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Amélie 'Widowmaker' Lacroix, Lena 'Tracer' Oxton, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Widowmaker.

Agire di giorno non era mai stato nel mio stile ma per necessità ero stata addestrata dalla Talon per rendermi invisibile anche alla luce del sole. Quando fui certa che l'inglese fosse più che addormentata mi sollevai dal letto e scivolai via, afferrando la mia attrezzatura.
Che strana nottata quella che avevo appena passato: la mia nemica giurata mi aveva salvato la vita. Quanto poteva essere bizzarro? 
Ancora mi sfuggiva il reale motivo per quella azione contro la sua stessa organizzazione ma di certo sarei riuscita a scoprire qualcosa in più. 
Per il momento, però, dovevo andare ad informare la Talon di quello che stava accadendo e loro poi mi avrebbero dato degli ordini da seguire. Come da prassi.
Mi legai i capelli e uscii dal bagno in completo silenzio una volta pronta. Avevo già afferrato il mio fucile quando qualcosa mi fermò, lasciandomi incollata al pavimento per un attimo.
Tracer era sul divano, le labbra schiuse, respirava piano persa nei sogni. Strabiliante come quell'innocenza che vedevo sul suo volto riuscisse ad essere la stessa anche da sveglia. 
Un angolo della mia bocca si sollevò appena a quella vista prima che potessi scuotere appena il capo e tornare sui miei doveri. 
Non potevo distrarmi. 


Il quartiere principale della Talon a Londra era stato completamente evacuato dopo l'esplosione della bomba ad impulsi dell'inglese. Non c'era anima viva fra i corridoi, solo disordine e silenzio. 
Mi aggiravo tranquillamente fra le stanze, sicura di non incontrare la squadra di Overwatch mandata per uccidermi: era troppo stupido per loro tornare lì, così avevo escluso il rischio di incappare in loro.
In quel momento avevo solo bisogno di un pc per potermi mettere in contatto con i miei superiori. Mi sentivo quasi irrequieta all'idea di non sapere che cosa fare e come agire. Da quando ero entrata a far parte dell'organizzazione avevo sempre un Ordine, che fosse il semplice accompagnare una squadra e supportarla a distanza oppure un omicidio. In ogni caso sapevo esattamente e cosa e come farlo perché me l'avevano detto e ora... volevo riempire quel vuoto.
Entrai nella sala conferenze e mi avvicinai al pc più vicino, inserendo ID e Password del mio profilo come agente. Picchiettai con le dita sulla scrivania in attesa della chiamata dell'olo-chiamata. Quando avvenne, dovetti prima scannerizzare il mio volto per permetter loro di assicurare la mia identità. Rimasi ferma, davanti allo schermo, osservando la olo-cam che in quel momento mi stava riprendendo. Ovviamente io non potevo vedere loro, dato che poteva essere troppo rischioso. Persone come Sombra potevano rintracciare i capi dell'organizzazione criminale in poco solo conoscendo la forma degli occhi, quindi preferivano evitare.
Una voce distorta fuoriuscì dal pc, facendomi sospirare.

- Widowmaker. Rapporto. - disse semplicemente, diretta e concisa.

- Ricevuto. -
Mi umettai le labbra, prima di iniziare a parlare. Dovevo soppesare le parole per poter spiegare il più chiaramente possibile quello che stava succedendo, per permettere loro di organizzarsi al meglio e senza intoppi. 
- Non lo so con precisione, ma pare che alcuni agenti di Overwatch si siano riuniti, se non tutta l'organizzazione. Il Soldato 76, che ipotiziamo sia l'Ex Comandante Jack Morrison era in procinto di attaccare la nostra sede Londinese per potermi catturare, scoprire la locazione di Reaper e infine uccidermi. Solo che... - stavo parlando, con calma, ma la voce mi morì in gola mentre stavo per spiegare cosa era successo con Lena. Per un attimo una piccola parte di me preferí non parlare dell'aiuto che mi aveva offerto l'inglese. 

- Parla, Widowmaker. Continua. -  ordinò la voce, quando capì che non avrei continuato a parlare e che la mia non si trattava di una semplice pausa.

Sbattei per un attimo le palpebre, senza cambiare espressione e annuii, riprendendo a parlare con la stessa voce atona. - Per ragioni a me ancora sconosciute l'agente Lena Oxton conosciuta come Tracer mi ha... tratto in salvo, tradendo i suoi stessi compagni. - terminai, serrando le labbra in una linea dritta.

