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Autore: RoryJackson    14/07/2017    11 recensioni
"Chi sei?" Chiese una voce dietro di lei. Era una voce maschile, calda e profonda, stranamente umana. Rory si fermò impietrita. Possibile che fosse lui...? Girò il viso verso la voce la quale proveniva effettivamente dalla creatura, completamente sveglia e all'impiedi.
Questa volta, Rory, poté ben vedere gli occhi della creatura: dalla forma leggermente triangolare, confinavano con il muso beige. Le iridi rosse come il fuoco. - CAP 1
"Tu non sei in grado di spezzare un giuramento" constatò la giovane, placando in un momento l'animo di Shadow, [...] "Io mi fido di te" - CAP 10
Shadow: un essere tanto temibile eppure tanto umano. Un riccio dal cuore indurito per l'ingiustizia subita da parte degli uomini e che, per questo, odia con tutto se stesso. Riuscirà mai a cambiare idea?
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Era il 9 maggio 2017 ed era già passata una settimana da quando Shadow aveva lasciato la casa di Rory. Il sole era alto in cielo e non vi era uno spiffero d’aria a dare un po’ di consolazione alla pelle del riccio, che se ne stava posato, con le mani dietro la nuca e le gambe accavallate, ai piedi di un albero, in un boschetto situato non sapeva dove. Neanche l’ombra del ricco fogliame riusciva a mitigare l’afa soffocante che lo costringeva a starsene lì, buono buono, aspettando che il tempo scorresse e che il ricordo di quella sera divenisse insignificante. Fissava sottecchi un punto vuoto della foresta, senza neanche guardare davvero. Si sentiva quanto mai smarrito, perso in un labirinto di ricordi e di pensieri, dal quale non sapeva uscire.
Era insopportabile. Come si era permessa, quella femmina umana, di rivolgergli la parola in quel modo? Inoltre come aveva potuto, lui, la Forma di Vita Definitiva, l’essere perfetto, colui che non aveva mai bisogno di nessuno, pensare di aprire il suo cuore ad un essere umano...?
Ma ciò che trovava ancor più inconcepibile, erano i sentimenti che egli stesso aveva e stava provando: riprovazione, fastidio e, straordinariamente, una profonda amarezza per tutto ciò che era successo. E quest’ultima realtà lo lasciava realmente spiazzato. Non aveva mai provato, prima di allora, neanche un briciolo di pentimento per le sue azioni, neanche per quelle davvero ignobili. Aveva i suoi buoni motivi per farlo, così giustificava se stesso.
 
Tuttavia, averla colpita con tanta violenza lo trovava davvero indegno di sé. Perché, con quel gesto, la sua promessa fatta a Maria aveva dato i primi veri segni di cedimento.
“Shadow, ti prego… dai una possibilità alle persone che vivono su quel pianeta… solo così il nostro sogno potrà realizzarsi”, quella voce gli ritornava alla mente come uno spillo conficcatogli nel cervello mentre quegli occhioni blu, sempre più prossimi a chiudersi definitivamente, lo fissavano imploranti...
Perché mai avrebbe dovuto farlo, quando questi l’avevano uccisa solo per proteggere loro stessi? Come avrebbe potuto mai proteggere delle creature che non lo avrebbero mai accettato?
Ti pare che ti avrei salvato se per me la tua vita non avesse valore?!”
"Io mi fido di te”.
 
Stupida umana.
Con il chaos spear che aveva lanciato contro quella collinetta, sperava di incuterle paura, così che fosse stata proprio lei a lasciarlo andare. Invece, il riccio nero, non fece altro che confermare la tesi che quella giovane, in virtù del suo occhio critico, si era fatta su di lui. Era dannatamente frustrante, doveva ammetterlo: essere stato compreso e, ancor più, compatito da una insulsa ragazzina. Lui, che non si era mai rivelato a nessuno.
Ma più tentava di dimenticarla, più il ricordo di lei riaffiorava nella sua mente. Era come giocare a ping pong contro un muro infrangibile: lui cercava di scagliare la pallina il più forte possibile, ma questa ritornava indietro, ancor più veloce della precedente.
 
