Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Thalassa_    21/06/2017    5 recensioni
Albus lo stava guardando, in attesa, occhi verdi in occhi verdi. Guardare suo figlio era come guardare uno specchio che lo riportava a quando aveva lui quindici anni, riportando alla luce ogni sorta di ricordi, piacevoli e spaventosi, divertenti e tristi. Albus aveva i suoi capelli neri, forse solo appena più lisci e ordinati, la sua statura, il suo naso e i suoi occhi; ma quasi nient’altro.
Era circondato di amore quanto Harry era stato bisognoso di affetto, eppure lo rifuggiva; era sfuggente, chiuso, non alzava mai la voce – i muri della Tana se la ricordavano, la voce di Harry, quando aveva quindici anni e sbraitava contro le ingiustizie del mondo; aveva un umorismo ironico e tagliente, e Harry lo adorava, suo figlio, tanto diverso, tanto complicato e incomprensibile, suo figlio. Ma di tutte le cose che avresti potuto prendere da me, Al, pensò Harry, amareggiato, proprio le manie di persecuzione?

***
Harry iniziava sinceramente ad allarmarsi. “Cosa sta succedendo a Hogwarts, Neville?” chiese.
Neville sospirò.
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo IV
 
“Harry?”
La voce di Ginny arrivò come un lamento da un punto indefinito sotto le coperte aggrovigliate.
“Ma che ore sono?” brontolò. Harry sorrise. Le era sempre piaciuto sommergersi completamente sotto il piumone per dormire, d’inverno.
“Scusa amore, non volevo svegliarti. Torna pure a dormire, è presto” le sussurrò.
Un grugnito indefinito fu l’unica risposta. Harry tornò a rileggere la lettera per la quattordicesima volta, sperando di trovarci qualcosa che non avesse notato nelle tredici letture precedenti. Un indizio, una prova, un appiglio qualsiasi a cui aggrapparsi…
Dopo una lotta di qualche secondo, Ginny emerse dalla sua trappola di coperte, scarmigliata e bellissima.
“È di nuovo quella stupida lettera, vero?” biascicò, prima ancora di aprire gli occhi.
“Certo che no, tesoro” mentì Harry, nascondendola dietro la schiena in maniera così palese che Ginny scoppiò a ridere. La sua risata si spense all’improvviso per tramutarsi in una maschera di orrore quando vide l’ora segnata dalla sveglia sul comodino.
“Harry, sono le sei del mattino!” mugolò disperata, affondando la testa nel cuscino. Riemerse, guardò suo marito negli occhi e iniziò a prenderlo a cuscinate. “Le sei del mattino di domenica!”
L’accusa era talmente grave e la sua colpevolezza talmente evidente che Harry non trovò nulla da controbattere. Si sforzò di assumere un’espressione contrita, sperando di giocarsi la carta della pietà.
Ginny sospirò, abbassando il cuscino con aria sconfitta.
“Non guardarmi con quegli occhioni, Harry” disse irritata, puntandogli contro un dito ammonitore, “è solo che pensavo che sai, ora che finalmente Lily è a Hogwarts, saremmo riusciti a dormire almeno nel weekend!”.
Sorrisero entrambi, pensando alla piccola di casa Potter che per undici anni era piombata implacabile nella loro stanza alle sei del mattino, puntuale come un orologio svizzero. Le avevano provate tutte: promesse, minacce, due gocce di Pozione Sonni Tranquilli nel latte alla sera (Harry si era sentito un genitore orribile), Muffliato intorno alla sua camera, vetri oscurati per non far entrare la luce dell’alba, avevano persino incantato tutti gli orologi della casa affinché indicassero la mezzanotte da mezzanotte alle otto, ma nulla aveva mai funzionato.
