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Autore: Signorina Granger    17/07/2017    6 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Vienna: la Città dei Sogni.
La capitale austriaca è però anche l'emblema mondiale della musica classica, e per questo è qui che ha luogo, ogni tre anni, un concorso per i più promettenti giovani musicisti europei, da poco diplomati ad Hogwarts, Durmstrang o Beauxbatons.
Un concorso che avrà termine con il Concerto d'Inverno al Teatro dell'Opera e che segnerà la vittoria di tre tra questi aspiranti musicisti...
Vienna è la Città dei Sogni, ma solo alcuni vedranno il loro realizzarsi.
- Questa storia, con il permesso dell'autrice, prende ispirazione da 'House of Memories' di Slytherin2806 -
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 20

 
Venerdì 21 Dicembre 




Pawel era in piedi in un angolo dell’enorme Ingresso, illuminato dall’enorme lampadario appeso al soffitto. 
Tecnicamente sarebbe dovuto andare sul retro del palco per accordare il violino, ma da quando erano arrivati a Teatro si era piazzato lì, in attesa, controllando tutte le persone che stavano entrando nell’edificio. 


Un sorriso gli incurvò le labbra quando scorse finalmente chi stava cercando, facendo qualche passo avanti per raggiungere la ragazza che era appena entrata: Veronika si era fermata, guardandosi intorno come se anche lei lo stesse cercando, ma quando lo vide avvicinarlesi sorrise a sua volta, affrettandosi a raggiungerlo:

“Pash! Ciao!” 

Ignorando l’ingombro dei tacchi alti la ragazza quasi gli corse incontro, abbracciandolo mentre Pawel continuava a sorridere:

“Ciao… mi sei mancata. Sei bellissima, comunque.” 
“Grazie. È così bello vederti… ti sei comportato bene, vero?”       Veronika si allontanò leggermente dal ragazzo per poterlo guardare in faccia, prendendogli il viso tra le mani mentre gli rivolgeva un’occhiata scettica, facendolo sorridere con fare angelico: 

“Ovviamente, chiedi a Ivan.” 
“Oh, lo farò, stanne certo. Credo che dovrei andare a prendere posto, ma tu resta qui, mi è sembrato di vedere un’altra ragazza che vorrai sicuramente salutare mentre entravo.” 

La ragazza gli sorrise e fece per superarlo, ma il polacco la prese per un braccio, sostenendo che voleva stare con lei fino all’inizio del concerto. 


“Se non altro fa piacere sapere che ti sono mancata, Pash.” 
“È ovvio che mi sei mancata! Io ti sono mancato Vee?” 

Pawel le sorrise, mettendole un braccio intorno alla vita e dandole un bacio sulla tempia mentre lei annuiva leggermente:

“Indubbiamente… mi è mancato tremendamente avere sempre un pignolo, rompiscatole polacco intorno.” 
“Se sono così pieno di difetti perché stai con me da cinque anni?” 

“Bella domanda… guarda, c’è Maya!” 


Veronika sorrise, rivolgendo un cenno con la mano alla ragazza bionda che era appena entrata. Probabilmente Pawel sarebbe andato dall’amica per salutarla, ma venne battuto sul tempo da una familiare ragazza dai capelli rossi che li superò quasi di corsa per andare ad abbracciare l’amica.

“La saluterò dopo, Irina mi ha battuta sul tempo. A proposito, ti ho detto che lei e Ivan stanno insieme?” 
“NO!” 
“Sì!” 
“Il NOSTRO Ivan?” 
“Quanti altri ne conosciamo? Aspetta, ora ti racconto tutto…” 




“Perché ho la netta sensazione che Pawel stia spettegolando con Veronika su di me?” 

Ivan, in piedi accanto a Cal davanti alle scale, teneva gli occhi chiari fissi sull’amico mentre l’amica sorrise, osservando la coppia a sua volta:

“Cosa te li fa credere?” 
“Non so, ma lo conosco… quella faccia non mi convince.” 
“Se lo dici tu… quindi QUELLA è la famosa Veronika Hiddermann…” 
“Già. Ti prego, sii carina, è molto dolce.” 
“Io sono carina con tutti mio caro, tranne che con Pawel Juraszek. Dai, andiamo a salutare da brave persone educate.” 

