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Autore: Red_Coat    22/06/2017    2 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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- DICEMBRE -

Per il loro primo anniversario di matrimonio Victor volle regalare a Hikari e anche a Keiichi ed ai suoi genitori una settimana nella neve, all'Icicle Inn, tra le montagne dell'estremo nord, ma dovettero rimandare il tutto di almeno un paio di mesi, perchè Dicembre si diceva fosse quello più adatto per godersi le bellezze naturali del luogo.
Trovarono alloggio in un delizioso albergo quasi al centro del popolato villaggio di montagna, prenotando due stanze matrimoniali vicine, e non appena giunsero lì furono accolti dai gentili inservienti dell'albergo che diedero loro il benvenuto e li aiutarono a sistemarsi nelle loro stanze.
Keiichi aveva accettato di dormire con i nonni, lasciando i due sposini liberi di godersi un pò il momento, ma la prima cosa che chiese appena riuscì a sbarazzarsi di quelle formalità fu di andare a giocare nella grande piscina termale dell'hotel, immersa nella neve. 
Si trovavano proprio di fronte alla porta d'ingresso delle due camere da letto, e li per li Victor fu tentato dei rispondergli di no, che magari ci sarebbero andati insieme più tardi.

<< Mh. >> esordì infatti titubante << Io e la mamma a dire il vero volevamo fare un giro al mercatino d'inverno, prima. E chiedere un pranzo speciale per stasera. >>

Ma per fortuna nonna Erriet intervenì prontamente a sciogliere un pò l'atmosfera.

<< Oh, anche io volevo andare a dare un'occhiata. >> replicò sorridente << Possiamo andarci insieme mentre voi sistemate tutto. Che dici Yoshi? >> concluse guardando il marito e lanciandogli un occhiolino complice.

Questi, come al solito serio e con le mani sprofondate nelle tasche dei vecchi jeans, scosse le spalle e annuì con tranquillità.

<< Perché no? >>replicò << Già che siamo qui. >>
<< Yeeh! >> esclamò contento il bimbo abbracciando entrambi e poi rivolgendosi supplicante di nuovo verso suo padre << Posso papà, se vengono i nonni? >>

Victor sorrise appena, e dopo un arreso sospiro annuì, raccomandandosi quindi subito dopo.

<< Ma non fare il bagno, copriti bene e metti i guanti se vuoi giocare con la neve. È sera e fa più freddo. >>
<< Siii! >> esultò il bambino a quel punto, correndo verso le scale e bloccandosi ad aspettare quando Victor preoccupato gli impose di farlo.
<< Non allontanarti dai nonni. >>

Hikari lo prese quindi per mano, e con lo stesso intento di tranquillizzarlo Erriet gli sorrise e concluse, fiduciosa. 

<< Tranquillo tesoro, badiamo noi a lui. Voi godetevi il momento senza pensieri. >>

Quindi dopo aver ricevuto un ringraziamento sinceri da parte di suo figlio prese con sé sottobraccio l'ormai adorato nonno Yoshi e si diresse con lui e con il loro nipotino al piano di sotto del locale.
Victor li osservò allontanarsi con un sorriso, pensando a quanto fosse bello e difficile al contempo quel momento, spaventoso perché si trovava così lontano da Midgar con loro, così esposto a mille altri pericoli forse ancora più sconosciuti e gravi, ma stupendo perché sapeva di aver fatto una cosa enormemente importante per loro, mantenendo la sua promessa di portarli da quella neve che non avevano mai visto, accompagnandoli in quell'esperienza così nuova ed impossibile per loro, se non ci fosse stato lui.
Fu ciò che continuò a pensare durante tutto il tempo che trascorse a braccetto con lei per le vie ricoperte di luci e neve del villaggio, nonostante tutto, e anche quando lei decise che il suo primo regalo per lui sarebbe stato quel pugnale, di pregiata fattura anche se artigianale, che vide esposto in un negozio di oggettistica di valore.
Lo prese incredulo tra le mani dopo che la vide uscire da negozio, avvolta nel lungo kimono bianco e blu ciano, e con un sorriso lo osservò attentamente sfoderandolo e facendo roteare l'elsa tra le dita.

