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Autore: Abby_da_Edoras    21/06/2017    4 recensioni
Siamo nella terza stagione e questo è l'escamotage che ho immaginato per raccontare gli eventi che portano all'uccisione di Finn e Cami per mano di Lucien... senza dover raccontare gli eventi. Infatti, mentre tutto ciò avviene, noi accompagneremo Tristan in un suo terribile incubo, procuratogli da un incantesimo di Freya su richiesta di Hayley. E saranno momenti terribili per lui, finché non arriverà qualcuno a salvarlo...
Ringrazio ancora Aliseia per le sue bellissime storie e per avermi "contagiata" con l'amore per questo fandom.
Non scrivo a scopo di lucro e i personaggi non appartengono a me, bensì a registi, autori e produttori di The Originals.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elijah, Freya Mikaelson, Hayley, Klaus, Tristan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Blanc ou Noir'
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Seconda parte

 

Trascorsero minuti, poi ore. Tristan, con la mente sempre più sconvolta dall’angoscia, non riusciva più a mantenere il senso del tempo e dello spazio, non capiva se si trovasse in quella caverna da qualche ora o da settimane. Più e più volte aveva avuto la tentazione di lasciarsi andare, ma si scuoteva pensando ad Aurora e faceva violenza a se stesso per muovere ancora qualche passo, appoggiando le mani tremanti alle pareti di roccia per cercare qualcosa che gli permettesse di sfuggire a quel destino atroce.

Ad un tratto la sua mano incontrò un ostacolo, qualcosa di duro infisso nella roccia. La sua attenzione si risvegliò e lo portò ad osservare meglio ciò che la sua mano aveva urtato. La luce che filtrava dall’apertura era fievole, ma sufficiente per permettergli di vedere bene di cosa si trattasse: era il primo di una serie di gradini di ferro che salivano verso l’uscita.

Il cuore di Tristan sobbalzò: ce l’aveva fatta, quella era la salvezza che aveva cercato disperatamente per tanto tempo! Mise un piede sul gradino e si sforzò di tirarsi su aggrappandosi con le mani intirizzite a quello superiore, ma non aveva fatto i conti con la propria stanchezza, il gelo che aveva fiaccato la sua resistenza e l’intorpidimento di braccia e gambe. Perse l’appiglio e ricadde nell’acqua che ormai gli arrivava al collo. Andò sotto, il liquido gelido gli invase il naso e la gola e lo fece precipitare in un vortice di terrore. In preda al panico, si dibatté per tornare in superficie e riprendere aria, tossendo e sputando acqua, risalendo con tanta veemenza da andare a sbattere contro la parete di roccia che gli spaccò un sopracciglio.

Negli istanti successivi Tristan perse la testa: un gemito da bestia ferita gli uscì suo malgrado dalle labbra, si buttò contro la parete artigliandola e straziandosi le dita, in cerca dei gradini che adesso non riusciva più a vedere.

“Per favore, per favore…” lamenti e singhiozzi che il giovane non riusciva più a trattenere, “devo uscire di qui… Aurora, Aurora!”

 

Mentre Tristan pativa il suo supplizio, prigioniero dell’incantesimo di Freya, la situazione per i Mikaelson non era meno drammatica. Elijah, coadiuvato da Vincent e Finn, aveva liberato Freya, ma il piano di Lucien aveva avuto comunque successo e il vampiro si era trasformato nella Bestia della Profezia, riuscendo persino a mordere Finn. La strega Mikaelson lo aveva temporaneamente neutralizzato per avere la possibilità di riportare il fratello gravemente ferito a casa Mikaelson, con l’aiuto di Elijah; tuttavia Finn era in preda a convulsioni e a dolori lancinanti ed era stato chiaro che il morso di Lucien aveva sviluppato in lui il veleno del lupo. Klaus era stato immediatamente allertato affinché tornasse a New Orleans in tutta fretta per dare il suo sangue al fratello e guarirlo dall’avvelenamento.

Non appena Klaus giunse in casa e si dedicò a curare Finn, Freya rammentò che c’era qualcun altro che, in quel momento, stava soffrendo una tortura parimenti atroce, sebbene solo mentale, così decise di informare subito Elijah a proposito dell’incantesimo che aveva operato su Tristan, spiegandogli in che cosa consisteva ma senza rivelare che era stata Hayley a chiederle di compierlo.

