CAPITOLO 2
Una
volti giunti a casa, Jack
telefonò e ordinò due pizze, che arrivarono nel giro di qualche minuto.
-Pizza in arrivò!- gridò Jack portando due scatole fumanti nel
salotto, posandoli sul tavolo.
Sam intanto aveva
provveduto alle birre, mentre Jack si precipitò ad
accendere il DVD, e fece partire la sigla dei Simpson.
La casa era avvolta in un
clima piacevole; Sam stava seduta sul divano, e vicino
Jack era totalmente preso dalla tv.
Adorava quel cartone, e
Sam si soffermò ad osservare il suo profilo, che aveva un
espressione concentrata stampata in volto. Si ritrovò a pensare agli
anni passati all’SG1 e a tutti i pericoli che hanno
affrontato senza che nessuno fosse a conoscenza del loro lavoro.
I suoi pensieri vagavano e
decise di chiederglielo.
-Crede che un giorno
tornerà un nuovo Goa’uld a minacciare
Jack si voltò sorpreso da
quella domanda; non credeva che Sam avesse timore dei Goa’uld, ma evidentemente
dopo molti anni passati a combatterli per poi vederne altri prendere
il potere e acquistare maggior forza, forse avevano fatto nascere in lei alcuni
dubbi.
-Sono certo che se un
giorno se ne presenterà uno…noi saremo pronti a combatterlo- affermò
deciso.
Sam però non sembrava del tutto convinta.
-Cosa ti preoccupa?- le
chiese Jack avvicinandosi a lei.
-Niente…è
tutto ok!- tentò di rassicurarlo sorridendogli, ma inutilmente.
-Non mentirmi Sam- insisté
Jack, deciso più che mai a capire il motivo della sua
preoccupazione.
Samantha sobbalzò al tocco
di Jack sulla sua spalla semicoperta dalla spallina
del vestito; sentiva le sue dita sulla sua pelle quel contatto la fece
rabbrividire.
Non che non le facesse piacere, ma sapeva quanto era stato difficile
nascondere i suoi sentimenti verso di lui, ed ora averlo lì accanto gli
sembrava di essere tornata indietro agli anni dell’SG1.
-Alcune notti…ho degli
incubi! A dir la verità…ogni notte!- sorrise
tristemente –so che li abbiamo sconfitti, ma il timore che un giorno possano
tornare e che altri all’SGC dovranno rischiare la vita…non riesco a levarmeli
dalla testa Signore!- confessò infine Sam.
-Vieni qui!-
Jack la prese tra le sue braccia e la strinse per farla sentire al sicuro; le
poggiò una coperta sulle spalle mentre
Jack si alzò per spegnere il televisore e appena si
voltò verso Sam si accorse che si era addormentata sul divano.
La coperta le era
scivolata giù dalle spalle e Jack la risistemò.
Si soffermò ad osservarla
per qualche istante, ripensando alle innumerevoli volte in cui era stato sul
punto di dirle quanto l’amava, ma anche alle altrettante volte in cui aveva
trovato un muro insormontabile a dividerli; decise infine di riposare sulla
poltrona che stava proprio di fronte al divano.
Erano circa le quattro di notte quando Sam spalancò improvvisamente gli occhi; un
altro incubo l’aveva colta in piena notte.
Jack essendo abituato in missione a svegliarsi al
minimo rumore, aprì immediatamente gli occhi, incontrando subito lo sguardo di
Sam nonostante l’oscurità, così accese la piccola luce che stava sul tavolino a
lato della poltrona.
-Un incubo?- chiese
preoccupato, scrutando il volto di Sam.
-Si Signore! Ma che ore sono?- chiese strofinandosi il viso, leggermente
provata dai numerosi incubi che ormai la facevano riposare poco e niente.
-Sono le…quattro e dieci
di notte!- affermò osservando l’orologio che portava
al polso.
-Mi dispiace
averla svegliata!- si scusò subito lei.
-Oh…tanto non stavo
dormendo!- scherzò Jack tentando di strapparle un sorriso, che non tardò ad
arrivare, anche se non era il solito sorriso radioso di Sam –piuttosto…come ti
senti?-
-Sapendo di non poter più riprendere
a dormire…direi non molto bene Signore!- spiegò Sam,
tentando di non farlo preoccupare più del necessario; non voleva che qualcuno
fosse in pensiero per lei, soprattutto non voleva che Jack si preoccupasse
inutilmente.
