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Autore: StrawberryGlasses    17/06/2017    2 recensioni
Sirius e Regulus, due fratelli terribilmente simili e diversi allo stesso tempo. Vitani, entrata nella loro vita per caso, abbandonata ancora in fasce, in un freddo giorno di Novembre, davanti alla porta di Cygnus e Druella Black.
Tre ragazzi incastrati in qualcosa di troppo grande e troppo crudele, dovranno compiere delle scelte che ne determineranno la vita o la morte in un mondo in cui il potere e il pregiudizio prevalgono su ogni altra cosa, anche sulla famiglia.
Dalla storia:
- Ci sono tante cose che non sai, Vitani. Ci siamo odiati a lungo perché era più facile, perché l’odio costituisce l’inclinazione naturale dei Black. -
- Io non sono davvero una Black. - disse allora la giovane, scostandosi da lui e asciugandosi gli occhi con la mano. – E non sopportavo che tu rifiutassi quella stessa appartenenza per la quale io lottavo continuamente, ogni secondo. -
- Sei sempre stata intelligente e in gamba abbastanza da ottenere tutto ciò che volevi. -
- Ti sbagli. - sospirò quella barcollando di nuovo più vicina a lui. - Non tutto. -
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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THE DARK SIDE OF THE MOON


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18.



















































































Erano passati un paio di giorni da quella che Vitani definiva la “notte delle confessioni” e i rapporti tra i due Black non erano precipitati nuovamente nell’oblio del rancore come avevano sempre fatto fino a quel momento nonostante si mantenessero nei limiti di una silenziosa convivenza.
Di tanto in tanto mentre stavano seduti a tavola o si incrociavano lungo il corridoio si lanciavano sguardi imbarazzati e pieni di aspettativa che puntualmente sfociavano in uno scambio di battute abbastanza superficiali da alleggerire l’atmosfera.
Quella sera, però, Vitani si era addormentata con il sorriso sulle labbra per via di una inaspettata mossa del ragazzo che, prima di andare a rintanarsi nella sua camera, le aveva afferrato una mano e, una volta attirata più vicina a sé, le aveva posato un lieve bacio sulla fronte augurandole di trascorrere una buona notte.
Si agitò nel sonno, infastidita da qualcosa che, una volta aperti gli occhi, si rivelò essere una luce argentata che aleggiava accanto al suo letto e che la fece balzare a sedere, turbata.
La luce prese le sembianze di una lince, gli occhi intelligenti puntati sulla ragazza.
-Med.-
-Loro sono qui. Ho bisogno che porti via Ninfadora. Ti prego.-
La voce di Andromeda Black, terrorizzata, aveva invaso la stanza come un alito di vento gelido e Vitani era saltata in piedi raccattando i vestiti più vicini per poi correre nella stanza del cugino.
-Sirius!- scosse con forza il corpo addormentato del cugino stringendogli le spalle nude mentre la testa cominciava a dolerle per la paura e la forza con cui respingeva le lacrime.-Sirius, ti prego svegliati!-
-Che succede?-
-Andromeda.- non servirono altre parole e Sirius scattò in piedi e si vestì velocemente quanto Vitani attirando a sé con la magia i vestiti depositati sulla sedia ai piedi del letto.
-Dobbiamo smaterializzarci.- mentre pronunciava quelle parole si voltò di nuovo verso la ragazza e il cuore perse un battito vedendola immobile, lo sguardo fisso sulla parete bianca e i pugni stretti a tal punto che le nocche erano diventate bianche per lo sforzo.
-Andrà tutto bene, Vit.- la rassicurò andando verso di lei e stringendole entrambe le mani nel vano tentativo di scioglierle da quella posizione tanto dolorosa.
-Sta succedendo di nuovo, Sirius. Perderò anche lei.-
Sirius fu invaso da una rabbia quasi incandescente, impetuosa come mai in vita sua e portò le mani al viso di Vitani puntando gli occhi fiammeggianti in quelli di lei.
-Non glielo permetteremo.-
La strinse a sé e si smaterializzò ritrovandosi pochi istanti dopo davanti alla porta spalancata di casa Tonks dalla quale provenivano bagliori e grida di ogni tipo imprecazioni e incantesimi pronunciati con la stessa rabbia.