L’Originale era molto in ansia per Finn e in qualsiasi altra circostanza avrebbe preferito restare al suo fianco piuttosto che verificare le condizioni di Tristan… però, durante quella terribile giornata, aveva avuto modo di riflettere sulle responsabilità del Conte De Martel rispetto a quelle di Lucien. Tristan aveva mentito e manipolato tutti per i suoi scopi e senza dubbio puntava anche lui a strappare il potere agli Originali, ma ciò che aveva ideato Lucien era ancor più crudele e agghiacciante, pensando anche ai tanti lupi e vampiri catturati e sottoposti a esperimenti per giungere al maledetto siero che lo aveva trasformato in Bestia. Elijah non poteva fare a meno di rimproverarsi per aver commesso un gravissimo errore di giudizio sottovalutando Lucien e punendo con tanta severità Tristan e adesso, forse, a causa sua, i Mikaelson erano condannati a soccombere alla Profezia.

“Andiamo immediatamente nella mia stanza a controllare le condizioni di Tristan” disse Elijah alla sorella, precipitandosi su per le scale e dirigendosi verso la camera dove si trovava il giovane. “Sei in grado di spezzare l’incantesimo su di lui?”

Nel frattempo i due erano giunti nella stanza ed, entrati, avevano visto che Tristan era ancora vittima del sonno ipnotico provocato dalla magia. Ciò significava che in tutto quel tempo non era riuscito a vincere la sua paura e a trovare la strada per uscire dalla trappola…

“Questo incantesimo non può essere spezzato” spiegò Freya, ora consapevole di aver esagerato. “L’unico modo che Tristan ha per salvarsi è riuscire a trovare la via d’uscita, soltanto così la magia si annullerà. Ma ormai è passato così tanto tempo che io credo che…”

“Cosa possiamo fare, allora?” la interruppe bruscamente Elijah.

“L’unica cosa che posso fare è farti entrare nella sua prigione mentale” rispose la strega. “Ti farò arrivare all’uscita e, da lì, potrai guidarlo verso la salvezza. Te la senti?”

“Certo che sì” replicò impaziente l’Originale. Il suo nervosismo mascherava il rimorso per essersi completamente disinteressato di Tristan fino a quel momento. Questa volta non poteva raccontarsi scuse per discolparsi: sapeva troppo bene che, se non era andato nemmeno a vedere come stava e lo aveva abbandonato a se stesso, non era stato perché era preoccupato per i pericoli che minacciavano la famiglia. Averlo ignorato era stata una scelta consapevole, dettata dalla rabbia che aveva provato contro di lui dalla sera precedente. “Mandami là e fallo in fretta!”

Freya pronunciò le parole dell’incantesimo e, in pochi attimi, Elijah si ritrovò all’imboccatura della caverna sommersa nella quale Tristan era prigioniero. Si sporse dall’apertura cercando di scorgerlo nel turbinare delle acque sotto di lui.

Tristan, nel frattempo, aveva proseguito nei suoi tentativi di arrampicarsi sui gradini di ferro ma questi erano tanto scivolosi da fargli perdere continuamente la presa, aveva le mani sanguinanti e doveva combattere anche contro la violenza dell’acqua che cercava di trascinarlo via. Le sue forze erano giunte allo stremo e il giovane era sul punto di cedere quando la voce di Elijah gli giunse come un soffio di speranza.

“Tristan! Andiamo, Tristan, afferrati a quei gradini e sali verso di me!” lo udì esclamare. “Questa è la via d’uscita, ancora uno sforzo e ce la farai.”

Esausto, il Conte De Martel alzò lo sguardo incredulo verso il suo Creatore. I suoi occhi erano pieni di tutta la paura e l’angoscia del mondo.

Con la forza della disperazione, Tristan si afferrò di nuovo al gradino superiore e tentò di tirarsi su, ma il piede gli scivolò e solo aggrappandosi convulsamente al ferro con le mani sempre più deboli riuscì a non farsi trascinare via dall’impeto dell’acqua.

“Non ci riesco… non ce la faccio…” mormorò, sconfitto.

