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Autore: tixit    27/06/2017    2 recensioni
Dopo Teoricamente Theoric, una storia brevissima su inganni, baci sotto la luna, cose che non si dicono e cose che non serve dire.
[Pre-Thor]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cose che non si possono dire

Loki non disse nulla ma si appoggiò contro lo schienale della sedia, senza lasciar trasparire i propri pensieri.
Lord Thorvald sembrava contento di avere ospiti - la tavola era impeccabile - e, anche se, come un po' tutti alla sua età, aveva sicuramente avuto la sua bella razione di problemi di ogni tipo, appariva tutto sommato un uomo sereno. Diversamente da Wili era asciutto ed elegante, sempre alto e massiccio, per carità, ma con una dose un po' minore di Guerriero duro e puro nelle vene rispetto agli altri uomini della famiglia Borson. Barba e baffi erano molto curati ed i capelli, lunghi, folti e ancora rosso dorati con appena alcuni fili bianchi, gli scendevano liberi poco oltre le spalle, con una unica treccina come ornamento.
Se Wili era il tipo che considerava "piacere agli altri" una cosa contro natura, curiosa come un quadrifoglio in un prato - e altrettanto inutile - Lord Thorvald nei suoi anni d'oro doveva essere piaciuto e parecchio. Si accorse che anche Lord Thorvald, a sua volta, lo stava osservando, e, sicuramente, traendo le sue conclusioni, così Loki spostò lo sguardo su Sigyn.

Si era divertito a stuzzicarla con un pizzico di malignità: non aveva potuto fare a meno di pensare, non senza fastidio, che, se desiderava così tanto assistere ad una seduta della Althing con lui, avrebbe solo dovuto chiederglielo, non certo parlarne con Theoric. Ed era curioso di vedere come se la sarebbe cavata ad esporre le sue opinioni davanti ad un altro estraneo - perché Theoric quello era, solo un estraneo.
Lasciò che il suo sguardo indugiasse su di lei, apprezzando il colore del vestito nuovo così come avrebbe apprezzato un bicchiere di buon vino elfico: centellinandolo. Quella sfumatura di verde si accordava con i suoi capelli ed i suoi occhi e faceva risaltare la pelle chiara della gola e del seno - gli sarebbe piaciuto molto avvolgerla in un abito fatto di foglie, ma Lady Frigga non avrebbe approvato: troppo stravagante per un evento formale.

Lord Thorvald sorrise bonariamente e rispose alla domanda di Sigyn: “Potremmo citare un vecchio adagio meglio tardi che mai.”

Sigyn, mentre giocherellava con le posate, mormorò con cortesia: “E’ difficile riannodare dei rapporti dopo molti anni, potrebbe non essere una questione di tardi, ma di troppo tardi.”

Loki sollevò un sopracciglio, scettico: a Wili non interessavano i rapporti, era solo una questione di principio - voleva fare ordine. Lasciò scivolare lo sguardo su di lei apprezzando come il vestito sottolineasse che era una donna, ma non un oggetto ornamentale - quando le aveva chiesto di poterle scegliere un paio di vestiti non aveva avuto nessuna intenzione di metterla in imbarazzo: desiderabile non voleva dire a disposizione di tutti.

Lord Thorvald annuì. “Potrebbe,"concesse, "non lo voglio negare, ma io sono fiducioso e credo che le Dimenticate saranno molto grate di poter finalmente appartenere ad una Casa.”

Sigyn si limitò a mormorare con una vocetta estremamente educata “Forse. Non lo so.”
Loki non disse nulla, intuiva che la risposta che Sigyn avrebbe voluto dare era "Forse dovreste chiederlo, prima." - era assurdo perché Odino non consultava nessuno, se non la sua hird, composta tutta da uomini che si era scelto personalmente. Perché mai avrebbe dovuto chiedere ad un pugno di ragazzine? Chi si credevano di essere?
Su questo Wili aveva ragione: non avendo un Capo della loro Casa erano meno "sudditi"- sospettò che Sigyn non fosse la sola in quel gruppetto a nutrire un grande rispetto per il vecchio ruolo della Althing.

