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Autore: Jeo 95    29/06/2017    2 recensioni
[Saga del Filo Rosso; Storia 1- Destino Maledetto]
***
La leggenda del Filo Rosso del Destino è una romantica leggenda che racconta di come al mondo, per ogni persona, ve ne sia una predestinata, la cosiddetta Anima Gemella.
Eppure non è l'unico Destino che il Filo Rosso può creare. Ve ne è uno più cupo, crudele, che da secoli colpisce determinate persone, accomunate tutte da particolare accessori.
Lo sanno bene Tikki e gli altri Kwamii, o almeno dovrebbero, poichè quello stesso destino sta per bussare alla porta dei loro Prescelti, ancora una volta.
Memorie perdute, passati remoti, mentre le vecchie e le nuove generazioni di Eroi si incontrano, Marinette dovrà trovare il modo di sfuggire ad un fato che non desidera.
Perchè lei è Ladybug, ed il suo destino è scritto col sangue.
***
Spero che vi incuriosisca almeno un po? :3 non so quante saghe saranno, dipenderà dall'audience xD
Bacioni e ringraziamenti a chiunque mi seguirà
Jeo 95 =3 (o ArhiShay)
p.s. La storia verrà aggiornata ogni Mercoledì u.u
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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N.d.A- Si lo so, mercoledì è già passato da mezz'ora, sono pessima lo so, ma per stavolta pls, abbonatemelo xD
Eccoci dunque al quarto capitolo!
Ed ecco che entra in scena un nuovo personaggio!
Come vedrete la modalità di scelta dei portatori l'ho un po' riadattata, spero che vi piacerà comunque!
Un bacione a tutti e grazie!


Jeo 95 =3 (o ArhiShay)

 

p.s. mi trovate anche su

Writer's Wing 

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Fil Rouge


Livre 1

~ Destin Maudit~

  

«Tu piccola adescatrice, sta lontana dal mio Adrien!»

Marinette e Alya si bloccarono di colpo nel sentire la voce petulante di Chloè farsi sempre più vicina e minacciosa, ormai pronte alla solita lite che ogni giorno intercorreva tra loro e la figlia del sindaco.

E tutto perché Adrien preferiva la loro compagnia a quella dell'amica d'infanzia.

Marinette già si vedeva legata ad un razzo, pronta per essere spedita dalla viziata ereditiera sul primo volo per il lontano Giove, dal quale avrebbe fatto ritorno solo per assistere alle nozze di Chloè e del suo amato. Si stupì quindi quando la figlia del sindaco non solo la sorpassò senza nemmeno lanciarle una delle sue solite occhiatacce, ma si scagliò immediatamente contro la gemella.

Sbattendo un po' le palpebre per la sorpresa, Alya e Marinette si scambiarono sguardi confusi. A che gioco stavano giocando quelle due.

Ameliè nel frattempo si era paralizzata, come se la sola voce della sorella fosse capace di paralizzarla. Quando Chloè urlava era impossibile, per lei, avere alcun tipo di reazione.

«M-Ma Chloè...»

«“Ma Chloè” un corno! Ti avviso subito: Adrien è mio chiaro?! Non pensare di fare l'innocentina con lui per accalappiartelo, non ti devi neppure avvicinare a lui! Se lo farai, verrò nella tua stanza di notte e ti raserò a zero!»

Da lontano intano, Marinette e Alya assistevano al tutto sconcertate. Stavano forse tramando qualcosa insieme? Se così era, l'Oscar come migliori attrici drammatiche sarebbe stato poco.

«Che facciamo Mari? Ho paura che non stiano recitando.»

Che volevano fare? Niente, sembrava ovvio! Era pur sempre della gemelle di quella strega che stavano parlando, e benché sembrasse succube della sorella e di Sabrina tanto da lasciarsi addirittura tirare i capelli, non potevano essere certe che non stesse fingendo.

«Mi hai sentito stupida?!»