-Entro io mentre tu asp..- non riuscì a finire la frase né ad afferrare Vitani prma che si lanciasse all’interno della casa della sorella con ritrovata energia e animata di una disperazione che, ne era certo, avrebbe surclassato qualsiasi altra emozione regnasse in quella casa.
Andromeda stava ritta in un angolo del salotto tenendo ferma dietro di sé la sua bambina, Ninfadora, che fissava terrorizzata la scena che si consumava davanti ai suoi occhi mentre la madre scagliava fatture contro un Mangiamorte incappucciato che avanzava verso di loro.
-Stupefic..!- Ted Tonks provò a colpire il Mangiamorte alle spalle ma Igor Karkaroff, il cappuccio ormai a brandelli abbandonato sulle spalle magre, lo bloccò impedendogli di riuscire nell’intento.
-Cosa credi di fare, Sanguesporco? Siamo troppi perché possiate difendervi.-
-Petrificus totalus!- Vitani avanzò verso il corpo accasciato e rigido del russo e lo fissò negli occhi sbarrati. -A Durmstrang non vi è stato trasmesso alcun senso dell’onore, vedo.-
Il Mangiamorte che teneva Andromeda e Ninfadora sotto tiro si voltò verso la nuova arrivata e incrociando i glaciali occhi chiari Vitani non potè che riconoscerlo nonostante il cappuccio nero calato sul viso.
-Non osare avvicinarti a mia sorella, Malfoy, con te non sarò altrettanto clemente!- sbottò puntandogli contro la bacchetta e indicando Karkaroff con un lieve movimento del capo.
-Vitani prendi Dora e vattene da qui!- Andromeda fece per muoversi verso la sorella ma fu la minore ad avvicinarsi e a farle scudo.
-Devo essere io ad affrontarli, Meda.- le lanciò un’occhiata decisa tenendo ancora la bacchetta puntata contro Malfoy. –Sai che devo farlo.-
Andromeda annuì, seria, ben consapevole di non poter convincere la più testarda delle sue sorelle a farsi da parte e con un sonoro schiocco si smaterializzò insieme alla bambina meditando di portarla in salvo a casa dei nonni paterni e di ritornare per combattere al fianco del marito e della sorella.
Malfoy rise senza alcuna allegria e avanzò verso la giovane strega puntandole a sua volta la bacchetta contro.
-E sentiamo un po’, Black, sei venuta qui tutta sola per aiutare la tua sorellina e il suo dannato marito babbano?- con la mano libera tirò giù il cappuccio mostrando il ghigno crudele e perverso stampato sulle labbra sottili. –Com’è adesso che non c’è più il caro Regulus a coprirti le spalle, mh?-
Prima che Vitani potesse rispondere Lucius Malfoy fu costretto a scattare per evitare uno schiantesimo scagliatogli contro da un altro Mangiamorte dalla postura rigida e lo sguardo vacuo.
-Non osare mai più nominare mio fratello.-
Sirius mosse la bacchetta nella direzione del Mangiamorte che aveva attaccato Malfoy e che, ancora sotto l’effetto della maledizione Imperius, si lanciò dritto contro il muro sbattendo forte la testa e accasciandosi per terra privo di sensi.
-Che colpo di scena!- gracchiò allora Malfoy spostando lo sguardo dall’uno all'altra Black con l’aria di chi vedeva oltre l’apparenza. –Hai continuato a darla in famiglia a quanto pare!-
-STAI ZITTO!- Vitani scagliò una fattura e l’uomo cadde in ginocchio assumendo un’espressione dolorante che ben presto però si tramutò nuovamente nel ghigno di qualche istante prima. –Hai visto chi c’è, Severus?-
Aveva parlato rivolgendosi a qualcuno alle spalle di Vitani che quando si voltò vide Severus Piton fermo sulla soglia della cucina, gli occhi sbarrati fissi sulla ragazza che ricambiò quello sguardo investendolo con tutto il disprezzo di cui era capace.
Vitani si fidava di Severus. Vitani stimava quel mago considerandolo forse l’unico davvero intelligente in mezzo a quel branco di idioti quali si erano rivelati quelli che un tempo considerava amici.