“Siete giovane e conoscete poco il mondo" proseguì Lord Thorvald in tono paterno "non vi rendete ancora conto di quanto sia fortemente strutturata la nostra società: ruota tutto intorno alle Case, che sono il nucleo di Asgard. Nella notte più corta dell’anno, ci si ricorda dei periodo bui in cui gli Aesir sopravvivevano con difficoltà in un mondo difficile e si cerca la benedizione del Capo della Casa: è’ a lui che si demanda la prima richiesta di giustizia, in caso di contesa interna, è da lui che vanno i Capi di altre Case per lamentarsi del comportamento di un membro della sua Casa, ed è da lui che si riceve protezione.”

Sigyn annuì. Poi senza guardare nessuno dei due disse, “Ma perché ora? Perché non quando sono tornate?”

L’uomo sospirò e chiuse gli occhi “Perché non era il momento, era troppo presto.”

Loki lo scrutò: Lord Thorvald sembrava affaticato. Era un uomo formidabile e si vedeva che manteneva un'ottima forma fisica per la sua età, ma doveva essere più vecchio di Wili, e, di certo, era più stanco - notò le rughe intorno agli occhi e l'ombra di stanchezza nel viso. Poi guardò Sigyn che non guardava nessuno.
Accidenti a Thor, pensò irritato, quando Wili aveva condiviso il suo progetto per far giocare suo fratello a fare il Re, l'ultima cosa che lui avrebbe voluto era che Sigyn venisse a sapere di quella faccenda. Per quando lo riguardava lei poteva andare e ritornare dove voleva, quando voleva e tutte le volte che le faceva piacere, la sua porta era sempre aperta, ma se ci doveva essere di mezzo una legge ed un Capo di una Casa con un potere su Sigyn, prima ci sarebbe stato un bel discorsetto in merito a delle garanzie. Gli pareva ovvio.
Ed invece quel coglione di suo fratello, che aveva fatto? Se ne era andato a chiacchierare a ruota libera di questa ipotesi proprio con Fandral! Buono quello...

“Io credo…” la giovane prese fiato, “Io credo che ci fossero dei pregiudizi da parte degli Aesir.”

“In che senso?” L'uomo aggrottò le sopracciglia, ma non era irritato.

“Forse mi sono spiegata male, non so se pregiudizio sia la parola corretta." Sigyn fissò il bicchiere, "Credo che ogni società elabori un canone ideale di uomo, del suo comportamento intendo. In parte anche dell'aspetto fisico: se in una favola descriviamo una donna che vogliamo che tutti percepiscano subito come l'eroina, le diamo quelle caratteristiche che lo renderanno evidente per un ascoltatore poco sofisticato. Se sarà alta, se sarà bionda con i capelli lunghi fino alle caviglie, e se avrà gli occhi chiari, allora sarà anche buona, bella, da amare, e, soprattutto, sarà dalla parte della ragione. Se invece la dipingiamo di altri colori allora ci permetteremo di considerarla moralmente ambigua.” Sigyn sembrava incerta mentre cercava con molta cura le parole adatte. Loki sorrise - la Cacciatrice di Lupi era indubbiamente carina ed anche molto tenera ma quello che gliela rendeva davvero simpatica era che non leggeva solo poesie d'amore. Riconobbe nel suo modo di esprimersi quello preciso delle discussioni serali a Fensalir, dove lei ascoltava soltanto - e a volte si addormentava! - e dove lo scopo era spiegare o convincere, non imporre.

“Per gli Aesir, non tutti, ma la maggior parte, è lo stesso: concedono istintivamente il loro rispetto a chi aderisce ad quel canone e lo negano a chi non aderisce, presumendo che da alcune qualità derivino in modo ovvio tutte le altre." Loki si mosse a disagio, mentre Sigyn beveva un pochino d'acqua per riprendere fiato "Il Principe Loki, quando ha discusso con Lady Sif l'ha colpita su una piccola cosa come il colore dei suoi bellissimi capelli, che però per lei era grande: le ha tolto uno dei marchi delle favole e l'ha resa più suscettibile al giudizio degli altri. Tanto per fare un esempio pratico."