Non potevano essere sicure che quelle lacrime fossero reali.

«T-Ti prego Chloè... B-Basta...»

Ameliè non era mai stata tanto spaventata da sua sorella come in quel momento. Cosa era successo alla sua dolce Chloè, che oltre ai dispetti si prendeva cura di lei? Era cambiata così tanto in quegli anni? La risposta era davanti a lei, ma Ameliè si rifiutava di crederlo.

«Adesso smettila Chloè, stai esagerando!»

Non credeva davvero che qualcuno sarebbe corso in suo aiuto, sia per paura di una reazione negativa da parte di Chloè, sia perché nella sua classe nessuno sembrava averla presa in simpatia, per questo le sembrò quasi di vedere un angelo in Marinette Doupain-Cheng, quando si era frapposta tra le e la gemella per cercare di salvarla.

«Tu vedi di non immischiarti!» si ritrasse dalla stretta di Marinette, fulminandola con lo sguardo.«E questo avvertimento vale anche per te! State lontande dal mio Adiren!» e seguita dalla fedele Sabrina, se ne era andata con indignazione.

Marinette sospirò. Quando ci si metteva, Chloè dava davvero il peggio di sé stessa.

«Wow, oggi la principessina era davvero fuori di se.» fu il sarcastico commento di Alya, con cui Marinette non poté fare a meno di concordare.

Ameliè crollò a terra, le gambe prive della forza necessaria per sostenerla ancora. Marinette la guardò asciugarsi gli occhi azzurri, tentando di bloccare i tremiti spaventati del corpo.

Lottò con il proprio conflitto interiore per diversi secondi, tra l'aiutare quella povera ragazza spaventata, o andarsene via prima che si rivelasse un'arpia anche peggiore della sorella. Perché nonostante tutto, il dubbio che facesse l'innocentina solo per potersi far coccolare da Adrien dopo era un dubbio che Marinette non riusciva a scrollarsi.

Alla fine, la Ladybug che era in lei prevalse, e scelse di fare la cosa giusta. Già una volta aveva commesso un errore, scaricando la propria gelosia contro una ragazza che non meritava una pubblica umiliazione, stavolta avrebbe fatto le cose per bene.

«Tutto ok?»

Amelè fissò stupita per qualche secondo la mano protesa verso di lei. Risalì lungo il braccio, su fino al viso della ragazza che fino a pochi secondi prima fronteggiava spavalda Chloè per salvarla dalla sua ira.

«S-Si... g-grazie...» accettò volentieri l'aiuto e si issò in piedi.

Asciugò velocemente gli occhi e sorrise meglio che potè alle sue salvatrici, mentre sentiva le guance che lentamente prendevano fuoco. Aveva la gola secca, e temeva che se avesse provato a parlare l'unico suono che avrebbe emesso sarebbe stato quello di un rantolo incomprensibile. Odiava questa sé stessa timida e introversa, la odiava davvero.

«Wow, chi l'avrebbe mai detto che Chloè potesse comportarsi da strega anche con la sua stessa gemella.»

Benchè anche lei fosse riuscita a scorgere il buono oltre il nome, Alya non poteva fare a meno di essere sospettosa nei riguardi della nuova arrivata. Il suo lato da reporter le diceva di indagare a fondo, e solo alla fine decidere se fidarsi completamente di Ameliè o meno.

La vide abbassare lo sguardo, sorridendo amaramente verso terra. Perdendosi in vecchi ricordi, talmente lontani da essere ormai null'altro che immagini sfocate, Ameliè non riusciva a dare una locazione esatta al cambiamento di Chloè nei suoi confronti. Semplicemente l'aveva bruscamente allontanata, rifiutandosi di riaccoglierla nella propria vita quelle rare volte in cui riuscivano ad incontrarsi. E negli anni, il loro rapporto non aveva fatto che peggiorare.

«F-Forse non s-sono abbastanza C-Chloè per lei...»

