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Autore: Moon9292    27/06/2017    6 recensioni
Gabriel Martin ha tutto dalla vita.
E' ricco, è bello, è attraente, è intelligente ed ha una bella famiglia. Ha una fidanzata modella bellissima, ed è a capo della sua cerchia di amici. L'università è un gioco da ragazzi per lui. Tutti lo amano, tutti lo desiderano e tutti lo vogliono.
Kyra Smith è una ragazza comune.
E' semplice, non ha a disposizione i soldi di famiglia, e per andare avanti all'università è costretta a dare ripetizioni ai ricchi figli di papà. La sua massima aspirazione, oltre quella di diventare avvocato, è essere invisibile agli occhi di tutti.
Questi due ragazzi conducono vite separate, e l'unica volta in cui si trovano uniti, è solo per prendersi in giro e farsi i dispetti come stupidi adolescenti.
Un giorno, però, le cose cambiano e Gabriel si vede costretto a chiedere aiuto proprio all'ultima persona al mondo alla quale avrebbe chiesto qualcosa. E, come uno scherzo del destino, due anime opposte si troveranno a condividere attimi di eterna felicità.
Che la vita fosse imprevedibile, questo era chiaro, ma poteva davvero diventare così assurda? Evidentemente si...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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Capitolo 13 - Foto del cuore e sfilata a sorpresa

 

 

Gabriel guardò l’orologio per l’ennesima volta, domandandosi che fine avessero fatto la Smith, sua madre e sua sorella.
Erano uscite alle nove del mattino, per fare quello che sapeva sarebbe stata una giornata di intenso shopping.
Shopping estremo. A livelli che neanche lui raggiungeva.
E, conoscendo Kyra, avrà odiato sicuramente ogni secondo di quella mattinata.
Ma in quel momento, guardando l’orologio e notando che ormai era la mezza passata, più che giornata di spese si trattava di un sequestro di persona. E visti tutti i loro segreti, era decisamente angosciante tutta quella situazione.
Inoltre Adam, da quando era arrivato, non aveva fatto altro che lavorare ad alcune foto da lui fatte.
Erano davvero bellissime. Ritratti di vita quotidiana, rubati ed immortalati nel tempo.
Ogni volta che guardava quelle foto passate al computer, dentro sentiva nascere una profonda tristezza, oltre ad un grande rimpianto per le scelte passate.
Era vero che il passato non poteva essere cambiato, e che lui non poteva farci nulla per quello che era accaduto, ma era altrettanto difficile lasciarselo alle spalle. Specie se la colpa era sua.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per riprendere una macchina fotografica in mano, ma ogni volta che ci provava percepiva un senso di nausea terribile.
E poi subentravano i ricordi sensoriali. L’odore di pneumatici bruciati, lo stridore di una frenata brusca.
No, non poteva prendere di nuovo una macchina fotografica in mano. Non ce la faceva.
Anche se avrebbe dato via la gamba sinistra per poterlo rifare.
Si riscosse dai suoi pensieri quando sentì una voce richiamarlo.
<< Gabe, ci sei? >>, domandò Adam schioccando le dita davanti al suo volto.
<< Si scusa. Ero solo perso nei miei pensieri >>
<< Come sempre del resto >>, sbuffò tristemente il ragazzo.
Gabriel si trovò a concordare con lui.
Da quando aveva subito quell’aggressione alle medie, accadeva spesso che si rinchiudesse nel suo mondo fatto di pensieri ed oscurità.
Non era un bel posto dove stare, ma non riusciva a fare entrare il sole dentro di se.
Le mura erano davvero alte e spesse.
Si chiese per l’ennesima volta come fosse riuscito ad abbattere le mura della Smith, e se lo stesso sistema potesse funzionare per se stesso. Evidentemente la risposta doveva essere negativa, se ancora non ci era riuscito.
<< Ed ecco che se ne ritorna nel suo personale paese dei balocchi. Se vuoi restare da solo a trastullarti, me ne vado >>, lo prese in giro Adam.
<< Hai appena usato la parola ‘trastullare’? Hai letto un vocabolario ieri sera? >>, sorrise divertito.
<< Quanto sei divertente. Quasi come un pugno piazzato dritto nei coglioni. Piuttosto, ti va di uscire domani sera insieme a Kyra? Potremmo andare ad una nuova discoteca. Sarebbe divertente >>
<< Certo. Appena torna, lo diciamo anche alla Smith >>
<< Sai che la tua dolce sorellina vorrà venire? >>, domandò Adam con un sorriso storto sul volto.
<< Lo sa già che è autorizzata ad entrare in discoteca al compimento dei sui trentacinque anni. Io e papà siamo stati molto chiari >>, rispose risoluto Gabe.
Adam scoppiò a ridere forte, seguito quasi subito dal compagno.
Quei siparietti in casa Martin non mancavano mai.
<< Siete una famiglia di matti >>
<< Tu ne fai parte da quando andavamo all’asilo, caro. Quindi, tecnicamente, sei pazzo anche tu >>, concluse Gabriel risoluto.
<< La pazzia mi si sarà attaccata addosso, per osmosi >>, confermò l’amico. Poi dopo qualche attimo, tornò improvvisamente serio. << Forse dovrei dirti qualcosa su questa discoteca >>
<< Spara >>.
Adam cominciò a muoversi agitatamente sulla sedia. Quell’atteggiamento mise sulle spine Gabe. Che diavolo gli stava per dire?
<< Vedi, il posto si chiama “Black or Pink” >>
<< Direi un nome piuttosto originale >>
<< Il significato è che questa è una discoteca tollerante. È stata creata apposta per dare un posto di ritrovo sia per gli etero che per i … gay >>, confessò alla fine, senza alzare lo sguardo.
Per l’ennesima volta, Gabriel si trovò di fronte le conseguenze del suo passato, il modo spregevole con cui aveva trattato la maggior parte delle persone, in particolar modo gli omosessuali.
Non si può sfuggire dalle proprie colpe. E di certo lui non poteva farlo.
Ovunque si guardasse, vedeva i suoi passi falsi.
E anche Adam aveva subito le conseguenze delle sue azioni.
Inspirò piano, sentendo un piccolo dolore sordo al petto.
<< Va tutto bene. Te l’ho detto, sono cambiato ora. Non sono più quel coglione totale che ero prima. Forse sto cominciando davvero a maturare e a superare la pubertà >>, provò a scherzare, ma si rese conto di non esserci riuscito un granché.