Ogni domenica mattina alle sei, uno scoiattolino con i capelli rossi si lanciava nel loro letto e cominciava a saltellare al grido di guerra di “Mamma mamma mamma, giochiamo? Papà? Papà, facciamo un gioco?”.  Anche se ora Lily era cresciuta, la tradizione era rimasta. Così, anche se ormai era grande per giocare con mamma e papà, ogni domenica delle vacanze estive si era premurata di svegliare i suoi genitori. Harry ci aveva fatto l’abitudine, e anche ora che Lily era a Hogwarts spesso si svegliava presto anche nel weekend, soprattutto quando aveva pensieri che lo disturbavano, come quella lettera.
Ginny sembrava essersi rassegnata al fatto che non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi e si mise a sedere a gambe incrociate sul letto.
“Chissà come sta andando la piccola a Hogwarts” commentò Harry. Probabilmente avrebbero continuato a chiamarla ‘la piccola’ fino ai trent’anni.
“Ah, lei benissimo” rispose Ginny, con piglio sicuro, “io mi preoccuperei per le sue compagne di stanza!”. Risero insieme.
“Dubito che svegli anche loro a quel modo, se è sopravvissuta fino al terzo anno” osservò filosoficamente Harry. Rimasero qualche secondo in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.
“Allora?” domandò Ginny.
“Allora cosa?”.
“Non pensare che mi sia scordata del motivo per cui mi hai svegliata, Harry”.
Harry sospirò, ed estrasse la lettera controvoglia. Ginny gli prese una mano tra le sue e lo guardò; nei suoi occhi nocciola c’era un’espressione decisa e rassicurante.
“Harry, ti ricordi i primi anni dopo la guerra? Al Dipartimento Auror ricevevate lettere anonime come questa un giorno sì e l’altro pure. Megalomani, esaltati, gente in cerca di attenzione. Quante volte si sono poi rivelate segnalazioni vere?”.
“Qualche volta” grugnì Harry, ostinato, ma sia lui che Ginny sapevano che ‘raramente’ sarebbe stata una stima molto più accurata. Harry si sfiorò distrattamente la fronte, accarezzandosi la cicatrice. Cara, vecchia cicatrice…
“Ginny, non prendermi per pazzo, ma a volte rimpiango i tempi in cui mi faceva male la cicatrice. Voglio dire, era orribile, ma almeno avevo un campanello d’allarme, capisci? Ora posso affidarmi solo alle mie intuizioni, senza sapere se sono sulla strada giusta. È snervante”.
Ginny gli stava accarezzando distrattamente i capelli.
“Bene, vorrà dire che dovrai presentarti all’appuntamento” annunciò.
“Cosa?” esclamò Harry, sorpreso. “Ma se fino a due minuti fa eri contraria!”.
“Lo sono ancora” rispose infastidita “ma ti conosco, e so che non ti darai pace finché non sarai andato in fondo alla questione. Prima ti convincerai che si tratta solo di uno scherzo di cattivo gusto e prima torneremo a dormire la domenica mattina!”. Harry guardò sua moglie con un misto di ammirazione e gratitudine. Per un folle momento, pensò a come sarebbe stata diversa la sua vita se, svegliandosi alla mattina pieno di preoccupazioni, non si fosse trovato davanti Ginny – coraggiosa, inaffondabile Ginny – ma una piagnucolosa Cho Chang.
“Ginny” annunciò “sono molto contento di averti sposato!”
 