La bionda sorrise e, preso l’amico sottobraccio, quasi lo trascinò vero i due, sorridendo amabilmente quando lo ebbe raggiunti. 

“Salve! Scusate l’intrusione, avrete sicuramente molto da dirvi, ma prima di iniziare volevo conoscere la famosa Veronika… molto piacere, sono Cal, la migliore amica di Ivan… si Pawel non illuderti, sono io la sua migliore amica, non tu.” 


Cal, senza smettere di sorridere, porse la mano a Veronika che la strinse senza esitazioni, trattenendosi dal ridere di fronte alla faccia cinerea del fidanzato:

“Naturalmente, mi hanno parlato molto di te… è bello conoscerti, finalmente.” 
“Suppongo che Pawel mi abbia descritta come una specie di mostro a tre teste, ma sorvoliamo. Per stasera ti perdono Juraszek, so che sei molto nervoso per dopo.” 

Il sorriso di Cal si allargò mentre il polacco la fulminava con lo sguardo, intimandole di tacere e Ivan roteava gli occhi, certo che l’amica stesse ridendo interiormente. 
Probabilmente sì pregustava quella conversazione da due mesi, conoscendola…



“Pawel si fa sempre prendere dall’ansia in certe occasioni… stai tranquillo, andrai benissimo.” 

Veronika sorrise, voltandosi verso il fidanzato e accarezzandogli dolcemente il braccio mentre Pawel si sforzava di sorridere e annuire, maledicendo mentalmente una certa bionda che quasi sghignazzava davanti a lui, sapendo che il ragazzo non fosse particolarmente nervoso per il concerto, ma per qualcosa altro.

“Lo spero.” 
“Vedi di rilassarti e di non farti venire il panico da palcoscenico Pash, ok?” 


Maya si avvicinò all’amico, sorridendogli prima di abbracciare Veronika. Irina invece si avvicinò ad Ivan, prendendolo sottobraccio per dirgli qualcosa a bassa voce:

“Cal lo sta già spennando?” 
“Forse dovremmo tenerla alla larga da Veronika, altrimenti passerebbe ore a fare allusioni sull’ansia di Pawel e su una “sorpresa” per lei.” 


Ivan annuì, sorridendo prima di parlare a voce più alta:

“D’accordo… è stato bello vedervi ma ora scusate, dobbiamo andare a sistemare gli strumenti. Cal, devi aiutarmi con il piano.”   Il russo rivolse un’occhiata eloquente all’amica, suggerendole di seguirlo mentre Cal annuiva senza smettere di sorridere, come se si stesse davvero divertendo:
“Ok, arrivo. Ci vediamo più tardi.”    

“Certo. Beh, allora in bocca al lu-“ 

“NO!” 

Veronika non finì la frase, interrotta bruscamente da tutti i presenti quasi con toni allarmati:

“Perché no?” 
“Non si dice mai “buona fortuna” o “in bocca al lupo” prima di salire sul palco, tesoro.” 

Alle parole del fidanzato Veronika si accigliò leggermente, guardandolo con aria confusa:

“Davvero?” 
“Davvero.” 
Confermò Maya. 
“Perché?” 
“Porta sfortuna.”  Cal annuì, mentre invece Veronika guardava il gruppo con sempre più perplessità:
“E allora che cosa dite?” 
“Merda.” 
Irina si strinse nelle spalle con nonchalance mentre accanto a lei Ivan annuì, afferrandosi a precisare:
“Sì, per tre volte.” 


“Ok, ho capito, grazie per la lezione di vita… ora andate, siete qui per suonare, non per fare conversazione.” 

Veronika fece cenno ai musicisti di raggiungere la platea per andare sul palco e Pawel le diede un bacio prima di seguire gli altri, sorridendole un’ultima volta per poi darle le spalle e raggiungere le scale. 

Rimasta sola con Maya Veronika parlò di nuovo, seguendo il gruppetto con lo sguardo con cipiglio assorto:
“Sai Maya, credevo che Pawel fosse un tipo particolare, ma ora credo che voi musicisti lo siate tutti.” 

La bionda rise prima di prenderla sottobraccio, annuendo con un cenno del capo:

“Sicuramente è così… dopotutto tutti gli artisti sono un po’ strani, non credi? Coraggio, andiamo a prendere posto.” 


