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Autore: Blackberry23    06/07/2017    2 recensioni
Ichigo aveva capito che poteva farcela benissimo da sola e che non aveva bisogno di lui. Non le serviva un uomo che decidesse ogni aspetto della sua vita, non voleva diventare una semplice casalinga come sua madre. Così, il “per sempre” le era sembrato una minaccia. E aveva osato: aveva rifiutato la sua proposta di matrimonio, lasciandolo. A nulla erano valse le sue proteste, lei era stata irremovibile. Era cresciuta. E aveva voglia di ricominciare a vivere.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera, dopo lo spettacolo, Minto restò a lungo sulla terrazza di camera sua, con un bicchiere di vino rosso in mano, a riflettere sulla giornata appena trascorsa. La notte era dolce ed una pallida luna faceva capolino da dietro una nuvola color grigio fumo. Sarebbe stato il momento perfetto per una sigaretta, ma lei aveva smesso di fumare grazie alle ramanzine della sua governante. O meglio, aveva provato a smettere di fumare, e ciò significava semplicemente che non fumava più a casa ma solo al lavoro. Sospirò e alzò gli occhi al cielo. La giornata era cominciata così bene: aveva deciso che sarebbe stato un giorno particolarmente bello e che lei stessa sarebbe stata particolarmente bella. Per le prove generali, aveva messo il suo vestito preferito – un modello puntato da minuscoli fiori blu chiaro con scollatura tonda e maniche trasparenti – accompagnato da orecchini turchesi che avevano oscillato ad ogni suo movimento. Per il saggio, invece, aveva optato per un lungo abito da sera di Ferragamo abbinato a delle scarpe décolleté blu con tacco alto. Scarpe che indossava ancora.
« L’ironia non ha prezzo » pensò sorridendo. 
Ogni giorno, da dopo l’incidente, riceveva nella sua villa un team di fisioterapisti per fare gli esercizi indispensabili. Un po’ stancante, certo, ma paradossalmente la fatica la faceva stare meglio perché le ricordava i duri allenamenti di danza a cui si sottoponeva quando aveva ancora l’uso delle gambe. Ora doveva accontentarsi di osservare e correggere le sue allieve, di inventare coreografie con l’aiuto delle più grandi e, quando le lezioni erano finite, di restare da sola e ballare con le braccia. Guardarsi allo specchio le faceva tremendamente male. La carrozzina stonava di brutto, lo sapeva bene. Ma non poteva farci proprio nulla: era successo. Durante il suo stage all’Opéra di Parigi, per l’appunto. La fine del sogno di una vita. Fortunatamente, la sua famiglia era ricca e lei aveva potuto facilmente aprire la sua scuola di danza, per far finta di dimenticare il dolore che il grave incidente automobilistico in cui era rimasta coinvolta le aveva provocato. Si era però ripromessa di curare sempre personalmente la coreografia degli spettacoli e di non affidarsi alle altre insegnanti, ma alle allieve più brave: voleva sentirsi al centro della scena solo attraverso i loro movimenti. E quella sera, grazie a Mirai e Sakura, si era immaginata rispettivamente nei ruoli di Alice e del Brucaliffo: il primo perché voleva vedersi come prima ballerina, il secondo perché sapeva cosa si provava ad avere le ali. E anche perché aveva deciso di far rappresentare le zampe di Sakura alle bambine più piccole – vederle tutte insieme in fila indiana, piegate vicine per nascondere la testa e formare così il corpo del bruco, mentre facevano volutamente passi di danza diversi, le aveva scaldato il cuore. Ma questo non lo avrebbe mai ammesso: era pur sempre l’erede degli Aizawa, oltre che direttrice della scuola, non poteva lasciarsi andare ai sentimentalismi in pubblico. A quello ci aveva sempre pensato Ichigo.

Già, Ichigo. Dopo il saggio l’aveva invitata a fermarsi a casa sua in nome dei vecchi tempi e adesso stava occupando il bagno da parecchio.
« Certe cose non cambiano mai! » si disse tra sé e sé, bevendo un sorso di vino.

