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Autore: Zane    22/06/2017    3 recensioni
Oikawa, o Crappykawa, Trashykawa e Shittykawa, frequentava il dipartimento di musica, ma un giorno l'aveva accidentalmente spinto contro il muro della mensa. I libri di Tadashi si erano completamente riversati sul pavimento e Oikawa si era fermato ad aiutare. Gli aveva chiesto mille volte scusa e quando i loro occhi si erano incrociati, Oikawa gli aveva retoricamente domandato «Dimmi, Yamaguchi-Kun, tu sei gay, vero?» Dopodiché, erano diventati ottimi amici.
Genderfluid!Yamaguchi | Non-Binary!Oikawa | College!AU
[ Tsukishima Kei x Yamaguchi Tadashi & Minor or Background Relationships ]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Kei Tsukishima, Tadashi Yamaguchi, Tooru Oikawa, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I wish that I could be like the cool kids

II. Cover your scars with makeup

 

 

 

Tadashi si guardò allo specchio e controllò l'orario sullo schermo del telefonino. Si stava rassicurando di avere abbastanza tempo nel caso cambiasse idea a proposito di quello che stava indossando. Non era particolarmente ansioso, ma non sapeva cosa aspettarsi o come avrebbe reagito. Aveva pulito la stanza e lavato tutti i vestiti nel cesto dei panni sporchi anche se quella mattina era il turno di Hinata, per distrarsi dal pensiero dell'uscita che aveva concordato con Oikawa-San. Aveva provato a studiare senza essere in grado di concentrarsi sul suo libro d'arte e poi era uscito a fare una passeggiata, realizzando di non poter più essere in grado di rimanere bloccato immobile sulla sedia. No, Tadashi poteva dire con certezza di non essere spaventato o cose di questo tipo. Lui era, più che di qualsiasi altra cosa, emozionato. Emozionato rendeva meglio il suo stato d'animo.

Aveva deciso di indossare uno skinny nero e una semplice maglietta bianca — forse un po' troppo bianca e in qualche modo esplicita, perché il tessuto sembrare quasi trasparente e il colletto era largo abbastanza da esporgli il collo e le spalle. Appesa alla stampella nel negozio sembrava più bella che addosso a lui. Qualcosa non andava, come se fosse fuori posto, forse le sue lentiggini.

Hinata uscì dalla porta del bagno, indossando gli abiti da allenamento. Tadashi si girò nella sua direzione, pensando a quanto il suo amico sembrasse carino e adorabile con la sua uniforme, come sempre. Non gliel'aveva mai detto, perché aveva difficoltà a rapportarsi con la sua bassa statura. Quasi tutti pensavano a lui in quel modo, comunque.

«Woah, Yamaguchi!» strillò, quando gli diede un'occhiata più da vicino. «Sei... Bam! Tipo, gwah! Cioè, sei fighissimo!»

L'entusiasmo di Hinata sembrò invadere la stanza. Stava irradiando raggi di luce. Tadashi era sempre stato affascinato dal suo atteggiamento nei confronti della vita. Il suo approccio era qualcosa di invidiabile. Non si arrendeva mai e ci provava sempre. Sorrideva anche quando era triste. Erano una delle tante ragioni per le quali Tadashi non si era lamentato quando aveva scoperto che Hinata Shōyō sarebbe stato il suo compagno di stanza.

«Lo pensi davvero... ?»

Tadashi arrossì, grattandosi la nuca cercando di far scemare l'imbarazzo. Scostò lo sguardo in un certo punto qualsiasi della stanza.

«Cavolo, certo!»

Hinata gli prese una mano, facendogli fare una giravolta. Tadashi rise, sentendo un piccolo e piacevole flusso d'aria sullo stomaco mentre la maglia si sollevava.

«Stavo avendo dei ripensamenti.» ammise Tadashi, quando smisero di volteggiare. Hinata lo stava ancora guardando con occhi luccicanti, come se fosse qualche tipo di supernova luminosa. Gli aveva fatto salire l'autostima del 0,10%.

