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Autore: vero511    12/07/2017    1 recensioni
Ellie Wilson 24 anni, appena arrivata a New York insieme alla sua gioia più grande: il figlio Alex. Lo scopo della giovane è quello di ricominciare da zero, per dare la possibilità ad Alex di avere un futuro diverso dal passato tumultuoso che lei ha vissuto fino al momento del suo trasferimento. Quale occasione migliore, se non un prestigioso incarico alla Evans Enterprise per riscattarsi da vecchi errori? Ma Ellie, nei suoi progetti, avrà preso in considerazione il dispotico quanto affascinante capo e tutte le insidie che si celano tra le mura di una delle aziende più influenti d’America?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Ehi, ehi, va tutto bene. Calmati, sono qui”. Sono seduta su una superficie morbida, un letto o un divano, e due calde braccia mi avvolgono sostenendomi. “No, no, no” è l’unica parola che riesco a dire mentre tento di regolarizzare il mio respiro. “Sht, è tutto okay, tranquilla” iniziamo a ondeggiare, come se Zack mi stesse cullando, sussurrandomi frasi dolci per cercare di mettere a tacere la mia isteria. “No” dico ancora, “Cosa no? Ellie, cosa c’è che non va?” Ora il suo tono non è più solo consolatorio, ma anche preoccupato. “Ogni cosa non va!” Urlo improvvisamente scostandomi da lui. Mi osserva confuso, mentre io mi alzo e inizio a raccattare le cose di Alex, gettandole velocemente nel borsone. “Che diavolo stai facendo?” Ora anche lui si è alzato. “Sto facendo le valigie” rispondo con voce tremante. “Questo lo vedo, ma…ferma.” Mi prende il polso e lo tiene stretto. “Lasciami.” “No. Prima devi dirmi cosa sta succedendo” mi guarda con occhi penetranti e in qualche modo è come se mi leggesse dentro, o meglio, come se vedesse che c’è qualcosa da leggere, ma non riuscisse a comprendere a pieno le parole. Non riesco a fare altro se non rimettermi a piangere e crollare a terra, con ancora una felpa di Alex tra le mani, trascinando con me anche il capo, che ancora mantiene la presa sul mio avambraccio.
“Ehi, parlami, dimmi cosa c’è” il suo tono è dolce e il suo sguardo non mi trafigge più, anzi, mi circonda e mi consola. “Io…n-non posso, davvero non…ho bisogno di stare da sola per un po’”. Alla fine prendo la mia decisione, ovvero provare a calmarmi con le mie forze, come ho sempre fatto in questi ultimi anni. Mi osserva ancora per un po’, dopodiché annuisce e mi lascia i miei spazi come gli ho chiesto.

Sento ridere Alex e mi domando cosa stia succedendo al di là della porta chiusa della camera da letto in cui trovo, sono curiosa e vorrei esserci di più per mio figlio, ma al momento davvero non ci riesco. In compenso, mi rendo conto di essere stata troppo dura quando me la sono presa con Zack perché era sotto shock, in fondo, anche io adesso non ho voglia di parlare, né tantomeno di mangiare o fare qualsiasi altra attività; senza contare che almeno io ho dato sfogo alle mie doglie piangendo come una disperata, mentre dubito che lui l’abbia fatto. Non appena mi riprenderò, gli dovrò delle scuse e la mia mente mi suggerisce che sarebbero dovute anche delle spiegazioni, ma non credo proprio di essere pronta e chissà se mai lo sarò.
Quando il sole sta ormai calando, constato che è ora di finirla con il gioco del silenzio, realizzo che sono una madre e un’ospite e non posso starmene rintanata qui per sempre. Mi metto in piedi e sgattaiolo in bagno per darmi una rinfrescata al viso, sento la televisione che trasmette i cartoni e so che per il momento non rischio di incrociare il piccolo Alex per il corridoio.
Sono talmente concentrata a controllare che mio figlio non  mi veda in questo stato, da non accorgermi del vapore che esce dalla porta del bagno e dallo scrosciare dell’acqua della doccia. Quest’ultimo suono, in particolare, riempie le mie orecchie della sua assenza proprio quando un corpo scultoreo si sta legando un asciugamano in vita: Zack mi osserva stupito, con i capelli bagnati che lasciano scendere gocce sui suoi addominali e il vapore che lo circonda. Mi sento subito avvampare e abbasso lo sguardo: “Io…ecco…s-scusami n-non…oddio” sono le uniche parole sconnesse che riesco a farfugliare mentre sono colta da un capogiro, non so se dovuto al caldo della stanza o alla figuraccia che ho appena fatto. La cosa più intelligente da fare ora sarebbe uscire il più rapidamente possibile, ma le mie gambe non vogliono saperne di muoversi. “Pensavo volessi stare da sola…” sento Zack avvicinarsi mentre io spingo la schiena contro la porta, non ho il coraggio di guardarlo. “È così infatti, era così, vorrei stare un po’ con Alex…” “Capisco…ti senti meglio?” Non riesco a rispondere e finalmente alzo gli occhi e li fisso nei suoi, pessima idea. Il suo sguardo è languido e bollente e mi sento mancare il fiato. “No…cioè, sì!” Il mio cervello si sta sciogliendo come quello di una liceale alla prima cotta, e io che pensavo di essere una donna adulta, matura e intraprendente. “Sicura?” “Zack, che cosa stai facendo?” “Sei tu ad essere entrata mentre facevo la doccia” afferma con fare ovvio. “Giusta osservazione, ma…non avevo cattive intenzioni, non mi sono neanche accorta che…” ho iniziato a guardare le sue labbra da quando mi sono accorta che lui stava facendo lo stesso e la mia voce si affievolisce sempre di più mentre tento di terminare la frase che stavo dicendo. Avanza nuovamente e la temperatura sembra alzarsi ancora di più, ora addirittura le gocce che cadono dai suoi capelli mi bagnano il viso; le palpebre iniziano a farsi pesanti e il mio cuore accelera la sua corsa.
 “Mamma!” Alex mi chiama e sembra molto vicino alla porta del bagno, in un lampo sono fuori e mi gira la testa dalla velocità con cui ho aperto e richiuso l’uscio. “Tesoro!” Lo vedo e gli vado incontro, non lo prendo in braccio perché, al momento, temo che farei finire lunghi e distesi per terra entrami se lo facessi, ma gli tendo la mano che accetta volentieri. “Fame” mi guarda con gli occhioni spalancati e mi trascina in cucina. “Adesso la mamma ti prepara qualcosa di buono” gli lascio un bacio sulla testa e mi metto ai fornelli: preparo una cena piuttosto nutriente per tutti e tre, così da tenermi impegnata il più possibile e non pensare a quello che stava per succedere in bagno.