*



Dopo aver accordato il suo violino Emil era sceso dal palco, piazzandosi accanto ad una delle file di scalini per cercare di individuare sua madre in mezzo al fiume di persone che stavano prendendo posto nell’enorme platea. 

“Possibile che non sia ancora arrivata? Becky, tu la vedi per caso?” 
“Tesoro, se non la vedi tu come potrei vederla io? Aspetta, hai la pochette messa male.” 


Rebecca, in piedi accanto a lui, si sporse leggermente per sistemargli il fazzoletto nel taschino mentre continuava a tenere in mano uno spartito, stringendolo quasi convulsamente. 

“Ah, siete qui… io sto cercando mia zia. Becky, stai distruggendo lo spartito un’altra volta!” 

Eleanor abbassò lo sguardo sulle mani dell’amica, parlando con un tono di rimprovero che la fece sbuffare leggermente:

“Non fare quella faccia Elly, sai che scarico così la tensione... e poi lo spartito non mi serve, dobbiamo suonare a memoria!” 

L’ex Serpeverde si strinse nelle spalle mentre Emil invece le sorrise, voltandosi verso di lei prima di stritolarla in un abbraccio:

“Non essere nervosa Becky! Dai, scarica la tensione in un abbraccio.” 
“Emil, lo sai che ti adoro, ma così la tensione me la fai aumentare!” 

Rebecca sospirò, roteando gli occhi con rassegnazione mentre restava rigida come un tronco senza ricambiare la stretta del ragazzo, che sbuffò:

“Andiamo, per una volta ricambia un benedetto abbraccio, vedrai che non morirai!” 

Rebecca fece per dirgli che se quell’abbraccio sarebbe durato altri dieci secondi probabilmente le sarebbe venuto un attacco di panico, ma venne interrotta sul nascere dalla voce di Eleanor, che sorrise prima di allontanarsi quasi di corsa:

“Zia Meggie!” 

“C’é la zia di Elly, andiamo a salutarla. Comunque va bene, questa volta hai vinto tu… ma vedrai, con il tempo ti farò abituare al contatto fisico.” 

Emil sorrise mentre la prendeva per mano per condurla verso la donna che Eleanor stava abbracciando a qualche metro di distanza, facendo sorridere leggermente Rebecca:

“Credimi, su questo non ho alcun dubbio. Anche se so che prima o poi mi romperai una costola.” 
“Non è colpa mia se sei così delicata, non lo faccio di proposito!” 

“Lo so Emil, lo so… senti, ma anche la tua famiglia è così… espansiva? In caso dimmelo, così mi preparo psicologicamente.” 


*


“Ciao… nervoso?” 

Gae si avvicinò a Gabriel con un sorriso stampato sul volto, guardandolo stringersi nelle spalle mentre teneva le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni neri:

“Un po’… dopotutto dobbiamo suonare da solisti davanti a tutte queste persone, sarebbe strano non esserlo. Tu sei nervosa?” 
“Giusto un po’, ma solitamente quando salgo sul palco mi passa… o almeno, lo spero. Dov’è Elin?” 

“È corsa via poco fa gridando “nonna”, presumo sia arrivata la sua parente preferita.” 
“Oh sì, l’adora. Andiamo, voglio salutarla anche io.” 

Gae prese il ragazzo sottobraccio per far sì che la seguisse, ignorando l’espressione incerta di Gabriel:

“Sei sicura? Magari vogliono stare un po’ da sole, non si vedono da tanto…” 
“Non fare il timido Gabriel, nonna Anneke non ti mangerà.” 

Gae quasi rise di fronte al lieve disagio dell’amico, che rivolse un’occhiata quasi preoccupata alla donna bionda che Helene stava abbracciando con affetto. 

“Dici?” 
“Tranquillo, è adorabile, sono certa che ti adorerà.” 


*


Dopo aver dispensato sorrisi, saluti e strette di mano per quasi venti minuti Christina tornò al suo posto, in prima fila, con un sorriso sollevato stampato sul volto che svanì non appena si ritrovò davanti a Jarrod e Alexander:

“CHE COSA STATE FACENDO?” 
“Mangiamo. Non abbiamo cenato.” 

