Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: luciaprincen7    14/07/2017    0 recensioni
"È una leggenda, okay? Quindi non spaventarti. Si dice che quel posto sia maledetto da Dio, perché si pensa che sia quello il luogo dove Satana fece cadere sulla terra l'angelo Michele. Michele una volta stava in Paradiso, al fianco di Dio. Quando Lucifero si ribellò e tutti gli angeli furono chiamati a scegliere tra Dio e la Stella del Mattino, fu lui che consigliò al Trono di far cadere tutti gli angeli che sceglievano Lucifero nell'Inferno. Si racconta poi che quest'ultimo provava così tanto odio per Michele da rapirlo dal Paradiso e tranciargli le ali, che poi appese come trofeo sopra il suo trono tra le fiamme" fece una pausa per prendere fiato, "si dice quindi che Michele fu fatto cadere sulla terra, privo delle sue ali, e imprigionato nelle profondità di un pozzo. Un anno fa una ragazza ha tentato di togliere l'edera da quel pozzo che tu hai visto ieri mattina. Ed è morta strangolata. Si chiamava Isabelle, ed era mia amica" guardò negli occhi Aniel che colse un profondo dolore. Le veniva quasi da piangere, ma cercò di rimanere calma.
*********
tratto dal capitolo secondo
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano le cinque e quaranta del mattino e Aniel stava scendendo le scale a chiocciola che portavano ai dormitori del primo piano. Il silenzio che la circondava era surreale e la metteva un po’ a disagio. Infondo sapeva che non avrebbe dovuto essere lì. Ma il desiderio di sapere era più forte.
Arrivata all’esterno si chiuse la porta dell’edificio alle spalle e si avviò verso il giardino. Le prime luci dell’alba illuminavano il sentiero stretto che attraversava il campo di erba ricoperta da una fitta coltre di rugiada. Dagli alberi colavano gocce di nebbia condensata e il cielo era coperto da nuvole basse e bianche. Dopo pochi minuti intravide la statua marmorea dell’angelo e accelerò il passo. Quando giunse alla vasca aveva i piedi e i capelli bagnati dall’umidità. Tutto era immobile. Aniel sentì un brivido percorrerle la schiena quando si avvicinò al pozzo ricoperto dalla pianta infestante. Con la mano tremante scostò un ramo più grosso degli altri, per poter osservare meglio i mattoni che lo componevano e scoprì che il pozzo era fatto di marmo, bianco e perfetto come se fosse stato costruito il giorno prima. Su un blocco di pietra alla base c’era un’iscrizione in una lingua che Aniel riconobbe come latino:

Qui dominus muscas provocare audeat
Sicut angelus ipse pati
Et tantum amorem mortalis
A maledictionem libero usque erit
Quam aspera mortuus est


La rilesse dieci, forse quindici volte, ma aveva fatto latino solo un paio di anni al liceo e non aveva nemmeno con sé il cellulare per fare una foto. Riuscì a tradurre solo la prima frase: chi osa provocare il signore delle mosche, come l’angelo dovrà patire. Sì, aveva abbastanza senso. Quell’iscrizione era la prova che qualcosa di terribile era successo in quel luogo, millenni prima che attorno fosse costruita una scuola. Forse millenni prima che qualcuno abitasse la città di Olympia.
 
Quando la sveglia di Sally suonò, Aniel era già sveglia da un po’. L’amica non sembrava essersi accorta che era sgattaiolata fuori alle cinque.
“Che nottata…ho avuto una cosa come mille incubi” disse strofinandosi gli occhi. I lunghi capelli chiari le scivolavano fino al fondoschiena, dritti e perfetti come appena stirati. La pelle olivastra era in contrasto con il paesaggio fuori dalla finestra. Dopo essersi lavate e vestite, scesero per la colazione insieme a Raphael, che le aspettava alla fine del corridoio. Indossava una maglia color rame e dei jeans logori sulle ginocchia. L’espressione non era per niente allegra, anzi, aveva gli occhi circondati da profonde occhiaie violacee.

“Dormito bene ragazze?” chiese con tono spento.
“Sì caro, non si può dire lo stesso per te, temo” disse Sally, indicando le occhiaie del fratello.
“Un imprevisto mi ha tenuto sveglio fino a stamattina…una cosa piuttosto importante” e scoccò un’occhiata gelida ad Aniel, che si sentì arrossire: che l’avesse seguita nel giardino e l’avesse vista rovistare tra l’edera del pozzo? Non era possibile, aveva controllato mille volte che nessuno la stesse seguendo.
“Tu e i tuoi imprevisti” lo liquidò Sally, avviandosi giù per le scale che portavano alla mensa.
Quella mattina alla terza ora, Aniel avrebbe avuto la sua prima lezione di religione. I suoi non erano mai stati credenti, ma sua nonna aveva insistito perché ricevesse almeno il battesimo, e così era stato. Tuttavia durante la sua vita non aveva mai creduto in Dio, tantomeno dopo la morte di suo padre. Ma allora perché interessarsi tanto alla leggenda dell’angelo caduto? L’esoterismo la aveva sempre attirata, ma questa volta c’era qualcosa di più. Decise che alla fine delle lezioni avrebbe saltato il pranzo per andare in biblioteca e rovistare tra i libri di latino e religione quando gli studenti erano tutti impegnati nel pasto e nessuno l’avrebbe disturbata. Magari sarebbe riuscita a trovare quella frase in latino inscritta sul pozzo.