– Scusami Minto, togliere tutto il trucco che avevo usato per coprire le occhiaie ha richiesto più del previsto! E poi i prodotti che mi hai prestato sono fantastici, dovevo provarli tutti! – disse la rossa ridacchiando imbarazzata, a modo di scusa.

– Lascia perdere. Piuttosto, voglio sperare che non me li hai finiti: arrivano direttamente dalla Francia. La prossima volta, se vuoi nascondere la vecchiaia, fatti un lifting! – le rispose maliziosamente con un sorriso furbetto.

– Cosa? Vecchiaia? Guarda che abbiamo la stessa età! E io la porto alla grande!

– C’è solo un modo per dimostrarlo... – disse Minto ridendo. – Battaglia di cusciniiiiiiiiiii!

Le due ragazze trasformarono la stanza in un vero campo di battaglia e, tra colpi all’ultimo cuscino e risate a crepapelle, proseguirono il loro piccolo momento di follia fino allo sfinimento. La lotta si concluse in un soffio di piume bianche. Con le lacrime agli occhi, Ichigo si sforzò di ricomporsi.

– Che spasso! Era da tanto che non facevamo a cuscinate! E poi, non mi sarei mai aspettata che iniziassi tu che sei sempre così pos…

Ichigo si interruppe improvvisamente. Minto si era rabbuiata in viso: l’euforia del momento aveva ceduto il posto alla tristezza.

– Minto, che cosa c’è? – chiese preoccupata.

– Non giochiamo a fare le bambine da quando è successo – rispose lei amara.

– Minto…

– No, per favore. Non guardarmi così. Scusami, lo so che mi vuoi bene, ma io… io… io ci provo a non pensare più alla mia condizione, a dirmi che bisogna andare avanti lo stesso, ma… oh Ichigo! – disse scoppiando a piangere, – Sapessi quanto è difficile! 

– Minto! – sussurrò abbracciandola.

Rimasero strette così a lungo, senza parlare. Il silenzio di quel momento era interrotto solo dai singhiozzi della mora che, dopo un po’, si staccò dall’abbraccio.

– Sai, ho dei vuoti di memoria. Cioè… certi dettagli dell’incidente mi vengono in mente in disordine. Dettagli su cui vorrei solo chiudere gli occhi, come si fa quando c’è una luce troppo forte. Ma come faccio? Come faccio, quando la realtà si presenta ogni giorno della mia vita attraverso l’immagine di uno specchio? Attraverso lo sguardo di chi mi sta intorno? Non posso più ballare!  

Ichigo stette zitta. Poi, con voce roca, decise di parlare:

– Nella vita esistono limiti invalicabili. Noi, durante il Progetto Mew, ne abbiamo infranti parecchi. Ma l’Acqua Mew è finita sul nostro pianeta: non riusciamo più a trasformarci e non abbiamo più poteri. Non siamo capaci di compiere ancora dei miracoli. E non possiamo fare altro che accettarlo. Adattarsi è complicato, certo, però ricordati che non vuol dire accontentarsi. Siamo capaci di far rifiorire il buono di noi attraverso le piccole cose e di ricominciare. Stasera sei riuscita a realizzare uno spettacolo fantastico, hai dimostrato di avere tanta creatività. Non buttarti giù, pensa a tutto quello che hai fatto: la scuola, le varie coreografie, la bravura delle tue allieve. Non sei una sedia a rotelle, tu sei sempre una ballerina e sei una grande!

Minto si calmò.

– Ichigo…

« Grazie » pensò, buttandole le braccia al collo.

Un’improvvisa folata di vento fece risolvere le ragazze a chiudere la porta-finestra della camera di Minto e a coricarsi, ignare di quello che era appena successo: non era stata una semplice ventata, bensì uno spostamento d’aria causato da… teletrasporto.

 

 

   
 
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