<< È bellissimo ... >> le disse, amorevole << E anche molto robusto. Ma ... >> sorrise << Io non sono più un SOLDIER, piccola. Che me ne faccio? >>

Hikari sorrise, accarezzò piano il suo viso avvicinandosi ad esso e all'improvviso, con una tenerezza tale da farlo tremare come se ad un tratto tutto il suo corpo avesse deciso di dissolversi in mille bolle di sapone, lo baciò dolcemente sulle labbra, piano e profondamente, mentre la neve continuava a cadere in tanti candidi fiocchi su di loro, l'odore di dolci e cioccolata calda a diffondersi in un caldo abbraccio nonostante il gelo che li circondava, e il chiacchiericcio della gente intorno a loro a unirsi, vivace e tangibile tutto intorno.
Erano circondati dalla gente, ma in quel momento fu come se ogni cosa sparisse lasciandoli soli al mondo in quello spazio infinito nel bel mezzo dell'eternità, immortale. Uno dei tanto che avevano vissuto fino ad oggi, ma forse il più bello di sempre perché coronamento di un sogno.
Quando finì, Victor s'accorse di star tremando reggendo ancora il pugnale, edi entrambi risero divertiti e sollevati prima che lei concludesse, fiduciosa.
"Sei il nostro SOLDIER, adesso. Lo userai per proteggerci, se ce ne sarà la necessità.
Victor annuì, sorrise, e dopo esserselo legato alla cintura del jeans la prese per mano e rispose, sincero e fiducioso.

<< Va bene. Lo userò per proteggervi, e non lo toglierò mai più. Lo giuro. >> promise, baciandole il dorso della mano.

Hikari sorrise, e si lasciò abbracciare subito dopo, lasciando che la stringesse forte e che il suono del suo cuore la cullasse per qualche istante ancora.
Quindi Victor la sciolse e a sorpresa dalla tasca del cappotto estrasse un piccolo vasetto bianco, porgendoglielo.

<< Adesso è il mio turno, allora. >> sorrise.

La giovane donna lo prese tra le mani, e curiosa lo aprì, restando estasiata.
Dentro vi era un colore per dipingere, di un particolare giallo brillante. Talmente bello da incantarla.

<< Non sarà importante come il tuo regalo. >> si scusò lui, abbassando il volto arrossendo e poi tornando a scrutarla con un sorriso << Ma ... qualche mese fa, con Keiichi al lago ... ci siamo imbattuti in una strana creatura. Diceva di essere una Cetra di molto tempo fa, e ci ha insegnato a creare dei fiori dal lifestream. >> le spiegò un pò divertito, anche se quella storia lei la conosceva già << Era una loro prerogativa, la usavano per far star bene il pianeta. Solo che ... Keiichi ci è riuscito, io no. >> si fermò, guardandola negli occhi quasi come se stesse per perdersi in essi, e prendendole una mano le rivelò, scoprendo di riuscire a superare il dolore di quella rivelazione con lei << La creatura mi disse che ... non ci riuscivo perché semplicemente non riuscivo a pensare alla vita come una cosa bella, da vivere e da far vivere.
Ci ho riflettuto molto, durante tutto questo tempo. E alla fine sono riuscito a farcela ... grazie a te. >>

Quindi prese dalle sue mani il vasetto, raccolse con un dito un pò della scintillante vernice e gliela posò sulla guancia destra, appena sotto l'incavatura dell'occhio. Lei lo osservò intenerita e commossa, con un sorriso sognante.

<< Mh. >> le disse guardandola bene e poi esibendosi in un'espressione soddisfatta mentre le macchiava anche l'altra guancia.

Stette ancora qualche attimo così, occhi negli occhi con lei che lo lasciò fare, come rapiti da quel momento e dalla luce magica che le luci e la neve che continuava a cadere davano ai loro visi, ai loro movimenti, a tutto ciò che erano, e chw difficilmente Victor Osaka sarebbe riuscito a dimenticare,

<< Ti sta bene ... >> concluse poi, chiudendo il vasetto e ponendoglielo nelle mani, per poi prenderle nelle sue, e lasciarsi andare ad un sorriso divertito insieme, naso contro naso avvicinandosi sempre di più.

Le baciò appena le labbra, accarezzandole, quindi fece lo stesso con le mani portandosele alla bocca.