Lord Thorvalk sorrise mentre un'ombra di sorpresa gli attraversava gli occhi, e Loki abbassò lo sguardo - non era stupida Sigyn, un taglio su uno zigomo non avrebbe fatto effetto ad una Guerriera e non avrebbe affatto cambiato la percezione che gli altri avevano di lei, cicatrice più, cicatrice meno... mentre una cosa così stupida come cambiarle il colore dei capelli poteva colpire più in profondità ed in modo più sottile.

"E' per quello che usavo la parola pregiudizio" riprese la ragazza, in tono neutro, "per dire che non c'era dietro una cattiveria voluta. Gli Aesir danno un grande valore al guerriero, più che all’uomo saggio, o all’uomo retto, o allo studioso, o al praticante del seidhr. Ed per loro un grande guerriero diventa anche saggio, retto, intelligente e molte altre cose, anche se questo non è sempre vero. La prima caratteristica di un grande guerriero è che vinca, massacrando un gran numero di uomini. E se ad un certo punto non può più vincere, che muoia con onore.”

“E’ così, l’onore ad Asgard vale più della vita.” riconobbe Lord Thorvald con un fondo di amarezza, che non sfuggì a Loki.

“Ma è anche un concetto molto vago." ribatté Sigyn. "Io credo che gli Aesir abbiano disprezzato gli uomini prigionieri nei Campi perché non erano morti combattendo. Erano tutti uomini che avevano perso il loro onore nel momento in cui erano stati fatti prigionieri, e, secondo l'opinione di molti, avrebbero dovuto togliersi la vita e non limitarsi a sopravvivere come schiavi. Perché nel momento in cui avevano smesso di vincere, avevano smesso di essere onorevoli e quindi, per conseguenza, avevano smesso anche di essere gentili, rispettosi, retti, onesti, capaci di prendersi cura dei deboli, sensati, studiosi, corretti, giusti... avevano perso tutto.”

Lord Thorvald sbatté le palpebre muovendosi a disagio e Loki pensò che le avrebbe dato ancora cinque minuti e poi l’avrebbe interrotta. Sigyn non parlava mai dei Campi e lui non le chiedeva, ma il numero di storie che conosceva, il seidhr che usava da bambina, gli avevano sempre fatto pensare che ci fossero state persone decenti che avevano cercato di dare radici forti a quelle piccole. O per lo meno a Sigyn.

“Se fossero tornati, io credo che li avrebbero voluti vedere schiantati dalla vergogna, che sarebbero stati derisi, i bambini gli avrebbero tirato dietro dei sassi, come fanno i vigliacchi con gli animali feriti, e gli uomini avrebbero riso e non sarebbero intervenuti… io credo che quelle bambine... credo che gli Aesir non abbiano mai pensato che potessero essere frutto di un matrimonio, o, quanto meno, di un amore, ma solo bambine che dei veri Aesir avrebbero gettato in fondo a qualche pozzo. Degli scarti.” Sigyn era pallida, poi scosse le spalle e aggiunse in tono educato di scusa, le dita pallide contratte attorno alle posate “Ma forse io sbaglio.”

Lord Thorvald rispose brusco “Non credo che degli uomini piegati dalla vergogna e senza più dignità si siano potuti comportare come avrebbero fatto ad Asgard. Erano guerrieri anche loro, per le Norne! Condividevano quei pregiudizi, ne avevano fatto una regola di vita, cosa erano diventati secondo voi, dopo qualche mese di prigionia? Avranno lottato ogni giorno con la vergogna, sentendosi nudi senza il rispetto dei loro pari. Una volta perso il rispetto di sé, figuriamoci se avrebbero rispettato le donne. Ho visto cose orribili durante la guerra con gli Jotnar. Quanto a pensare ad un vincolo matrimoniale… Quelle poverette, se fossero tornate, si sarebbero di sicuro uccise con le loro stesse mani.”