Nella sua mente, come in loop, si presentarono tutti i suoi ricordi. Paul, il bagno con quei bulli, le risse, le prese in giro, le umiliazioni che aveva inflitto. E come ultimo, il volto di Kyra, e i suoi meravigliosi occhi castani che lo fissavano giudicandolo dopo tutti gli scherzi che le aveva inflitto.
Poi, però, quelle immagini cambiarono. Al loro posto comparvero tutti i momenti vissuti con la Smith in quelle ultime settimane.
Momenti di gioia e di felicità, caratterizzati solo dalla voglia di aiutarla a stare bene.
Forse poteva riscattarsi dopotutto.
Con lei ci era riuscito. Poteva farcela anche con il suo migliore amico.
<< Adam >>, lo chiamò cercando di farsi guardare in volto. Quando gli occhi del ragazzo finalmente si alzarono per posarsi sulla sua figura, Gabe sorrise dolcemente. << Mi dispiace per quello che ti ho costretto a fare. So che se le cose fossero state diverse, tu non saresti mai diventato il bullo della scuola. Ti conosco bene. Tu, a differenza mia, sei davvero buono >>
<< No Gabe, ti sbagli. Non sono quello che tu credi >>, la voce del ragazzo si spezzò. I suoi occhi erano pieni di angoscia repressa. Erano terribili da guardare.
<< Fidati invece. So come sei, e tu sai come sono io. Facciamo che la colpa sta settanta a me e trenta a te, ok? >>
<< Diciamo più sessanta/quaranta >>, scherzò tristemente Adam.
Gabriel sorrise divertito.
Poi il sorriso scomparve, quando gli venne in mente un volto antico, al quale cercava di non pensare mai. E la domanda gli uscì fuori, prima che potesse fermarsi.
<< Pensi mai a Paul? >>
<< Continuamente >>, confermò mestamente Adam. << Penso alla nostra amicizia, a come è andata a finire e quello che sarebbe potuto essere se… >>
<< Già. Il più grande ‘se’ della mia esistenza. A causa mia, hai rotto un’amicizia bellissima. E sempre per colpa mia, un’anima buona come quella di Paul è stata spezzata >>
<< Gabe, non è solo colpa tua. È vero, tu sei cambiato e hai cominciato ad odiare quello che rappresentava, ma io ho scelto di voltargli le spalle e seguire te. Non potevo fare altrimenti. Tu sei mio fratello, e per quanto volessi bene a Paul non c’era paragone. E per questo, anche io l’ho spezzato >>.
Adam allungò una mano, posandola dolcemente su quella di Gabriel.
Si specchiarono l’uno negli occhi dell’altro, trovando quella stessa complicità, che li aveva sempre caratterizzati, unirli ancora una volta.
Era vero, avevano commesso entrambi degli enormi sbagli, e per questo altri ne avevano pagato lo scotto.
Ma loro sarebbero sempre rimasti uniti, nel bene e nel male.
Gabe sorrise dolcemente. Quel pensiero lo confortava come nient’altro nella vita. Finché aveva Adam con se, tutto sarebbe andato sempre per il meglio.
<< Stiamo diventando davvero sdolcinati >>, commentò cercando di smorzare un po’ l’atmosfera.
<< Nah, ci stanno solo crescendo le ovaie, la vagina e tutto il resto >>
<< Anche da femmina, sono sicuro di essere sempre più bello di te >>
<< Non sperarci. Sono certo che la gonnella e il rossetto rosso fuoco mi donino come poche cose nella vita >>, ribatté spavaldo e anche molto divertito Adam.
<< Ho il terrore ad interrompere qualsiasi cosa stia succedendo qui, ma devo davvero chiederlo ragazzi: che diavolo state dicendo? >>, domandò una voce femminile.
I due saltarono sulla sedia, spaventati per l’improvvisa interruzione.
Si voltarono verso la voce, trovando la madre di Gabriel sulla porta intenta a fissarli leggermente perplessa.
Alle spalle, Eve e Kyra cercavano di trattenere le risate.
<< Posso spiegare >>, disse improvvisamente Gabe, alzandosi dalla sedia, imitato subito da Adam.
Pessima reazione. Sembrava davvero che avesse combinato qualcosa di sbagliato.
<< Non ne dubito, tesoro. Però se dentro di te senti di essere donna e non uomo, potevi dircelo prima. Avremmo cercato dei gruppi di sostegno, e i migliori chirurghi plastici per l’intervento. Sai, quello per cambiare sesso >>, commentò dolcemente la madre.
Gabriel sbuffò irritato. Quella donna era davvero satana.
E come se non bastasse, la Smith e sua sorella scoppiarono in una risata fragorosa, seguite poi da quello che una volta era il suo migliore amico.
<< Traditori. Tutti dei traditori pagliacci. Siete una famiglia da denuncia. Mi domando come, da piccolo, non abbia chiamato il telefono azzurro >>, esclamò esasperato.
Ormai anche la madre sghignazzava senza tregua.
Gabe decise che ne aveva avuto abbastanza.
Senza aggiungere un’altra parola, si avviò verso le scale per andare in camera. Nel tragitto, afferrò il polso di Kyra, trascinandola con se.
La ragazza, nonostante tutto, non smise di ridere neanche per un secondo.
Quando arrivarono nella sua camera da letto, la lasciò andare, buttandosi di peso sul letto. A quel punto, si concesse un sospiro divertito. Era davvero felice di essere cresciuto in quella famiglia di pazzi.
<< Adoro tua madre. È una pazza, con manie del controllo e con un lato perfido che stenta a nascondere, ma è davvero unica >>, commentò Kyra.
Lasciò cadere le buste per terra, andandosi a stendere accanto al ragazzo.
<< Scommetto che ti ha trascinato praticamente ovunque, e ti ha fatto provare qualsiasi capo di abbigliamento che le veniva in mente >>
<< E anche le scarpe, e le cinture, e le borse e qualche altro accessorio di dubbia identità. Non credevo che sarebbe mai arrivato il giorno in cui avrei indossato una tiara, ma mi sono ricreduta. C’è sempre una prima volta per tutto >>
<< Non voglio neanche sapere perché ti ha costretto ad indossare una coroncina >>, rispose divertito Gabe. << Almeno hai trovato qualche vestito adatto? >>
<< Si. Io non volevo comprare nulla, sostenendo che avessi già troppi vestiti, ma lei è stata irremovibile. Ha deciso di prendermi un vestito per domani sera e uno per il matrimonio. Voleva comprarmi anche qualcosa per la serata organizzata da quella famiglia di sabato, ma le ho detto che tu avevi già provveduto >>.