-Tu.- avanzò verso Piton mentre Sirius teneva bloccato Lucius Malfoy che intanto gemeva sotto la tempesta di fatture dell’altro. -Hai dimenticato la promessa che mi facesti quel giorno?-
La voce di Vitani era gelida quanto il suo sguardo ma ben presto gli occhi si fecero lucidi e dovette mordere ferocemente il labbro inferiore per non piangere di rabbia e di dolore davanti a Piton. Aveva promesso che Regulus non correva rischi e invece lui era morto. Lo aveva promesso e non era servito a niente.
-Non l’ho dimenticata Vitani. Tu hai dimenticato la tua? Dovevi restare fuori da tutto questo!-
Dalla gola della ragazza scaturì una risata amara e gli occhi si accesero di un velo di follia che la fecero somigliare, anche se solo per qualche istante, alla più grande delle sorelle Black.
–Dovevo restarne fuori?- scagliò uno schiantesimo silenzioso sull’altro che non accennava a difendersi. –NE SONO RIMASTA FUORI MENTRE UCCIDEVATE L’UOMO CHE AMAVO!
-Nessuno di noi ha ucciso Regulus, Vitani.-
La giovane Black non potè riflettere oltre su quelle parole udendo le urla di dolore di Andromeda provenire da una delle stanze che davano sul corridoio.
Mentre Sirius e Ted Tonks continuavano a difendersi e attaccare i Mangiamorte che non sembravano affatto intenzionati ad andare via, Vitani corse verso la stanza dalla quale proveniva la voce della sorella trovandola china per terra e intenta a contorcersi per il dolore con la bacchetta di Bellatrix puntata vicinissima alla testa.
-Bene bene bene, sorellina, ci voleva proprio una riunioncina di famiglia!-
La risata stridula e folle di Bellatrix riempì la stanza sormontando anche i gemiti dell’altra, così simile a lei e insieme così diversa.
Gli anni avevano reso Bellatrix una caricatura di se stessa, il ghigno perverso e crudele che indossava di tanto in tanto ai tempi in cui Vitani era ancora in casa Black sembrava ormai essersi cristallizzato sul viso invecchiato dall’orrore e dalla malvagità della vita che conduceva.
-Crucio!- Vitani urlò la maledizione scagliandola contro la sorella che fu solo sbalzata indietro e reagì con un gemito e una risata stentata.
-Non sei una vera Black, ragazzina.- pronunciò quelle parole con la stessa voce melliflua di sempre e si avvicinò alla più piccola dimenticandosi temporaneamente di Andromeda che giaceva inerme sul pavimento freddo. –Una vera Black mi avrebbe fatto male. Molto più male.-
Bellatrix accarezzò il volto della sorella che fremeva di rabbia e che scostò ferocemente la sua mano come se scottasse.
-Devi volerlo, piccina.- indossò un broncio infantile e rise, gli occhi affondati come pugnali in quelli di Vitani.
-CRUCIO!-
Era il secondo tentativo e funzionò di gran lunga più del primo perché Bellatrix urlò e cominciò a contorcersi, gemendo e ridendo insieme, come fosse stata completamente fuori di testa. E probabilmente, pensò l’altra, lo era davvero.
Vitani continuò a tenerla sotto tiro.
-Uccidimi, piccola figlia di puttana. Perché è questo che sei. Altrimenti tua madre non ti avrebbe lasciata davanti alla porta della nostra famiglia.-
Vitani scagliò nuovamente la maledizione zittendo la sorella che continuò a muoversi a scatti, come un insetto privato delle sue ali.
-VIT!-
La ragazza finse di non sentire la voce di Sirius.
Aveva troppe emozioni dentro di sè. Odio. Rabbia. Dolore. Disperazione. Era un frastuono assordante.
Per tanti, troppi anni aveva ammirato e temuto Bellatrix considerandola un modello, un traguardo da raggiungere. Per troppi anni aveva desiderato di sentirsi accettata dalla donna che in quel momento giaceva ai suoi piedi, disarmata e, per la prima volta, vulnerabile.
Avrebbe potuto ucciderla. Per vendicare Regulus. Per vendicare se stessa. Per vendicare tutta la felicità che negli anni, in ogni modo possibile, le aveva negato e  persino sottratto.