Loki ripensò all’ossessione di Sif per la verginità ed alla preoccupazione di Asgerda per Sigyn, che era ancora giovane ed inesperta - e desiderabile - ed al pozzo - lo sapevano tutti - dove venivano gettati i bambini indesiderati. Il loro era un mondo che non riteneva di dovere proprio nulla ai bambini. O a chi restava indietro.

“Quindi convenite con me che all’epoca c’erano dei pregiudizi.” Sigyn cercò di essere cortese, “Pregiudizi di cui prendo atto e che non discuto, sia chiaro. Nel frattempo, però, non è cambiato nulla: la vergogna, se c’è, è sempre la stessa e gli scarti restano scarti.”

Lord Thorvald parlò con voce gentile “Voi, giovane Sigyn avete una famiglia che vi ha voluto molto bene, lo si vede dalla gentilezza e dalla curiosità che avete, ma questo non vi fa comprendere la complessità della mente dell’uomo. E’ vero, ci sono stati dei pregiudizi da parte nostra ed è vero, molti di noi pensavano a quelle bambine come a delle bastarde, ma questo prima...”

Loki osservò il giardino in imbarazzo - era vero, Sigyn era gentile e curiosa. E Theoric, a conti fatti, restando in tema, era stato una gran bastardata, anche se Theoric le voleva sinceramente bene.

“E cosa ci sarebbe stato di male in un bastardo?” la vocetta di Sigyn si alzò di colpo, interrompendo l'uomo e Loki provò per lei una gran tenerezza. Non aveva mai pensato a lei in quei termini. Mai.

Lord Thorvald sorrise divertito “Bambina, anche se avete condotto una vita protetta, non potete non sapere cosa è un bastardo per la nostra società: meno di nulla. La nostra società ha perfino dei nomi per identificarne i vari tipi, che non vi ripeterò per non offendervi. Un bastardo non può ereditare il titolo e non può ereditare il feudo. E parliamo di un bastardo che è stato riconosciuto dal proprio padre, che gli ha spruzzato l’acqua sul volto pubblicamente. Ma, anche se riconosciuto, anche se accolto in una casa, vale sempre molto meno dei veri figli dell'uomo, è un dato di fatto. Quanto ad un bastardo indesiderato: non appartiene a nessuno. Solo a Hela. E stendiamo un velo sui manzer, i bastardi figli di prostitute, figli di donne violate da più di un uomo, figli di un incesto - sono il peggio del peggio e non sono liberi.”

Sigyn annuì e si mise a fissare il piatto, Loki si stava preparando a cambiare argomento, maledicendosi per averla sfidata a parlare davanti a lui come faceva con Theoric - Thorvald non aveva la minima idea di quello che le stava facendo con ogni parola e a questo punto era meglio glissare sull'argomento, avrebbero solo perso la faccia in due e non se lo meritavano. Poi la ragazza sospirò e disse con voce dolce “Avevano così poco che del titolo... non penso proprio che si interessassero di un titolo. Non credete?”

“I bambini no, non pensano a queste cose,“ concesse Lord Thorvald, “Ma poi i bambini crescono e hanno delle pretese.”

Sigyn annuì. “E adesso che sono cresciute perché le volete?”

“Se sono figlie del nostro sangue abbiamo tutto il diritto di avere il desiderio di rivolerle. Non è che prendiamo chiunque. Prendiamo solo i nostri discendenti.”

“Li prendete?”

Lord Thorvald annuì “Si, lo ammetto, ci sono stati dei pregiudizi da parte nostra, ma la maggior parte delle famiglie, io credo, è disposta ad accogliere una nipote a braccia aperte.”

“E se non volessero?”

“Le famiglie che non vorranno, potranno esercitare il loro diritto a riconoscere o non riconoscere un membro della famiglia, come è sempre stato.” l'uomo era serio, "Nessuno deve sentirsi obbligato ad accoglierle."