<< È stato grazie a te che sono riuscito a creare qualcosa, da quel disastro di vita che avevo. >> le spiegò, tornando serio e commosso << Sephiroth mi ha riportato in vita, ma tu ... tu mi hai ridato un cuore, dopo che il mio si era frantumato in mille pezzi. E quel fiore ... è stato come un simbolo per me. Per questo dopo averlo creato ho chiesto ad un artigiano di crearci un colore, e questo è il risultato.
Grazie ... per essere stata con me sempre, anche quando eri lontana. E grazie per avermi dato quell'angelo di bambino ch'è Keiichi. >>

Hikari rise, e proprio in quello stesso momento scoppiò a piangere, buttandosi al suo collo e stringendosi a lui lasciando che le sue mani le sfiorassero i capelli e il suo naso affondasse nella pelle liscia del suo collo. Rimasero così, aggrappandosi al loro amore.
Quindi quando il momento finì grata Hikari si asciugò il viso rosso, e tremante con le mani disegnò nell'aria in cui danzavano i fiocchi di neve le sue parole di ringraziamento.
"Grazie a te ..." rispose "Per essere sopravvissuto. Non so cosa avrei fatto se ti fosse accaduto qualcosa, ho passato notti a tormentarmi, con la paura di saperti solo e in pericolo. Keiichi ... è il tuo dono. Con lui ti ho sentito vicino anche se non eri con me. "
Stavolta fu il turno di Victor per commuoversi. Mentre un paio di lacrime scendevano piano dai suoi occhi lucidi le prese il viso tra le mani, inclinandolo di lato, e teneramente asciugò quel sale e le sistemò una ciocca di capelli ribelle dietro l'orecchio destro, abbracciandola quindi di nuovo, e baciandola sulle labbra.
A fondo, a lungo, morbidamente e chiudendo gli occhi escludendo dalla sua mente qualsiasi altro suono od odore che non fosse il suo, quello dell'unica donna che era riuscita con tenacia ad accendergli il cuore, e l'unica che avrebbe mai amato veramente in tutta la sua vita.

\\\

Tornarono in albergo appena in tempo per l'ora di cena, e il resto della serata trascorse meravigliosamente, in armonia.
Quando fu l'ora di andare a letto nessuno dei due sembrava averne l'intenzione la voglia, mentre la neve continuava a cadere fuori dalle finestre, e la luce del camino acceso era l'unica che rischiarava il buio di quella notte romantica e meravigliosa.

\\\

Com'è bello amarti, amore mio.
Qui da soli, immersi nel profumo del legno e rischiarati dalla luce calda di un camino. Mentre fuori nevica.
Ti sento, ti stringo, ti amo. Davvero, finalmente ... da impazzire.
Come la prima volta, ogni volta.

Si, hai ragione amore. È troppo bello averti qui, tutto per me, mentre fuori nevica e il silenzio è totale.
I nostri sospiri, tu dentro di me, le tue labbra che mordono le mie, il tuo odore che mi entra dentro, m'inebria, mi cambia.

Questo attimo. 
Vorrei che durasse per sempre.

E durerà. 
Lo farà, per sempre.
Perchè ne sono convinta, quando un giorno spero lontanissimo sarai da solo contro i tuoi incubi e ne avrai bisogno, tutto questo tornerà, ti tornerà alla mente, ed io continuerò ad esserti viciba come adesso.
Ti regalerò ancora una volta la mia luce, quella che tu hai portato nella mia vita senza accorgertene, e di cui dici di avere tanto bisogno.
Perciò amami, amore mio. Amami ancora, più che puoi, quanto vuoi e finchè vuoi.
Amami come se dovessi farlo per l'eternità. 

E io lo farò, tesoro mio. Lo farò senza stancarmi mai.

Io sono con te, adesso.

Ora e per sempre.

Sempre tua.

Indissolubilmente, unicamente mia. Per restituirci all'eternità.

\\\

Si svegliarono assieme alle prime luci dell'alba, stretti l'una all'altro in un amorevole abbraccio.
Victor aprì gli occhi per primo e sorrise, guardando il volto sereno di li rischiarato dai primi raggi solari di un bianco pallido che trapelavano dalle ante socchiuse.
La osservò in silenzio, stampandole un dolce bacio sulla fronte per poi tornare a guardare il soffitto bianco sopra di sè.
Faceva freddo, il fuoco nel camino si era spento e lei aveva indosso solo la leggera vestaglia di cotone con due semplici fini bretelle a tenergliela sulle spalle. che in quel momento erano scoperte.
Con delicatezza allungò una mano verso il lembo delle lenzuola e lo tirò su, rimediando e premurandosi così che non tremasse.
Dopp pochi minuti anche lei riaprì gli occhi, e alzò la testa verso di lui con un sorriso assonnato.

