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Autore: Lady Lara    17/06/2017    6 recensioni
Tratto dall'incipit.
“Mi dispiace … mi dispiace veramente … ma il mio cuore deve restare di ghiaccio!”
La sua mente se ne stava facendo una convinzione e stava alzando dei muri spessi intorno a quel cuore. Ne aveva bisogno perché … perché quegli occhi verdi e quelle labbra di ciliegia, erano riusciti a scalfire quel ghiaccio irrimediabilmente!
Una giovanissima Emma Swan, studentessa universitaria, incontra "casualmente" un giovane che sconvolgerà la sua vita e la condizionerà nelle sue scelte professionali e sentimentali. Il destino è spesso crudele e la vita lascia traumi difficili da superare. L'amore a volte può essere un trauma, specialmente quando ti viene strappato agli albori, quando le speranze sono tante e i sentimenti sono potenti ma, una nuova possibilità fa risorgere la fenice dalle sue ceneri. Emma si chiederà come si è potuta ingannare e innamorare in breve così profondamente. Dovrà lavorare duramente su se stessa per erigere i muri che la proteggeranno, ma se la fenice risorgerà dalle sue ceneri? Sboccerà ancora l'amore? Sarà Emma la fenice? O sarà il bellissimo uomo misterioso che, da un quadro visto in un museo, tormenta i suoi sogni con i suoi magnetici occhi azzurri?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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2 Capito

Cuore spezzato
 
 
Notte del 18 maggio 2008
Pronto Soccorso dell’ Hospitality Homes di Boston.
 

Non ci riusciva … Proprio non ci riusciva a lasciare quella ragazza in quella situazione!
Mary Margareth Blanchard, Signora Noland da meno di due settimane, era in piedi, con le braccia incrociate, davanti alla vetrata della medicheria del Pronto Soccorso.
La bionda giovane, che lei e suo marito David avevano soccorso in mezzo alla strada, era seduta sul lettino della medicheria. Aspettava l’arrivo del medico di turno per essere visitata. Aveva il viso triste, lo sguardo affranto di chi ancora non ha finito di piangere. Le sue guance erano arrossate per la tensione emotiva della sofferenza. Indossava il giubbino  di pelle rossa che Mary aveva trovato sull’asfalto, vicino a lei, un paio di Jeans scuri e un maglioncino bianco di lana soffice. Teneva le mani giunte tra le gambe incrociate alle caviglie. Le spalle curve, come se un enorme peso le schiacciasse.
Si chiamava Emma … “Emma Swan”. Questo era riuscita a dire a Mary Margareth quando glielo aveva chiesto. Non era nemmeno un’ora che era accaduto e Mary stava ripensando a quel momento in cui la sua vita e quella di David si erano incrociate con quella della giovane. 
 
-o-
 
– David … non capisco perché hai preso questa strada! Allunghiamo un pezzo per arrivare a casa!
 
Stavano tornando dalla luna di miele, si erano sposati dieci giorni prima, in una tranquilla chiesetta di campagna, intima e accogliente, proprio come Mary l’aveva sempre sognata. Era stato un rito cattolico, celebrato dal suo caro amico Padre Alec Simmons, un sacerdote cinquantenne che l’aveva molto aiutata nel suo percorso di Educatrice Professionale, spronandola a mettere a frutto le sue doti e il dono che Dio le aveva dato, come diceva lui, aprendo una Casa Famiglia proprio lì a Boston. Le era sembrata la cosa più giusta che il  suo matrimonio con David fosse celebrato da Padre Alec. Seguendo il suggerimento di quello che era stato il suo padre spirituale e amico, aveva iniziato le pratiche notarili per avviare la Casa Famiglia ed era stato proprio in quello studio notarile che, quattro anni prima, aveva conosciuto il giovane e brillante avvocato David Noland. Ancora non riusciva a credere che il loro amore fosse sbocciato in un colpo di fulmine. Era stato tutto così … magico! Era entrata in quello studio notarile e l’aveva accolta proprio David, con il suo sorriso sincero, gli occhi chiari, limpidi, onesti. Lui era rimasto altrettanto colpito, non tanto dall’aspetto fisico, lei stessa si considerava troppo rotondetta e priva di sexappeal, quanto dalla sua solarità, il suo ottimismo e il suo viso gentile e sorridente. Nel giro di pochi minuti, mentre lei gli parlava del suo progetto, dei suoi sogni e del desiderio di aiutare bambini e adolescenti in difficoltà, in lui la stima per lei cresceva di secondo in secondo. Gli ideali di Mary corrispondevano ai suoi e si era offerto di aiutarla anche oltre l’impegno lavorativo che Mary aveva richiesto allo studio notarile.
 
