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Autore: sheslola92    27/06/2017    0 recensioni
Lola e Luke sono sorella e fratello e sono stati abbandonati dal padre quando avevano solo 13 e 18 anni. Luke ha fatto da padre a Lola, cercando sempre di proteggerla da ogni altro tipo di sofferenza, soprattutto in amore. Ma dieci anni dopo quando Lola incontra Robert, un amico di Luke, la relazione tra Lola e Luke verrà messa a dura prova. Cosa sceglierà Lola? Amore o famiglia? E riuscirà Luke a mettere da parte il ruolo di padre di cui si è fatto carico e lasciare che Lola sia felice?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quella notte non riuscì a dormire. Si sentiva così in colpa per come aveva trattato la madre prima di uscire, non c'entrava nulla in fondo. Era solo una vittima innocente della sua rabbia focosa. Era sempre stata dolce e comprensiva nei suoi confronti e non meritava un trattamento del genere. Dopo tutto il lavoro ed i sacrifici fatti dalla madre per i suoi figli, lei l'aveva ringraziata semplicemente dicendole di lasciarla in pace e di non parlarle mai più. Avrebbe dovuto parlare con la madre, avrebbe dovuto spiegarle cosa stava succedendo invece che urlarle addosso e chiudersi in se stessa. Ovviamente era con Luke che Lola ce l'aveva. E Robbie. Ma nonostante ce l'avesse a morte con entrambi, non riusciva a smettere di pensare a come aveva trattato Robbie. Si, per lui Lola non contava nulla, le parole erano arrivate forti e chiare allo sue orecchie ma questo non giustificava le azioni di Lola. Avrebbe dovuto trattenersi e stare zitta ma le parole le erano uscite da sole con l'intento di far soffrire il ragazzo almeno quanto lui aveva fatto soffrire lei. Bhe, missione compiuta. Al suo rientro Lola aveva tentato di ritirare le parole che aveva detto ma ormai era stato troppo tardi. Poi c'era Luke. No con lui ancora non era ancora pronta a scusarsi per il solo motivo che non era lei ad aver sbagliato. Lui doveva ammettere il suo errore, solo dopo Lola si sarebbe scusata. E' così che funzionava. Un passo ciascuno per incontrarsi nel mezzo. La mattina arrivò troppo presto e purtroppo, nonostante le poche ore di sonno, Lola dovette alzarsi di buonora per il suo turno in libreria. Aprì l'armadio e si infilò il primo paio di jeans che riuscì a trovare e prese una t-shirt dalla pila di panni appena stirati. Si fece una lunga coda di cavallo, si mise del blush per colorare l'incarnato pallido, il mascara per evidenziare le ciglia e scese nella cucina deserta. La madre era sicuramente andata al lavoro quindi Lola cercò di chiamarla sul cellulare per tentare delle scuse che avrebbe continuato la sera una volta a casa. Ma il cellulare andò dritto alla segreteria telefonica. Decise di richiamare più tardi e nel frattempo si preparò del caffè, si versò la spremuta fresca in un bicchiere e prese una brioche dalla dispensa. Si sedette al tavolo e cominciò assaporare la sua colazione ma dei passi la distrassero. «Buongiorno.» disse Lola mostrando un sorriso. Robbie la guardò, alzo leggermente la testa per salutarla, prese una tazza di caffè e si mise a leggere il giornale sul divano. Era più che ovvio che la stesse ignorando. Non capiva però con che coraggio lo facesse. D'altra parte lei non contava niente per lui, perché avrebbe dovuto interessargli qualcosa di quello che pensava lei di lui? Una telefonata la destò dai suoi pensieri. Si alzò e andò a rispondere. «Parlo con la famiglia Jones?» chiese una voce gentile dall'altro capo del telefono. «Si, mi dica.» - «Chiamo dall'ospedale Sant'Anna. Volevo avvisare che la signora Mary Jones ha avuto un incidente e si trova ora in sala operatoria.» Lola non riuscì più a capire nulla. Le orecchie le iniziarono a fischiare, il cuore cominciò ad aumentare i battiti, il respiro si arrestò all'improvviso. Voleva muoversi, andare ad avvisare il fratello ma non riuscì a fare nulla. Riuscì solo a dire «Arriviamo subito» prima di attaccare il telefono. Non si era nemmeno resa conto che il fratello era entrato in cucina e la stava fissando preoccupato. «Lola che hai? Che è successo?» chiese