Il ragazzo annuì silenziosamente, guardando il soffitto con intensità. Nelle orecchie ancora il discorso avuto poco prima con Adam.
<< A cosa pensi? >>, domandò dolcemente Kyra.
<< A niente e a tutto. Prima con Adam parlavamo di Paul >>, spiegò Gabriel.
<< E… ? >>
<< Ed entrambi ci sentiamo in colpa per quello che è accaduto, e che nonostante tutto noi restiamo fratelli >>
<< Sono contenta di sentirtelo dire >>.
Poi rimasero per qualche altro minuto in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.
Gabe doveva ammettere con se stesso che, da quando nella sua vita c’era la Smith, aveva dovuto affrontare un sacco di cose. Ma che grazie a queste lotte, aveva finalmente tolto tanti pesi dalle spalle.
Vi erano ancora lati oscuri nei quali non aveva ancora il coraggio di avventurarsi, ma molte altre barriere erano stato abbattute.
Forse, quel sole a cui pensava prima e che credeva non lo avrebbe mai illuminato, non era poi così distante.
Doveva solo continuare per quella strada, e forse prima o poi ci sarebbe riuscito a farlo entrare.
Ma da solo sapeva che non ce l’avrebbe fatta.
E in quel momento realizzò che non voleva lasciare andare Kyra.
Neanche dopo che quella storia fosse finita.
La voleva nella sua vita con un’intensità tale da stordirlo.
Non aveva mai desiderato avere qualcuno con se, oltre alla sua famiglia. Ma la Smith, a furia di affrontarlo e metterlo davanti a tutti i suoi errori, era entrata di diritto nel suo cuore e non se ne sarebbe andata via presto.
Ancora non riusciva a capire in che modo la volesse con se, ma sapeva con una certezza sconvolgente che lo avrebbe capito.
Ormai la diga nel suo cuore era stata crepata, e presto sarebbe caduta. Era solo questione di tempo. Presto avrebbe compreso quali erano i suoi reali sentimenti.
Per allora avrebbe dovuto cercare di fortificarsi ancora di più, perché debole com’era, sicuramente sarebbe stato sommerso dall’acqua.
Si voltò, in modo da guardare il profilo dolce di Kyra.
Era bella. Non di quelle bellezze sconvolgenti.
No, lei era quel tipo di persona che risplendeva dentro, rendendo più luminoso l’esterno, e che una volta entrata dentro, ti restava sottopelle per sempre.
Potevi non notarla al primo sguardo, ma di sicuro non si poteva evitare di trovarla stupenda ad un’occhiata più approfondita.
In quel momento decise di voler condividere con lei un po’ della bellezza che aveva colto durante gli anni dell’adolescenza, solo per vedere lo stupore in quei meravigliosi occhi marroni.
<< Ti posso far vedere una cosa? >>, domandò quindi all’improvviso.
Kyra si voltò, fissandolo intensamente. Poi annuì, sorridendo.
Il cuore di Gabriel saltò diversi battiti a quel sorriso. Era magico e magnetico, poteva catturare qualsiasi cosa con quel movimento di labbra.
Labbra che aveva assaggiato e trovato irresistibili solo qualche giorno prima.
Cosa avrebbe dato per poterle gustare nuovamente.
Si riscosse velocemente da quei pensieri, temendo di fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito.
Cosi si alzò e andò nella cabina armadio, dove ritrovò quello scatolone che aveva conservato diversi anni prima.
Era da così tanto che non lo apriva, che improvvisamente si sentì agitato. Li dentro erano racchiusi tutti i suoi desideri e sogni. Vi aveva rinunciato tanto tempo fa, e la ferita non si era mai rimarginata.
E da quando era tornato a contatto con le sue cose, questa si era riaperta lasciando colare diverso sangue.
Ma ormai aveva deciso e, nonostante potesse sbagliarsi, come aveva già dimostrato in passato, non tornava mai indietro.
Sospirò e portò la scatola sul letto, dove Kyra lo aspettava seduta sul materasso.
<< Cos’è? >>, domandò curiosa, guardando la semplice scatola bianca.
<< Qui dentro c’è qualcosa che non ho mai mostrato a nessuno >>, spiegò con voce tremula.
La ragazza lo scrutò, cogliendo quell’accenno di esitazione, ma non disse nulla. Gli lasciò i suoi tempi, cosa di cui Gabriel fu davvero grato.
Prese un respiro più profondo, ed alzò il coperchio. All’interno diversi album di fotografie lo aspettavano con trepidazione.
Alcune persone scrivevano diari per conservare i propri ricordi e i propri sentimenti.
Lui scattava foto. Foto di qualsiasi cosa, e quelle che catturavano un pezzo della sua anima, venivano racchiusi in quei album lontano dagli occhi di chiunque.
All’interno di quella scatola vi erano esattamente sei album pieni zeppi di foto.
Prese il primo sulla cima, sapendo cosa racchiudeva. Era l’ultimo che aveva fatto.
Sapeva che le foto che racchiudeva, trasmettevano una profonda tristezza e malinconia. All’epoca in cui lo aveva riempito, aveva già deciso che quello non sarebbe potuto essere il suo futuro e che, se voleva farcela, doveva chiudere definitivamente con la fotografia.
Passò l’album con mano tremante e Kyra lo afferrò saldamente. Era come se sapesse di dover essere forte abbastanza per tutti e due in quel momento.
Era lei la roccia e lui quello spaventato.
Si fissarono intensamente per qualche altro secondo, poi la ragazza aprì il faldone e cominciò a sfogliarlo.
In quel momento, tutti i ricordi del passato investirono Gabriel con la forza di un tir.
Quel passato fatto di sogni e speranze, spazzato via dalla realtà e da un’incidente.
Foto in bianco e nero lo riportarono indietro di anni, e il suo cuore si crepò ancora di più. Senza volerlo, una lacrima solcò il suo viso, ma l’asciugò con la stessa rapidità con la quale era caduta.
Ad ogni pagina che sfogliava, Kyra emanava sempre più stupore. Gabe avrebbe tanto voluto avere una macchina fotografica per immortalarla in quel preciso momento.