Il suo radicato rancore ed il suo enorme ego lo spingevano ad odiare gli esseri umani, ritenendoli una razza inferiore, un branco di patetiche creature inermi. Eppure, Rory non si era mai tirata indietro, trattandolo, quando scemò l’iniziale timore nei confronti di lui, come un suo pari, anziché come una creatura della quale meglio stare alla larga. E, come se non bastasse, a turbare ancora di più il suo animo indurito fu che per un attimo, anche solo per un attimo, Shadow pensò che forse... forse, al suo fianco… No. Rory non era Maria e mai lo sarebbe stata. Ordunque, perché provare un tale rimpianto?
“Dannazione”, ringhiò adirato ad alta voce, sperando che così facendo riuscisse ad esorcizzare i demoni che lo tormentavano da più di cinquant’anni. Si alzò in piedi e diede un pugno contro l’albero, abbastanza forte da torcerlo e rimase lì, qualche attimo, a fissare l’impronta della sua mano impressa sulla corteccia, con uno sguardo di ghiaccio, sintantoché scosse la testa per poi andarsene di nuovo in un lampo. Ormai non riusciva a stare calmo neanche nei luoghi più tranquilli.
 
***
 
Shadow corse, se ciò che faceva potesse essere definito “correre”, fino ad arrivare in città, scoprendo di essere giunto, avendo letto il cartello della stazione ferroviaria, a Salerno, una delle principali province della Campania.
Qui sentì provenire da qualche palazzo vicino un forte sconquasso. Sotto gli occhi attoniti delle persone, che stavano scappando terrorizzate, sorvolò le abitazioni per arrivare sul luogo dov’era in atto un combattimento. Dall’alto di un edificio, vide la sua brutta copia blu, accompagnato dai suoi amici: un volpino giallo che si trovava all’interno di un piccolo aeromobile, un echidna rosso e una riccia rosa, impegnati in un combattimento contro il dottor Robotnik, ben al riparo all’interno di un enorme robot arancione che comandava lui stesso. In mezzo alla strada, vi era un piccolo esercito di creature meccaniche, molto più piccole rispetto a quello in cui si celava il dottore, che sparava all’impazzata contro gli edifici vicini, distruggendo negozi e autovetture. L’echidna e la riccia rosa, quest’ultima munita di un martello gigante, cercavano di colpire a più non posso i pesci piccoli, mentre il blu e la piccola volpe, attraverso una scarica di colpi ben assestati, cercavano di buttare giù quello grosso.
 
“Ehi, Eggman, perché non ti riposi una volta e per sempre?” esclamò il riccio blu, adirato per come si stava ribaltando la situazione. Trovava strano che, quella volta, quell’uovo sodo di un Robotnik fosse più agguerrito del solito. Detestava che ci andassero di mezzo degli innocenti, per questo incominciò ad attaccarlo usando le sue migliori combo, ma stranamente con scarso successo.
“Non puoi nulla contro di me, Sonic, posseggo ben tre smeraldi del caos mentre tu, senza i tuoi rings, vali meno di zero!” ribatté l’uomo, con la sua solita grassa risata. Sonic sbarrò gli occhi per la sorpresa, chiedendosi come fosse arrivato a possederne tanti. La risposta era una sola: Shadow lo aveva di sicuro aiutato nel suo sporco piano. Si guardò attorno, intento a trovare una traccia del riccio nero, che però sembrava non essere lì in quel momento. Il volpino giallo, quasi come se avesse letto nel pensiero l’amico, esclamò prepotente: “Dov’è Shadow? Ti ha finalmente abbandonato?”
“Quell’ingrato non è degno di stare al mio servizio”, sbroccò l’uomo, sputacchiando sul microfono collegato all’altoparlante. Shadow emise un ghigno divertito e fissò la scena sottecchi, indeciso se prendere parte allo scontro o meno. Dopo un attimo di esitazione, scuro in volto, decise di abbandonare il suo nascondiglio e, con un salto pirotecnico, atterrò proprio nel bel mezzo della scena.
 