“Certo che ce la fai” insisté Elijah, sporgendosi verso di lui e tendendogli una mano. “Avanti, ti basterà salire un paio di quei gradini e poi mi darai la mano e sarò io a tirarti su.”

Tristan scosse il capo, senza avere più nemmeno l’energia per rispondere.

“Tristan, guardami!” ordinò allora Elijah, autoritario. Doveva spingere il ragazzo a reagire in qualsiasi modo o l’avrebbe perso per sempre. “Guarda verso di me, sali ancora due gradini e poi afferrami la mano. Hai capito bene?”

Il giovane Conte, scosso da quella voce imperiosa, obbedì. Ancora una volta soggiogato dal suo Signore, raccolse le ultime forze che gli restavano per fare quello che lui gli aveva ordinato. Salì un gradino, poi un altro, tese la mano verso quella di Elijah… ed esitò.

Negli occhi chiarissimi e sbarrati l’Originale lesse come in un libro aperto il pensiero che aveva attraversato la mente di Tristan: Elijah non l’avrebbe salvato, voleva afferrargli la mano per spingerlo sott’acqua e abbandonarlo di nuovo a quel supplizio.

“Tristan, non ti farò del male, sono venuto per salvarti, non sono stato io a mandarti qui!” insisté Elijah, con una nota di disperazione nella voce che non gli era affatto abituale. “Fidati di me, dammi la mano o sarà troppo tardi.”

Cosa poteva fare? Tristan si rese conto che, in ogni caso, per lui non c’erano alternative. Non sarebbe riuscito a liberarsi con le sue sole forze e, se Elijah voleva punirlo, lui non era in grado di difendersi in alcun modo. Andasse come andasse, ancora una volta il Conte De Martel lasciò che fosse il suo Creatore a decidere del suo destino. Allungò la mano e sfiorò quella di Elijah.

L’Originale afferrò in una stretta decisa la mano di Tristan, consapevole che non poteva lasciarsela sfuggire o non avrebbe avuto una seconda occasione. Con uno strattone violento lo tirò verso di sé, afferrandogli nel contempo l’avambraccio con l’altra mano. La spinta li fece rotolare entrambi sul terreno, fuori dall’imboccatura della caverna, con Tristan affannato e ansante, abbandonato sul petto di Elijah.

“Che cosa ti avevo detto?” gli disse l’Originale, staccandolo con insolita delicatezza da sé e deponendolo a terra. “Non ti avrei fatto del male, non me ne hai dato motivo e adesso la mia famiglia ha più che mai bisogno del tuo aiuto. Riposati e riprenditi, è finita.”

In quello stesso istante, Elijah fu richiamato alla realtà da Freya, allarmata e disperata.

“Elijah, presto, devi scendere di sotto!” esclamò, con le lacrime agli occhi. “Il sangue di Klaus non sta avendo effetto e Finn… Finn sta morendo…”

L’Originale trasalì e si affrettò a seguire la sorella, raggiungendo il resto della famiglia che attorniava Finn.

“Hayley e io abbiamo scoperto che Lucien sintetizzava il veleno di tutti i branchi di lupi esistenti” mormorò Klaus, impotente e con gli occhi lucidi di lacrime. “Io non posso fare nulla per Finn, il mio sangue non è abbastanza potente da salvarlo!” 

Mentre tutta la famiglia si stringeva attorno al fratello morente, al piano di sopra Tristan, con un ansito e un sobbalzo, ritornava alla realtà e si guardava attorno sconcertato. Era solo. Era nella stanza di Elijah, come sempre. Forse era stato tutto un sogno spaventoso e nulla di più? Eppure era sembrato così realistico, così vero.

Scuotendo il capo, Tristan si alzò dal letto per schiarirsi la mente facendo due passi per la stanza. L’esperienza avuta in sogno continuava a tormentarlo, tutto ciò che aveva provato era stato talmente realistico… tuttavia non era la prima volta che aveva degli incubi in cui si ritrovava prigioniero del container, a provare ancora e ancora la terrificante tortura dell’annegamento. Che diamine, lo sognava fin troppo spesso!

Ma questo era stato diverso.