«Non ti permettere.» Hinata gli lasciò la mano per afferrare la borsa di cotone che era appesa alla sedia. Era quella che Tadashi aveva precedentemente scelto per portare con sé. Era già pronta con le sue cose dentro.

«Tieni la borsa e adesso vai.» Tadashi provò a replicare, ma Hinata iniziò a spingerlo fuori dalla porta. Era comunque tempo di andare, ad ogni modo, ma sentì l'urgenza di aggiustare i piccoli dettagli.

«Non tornare qui senza una gonna.» disse Hinata prima di chiudere la porta e Tadashi lo sentì chiuderla a chiave. Dopo pochi secondi di smarrimento totale, sospirò. Guardando il suo orologio da polso constatò di avere ancora cinque minuti per raggiungere la caffetteria, ma probabilmente Oikawa-San era già lì.

Tadashi si mise la borsa sulla spalla e si incamminò. Attraversò il corridoio, salutando alcuni compagni di corso e poi scese velocemente le scale. Il dormitorio era una struttura indipendente adiacente all'università, ma ben equipaggiata di ogni comfort. Ospitava molti studenti e c'erano altrettanti piani, lui si trovava al quinto e aveva paura degli ascensori.

Alla fine delle scale sentì qualcuno fischiare. Tadashi non vi badò fino a quando non udì qualcuno chiamare il suo nome. Si girò innocentemente attorno, tentando di capire chi fosse il ragazzo che lo stava cercando.

Vide una bocca sorridente, tanti piercing e capelli biondi ossigenati. Tadashi sussultò internamente, Terushima Yūji sedeva con a terra con i suoi amici e stava guardando nella sua direzione. La traiettoria del suo sguardo lo fece arrossire. Pensò immediatamente fingi di non averli visti e continua a camminare, ma ormai era un tantino troppo tardi.

Tadashi finse un sorriso, perché articolare una frase era diventato improvvisamente troppo difficile. Terushima ghignò. Non era poi così male, ma un burlone di per certo. Parlare con lui lo metteva a disagio.

«Stai davvero bene oggi.» Terushima sollevò una mano e appoggiò lentamente due dita ai lati della bocca. Tirò fuori la lingua tra di loro. Notò che aveva un piercing anche lì.

Oh, mio Dio.

Tadashi smise di respirare. Se ne andò senza dire niente, non prestando alcuna attenzione alle loro risate. Non era la sua prima volta, ma di certo la prima volta di quel genere. Strinse la presa attorno alle bretelle della borsa e si affrettò a raggiungere Oikawa-San.

Lo trovò ad aspettare accanto alla porta, parlando con qualcuno nel frattempo. Allacciarono un contatto visivo ancor prima di poter proferire parola e Oikawa sorride, agitando una mano.

Tadashi si avvicinò a il suo amico gli circondò il collo con le braccia. Oikawa stava indossando un eyeliner nero, come di consuetudine.

«Yama-Chan, ma guardati!» e dalla bocca di Oikawa rotolarono fuori una serie di complimenti in quasi trenta secondi tipo «Ti si vedono i capezzoli, adoro.» e «Se Tsukishima stasera non scopa questo bel culetto allora è cieco.» che gli fecero rimpiangere di non aver cambiato idea per quando riguardava il suo vestiario.

Oikawa gli baciò una guancia e poi si fece da parte, presentandogli il ragazzo con il quale aveva intrattenuto una conversazione fino ad un momento fa. Era alto e piuttosto magro, dai capelli neri e occhi azzurri, o forse qualche particolare sfumatura di verde, Tadashi non riusciva a dirlo. Indossava vestiti completamente neri, ma sorrise quando si inchinò.

«Ciao, sono Akaashi Keiji del Dipartimento di Biologia. Scusami se mi sono aggregato all'ultimo momento.» Tadashi si inchinò di rimando. Non ne era affatto infastidito. Akaashi sembrava una persona abbastanza intelligente, e doveva esserlo se riusciva a farsi piacere la compagnia di Oikawa.

«No, è un piacere. Io sono Yamaguchi Tadashi del Dipartimento di Arte.» Tadashi gli sorrise. L'aveva visto a scuola qualche volta, ma non aveva mai avuto l'occasione di parlargli, o un motivo in particolare. Tadashi non era bravo a farsi degli amici.