“Chi sarebbe indegno di stare al tuo servizio, Eggman?” chiese il nero sprezzante, mettendosi a braccia conserte, ormai appostatosi al fianco di Sonic ed i suoi amici, che lo fissavano sbigottiti.
“Che intenzioni hai, Shadow?” sbottò l’echidna, mentre diede un calcio ad uno dei robot, deformandone irreparabilmente i circuiti principali, dopodiché scagliò un colpo ad un altro vicino, atterrandolo. Shadow sbuffò, senza neanche degnarlo di uno sguardo.
“Solo ripagare con la stessa moneta questo maledetto”, rispose lui, posando le nocche della mano destra sul fianco, per palesare, con vanitoso orgoglio, la misera preoccupazione che stava provando al cospetto di quell’uomo.
Robotnik, che nel frattempo era diventato rosso come la sua giubba dalla rabbia, sbatté un pugno in un punto vuoto della camera dei comandi, gridando contro il riccio nero: “Come hai fatto a scappare da quella cella?!”
Shadow sorrise compiaciuto, evocando lo smeraldo del caos e mostrandolo all’uomo ben al riparo nella sua mano.
“La sciocca ragazzina, come l’hai chiamata tu, te l’ha proprio fatta: si è fatta catturare apposta per aiutarmi a fuggire”.
Gli altri quattro, che ascoltavano interessati quella strana conversazione, si chiesero cosa avesse spinto il nero a cambiare fazione e, soprattutto, chi fosse questa fantomatica ragazza, in grado non solo di averlo aiutato ma anche di aver trovato il coraggio di stare al suo fianco.
 
Dal tetto di un altro degli edifici lì vicino, osservava la scena Rouge, la bella pipistrella, meravigliandosi per quella rivelazione, essendo ben consapevole dei sentimenti che provava l’amico nei confronti degli esseri umani e, soprattutto, conscia di ciò a cui aveva assistito quella sera, una settimana prima. Shadow avrebbe potuto colpirla ed ucciderla… conoscendolo, se gli fosse salito il sangue in testa, di sicuro l’avrebbe fatto. Dunque, perché non l’aveva fatto?
“Dov’è quella sciagurata?” tuonò l’uomo, col viso ormai deformato in una maschera di collera e rabbia. Il dottore si preparò a sparare un colpo laser contro il riccio nero, il quale però non andò a segno, dal momento che la creatura fu in grado, grazie alla gemma, di teletrasportarsi dietro al grosso robot. Il colpo andò a finire contro un edificio che cadde in mille macerie, mentre Eggman si guardò attorno, circospetto.
“Ben lontana da te”, disse Shadow colmo di ira mentre nel palmo della mano cominciò a formarsi un’enorme sfera di energia del caos gialla, dando modo al dottore di girarsi verso di lui “e, credimi, non avrai il modo per cercarla, perché ti farò a pezzi seduta stante. Chaos Spear!” esclamò quest’ultima frase quasi urlando, mentre scagliò il colpo, simile ad una lancia, contro il corpo metallico del robot, che venne trafitto da parte a parte con una brutalità inaudita. Rouge si riparò dietro al grosso cornicione dell’edificio, mentre guardò il vuoto, esterrefatta. Shadow stava forse... proteggendo un’umana?
 
Sonic ed i suoi amici rimasero stupiti dalla scarica di energia, sicuri che quel potente colpo avesse ridotto quel gigantesco macchinario in uno scarto di ferro vecchio. Invece, quell’enorme aggeggio era ancora in piedi, funzionante, anche se leggermente danneggiato. Il robot, in seguito all’attacco ricevuto, divenne più lento e, soprattutto, meno coordinato nei movimenti, quindi era più facile per Sonic ed i suoi compagni controbattere, i quali continuarono la battaglia, al fianco del nero.
“Non sarai tu a fermarmi, Shadow”, esclamò il dottor Eggman, ormai furioso sia a causa di quei quattro guastafeste, sia dal comportamento del suo precedente sottoposto, e incominciò a colpire con una violenta serie di proiettili laser, sparati alla rinfusa, riuscendo a mettere al tappeto la riccia rosa.
“Amy!” gridò il riccio blu, andando in suo soccorso, riuscendo a prenderla appena in tempo prima che la testa toccasse terra, dopodiché si rivolse alla volpe, “Tails, prendila e portala in un luogo sicuro”.
Sonic si voltò verso il nuovo alleato, che aveva assunto un’espressione completamente inferocita, e vide formarsi su di lui uno strano alone rosso, simile ad una seconda pelle, in grado addirittura di proteggerlo dagli attacchi di Eggman che gli venivano inferti. Tails, preoccupato, nel frattempo era sceso a terra con il suo velivolo, per poi prendere Amy, ancora svenuta, e portarla in salvo sopra il mezzo, dopodiché levitò nuovamente in aria. Il riccio blu rimase basito, avendo compreso cosa volesse fare Shadow, e urlò all’echidna, il quale gli restituì un’occhiata accigliata: “Knuckles, allontanati immediatamente!”
 