Incontrare lo sguardo di Zack durante la cena è imbarazzante a livelli inimmaginabili, quindi faccio di tutto per evitarlo e mi concentro su Alex il più possibile. “Ehi, perché non lo fai giocare un po’? Lavo io i piatti” gli propongo quando abbiamo finito di mangiare. “Non se ne parla, hai cucinato e io sistemo. Poi sono sicuro che Alex voglia stare con te” nonostante il suo tono sicuro e pacato, i suoi occhi sembrano ancora infuocati e per questo li tiene bassi e li punta nei miei solo quando mi sorride dopo aver parlato.
Faccio volentieri come mi ha detto e passo del tempo con mio figlio, recuperando quello perso nel pomeriggio e mostrandomi serena e felice. Quando Zack ci raggiunge, a parte per qualche occhiata fugace, ridiamo e giochiamo spensierati con Alex finché non si addormenta.
“Lo porto di là” avviso il capo e prendo in braccio Alex per poi posarlo sul letto dove subito si accoccola al cuscino. Sorrido guardandolo e spengo la luce per poi tornare di là.

“Si è svegliato?” Mi chiede, quando mi vedere arrivare. “Assolutamente no, dorme come un ghiro” mi siedo accanto a lui, così da non doverlo guardare negli occhi. “Forse dovremmo parlarne…” “Del bagno o della mia crisi?” Domando insicura. “In bagno non eri in crisi?” Scherza e l’aria diventa più leggera anche se il mio cuore fa un balzo irregolare e le mie gote si tingono di rosso. “Io…sono…” non so nemmeno come esternare tutto quello che mi frulla davvero in testa. “Satura?” Suggerisce. “Esatto!” “Posso sapere cosa ti preoccupa?” “Si tratta di Ross, Allen e Kim…soprattutto degli ultimi due dato che nemmeno sappiamo dove si trovino” sbuffo e un brivido mi percorre; “E?” Lo guardo con la coda dell’occhio, confusa. “C’è qualcos’altro che ti affligge. Ne sono sicuro” è determinato. “Zack, no, ti prego.” “Finché non me lo dirai, non te ne andrai da qui.” “Senti…è una cosa grave, del mio passato e io non voglio parlarne.” Mi sto innervosendo e agitando. “Credo che se tu lo dicessi, poi ti sentiresti meglio” “Non sapevo fossi uno psicologo” sputo acida. “Non voglio improvvisarmi psicologo come fai tu, sto solo cercando di aiutarti!” “Aspetta, cosa? Come faccio io? Ma di che diavolo stai parlando?” Ora sono in piedi davanti a lui e lo guardo furente. “Sei venuta a trovarmi quasi ogni giorno per due mesi!” “E con questo? Avresti preferito startene lì da solo, a crogiolarti nella tua sofferenza senza sapere cosa stava accadendo fuori dall’ospedale?” “Sì, forse è così! Forse avevo bisogno di spazio!” “Bastava dirlo. Comunque il mio passato non è affare che ti riguardi.” “Neanche quello che succede nella mia mente traumatizzata è affar tuo!” Si alza e mi fa fare un passo indietro, anche se siamo ancora molto vicini. “Beh, si da il caso che tu sia il mio capo” spiego con fare ovvio. “Sai che ti dico? Sei licenziata!” “COSA? Non puoi farlo!” “Sono il tuo capo, no?” “No, sei un bastardo, ecco cosa sei!” “Ripetilo” dice a denti stretti e si avvicina minacciosamente. “Sei…sei…” questa vicinanza mi confonde, la mente è in panne, sfinita, spaventata; forse uno svago è ciò che mi serve, forse è arrivato il momento di lasciarsi andare e pensare al presente anziché scappare dal passato e inseguire il futuro in continuazione. “Baciami.” Non mi chiede cosa, perché, se sono sicura, lo fa e basta ed entrambi capiamo subito che va bene così. Non per forza giusto, non per forza responsabile, ma  bello. Le nostre labbra si scontrano con voracità e subito le schiudo per permettergli di esplorare, assaggiare e accarezzare, lo stesso faccio io mentre gli poso le mani sulla nuca e sento le sue scendere sui miei fianchi e passare sotto la maglietta fino a toccarmi la pelle. Il calore invade ogni millimetro del mio corpo e laddove passano le sue mani, tremo. Lentamente mi spinge ad invertire le nostre posizioni e mentre indietreggio, arrivo a toccare i bordi del divano, finché ci ritroviamo entrambi sopra ad esso, con i respiri affannati, i cuori che palpitano, i corpi che vibrano e il dolce suono di schiocchi e sospiri a incorniciare la travolgente passione che sta prendendo il sopravvento.
  
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