il fratello scuotendola leggermente. Le grida preoccupate del fratello richiamarono Robbie che ora la guardava con aria allarmata e spaventata. Finalmente Lola riuscì a svegliarsi dal torpore ed a pronunciare poche parole. «La mamma è in sala operatoria all'ospedale Sant'Anna a causa di un indicente.» Luke sbiancò completamente ma fu più reattivo di Lola. Prese le chiavi della macchina e corse verso la porta d'entrata seguito da Robbie. «Lola muoviti dobbiamo andare.» Gridò Luke tornando indietro e tirandola per la mano. Una volta in macchina Luke guidò il più velocemente possibile e quando arrivarono si catapultarono nel pronto soccorso dell'ospedale. Luke e Robbie iniziarono a cercare qualcuno che sapesse qualcosa e Lola restò ferma in mezzo a tutto quel caos di infermieri e dottori che andavano avanti ed indietro per curare i loro pazienti. Dopo qualche minuto Luke e Robbie tornarono. «E' in sala operatoria e dobbiamo aspettare che terminino l'operazione per sapere come sta.» Annunciò Luke. «Vieni andiamo in sala d'attesa.» continuò il fratello dirigendosi verso una sala piena di anonime sedie rosse a pochi passi da loro. Robbie rimase a fissarla e dato che Lola era ancora immobile le mise un braccio intorno alle spalle e la portò in sala facendola sedere in uno dei pochi posti rimasti. Più i minuti passavano più Lola era agonizzante. Continuava a pregare che non succedesse nulla alla madre, che non fosse nulla di grave. Non poteva perderla. Non lo avrebbe permesso. Aveva ancora bisogno di lei. Dovevano ancora fare tante cose insieme. Avevano sempre voluto girare il Canada in camper, vedere le Cascate del Niagara, essere cullate da una gondola nei canali di Venezia, ammirare le meravigliose distese verdi dell'Irlanda. Doveva ancora accompagnarla all'altare il giorno del suo matrimonio, curare i suoi figli quando lei era al lavoro, donare perle di saggezza che solo una nonna sa dare. Non poteva perderla. Non ora. Soprattutto non dopo l'ultima cosa che le aveva detto. L'ultima cosa che aveva detto a sua mamma era stata di lasciarla in pace e non rivolgerle più la parola. Era davvero quello l'ultimo ricordo che la madre avrebbe avuto di lei? Non aveva nemmeno avuto tempo di scusarsi, era successo tutto così in fretta. No, doveva andare tutto bene. La madre stava bene. Continuava a ripetere quelle parole come un mantra, come per convincersi, come se sarebbero bastate a far andare le cose per il verso giusto. Dopo quelle che le sembrarono ora, un dottore in camice bianco apparve sulla porta della sala d'attesa. «La famiglia di Mary Jones?» chiese guardandosi intorno. Luke e Lola si alzarono subito, come due molle. Il dottore fece segno di seguirlo fuori dalla stanza e poi nel suo ufficio qualche corridoio più in là. Lola aveva il cuore a mille, non sapeva davvero cosa aspettarsi e l'unica cosa che fece fu pregare. Quando arrivarono nel suo ufficio, il dottore chiuse la porta alle sue spalle e li invitò a sedere nelle due sedie davanti alla scrivania. «E' stata un'operazione complicata. Un camioncino ha perso il controllo ed è andato a sbattere contro la macchina di vostra madre buttandola completamente fuori strada. Ha subito un severo trauma cranico e siamo dovuti intervenire chirurgicamente per evitare l'aumento della pressione intracranica. Ora vostra madre deve riprendersi e la stiamo tenendo sotto controllo.» spiegò con tono gentile e pacato il dottore. «Quindi ora sta bene giusto?» chiese Luke dubbioso. «Dal punto di vista medico ora sta bene. Dobbiamo solo aspettare che si svegli. Potrebbero volerci dei giorni o delle settimane però. In questi casi non c'è mai un periodo certo.» Il dottore li guardò con fare cordiale, forse voleva dare coraggio ai due ragazzi spaventati che si trovava davanti. «State vicino a vostra madre. In questo caso il sostegno e la cura della famiglia vale più di tutto. Vostra madre la trovate nella stanza 4b.» continuò il dottore sorridendo. «Grazie mille dottore.» riuscì a dire Luke prendendo Lola per mano ed uscendo dalla stanza. Intanto nella mente Lola continuava a ripetere tre paroline: "Andrà tutto bene." Era