<< Buongiorno. >> fece Victor, sorridendo e sfiorandole il naso con le labbra.

Hikari chiuse per quell'attimo gli occhi, accentuando il sorriso, quindi li riaprì e annuì guardandolo e stringendosi di più a lui
"Buongiorno".

<< Vuoi che scendiamo giù per la colazione, o ce la facciamo portare in camera? >> le chiese allora lui.

La ragazza ci pensò un attimo su, poi sollevò una mano e puntando l'indice all'ingiù lo spinse un paio di volte verso il basso.
"Qui. Facciamola qui."
Osaka sorrise.

<< Vuoi qualcosa in particolare? >> tornò a chiederle.

Lei scosse il capo, quindi a quel punto a lui non restò cbe allungare il braccio destro verso il cordless appoggiato al comodino, e digitaee il codice per la reception.

<< Buongiorno sono Alex, mi dica. >> rispose una voce maschile dopo un paio di bip.
<< Colazione per due, la vorremmo in camera. >> replicò coinciso lui << Pancake, the al gelsomino, spremuta d'arancia e caffè amaro ristretto. Li lasci pure di fronte alla porta, grazie. >>
<< Certo Signore, arriva subito. Grazie a lei. >> fu la risposta di Alex prima di attaccare. 

Furono di parola. Cinque minuti dopo la ragazza del servizio in camera bussò e a Victor non rimase che infilare il pantalone e andare a prendere il vassoio per poi portarlo dritto in camera da letto. 
Aprì appena le finestre, spostando un pò le candide tende per vedere meglio fuori.
Nevicava ancora, e per le strade c'era già un pò di via vai nonostante fossero solo le sette meno un quarto del mattino.

<< Qui la gente è davvero instancabile. >> osservò con un sorriso tornando a sedersi al suo lato del letto ed iniziando a comporre il vassoio per Hikari, che nel frattempo lo osservava tranquilla << Più che a Midgar, quasi. Vanno in giro anche se fuori c'è una tempesta di neve. >>

Scosse divertito il capo, quindi appoggiò la tazza piena di the al gelsomino sul vassoio e lo passò con cautela anche sua moglie, che lo accettò ringraziandolo con un cenno del capo e rispondendo quindi alla sua osservazione.
"Per loro deve essere normale, visto tutto questo freddo. La neve non sarà solo un fattore stagionale, immagino."
Victor annuì.

<< No, hai ragione. >> disse semplicemente.

Quindi prese dal carrello la sua tazzina di caffè e tornato a stendersi affianco a lei iniziò a sorseggiarlo, godendosi quell'attimo meraviglioso di vita quotidiana e complicità con la donna della sua vita.

\\\

Erano le dieci e un quarto, quando finalmente scesero tutti assieme nella hall dell'albergo, diretti alla piscina termale.
Keiichi che stringeva la mano destra di suo padre, Hikari aggrappata al braccio sinistro e i due nonni paterni alle loro spalle, mano nella mano.
Ad un tratto il ragazzo alla reception, un giovane ventiquattrenne dalla faccia pulita e i capelli castani tagliati corti sulle orecchie, si staccò dal bancone e andando loro incontro con un sorriso entusiasta esclamò, contento e sorpreso. 

<< Hikari! >>

Victor si bloccò immediatamente a guardarlo, lei fece lo stesso curiosa.

<< Da non crederci, sei proprio tu? >> domandò ancora guardandola.

Lei sorrise confusa. 

<< Sono io, Collin. >> si presentò a quel punto lui, intuendo la sua confusione, che dopo quell'affermazione scomparve totalmente dal suo volto, lasciando il posto alla sorpresa e alla felicità.