Era seria, ma inaspettatamente Marinette e Alya risero delle sue parole. Non era una risata maligna, di quelle che da sempre deridevano il suo carattere eccessivamente timido, ma una genuina, felice, sinceramente divertita da quello che le aveva detto. Alla fine anche a lei venne da ridere.

«Direi che è una fortuna! Una Chloè è fin troppa da sopportare, due sarebbe stato tremendo!» commentò Marinette, più serena.

Qualcosa le diceva che, dopotutto, Ameliè poteva essere qualcuno con cui andare d'accordo. Alya sembrava concordare con lei.

«Non ci siamo ancora presentate comunque, io sono Marinette Dupain-Cheng, molto piacere.»

«Io invece sono Alya Césaire, mia madre lavora come cuoca nel tuo hotel.»

Ameliè rimase sorpresa. La sera prima aveva potuto gustare i fantastici manicaretti preparati dalla madre di Alya in persona, e ne era rimasta talmente colpita da volerla conoscere a tutti i costi. Perché se c'era qualcosa che Ameliè amava davvero era la cucina.

«S-Sul serio? Adoro i piatti del nostro hotel! Sono rimasta sorpresa specialmente dai sapori delicate ma intensi della Soupe gratinée à l’oignon! Si sentiva il dolce sapore del caramello sulle cipolle, credi che potrebbe insegnarmi qualche trucco???» le si erano illuminati gli occhi, e mentre parlava dei piatti gustosi che le erano stati preparati, il suo problema di balbuzia sembrava scomparso.

Marinette e Alya erano sorprese.

«Wow, non sapevo ti interessasse cucinare.»

Ci vollero tre secondi netti affinché Ameliè si rendesse conto della figura appena fatta davanti alle due nuove compagne. Si zittì, stringendosi le guance rosse come due pomodori tra le mani, mentre teneva lo sguardo ben puntato a terra. Che imbarazzo!

Sempre nei momenti peggiori il suo lato culinario prendeva il sopravvento, dotandola di quella parlantina che avrebbe desiderato sfoderare per farsi degli amici.

«A-Ah... no è che... i-io mi scuso ma... q-quando si parla d-di cucina, n-non capisco più n-nulla.»

Tremò appena. Temette di aver spaventato le due ragazze con il suo carattere, che ora, spaventate e a disagio davanti a una strana come lei, se ne andassero e la lasciassero solo un'altra volta. E Ameliè avrebbe dovuto convivere con la solitudine una volta ancora.

Peccato però, sembrava che finalmente fosse riuscita a farsi due amiche. Come al solito, rovinava sempre tutto.

Inaspettatamente invece, Marinette e Alya non scapparono affatto, né le rivolsero alcuno sguardo di disgusto. Rimasero davanti a lei, sorridendole comprensive.

«Ti capisco invece, non devi scusarti. La mia passione è la moda, vorrei diventare una grande stilista un giorno! Potrei passare ore a parlarti dei marchi più in voga del momento! Le collezioni Agreste poi, lo stile e la fattura sono sempre impeccabili!»

Alya rise sotto i baffi.«Oh certo, i vestiti. Quelli che Adrien indossa coooosì bene da sbavare sulle copertine delle riviste e fantasticare sul possibile futuro della boutique “Agreste-Cheng e famiglia”.»

Stavolta fu Marinette ad arrossire, al commento sarcastico ma veritiero della sua migliore amica.

«A-Alya! Ma che dici?!»

«La pura e semplice verità.» confermò lei, sistemandosi gli occhiali sul naso.«Hai una vera e propria ossessione per quel ragazzo!»

Ameliè sorrise nel vedere le due ragazze stuzzicarsi a quel modo, e le sarebbe piaciuto un giorno creare con loro un rapporto che le permettesse di avvicinarsi un po' di più a quel mondo colorato che erano l'amicizia e l'amore. Adrien gliene aveva dato un assaggio, ma non poteva darle quello che invece potevano farle provare delle vere amiche, tanto meno qualcosa come un fidanzato.

