Eravamo
nello studio principale del Campus, e insieme a me c’erano Mike, Jack, Peter, i
tre bulli, mio fratello, il presidente, Alex Green, Frans Walker, il padre di
Michael, e i genitori di Marcus, Thomas, Jack e Peter.
Clay mi
stava fissando in modo arrabbiato e mio fratello non toglieva gli occhi di
dosso da me e da lui; sapeva che, se non mi avesse aiutato, sarei stata in
pericolo.
<< Allora,
cos’è successo esattamente? >> chiese John, guardando tutti noi.
<< E’
successo che quei quattro ci hanno picchiato! >> ringhiò Clay.
<< Perché
hai iniziato tu >> rispose tranquillo Jack.
<< Non
parlatevi uno sopra l’altro! Voglio che tutti raccontiate come sono andati i
fatti >>
<< Diciamo
che tutto è iniziato due o tre giorni fa, all’incirca. Io, Eleonora e Jack
stavamo tornando dentro l’atrio del Campus e abbiamo visto Mike che stava
piangendo e ci raccontò di loro tre >> indicò Clay, Thomas e Marcus
<< e ci ha raccontato che aveva dei lividi dietro la schiena >>
Il padre di
Michael sussultò appena e guardò il figlio che, invece, abbassò lo sguardo per
la vergogna.
<< Abbiamo
deciso di aiutarlo. La sera è venuto a dormire da noi e il mattino seguente gli
siamo sempre stati vicini così come la sera; poi sono stati loro a infastidire
Eleonora e Michael e noi ci siamo messi in mezzo per difenderli. Io avevo paura
che qualcuno di loro potessero picchiarli, e poi ieri sera hanno iniziato loro
e abbiamo dovuto ricambiare >> Peter sembrava tranquillo da come parlava,
e questa cosa mi metteva solo ansia senza sapere il perché.
<< E
chi mi dice che non avete iniziato voi, invece? >> ringhiò Alex.
<< Basta
che guardi le ferite nostre e poi le loro. Quelli messi peggio siamo noi, mi
pare ovvio! >> Jack perse anche molta voce, non riusciva ad alzarla più di
tanto.
Continuai a
sentirmi in colpa. E’ stata colpa mia, pensavo che con l’aiuto di mio fratello
avrei risolto tutto, e, invece, avevo solo messo in mezzo i miei amici… Leon
non avrebbe mai reagito così di fronte ad una rissa, avrebbe calcolato bene la
situazione senza mettere in mezzo gli altri. Io sono stata solo impulsiva
credendo di fare la cosa giusta. Idiota che non sono altro.
<< E
quindi? >> riprese Alex << Potreste anche esservele fatte voi,
no? >>
<< Lo
stesso vale per suo figlio, allora. Perché se ragionassimo tutti come lei, non
ci sarebbe stato nemmeno il bisogno di convocare una riunione alle otto del
mattino nel suo ufficio >> ringhiai io.
<< Non
alzare la voce con me >>
<< E’
libera di fare quello che vuole, signore. E’ una vittima, ha il diritto di
esprimersi >> gli spiegò calmo mio fratello guardandolo. Lui non gli
rispose e guardò suo figlio Clay.
<< Non
dici nulla? >>
<< Io
dico che stanno mentendo. Tutti quanti! Partendo da lei >> mi indicò
<< La più persona più bugiarda che avessi mai conosciuto! >>
<< Cosa
ha fatto? >> chiese il presidente.
<< Prima
mi provoca e poi dice che l’ho picchiata! >>
<< Ti
sei messo nei guai da solo, Green! >> esclamai. Ed era vero.
<< Quindi,
affermi di aver picchiato per prima tu, la ragazza? >> chiese mio
fratello.
<< Lei
mi ha provocato! >>
<< Non è
una giustifica >> dissi e, poi, continuai << E’ vero che ti ho
provocato, ma l’ho fatto solo per fare in modo che ti allontanassi da Mike. Lo
avevi preso di mira insieme ai tuoi amici. Ho sbagliato, è vero! >> mi
guardai intorno << Scusi signor Walker se non sono riuscito ad aiutare al
massimo suo figlio >> e indicai Michael, che aveva subito anche lui le
percosse da parte loro << E chiedo scusa al signor Green, perché ho
provocato suo figlio per allontanarlo da un mio amico. Volete mandare via qualcuno
da qui per dei capricci? Perfetto, io sono pronta >> e guardai mio
fratello continuando a parlare << Come ho anche detto a Michael, avrei
promesso di aiutarlo e di non metterlo nei guai con il Campus. Scusa Clay se ti
ho provocato, va bene? Ti bastano le mie scuse? O ne vuoi, o meglio, ne volete
altre?! >> stavo iniziando a delirare, ero nervosa, arrabbiata con me
stessa e con tutti loro e volevo solo e soltanto uscire di lì. Respirai in
maniera affannata e ripensai a quello che avevo detto chiudendo gli occhi.