Sigyn sollevò lo sguardo dal piatto e cercò disperata quello di Loki, che intervenne con voce pacata “Credo che Sigyn intendesse che succede se una Dimenticata non volesse essere accolta da quella famiglia?

“E’ il loro dovere, non si sceglie la propria Casa, lo sapete anche voi. Ma non credo che se qualcuna fosse discendente di un jarl rifiuterebbe.“ lo sguardo dell’uomo si fece cinico ed improvvisamente amareggiato. “Sono nulla, senza una Casa, senza un protettore, senza una dote, senza famiglia e senza un futuro, sarebbero felici se fossero le nipoti di un uomo che sgorga i pozzi neri, anche se dovesse frustarle ubriaco una volta alla settimana.”

“Un jarl è una bella favola, ma molte sono ancelle e non sono state educate, non sarebbe troppo tardi per insegnare ad un topolino a comportarsi da gatto?” chiese Sigyn con curiosità. "Potrebbero sentirsi più a loro agio con un mugnaio che con un jarl."

“Buon sangue non mente. Se uno è veramente nobile, se ha metà del sangue della propria famiglia si fa presto ad educarlo.” Lord Thorvald lo esclamò quasi, con convinzione, dando dei colpetti alla tavola con l’indice.”Ne sono certo.”

Sigyn arrossì e fissandosi le mani concluse “Credo che sia questo quello che pensa la hird e credo si sia già espressa ed alla fine, comunque, deciderà Odino, come giusto. Mi auguro che ognuno riesca a trovare ciò che stava cercando. Forse avete ragione, le Dimenticate sono state fortunate e devono ringraziare l’infinita misericordia degli Aesir per non essere finite come thrall.”

Lord Thorvald la guardò stranamente. Stava per riprendere la discussione, quando Loki si intromise e gli chiese di essere accompagnato per vedere alcuni dettagli della serra interna. Avrebbero fatto due passi prima della seconda portata. L’uomo si alzò con piacere. facendogli strada e Loki lo seguì pensando che Wili aveva ragione: lui ogni tanto era davvero una mezza merda.

Sigyn si inchinò e disse che nel frattempo avrebbe visitato il giardino. Era pallida e non li guardò in faccia mentre parlava.



Mentre camminavano uno di fianco all’altro Loki ebbe il desiderio improvviso di prendere a pugni Lord Thorvald, ma si trattenne - alla fine quello era il modo in cui stavano le cose nel loro mondo ed era sciocco fare domande stupide e sperare in risposte ancora più stupide.
Solo che avrebbe voluto dire a quell’uomo di quella sera in cui una Sigyn ancora bambina era sgusciata nel suo letto ed aveva pianto tutta la notte, disperata. Forse era stato quello il momento in cui il suo piccolo tasso avrebbe avuto bisogno di una famiglia, non ora che andava sbaciucchiandosi con un Theoric qualunque per il Mercato dei Fiori.

Arrivati alla serra, Lord Thorvald gli chiese di potersi sedere - di colpo gli apparve terribilmente vecchio e terribilmente stanco. Loki lo aiutò ad accomodarsi ed aprì il tetto - quei due si erano raccontati sprazzi di due storie che si incrociavano, di cui non parlavano probabilmente quasi mai e che dovevano fare molto male.
Tutta colpa sua.
Wili forse avrebbe voluto sentire quello da Thor - gli era sembrato deluso, alla fine, dalle sue domande. Forse non gli interessava che il futuro Re fosse colpito dai dettagli tecnici, ma dalle implicazioni di una decisione. O forse aveva cercato Weha dentro Thor e non l'aveva trovato.
Mentre Odino, per le Norne, era stato così irrazionalmente orgoglioso di suo figlio. Del suo altro figlio.

“Mi spiace per prima,” disse Loki, “Sigyn di solito è bene educata e tiene per sé ciò che pensa, ma stasera aveva voglia di dire la sua. Mi piacerebbe che la vedeste così: non la sera in cui una ancella è stata impertinente con il suo ospite, ma la sera in cui è stata messa così a suo agio dal padrone di casa, da essere un po' troppo sincera.”