Era stupenda. Stupore e gioia e bellezza venivano emanate da quel corpo così sottile.
In un’unica parola: magnifica.
<< Mio Dio, Gabe! Sono meravigliose >>, esclamò con voce emozionata.
Gabriel sorrise dolcemente.
Valeva la pena soffrire, pur di poterla ammirare.
<< Wow, tua sorella è stupenda qui >>, continuò indicando una foto.
La osservò velocemente, riconoscendola subito.
L’aveva scatta di nascosto pochi mesi prima di partire per il college, mentre la sorella guardava il tramonto. Era appena uscita dalla piscina, i capelli bagnati erano tirati indietro, e le gocce d’acqua scendevano lungo il suo corpo alto e snello. Guardava l’orizzonte, ma con la mente era altrove, e inconsciamente si accarezzava la gamba ferita e deturpata da quell’incidente di tanti anni prima. Il suo sguardo era velato da una tristezza inconsolabile, sapendo che per quel dolore che portava dentro non vi era cura.
Lui stesso era afflitto dallo stesso male. Non sarebbe mai guarito da quello scrupolo che portava con se.
<< Deduco che tu abbia visto la ferita di Eve >>, affermò notando la mancanza di reazione della ragazza nel guardare quella gamba.
<< L’ho vista oggi. Cercava a tutti i costi di nasconderla, e ha comprato solo vestiti lunghi e pantaloni. Le ho chiesto perché non comprasse una gonna, visto che è giovane e bella, e mi ha mostrato cosa nascondeva >>, spiegò sfiorando ancora con la punta delle dita quella foto.
<< E… ? >>
<< E le ho detto che le cicatrici vanno mostrate con orgoglio, perché sono il simbolo della nostra forza. Siamo caduti, ci siamo feriti, ma siamo andati avanti. E le ho detto che è troppo bella per potersi nascondere dietro ad abiti lunghi per tutta la vita. E io ne so qualcosa del nascondersi dietro. Fino a qualche settimana fa non mi separavo mai dai miei occhiali. Ora non potrei più portarli >>.
Gabriel sentì un calore dentro che lo soprese, il cuore batteva forte.
Era stupefatto da come quelle semplici parole lo avessero colpito cosi nel profondo.
Lo avevano riempito di felicità pura.
Molti si fermavano alla cicatrice di Eve, non vedendo quello che era realmente. Ma Kyra lo aveva fatto, nonostante la conoscesse da pochi giorni. Aveva visto per davvero il tesoro più grande di Gabe, e lo aveva trovato stupendo.
Senza pensarci un secondo in più, spostò lo scatolo, tolse l’album dalle mani della ragazza, e l’abbracciò forte.
Kyra dapprima confusa, ricambiò timidamente l’abbraccio.
<< Grazie >>, sussurrò il ragazzo.
<< Di nulla >>, rispose dolcemente lei.
Poi, troppo spaventato dal mondo e dai suoi sentimenti, Gabriel nascose il volto nel suo collo.
 


Kyra si osservò per l’ultima volta allo specchio, cercando di tirare un altro po’ il vestito.
Le sue gambe erano troppo scoperte, per quanto la riguardava. Ma la madre di Gabriel sosteneva che l’abito fosse delle dimensioni adatte.
Inoltre era decisamente troppo attillato. In quei giorni, grazie anche ad una sana alimentazione, era riuscita a mettere qualche grammo, visto che la pelle non era più attaccata alle costole. Ma restava lo stesso troppo magra.
Doveva ammettere, però, che quel colore le donava, stranamente. Chiara com’era, era convinta che quel rosa cipria le sarebbe morto addosso, invece la rendeva molto delicata. I capelli lisci e sciolti sulle spalle con la riga al centro, e il trucco leggero le davano quell’aria sofisticata, senza renderla una bambolina.
Doveva ammettere di stare bene. Anche se qualche centimetro in più non avrebbe guastato.
<< Sei stupenda >>, affermò dolcemente la madre di Gabriel guardandola attraverso lo specchio.
<< Grazie >>, rispose timidamente.
<< Tesoro, non essere timida. Quando le cose sono vere, vanno dette. E vanno accettate con orgoglio >>.
Kyra sorrise. Quella donna era una forza della natura.
Niente poteva arrestarla nel suo cammino.
<< Sa, la invidio. Lei è forte, come una roccia. Niente può abbatterla >>, disse guardandola con ammirazione.
Anne sorrise mesta. Si voltò a guardare il suo riflesso, portandosi una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio.
<< Oh bambina mia, anche la roccia più forte, col tempo e a seguito delle intemperie, comincia a sgretolarsi. Perde qualche pezzo, e si formano delle crepe. Cosi è l’animo umano. E anche io ho perso dei pezzi lungo la strada. Vorrei essere quella che credi, ma non è cosi >>, rispose malinconicamente.
Kyra la guardò confusa. Era davvero convinta delle parole appena pronunciate.
Anne notò lo sguardo perplesso della ragazza, cosi voltandosi a guardarla le spiegò.
<< Penso che tu sappia che Gabriel, quando era alle medie, ha subito qualche tipo di violenza. Non è mai entrato nel dettaglio, ma sono stata io a curargli le ferite, e so che è stato picchiato, minacciato e chissà cos’altro. Il giorno in cui tornò a casa ferito, il mio matrimonio con Samuel cominciò a traballare. Entrambi ci sentivamo colpevoli e ci accusavamo a vicenda di non esserci accorti di quello che stava accadendo a nostro figlio. In quell’occasione, persi qualche pezzo di me stessa. Ovviamente Gabe non ha mai sospettato che tra sua madre e suo padre ci fossero degli attriti. E conoscendolo, è stato meglio così. Cosi piccolo, e già portava il peso del mondo sulle spalle >>, sorrise dolcemente al ricordo del figlio. Kyra non faticava ad immaginarselo a quell’età, ma aveva delle difficoltà a credere a quelle parole. Anne e Samuel in crisi? Sembrava l’inizio di una brutta barzelletta. << Dopo quell’episodio, senza volerlo ci buttammo entrambi sul lavoro, e questo ci portò ad allontanarci ancora di più. Certo, ci amavamo ancora tanto, ma sembrava non bastare. Le cose andarono avanti per diversi anni, non eravamo la coppia più felice del mondo, ma i nostri figli sembravano stare bene, e pensavamo che finché ci fosse stato l’amore, le cose si sarebbero aggiustate. Ma poi Eve ebbe quell’incidente che la tenne in ospedale per più di un mese. Rimase in coma farmacologico per una settimana e mezzo >>.
