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Autore: lessi    02/07/2017    0 recensioni
Ciao, mi chiamo Stella ho 16 e vengo da un paese in provincia di Napoli...
Questa è la mia storia, la mia vita...
Il 28 Ottobre 2013 la parte piú importante e forte della mia vita è volata via in cielo: mia mamma.
Penso che perdere la propria madre a 16 anni sia inimmagginabile, è come se gran parte di te se ne vada via con lei...
io ero distrutta, morta dentro, ma tutto ció non bastava perchè al mio dolore si sommarono tutte le responsabilitá che ora toccavano a me: mi dovevo occupare di mio padre che si mostrava forte, ma io sapevo che non stava meglio di me e poi dovevo badare a mio fratello di appena 10 anni...
Dovevo mandare avanti la casa come una casalinga e in tutto ció dovevo anche andare a scuola...
"Percorsi il corridoio e stavo per arrivare in bagno quando andai a sbattere contro qualcuno.
dicemmo contemporaneamente.
Quando sentí la sua voce alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi, in quel momento vidi il suo sorriso sparire e diventare serio.
. Disse.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il giorno dopo si ricominciò tutto da capo. Sveglia alle sette e mi ritrovai a scuola per le otto, ed ecco di nuovo quell'ansia di quando non riuscivo a studiare, mista al senso di colpa, verso mio padre ed i prof che erano disponibili verso di me. Ero tentata di non entrare, di marinare la scuola, ma sarebbe stato peggio. Sapevo che anche quel giorno avrei pianto e l'unica che avrei voluto davvero vicino non poteva essere lì, la mia migliore amica Monica, che inizialmente frequentava con me il linguistico ma si era trasferita all'artistico, io andai in panico, non riuscivo più ad andare a scuola, senza di lei, ma poi grazie a mia madre riuscì a farmi coraggio e a continuare. Decisi così che sarei entrata ma quel pomeriggio sarei andata a trovare Monica. Mentre salivo le scale e stavo per arrivare in classe, da lontano intravidi Lorenzo che parlava con dei ragazzi e mi resi conto che era sulla porta dell'aula 27, la IV C Scientifico, beh avevo già intuito che fosse allo scientifico, ma conoscere la sua classe era un punto a mio vantaggio. Allora accelerai il passo e mi alzai la sciarpa coprendomi il viso per non farmi vedere. Salì l'ultimo piano ed entrai in classe. Come previsto quel giorno non fu facile. Mi ero per l'ennesima volta giustificata con la prof di storia e mentre lei spiegava un nuovo capitolo io stavo di nuovo per scoppiare a piangere. "Prof, posso uscire?" "Certo, Stella. C'è qualcosa che non va?" mi chiese avendo notato i miei occhi lucidi. "No, prof. Non si preoccupi". Quando stavo per chiudere la porta dell'aula sentì la voce di Valentina <>. "Sì, vai." Percorsi i corridoi fino al primo termosifone che vidi e mi ci appoggiai. "Perché sei venuta con me? Non ce n'era motivo sto bene". "Non credo che tu stia bene. Lo vedo dai tuoi occhi. Cosa ti succede?" "Niente e tutto" "Con me puoi parlare lo sai" "È la scuola. Non riesco più studiare, e ci sto male" a quelle parole non riuscì più a trattenere le lacrime. "Credevo non ti importasse di come va la scuola" "E invece no!" quasi urlai dalla rabbia "Mi importa anche troppo". "Non lo sapevo" Disse appoggiandomi una mano sulla spalla. Incontrai i suoi occhi ed iniziai a piangere ancora di più singhiozzando, così Valentina mi abbracciò forte. Mentre ero tra le sue braccia incrociai gli occhi di chi non mi sarei aspettata di vedere, di nuovo. Mi fissava da lontano, immobile, senza accennare di volersi avvicinare, dedussi perché ci fosse Valentina. Però quando la mia amica mi sciolse dal suo abbraccio gli feci cenno che poteva avvicinarsi ma lui non capì il mio gesto "Lorenzo" e lo chiamai. "Stella tutto bene? È di nuovo colpa di Allocca?" "Diciamo di sì e no, non è Allocca" "Piacere, Valentina. E tu sei Lorenzo giusto?" si intromise la mia amica. "Sì, giusto. Scusami se te lo chiedo ma puoi lasciarci da soli, sempre se Stella è d'accordo ..." chiese guardandomi negli occhi. Annuì. "Va bene, ci vediamo dopo." disse rivolta a me e lasciandomi un bacio sulla guancia. Quando Vale si allontanò anche Lorenzo si appoggiò al termosifone e agganciò i suoi occhi verdi ai miei nocciola, chiedendomi silenziosamente il motivo delle miei lacrime. "Sempre lo stesso" risposi "non