Si staccò da Victor, lo abbracciò forte. 
Il ragazzo sorrise e ricambio mentre l'ex SOLDIER osservava tutto in silenzio, con sguardo serio e attento, quindi la guardò chiedergli col suo linguaggio dei segni:"Ma che ci fai qui?".
E ridacchiò, rispondendole allegro 

<< Ci lavoro. Dopo gli studi ho passato un periodo a Midgar, settore 2, poi a Junon, Costa del Sol e infine qui. Per fortuna il settore alberghiero è in costante crescita, a quanto pare. 
E tu? Che ci fai qui? >>

A quel punto (finalmente) Victor si concesse di rispondere al posto suo, severo.

<< Festeggiamo il nostro anniversario di matrimonio. >>

Intrecciando quindi la mano sinistra con la destra di lei e sollevandole per fargli notare le fedi nuziali.
Hikari sorrise, accarezzò la sua spalla felice quindi tornò a guardare il giovane e aggiunse, richiamando a sé Keiichi:" E questo è nostro figlio, Keiichi. Victor ci ha voluto portare in vacanza sulla neve, dato che non l'avevamo mai vista."
L'espressione del giovane cambiò di nuovo repentina, in una più seria e successivamente, quando lo sguardo severo e acceso di Mako di Victor lo fulminò, anche un pò inquietata.

<< Oh ... >> fece, arrossendo e abbassando il volto.
<< Ma voi due come vi conoscete? >> chiese a quel punto Erriet con un sorriso per stemperare la tensione, avvicinatasi e accortasi assieme ad Hikari e Yoshi del comportamento ostile di Victor.
<< Oh, siamo praticamente nati e cresciuti insieme. >> sorrise il giovane, tornando timidamente a rivolgere uno sguardo audio Hikari, che sorrise ed annuì contenta

"E tu avevi una cotta per lei, immagino da come la fissi." pensò duro e sarcastico Victor, ma non disse nulla lasciando che fosse il suo sguardo serio a parlare.
Yoshi rivolse un occhiolino a suo nipote, che lo guardò e sorrise, quindi guardò suo figlio con aria seria. Lo conosceva così bene ormai che riusciva quasi a immaginare con frasi esatte cosa gli passasse in testa in quel momento. E per la prima volta si ritrovò a capirlo.

<< Io sono rimasto al lago fino ai dodici anni, poi ci siamo trasferiti a Midgar perché completassi gli studi e ci siamo persi di vista. >> spiegò nel frattempo il giovane uomo ignaro, cercando in ogni modo di sottrarsi all'intensità minacciosa dello sguardo dell'ex SOLDIER che non gli dava tregua.

<< Papà, posso andare in piscina coi nonni? >> chiese a quel punto Keichii, che stava iniziando a spazientirsi di aspettare.
<< Va bene. >> gli sorrise Victor lasciandolo andare << In realtà, dovremmo venire anche noi. >> aggiunse poi tornando serio e lanciandogli uno sguardo torvo.

Hikari sorrise, fingendo di non aver capito nulla, e annuì. Collin tornò ad arrossire, sforzandosi di sostenere lo sguardo ma perdendo miseramente quasi subito dopo.

<< Oh, ma certo. >> bofonchiò imbarazzato << Se posso essere utile ... >> fece per aggiungere, ma Victor lo freddò quasi subito
<< Per il momento vorremmo solo goderci il nostro anniversario, grazie. >> tagliò corto, ponendo l'accento su quel fatto come per solcare una linea divisoria che poneva l'ospite indesiderato lontano e in pericolo di morte, se si fosse azzardato ad azzardato ad attraversarla.
Il diretto interessato sembrò comprendere pienamente il messaggio.

<< Oh, ehm ... >> balbettò, facendo letteralmente un passo indietro e accennando ad un rispettoso inchino aprendo il braccio sinistro verso l'esterno << Certamente. >> replicò, cogliendo quell'opportunità per riprendere fiato.

Quindi si rialzò, e guardando solo Hikari sorrise arrossendo e concluse, servizievole.

<< Ad ogni modo, se avete bisogno ... >> s'interruppe, riprendendo fiato e trattenendolo prima di spostare di nuovo la sua attenzione anche su Osaka << Sapete dove trovarmi. Sono tornato ieri dalle vacanze, perciò ... >>
<< Buono a sapersi. >> lo liquidò Victor << Andiamo? >> chiese quindi ad Hikari, rivolgendole tutta l'attenzione.