In quei quattro anni David aveva supportato Mary Margaret nei suoi progetti ed era nata la Casa Famiglia “Biancaneve e i sette nani”. Lo stesso David aveva suggerito quel nome, dicendole che il suo viso dolce ricordava la Biancaneve di Disney, inoltre la Casa Famiglia aveva una capienza al momento per sette minori.
 
Era stato un nome perfetto per quell’ambiente a misura di bambino e quando l’avevano inaugurata insieme, tre anni prima, erano ormai fidanzati e intenzionati a sposarsi quanto prima. Ora, a trenta anni d’età lui e ventisette lei, erano finalmente uniti in matrimonio.
 
Era buio quando finalmente stavano tornando a casa dal viaggio di nozze. In quei dieci giorni Mary aveva telefonato tutti i giorni ai suoi collaboratori, per sapere di come stessero i loro piccoli ospiti, le mancavano! L’avevano tranquillizzata, supplicandola di non pensare ad altro che a suo marito, ma lui stesso la incoraggiava a chiamare. Mary viveva nella Casa Famiglia e David sarebbe andato a vivere lì con lei. Costituivano, per i giovanissimi ospiti, una coppia genitoriale vera e propria.
 Mary si era resa conto presto che David era molto bravo con i bambini e quando lo vedeva alle prese con loro, il suo sguardo diventava ancora più dolce ed amorevole nei suoi confronti. Non vedeva l’ora di potergli regalare lei stessa un “piccolo Noland”.
 
– Tesoro questa è una zona ben poco trafficata il venerdì sera! È un quartiere vecchio, popolato soprattutto dagli studenti che frequentano il vicino Campus Universitario. Sono pochi quelli che restano per il fine settimana … allunghiamo di poco il percorso, ma siamo sicuri di non restare imbottigliati nel traffico che troviamo di solito a quest’ora sulla solita strada e, soprattutto, ci evitiamo incidenti!
 
David non aveva fatto in tempo quasi a finire la frase, che un grosso Suv, a velocità non consentita, gli stava attraversando la strada.
 
– Attentooo!
 
Mary aveva gridato spaventata e lui istintivamente aveva inchiodato, per fortuna non stava correndo, era sempre molto prudente alla guida, specialmente se portava passeggeri e soprattutto se il passeggero era sua moglie.
 
– Ma che bisogno avrà quello di correre così?! Bel macchinone però … mi pareva un Maserati se non sbaglio …
- Santo Cielo David! Per poco non ci faceva fuori e tu stai pensando al tipo di macchina?!
– Dai amore che non è successo nulla in fin dei conti …
- Hai ragione David … mi sono solo spaventata … ma l’importante è che stiamo bene.
 
Erano proprio simili! Due ottimisti, pronti a perdonare e a trovare il meglio negli altri!
David svoltò  proprio nella direzione da cui era arrivato il Suv nero.
 
– Dio mio David! Frena! C’è una ragazza in mezzo alla strada!
– L’ho vista Mary … l’ho vista!
– Povera cara che le sarà successo?!
 
La giovane aveva forse si e no vent’anni. Era molto carina, esile, capelli lunghi e biondi. Piangeva disperatamente, singhiozzando, inginocchiata nel bel mezzo della strada. Vicino a lei, non molto distante, c’erano una tracolla e un giubbino in pelle rossa.
David aveva fermato l’auto al bordo della strada e Mary era scesa velocemente, dirigendosi verso la ragazza. Aveva cercato di tirarla su, ma quella aveva reagito spaventata, spingendola via. Mary non si era arresa. Qualcosa di veramente tremendo era capitato alla ragazza.
 
– Tesoro stai tranquilla! Non vogliamo farti del male … vogliamo aiutarti … Io sono Mary Margareth, sono un’educatrice professionale e lui è mio marito David … è avvocato … Ti hanno fatto del male? Come ti chiami?
 
La ragazza la lasciò avvicinare e inginocchiare davanti a sé. Una nuova ondata di lacrime scorse sulle sue guance mentre, singhiozzando, rispondeva all’ultima domanda di Mary.
 
– Emma … mi chiamo Emma Swan …
- Ti puoi alzare Emma? Ti portiamo in ospedale …
- Nooo! Non mi serve l’ospedale!
 