Le puntò ancora una volta la bacchetta contro e respirò profondamente cercando di racimolare la determinazione necessaria per scagliare l’anatema che uccide, la maledizione senza perdono. Un perdono che non avrebbe neanche desiderato, una volta compiuto quel gesto estremo e liberatorio che aveva persino sognato.
Chissà cosa avrebbero detto i suoi genitori sapendo che la minore delle loro figlie, la più silenziosa, la meno amata, aveva ucciso Bellatrix Lestrange nata Black. Immaginò le loro espressioni sconvolte, la rabbia accesa nei loro occhi.
Si sentì come se lo avesse già fatto, come se Bellatrix fosse già morta, mentre apriva la bocca per pronunciare quelle due semplici parole che avrebbero spento definitivamente la luce negli occhi della sorella.
-Vitani non farlo. Tu sei meglio di così.-
Sirius la fissava dall’altro capo dalla stanza, sulla porta.
Il suo sguardo era addolorato, spaventato.
Era lo sguardo di chi comprendeva le ragioni del gesto che avrebbe potuto compiere, di chi magari lo avrebbe anche accettato ma che non sopportava l’idea che fosse lei a macchiarsi. A sporcare l’innocenza che incredibilmente, nonostante tutto, era riuscita a custodire.
-Vit. Vieni qui.- Si sporse verso Vitani che continuava a fissare Bellatrix con gli occhi sgranati e furiosi, disperati.
Afferrò la mano con la quale la ragazza stringeva la bacchetta e gliela portò dietro la schiena per poi attirarla a sé e stringerla più forte che poteva.
Nella stanza adiacente risuonavano voci nuove cui Vitani, chiusa nella sua bolla di odio, non aveva neanche fatto caso. Erano arrivati i rinforzi.
-Segui l’esempio dei tuoi compagni e sparisci, Bellatrix.- si rivolse duramente alla donna che li fissava con occhi vitrei.
 Bellatrix rise ancora, sguaiatamente, malgrado il dolore fisico procurato dalla maledizione e in un soffio gelido si smaterializzò mentre la sua risata risuonava ancora nella stanza e Vitani si gettava sul pavimento accanto ad Andromeda che, racimolate le forze necessarie, allungò un braccio verso la sorella.
-Tu sei migliore di tutto questo.-


Quando rientrarono a casa era quasi l’alba. Avevano portato con loro Ninfadora mentre Ted accompagnava Andromeda al San Mungo per rimettersi in sesto.
-Mamma starà bene, zia?
Ninfadora aveva sette anni e aveva visto Vitani solo due volte senza poterle neanche ricordare entrambe considerato che la prima risaliva ai primi giorni dopo la sua nascita; fu per questo motivo che Vitani trasalì sentendosi chiamare a quel modo, soffocata dal rimpianto di tutti gli anni in cui aveva negato ad Andromeda la sua presenza, le sue attenzioni.
-Si riprenderà in fratta, Dora. Tua madre è una tipa tosta!-
Fu Sirius a rispondere al posto di Vitani consapevole del precario equilibrio emotivo in cui versava la cugina in quel momento.
-Chi erano quegli uomini incappucciati? Perché volevano farci male?-
La giovane strega alzò lo sguardo verso il cugino senza sapere esattamente cosa rispondere a quella ingenua e semplice domanda.
-Sono uomini cattivi, Ninfadora. Mamma e papà invece sono buoni e per questo loro li odiano.-
Vitani sentì se stessa pronunciare quelle parole come se fosse qualcun altro a parlare al posto suo e in quella semplice e spontanea spiegazione vide per la prima volta con chiarezza l’atrocità del mondo che si era lasciata alle spalle; ricordò la notte in cui Regulus era tornato a casa ricoperto di sangue, ripercorse i mesi in cui suo marito aveva pian piano perso la sua luce, la sua voglia di vivere portando sulle spalle il peso di scelte e azioni che, Vitani ne era certa, non avrebbe mai e poi mai voluto prendere nè compiere.
Sistemarono la bambina nella camera solitamente utilizzata da Vitani e poi Sirius prese per mano la cugina e la condusse nella propria stanza, in religioso silenzio.
Vitani si sedette sul letto e lui fece altrettanto circondandole le spalle con un braccio forte.