Il solo pensarlo come possibile ragazzo la metteva in estremo disagio.

«E comunque, anche tu sei ossessionata da Ladybug e Chat Noir! È la stessa cosa!»

«No affatto. Io non ho una cotta per loro che mi impedisce di ragionare e parlare lucidamente quando sono a meno di due metri da me.»

Avrebbero continuato all'infinito, di sicuro fino al suono della campanella, se un'improvvisa domanda di Ameliè non le avesse interrotte.

«S-Scusate...» chiese debolmente.«C-Chi sarebbero... L-Ladybug e C-Chat Noir?»

E l'urlo d'orrore di Alya, riecheggiò per tutta Parigi.


 


 


 

Lila si rigirava da ormai svariati minuti la scatolina nera tra le dita, perplessa, confusa, combattuta con se stessa.

«Perchè proprio io?»

Fu l'aveva cercata dovunque. Non era stato difficile scoprire dove abitasse Lila Rossi, l'impresa era stata riuscire a combinare un incontro con lei, poiché sembrava non voler vedere nessuno da un mese a quella parte.

Sua madre era disperata, dall'incidente con Ladybug la ragazza si era chiusa in se stessa, rifiutando chiunque tentasse di avvicinarla e portando i genitori ad uno stato di preoccupazione tale da chiamare addirittura uno specialista in ipnosi.

Fu si era spacciato per suddetto specialista, e con la scusa di una terapeutica passeggiata era riuscito a portare Lila in un posto più sicuro, lontano dagli sguardi curiosi di chi non avrebbe dovuto sapere.

All'ombra di un grosso albero, in un giardino non troppo lontano da casa della ragazza, Fu aveva infine rivelato la sua identità e il vero scopo della sua visita.

Non per ipnotizzarla, bensì per fare di lei ciò che era destinata ad essere. Un altro al posto suo non avrebbe scommesso un centesimo su di Lila, ma l'anziano era convinto che avesse del potenziale nascosto, che nonostante la negatività a cui era stata sottoposta, nascondesse il cuore giusto per essere la volpe.

Volpina non era mai stata né buona né cattiva. Agiva sempre usando l'astuzia, preservando la salute dei compagni a costo di giocare sporco. Volpina mirava alla vittoria nel minor tempo possibile e con il migliori risultato possibile, sfruttando ogni trucchetto a sua disposizione per raggiungere l'obiettivo.

Manipolare la verità e renderla propria, portare a proprio vantaggio con l'ingegno anche la più disparata delle situazioni. Era questo il compito che spettava al portatore della volpe.

Inconsciamente, era stata la stessa Marinette a suggerirgli Lila, perché nelle sue descrizioni accurate su come le era apparsa, la prima qualità che aveva evidenziato era stata l'intelligenza e la furbizia.

Certo, il suo essere una bugiarda cronica aveva portato Ladybug ad esplodere in pubblico ed umiliare una ragazza che era stata quindi akumatizzata, ma l'eroina stessa aveva confessato di aver esagerato in quel frangente, presa da sentimenti impossibili da contenere.

Fu aveva letto pentimento dietro quelle parole, e si era convinto che anche Lila, a modo suo, volesse rimediare a quello che aveva fatto.

«Perché hai già dimostrato di poter essere un'eccellente Volpina.»

La ragazza sogghignò amaramente, restituendo con un brusco lancio la scatoletta nera al vecchio.

«Certo come no, chiedi a Ladybug quanto brava sono stata.»

Dopo un mese passato a nascondersi nella sua camera, senza trovare la forza di affrontare i suoi compagni di classe in seguito all'incidente, Lila non aveva fatto altro che rimuginare su quanto accaduto. E più ci pensava, più l'astio per Ladybug cresceva, assieme alla paura costante che Papillon prendesse di nuovo il controllo su di lei.

