Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: baby80    12/07/2017    10 recensioni
Ho voluto immaginare un epilogo differente della puntata "accusa di tradimento". Cosa sarebbe successo se...
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Pensavo d'essere stato sufficientemente chiaro questa notte. Sbagliavo, ma voglio essere buono e ripeterlo un'altra volta, ma bada bene che sarà l'ultima.  
Non devi toccarmi Oscar, a meno che non sia io a permetterlo.”

Sento le parole di André aleggiare nell'aria, ma non ho idea di quanto tempo sia trascorso da quando sono state pronunciate, ho come l'impressione che siano passati un centinaio d'anni, eppure sono ancora qui nell'appartamento di Les Halles, in Rue de la Lingerie. Onestamente preferirei essere da tutt'altra parte, dopo aver ricordato ogni più piccolo dettaglio della notte appena trascorsa. Ma non mi è possibile allontanarmi perché la sua presa attorno alle mie braccia non accenna ad allentarsi, al contrario, si sta facendo sempre più forte.
Decido di non proferir verbo, più per codardia che per riguardo nei suoi confronti, limitandomi ad acconsentire col capo, muovendolo su e giù, confermando che si, ho compreso tutto e che non vi sarà più bisogno di ripetere alcunché. Ed è in questo istante che André mi lascia libera, anch'esso senza parole.
Mi allontano lentamente voltandogli la schiena, non potrei sopportare ancora una volta il suo sguardo su di me, non ora che la memoria si è degnata di ristabilirsi nella mia mente, come una corona di spine. Seguito a trascinarmi per la stanza senza coscienza di ciò che sto facendo, forse perché non voglio ammettere quel che in realtà dovrei fare.
Dovrei scusarmi ma non me la sento, perché farlo significherebbe rendere reale il peccato di qualche ora fa. Penso bene, invece, di sistemare il disordine che la mia follia ha lasciato; raccolgo le bottiglie di vino dal pavimento, i bicchieri, perfino i cocci di vetro dell'ennesimo alcolico ingurgitato. Mi accovaccio per facilitare l'azione, raccolgo i pezzi con una mano e li poso poi nel palmo dell'altra, con indolenza, persa in pensieri complicati, così lontana dal presente da non accorgermi d'essermi ferita. Non provo dolore, come se tutto il mio essere fosse anestetizzato; il cuore, l'anima, la carne, ed è proprio quest'ultima a sanguinare. Osservo la macchia allargarsi nel centro del palmo ed un rivolo scivolare oltre il bordo e precipitare verso il suolo, seguito da altre gocce gemelle. In un istante compare una piccola pozza accanto al mio piede, dove dei minuscoli schizzi sembrano creare un disegno, sulla mattonella rotta e sudicia.

“Stai sanguinando...”  
la voce di André arriva appena al mio orecchio, la sento lontana, lieve, o forse sono io a non volerla ascoltare.
Resto immobile a guardare il liquido scarlatto che fuoriesce dal taglio e non me ne curo, ma lui non ha alcuna intenzione di fare lo stesso. Mi prende la mano per togliere le schegge di vetro, una ad una, fino ad arrivare a quella che, ora posso vedere chiaramente, è per metà conficcata nella mia pelle. La estrae con delicatezza, incurante del sangue che sta sporcandogli le dita.

“La ferita è profonda, bisogna fermare il sangue.”
così dicendo, e senza tanti complimenti, afferra il mio braccio e mi fa sollevare dalla posizione in cui mi trovo, trascinandomi con lui in direzione della cucina. Abbandona la mano offesa giusto il tempo di trovare una brocca e di riempire una bacinella d'acqua, dentro cui vi immerge un canovaccio. Ed è nuovamente al mio fianco. Sostiene il dorso della mia mano premendo sul palmo lo straccio bagnato.