Jarrod si strinse nelle spalle con nonchalance, invitandole con un cenno della mano a rilassarsi mentre la pianista guardava i due con gli occhi quasi fuori dalle orbite, incredula:

“Ma… ma non si può mangiare qui dentro!” 
“Vero, ma per una volta faremo uno strappo alla regola.”   Alexander si strinse nelle spalle mentre Christina sospirava, prendendo posto tra i due con aria rassegnata:

“Ma dove li avete presi i panini?” 
“Ce lì siamo portati dall’hotel.” 

“Vedo che per una volta siete riusciti ad accordarvi su qualcosa, non so se essere fiera di voi o sbattere la testa contro una colonna.” 
“Opterei per la prima, ti rovineresti l’acconciatura.” 

“Quindi avete rifilato a me il compito di salutare giornalisti e quant’altro perché dovevate mangiare? Passano gli anni, ma restate due veri esempi di galanteria.” 
“Andiamo Tina, sei solo arrabbiata perché non abbiamo portato un panino anche per te.” 

Jarrod sorrise e la pianista dovette ricordarsi che erano in un luogo pubblico molto affollato per evitare di prenderlo a sberle sul coppino, limitandosi a roteare gli occhi mentre incrociava le braccia al petto:

 “Effettivamente avreste anche potuto pensare a me, ma stendiamo un velo pietoso… è la serata di chiusura e voglio godermela. Non vedo l’ora di sentirli suonare.” 

Christina sfoggiò un sorriso allegro mentre si voltava verso il palco ancora deserto, aspettando con impazienza che arrivassero finalmente le nove mentre accanto a lei Alexander annuiva, rigirandosi la cravatta tra le dita con aria annoiata:

“Che disdetta, non passeremo una serata tutti insieme fino ad Agosto, quando ci saranno le selezioni per l’anno prossimo… la mia vita sarà vuota nei mesi di separazione.” 
“Lo sappiamo che ti mancheremo Alex, non preoccuparti.” 
“Al massimo mi mancherà Tina, non certo tu!” 

“Fate silenzio, comportatevi bene almeno stasera! E non si parla a bocca piena.” 


*


“Se devo essere onesta, non pensavo che fosse così… grande. Insomma, quante persone ci saranno?”   Irina rivolse un’occhiata quasi preoccupata alla platea, sbirciando dal sipario mentre alle sue spalle Pawel si affrettò a rispondere alla sua domanda:

“Stasera non lo so, ma in totale ha una capienza di 1.709 posti.” 

Irina si voltò verso il polacco con gli occhi azzurri sgranati con orrore, mentre accanto a lei Ivan rivolgeva un’occhiata torva all’amico, come a volergli suggerire di stare zitto.

“Ehm… penso. Non ne sono sicuro, forse meno… vado a prendere il violino, dopotutto cominciamo noi violinisti e io sono il terzo.” 

Pawel sfoggiò un sorriso prima di defilarsi rapidamente, mentre Ivan abbassava lo sguardo sulla rossa:

“Non pensare alle persone…” 
“Vuoi dire alle 1.709 che sono qui fuori? Una vera passeggiata.” 

La clarinettista sbuffò, roteando gli occhi mentre Ivan invece sorrideva, mettendole una mano sulla schiena e allentandola dal sipario:

“Effettivamente sono parecchie, ma a noi è di poche che deve importarci… ossia, la giuria. Fai finta che sia solo uno dei tanti giorni che abbiamo passato a suonare davanti a Christina, Jarrod e Alexander.” 
“Ci proverò, anche se credo di essermi appena dimenticata tutti i brani che devo suonare…” 
“Reazione da palcoscenico, quando verrà il tuo turno ti tornerà tutto in mente. E poi dobbiamo suonarne tre, sono sicuro che dopo il primo l’ansia diminuirà.” 

“Spero che tu abbia ragione. Per fortuna non sono la prima a dover suonare, credo che se fossi nei panni di Emil sarei già corsa a nascondermi in un angolo.” 
“Se non è nervoso buon per lui, no?” 