Nel frattempo, a Hogwarts
 
“Buongiorno! Sveglia, ragazze, svegliaaa!” trillò una voce allegra. Samantha raccolse le forze per sollevare le palpebre di mezzo millimetro, sufficiente per vedere un turbinio di capelli rossi volteggiare nella stanza.
“Lily, ti ammazzo” bofonchiò, nascondendo la testa sotto il cuscino.
“Ma che ore sono?” chiese una voce assonnata proveniente dalla sua sinistra.
“Quasi le sette! Io sono già sveglia da quarantacinque minuti!” rispose vivacemente Lily. “Sam, non ci provare neanche!”
Samantha sentì che il cuscino le veniva strappato con la forza. Allungò istintivamente la mano per prendere la bacchetta, ma scoprì che non era al suo posto.
“Cerchi questa?” chiese Lily in tono canzonatorio, indicando il proprio comodino.
Oh, perfetto. Per lanciare una maledizione a Lily sarebbe dovuta andare dall’altra parte della stanza per recuperare la sua bacchetta, ma così facendo si sarebbe alzata svegliandosi del tutto, che era esattamente quello che Lily voleva. Decise di rimanere ancora un minuto nel limbo del dormiveglia, cuscino o non cuscino.
“LE SETTE? Lily, ti rendi conto che oggi è domenica, vero?” domandò Agatha, orripilata.
“E tu ti rendi conto che oggi ci sono le selezioni per la squadra di Quidditch, vero?” ribatté Lily. “E avete il coraggio di definirvi le mie migliori amiche?”.
Senza il cuscino a isolarla, non c’era modo di tenere le voci fuori dal suo meraviglioso limbo, perciò Samantha si rassegnò a unirsi al battibecco.
“Lily, nessuna di noi a parte te vuole partecipare alle selezioni” borbottò, cercando di far ragionare l’amica. Anche solo per il fatto che quel genio di James Potter le ha fissate alle sette del mattino. “Voglio dire, sarebbe fantastico, ma io non vengo da una famiglia di giocatori di Quidditch in cui mi hanno messo sulla scopa a due anni, perciò non ho nessuna possibilità di entrare in squadra al terzo anno”.
“Dai Sam, vieni anche tu!” cinguettò Agatha.
Con orrore, Samantha si accorse che Agatha si era alzata e si stava vestendo con il sorriso sulle labbra. Ad Agatha il Quidditch non interessava, ma non si sarebbe lasciata sfuggire per nulla al mondo l’opportunità di avere una buona scusa per fissare James Potter per ore senza sembrare un’ebete.
Samantha sbuffò; ora che Agatha si era alleata con il nemico, era decisamente in minoranza.
“Potresti provare lo stesso, non sei male!” rincarò Lily. “Ti prometto che se vieni oggi, nel tempo libero ti aiuterò ad allenarti, così l’anno prossimo arriverai pronta alle selezioni e giocheremo insieme!”
Tutte le sue difese erano ormai cadute. Sam sospirò e si alzò in piedi, rassegnata.
Venti minuti più tardi, era seduta sugli spalti di fianco ad Agatha, addentando voracemente le frittelle che Lily aveva dato loro giusto il tempo di trafugare velocemente dal tavolo della colazione. Si erano posizionate proprio in prima fila, davanti ai giocatori, naturalmente su insistenza di Agatha, anche se Samantha le aveva detto che appena avessero incominciato a volare si sarebbero spostate più in alto per vedere meglio. A parte loro due e gli aspiranti giocatori, il campo era praticamente deserto; l’idea di James di fare le selezioni alle sette del mattino, quando la gente normale dormiva o faceva colazione, per mantenere la riservatezza aveva funzionato. Samantha sapeva, dai racconti di Lily, che quando si trattava di Quidditch James aveva un’ossessione per la privacy che avrebbe fatto impallidire i funzionari ministeriali addetti allo Statuto di Segretezza.
“Agatha, la finisci quella ciambella?”
“Eh?” Agatha sembrò risvegliarsi da un sogno ad occhi aperti. “No, mangiala pure” rispose in tono sognante, tornando a posare lo sguardo sul Capitano di Grifondoro. Samantha alzò gli occhi al cielo e ringraziò silenziosamente che l’inappetenza fosse uno dei sintomi da innamoramento.
“Spia nemica!” urlò un ragazzo del quarto anno vicino a Lily. Samantha vide chiaramente Lily tirargli una gomitata nello stomaco che gli strappò un suono soffocato. Tutti si voltarono a guardare Albus Potter, che stava accompagnando Rose al campo.
“Al!” tuonò James, furibondo. “Cosa credi di fare?”
“Vorrei entrare in squadra” rispose Albus, sarcasticamente.
“Non vogliamo Serpeverde tra i pie-”
“James, sai che non capisco nulla di Quidditch e anche se vedessi uno schema non lo riconoscerei, e comunque queste sono le selezioni, non gli allenamenti, quindi non penso che potrei carpire nessuno dei tuoi preziosi segreti. Sono venuto a fare il tifo per nostra sorella” aggiunse Albus, rimarcando le ultime parole in tono di sfida. Lily gli rivolse un sorriso smagliante.
“Oh, giusto” borbottò James, confuso. “Bene! Mio fratello è il benvenuto, e nessuno si azzardi a dire il contrario!” annunciò, piuttosto incoerentemente. Sam scoppiò a ridere, mentre Albus si andò a sedere un po’ distante da loro, scuotendo la testa.