“Sono una cretina!” pensai “Sei impulsiva, stupida e inutile! Parli e parli,
senza mai concludere nulla. Leon poteva aiutarmi a restare, ma in questo modo
ho rovinato tutto”.
<< Grazie,
ragazza >> esclamò il padre di Michael << Per quello che hai cercato
e che continui a fare per mio figlio >>
<< Di
nulla, signore >> sorrisi appena.
<< Io
avrei una domanda da fare >> fece Jack.
<< Cosa
Jack? >> fece sua madre.
<< Signor
presidente, per caso qui al Campus ci sono delle telecamere? >>
<< Sì,
certo. Perché? >>
<< Possiamo
guardare i filmati dove veniamo ripresi noi con Clay, Thomas e Marcus? >>
Boom! Grande
Jack. Ho sempre saputo che eri uno grosso!
Il
presidente acconsentì e tutti noi guardammo le riprese di quando avevamo
incontrato Mike nell’atrio, della cena insieme e del giardino dove vennero
anche riprese le nostre percosse.
<< Bene >>
fece il presidente << Vorrei avere voce in capitolo su questa
situazione >>
Si alzò in
piedi e guardò tutti quanti << Intanto, signor Green, vorrei che suo
figlio venga espulso dal Campus. Ho visto anche troppo. E lo stesso vale per
Marcus King e Thomas Wright. Forse non vi siete resi conto della grave
situazione che avete creato >>
Mike e noi
sorridemmo senza darlo troppo a vedere e scambiai degli sguardi felici con
loro.
<< Ma
non è finita qui >> si voltò verso noi quattro << Espulsi per tre
giorni, perché non avete denunciato subito la situazione e avete reagito come
loro >>
<< Se
posso, signore. Jack e Peter voleva andare subito a denunciare l’accaduto al
direttore >> e guardai Alex << Ma avevamo paura, perché scoprimmo che
era il padre di Clay. La colpa è mia e sono seria. Diteglielo anche voi,
ragazzi. Basta con questa storia >> sospirai.
<< Sì,
va bene, ma avevi buone intenzioni >> disse Jack.
<< E
volevi proteggere tutti noi! Quindi, Ele, non dire cazzate per favore e non
fare l’eroina >> esclamò Mike.
Gli sorrisi
e ricambiò.
<< Grazie,
Eleonora, ma comunque tre giorni fuori dal Campus vi fate. Non mi interessa,
questa è una lezione che serve a loro come a voi >>
Subito dopo
andammo a firmare i fogli dove c’erano scritti i giorni della sospensione e il
motivo; poi, me ne andai in stanza e preparai le valigie con le borse.
Non era
ancora finita, però; certo, non era proprio questo ciò che mi aspettavo, ma mi
meritavo tutto. “Sei stata impulsiva, Eleonora? Bene, ecco quello che ti
meriti! Volevi fare l’eroina? Bene, ecco le conseguenze!”
Almeno non
sono stata espulsa del tutto e potevo ancora vedere i miei amici.
Scesi e
sulle scale vidi mio fratello aspettarmi.
<< Mi
dispiace >> dissi a lui << Non volevo rovinare tutto >>
<< Una
persona che si sacrifica per un’altra rovina tutto? Io questa cosa non l’ho mai
sentita >> mi aiutò a portare le valigie in macchina e mi fece salire.
<< Non
volevo finisse così, però >>
<< Lo
so, Ele. Ti capisco benissimo e, credimi, nemmeno io volevo che il presidente
stesso decidesse la tua espulsione. E, comunque, non gli ho raccontato niente;
sei riuscita a fare tutto da sola e hai risolto tutto tu >>
<< Davvero
non sapeva nulla?! Ma, perché… >>
<< Perché tu, infondo, sei come me. Te la sai cavare da sola aiutando gli
altri >>
Quelle
parole mi confortarono e gli sorrisi ringraziandolo. E’ bello stare con lui.
<< Ora
che facciamo? >> chiesi.
<< Ah,
giusto. Non te l’ho detto >> sorrise.
<< Cosa? >>
gli sorrisi anche io.
<< Andiamo
da Krauser >>