La giovane si liberò con uno strattone dalle mani che Mary le aveva poggiato sulle spalle.
 
– Stai calma Emma … a tutto c’è rimedio … sei sotto shock, ti dobbiamo portare ad un Pronto Soccorso … ti daranno un calmante …
- Non c’è nulla che si può rimediare! Ormai non si può fare più nulla! Il mio Kim … il mio Kim … me lo hanno ucciso!
 
David si era avvicinato e aveva sentito tutto. La ragazza era disperata, aveva visto uccidere “questo” Kim che diceva e, probabilmente, da come ne parlava era un uomo a lei molto caro. Mary tentò di far dire altro alla ragazza, ma questa si chiuse nel pianto.
 
– Mary … aiutiamola a salire in macchina! È importante portarla al Pronto Soccorso! Poi sarà necessario chiamare la polizia …
 
Mary annuì con la testa e si rivolse nuovamente alla ragazza.
 
 – Emma vedrai che il tuo Kim avrà giustizia … vieni con noi intanto, poi chiameremo la polizia …
 
Riuscirono a metterla in piedi e a farla entrare in macchina. Dal sedile anteriore Mary, voltata verso di lei, continuava a rivolgerle qualche domanda. Tra i pianti e i singhiozzi, la giovane riuscì a dire che Kim era il suo ragazzo, che era andata al suo appartamento, non molto distante dall’Università che lei frequentava, e lo aveva trovato con un uomo vestito di nero che lo minacciava con una pistola. Kim le aveva gridato di fuggire, poi tutto si era svolto troppo velocemente. L’uomo in nero aveva sparato …
 
Non riuscì a spiegare oltre, poiché la disperazione e il dolore per la perdita del ragazzo che amava, la spezzò nuovamente, provocandole ancora il pianto.
 
-o-
 
Era da più di un ora che si trovavano lì al Pronto Soccorso. Non era un codice rosso e non si erano occupati subito della ragazza. Mary le era stata vicina, seduta al suo fianco, tenendola abbracciata. Aveva un’aria da “bambina sperduta” quella ragazza! Mary conosceva bene quello sguardo! Lo vedeva tutti i giorni sui visi dei bambini che le arrivavano in Casa Famiglia.
David intanto era andato a chiamare la Polizia e presto sarebbe arrivata.
 
– Emma … tra poco ti visiteranno e io e David dovremmo andare a rilasciare la nostra deposizione alla Polizia. Tieni questo …
 
Le aveva messo in mano un biglietto da visita della sua Casa Famiglia.
 
– Sopra ci sono i nomi mio e di mio marito e i nostri numeri di cellulare … Se hai bisogno di noi chiamaci … per qualsiasi cosa Emma!
 
La giovane aveva annuito, con gli occhi bassi, gonfi ed arrossati dal pianto e i lunghi capelli biondi scompigliati. Dopo poco era stata chiamata da un’infermiera e ora si trovava su quel lettino, seduta in attesa del medico.
Mary non era ancora riuscita ad allontanarsi. David arrivò nello stesso momento del medico di turno. L’infermiera chiuse le tende davanti agli occhi di Mary Margareth.
 
– Amore … dobbiamo andare alla Polizia per la nostra deposizione. Arriverà una volante tra poco e se Emma non verrà ricoverata la porteranno alla “Centrale”, altrimenti la interrogheranno qui!
– Non è ferita … se non nell’anima! Credo che la dimetteranno con un calmante e la ritroveremo alla “Centrale” David …
- Le hai dato i nostri recapiti?
– Si certo!
– Hai fatto bene! Non credo che alla Polizia ci consentiranno di parlarle … se come dice lei c’è stato un omicidio … la prima indagata sarà proprio lei!
– Povera ragazza! Non solo ha assistito all’uccisione del ragazzo che ama … dovrà subire anche chissà che interrogatorio?!
- È possibile purtroppo … io potrò offrirmi come suo avvocato!
– Oh David! Sei un tesoro! Questo è uno dei motivi per cui ti amo! Sei un cuore d’oro!
– Naaah!
 
Mary Margareth si sollevò sulle punte dei piedi, portando le braccia al collo del marito e, mentre lui le cingeva la vita con le sue, gli diede un dolce bacio sulle labbra. 
 
 
Distretto di Polizia di Boston, qualche ora dopo.
 