Oikawa batté le mani, attirando la loro attenzione. Si girarono entrambi nella sua direzione e lui sorrise. Tadashi pensò che era definitivamente troppo felice, forse perché stava nuovamente tramando qualcosa di strano.

«Okay, signore. Oggi faremo shopping come se il pavimento fosse eterosessualità.»

«Tipo come... ?»

«Da pazzi





«Oikawa-San, io non penso che questi vestiti mi stiano bene.»

Tadashi era di nuovo in piedi di fronte ad uno specchio, dubitando dell'abbinamento dei suoi vestiti per la seconda volta in poche ore. Dopo un estenuante periodo di tempo incalcolabile in un negozio di cosmetici chiamato Wycon, si erano spostati in quell'altro; ma prima di andarsene, Oikawa aveva speso la maggior parte dei suoi soldi in smalto multicolore e eyeliner nero. Sembrava andare molto d'accordo con le commesse, che l'avevano accolto come un cliente regolare ed era sicuro che lo fosse. Tadashi non sapeva nemmeno dell'esistenza di quel genere di negozi, ad essere onesti. Metteva raramente la testa fuori di casa. Era nero e rosa e profumava di prodotti per bellezza. Era piacevole, ma essere circondato esclusivamente da ragazze l'aveva fatto sentire un po' a disagio. Akaashi sembrava più a suo agio di lui, invece. Guardava pacatamente gli espositori della merce e aveva anche ascoltato una commessa, che si era dilungata a spiegargli qualcosa a proposito dei pigmenti di un nuovo rossetto. Probabilmente non gli interessava nemmeno, ma l'aveva tranquillamente ascoltata comunque.

Per quanto gli riguardava, non aveva toccato quasi niente, ma fuori dal negozio Oikawa gli aveva messo in mano un lucidalabbra rosa, per regalo, quello che aveva continuato a fissare per tutto il tempo. Aveva detto «Te lo meriti, perché sei coraggioso.» e Tadashi l'aveva ringraziato senza aggiungere altro. Non era affatto coraggioso. Se lo fosse stato, l'avrebbe comprato da solo.

«Certo che ti stanno bene, li ho scelti io.»

Tadashi stava indossando una gonna, una di quelle nere e lunghe. Era fatta di tessuto nero fino alle cosce, per poi diventare di raso. Aveva uno spacco sulla coscia destra ed era fin troppo profondo. Sospirò, aggiustandosi le maniche della blusa bianca. Si sentiva carino, ma mancava di fiducia. Non aveva mai pensato a se stesso come qualcuno graziato dalla bellezza e l'eleganza.

«Esci fuori dal camerino e basta, Yamaguchi.»

Tadashi fece quanto gli era stato detto, scostando di lato le tendine. Si grattò nervosamente la guancia con l'indice, guardando da un'altra parte. Oikawa si coprì la bocca con le mani e Akaashi sorrise semplicemente.

«Oh, mio Dio, Yama-Chan.» sussurrò drammaticamente Oikawa, simulando uno svenimento ed aggrappandosi ad Akaashi. Stava facendo il drammatico di nuovo.

«Yamaguchi-Kun, stai molto bene.» disse gentilmente Akaashi, sorreggendo il suo amico. Tadashi si osservò la gonna, afferrando con le dita. Girò la testa a destra e sinistra per vedere come gli stava dietro e doveva ammettere che più la guardava e più gli piaceva. Provò a giocare con lo spacco e vedere come la stoffa scorreva sulla gamba lasciandogli nuda la pelle lo soddisfaceva, in qualche modo.

«Grazie, Akaashi-San.» gli rispose, notando che Oikawa aveva incominciato a mettere più e più vestiti nel proprio cestino. Vide un top, forse e altre due gonne.

«Oikawa-San, che cosa stai facendo... ?»

«Ti rifaccio il guardaroba.» gli rispose velocemente. Tadashi sorrise, sperando solo che scegliesse quelli più economici, perché cercare di fargli cambiare idea adesso era impossibile.