Kyra trattenne il fiato rumorosamente. Non ne aveva alcuna idea.
Aveva capito che la sorellina di Gabriel aveva subito qualcosa di grave, ma non credeva fino a che punto.
<< Quando finalmente la svegliarono, i medici ci dissero che vi erano delle complicazioni con la gamba sinistra. Ci prospettarono la peggiore delle ipotesi, ovvero un’amputazione dal ginocchio in giù. Il mondo ci crollò addosso. E Samuel, pover’uomo, non poteva allontanarsi troppo dallo studio, quindi doveva dividersi tra il lavoro, l’ospedale, e suo figlio. Io, invece mi concentrai su Eve. Era la mia priorità. E quando eravamo soli, eravamo in grado di darci la colpa in modo così violento, da sconvolgerci. Ero devastata, e non sapevo come rimediare. Non potevo aiutare mia figlia, non potevo aiutare mio figlio, non riuscivo a salvare il mio matrimonio. Così mi appoggiai alla prima persona che mi mostrò un po’ di compassione. Ad un estraneo, senza importanza, e che non aveva niente a che fare con i miei problemi >>.
Kyra capì all’istante che cosa le stesse dicendo Anne.
Le stava raccontando di un passato nel quale era stata così debole, da cercare il conforto nelle braccia di uno sconosciuto. Qualcuno che potesse prendere il peso dalle sue spalle senza dargliene un po’ a sua volta.
Capì e comprese il perché delle azioni di quella donna così forte.
Non la giudicò, ma anzi le sorrise comprensiva.
Anne non stava cercando la sua approvazione, ma quel mancato giudizio la fece rilassare impercettibilmente.
Nella vita tutti hanno il diritto di concedersi un momento di debolezza, e Kyra se n’era concessi anche troppi.
<< Che successe? >>, domandò curiosa di sapere come ne era uscita fuori.
<< Beh, successe che cominciai a sentirmi sempre più spesso con quest’uomo. Sai era il fisioterapista di Eve, cosi lo vedevo tutti i giorni in ospedale, e quando non c’era, ci sentivamo per telefono. Credimi, amavo cosi tanto Samuel, ma non riuscivo a non provare risentimento sia nei suoi confronti che nei miei. Quindi, quei piccoli attimi di dolcezza avuti da un altro lenivano la mia anima ferita. Soprattutto quando Eve subì i primi interventi per cercare di salvarle la gamba. E quando poi i medici ci dissero che la gamba poteva restare lì dov’era, ma che era irrimediabilmente danneggiata e che nostra figlia avrebbe per sempre zoppicato, mi sentì così male. Talmente male, che cercai il conforto nelle braccia dell’uomo sbagliato. Io e Samuel avevamo litigato la sera prima dell’ultimo intervento di Eve. Lui non poteva restare con me in ospedale per via del lavoro, e io lo odiai così tanto in quel momento. Cosi, durante quelle ore interminabili, mi lasciai andare e baciai il fisioterapista di mia figlia. Ovviamente, quando pensi che non può andare peggio di cosi, succede qualcosa che rende le cose ancora più difficili. Mentre baciavo con disperazione quell’uomo, in camera entrò Samuel e ci vide. Non potrai mai capire come mi sentì miserabile. E in quel momento capì quanto avevo perso di me stessa in quegli anni e in quell’ultimo periodo. E lo stesso era accaduto a mio marito >>, Anne prese un respiro profondo, poi portò lo sguardo alla fede e sorrise dolcemente. Kyra si sentì travolgere da quell’amore che traspariva ad ogni respiro. << Cacciò il fisioterapista, e pensai che mi avrebbe fatto una scenata epica o chissà che. Invece mi prese per mano, mi fece sedere sul letto e si accomodò accanto a me. Continuò a stringermi la mano e mi chiese solamente se ancora lo amavo. Scoppiai a piangere e gli dissi di si. Annuì e mi rispose che anche lui mi amava, ma che solo quel sentimento non poteva più bastare e che dovevamo ritrovarci, perché da qualche parte durante il nostro cammino ci eravamo persi. Mi chiese se ero disposta a provarci e quando gli risposi di si, mi guardò negli occhi e mi diede un leggero bacio. Quando Eve uscì dall’ospedale, io a Samuel cominciammo il nostro percorso. Non fu facile, e ovviamente ci furono alcune litigate nel quale lui mi rinfacciava il tradimento e io desideravo sparire. Ma poi, dopo aver preso un profondo respiro, sapevamo che non potevamo lasciarci. Perché, semplicemente, eravamo noi due, lui ed io, contro il mondo. E posso dire con certezza che ce l’abbiamo fatta, che siamo tornati più uniti di prima, e c’è una foto di noi nello studio di Samuel come dimostrazione che il mondo ha provato a distruggerci, ma che ha fallito. Ma la mia anima aveva perso diversi pezzi lungo questo cammino, pezzi che non avrò mai più indietro, e quando mi guardo allo specchio non riesco a non vedere quei buchi >>, si voltò guardandosi allo specchio, poi con fierezza alzò il mento e si fissò dritto negli occhi. << Ma li porto con orgoglio, perché sono il segno della mia vittoria >>, poi tornò a fissare Kyra e sorridendole, le accarezzò una guancia. << Nei tuoi occhi vedi gli stessi buchi che porto io. E vedo che alle volte questi prendono il sopravvento. Invece devi portarli con fierezza, tesoro. Saresti ancora più bella >>.
Detto questo, uscì dal bagno lasciando Kyra in un mare di perplessità e di emozioni.
Si voltò guardandosi allo specchio, riuscendo a vedere lei stessa quei pezzi mancanti.
Ma molti non le facevano più male. Alcuni erano ancora gonfi e rossi, altri stillavano qualche goccia di sangue, ma nel complesso era certa di non aver mai avuto un aspetto cosi splendente come in quel momento. Si guardò un’ultima volta, poi scese al piano di sotto.
Anne e Samuel si abbracciavano sorridenti, e ogni tanto si scambiavano qualche tenero bacio.
Eve seduta sulla poltrona, li osservava felice.