Il Sergente Rogers guardava la giovane donna di razza caucasica che aveva difronte. Era stata prelevata dal Pronto Soccorso e portata da lui, in Centrale, circa tre ore prima. Non era stata ferita, non aveva subito forme di violenza fisica e aveva dichiarato che le avevano ucciso il ragazzo davanti agli occhi. Era palesemente affranta. Si stava ancora asciugando le lacrime con i polsini del maglioncino bianco che sporgevano dalle maniche del suo giubbino in pelle. Doveva interrogarla da capo. Qualcosa non quadrava in quello che aveva detto.
 
Rogers prese un pacchetto di fazzolettini di carta dal cassetto della sua scrivania e li porse alla biondina. Anche se di etnia diversa, quella ragazza le ricordava sua figlia Vivienne. Stessa età e stessa corporatura. Certo Emma Swan era bianca come il latte e sua figlia, come lui, era color cioccolata. Immaginò sua figlia nella stessa situazione e il suo cuore di padre provò pena per la giovane bionda. Non era il caso di ricominciare dai dati anagrafici, quelli li conosceva bene e corrispondevano a quanto già accertato. La giovane Emma Swan era nata a Chicago venti anni prima, figlia di un musicista e di una insegnante. Orfana dall’età di quattro anni. Residente a Boston, presso la zia materna fin dalla morte dei genitori. Frequentante con ottimo rendimento il secondo anno della  Facoltà di Psicologia presso la prestigiosa Harvard University, diplomata anche alla famosa Berklee College of Music, una virtuosa del clarino … Nessun precedente penale … una vita morigerata come quella della famiglia …
 
- Emma … Sei una brava ragazza e non vedo l’ora di rimandarti a casa da tua zia …
 
Emma aveva sollevato gli occhi sul viso bonario del robusto sergente di colore. C’era qualcosa che non andava, la sua voce lo faceva capire! Erano tre ore che stava lì e il Sergente aveva fatto e ricevuto diverse telefonate.
 
– Purtroppo nell’appartamento vicino all’Università che ci hai indicato … non c’è traccia né di colluttazione né di sangue!
– Non c’è motivo per cui debba esserci sangue nell’appartamento! Kim è stato ucciso sulle scale di sicurezza! Ho visto il suo corpo esanime e la camicia bagnata di sangue! Era sul pianerottolo sottostante, ha cercato di inseguire il suo assassino!
– Emma … figliola … non è stata trovata traccia di lui nemmeno sul pianerottolo che dici! Hai una sua fotografia?
 
Emma abbassò lo sguardo tristemente. Non aveva sue foto … non avevano avuto molte occasioni per fare foto … si erano incontrati così poche volte e quelle poche … non avevano avuto tempo di pensare a far fotografie!
 
Scosse la testa bassa in segno di diniego. Rogers si passò una mano sugli occhi stanchi, abbandonando la schiena alla spalliera della sedia girevole. Lunga nottata quella! Malediceva quei turni notturni e situazioni come quella che aveva coinvolto la ragazza davanti a lui.
Si vedeva da un miglio che fosse una ragazza inesperta e ingenua, sicuramente studiosa e colta, ma mancava nell’esperienza di vita. Aveva incontrato sicuramente un balordo che aveva approfittato della sua ingenuità!
 
 Le credeva, credeva a tutto ciò che gli aveva raccontato. Il cadavere comunque era sparito e l’appartamento era stato ripulito prima dell’arrivo della polizia. Inoltre il proprietario dell’appartamento non sapeva nemmeno di avere un inquilino in casa, erano mesi che l’appartamentino era sfitto! Almeno così credeva il proprietario! Non era la prima volta che dei delinquenti usassero case disabitate per i loro loschi intrallazzi!
 
Quel Kim Steward, che aveva incasinato Emma, doveva essere proprio un delinquente di quella risma. Decise di chiamare l’addetto all’archivio e vedere se avessero trovato qualche scheda segnaletica sul ragazzo.
 
 – Si Rogers! Sta venendo da te il Sergente Jefferson … è passato lui a prendere le schede segnaletiche … dovrebbe essere già lì veramente …
- Grazie Paul!
“Maledizione! Jefferson non ci voleva, la cosa si fa più complicata ora!”
 
La porta a vetri satinati del suo ufficio vibrò, sotto i due colpi battuti dal pugno di Jefferson. Rogers ne riconobbe la sagoma.
 