convinta che se le avesse ripetute continuamente la madre si sarebbe svegliata sorridente e più bella di prima, come se quello fosse stato solo un brutto sogno. Luke continuava a tirarla per la mano verso la sala d'attesa dove li stava aspettando Robbie che appena li vide si alzò e li raggiunse. Luke si avvicinò all'amico e spiegò la situazione e Robbie parve davvero affranto e dispiaciuto e strinse Luke in un abbraccio consolatorio. Lola approfittò di quel momento e cominciò a vagare tra i corridoi fino a che raggiunse la camera della madre. Era pronta ad aprire la porta, ma prima di abbassare la maniglia fece un profondo respiro per farsi coraggio, poi entrò. La madre era distesa su un letto, attaccata con una serie di tubicini a delle macchine che monitoravano il suo stato di saluto ed una flebo che le forniva i nutrienti necessari. Alla quella vista Lola non riuscì più a trattenersi e crollò. Sentì un dolore forte al petto, come se il suo cuore si stesse realmente rompendo in mille pezzi per il dolore. Si portò le mani al petto incrociandole e stringendosi come se volesse tenere insieme i pezzi. Il suo corpo era pervaso da singhiozzi e fremiti. Si appoggiò alla parete e scese piano piano restando attaccata ad essa, fino a trovarsi seduta per terra di fronte al letto della madre. «Ti prego, perdonami mamma. Ho sbagliato, sono stata una stronza di prima categoria ma non puoi lasciarmi così. Ti prego svegliati. Ho bisogno di te.» le parole uscirono tra un singhiozzo e l'altro con una disperazione tale che attirò l'attenzione di alcune persone al di fuori della loro stanza. Continuò a piangere, non riuscì a smettere nemmeno quando entrò l'infermiera per controllare la flebo. Sperava che alla fine avrebbe sentito meno dolore, che avrebbe fatto meno male. Ma non fu così, faceva male da morire. 

 Una mano le sfiorò delicatamente la spalla. «Lola, meglio andare a casa. Sono quasi le sette e l'orario di visita è terminato. Dobbiamo andare.» Luke l'aiutò ad alzarsi e la portò fuori dalla stanza sempre tenendola per le spalle, come se stesse per cadere da un momento all'altro. Robbie aspettava fuori dalla stanza e appena uscirono si scambiò uno sguardo preoccupato con Luke ma non disse nulla. Raggiunsero lentamente la macchina nel parcheggio e furono a casa prima ancora che Lola potesse accorgersi che erano partiti. Lola entrò in casa senza dire nulla e si rinchiuse in camera sua. Si rannicchiò sul letto tenendo sempre le braccia incrociate sul petto. Le lacrime non avevano smesso di uscire nemmeno per un momento ed il dolore non era ancora passato. Poco dopo entrarono Luke e Robbie con in mano un vassoio e qualcos'altro che non riuscì a distinguere. «Il tuo cellulare lo avevi lasciato a casa, continuava a squillare.» spiegò Robbie posando il suo cellulare sul comodino. I due ragazzi continuavano a scambiarsi sguardi allarmati. «Qui c'è un piatto di pasta. Magari hai fame, non hai mangiato nulla da questa mattina.» disse il fratello sedendosi accanto a lei sul suo letto. «Lola devi mangiare qualcosa, per favore.» continuò Robbie accucciandosi così da avere il volto al pari col suo. «Lo lasciamo qui, ok? Ti prego mangia però ok.» la pregò Luke posando il vassoio al suo comodino. Lola continuò a non rispondere e i due ragazzi si arresero ed uscirono. Lola guardò il vassoio. Non si era nemmeno resa conto di non aver mangiato nulla per tutto il giorno ma non aveva fame. Lo stomaco si era completamente chiuso, lasciando spazio al vuoto più assoluto ed a tanto dolore. Pianse, pianse così tanto che alla fine era così stanca che si addormentò. Quando la mattina si alzò ormai aveva terminato tutte le lacrime. Guardò il cellulare e trovò 10 chiamate della sua responsabile in libreria che si preoccupò di avvisare subito informandola della situazione e dicendole che non sarebbe venuta per tutta la settimana. Poi qualche messaggio delle sue amiche a cui spiegò velocemente quello che era capitato. Alla fine si alzò e riportò il vassoio con la pasta in cucina, sistemò la pasta in un contenitore e la sistemò nel frigorifero. Il suo stomaco ancora non ne voleva sapere