Ivan sorrise, accennando al ragazzo che a qualche metro di distanza teneva violino e archetto in mano, sorridendo con aria allegra e apparentemente rilassato:

“Davvero non sei per niente nervoso? Beh, buon per te. Ti farei gli auguri ma porta sfortuna, quindi starò zitta.” 
“Sono felice di essere il primo in realtà, così mi tolgo immediatamente il dente. Credo che tra poco mi chiameranno.” 

Il ragazzo si sporse leggermente per sbirciare il palcoscenico, aspettando con impazienza di dover finalmente suonare mentre accanto a lui Rebecca continuava a tormentarsi le mani, per nulla felice di dover essere la seconda ad esibirsi.

“Ok, vado… a dopo.” 

Emil sorrise e Eleanor ricambiò, dandogli una lieve pacca sul braccio mentre Rebecca gli dava un bacio su una guancia e si sforzava di sorridergli, cercando di mettere da parte il nervosismo. 


Poco dopo le note della Moonlight Sonata di Beethoven giunsero alle orecchie di tutti i presenti, mentre il silenzio era calato sulla platea insieme al buio e sul retro del palco Rebecca continuava a spostare nervosamente il peso da un piede all’altro, totalmente incapace di stare ferma. 

“Becky… guarda il lato positivo, tra poco sarà tutto finito. Almeno suonando tra i primi ti toglierai subito il peso, invece il Fato ha deciso che io debba tenermi l’ansia fino alla fine.” 

Eleanor sbuffò sommessamente mentre l’amica si rigirava l’archetto tra le dita, lo sguardo fisso su un punto indefinito del sipario mentre ascoltava la familiare melodia. 



“Ti vedo nervosetto… mi chiedo se abbia a che fare con il fatto che tra poco toccherà a te o altro.” 
“Cal, smettila di prendermi in giro!” 

Pawel sbuffò, rivolgendo alla bionda un’occhiata torva mentre ascoltava la musica, aspettando il proprio turno ormai piuttosto vicino. 

“Non guardare me, è Emil che mi ha detto che stai pensando a Veronika, poco fa. Non ti preoccupare Juraszek, per qualche arcano motivo ora che vi ho visti insieme ho la netta sensazione che ti dirà di sì. Insomma, dev’essere masochista per firmarsi una simile condanna a vita, ma contenta lei…” 

“Cal, eri quasi riuscita ad essere carina per un momento, ma come al solito hai rovinato tutto.” 


*


“Allora fanciulle… come sono andato?” 

“Benissimo, ho adorato la Danza della fata confetto… ma invece di parlare con noi dovresti guardare i punti che ti stanno assegnando!” 

Rebecca accennò con il capo alla giuria mentre Eleanor si voltava verso l’amica, sorridendole leggermente:

“Tra poco chiameranno te… sei pronta?” 
“Credo di sì, ma se anche così non fosse non avrei scelta, quindi… al diavolo l’ansia, se vinco bene, se non vinco andrà bene lo stesso.” 

La violinista si strinse nelle spalle mentre l’amica le sorrideva, facendole cenno di avvicinarsi al palco mentre Emil sorrideva con aria allegra:


“47 punti su 50, non pensavo di ricevere un punteggio tanto alto… beh, meglio così. Coraggio Becky, vai e stendili.” 

Il danese fece per sporgersi verso la ragazza e abbracciarla, ma Rebecca ebbe una prontezza di riflessi sufficiente per sgusciare dalla sua presa e affrettarsi a raggiungere i gradini che la separavano dal palco, sostenendo che non potesse perdere tempo ora che l’avevano chiamata. 

“Emil, so che hai le migliori intenzioni del mondo, ma credo che se l’avessi abbracciata ti avrebbe colpito in testa con il violino.” 
“Lo so bene, come sapevo che sarebbe corsa via… l’ho fatto di proposito, ma tu non dirglielo.” 


*


Quando ebbe preso posto sulla sedia che era stata sistemata sul perfetto centro del palco Pawel sistemò il violino sulla propria spalla, non potendo fare a meno di pensare a tutte le persone che gli stavano davanti e che tenevano gli occhi fissi su di lui.

Probabilmente avrebbe voluto cercare Veronika con lo sguardo, ma le luci gli impedivano di vedere la platea… anche se, in effetti, forse non vedere tutte quelle paia d’occhi non era un fattore negativo. 