Gabriel invece osservava lei con occhi spalancati e la bocca aperta.
Si alzò dalla poltrona e lentamente la raggiunse. Ingoiò un paio di volte la saliva, poi con voce tremante, parlò.
<< Sei bellissima >>
<< Grazie >>, sorrise dolcemente Kyra. << Anche tu >>.
Ed era vero. Il ragazzo era stupendo con quella camicia grigia aperta per i primi due bottoni, e il pantalone nero attillato.
Le portò una mano ai capelli, sistemandole una ciocca. I loro occhi erano incollati.
<< Forza gente, sono già in ritardo. Dobbiamo andare >>, disse Anne rompendo la magia del momento.
Gabe si schiarì la voce, poi con nonchalance, le prese la mano, stringendola.
Kyra sentì il cuore batterle più forte. Quell’emozione che ormai provava da troppo tempo, la riempì facendola tremare internamente.
Sapeva che stava per comprendere cosa quei sentimenti esprimessero, ma allo stesso tempo ne era spaventata.
Decise di non pensarci quella serata. Non era il momento.
Quando arrivò al luogo dove si teneva la sfilata, spalancò gli occhi meravigliata.
Vi era un sacco di gente, diverse persone famose, e moltissimi fotografi, tra cui anche Adam che, non appena li vide, li salutò da lontano poi tornò a fotografare.
<< Adam fa le foto? >>, chiese a Gabriel mentre continuavano a girare tra le diverse persone.
<< Si. Mia madre, ogni volta che organizza una sfilata nei dintorni gli chiede di fare delle foto solo per lei. Le tiene sia come ricordo, sia come strumento per migliorarsi. Per capire cosa può fare ancora di più >>, spiegò prendendo un bicchiere di spumante da un cameriere mentre passava lì accanto.
Solo in quel momento Kyra li notò, e decise di prendere anche per se un bicchiere.
Vide la passerella al centro tra le due navate di sedie, proprio come si vedeva in televisione, e non riuscì al fermarsi dal chiedersi cosa si provasse a sfilare la sopra.
<< Che guardi? >>, chiese Gabe.
<< La passerella. Mi chiedo come ci sente nel sfilare la sopra >>, spiegò Kyra.
<< Beh, all’inizio te la fai sotto dalla paura e speri di non inciampare o altro. Ma quando poi ti rendi conto che andrà tutto bene, ti senti pieno di energie, quasi come se potessi distruggere il mondo. E tutti quegli occhi addosso ti danno una scarica di adrenalina pazzesca. Alcuni modelli sono dipendenti da quella sensazione >>, spiegò il ragazzo sorseggiando il suo bicchiere.
Kyra si voltò a guardarlo con gli occhi spalancati, capendo cosa significasse quel discorso.
<< Tu hai sfilato! >>, esclamò sbalordita.
<< Si qualche volta, quando ero al liceo. Mamma alle volte doveva sostituire i suoi modelli per un motivo e per un altro, e chiedeva a me di prendere il loro posto. Ho vissuto per tutta la vita in questo mondo, quindi sapevo cosa fare da subito. E poi ce l’ho nelle vene >>.
La ragazza rimase scioccata. E subito le venne la curiosità di andare a scovare qualche foto di quei momenti. Di sicuro Anne doveva averle conservate da qualche parte.
<< Gabriel Martin, sei sempre una sorpresa >>, affermò dolcemente stupita.
<< Sempre pronto per riempire le tue giornate, baby >>, rispose facendole l’occhiolino.
<< Ora non ti allargare >>
<< Simpatica come sempre. Comunque, ieri mi sono scordato di dirti una cosa. Adam mi ha chiesto se vogliamo andare in discoteca con lui domani sera. Gli ho risposto che andava bene >>
<< Certo. Magari la prossima volta, però, chiedi prima anche a me e poi dai la conferma >>, disse leggermente piccata.
<< Dai, non fare la fidanzata rompicoglioni. Sapevo già che ti andava di uscire. Sotto quello strato di pelle e ossa si nasconde un animo pronto a fare baldoria >>, esclamò divertito Gabriel.
<< Non sono più così pelle e ossa >>, sbuffò la ragazza tastandosi lo stomaco piatto.
<< No, e per fortuna. Altrimenti ti legavo ad una sedia e ti costringevo a mangiare, riempendoti come un tacchino nel giorno del Ringraziamento >>
<< Che scena macabra >>.
Poi entrambi sbuffarono divertiti da quello scambio di battute strano.
Ma ormai li rispecchiava.
Quelli erano loro, e non due che cercavano di fingere di stare insieme. Erano davvero loro con pregi e difetti annessi.
Kyra continuò a scrutare le persone che man mano riempivano la stanza.
Poi notò Adam voltato verso di loro e con un sorriso sulle labbra. La macchina fotografica era puntata nella loro direzione, e probabilmente aveva già immortalato i due mentre discutevano.
Improvvisamente, arrivò di corsa una donna sui quarant’anni circa nella loro direzione. Quando li raggiunse, apparve agitata e col respiro corto.
<< Sei tu Kyra Smith, giusto? Sei la fidanzata di Gabriel? >>, chiese quasi nel panico.
<< Che succede Mary? >>, domandò Gabriel preoccupato e anche un po’ curioso.
<< Venite con me >>.
E senza aggiungere altro, si voltò facendo loro segno di seguirla.
I due giovani si guardarono un’istante, poi corsero dietro la donna.
Li condusse dietro le quinte, dove regnava il caos. Modelle e modelli urlanti, chi andava da una parte, chi dall’altra. Truccatori con in mano palette di colori, parrucchieri impazziti che chiedevano a gran voce dove fosse quell’attrezzo o quell’altro.
Sembrava di essere entrati in un universo parallelo.
Kyra ringraziò il cielo di non essere parte di quel mondo. Sarebbe impazzita e diventata sorda nel giro di sei mesi.
Improvvisamente, si sentì afferrare per una spalla. Quando si voltò, davanti ai suoi occhi vide una Anne sconvolta, e quasi in preda al panico.
<< Kyra, meno male che sei qui. Oddio, è il disastro più totale, una vera catastrofe >>, esclamò stringendo di più la mano sulla spalla della giovane.
<< Mamma che succede? >>, domandò Gabriel intromettendosi.