Ora che era arrivata anche Rose (sicuramente in ritardo per colpa di suo cugino), la vecchia squadra era al completo.
“Possiamo cominciare!” annunciò James, mettendo fine al brusio tra i candidati. “Allora, l’anno scorso si sono diplomati il nostro precedente Capitano, Manfred Wood, e AnnaLou Jones. Quindi, si sono liberati un posto da Battitore e uno da Cercatore. Ora, cominciamo subito dal nuovo Battitore, perché deve lavorare bene in coppia con Paul…”
“Non puoi sapere Paul sarà ancora in squadra!” lo interruppe Rose. “I vecchi giocatori devono partecipare alle selezioni per essere riconfermati, è la regola!”
“Questo vale anche per i Cacciatori, James” si intromise Jordan.
“Non ho bisogno di una selezione per sapere che io, te e Rose siamo il trio di Cacciatori più forte e compatto di tutta Hogwarts!”.
“Sì, ma è la regola” insistette Rose, testarda.
“E va bene” si arrese James, spazientito. “C’è qualcuno che vuole provare a scalzare una di queste due furie dal ruolo di Cacciatore di Grifondoro per quest’anno?”
Silenzio. Nessuno alzò la mano. E chi avrebbe avuto il coraggio di farlo? Quei tre insieme erano imbattibili e avevano portato Grifondoro alla vittoria per tre anni di fila. Squadra che vince non si cambia, pensò Samantha. Forse sarebbe stato meglio scegliere un altro ruolo in cui allenarsi con Lily.
“Ottimo” disse James, asciutto. “Cacciatori riconfermati: James Sirius Potter, Sarah Jordan e Rose Granger-Weasley. Qualche obiezione, signorina Wizengamot?”
“Nessuna, Vostro Onore” rispose Rose con un sorriso.
“Meno male. Passiamo finalmente ai Battitori, venite pure avanti” riprese James.
Samantha tenne lo sguardo incollato sui giocatori per l’ora successiva. Adorava il Quidditch dal suo primo giorno a Hogwarts, quando per la prima volta aveva visto un’immagine di sette giocatori che sfrecciavano nel cielo su manici di scopa, e le era sembrato mille volte più affascinante di qualsiasi sport babbano. Mentre osservava le selezioni, analizzava pro e contro di tutti i ruoli per decidere su quale concentrarsi.
La selezione del nuovo Battitore fu lunga e difficoltosa. Alcuni dei ragazzi che si erano presentati alle selezioni erano davvero terribili, e Samantha provò pena per loro. Ho fatto bene a non presentarmi quest’anno, pensò, sentendosi terribilmente in imbarazzo per un suo coetaneo che si era appena colpito da solo con la mazza. Alla fine James scelse un ragazzo del sesto anno con le spalle larghe, un certo Edmund Caster. L’altro Battitore, Paul Thomas, non sembrava per niente convinto, ma non c’era niente di meglio a disposizione. “Vi serve solo un po’ di affiatamento in più” cercò di rassicurarlo James. “Faremo allenamenti intensivi per voi due”.
Dopo i Battitori, fu il momento dei Portieri. Samantha ammirava rapita i passaggi precisi e puliti di Rose, i tiri imprevedibili di Jordan, le acrobazie di James…sarebbe rimasta a guardarli incantata per ore. Nessuno dei candidati riuscì a parare più di due tiri, a parte Fred Weasley, il cugino di Lily, che venne riconfermato Portiere di Grifondoro per il quarto anno di fila. Samantha distolse lo sguardo dai Cacciatori per rivolgerlo a Fred, l’espressione concentrata nel leggere le mosse di Rose, la scopa pronta a scattare in una direzione o nell’altra. Pensò che non le sarebbe dispiaciuto diventare un buon Portiere. Il ruolo del Battitore proprio non faceva per lei e l’anno successivo Fred si sarebbe diplomato, liberando il suo posto.
Anche la selezione del Cercatore fu rapida. Lily volò in maniera magnifica, catturando il Boccino prima di tutti per due volte di fila. Atterrò con il Boccino in pugno e un sorriso radioso, e Sam e Agatha le corsero incontro per complimentarsi. Albus fu più veloce di loro, e Lily gli buttò le braccia al collo.
“Al, grazie grazie grazie di essere venuto!”
Albus sorrise, un po’ impacciato.
“Solo perché è la sorella di James” borbottò un ragazzo biondo che voleva diventare Battitore, lo stesso a cui Lily aveva tirato una gomitata.
“Come scusa? Ma l’hai vista volare o sei cieco?” sbraitò Samantha.
“Lascia stare” intervenne Lily, troppo felice per aver voglia di litigare. “Torniamo al castello, ho bisogno di una doccia”.
Vedendo le condizioni in cui versavano i capelli della sua migliore amica, Samantha non poté fare a meno di concordare silenziosamente. Mentre camminavano - Sam avrebbe potuto giurare che Agatha stesse facendo apposta a rallentare il passo - furono raggiunti da James e Rose.
“Rose, non puoi interrompermi in quel modo mentre parlo alla squadra! Sono io il Capitano!” sbottò James, irritato.
“Sai benissimo che l’unico motivo per cui il Capitano sei tu, James, è che io sono già Prefetto!” ribatté prontamente sua cugina.
“Avery è sia Prefetto che Capitano” osservò James malignamente.
“Lei non conta” intervenne Albus pacatamente “sarebbe Capitano anche se non facesse parte della squadra!”
 