“Posso fare da sola...”
rinsavisco dal torpore che s'era impossessato della mia attenzione, tornando ad essere lucida. Strappo la mano dalla presa di André, schivando il suo sguardo, e la faccio affondare nella bacinella. Posso sentire l'acqua penetrare nella carne recisa, tagliente come la lama di un coltello, e poco dopo una fitta di dolore irradiarsi fino a metà braccio. Serro le labbra fin quasi a farmi male e così pure gli occhi, nel tentativo di scacciare lo strazio che ostinatamente mi sto procurando da sola. Bella trovata Oscar. Mai gettare del liquido su una lacerazione aperta.
Riapro le palpebre e mi accorgo che l'acqua ha perduto la propria limpidezza per acquisire una tonalità più oscura, torbida, colorandosi col rosso delle mie vene.
Sollevo il braccio, rubo il cencio ad André e lo avvolgo attorno alla mano.

“Hai detto di essere stato da Bernard, in che modo può aiutarci?”
Domando sinceramente interessata, seguitando a puntare gli occhi sulla fasciatura di fortuna che già si sta macchiando.

“Radunando il maggior numero di cittadini e raggiungendo la prigione dell'abazia. Non sarà facile ma Bernard è un uomo che sa come convincere le persone.”
C'è stima nelle sue parole, nonostante l'uomo del quale sta tessendo le lodi sia lo stesso che lo ha privato della vita di un occhio. André non conosce il rancore, ha la capacità di vedere l'essenza di un individuo al di là delle apparenze. Mi piacerebbe poter essere anche solo in minima parte come lui, se così fosse non avrei alcun timore a proferire le scuse che gli debbo. Ma sono dannatamente caparbia ed orgogliosa, tanto da non aver ancora sollevato il viso. Cosa mai potrebbe succedere se lo guardassi? Verrei trasformata in pietra come coloro che incrociavano il proprio sguardo con una delle tre Gorgoni?
Sorrido ripensando alla mitologia greca che tanto ci aveva affascinato in giovane età, ed alle volte che avevamo giocato a Medusa(1) e Perseo nei giardini di Palazzo Jarjayes, facendo quasi morire di crepacuore la povera Nanny, quando giungeva il momento della decapitazione della ninfa dai capelli di serpenti.

“Oscar... hai sentito cosa ho detto?”
trovo infine il coraggio di guardarlo, con un lieve riso sulle labbra. Meravigliandomi, ancora, di come la mente abbia la capacità di riesumare certi ricordi, nelle situazioni meno opportune.

“André, ricordi quando da bambini bisticciavamo furiosamente, per decidere chi di noi due avrebbe dovuto impersonare Perseo?”
domando con una naturalezza disarmante, come se non avessimo discusso d'altro fino a quel momento. Debbo essere impazzita, non vi è altra spiegazione.

“Si... certo, lo rammento ma... sei sicura di sentirti bene Oscar?”

“Immagino di no, André.”
replico senza allontanare i miei occhi da lui, consapevole di non poter rimandare oltre l'ammissione del mio sbaglio. Anche se, davvero si è trattato di un errore?
Forse. O magari, semplicemente, è stata la sola maniera che il mio goffo cuore ha ritenuto più adatta, per spogliarsi di quel sentimento che mi toglie il fiato, e mi spaventa in egual misura.
Mostrarsi forti e risoluti davanti al nemico è una delle prime lezioni che ho imparato, quando mio padre ha cominciato a forgiare il soldato che sono diventata. Attaccare prima d'essere attaccati. Strategie efficaci in battaglia, ma non in amore. E di amore si tratta, non vi sono più dubbi.
Respiro profondamente riempiendomi i polmoni, decisa a parlare delle ore oscure che hanno mostrato una Oscar differente. Dischiudo le labbra, ma il suo nome resta prigioniero sulla lingua, come l'intento del perdono.
Udiamo bussare alla porta di già aperta e sull'uscio si palesa la figura di Bernard. Non ci vediamo dai tempi del Cavaliere Nero e in lui scorgo del cambiamento. Mi appare cresciuto, ormai un uomo.