Dopo quell’attimo di esitazione appoggiò l’archetto sulle corde tese del violino, chiudendo gli occhi prima di iniziare a suonare “Le Cygne”, dicendosi ancora una volta ci concentrarsi soltanto sulle note. 
Al resto, ci avrebbe pensato dopo. 


*


“Vedrai, andrai benissimo. Incassa un voto alto, torna a casa e poi sbattilo sulla faccia di tuo padre.” 

Nonostante il lieve nervosismo Gabriel non riuscì a non ridere mentre Helene, seduta accanto a lui, gli sorrideva e gli sfiorava un braccio un le dita:

“Io sono serissima… insomma, al tuo posto sono certa che lo farei.” 
“Lo terrò a mente Elin, grazie per il suggerimento. In effetti se sono venuto qui era per dimostrare a mio padre che valgo qualcosa, che non sono tutto fumo e niente arrosto come pensa da anni… ma a questo punto anche se dovessi prendere 10 su 50 sarei comunque felice di essere qui, almeno ho conosciuto te.” 

Gabriel ricambiò il sorriso della rossa mentre sul palco, a solo qualche metro di distanza, Pawel suonava il Capriccio nº 24 di Paganini. 

“Per fortuna che l’hai detto, stavo cominciando a preoccuparmi… a proposito, prima che tu salga sul palco, visto che questo è l’ultimo brano di Pawel, volevo dirti che mia nonna pensa che tu sia proprio un bel ragazzo." 

“Naturale Elin, io faccio sempre strage di cuori…” 

Gabriel sfoggiò un sorrisetto mentre Helene si limitò a roteare gli occhi, alzandosi dal divanetto visto che Pawel aveva smesso di suonare. 

“Certo Casanova, ma ora faresti meglio ad alzarti e pensare alla musica… Ti direi “buona fortuna”, ma non credo che sia il caso.” 
“No, decisamente.” 

Gabriel sorrise mentre tirava fuori il violino dalla sua custodia insieme all’archetto. Poco dopo Pawel tornò sul retro del palcoscenico con un’espressione piuttosto rilassata, guadagnandosi un sorriso e una pacca sulla spalla da parte di Ivan:

“44 Pash, bel lavoro... complimenti.” 
“Immagino che avrei anche potuto suonare meglio, ma grazie.” 

Pawel sorrise con visibile sollievo mentre Gabriel lo superava per prendere il suo posto sul palco e alle loro spalle Emil, comodamente seduto su una sedia con il violino riposto nella sua custodia accanto, facendo cenno a Rebecca di avvicinarglisi e sedersi sulle sue ginocchia:

“Ti vedo decisamente sollevata Becky… tu e Pawel avete anche ottenuto lo stesso punteggio, soddisfatta?” 
“Sì, ma sono comunque felice che sia finita, credo… hai presente quando tornavi al tuo posto dopo un’interrogazione con la McGranitt?” 

“Vuoi dire quel momento che tutti temevano quanto il Giudizio Universale? Sì, mi ricordo.” 
“Ecco, credo che in questo momento il mio sollievo sia pari a quando concludevo una sua interrogazione e mi sentivo al settimo cielo.” 


Rebecca sfoggiò un sorriso che Emil ricambiò, ridacchiando mentre alle loro spalle il turno per essere nervosa spettava ad Irina, con Ivan che cercava di tranquillizzarla prima della sua imminente esibizione:

“Irina, se ti agiti fai solo peggio… rilassati.” 
“Ivan, non si dice mai ad una persona nel panico “rilassati”, la fai soltanto stare peggio! Vorrei che Maya fosse qui, invece sono l’unica della mia sezione.” 

La rossa sospirò, appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo con aria malinconica mentre Ivan invece continuava a sorriderle, accarezzandole i capelli:

“Si tratta solo di tre brani, ergo meno di un quarto d’ora… passerà prima che tu te ne renda conto.”
“Sai, forse in realtà nemmeno voglio che finisca… non voglio pensare che domani torneremo a casa e dovrò affrontare i miei genitori. Non saranno per niente contenti.” 

“Ricordagli di quanto io sia adorabilmente intelligente, bello e soprattutto di quanto la mia famiglia sia ricca… magari aiuterà. Comunque, in caso la prendano male sul serio sei più che autorizzata a filartela da me.” 
“Bene, aspettami con la porta aperta allora.” 