-Stavo per ucciderla, Sirius. Era ciò che volevo.- la voce le tremava e le spalle furono scosse da silenziosi singhiozzi. –Non sono migliore di lei, di loro. Ho desiderato di fare del male ad ognuno di quei bastardi e so perfettamente che ne avrei tratto.. soddisfazione, capisci?-
Sirius la abbracciò mentre lei si aggrappava a lui con tutte le sue forze e si permetteva di piangere davvero come avrebbe voluto fare ogni istante di quella notte, sin da quando il patronus di Andromeda l’aveva svegliata. Troppa tensione, troppa paura, troppa rabbia in troppo poco tempo perché potesse sopportarlo.
-Non l’hai fatto, Vit. E’ questo che conta.-
-Adesso ci daranno la caccia e chissà quanta altra gente uccideranno.-
-Faranno solo ciò che il loro Signore ordinerà loro e dubito che noi possiamo rientrare tra le loro priorità.- la rassicurò con voce pacata ma ferma per poi sdraiarsi, ancora abbracciato a lei, trascinandola con sé.
Vitani piangeva contro il petto di Sirius stringendo convulsamente le dita attorno alle sue spalle mentre lui le accarezzava piano i capelli scuri sussurrandole parole rassicuranti e cercando di trasmetterle un po’ di serenità nonostante, a sua volta, ne potesse vantare davvero poca.

-Lasciami in pace, Bella!-
Le voce fina di Vitani aveva riempito il corridoio e Sirius si diresse velocemente  verso la direzione dalla quale proveniva temendo già la reazione di Bellatrix con la quale, evidentemente, la bambina stava discutendo.
-Non osare parlarmi così, stupida mocciosa!-
Il rumore di uno schiaffo risuonò forte e chiaro.
- Puoi colpirmi tutte le volte che vuoi, a me non fai paura.- disse la più piccola con voce troppo ferma e coraggiosa per una bambina di soli dieci anni.
Vitani stava ritta e fiera davanti a Bellatrix fissandola con occhi fiammeggianti e sfidandola a colpirla ancora. E la sorella lo fece.
-Piccola dannatissima stron..-
-BASTA!-
Sirius corse verso le cugine e si posizionò in mezzo al loro nascondendo il corpo minuto di Vitani dietro di sé.
Sapeva bene che Bellatrix non si sarebbe fatta intimorire da un ragazzino di undici anni ma sapeva che l’idea di essere stata vista intenta a picchiare la bambina l’avrebbe quantomeno preoccupata.
Cygnus e Druella erano due genitori estremamente severi ma alzare le mani sulle loro figlie non rientrava nelle loro abitudini e, ovviamente, si aspettavano che anche per loro valesse lo stesso principio.
Vitani era troppo orgogliosa per andare a riferire ai genitori le angherie che era costretta a subire e, per altro, nel profondo del suo cuore sapeva che farlo avrebbe significato giocarsi per sempre la possibilità di essere presa in considerazione dalla sorella come qualcosa di più di un bersaglio immobile per le sue percosse e parole altrettanto dolorose.
-La tua presenza in questa casa è già abbastanza disonorevole senza che ficchi il naso in faccende che non ti riguardano.- detto questo si voltò  e andò via lasciandosi alle spalle una Vitani rigida e immobile.
-Ti ha fatto molto male?- le chiese Sirius posandole una mano sul capo corvino con aria apprensiva.
-No.- ribatté quella, ostinata, mentre gli occhi ancora arrabbiati e pieni di determinazione si facevano lucidi e l’espressione si induriva nello sforzo di trattenere le lacrime. –Vorrei tanto ucciderla, Sirius.-
Vitani si trascinò in un angolo e si mise a sedere per terra con la schiena contro il muro freddo senza aspettare una risposta dal cugino che si limitò a raggiungerla e prenderle la mano.
-Sarai una strega mille volte più in gamba di lei, Vitani. Vedrai.-

-Per tanti anni ho sentito la mancanza di questo.- mormorò Vitani che ascoltando attentamente il respiro di Sirius con la fronte posata contro il suo petto sapeva bene che neanche lui era riuscito a prendere sonno.
-Di cosa?- chiese quello per poi farsi scappare una lieve e roca risata. –Del pandemonio del duello incrociato?