*************
 
Alle tredici Aniel aveva detto a Sally che sarebbe rimasta in camera perché aveva mal di stomaco ed aveva percorso in fretta il lungo e stretto corridoio che portava alla biblioteca. Appena mise piede nella stanza, un odore di muffa le invase i polmoni. La luce era piuttosto fioca e si riusciva a malapena a vedere una scrivania posta in un angolo, con una donna grassoccia intenta a scarabocchiare su alcuni fogli di pergamena. Fantastico. E ora come avrebbe fatto a trovare ciò che cercava? Per quanto ne sapeva lei, poteva anche essere proibito stare in biblioteca a quell’ora. La donna alzò lo sguardo.
“Prego! Hai bisogno di qualcosa in particolare cara?” quando sorrise, le guance erano talmente rotonde e rosee da sembrare due palle da bowling.
“Ehm…no, stavo solo cercando un libro di filosofia…posso…?”
“Ma certo ma certo! Guarda tutto quello che vuoi!” rispose cordialmente la donna, e subito dopo tornò alle sue scartoffie.
Aniel tirò un sospiro di sollievo e si avviò verso gli scaffali. Quel posto era davvero pieno di volumi, non come la biblioteca del suo vecchio college di Savannah. C’erano perfino pile di libri ammassati sul pavimento. Andò nel reparto indicato con il cartello “LIBRI IN LATINO” e poi nella sezione “LIBRI SACRI”. Fece scorrere il dito sui vari volumi e uno in particolare catturò la sua attenzione. Si intitolava “de angelis lapsum” e aveva una copertina color avorio. Il nome dell’autore era stato cancellato da una macchia di inchiostro nero. Aniel sfogliò velocemente le pagine giallastre. Ogni capitolo iniziava con delle lettere decorate con colori sgargianti e alla pagina 76 Aniel riconobbe la scritta che aveva letto sul pozzo. Il cuore iniziò a batterle velocemente in gola mentre rileggeva la leggenda che Sally le aveva raccontato la sera precedente. Il finale, però, fu ciò che la sconvolse di più.
Solo una donna mortale può spezzare la maledizione dell’angelo, ma dovrà essere talmente devota al suo amato da lasciarsi annegare nel pozzo dove Egli giace.”
Così finiva il racconto. Mille domande iniziarono a frullarle nella testa. Quale ragazza si sarebbe sacrificata? Chi sarebbe morto annegato? E soprattutto, il sacrificio di una vita come sarebbe stato ripagato? L’ angelo avrebbe perso la persona che amava, quindi era comunque una punizione. A quel punto sarebbe stato meglio rimanere per sempre nel pozzo, piuttosto che vedere la persona amata morire davanti ai suoi occhi. Aniel non capiva. E poi, come faceva qualcuno ad innamorarsi di lui se nemmeno poteva vederlo? La mente la riportò a quello specchio argenteo. Chiuse gli occhi; ricordava tutto di quel sogno: la voce del ragazzo, la consistenza dello specchio, il vestito porpora…doveva parlarne con Sally.
 


La camera era densa di incenso quando Aniel varcò la soglia. Sally era lì, proprio come quando la aveva conosciuta, con il suo turbante e i suoi oli essenziali tra le mani. Doveva avere un’espressione sconvolta, perché Sally iniziò subito a farle domande.
“Ma non avevi mica mal di stomaco?” chiese alzando esageratamente il sopracciglio destro.
“Sì, ho preso qualcosa e mi è passato…dovrei parlarti di una cosa” cercò di assumere l’aria più seria che poteva.
“Oh, okay, dimmi pure” Sally si rilassò sullo schienale della sua sedia girevole.
“Stamattina sono stata al pozzo…so che non avrei dovuto, ma ero curiosa e ho scoperto un’iscrizione. Così sono andata in biblioteca e ho scoperto cosa significava. Tu non mi hai raccontato tutta la storia, vero?”
Vide l’espressione rilassata di Sally trasformarmi in un’autentica maschera d’orrore.
“Tu cosa?? Ecco perché Raphael…oh mie Dèi.” Aniel capiva dai suoi occhi che era arrivata alla conclusione di qualche ragionamento.
“Tu…hai sognato qualcosa di strano, ultimamente?” chiese alzandosi di scatto dalla sedia e prendendo Aniel per le spalle, che ancora non capiva la reazione dell’amica.
“No…cioè sì, uno specchio…e un ragazzo..” Sally fece pendolare le braccia lungo i fianchi e la sua espressione divenne vuota.
“Vieni con me, devi sapere tutto"
   
 
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