***
 
“Scorpius, non incominciare anche tu a mettermi ansia, adesso. Rose quest’estate non ha fatto altro che parlare dei G.U.F.O. e dell’orientamento professionale. Vorrei proprio sapere di cosa si preoccupa, lei. Con tutti gli Eccezionale che otterrà, potrebbe trovare lavoro prima ancora di diplomarsi!”
“Tu hai già pensato a cosa vorresti fare?” chiese Scorpius.
Albus scosse la testa. “Non c’è nulla in particolare che mi interessi…e non c’è neanche nulla in cui sono bravo. E poi per tutte le professioni più importanti richiedono un mucchio di G.U.F.O. che non otterrò mai, in Pozioni, per esempio!”
“Io sono sicuro che raggiungerai i tuoi obiettivi, invece. Siamo Serpeverde, Al! Siamo geneticamente predisposti al successo!” dichiarò in tono serio.
Albus ridacchiò.
“Potresti chiedere una mano a Avery, dicono sia un genio delle Pozioni. E poi se mette lei una buona parola con Dipsit…” suggerì Scorpius. Albus lanciò un’occhiata fugace a Avery, seduta da sola a un tavolo poco distante, per assicurarsi che non avesse sentito.
“Sì, certo, come no. Ti sembra che quella perda il suo tempo con uno come me? Non è così che funziona la catena sociale”.
Rimase per un attimo ipnotizzato a fissarla, seguendo con lo sguardo le morbide onde dei suoi capelli neri. Tutto in lei sprizzava Serpeverde: la schiena eretta, il mento sollevato, le sopracciglia arroganti.
“Secondo me, non se l’è neanche infilato, il Cappello Parlante” gli sussurrò Scorpius. “Ha urlato ‘Serpeverde’ appena l’ha vista in faccia”.
Albus ridacchiò. “Lei giura di non sapere il Serpentese” rincarò “ma se la Camera dei Segreti si riapre, sapremo a chi chiedere spiegazioni!”
“Potter, Malfoy, guardate che vi sento!”
Albus e Scorpius si scambiarono un’occhiata allarmata, ma Avery sembrava più divertita che arrabbiata. Rivolse loro un fugace, minuscolo sorriso prima di dirigersi verso il dormitorio femminile. A metà strada cambiò idea, e fece cenno a Scorpius di avvicinarsi.
“Come sono andate le selezioni delle altre squadre? Hai saputo qualcosa?” si informò.
“Lily Potter è il nuovo Cercatore di Grifondoro, il nuovo Battitore è un tale di nome Caster, tutti gli altri riconfermati” rispose Scorpius.
Avery sbuffò.
“Magnifico. E così abbiamo la conferma che l’unico Potter nella mia Casa è anche l’unico che non sa giocare a Quidditch!”. Puntò un dito ammonitore contro Scorpius. “Non dire ad Albus che l’ho detto”. 
 
 
N.d.A.
 
Finalmente, un po’ di sano Quidditch :D Stavolta non ho osservazioni intelligenti da fare, se non che anch’io sono molto contenta per Harry che non abbia sposato Cho Chang xD
Come sempre un grazie a chi legge, e ancora di più a chi spende due minuti per recensire.
Thalassa_

Nota di servizio: d'ora in poi, le pubblicazioni saranno meno regolari del solito, causa estate e tutto ciò che comporta (esami universitari e meritate vacanze). Può essere che aggiornerò più spesso l'altra fic rispetto a questa (piccolo spazio pubblicità: se volete passare, la trovate qui) perché ho un maggior numero di capitoli già pronti. Buona estate a tutti!
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Thalassa_