La ragazza sorrise, suo malgrado. –Della possibilità di rifugiarmi tra le tue braccia. Da bambini era.. l’unico posto in cui stavo davvero bene.-
Sirius sospirò accarezzandole piano la schiena per comunicarle con quel gesto che capiva bene a cosa si riferiva e che, nonostante tutto, era mancato anche a lui.
-Se non ci fosse stato Regulus sarei davvero impazzita per la distanza che mettevi tra di noi.- si sentiva in vena di ricordare e si rese conto di quanto bisogno avesse di farlo dopo esserselo impedita per troppo tempo. –con questo non intendo che per me lui sia stato un rimpiazzo. E’ sempre stato diverso. Mi sono innamorata di lui pian piano, passo dopo passo. Ho amato la sua pazienza, la sua costanza. E’ stato l’amore della mia vita.-
Sirius temeva il momento in cui l’amore di Vitani e del fratello si sarebbe magicamente materializzato tra di loro ma inaspettatamente, all’udire quelle parole, non fu la gelosia ad invaderlo ma uno strano senso di tenerezza misto a nostalgia.
Aveva visto le foto in casa loro, era venuto a contatto con ogni sfaccettatura di quell’amore tanto puro e perfetto come il loro non sarebbe mai stato e non riusciva a trovarvi alcuna pecca.
Erano tutti adulti ormai. Lo erano lui e Vitani , stretti l’uno all’altra, e lo era Regulus la cui presenza, per Sirius, non era mai stata tanto palpabile.
-Non mi sento in colpa, Sirius. Non più.-
Vitani aveva pronunciato quelle parole in un sussurro sollevando il volto per avvicinarlo a quello dell’uomo che continuava a tenerla tra le braccia e che ricambiò il suo sguardo nell’attesa che continuasse.
-Regulus è stato la mia vita fino ad ora. Mi ha dato tanto e devo a lui la donna che sono adesso.- disse prendendo a percorrere con le dita  i tratti morbidi del viso di lui. –Ma è tempo di andare avanti con la mia vita e non c’è nessun altro al mondo con cui io voglia farlo che non sia tu.-
-Non devi amarmi per ciò che vedi di lui in me, Vit.-
Quello di Sirius era stato un sussurro stanco, quasi rassegnato.
-Ti ho sempre amato per ciò che sei. Sei stato il primo che io abbia desiderato o sognato. La vita ci ha messi davanti a decisioni più grandi di noi, ci ha separati e procurato cicatrici che non potremo mai cancellare. Ma adesso siamo qui e io ho davvero bisogno di te.-
Si sporse verso di lui e posò le labbra sulle sue in un contatto leggero e timido inusuale per una donna decisa come lo era Vitani.
Ammettere ciò che provava sconvolgeva Vitani più di quanto non toccasse Sirius ma una parte di lei era ben consapevole di quanto fosse vero, di quanto quelle parole fossero state seppellite e negate per tanto tempo nel profondo della sua anima premendo per uscire alla luce del sole.
-Non sarà dalle macerie della nostra vita fino ad adesso che potremo costruire qualcosa di solido, Vit.- mormorò nonostante una parte di lui avrebbe davvero voluto sentirsi più positivo a riguardo. Quella conversazione era ciò a cui stava cercando di indurla da giorni ma una volta che si era trovato ad affrontarla ogni parola gli pareva troppo fragile.
-Non puoi chiedermi di dimenticare, Sirius.- disse Vitani assumendo il tono duro e spigoloso che la caratterizzava.
Fece per alzarsi sentendosi una stupida per essersi esposta tanto ma Sirius si posizionò alle sue spalle e la strinse premendo il proprio petto contro la sua schiena e posando il capo nell’incavo del collo di lei aspirando a fondo il suo profumo e riuscendo quasi a distinguere anche l’odore della paura e della rabbia di quella notte assurda.
-Non era questo che intendevo. Ti sto chiedendo di cancellare tutto il male che ci siamo fatti.- scandì contro la sua pelle e lei rimase immobile, in attesa. –Avremo sempre troppo da rinfacciarci, troppo di noi di cui aver paura se non riusciamo a fidarci davvero l’uno dell’altra. Non credi?-
Vitani restò in silenzio, rigida in quella posizione, per qualche minuto poi posò una mano sulle sue che la stringevano e inclinò leggermente il capo per poggiarlo su quello di lui. BANNER: HilaryC http://hilarycolsenbanner.tumblr.com/

   
 
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