Quest’ultimo, solo dopo aver visto il riccio bicolore in procinto di scagliare il suo attacco micidiale, decise di dare un ultimo pugno ad uno dei robot che teneva saldamente stretto in un guanto, dopodiché scappò al riparo, dietro ad uno dei palazzi vicini. Appostatosi dietro l’angolo di una stradina secondaria, vide una troupe di giornalisti intenti a filmare lui e lo scontro, ma ancor prima che potesse dire loro di allontanarsi arrivò un’ondata di energia impetuosa, la quale spazzò via e fece esplodere tutto ciò che incontrava per la strada: autovetture, l’esercito meccanico di Eggman e lui stesso insieme all’enorme robot nel quale era tuttora al riparo. I vetri dei negozi e delle abitazioni si distrussero e una neve di schegge cadde sull’asfalto, assieme all’intonaco e parte del cemento che rivestiva le costruzioni. Tutta l’attrezzatura televisiva venne distrutta, interrompendo ogni comunicazione con il telegiornale che stava trasmettendo in diretta lo scontro e le stesse persone vennero scaraventate contro i muri degli edifici vicini, perdendo in un lampo i sensi.
Knuckles, Sonic, Tails e Rouge dall’alto guardarono la scena pressoché allibiti dalla potenza dell’onda d’urto causata da Shadow, il quale, stremato, dopo aver tirato qualche profondo respiro, cadde sfinito a terra, svenuto.
 
La pipistrellina, andando contro gli ordini superiori di osservare il “soggetto” da lontano, decise di uscire allo scoperto e atterrò con grazia vicino al suo corpo ormai esanime, preoccupata per la sua sorte. Si inginocchiò al suo fianco e con una mano poggiata dietro la nuca, gli alzò la testa, tirando un sospiro di sollievo quando constatò che l’amico era ancora vivo e chiamò a gran voce: “Bisogna aiutarlo, presto!”
Il blu, nonostante la confusione iniziale nel vedere Rouge sbucata dal nulla, non se lo fece ripetere due volte e con una velocità supersonica si avvicinò ai due, dopodiché, una volta che il volpino atterrò con il suo piccolo aereo, l’aiutò a caricare Shadow all’interno del velivolo.
“Tails, portali al rifugio. A questo qui ci pensiamo Knuckles e io”, disse Sonic, rivolgendosi al dottore che stava per ritornare in sé all’interno del robot ormai accasciato a terra.
 













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Angolo dell'autrice: OK, non ho fatto chissà quale ritardo. Pensavo che avrei impiegato più tempo ad andare avanti. :3 Spero che questo capitolo, per quanto la mia esperienza nel descrivere battaglie stile fantasy Sci-fi sia piuttosto limitata (per non dire "nulla"), possa piacervi e che vi induca, come sempre, a seguire la storia con la stessa passione dimostrata nei capitoli precedenti. 
Fatemi sapere sinceramente cosa ne pensate, se trovate errori ditemelo! 
Non so se si capisce, nel disegno Shadow sta lanciando il Chaos Blast (il colpo "micidiale" che lo farà svenire a fine capitolo). Mi ero ripromessa di utilizzare i nomi degli attacchi in italiano, ma "Lancia del Caos" ed "Esplosione del Caos" fanno a dir poco vomitare. 
Un bacio, 
Rory
   
 
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