Lord Thorvald annuì, poi aggiunse “Ha solo detto quello che ho pensato spesso anche io, credetemi. Mi ha solo stupito tanta inflessibilità in un contenitore così piccolino.”

“Piange per i lupi.” disse Loki con un sogghigno, come se questo spiegasse proprio tutto.

L’uomo lo guardò senza capire, poi disse: “Ne approfitto per chiedervi una cosa, Principe Loki, so che non siete uno sciocco e che avete capito che ero all'Arena con uno scopo - volevo una udienza con Vostro zio, Lord Wili. Lo scopo era chiedere il permesso di investigare sulle Dimenticate per conto mio - so che sono state accolte dal Padre di Tutti, e che molte vivono qui nella capitale. Quando ho sentito del progetto di Lord Wili, ho pensato che una delle questioni pratiche di questa impresa è la corretta attribuzione dei soggetti al giusto proprietario. So che esistono metodi che consentono di verificare una paternità, ma qui parliamo di un salto di una generazione, per lo meno. E’ di fatto una cosa possibile? Ed una maternità? L'intenzione è di stabilire solo l'aspetto patrilineare?”

“Sapete anche voi dell’ossessione dei guerrieri e dei jarl per la purezza della discendenza. Esistono dei metodi abbastanza affidabili, specialmente se ciò che si desidera è l'idea generica di appartenenza ad una Casa, non un nome, e sono anche state fatte una serie di ipotesi per il loro perfezionamento. Quanto all'affidamento di una persona ad un gruppo di consanguinei... è un bel problema: i bambini di solito si fanno in due.”

“Contribuirei volentieri per un progetto in tal senso,” disse Lord Thorvald, “ma in forma anonima. Solo che vorrei spingere perché fossero tenuti in considerazione tutti e due gli aspetti: date le circostanze credo la paternità sia solo un fatto accidentale.”

Loki fece un sorriso che per metà gli venne da stronzo “Immaginate vero che voglio qualcosa in cambio?”

“Lo avevo immaginato e lo trovo equo. Posso pagare.”

“Preferisco che mi raccontiate una storia.” Loki si sedette a sua volta ed accavallò con grazia le gambe. Non gli fregava niente del denaro dei Dangstjarson, ma lo incuriosiva sapere cosa faceva ticchettare quell'uomo.

“Che tipo di storia?” chiese l’uomo più anziano sospettoso, mentre aggrottava la sopracciglia.

“Quella che stavate già raccontando poco prima a tavola, quella di un jarl che cerca una Dimenticata in particolare.”

L’uomo sospirò divertito e poi cominciò “Non pensavo di essere stato così trasparente, ma non c'è motivo di tenervi nascosto ciò che prima o poi finirò per raccontarVi. Ero stato su Jotunheimr come figlio dell’ambasciatore, da ragazzo. Ci ero cresciuto. Un mondo difficile - io lo avevo trovato ostico all'inizio ma alla fine apprezzato. Un ambasciatore veste bene, mangia bene e organizza belle feste, ma, essenzialmente il suo lavoro è portare messaggi. Verso l'esterno traghetta il meglio del suo Paese, come direbbe la vostra piccola amica: contrabbanda il canone della nostra società. Verso l'interno porta informazioni sul posto dove lo hanno mandato. Informazioni sullo stato dell'economia, sulla politica estera, il morale delle forze armate, lo stato della ricerca scientifica per quanto riguarda le implicazioni militari, l'uso del seidhr, la salute del Re e dei suoi consiglieri più fidati, come è distribuito il potere, chi da il consenso e chi sta all'opposizione... con chi potresti lavorare ad un progetto e con chi sarebbe pericoloso. Non è possibile sapere queste cose solo osservando da lontano o odiando, occorre tuffarsi in quella vita."

Loki annuì e Thorvald sogghignò "So che anche Voi vi siete tuffato in almeno un paio di vite, non sempre adatte ad un Principe in tempo di relativa pace. Quindi sapete."