-A me è
venuta fame…preparo dei sandwich! Ne vuoi uno?- chiese dopo essersi
alzato dalla poltrona ed essersi diretto verso la cucina.
-Volentieri grazie!- rispose
anch’esse alzandosi.
Nella cucina di casa O’Neill,
Sam affettava il pane mentre Jack li farciva con
quante più cose trovava nella dispensa.
-Sai Sam…dopo tutto quello che abbiamo passato in questi anni, non avrei
mai pensato che alle quattro del mattino mi mettessi a preparare sandwich in
tua compagnia!- disse Jack sorridendo, voltandosi verso di lei.
-Perché? Non c’è nulla di male Signore!-
rispose Sam seria.
-No, non intendevo questo.
È che…- cercò di spiegare, ma si bloccò all’ultimo,
prima di rivelarle i suoi sentimenti. Aveva passato anni a nascondere i suoi
veri sentimenti a Sam, e ora che era lì, ad un passo da lui, si era bloccato,
per paura della sua riposta.
-Che?- lo incitò Sam incuriosita, fissando il suo
sguardo in quello di Jack.
-No niente!- tentò di
cambiare discorso lui, distogliendo lo sguardo, perché sapeva che non lo
avrebbe sostenuto un secondo di più.
-Non credeva che fosse una
cosa possibile?- insistette Sam, decisa a non lasciar cadere l’argomento,
posando nel frattempo i panini sul tavolo al centro della cucina.
-Non è questo Sam- disse Jack posando a sua volta i sandwich e tornando a
fissarla –è che io ti amavo dannazione! Per tutto quel tempo tu eri il mio
unico pensiero, e dopo che ti hanno trasferita, il mio
cuore è andato in mille pezzi. Ho cercato di dimenticarti, e pian piano, con il
passare dei giorni il dolore si è attenuato- confessò
infine, incapace di trattenersi ulteriormente.
-Crede che io non abbia
sofferto invece?- chiese accusatoria Sam, in preda all’ira –Lei non ha idea di
cosa ho passato per tutti questi anni a dire:sì Signore, no Signore, Colonnello agli ordini eccetera. Il
posto che mi hanno offerto all’Area 51 era una buona
occasione per la mia carriera, ed è proprio per le nostre maledette carriere
che non potevamo stare insieme! Quindi non mi venga a dire
che lei è l’unico che ha sofferto!- disse sfogando tutta la tensione e la
frustrazione accumulata negli anni, e dopo aver afferrato la borsetta e il suo
coprispalle, si voltò dirigendosi verso l’entrata.
Sam era quasi giunta alla
porta di casa; Jack era rimasto imbambolato con il sandwich in mano, che poco
dopo venne lanciato per aria, nel tentativo di
raggiungere Sam.
Jack l’afferrò per il braccio, con una presa salda, ma
facendo attenzione a non farle del male, e la fece voltare.
Notò immediatamente le sue
iridi azzurre che tentavano di non affogare nel mare di lacrime che ormai non riusciva più a trattenere. A Jack
si strinse il cuore, non poteva essere lui la causa del suo dolore; non poteva
essere lui la causa delle sue lacrime.
Le prese dolcemente il
viso tra le mani e dopo essersi avvicinato delicatamente alle sue labbra, fino
a sentire il suo respiro mischiarsi con il suo, la baciò con quanta più
passione e tenerezza aveva.
Sam rispose immediatamente
al bacio, e legò le sue braccia attorno al collo di Jack,
avvicinandolo ancor più a se, facendo aderire i loro corpi.
Purtroppo il bisogno
d’aria era troppo forte, e i due dovettero dividersi, seppur stando sempre
molto vicini. Jack si soffermò a guardarla per qualche
istante, e ogni secondo che passava, le sembrava sempre più bella; Sam si
avvicinò nuovamente e lo baciò a sua volta, incapace di staccarsi dalle sue
labbra.
FINE
Angolo dell’Autrice:
Scusate per la lunghezza non entusiasmante,
ma mi è venuta così…ho preso un foglio di carta e ho iniziato a scrivere, poi
un altro e ho scritto il secondo capitolo. Spero che comunque,
anche se breve, sia riuscita a colpirvi!! Mi è sempre piaciuta l’idea di una
mega festa, a cui i nostri personaggi preferiti avrebbero partecipato, così…da
cosa nasce cosa…e siamo finiti ai Simpson e ai Sandwich. Ringrazio comunque tutti coloro che leggeranno e che eventualmente
recensiranno! Baci!!!
ILARIA J