“Bernard, ti trovo bene.”
una frase di circostanza questa mia, ma che ha in sé tutta la sincerità di un lontano rispetto. Il giovane Chatelet ha dimostrato di possedere il coraggio che solo la sete di giustizia può concepire. La sua breve carriera di ladro ha portato via qualcosa a me caro, ragion per cui ho nutrito nei suo confronti, per molto tempo, un feroce rancore. Astio che è andato diminuendo col trascorrere dei giorni, delle settimane, dei mesi, alimentato dall'apprezzamento che André, invece, aveva per lui.
Come dissi una volta, un ladro è sempre un ladro, ma adesso comprendo le cause che possono portare a tale scelta. E le motivazioni del Cavaliere Nero erano giuste, onorevoli.
Compio qualche passo per andar incontro al nostro ospite, titolo che suona insolito alle mie orecchie, ma non errato. Temo che questo alloggio diventerà la nostra casa, o sarebbe più corretto definirlo rifugio, per un po'.

“Oscar, sono felice di rivedervi dopo tutto questo tempo. Mi rammarico soltanto che sia in circostanze così poco liete.”
mi si avvicina con eleganza, porgendomi la mano. Indugio nel compiere un gesto simile, preoccupata di poterlo insudiciare con il sangue che ricopre gran parte della mia mano illesa. Ma non vi è titubanza in Bernard. Mi sorride con premura e posa le dita attorno al mio polso, stringendolo appena, in segno di saluto.

“André... incontrarci sta divenendo una bizzarra consuetudine...”
ride di gusto Bernard e con lui André, come farebbero due amici. Credo che lo siano, in fin dei conti conosco così poco le abitudini del mio vecchio attendente. Ne sarei lieta se non mi sbagliassi sulla loro amicizia.
Li osservo come non mi sono mai fermata a fare, constatando quanta somiglianza ci sia tra loro. Una similitudine così forte da annebbiare le minuzie che realmente li differenzia.

“Vogliate perdonare il disturbo, ma ho creduto vi potessero servire degli indumenti, come dire, più comuni. E del cibo. Spero di non aver fatto cosa sgradita.”

“Tutt'altro, sei stato lungimirante, le uniformi attirerebbero troppo l'attenzione. E confesso che la fame si sta facendo sentire, dopo un giorno di digiuno. Non possiamo che ringraziarti.”
parla per entrambi, André, prendendo l'involto di stoffa che Bernard gli sta porgendo e il cestino di saggina che contiene della frutta e del pane.

“Grazie, Bernard. Stai facendo più del necessario, so bene che il cibo scarseggia a Parigi e...”
vorrei proseguire dicendo che non avrebbe dovuto privarsi di tutti quei viveri per sfamare noi. Un paio di giorni di rinuncia sono una sciocchezza paragonata alla fame, vera e devastante, che aleggia per le strade di questa desolata città. Lo si può percepire chiaramente, come se la carestia avesse un corpo ed un volto, addirittura un odore. Credo di averla scorta sui volti dei bambini, nei loro occhi che appaiono smisurati, sulle gote scarne. E ancora, nel lividore degli adulti che si privano del nutrimento per cederlo ai propri figli. Ed infine, nel fetore di questo quartiere, dove la povertà e la morte possiedono lo stesso aspetto. Le sembianze d'una nobiltà cieca e sorda dinnanzi alla realtà.
Vorrei scusarmi anche per questo, ma non ne ho modo. Le parole di Bernard interrompono le mie.

“Voi avreste fatto lo stesso per me. È un piacere potervi essere d'aiuto, e d'altronde non avrei potuto fare altrimenti. Rosalie non si sarebbe data pace, e non ne avrebbe dato a me, se non fossi venuto qui, oggi.”
una risata cristallina invade Bernard, riempendomi il cuore. La piccola Rosalie, a quanto pare, è rimasta la stessa di un tempo. E l'amore che quest'uomo nutre per lei è chiaro come la luce che gli illumina lo sguardo, quando la nomina semplicemente.
Rido anch'io, sommessamente, ma l'ilarità del momento ha vita breve. Il sorriso muore rapidamente sulla bocca di Bernard, preannunciando infauste notizie.

“Non siate così affrettati con i ringraziamenti. Purtroppo non vi porto buone nuove. Al contrario. Dopo la visita di André ho contattato certe persone, ho fatto qualche domanda qua e la, con discrezione. Ma sopratutto ho rubato certi pettegolezzi, sussurrati nella convinzione di coloro che credono di non essere uditi. Vestire i panni del Cavaliere Nero mi ha insegnato a diventare invisibile in mezzo alla folla...”

