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Autore: heliodor    26/06/2017    3 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Il dono

Re Andew era su tutte le furie. Annullò il resto della visita e rientrò subito a palazzo. Ordinò che le porte fossero sbarrate e la guardia raddoppiata. Stregoni capaci di vedere al buio o oltre il velo dell'invisibilità vennero messi a pattugliare i dintorni del castello.
Joyce venne confinata nelle sue stanze dopo che una guaritrice l'ebbe visitata.
"È scossa ma non ha niente di serio. Solo qualche livido e un bernoccolo" concluse dopo una rapida indagine.
Dopo qualche ora Bryce andò a trovarla per vedere come stava e informarla dei fatti accaduti in sua assenza. "Gli assalitori erano in quattro ed erano nascosti nel tempio da chissà quante ore. Avevano un abiuratore con loro, per questo i nostri globi sono scomparsi."
La mente di Joyce era un turbinio di domande, ma ne fece solo una. "Vyncent come sta?"
"Lui ed Elvana stanno interrogando il sopravvissuto. Vogliono sapere da dove veniva e chi l'ha mandato, anche se su questo punto ci sono pochi dubbi. È stato Malag."
"Voleva ucciderci?"
"Lui vuole uccidere chiunque non si sottometta al suo volere. Voleva colpire nostro padre per dargli una lezione. Sapeva di non avere scampo contro degli stregoni forti come papà o Persym, così ha deciso di prendersela con quelli più deboli."
"Ma hanno avuto quello che si meritavano."
"È un miracolo che nessuno di noi sia stato ferito o ucciso. Tu e la tua guardia del corpo avete rischiato grosso..."
In quel guaio si era dimenticato di Oren. Il poverino era davvero l'unico indifeso in quella battaglia. Aveva fatto di tutto per attirare su di sé i colpi dei nemici. "Oren è stato molto coraggioso. Papà dovrebbe dargli un premio."
"Una cosa per volta. Prima riprendiamoci da questa brutta esperienza. La cosa positiva è che per il momento non ce ne andremo. Abbiamo rinviato la partenza di altri tre giorni."
Quello rese felice Joyce più di ogni altra cosa. Più tempo da passare insieme per lei e Vyncent.
Quella sera era troppo stanca e agitata per mangiare. Andò a letto addormentandosi subito.
Il mattino dopo si sentiva già meglio. Scese per fare una robusta colazione. Il palazzo era pieno di guardie e stregoni provenienti dal circolo. C'erano molte discussioni che si accendevano. Ascoltando quei discorsi Joyce scoprì che la maggior parte dei giovani stregoni premeva per una risposta dura e immediata contro Malag. La minoranza, formata dagli stregoni più anziani ed esperti, invitava alla prudenza. Malag era pericoloso da affrontare a viso aperto e le sue schiere crescevano di giorno in giorno. Si era fatto tanto audace da tentare un colpo nella capitale di Valonde.
Seppe anche che molti circoli di altri regni si preparavano alla guerra contro Malag. Quell'episodio veniva sfruttato per conquistare consensi e convincere chi era ancora indeciso. Molti stavano capendo che lo stregone supremo era un pericolo per tutti e non solo per una parte del continente.
Vyncent andò a trovarla quel giorno stesso. "È un peccato" disse dopo averla salutata. "Avrei voluto parlare con tuo padre oggi stesso, ma non credo che mi accorderà un'udienza. È troppo impegnato con i preparativi dell'offensiva."
"Offensiva?"
"Un attacco contro una fortezza di Malag da condurre nell'immediato futuro. Dimostreremo all'arcistregone che non può minacciarci così da vicino."
"Non sarà pericoloso?"
Vyncent assunse un'aria seria. "Cero che lo è. La guerra è pericolosa, ma deve essere combattuta. E vinta."
Joyce avrebbe voluto condividere quel pensiero, ma non riusciva a non pensare alle migliaia di vite che sarebbero state sacrificate. E se tra quelle vite ci fossero state quelle di Vyncent e dei suoi fratelli... non riusciva a sopportare quel pensiero.
"Lo so a che cosa stai pensando" disse Vyncent. "Anche io ho paura che qualcosa ci separi per sempre" disse con tono dolce. "Voglio che tu sappia che penserò sempre a te." Strappò dalla divisa uno dei simboli della sua casata, una rosa rossa coronata di spine e la diede a Joyce.
Lei prese il dono e se lo rigirò tra le mani. "Hai rovinato il tuo vestito."
"Joyce, quando sarò lontano e ti sentirai sola, guarda questo simbolo. Io ti penserò sempre."
Joyce lo abbracciò e lui la strinse a sé.
Quando si separarono avvertì un grande freddo.
"C'è un'altra cosa..." Vyncent le mostrò una spada chiusa in un fodero riccamente decorato. L'elsa era finemente cesellata e la lama luccicava.
"Grazie ma non saprei come usarla" disse Joyce imbarazzata.
Vyncent sorrise. "Non è per te, ma per la tua guardia del corpo."
"Oren?"
Vyncent annuì. "Ha spezzato la sua per proteggerti. Il minimo è regalargli una delle mie."
"Ma è troppo preziosa" protestò Joyce.
"Tu sei preziosa" rispose lui.
Joyce arrossì.
"Vorrei che fossi tu a dargliela."
Joyce annuì. "Lo farò oggi stesso. Ma vorrei che fossi presente anche tu."
"Se insiti."
"Andiamoci subito."
 