«Sai, Yamaguchi.» incominciò, tentando di trovare un altro top che potesse abbinarsi bene ad una delle due gonne. «Hai bisogno di circondarti di cose belle.»

Tadashi sbatté le palpebre, fermandosi dal tornare nel camerino a cambiarsi. Si stava facendo tardi e Akaashi-San aveva già ricevuto un paio di chiamate da qualcuno, anche se aveva pacatamente chiesto loro di ignorare gli squilli.

Restò in silenzio, perché Oikawa l'aveva preso alla sprovvista. Sembrava avere uno sguardo serio in volto. Accadeva raramente.

«Vai bene come sei.» scelse un top rosa pastello controllandone la taglia, per poi metterlo nel cestello. Tadashi avrebbe voluto dirgli «Oikawa-San, le persone sono spaventose.» se pensava a cosa significasse il suo essere così com'era.

«Yamaguchi-Kun, nessuna pressione. Pensaci solamente.» aggiunse Akaashi-San, trovandosi d'accordo con quanto detto da Oikawa.

Le loro parole avevano il significato implicito di «Non puoi scappare per sempre.». Realizzò che aveva ancora molto lavoro da fare su se stesso, ma per lui era abbastanza, in ogni modo. Era una sorta di situazione controversa, ma voleva smettere di fingere e vergognarsi.

Sollevò il volto, guardando i suoi amici. Akaashi gli stava sorridendo e Oikawa sembrava ancora perso nei suoi pensieri, forse perché lui aveva già sperimentato quel tipo di angoscia riguardo la propria sessualità e voleva aiutarlo, ma non sapeva come. Lo stava per caso facendo sentire a disagio?

«Oikawa-San.»

Tadashi rafforzò la presa con la mano sulla tendina del camerino. Prese un respiro profondo e poi sorrise. Oikawa lo guardò di rimando.

«Scegli un vestito per me. Ne voglio uno.»

 

Oikawa gli scelse anche un reggiseno.





Il portafoglio di Tadashi avrebbe pianto per un po', ma alla fine si sentiva soddisfatto. Un paio di buste rosa e nere gli pendevano dalle braccia, ma mentre attraversava il dormitorio a nessuno sembrò importare. Aveva salutato Oikawa e Akaashi alla caffetteria e poi si erano separati. Iwaizumi era venuto a prendere Oikawa, Akaashi aveva menzionato qualcosa a proposito di un appuntamento e per quanto gli riguardava, stava attualmente dirigendosi nella sua stanza.

Si mise una mano in tasca e afferrò il cellulare. Erano le 19:15 di pomeriggio e pensò che probabilmente Hinata stava ancora giocando a pallavolo, come sempre. Tadashi notò che gli aveva mandato un messaggio intorno alle 18:00, durante la pausa, chiedendogli se stesse andando tutto bene. Si sentì un po' male per non averlo notato prima, ma decise di rispondergli velocemente comunque. Doveva anche ricordargli di non fare farti e tornare in tempo per la cena, perché alle signore della mensa i ritardatari non piacevano. Stava salendo le scale e con l'altra mano incominciò a cercare le chiavi nella borsa. Una sequenza sbagliata di azioni, perché non era mai stato un ragazzo multitasking.

Si scontrò contro qualcuno mentre tentava di scrivere correttamente le parole nel messaggio. Le borse e il telefono gli caddero da mano e si toccò il naso, facendo un passo indietro. Tadashi sperò non fosse Terushima, poi alzò la testa e sperò tanto che lo fosse.

Tsukishima Kei lo stava guardando come se fosse in procinto di ammazzare qualcuno. Tadashi deglutì. Doveva salutarlo? Scusarsi? Correre via da lui e basta?

«Dannazione, Yamaguchi.»

Era spaventoso e sudato e si rese conto di averlo notato perché gli stava toccando il petto spudoratamente. Tolse immediatamente la mano, inchinandosi dato che era stata colpa sua.

«Sono terribilmente dispiaciuto, Tsukki!»

Una delle sue gonne era scivolata fuori dalla busta e giaceva sul pavimento. Tadashi si inginocchiò a rimetterla dentro. Sapeva che Tsukishima lo stava guardando. Si aspettò di sentirgli dire qualcosa di cattivo.