Ci fu un lungo silenzio e una lunga attesa. Sapevo che stavano discutendo delle informazioni che avevo riportato. In quel momento dovevo solo stare ferma e in silenzio, come mi avevano insegnato, in attesa.
Funzionava così, loro parlavano e io agivo. Loro complottavano e io attendevo. Non ricordavo nemmeno come fosse la mia vita prima di stare sotto la Talon, come fosse non dover attendere il da farsi. Sapevo solo che era quello che sapevo fare meglio, oltre che uccidere. 

- Widowmaker. Resta accanto l'agente Lena Oxton se ti è possibile. Assecondala, prova a farle sfuggire qualche informazione. Quando credi che sarà abbastanza portala da noi, magari potremmo riservarle il Trattamento. Inoltre tenta di indagare su Overwatch stessa. Ovviamente, ci aspettiamo che tu stia attenta di non cadere in nessuna trappola. Ricevuto? -

Ascoltai con attenzione le parole quando la voce tornò a parlare, assottigliando lo sguardo per un attimo. Nella mia testa c'era un enorme punto interrogativo ma non dovevo fare domande. Dovevo accettare e basta. - Ricevuto. - affermai, per poi sentire il tipico rumorino che seguiva la chiusura della chiamata. 
Rimasi a fissare la olo-cam, quasi pietrificata sul posto, senza alcuna espressione in viso.
Stavo cercando di riordinare i pensieri prima di tornare da Tracer.
Come da ordini.
No?

Una volta uscita dalla sede Talon, iniziai a ragionare. Dovevo far in modo che Tracer si fidasse di me... ma come? Era scontato che dovessi fingere senza risultare troppo falsa, eppure non sapevo da dove iniziare. In tutti quegli anni non avevo mai affrontato una missione simile. Dovevo uccidere, non tentare di farmi un amico. 
Più ci riflettevo più mi rendevo conto di quanto quella situazione fosse assurda. 
Stavo tornando al loft quando, fortunatamente, mi saltò in mente un'idea che forse sarebbe stata perfetta per la mia "causa".


- Dove diavolo sei finita!? - urlò la ragazza inglese sulla porta. Era completamente paonazza, mentre si stringeva le braccia al petto. 
Era stato troppo per me sperare che stesse ancora dormendo e che non si fosse accorta della mia assenza.
- Hai forse imprecato, chèri? - le chiesi, mentre le allungavo la busta con alcune cose da mangiare. Lena mi fissò dritta negli occhi, gonfiando appena le guancie, afferrando la busta solo dopo qualche istante. 
Potevo considerarmi fuori dai più che ovvi sospetti? 

- Mi hai fatta preoccupare! In più pensavo che avessi tagliato la corda. - esclamò, posando la busta sul mobile della cucina, iniziando a tirarne fuori il contenuto. Non la vedevo così agitata e nervosa dai tempi dell'omicidio di Mondatta. A volte dimenticavo che anche lei poteva essere soggetta a emozioni negative come qualsiasi altra persona.

Mi umettai appena le labbra, stringendo le braccia al petto mentre sospiravo seccata. - Non devi farmi da baby-sitter. La ragazzina fra le due qui sei tu. - affermai senza scompormi nè cambiare espressione. 
Mi appoggiai al tavolo scheggiato accanto al bancone, continuandola ad osservare.
Per poco non aveva fatto cadere una mela sul pavimento... quanto poteva essere goffa? 

- Se ti facessi da baby-sitter ti chiederei il vero motivo per cui sei sparita con armi e bagagli per tutto questo tempo. Di certo non ti serve il fucile per fare la spesa. - 

Sollevai appena le sopracciglia, lievemente sorpresa da quelle sue parole. 
Si girò verso di me, rigirandosi fra le mani la mela. 
Stavo per aprire bocca, quando lei mi fermò, scuotendo il capo.

- Non sono affari miei, rilassati. In ogni caso hai visto? Sai essere gentile anche tu. Portare da mangiare è stata una bella idea! - esclamò, sbattendo quei suoi grandi occhioni marroni, sorridendo dopo pochi istanti.
Storsi appena le labbra, nel tentativo di reprimere una sensazione strana che da tempo non percepivo. Quella di un sorriso spontaneo. 
Forse non dovevo sottovalutare quella sciocca ragazza se volevo portare a termine la missione.
   
 
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