Lei inclinò di lato il capo, annuì arricciando un pò di più le labbra come a suggerirgli di star tranquillo, ma lui alzò un sopracciglio e poi dopo uno sbrigativo "arrivederci" la portò via con sé continuando a tenerla sottobraccio. 
Hikari scosse il capo con un sorriso, quindi si voltò verso il suo vecchio amico e lo salutò con un occhiolino divertito e sventolando una mano, lasciandolo lì incredulo a chiedersi cosa avessero in comune quei due per arrivare ad avere un figlio e un anello di matrimonio.

\\\

Trascorsero la giornata in tranquillità, o quasi, tra bagni in piscina, lezioni di sci e lotte con la neve. Pomeriggio Victor ebbe l'idea di assumere una guida turistica per fare una piccola escursione e tutti ne furono entusiasti, soprattutto Keiichi, che tuttavia ad un tratto rischiò davvero grosso, avvicinandosi un pò troppo all'orlo di un precipizio e scivolando, trovando per fortuna appoggio ad un ramo sporgente troppo lontano però, perché ci arrivasse un braccio umano.
Furono attimi concitati, Hikari quasi sbiancò e lo stesso fece Victor che tuttavia fu pronto ad intervenire, servendosi di un laccio di lifestream per agganciargli il polso e tirarlo su, al sicuro, dritto tra le sue braccia.

<< Non farlo mai più, okkey? >> sussurrò subito dopo l'ex SOLDIER, mentre lo stringeva forte assieme ad una sollevata e scossa Hikari.

Il giovane annuì più volte, tra i singhiozzi e le lacrime che invadevano il suo volto arrossato.

<< S-si, si, promesso. >> bofonchiò << Promesso papà, promesso. >>

Victor aveva sospirato, e chiudendo gli occhi aveva baciato la sua nuca e poi appoggiato la guancia sui morbidi riccioli dei suoi capelli.

<< Va bene ... >> aveva sussurrato dolcemente << Va bene, basta adesso. È tutto finito, tranquillo. Tutto finito. >> 

Keiichi si era stretto di più a lui, e anche Hikari lo aveva fatto, sorridendo.
Poi Victor aveva preso in braccio il piccolo lasciando che gli si legasse al collo con le braccia.

<< Credo sia meglio tornare adesso. >> aveva detto quindi alla guida, che ancora sconvolta e ammirata aveva annuito e risposto, affabile.
<< Certo. Chiamo subito Collin per dirgli di preparare qualcosa di caldo, offre la casa. >>
<< Ti va una cioccolata? >> aveva chiesto allora Victor a suo figlio, che aveva annuito nascondendo poi il viso nell'incavo del suo collo.

A quel punto Victor aveva preso per mano Hikari e insieme avevano incominciato a camminare.
Appena tornati all'hotel, mezz'ora prima del previsto, mentre loro consumavano chi un caffè e chi una cioccolata, ed Erriet e Yoshi cercavano di strappare un sorriso al piccolo ancora un poco sconvolto, con la coda dell'occhio Victor aveva visto Collins chiedere al collega cosa fosse accaduto e rivolgergli poi un'espressione sbalordita e affascinata, subito dopo aver appreso i dettagli.
Aveva ghignato. E soddisfatto aveva finito il suo caffè, con Keiichi stretto tra le braccia.
La serata era trascorsa poi senza ulteriori intoppi, ma alla fine prima di addormentarsi Keiichi aveva voluto suo padre accanto, che gli raccontasse una delle sue storie sul suo eroe dai capelli d'argento.
Era passata mezz'ora da quando si era finalmente addormentato, la statuina di Sephiroth stretta tra le braccia, e adesso Victor e Hikari erano tornati nella loro stanza, mentre Yoshi ed Erriet già dormivano nella loro.
L'ex SOLDIER se ne stava seduto a gambe accavallate e schiena dritta sulla poltrona vicino alla finestra, sfogliando con non tanta voglia un piccolo libro guida della zona.
Hikari aveva appena finito di cambiarsi, indossando la sua leggera vestaglia da notte rosa confetto e con lo scollo a barchetta decorato di pizzo nero, e ora seduta sul letto lo osservava con un sorriso divertito, mentre lui faceva finta di non accorgersene.
Attese ancora qualche istante, quindi si alzò e avvicinatasi gli tolse il libro di mano con delicatezza e gli si sedette sulle gambe, stampandogli un bacio sulle labbra prima di esordire, curiosa: "Allora, che c'è?"
Ancora una volta Victor finse di non capire.