<< Oh tesoro, sono nella merda più totale. La modella protagonista, quella maledetta bastarda, ha deciso che bere fino a svenire prima dell’inizio della sfilata fosse una decisione buona e giusta. È nello stanzino, addormentata o forse in coma etilico, non lo so. E ora io mi ritrovo senza la mia modella principale >>.
Kyra cominciò a tremare, le mani presero a sudare copiosamente, e un senso di nausea la travolse.
Quel discorso, sapeva, non sarebbe andato a finire bene.
<< Che sta cercando di dirmi, Anne? >>, chiese con voce tremula, temendo già la risposta.
<< Tesoro, so che sei in vacanza e che non hai fatto prove e che non conosci i vestiti, ma ti prego puoi prendere il posto di quella sciagurata ed essere la mia modella principale? Ti pago >>, rispose con enfasi, prendendola per una mano e guardandola con occhi supplicanti.
E Kyra voleva tanto dirle di no. Era a un passo cosi, dal mandarla a quel paese e scappare a gambe levate.
Lei non era una modella. Non aveva la minima idea di come si sfilasse.
Alle volte inciampava nei suoi piedi anche mentre camminava in pantofole.
Come poteva quindi camminare su tacchi vertiginosi, davanti a tutti quanti?
Quindi, la risposta più sensata era dire ‘grazie, ma no grazie’. E stava per farlo.
Nella sua mente aveva già quelle parole pronte per uscire fuori. Ma invece, chissà per quale ragione, forse spinta da un maleficio che voleva rovinarle la vita o chissà che altro, non riuscì a pronunciare quelle parole.
<< Ok >>, disse con voce stridula e spaventata.
Gabriel si voltò a guardarla, con occhi sgranati e la bocca aperta. Anche lui era scioccato da quella risposta.
La stessa Kyra non sapeva la ragione per cui aveva detto di si. Doveva essere per forza di cose impazzita, non c’erano altre spiegazioni.
<< Ah, tesoro mi hai salvato la vita. Non ti preoccupare sei l’ultima che deve sfilare, quindi hai tutto il tempo per prepararti e vedere come ti calza l’abito. Mary, corri a chiamare Michel >>, cominciò a urlare Anne.
Continuò a impartire ordini anche mentre si allontanava, dopo averle ordinato un ‘resta qui!’.
Ma a quel punto Kyra non la stava già più ascoltando, troppo presa ad affrontare il panico dentro di lei.
<< Che cazzo ho fatto >>, sussurrò al nulla con voce spaventata.
<< Ah non lo so Smith. Dimmelo tu che processo mentale hai seguito prima di arrivare a dire si >>, commentò sarcastico Gabriel passandosi una mano nei capelli.
<< Non lo so. Tua madre era li, e mi guardava implorante, ed io non sono riuscita dirle di no >>, spiegò asciugandosi le mani sul vestito nuovo di zecca, e cercando di regolarizzare il respiro.
<< Deve averti fatto qualche maleficio con gli occhi, non ci sono altre spiegazioni. Io l’ho sempre detto che quella donna è satana >>
<< Gabe non è il momento! >>, esclamò furiosa voltandosi e guardando il ragazzo.
<< Oh, Smith. Io invece dico che è il momento. Beh forza e coraggio, fatti manipolare da quelle furie che mamma si trova come assistenti, e poi cammina sulla passerella. Se cadi fingi di svenire, così non sarà una completa figura di merda >>
<< Martin! Io non so sfilare, te lo sei scordato? È matematico che finirò col culo all’aria, e a quel punto con la fortuna che mi ritrovo sicuro mi rompo qualche osso del collo >>, sibilò furiosa tra i denti, guardando con odio il ragazzo.
<< Non dare la colpa a me per la situazione in cui ti sei andata a cacciare. Dovevi resistere al maleficio di satana. Eppure ero convinto di averti preparato >>
<< Gabe >>, urlò furiosa Kyra cercando un modo alternativo per uccidere l’idiota che aveva di fronte.
Forse uno di quei tacchi che vedeva ai piedi delle modelle poteva fare al caso suo. Lo infilava dritto nell’occhio stupendo di Gabriel, uccidendolo all’istante.
‘Peccato che poi finiresti in carcere, dolcezza. E l’arancione, abbiamo già appurato, non ti sta bene. E finiresti per essere la puttana di qualche boss che ti costringerad urlare e a chiamarla mia signora. Uno spettacolo orribile’, esclamò la voce di Sean nella sua mente.
Già, peccato che il suo migliore amico non fosse li. Si sarebbe fatto delle grosse e grasse risate per quella situazione. Kyra Smith, la ragazza per niente alla moda, pronta per sfilare sulla passerella di una stilista famosa. Decisamente qualcosa in quel mondo non doveva funzionare bene.
<< Ok, cerchiamo di trovare una soluzione. Ehm, corso intensivo di passerelle? >>, improvvisò Gabe.
<< Non è abbastanza >>
<< Espressione sul viso mentre sfili? >>
<< Sarò un pezzo di ghiaccio, con l’espressione di un uccello pronto ad essere messo sotto dal camion più grosso che si sia mai visto >>
<< Pensi almeno di riuscire a camminare dritta? >>.
A quel punto Kyra non riuscì a trattenersi, e gli mollò un scappellotto sulla nuca, per testimoniare quanto fosse contrariata da tutto quello che stava accadendo.
<< Ok, mi sa che me lo sono meritato >>, commentò Gabriel annuendo divertito.
Poi sospirò, e senza aggiungere una parola, si voltò andando nella direzione dove era sparita la madre.
<< Dove diavolo stai andando? >>, urlò Kyra confusa e anche spaventata dall’essere rimasta sola.
Poi, senza che avesse possibilità di ribellarsi, fu trascinata di peso da una serie di persone che la portarono nell’antro dell’inferno, ovvero in una stanzetta dove subì le peggiori torture al mondo: essere truccata e pettinata.
Quel poco di trucco che aveva era stato spazzato via da uno più marcato, con le labbra rosso sangue e gli occhi contornati dalle ciglia finte più lunghe mai esistite.
I capelli furono tirati indietro e raccolti in uno chignon severo, con qualche ciocca davanti al volto che le ricadeva in morbidi boccoli.
Aveva un’espressione sia dura che dolce. Seducente e timida.
Era un mix interessante e, sebbene non si fosse mai vista in quel modo, si trovò stranamente a suo agio.
Poi le venne in mente che cosa stava per succedere, e quella calma l’abbandonò, per lasciare il posto ad un ben più forte agitazione.