"Non farò finta di non capire."

Lord Thorvald annuì e poi riprese: "Io da giovane ero grato a Jotunheimr per avermi aperto la mente, facendomi capire che c'erano altri mondi oltre il mio, altri modi di pensare ed altre idee su cosa fosse bello, o onorevole. E, a dire il vero, lì avevo anche avuto degli amici,” distrattamente sfiorò il simbolo a forma di ramo di pino sul suo guardabraccia, “Sembra incredibile ora, lo so. Voi siete nato con la pace, vostro fratello con la guerra, ma per Voi due è un mondo brutale che lentamente sta morendo abitato da mostri feroci che meritano tutto quello che gli è capitato e che non vorreste mai incontrare."

Loki non disse nulla, ma pensò a suo fratello da bambino, che correva con lui per Gladstein e giocava a massacrare Jotun - massacrarli tutti - sotto gli occhi affettuosi di Odino.

"Noi dovevamo ucciderli e ci era più facile se dopo averlo fatto facevamo finta di odiarli, ed era ancora più facile se ce li raccontavamo mostruosi; ma questi racconti sono diventati leggenda, si sono gonfiati di odio ed hanno vissuto di vita propria e alla fine per la vostra generazione è rimasto solo quell'aspetto di tutto un mondo. Noi pensavamo ad una guerra lampo, ma in guerra, come in amore, non è possibile prevedere tutto."

"Sono figlio di mio padre," disse Loki, gelido "Non pretendete che io gli dia torto su questo solo per darvi ragione."

L'uomo lo guardò divertito, "Siete figlio di Vostro padre," disse con un sogghigno, "molto più di quanto pensiate Principe Loki. Comunque sia vi ho parlato di Jotunheimr per spiegarvi come fosse sempre stato un mio cruccio la guerra con gli Jotnar: come iniziò, come proseguì e come si concluse - con molto più odio di quando era iniziata. Così mi ero offerto di imbastire dei negoziati di pace con la fazione ribelle dei Vanhir. Avevo una figlia all’epoca. Era molto giovane e scomparve lungo il confine, mentre stava venendo da me.”

“Perché pensate…”

“Oh non lo penso, lo spero e basta. I Vanhir ribelli non erano numerosi, ma avevano le armi migliori e sapevano come usarle: era l'appoggio militare dagli Elfi Neri. Credo che nei loro campi siano finiti uomini e donne che passavano lungo il confine dei Vanhir. Una forma di pagamento? Non lo so, sono solo idee, Principe Loki. Quello che è certo è che i prigionieri non dissero mai i loro nomi, sappiamo solo di soprannomi - forse si vergognavano di cosa erano diventati, forse non volevano creare imbarazzo alle loro famiglie il giorno in cui la loro bestialità fosse diventata nota, o forse non volevano dare un potere agli Elfi Neri. Io non lo so. Ma se anche le bambine sapessero chi è la loro madre - e non è detto - quel nome non avrebbe nessun senso per noi. Quanto alla storia che volevate, all’inizio fu esattamente come ha detto la piccola: mi disgustava il pensiero di mia figlia in un Campo. Era carina e gli uomini sono uomini e se hanno prodotto delle bambine non è stato certo come fanno gli alberi con il loro polline portato dal vento.”

“Potrebbe anche esserci stato dell’amore.”

“Oh non credo.” l’uomo parlò in modo freddo, “Credo che se la siano scopata e basta. Se fosse tornata a casa nessuno l’avrebbe voluta, lo sapete anche voi. Quando vogliamo insultare un uomo gli diamo del bastardo, ma in fondo il vero insulto è verso la madre dell’uomo, non verso l’uomo. Quando vogliamo insultare una donna c’è tutto un repertorio che non è altro che la variazione sul tema della parola puttana. Non esiste l’equivalente maschile. Forse ergi.”

Loki annuì con un sogghigno. Quell’insulto lo conosceva bene.