«Spostati, Gary Stu, sono di cattivo umore.»

Tadashi raccolse le sue cose dal pavimento. Nemmeno una menzione alla gonna? Era più sorprendente che sentirgli dire che attualmente era di cattivo umore. In realtà, era la prima volta che veniva chiamato Gary Stu e non era molto sicuro fosse un complimento. Tsukishima era sempre così pungente. Una volta, parlando di qualcosa a caso, Oikawa-San aveva detto «Non fidarti di tutto ciò che vedi, anche il sale assomiglia allo zucchero. Tranne Tsukishima.». Era ufficialmente morto. Una delle sue citazioni migliori.

«Va tutto bene, Tsukishima... ?» in quel momento, Tadashi notò che reggeva in braccio dei vestiti. «È successo qualcosa?»

Tsukishima grugnì, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

«Sono tornato dagli allenamenti per trovare Kageyama e Hinata a scopare nel mio bagno e mi serve una doccia.»

Tadashi sbatté le palpebre. Beh, la situazione era progredita velocemente. Hinata aveva detto che non c'era niente tra lui e il suo compagno di squadra. Tadashi sapeva che non avrebbe dovuto fidarsi delle sua parole. Si schiarì la voce.

«Vuoi... Venire a farla in camera mia?» disse Tadashi, perché non sapeva come scusarsi al meglio, per se stesso e il proprio compagno di stanza.

Tsukishima sembrò pensarci sopra. Era ovvio che preferisse andare da un'altra parte, ma invece si pronunciò con un annoiato «Sì.». Probabilmente tutti i suoi amici dovevano trovarsi altrove, al momento e quello era il miglior rimpiazzo che potesse trovare in poco tempo.

«Bene...»

Tsukishima lo seguì in stanza e Tadashi gli spiegò dove trovare le asciugamani e tutto ciò che necessitava. Tsukishima annuì e sparì per una quindicina di minuti circa. Nel frattempo, Tadashi si buttò sul letto e abbracciò il cuscino, cercando di essere quanto più silenzioso possibile. Sentiva i proprio battiti cardiaci e se fosse stato possibile avrebbe zittito anche loro.

Sospirò, perdendosi nei suoi pensieri, osservando il soffitto. Si ricordò poi che stava inviando un messaggio e quindi afferrò il telefonino. Cancellò quanto precedentemente scritto e ne iniziò uno nuovo.

Per: Hinata
Da: Yamaguchi

Mi devi qualche spiegazione, ragazzo.

Tadashi ridacchiò. Hinata non avrebbe risposto subito, perché al momento era un po' troppo impegnato per prestargli attenzione.

Quando Tsukishima uscì dal bagno, lo vide a sorridere senza senso al suo cellulare e sospirò. Tadashi sussultò, fallendo nel nascondere il telefono sotto le coperte. Arrossì.

«T-Tsukki, io stavo, solo — Lascia perdere.»

«Sì, chi se ne frega.» disse Tsukishima, abbottonandosi la camicia nera. Si spostò di fronte allo specchio, aggiustandosi i capelli con il gel. Tadashi dovette ammette che ci stava bene nei vestiti neri, ma probabilmente si stava preparando per uscire con la sua fidanzata. Incrociò le gambe sul letto, abbracciando il cuscino.

«Esci con la tua ragazza, Tsukki?» non che lo rendesse triste, ma gli sarebbe piaciuto avere una chance.

«Non è la mia ragazza.» gli rispose Tsukishima. E così come le sue speranze si innalzarono, si abbassarono di nuovo. «Mi piacciono le sue tette.»

Tadashi non aveva mai pensato a Tsukishima in quel modo. Gli faceva solo capire che quel ragazzo non lo conosceva affatto.

«Ah, è così?» si sforzò di sorridere, perché non c'era niente per cui essere infelici, aveva avuto una giornata fantastica.

«Compri vestiti da donna anche tu per divertimento?»