Tanto per cominciare, non era nel container ma in una strana caverna e doveva trovare la strada per fuggire… no, non era il solito sogno in cui riviveva quei momenti atroci. E poi c’era Elijah nel suo sogno, Elijah che, incomprensibilmente, era venuto a salvarlo…

“Appunto per questo dovrei capire che era solo un sogno” mormorò tra sé Tristan, con un sorriso amaro. Elijah era andato a riprenderlo dal container soltanto perché pretendeva il suo aiuto, altrimenti sarebbe rimasto negli abissi per l’eternità, non aveva senso quello che era accaduto in quel suo strano sogno.

Poi Tristan si avvide di due cose che lo sorpresero: la prima era che fuori, come poteva vedere dalle imposte socchiuse, era buio. Era possibile che avesse dormito quasi ventiquattro ore, dalla sera prima? E la seconda era che la porta della camera, solitamente chiusa a chiave, era semiaperta. Nella fretta di accorrere al capezzale di Finn, Elijah e Freya non si erano curati di richiuderla. Incuriosito e pur sapendo che, con ogni probabilità, avrebbe finito per pentirsene, Tristan aprì piano la porta e uscì dalla stanza.

C’erano delle voci al piano inferiore, sembravano provenire dal patio. Attratto suo malgrado, il giovane le seguì e iniziò a scendere lentamente le scale per vedere con i suoi occhi che cosa stava accadendo.

La scena che gli si presentò davanti era talmente inaspettata da bloccarlo a metà dello scalone, incapace di muovere un solo muscolo. Tutta la famiglia Mikaelson era riunita nel patio, stringendosi accanto a qualcuno disteso sul divano che Tristan non riusciva a scorgere ma che, con ogni evidenza, era in punto di morte.

Com’erano diversi i Mikaelson in quel momento, quanto sembravano fragili!

Freya piangeva, Klaus stringeva la spalla del moribondo e anche lui pareva sull’orlo delle lacrime; l’irriverente Kol mostrava un dolore e una commozione inusuali per lui e Elijah… Elijah teneva forte la mano dell’uomo tra le sue, il suo volto e i suoi occhi erano colmi di dolore e la sua voce pacata e tenera come Tristan non aveva mai immaginato potesse essere.

“Siamo qui, fratello, siamo qui, non ti lasceremo solo” diceva.

Fratello? Ma allora l’uomo che sta morendo è… Finn?

Non poteva che essere così e i Mikaelson erano tanto distrutti perché qualcuno era riuscito a colpire a morte un membro della loro famiglia. Tristan avrebbe dovuto gioirne, finalmente anche loro capivano cosa significasse soffrire l’atroce pena di perdere qualcuno tanto amato… eppure ciò che provava non era gioia, l’unica cosa che riusciva a fare era continuare a guardare il volto addolorato di Elijah, risentire il tono affettuoso e rassicurante delle sue parole e sentirsi morire dentro.

All’improvviso Elijah alzò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono quelli di Tristan, ancora immobilizzato a metà dello scalone.

Fu un attimo. L’Originale distolse lo sguardo e ritornò a posarlo sul fratello morente, mentre Tristan approfittò della sua distrazione per ripercorrere il più silenziosamente e in fretta possibile le scale, ritornarsene diritto in camera e chiudere la porta.

Cosa sarebbe successo, ora? Elijah si sarebbe di nuovo infuriato con lui per averlo sorpreso in un momento in cui era vulnerabile? Oppure lo avrebbe punito per sfogare su di lui la rabbia e il dolore per la morte di Finn?

Tristan si sedette sul letto, attendendo, ma non accadde nulla. Con stupore, si rendeva conto del fatto che non gli sarebbe importato niente se anche Elijah avesse voluto prendersela con lui, non era questo a turbarlo.

Non potrei mai sopportare di veder morire Elijah in quel modo e senza poter fare nulla… pensava, vergognandosi del suo stesso pensiero e della spina dolorosa che gli si conficcava nel cuore mentre lo formulava. L’unica cosa che può tranquillizzarmi è che, se il mio Creatore morisse, io morirei con lui e non dovrei subire lo strazio di perderlo…

Com’era possibile che il suo asservimento lo avesse condotto a dipendere così tanto dal suo Sire?

 

 

FINE

 

 

 

 

   
 
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