<< Niente. >> replicò, scuotendo il capo con aria falsamente disinteressata << Perché, dovrebbe esserci qualcosa? >> chiese a sua volta.

Hikari seguitò a sorridere.
"Sei strano da stamattina." gli fece notare, quindi inclinò di lato il capo e assottigliò le palpebre ghignando appena "Non sarai mica geloso di Collin?"
Victor si esibì in soffio di risata.
Colpito. Ma non ancora affondato.

<< Pf, io? Geloso di quello scolaretto? >> fece, esibendosi poi in un ghigno di scherno << E perché dovrei esserlo? >>

Hikari assunse un'aria pensierosa e innocente, scosse le spalle.
"Non lo so." ribatté, facendo finta di pensarci e poi stuzzicandolo, con un mezzo sorriso "Forse perché hai paura di perdermi."

Fuocherello.

"O magari perché mi ami troppo." concluse, appoggiando quindi le braccia sulle sue spalle e avvicinando di più il viso al suo, tanto che le punte dei loro nasi e le loro labbra riuscirono a sfiorarsi.

Victor sorrise, chiuse gli occhi e accarezzò quelle labbra tenere e rosee con un bacio leggero, sfregando il naso contro il suo e avvolgendole le braccia attorno ai fianchi.

<< Per quanto riguarda la prima ipotesi, è impossibile. >> mormorò in risposta << Mi hai aspettato per quasi tre anni, se avessi voluto andartene lo avresti già fatto. >> 

Hikari sorrise, arrossì approfondendo il contatto con la sua bocca, e a quel punto lui la strinse forte, riprendendo a baciarla con più foga, quindi la prese in braccio alzandosi in piedi e avanzò verso il letto, accomodandocela e ponendosi sopra di lei, le mani appoggiate al materasso e il ginocchio destro piegato vicino al suo fianco.
Gli occhi di lei s'illuminarono di desiderio e felicità, puntandosi nei suoi.

<< La seconda ipotesi invece ... >> terminò l'ex SOLDIER, percorrendo con la punta del naso la linea del collo fino a giungere al suo orecchio e mordicchiarne appena il lobo, ascoltando con soddisfazione i suoi primi brividi per poi fermarsi e guardarla, con un ghigno malizioso << Credo sia la più accurata, ma è sempre meglio verificare. >> 

Quindi la baciò, affondando la lingua piano nella sua bocca, attraversando la linea sottile delle sue piccole labbra, pronto assieme a lei a godere di nuovo in un'altra lunga e magica notte di pregiato e puro piacere.
Quello che solo loro due sapevano darsi a vicenda.

***

Cinque giorni dopo ...

Era l'ultimo giorno di vacanza, anzi l'ultima notte.
L'orologio da polso segnava le tre del mattino, le stelle rifulgevano vivide e vicine in un cielo incredibilmente terso e luminoso ora che finalmente aveva smesso di nevicare, e la luce della luna s'infrangeva risplendendo maestosa sul soffice manto bianco che ricopriva tutto, dal terreno, alle strade, alle cime degli alberi e i tetti spioventi delle case, le cui luci erano quasi tutte spente.
Solo coi suoi pensieri, Victor Osaka se ne stava seduto su una delle sdraio attorno alla piscina termale, godendosi il fumo della sua sigaretta elettronica che si mescolava con quello costante e più benefico che si levava dall'ampia pozza d'acqua rivestita di pietre.
Hikari dormiva ancora, ma lui ... aveva sognato Sephiroth, e non riusciva più a smettere di pensarci, pieno di malinconia.
Sarà che erano ormai passati cinque anni dalla sua scomparsa, o semplicemente perché il solo pensare di dover partire un po' lo intristiva visto quanto erano stati belli quei giorni assieme alla sua famiglia.
Fatto stava che, boccata dopo boccata, guardando le stelle sentì gli occhi divenire sempre più lucidi, e il respiro farsi pesante, tremante.
"Sephiroth ..." pensò, sperando che lo stesse ascoltando "Avevi detto che saresti tornato."
Sospirò pesantemente. Quindi si passò una mano sugli occhi e tornò ad aspirare dalla sigaretta, puntando di nuovo il suo sguardo verso le cime alte delle montagne in ombra.
"Quando, Sephiroth? Quando lo farai?
Mi sento vuoto senza di te. Mi manca ... qualcosa. E tutto."
Non ci fu risposta.
E poco dopo qualcuno avanzò alle sue spalle, porgendogli una coppa di champagne.
Alzò lo sguardo, il sorriso del vecchio compagno di giochi di Hikari lo accolse.
Guardò la coppa con sospetto, quindi alzò gli occhi di nuovo verso di lui senza accettarla.