Trovarono Oren alle stalle. Sorvegliato da Mythey, stava strigliando un cavallo.
"Possiamo disturbarvi?" domandò Joyce avvicinandosi.
Mythey scattò in piedi e si inchinò. "Vostra altezza" disse rivolto a Joyce. "Vostra grazia" aggiunse rivolto a Vyncent.
Joyce mostrò la spada. "Ho un dono per Oren. Può sospendere il suo lavoro per un minuto?"
"Sarebbe in punizione" disse Mythey.
"Punizione?"
Il vecchio cavaliere annuì grave. "Per avervi fatto rischiare la vita, altezza."
"Ma mi ha salvata."
"Siete stata salvata da vostra grazia" disse indicando Vyncent. "Mi hanno detto ciò che è successo nella biblioteca."
"Oren ha fatto quello che poteva" disse Vyncent. "È tanto per una persona che non ha poteri."
"Non c'è bisogno che lo giustifichiate" disse Mythey. "Ma se proprio insistete." Andò da Oren e gli disse di uscire.
Il ragazzo indossava una divisa da lavoro sporca di fango e aveva i capelli arruffati.
"Vostra altezza" disse inchinandosi. "Vostra grazia."
Joyce gli porse la spada ancora custodita nel fodero. "Questa è per voi, cavaliere" disse con tono solenne.
Oren, sorpreso, guardò lo zio.
Mythey fece un cenno di assenso con la testa.
Il ragazzo accettò il dono. Estrasse la spada dal fodero e la fece vibrare nell'aria. "È perfetta. Ottimo bilanciamento."
"Ti intendi di spade?" domandò Vyncent.
"Ne so qualcosa. Sono rune magiche queste?" chiese indicando le piccole incisioni che correvano lungo la lama.
"Si dice che proteggano dagli incantesimi" rispose Vyncent. "Ma nessuno sa se funzionano davvero."
Mentre Vyncent e Oren si lanciavano in una discussione sulla spada, Mythey chiese a Joyce: "Voi come state, altezza?"
"Mai stata meglio" rispose lei. Ed era vero. Nonostante l'attacco del giorno prima e i pericoli corsi si sentiva in piena forma.
Era pronta a riprendere lo studio della magia più motivata di prima.
Nella sua mente aveva cominciato a formarsi una nuova idea e voleva realizzarla.

 
  
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