 – Avanti!
– Ciao Rogers! Piacere di vederti!
– Non mi sento di dire lo stesso di te Jefferson!
– Lei è Miss Emma Swan suppongo! Sono il Sergente Sebastian Jefferson!
 
Emma guardò il poliziotto appena arrivato. Si era presentato senza provare a darle la mano, gliene fu grata, non aveva nessun desiderio di aver contatti fisici, con nessuno in quel momento. L’uomo aveva tra i trenta e i quaranta anni, piuttosto piacente, occhi chiari e capelli neri. Aveva un sorriso beffardo dipinto sul volto che infastidì la giovane. Nonostante il suo piacevole aspetto, quel tipo di sorriso le suggerì di non fidarsi di lui.
 
– Vediamo un po’ cosa ha appuntato il nostro amico Rogers …
 
Jefferson si era messo seduto con una natica sulla scrivania di Rogers e gli aveva sottratto gli appunti da sotto il naso e li stava leggendo velocemente.
 
– Jefferson sei pregato di togliere il culo dalla mia scrivania! Prenditi una maledetta sedia se proprio devi fare il tuo lavoro!
 
L’uomo si alzò dalla scrivania e si appoggiò alla parete, difronte alla ragazza.
 
– Così lei conosceva la vittima da un mese circa!
– Si … cinque settimane …
- Quante volte lo ha incontrato in queste cinque settimane?
 
Emma abbassò gli occhi, quell’uomo aveva un’aria giudicante che non le piaceva e la imbarazzava. Conosceva veramente poco Kim … eppure si era innamorata di lui perdutamente nel giro di poche ore!
 
– Ci siamo incontrati sei volte in tutto …
- Sei volte?! E dice che era il suo fidanzato?
– Io non ho detto che fosse il mio fidanzato … stavamo insieme …
- E che significa per lei a vent’ anni stare insieme ad un uomo? Andarci a letto quando ne ha voglia? Una media di una a settimana?
– Ma come si permette! Chi pensa che io sia?!
– Jefferson stai attento a come parli alla ragazza!
– Miss Swan … o lei è un’ingenua o è una ragazza un po’ troppo facile no? In pratica non sa nulla di un uomo che le è stato ucciso sotto il naso e che lei dichiara fosse il suo ragazzo! In più il corpo non si trova dove lei dice! È sicura che si chiami Kim Steward il tipo?
– Io … io non sono sicura più di nulla … io l’amavo e l’ho visto morire senza poter far nulla … con me si è sempre comportato bene … era gentile … dolce … 
- Le ha detto di essere innamorato di lei?
 
Quello non glielo aveva mai detto. Kim non le aveva mai detto cosa provasse per lei, questa era la verità, ma era stato così amorevole e attento con lei che aveva pensato che anche lui provasse i suoi stessi sentimenti. Ora si stava rendendo conto che era stata veramente ingenua e le lacrime ripresero a correrle giù per le guance, mentre in un gemito rispondeva quella verità.
 
– No … non me l’ha mai detto!
– E lei studia Psicologia …
 
Doveva aspettarsela quell’osservazione! Non c’aveva capito niente di Kim?! Non poteva essere!
 
- Jefferson stai esagerando! La ragazza ha appena iniziato il secondo anno di Psicologia! Vedi di non offenderla gratuitamente, si vede ad un miglio che è una brava figliola! Non ha esperienza e un bel giovanotto potrebbe averla ingannata!
– Ora vediamo chi è questo “bel giovanotto” Miss Swan!
 
Emma si asciugò le lacrime con il fazzolettino di carta, ormai maciullato, che le aveva offerto Rogers.
Jefferson pose sul tavolo una cartellina gialla, dentro c’erano delle schede segnaletiche.
 
– Guardi attentamente queste foto Emma!
 
Il poliziotto le mise davanti tre fotografie.
 
– In archivio abbiamo tre segnalati con il nome che lei ci ha fornito!
 
Emma guardò le foto e per poco non ebbe un malore. Il suo Kim era nella fotografia centrale. Una foto segnaletica di qualche anno prima. Poteva avere sui diciannove anni in quella scheda segnaletica. Le si riempirono nuovamente gli occhi di lacrime. Kim era veramente un delinquente comune?!
 
 – Io … io non posso … crederci … mi aveva detto di essere un avvocato … ci vedevamo il venerdì sera a casa sua … gli altri giorni era sempre fuori per lavoro …
- Questo le aveva detto? E bravo il nostro Kim! È fortunata di non aver fatto una brutta fine anche lei Miss Swan! L’uomo che indica fa, o meglio faceva, parte della criminalità organizzata nello spaccio di droga. Abbiamo ritrovato il suo cadavere non nell’appartamento ma nel fiume Mystic!
 