riesco a studiare. È inutile ripetere tutto. Ho solo voglia di piangere". Conclusi mentre le lacrime rigavano una dopo l'altra le mie guance. "Non puoi stare così tutti i giorni. Devi trovare il modo di risolvere" "Cosa posso fare? Dimmelo tu, perché io non lo so" "Lascia" "Cosa?" "Lascia. Sono convito che tuo padre ti capirà e se tu sarai felice lui sarà contento per te" "E cosa farò? Non posso rimanere a casa tutto il giorno e poi che lavoro farò un giorno? No, non posso mollare così" "Sì che puoi. Oltre a fare moda, cosa vorresti fare?" "Non ci ho mai pensato. Fin da quando ero piccola ho sempre disegnato abiti non ho mai fatto altro" "Deve esserci qualche altra cosa che ti piace fare?" "Ragazzi che ci fate per i corridoi, dovete tornare in classe" ci interruppe il bidello. "Certo, ora andiamo" rispose Lorenzo. "Credo di dover tornare in classe ora" dissi. "Sì, certo". Tornammo nelle nostre classi e la giornata scolastica passò, anche se lentamente. Tornammo nelle nostre classi e la giornata scolastica passò, anche se lentamente. Tornata a casa come da copione misi a preparare il pranzo e mi sedetti sul divano ad aspettare mio fratello. Quando arrivò mangiammo e dopo lo aiutai a fare i compiti. Verso le cinque chiamai Monica per sapere se fosse a casa. "Pronto?" "Monica, sono Stella" "Ciao, tutto bene?" "Sì, sì. Bene" mentii. "Ti sento strana c'è qualcosa che non va?". Mi chiese conoscendomi come le sue tasche. "A dir la verità qualcosa c'è ... tu sei a casa?" "Sì, sono a casa "Posso venire?" "Certo che puoi. Dai fai presto, ti aspetto" "Ok, arrivo" Senza nemmeno preoccuparmi del mio aspetto lasciai mio fratello con mio padre e scesi per andare a casa di Monica che si trovava a pochi metri da casa mia. Arrivata al portone bussai al citofono dopodiché la nonna della mia migliore amica mi aprì il cancello e dopo anche la porta. "Ciao Stella" "Buona sera". "Tutto bene?". Mi chiese con dolcezza. "Sì, bene. Grazie" "Monica è in camera sua" Le sorrisi e andai dritta in camera di Monica. Quella era come la mia seconda casa, la conoscevo meglio della mia. Io e Monica eravamo amiche da orami dieci anni e minimo una volta alla settimana dovevamo vederci, era come un rito, o io da lei o lei da me oppure per strada, non importava dove l'importante era stare insieme. "Ehilà". "Ciao". "Allora, cos'hai? Vieni qua" disse battendo la mano sul suo letto dove era seduta. Così accolsi il suo invito e mi sedetti accanto a lei. "Tante cose ...". Dissi vaga. "Non ce la faccio più con quella scuola!". Continuai. "E posso immaginare il perché". Disse la mia amica. "Vorrei sapere perché mi sono lasciata condizionare e ho scelto il linguistico. Uffa!ti invidio per essertene andata all'artistico! "Fallo anche tu!" sentì dire alla madre di Monica, Simona, che era appena arrivata in camera. "Come faccio? Sono al terzo anno non posso cambiare ora" "Un modo forse c'è ... io mi informo, sei disposta a fare un esame per trasferirti?" "Sì, farei di tutto per scappare dal linguistico" "Entro domani ti faccio sapere". Ed uscì. "Tua madre trova sempre una soluzione a tutto" "Problema quasi risolto. Incrociamo le dita. Ma ci pensi? Di nuovo a scuola insieme!" "Ah che bello! Però non illudiamoci aspettiamo" "Ok". Forse tutto era risolto. Simona trovava sempre un modo, una scappatoia. Volevo con tutto il cuore poter frequentare l'artistico. Studiare le lingue mi piaceva ma era diventato un istituto oppressivo e triste, con persone false e costruite intorno che non facevano altro che aumentare la mia voglia di scappare, sarebbe stata dura lasciare, con tutti quei professori che avrebbero fatto di tutto pur di non accettare un fallimento professionale, quell'anno poi ce ne sarebbe stato un altro tra i ritirati, Daniele, il bello della classe che decise di andare a lavorare nel pub dei genitori. "In tutto ciò non ti ho neanche chiesto come va". Chiesi a Monica. "Bene, il solito" "Nessun pettegolezzo dall'istituto più pazzo di Acerra*?" Così Monica iniziò a raccontarmi delle nuove coppie che si erano formate e di quelle che erano scoppiate la maggior parte a causa di un tradimento a volte a causa di lui a volte a causa di lei. E mentre spettegolavamo mi arrivò un messaggio su Facebook. [*Acerra è un paese in provincia di Napoli]
  
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