“Forse qualcuno che voleva arrampicarsi socialmente se la sarebbe sposata, in cambio di una dote abbastanza ricca da fargli chiudere un occhio, ma non so proprio come l’avrebbe trattata. A quel tempo pensavo che se fosse tornata l’avrei uccisa io stesso.”

“Capisco.”

“Poi ci fu la notizia della bambine ed è stato proprio come ha detto la piccola. Se mia figlia fosse stata violentata qui ad Asgard ed avessimo potuto tenere la cosa nascosta, se avesse aspettato un bambino, avremmo risolto con un decotto abortivo. Tutto molto ipocrita, ma è inutile girarci intorno: sarebbe finita così. Se fosse stato troppo tardi per intervenire, il bambino sarebbe nato di nascosto e sarebbe stato esposto da qualche parte in modo che lei potesse rifarsi una vita. Per cui…“ fece un gesto rassegnato con la mano. “Quella era la posizione di quasi tutti su quelle bambine: scarti, che avrebbero dovuto essere gettate in un pozzo, figlie di puttane e di bestie senza onore. Uno sfregio degli Elfi Neri.”

Loki non disse niente, ripensò solo alla fretta delle ancelle di palazzo nel tagliar loro i capelli e alle lacrime di Sigyn con quel suo sguardo umiliato che lo aveva spinto a raccontare che non era una cosa su cui piangere, ma solo un rito di passaggio, per iniziare una nuova vita.

“Era anche la mia. Ero stato convinto che Jotunheimr mi avesse aperto la mente e che l'esperienza della guerra mi avesse reso un uomo migliore, ma davanti alle bambine mi sono ritrovato a ragionare da Guerriero: non ne avrei mai voluta una in casa mia, mi avrebbe ricordato un uomo senza onore ed una donna violata. Nessuno sa se ci furono matrimoni o violenze, nessuno chiese agli anziani sopravvissuti, nessuno voleva sapere nulla - quella era la nostra vergogna.”

“E adesso cosa è cambiato?”

“La vecchiaia Principe Loki. La vecchiaia. Ci rincoglionisce. Ci fa apprezzare di più la vita. E forse ci fa vedere cosa conta davvero. Avevo un amico un tempo e adesso c’è tanto di quel ghiaccio tra noi che non si scioglierà mai. Ne valeva la pena? Ne avevo un altro che non vedo da anni... Avevo educato mia figlia a non essere una stupida che ripete quello che dicono gli altri, ma a pensare con la sua testa e ad onorare la giustizia e la compassione. E mi sono ritrovato a pensare come un Guerriero Ass, perché in fondo ero quello, e a giudicare con quel metro proprio lei, che avrei dovuto proteggere. Quanto ad una eventuale bambina, per tanto tempo ho pensato alla figlia di una bestia che le aveva fatto del male e che probabilmente nemmeno sapeva di averle messo dentro un figlio. Una bestia fra tante.”

L’uomo si fermò stancamente per riprendere fiato. “Invecchiando è diventata solo sangue del mio sangue. Se dentro di lei ci fosse solo un quarto di me, o metà della mia bambina, avrebbe tutte le carte in regola per fare ciò che vuole… e farlo bene.”

“Mi spiace per quello che ha detto Sigyn.” Anche se pareggia quello che le avete detto Voi.

L’uomo fece un gesto di diniego “Oh no! Ha toccato il punto, un po' come nell'Arena con Lady Sif, e, in fondo ha solo detto quello che penso anche io e che, per cortesia non si dovrebbe dire, immagino. Che per ritrovare un membro della famiglia probabilmente è tardi, che se avessi portato a casa una bambina sarebbe stato più facile, mentre ora mi ritroverei per le mani una giovane donna, che sta già facendo progetti per il suo futuro. Non sgorgo pozzi neri e non frusto nessuno e posso darle una buona dote - forse sul piatto ci finirà della gratitudine, ma temo che ci sarà pure del disprezzo. Non ci sarà quello che c'era con sua madre. Ma non importa, alla fine io spero solo che ci sia qualcuno da riportare a casa.”

   
 
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