Rogers sussultò.
 
– Coosa?!
– Si Rogers … un’oretta fa. Vuole procedere al riconoscimento Miss Swan?
– No … non me la sento Sergente … non mi obblighi la prego …
 
Mentre la giovane ricominciava a piangere, Rogers guardava torvo Jefferson. Non era necessario che lei riconoscesse il cadavere. Il cellulare di Jefferson squillò nella sua tasca.
 
– Ecco! Vai a rispondere di là Sebastian, almeno smetti di torturare la ragazza! Emma non è necessario il riconoscimento, non è stato in acqua troppo tempo … sarà confrontato con la foto!
 
 
Dublino, contemporaneamente.
 
L’uomo di spalle sedeva ad una scrivania cosparsa di documenti. Non poteva aspettare oltre e aveva alzato la cornetta restando ancora nel dubbio di chiamare o meno. Poi, tormentando con le dita della mano sinistra i due ciondoli della catena che portava al collo, si era deciso. Passando la cornetta dalla destra alla sinistra, aveva smesso di torturare i ciondoli e aveva composto il numero.
Winter Soldier aveva risposto dopo alcuni squilli.
 
– Il corpo è stato ritrovato?
– Ovviamente my Captain!
– La ragazza?
- È stata soccorsa  da una coppia di coniugi …
- Chi sono? Sai che voglio sapere ogni dettaglio!
– Dai “Cuore di ghiaccio”! Non ti arrabbiare! Sono un avvocato, David Noland e sua moglie Mary Margareth! Due bravi cristiani! Hanno una casa famiglia nella periferia di Boston …
– Lei come sta?
– In una valle di lacrime direi! Ma non poteva essere diversamente, se non sbaglio le hanno ammazzato l’uomo di cui si è innamorata no?
 
All’altro capo si sentì solo silenzio, poi Winter Soldier avrebbe giurato di aver sentito un sospiro. Non poteva vedere “Cuore di ghiaccio” che stava tormentando nuovamente i ciondoli della sua catena, stringendoli nel pugno, quasi volesse distruggerli e tirandoli tanto da sentire il metallo della catena conficcarsi dietro il collo. Dopo qualche secondo si sentì nuovamente la sua voce calda e direttiva.
 
– Fai in modo che abbia tutto il supporto psicologico di cui ha bisogno! Sai chi devi chiamare!
– Come desideri mio Capitano.
 
L’uomo alla scrivania riattaccò la cornetta e rimase a fissarla con i suoi occhi azzurri. Si passò la mano destra sulla fronte, affondando con le dita tra i capelli neri ribelli. Gli ricaddero sulla fronte e lui portò la mano dietro la testa, poggiandosi all’alta spalliera della sedia ergonomica. La sedia dondolò leggermente all’indietro. Chiuse gli occhi e rivide quelli verdi della ragazza, la sua disperazione, mentre batteva le mani al vetro scuro del Suv Maserati, chiedendo aiuto.
 
“Mi dispiace Baby … non puoi immaginare quanto mi dispiace tutto questo …”
 
 
 
Angolo dell’autrice

Abbiamo scoperto cosa è accaduto alla giovane in mezzo alla strada e saputo chiaramente di chi si tratta. Ha perso crudelmente il ragazzo di cui si è innamorata ed ha scoperto che non era il “bravo ragazzo” che credeva. Una brutta situazione quella in cui si è trovata Emma Swan. Non si sa ancora nulla di preciso sulle cause e le dinamiche e … sull’assassino. Tutto darà una svolta particolare alla sua vita, anche l’incontro con Mary e David avrà la sua importanza per la sua crescita personale e per superare il dolore. Nel prossimo capitolo Emma incontrerà una persona che per lei sarà molto speciale e sarà lo sprono per diventare la persona che è ai giorni nostri. Staremo a vedere. Il prossimo capitolo è in stesura, ma non so quando lo pubblicherò, spero tra un paio di Domeniche. Date un’occhiata, magari mi ritrovate quando meno ve lo aspettate. Grazie a chi ha recensito e a chi lo farà, a chi legge in silenzio e a chi ha inserito nelle varie categorie.
Buona settimana a tutti.
Lara
 
   
 
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