Quindi l'aveva notato, si disse Tadashi. Posò il mento sul cuscino, sorridendo timidamente. Si stava improvvisamente sentendo in qualche modo arrabbiato. Aveva sentito l'urgenza di difendere la sua posizione, quella sensazione sovrastava il fatto di essere stato trovato con dei vestiti da femmina nelle borse.

«Non pensi che paragonare il comprare vestiti femminili e fare sesso con una donna solo per divertimento sia un pochino troppo esagerato anche da parte tua?»

Tsukishima si stava mettendo l'orologio, ma si fermò. Si girò dalla sua parte, guardandolo in modo apparentemente apatico.

«Vola basso, non ti sto giudicando.» e in qualche maniera, con quella reazione, Tadashi aveva risposto alla sua domanda.

Tadashi abbassò la testa, improvvisamente le sue coperte erano diventate molto più interessanti. Sentiva Tsukishima muoversi per la stanza come se fosse sua. Si ricordò di quello che Oikawa gli aveva detto un paio di ore fa e si mise una mano in tasca, avvolgendo le dita attorno al tubetto del lucidalabbra. «Te lo meriti, perché sei coraggioso.» e questa volta voleva davvero esserlo.

«Tsukishima, sono genderfluid.» Tadashi ruppe il silenzio e gli sembrò come se fosse finalmente riuscito ad ingoiare un boccone troppo grande per la sua gola. Si sentì sollevato.

Tsukishima non lo guardò nemmeno. Tadashi lo osservò aprire l'armadio e cercare qualcosa che potesse appartenere ad Hinata. Notò una borsa sportiva arancione e non ebbe dubbi fosse sua. La prese e usò per i suoi vestiti sporchi. Non gli stava chiaramente prestando attenzione.

«Tsukki, hai sentito cosa ti ho detto?» chiese Tadashi, alzandosi dal letto. Gli si avvicinò, provando a mettergli una mano sul braccio. Sembrava focalizzato su tutt'altro. Lo fronteggiò, realizzando che stava controllando qualcosa al cellulare, forse un messaggio.

«Stai zitto, Yamaguchi. L'ho fatto, quindi?»

Dal punto di vista di Tadashi, quella non era una domanda da porre. Quella non era una domanda e basta. Sapeva di per certo che era intelligente abbastanza da sapere cosa quella parola significasse.

«Ti — infastidisce?»

Tsukishima lo stava guardando con una discutibile espressione in volto. Sembrava non capire il punto. Non erano così tanto buoni amici, Tadashi non sapeva codificare i suoi silenzi e le sue mosse.

«Tu sei un fastidio.» sentenziò, mettendosi la giacca di pelle. «Me ne vado.»

Tadashi pensò fosse meglio non replicare e chiudere la questione lì. Tsukishima era un enigma e aveva il suo personale modo di pensare, ma probabilmente gli piaceva per questo. Era la prima volta che faceva coming out con qualcuno che non fosse letteralmente uno dei suoi amici e aveva preteso qualche rassicurazione. Non poteva incolpare il carattere di Tsukishima per non avergli mostrato un po' di comprensione. Ignorarlo era il suo modo di fargli sapere che non lo infastidiva. Severo, ma giusto.

«Okay, stai attento.» Tadashi sorrise. «Ci penso io ai tuoi vestiti.»

Tadashi lo accompagnò alla porta, Tsukishima mise la mano sul pomello ma si fermò prima di aprirla. Si voltò nella sua direzione, guardandolo negli occhi.

«Vuoi venire?»

«Io?» Tadashi si indicò abbastanza sorpreso, con il vago sospetto di aver capito male. Tsukishima annuì, invece.

«Mi vedo con i miei amici. Non farmi ripetere.»

Tadashi stava per dirgli che attualmente non indossava i vestiti più adatti per uscire di sera, ma Tsukishima lo anticipò. Afferrò una delle buste che Tadashi aveva posato sul tavolo quando erano entrati, diede una rapida occhiata al contenuto e poi gliela passò.

«Questo va bene.»

Tadashi la afferrò, ma era il sacchetto che conteneva la gonna lunga e la blusa bianca. Non era sicuro che Tsukishima l'avesse realizzato.

«Tsukishi»

«Non farmi ripetere, Yamaguchi.»

 

   
 
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