Era stufa. Stufa di essere manipolata, trattata come un burattino da un uomo che faceva leva sulla sua rabbia per ottenere i propri scopi. Stufa di quell'eroina perfetta che l'aveva screditata davanti ad un compagno, senza neanche conoscerla e sapere davvero chi era. Stufa di nascondersi dietro una montagna di bugie che erano il suo scudo contro un mondo che l'aveva sempre rifiutata.

Adesso, tutto ciò che Lila voleva era essere lasciata in pace.

Si alzò dalla panchina e sospirò, il vento le smosse piacevolmente i capelli e per un attimo la ragazza sembrò in pace con la natura e con sé stessa.

«E se ti dicessi che è stata proprio Ladybug a sceglierti?»

Lila si girò con uno scatto, furiosa.«Risponderei che non è divertente. Sono brava a smascherare le bugie sai?»

Fu rise sotto i baffi. Era la reazione che si aspettava da lei.

«Non consapevolmente forse, ma ho parlato con lei e sembrava pentita di quello che ha fatto. Ti ha descritto come una persona intelligente e capace, qualità che alla vera Volpina si addicono molto non ti sembra?»

Per un attimo, negli occhi di Lila, splendette una scintilla di esitazione.«E con questo? Ne esistono a milioni là fuori come me, forse anche migliori. Perchè proprio io?»

«Proprio perché sei tu, non c'è nessun altro degno di portare questo Miraculous. Non ne esistono altre come tè Lila, solo tu puoi essere Volpina.»

Ora che l'aveva conosciuta, che aveva visto in lei quella scintilla presente in ogni portatore, Fu non aveva più dubbi a riguardo. Normalmente, per guadagnarsi il Miraculous, il vecchio maestro sottoponeva i candidati ad una prova, per scoprire se il cuore del prescelto fosse abbastanza puro da poter sopportare il peso del potere.

Con Lila aveva usato un approccio diverso. Perché Volpina portava in sé sia la luce che il buio, molto più di quando non facesse Chat Noir, un'entità in lotta costante con ciò che è giusto e ciò che conviene. Gli era bastato uno sguardo per capire che da quel giorno, tutti i giorni, Lila lottava contro il richiamo di Papillon per non tornare ad essere la sua marionetta, per non soccombere a quel buio che infido si annidava dentro di lei.

Per generazioni, ogni Volpina aveva affrontato il proprio lato oscuro, e purtroppo non tutte erano riuscite a vincere quella battaglia. Se non l'aiutava in qualche modo, anche Lila presto o tardi avrebbe ceduto.»

«Io...» sembrava incerta, insicura, non trovava alcun valido motivo per cui accettare un peso tanto grande.«Non posso...» sembrò risoluta, ma i dubbi che si annidavano nella sua mente furono subito chiari al maestro.

Fu sospirò.«Non posso certo costringerti.» si issò in piedi, rigirò ancora la scatolina nera tra le mani e sorrise alla giovane, posandogliela con delicatezza tra i palmi e allontanandosi di fretta.«Questo però sarà più al sicuro con te. Se cambi idea, sentiti libera di usarlo quando ti sentirai pronta.»

E prima che potesse anche solo opporsi, l'anziano si era già dissolto nel nulla.

Guardò ancora la scatolina nera con frustrazione, mille dubbi che le affollavano la mente, nessuno che fosse disposto a darle una risposta chiara e concisa su ciò che doveva fare.

Non c'era niente per cui valesse la pena combattere, non un solo amico da proteggere, non una sola cosa che le fosse cara in quella città nuova e sconosciuta. Mise la scatola in tasca e tornò a casa, mentre il peso del potere che le stava venendo affidato si faceva sempre più pesante e gravoso.

Ma Lila non avrebbe combattuto, né ora né mai.

«Non combatterò mai al fianco di Ladybug.» e dicendosi queste parole si richiuse la porta alle spalle.

   
 
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