<< È avanzato dello champagne da un compleanno. >> replicò quello, scoccandogli un occhiolino << Ho pensato avrebbe potuto farti piacere. >>

Victor Osaka tornò serio, fece un altro tiro dalla sigaretta infine lo accettò prendendo la coppa e bevendola tutta d'un sorso, mentre quello gli si sedeva di fronte, su un'altra delle sdraio presenti.

<< Com'è? >> gli chiese, riprendendo la coppa vuota dalla sua mano sinistra.

Victor si esibì in una espressione dubbiosa, alzando un sopracciglio e scuotendo il capo mentre tornava a fissare il cielo.

<< Ne ho assaggiati di meglio. >> mentì, strappando a quello un sorriso divertito.

Quindi si portò di nuovo il boccaglio della sigaretta alle labbra e subito dopo chiese freddamente, lasciando che tutto il fumo fuoriuscisse verso il cielo.

<< Cosa vuoi? >>

L'altro scosse le spalle, strofinando le mani sulle tasche dei pantaloni della divisa da cameriere.

<< Oh. >> fece << Niente di che. Solo chiederle come ha trovato il servizio, dato ch'è il vostro ultimo giorno. >> sorrise, inclinando di lato la testa << Sa, noi ci teniamo all'opinione dei clienti. >>

Victor ghignò, si voltò a guardarlo.

<< Come mi sono trovato? >> gli fece eco, poi finse di pensarci e concluse, acido e sarcastico << La stanza e la struttura non erano male. È stato il personale a lasciar desiderare. Soprattutto quello della reception, dal secondo giorno in poi. >> sottolineo provocandolo.

Collin sorrise, annuì.

<< Faremo in modo di migliorare. >> rispose.
<< Tsh. Credo sia meglio per voi. >> concluse con lo stesso tono ironico Victor, tornando a fumare.

A quel punto, dopo qualche altro istante di silenzio il giovane tornò serio e riprese, raddrizzando la schiena probabilmente per darsi un tono o trovare il coraggio.

<< In realtà, ci tenevo a incontrarla per ringraziarla, Signor Osaka. >>

Victor corrucciò le sopracciglia, sorpreso, e si voltò a guardarlo.

<< Io ... >> seguitò quello, abbassando il volto con un sorriso imbarazzato per poi mostrarsi sereno e contento, mentre scuoteva il capo concludendo la frase << Conosco Hikari da quando erano ancora in vita i suoi genitori, e non credo di averla mai più vista ridere allo stesso modo, da dopo la loro morte.
Lei ... >> si fermò, gli occhi lucidi per l'emozione << Adesso sta davvero bene grazie a voi, Victor Osaka. È davvero felice. >> quindi sospirò, e tornò a sorridere commosso << E io sono davvero contento che abbia trovato un uomo come lei, in grado di proteggerla e farla sorridere come non faceva più da tantissimo tempo. » quindi prese fiato, infine si alzò e accennò ad un rispettoso inchino, concludendo sincero << La ringrazio moltissimo, Signore. Davvero, davvero tanto. Arrivederci, a presto spero. >> si congedò quindi.

E Victor, improvvisamente sgomento ed ammutolito, lo osservò voltargli le spalle e sparire oltre la porta della vetrata in fondo alla sua sinistra, trovando soltanto quando si rese conto di essere di nuovo solo la forza di tornare a sorridere scuotere il capo, gli occhi nuovamente pieni di lacrime di commozione.
"Sono io che non finirò mai di ringraziare il cielo per avermela regalata." pensò "Io ... le sto solo restituendo ciò che lei ha saputo darmi.
E non è affatto un debito da poco."


 



"Sei il nostro SOLDIER, adesso."

 

   
 
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