di mangiare. Fece per tornare in camera sua ma fu fermata da Luke. «Lola ascolta vado a lavorare questa mattina. Ma oggi pomeriggio sarò a casa, ok?» Lola annuì e mostrò un debole sorriso che non avrebbe convinto mai nessuno. Luke abbassò lo sguardo. «Andrà tutto bene ok? Dobbiamo credere che andrà tutto bene.» la incoraggiò il fratello. Poi la strinse in un abbraccio forte, come se volesse incollare i frammenti del suo cuore, come per trasmetterle la sua fiducia e la sua speranza. E per quei pochi secondi a Lola sembrò solo un normale giorno, un giorno come un altro. Poi Luke si staccò e gli stampò un bacio sulla fronte promettendole che sarebbe tornato presto. «Ci vediamo dopo. Se hai bisogno c'è Robbie a casa, ok?» Lola annuì e Luke uscì velocemente di casa. Tornò in camera sua e decise di darsi una rinfrescata, magari l'avrebbe aiutata a sentirsi un po' meglio. Ovviamente non funzionò. Quando uscì dalla doccia si sentì più a pezzi di prima. Perlomeno ora il suo volto non sembrava più "L'urlo" di Munch. Si infilò un paio di pantaloni della tuta, una maglietta larga che utilizzava per stare in casa, prese il suo ipod e tornò a sdraiarsi sul letto. Non era davvero in grado di fare nient'altro. Si infilò le cuffie ed accese la musica a tutto volume così da offuscare la sua mente ed evitare così pensieri dolorosi. Dopo quelle che sembrarono ore qualcuno bussò alla sua porta. «Posso entrare?» chiese una timida voce. Lola si sistemò, sedendosi compostamente sul suo letto. «Certo Robbie, entra pure.» la voce le uscì bassa e roca, forse dovuto al suo silenzio durato un giorno intero. Robbie entrò e si avvicinò al suo letto, i suoi occhi smeraldo in preda ad un turbine di emozioni. «Volevo solo assicurarmi che tu stessi bene.» cercò di spiegare. «Sono tutta intera, se è questo che vuoi sapere.» dichiarò Lola. «Non hai detto nulla da ieri, volevo solo dirti che se vuoi sono qui. Se vuoi puoi parlare con me. O con tuo fratello se non ti va di farlo con me. Ma sappi che dovresti sfogarti.» Robbie era davvero in ansia e continuò a fissare Lola in attesa di una risposta ma la ragazza annuì soltanto. Un po' afflitto, Robbie si alzò e si avviò verso la porta della camera ma Lola parve ripensarci. «Non può lasciarmi così. L'ultima cosa che le ho detto è stata di non rivolgermi più la parola. Abbiamo bisogno di tempo, devo chiederle scusa e dobbiamo fare così tante cose insieme. Non può abbandonarmi anche lei.» le parole uscirono seguite subito da grossi lacrimoni che le rigarono il volto. Robbie tornò velocemente indietro. Si sedette al suo fianco sul letto e la strinse forte tra le braccia accarezzandole dolcemente la testa.   «Andrà tutto bene vedrai. Non devi perdere la speranza. Ci devi credere. Tua mamma è una donna forte, si sveglierà. Vedrai.» le sussurrò Robbie all'orecchio mentre la cullava avanti ed indietro tra le sue braccia. Poi Robbie si alzò e le porse una mano.  «Ora vieni, ti prego. Ti preparo qualcosa da mangiare.» Lola fece per dire di no ma Robbie la guardò afflitto ed aggiunse «Ti prego, mi fa male vederti così.» Quella frase ottenne l'effetto desiderato. Lola fu così sorpresa che le lacrime si fermarono. Prese la mano che Robbie le stava offrendo e lo seguì in cucina. Robbie le preparo un sandwich all'uovo e glielo porse invitandola a dare almeno un morso. Dopo averlo assaggiato il suo stomaco si risvegliò e decise che era ora di ingurgitare qualcosa. «Grazie, era buonissimo.» disse riconoscente Lola mentre mandava giù l'ultimo boccone.  «Figurati. Vieni, meglio farti distrarre un po'. Ne hai bisogno.» osservò Robbie. La invitò a sedersi sul divano e inserì nel dvd un film comico così da aiutare Lola a non pensare al peggio. Poi si sistemò al suo fianco, allungò un braccio che le mise intorno alle spalle e Lola si sistemò appoggiando il viso sulla sua spalla. «Grazie per tutto quello che stai facendo per me. Davvero significa molto.» ammise Lola abbassando lo sguardo per l'imbarazzo di aver pronunciato quelle parole ad alta voce.  «Io ci sarò sempre per te.» affermò Robbie.  

   
 
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