“Quali sono queste cattive notizie?”
Erompe André, sollecitando Bernard a procedere con maggior prontezza. Stringe le mani in pugni, con tanta forza da tremare.

“Mi hai raccontato che, mentre stavate fuggendo da palazzo Jarjayes, vi è parso di veder giungere qualcuno. Ebbene non vi sbagliavate, era un messaggero della famiglia Reale. Stando a quanto riferiscono le voci, pare che Sua Maestà la Regina Maria Antonietta, avesse concesso il perdono ad Oscar, ma...”
prende fiato, Bernard, e la forza di dover farsi portavoce di una scomoda confessione.

“...non mi è chiaro come sia possibile, eppure in certi ambienti, tra diversi esponenti della nobiltà, si è di già saputo della vostra fuga. Vi è stata di mezzo una sola notte, ma a Versailles le maldicenze si destano ancor prima del sorgere del sole.”
l'ormai estinto Cavaliere Nero mi scruta con insistenza, in attesa d'una mia reazione. Non posso accontentarlo, poiché io per prima sto aspettando il proseguo del suo racconto.

“Mi duole dover riferire ciò... e badate che nulla vi è di certo, ma... si parla di una revocazione della grazia e di un possibile esilio, o peggio, la prigionia.”

“E di André, cosa sai?”
invoco la sentenza che potrebbe condannare colui che, di fatto, mi ha salvato la vita. Non soltanto dalla furia di mio padre, ma in mille altri modi nel corso della mia esistenza.

“Poco e nulla. Ufficialmente per lui non è stata presa alcuna decisione. In fin dei conti, in merito all'insubordinazione durante gli Stati Generali, solo voi Oscar, e i soldati che vi hanno seguita, siete implicati nel tradimento. Ma...”
la sicurezza di Bernard vacilla, così come la sua voce. Ed è proprio questa indecisione che mi fa temere il peggio.
Sposto l'attenzione delle mie iridi da lui ad André. A capo chino fissa un punto imprecisato del pavimento, il corpo poggiato pesantemente al lavatoio della cucina e le braccia incrociate contro il petto, serafico. Trovo in quella insolita tranquillità una maldestra finzione, che mi si rivela nei muscoli della mascella, che si contraggono in una cadenza ossessiva.
Cosa ti preoccupa André? La tua o la mia sorte?
Conosco di già la risposta, eppure sono così sciocca da dubitarne, in buona fede, certo. Ha sempre anteposto la mia vita alla sua e, se dovesse pagare per questo, non sarei in grado di perdonarmelo.

“...come vi ho detto poc'anzi, stanno circolando delle chiacchiere sulla vostra fuga. Quello che non sapete è che questa storia, riportata di bocca in bocca, ha oramai assunto le fattezze d'una farsa. André è stato trasformato nello scellerato servo che ha rapito la figlia del Generale Jarjayes e, in altre versioni, l'uomo perverso che ha corrotto l'ultima figlia di uno dei casati più vicini alla Famiglia Reale.”

“È una follia...”
è tutto ciò che mi riesce di dire.

“Follia? È Versailles mia cara Oscar. E voi avete la sfortuna di possedere l'intelletto e d'essere donna. Non importa cosa avete fatto, quanto sudore e sangue avete versato per diventare l'eccellente soldato che siete, al primo passo falso vi vedranno semplicemente come una dama indifesa e stupida.
Credete che se fosse stato un nobile uomo a scappare con una servetta, avrebbe suscitato tanto scalpore? No. Non si sarebbe sprecata mezza parola in tal proposito. Per un aristocratico è ritenuto normale intrattenere rapporti, di qualsiasi natura e genere, con fanciulle al proprio servizio. È accettato, come qualsivoglia altra attività ricreativa.”
la tonalità non ha mutato di volume, ma il livore che ne ha marcato i contorni, palesa il risentimento che Bernard nutre per l'aristocrazia.
Per quel che mi riguarda, se avessi dalla mia la forza necessaria e il nulla da poter perdere, passerei con la lama della mia spada tutte le malelingue che hanno osato pronunciare il mio nome. Ma non posso. Non posso perché ho qualcosa da perdere. Qualcuno che mi è caro più di me stessa, e che ho intenzione di proteggere, a qualunque costo.