Di Gabriel nemmeno l’ombra.
Nel frattempo la sfilata era cominciata. Mentre veniva torturata, aveva sentito in lontananza la voce di Anne parlare al microfono, anche se non aveva colto le parole.
Poi della musica era risuonata tra le pareti, e il rumore di tacchi e di abiti scandivano il ritmo del suo cuore.
Presto sarebbe toccato a lei, e non aveva la più pallida idea di cosa fare.
Avrebbe di sicuro rovinato la sfilata della mamma di Gabe, e per colpa sua sarebbe finita in disgrazia. Avrebbe perso il lavoro, e anche Samuel avrebbe perso il lavoro perché si sa, la fortuna e cieca ma la sfiga ci vede benissimo, e quindi doveva andare tutto male. Alla fine, l’intera famiglia Martin sarebbe finita sotto ad un ponte, solo perché lei non era stata capace di camminare dritta su una dannata passerella.
Decisamente si stava facendo prendere dal panico.
Inspirò ed espirò lentamente, cercando di calmarsi.
Passò un’eternità, quando arrivò un’altra donna dall’aria austera ed arruffata, che la fece alzare. Senza preamboli le sbottonò il vestito cominciando a sfilarglielo.
Kyra rimase troppo scioccata per pensare a quello che stava succedendo, così si lasciò manipolare.
Senza sapere come, si trovò addosso un nuovo vestito.
Era giallo ocra, lungo, con il busto estremamente aderente, e la gonna larga a principessa. sulla schiena il tessuto era velato, mentre sul davanti la scollatura profonda era incorniciata da ricami stupendi che ricordavano dei fiori mossi dal vento. Le scarpe dello stesso colore erano altissime, cosi alte che se fosse inciampata, sicuramente l’osso della caviglia avrebbe perforato la carne.
Ma non badò a quello. Invece si concentrò su una cosa che non credeva possibile: sembrava una principessa.
E non di quelle sceme col vestito strano, ma di quelle belle e affascinanti. Quasi sexy.
L’immagine che aveva di fronte era quella di una donna bellissima.
Poi una voce la riportò alla realtà.
<< Credo di essere ripetitivo, ma davvero… Wow! >>, esclamò sconvolto una voce che conosceva benissimo.
Si voltò e davanti ai suoi occhi apparve Gabriel vestito come un principe.
Indossava dei pantaloni neri attillati, simili a quelli che aveva indosso prima, una camicia azzurra per metà infilata nel pantalone dandogli un’area trasandata, ai piedi stivali neri e alti. I capelli tirati indietro dal gel e gli occhi contornati da un velo di matita nero, lo rendevano misterioso.
Era bellissimo.
Il cuore di Kyra prese a battere furiosamente, incantata da quella visione.
Non riusciva a distogliere lo sguardo.
Ingoiò più volte la saliva, cercando qualsiasi cosa da dire, pur di non sembrare una scema totale.
Ma non trovò nulla. Gabe aveva avuto la capacità di renderla un vegetale solo mostrandosi per quello che era: un principe azzurro.
Gabriel lentamente si avvicinò. Quando si trovarono l’uno di fronte all’altra, ripeté quel gesto fatto a casa sua, sistemandole la ciocca che le ricadeva sul volto dietro l’orecchio.
Nel farlo, però, in maniera delicata le accarezzò anche il volto, lasciando poi la mano sulla guancia.
I loro occhi incatenati, continuavano a scrutarsi, cercando di cogliere l’animo dell’altro.
Senza volerlo, i loro corpi si avvicinarono.
Sembrava il preludio di un qualcosa di magico e puro e profondo.
Kyra si leccò le labbra, e quel gesto fu seguito per intero da Gabe.
infine i loro occhi si incollarono sulle labbra dell’altro.
<< Due minuti e andate in passerella ragazzi >>, esclamò improvvisamente una voce femminile, rompendo la magia del momento.
I due ragazzi si staccarono di colpo, spaventati da quell’interruzione.
Kyra si sentì andare a fuoco per l’imbarazzo. Per fortuna che il trucco copriva bene tutte le sue imperfezioni.
Gabriel si schiarì la voce, si portò la mano dietro al collo e, poi, lentamente tornò a guardarla.
<< Ehm tocca a noi >>
<< Già >>, confermò la ragazza. Infine, tornata nel pieno possesso delle sue capacità mentali, si rese conto di una cosa. << Aspetta, che significa tocca a noi? E perché ti sei cambiato? >>
<< Prima sono andato da mia madre e le ho chiesto di sfilare al tuo fianco. Non so se lo sai ma la sfilata si concludeva con l’uscita in coppia di due modelli vestiti da principe e principessa delle fiabe, in onore al nuovo film della Disney. Le ho detto che desideravi tanto sfilare con me indossando questi abiti e lei, visto che ti adora e che le hai salvato la sfilata, ha acconsentito. Sfilo al posto del modello principale che, a questo giro, resta in panchina >>.
Kyra sentì un’emozione nuova nel petto. Aveva assolutamente bisogno di domandargli una cosa.
<< Perché lo hai fatto? Perché mi stai aiutando nuovamente? >>.
Gabriel la guardò intensamente, poi lentamente si avvicinò di nuovo alla ragazza, sorridendole dolcemente.
Prese una mano tra le sue e, continuando a guardarla, le baciò il dorso, da vero principe.
<< Perché così, se cadi, posso tenerti su, al sicuro >>, sussurrò sulla sua mano.
Kyra si sentì invadere da un calore, che andava a diffondersi per tutto il corpo.
Il cuore le batté forte, e non smise di farlo neanche per un secondo.
Le stava urlando qualcosa, e finalmente capì cosa le stava dicendo.
Se ne rese conto in quel momento, mentre lui le sorrideva sulla mano.
E ne ebbe conferma anche mentre sfilavano.
Il mondo non esisteva più, Kyra non sentì neanche un solo sguardo posarsi sul suo corpo.
Perché in quel momento c’era spazio solo per una persona.
E quando alla fine finirono di sfilare, e tutti cominciarono ad applaudire, lui si voltò verso di lei.
Le prese nuovamente la mano e, davanti a tutti, ribaciò di nuovo il suo dorso.
E il cuore dentro Kyra esplose alla consapevolezza di essersi innamorata perdutamente e completamente di Gabriel Martin.
   
 
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