“E quale sarebbe la punizione per questo crimine?”
la voce di André è fioca, calma, addirittura atona.

“Darvi una risposta è alquanto difficile. Tutto dipenderà dalla magnanimità dei sovrani, e dall'interpretazione che vorranno dare a ciò che è accaduto. Ma... tra i numerosi bisbigli ho udito parlare di: punizioni corporali, di forca, di matrimonio forzato se la fanciulla è stata disonorata e compromessa. Fino alle più becere assurdità. Io prevedo un richiamo e, alla peggio, l'allontanamento dalla guardia nazionale.”
avverto della rassicurazione nel suo discorso. Il giovane Chatelet mi afferra la mano, che ho abbandonato mollemente lungo il fianco, dimentica della ferita e della fasciatura ormai del tutto sfatta. Ed è proprio quella che lui mi avvolge intorno al palmo, indifferente al sangue che lo sta imbrattando.

“Non datevi pena. A tempo debito si deciderà come agire. Vi suggerisco la massima prudenza, promettetemi che non farete nulla di azzardato. Per qualche giorno sarebbe saggio non allontanarsi dal quartiere.”
si raccomanda ad entrambi, ma è ai miei occhi che sta parlando.

“Grazie, Bernard. Per tutto. Seguiremo il tuo consiglio, stanne pur certo.”
André pare aver ritrovato la propria calma.

“Bene, debbo lasciarvi. Verrò a portarvi dell'altro cibo quanto prima, e se ve ne saranno maggiori notizie. Ah, quasi dimenticavo, Rosalie si è assicurata che vi avrei invitati a farci visita, con la dovuta prudenza naturalmente. Le farebbe piacere rivedervi, specialmente voi Oscar, e... desidera, anzi desideriamo, presentarvi una persona. Il piccolo Francois Chatelet.”(2)
un immenso sorriso lo illumina, ed ora chiamarlo giovane Chatelet mi par irriguardoso. Ho dinnanzi un uomo, un marito e un padre. La gioia di saper lui e Rosalie genitori, mi riempie il cuore, scacciando per un istante il buio di questi ultimi giorni.
André ci raggiunge, cattura la mano di Bernard in una stretta decisa, congratulandosi e rassicurandolo che si, andremo a fargli visita. Annuisco confermando l'impegno dato. Quello soltanto, poiché non potrò mantenere la promessa di vivere i giorni a venire in attesa d'un verdetto.
Ho bisogno di conoscere il nostro destino, mio e di André, così da non sprecare ancor di più quel tempo che, in passato, ho di già gettato tra i rovi.
Guardo André senza essere vista, mentre lui e Bernard scambiano le ultime parole di commiato, ma sono impassibile ai loro discorsi. Nella mente galleggiano le immagini d'una me fanciullesca, orgogliosamente fiera per aver avuto la meglio durante una discussione col proprio migliore amico.
Lo ricordo perfettamente; sono sempre stata io ad impersonare Perseo. Ed oggi non sarà diverso.
Afferrerò il falcetto adamantino, calzerò i sandali alati ed affronterò qualsiasi creatura mitologica mi si parerà dinnanzi.
Troverò il modo di incontrare la Regina Maria Antonietta, prima che sia troppo tardi.





(1)  è una figura della mitologia greca. Insieme con Steno ed Euriale, è una delle tre Gorgoni, figlie delle divinità marine Forco e Ceto. Secondo il mito le Gorgoni avevano il potere di pietrificare chiunque avesse incrociato il loro sguardo e, delle tre, Medusa era l'unica a non essere immortale; nella maggioranza delle versioni viene decapitata da Perseo
(2) Francois Chatelet, è un personaggio immaginario e uno dei principali protagonisti della prima parte della serie manga Eroica - La gloria di Napoleone, il seguito di Lady Oscar, creato da Riyoko Ikeda 
  
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