*


Mentre sentiva Irina suonare il volo del Calabrone, che poco dopo avrebbe suonato anche lei, Helene continuava a dondolare un piede seguendo il ritmo della musica ripetendosi mentalmente le note del brano oltre a quelle dello Schiaccianoci e del Valzer dei Fiori. 

Gae era seduta accanto a lei, in perfetto silenzio e con il flauto in mano, probabilmente impegnata nella sua stessa operazione.
In quel momento Helene non riusciva a non invidiare profondamente Gabriel, che stava amabilmente chiacchierando con Emil e Pawel a solo qualche metro di distanza, perfettamente rilassato dopo aver suonato, ottenendo come punteggio un 42. 


“Ti ricordi quando siamo venute qui insieme? Eravamo appena arrivati a Vienna, credo fosse il 4 Settembre… sembra passata un’eternità.” 

Gae ruppe il silenzio, parlando con il suo solito tono vago e quasi trasognato mentre sorrideva leggermente, ricordando quando lei è l’amicasi erano sedute sulle poltrone rosse della platea, osservando il magnifico soffitto e pensando a quando avrebbero dovuto suonare lì. 

“Hai ragione, non mi sembra quasi vero che sia finita. Sarà strano tornare ad Amsterdam, anche se mia nonna mi mancava, e anche le mie amiche dell’Accademia d’Arte.” 
“Mi chiedo solo come farai senza avere ancora la tua Gae perennemente vicino… sembrava quasi di essere tornate a scuola, vivendo insieme.”

“Già, ma per quanto mi riguarda Koller era molto più terrificante di tutti i nostri insegnanti… anche se alla fin fine forse mi mancherà anche lui, pensa te.” 


Helene sorrise e Gae ridacchiò, ricordando tutte le smorfie che l’amica era solita fare quando il direttore d’orchestra era nei dintorni, pronto a far notare anche il minimo errore. 

“Beh, allora è davvero grave… ora vai sul palco e dimostragli quanto sei stata in grado di migliorare anche grazie a lui in queste settimane, Elin.” 

Helen si sforzò di sorridere mentre annuiva, alzandosi con il suo flauto ancora stretto in mano mentre, a giudicare dagli applausi che provenivano dalla platea, anche Irina aveva concluso il suo terzo ed ultimo brano. Ergo, era arrivato finalmente il suo turno. 

In effetti moriva dalla voglia di scappare, ma da una parte voleva andare sul palco e suonare, principalmente per sua nonna che era arrivata lì da Amsterdam solo per lei, per la donna che l’aveva cresciuta e rappresentava tutta la sua famiglia. 

In effetti era abbastanza sicura che si fosse rifiutata di salire sul palco sua nonna ce l’avrebbe portata personalmente, tirandola per un orecchio… infondo le voleva bene anche per quello. 

Quando passò accanto a Gabriel il ragazzo le sorrise, strizzandole l’occhio mentre Irina tornava dai compagni con aria visibilmente sollevata, andando subito da Ivan per abbracciarlo.

“Te l’avevo detto, non era poi la fine del mondo… quanto ti hanno dato?” 

“42. Poco male, del resto di vincere non mi è mai importato granché… spero che tu riesca a salire sul podio, invece.” 
“Temo che dovrai aspettare per sentire suonare me, sono l’ultimo.”   Ivan si strinse nelle spalle, apparentemente piuttosto rilassato al contrario di Cal, che continuava a tormentarsi una ciocca di capelli mentre sbuffava sommessamente.

“Ma perché siete tutti un fascio di nervi? Cal, rilassati, prima di te ci sono ancora tre persone.” 
“Ivan, potresti gentilmente trasmettermi un po’ della tua tranquillità? No? Beh, allora chiudi la bocca.” 


*


“Quanto le hanno dato?” 

Emil si sporse leggermente per cercare di vedere il palcoscenico, sbirciando il punteggio complessivo ricavato dai cinque voti espressi dalla giuria. 

“Credo 43.” 
“Beh, in tal caso sei ancora il primo in classifica.”   Rebecca abbassò lo sguardo sul ragazzo, sorridendogli mentre lui la teneva ancora sulle sue ginocchia:
“Non canto vittoria, ci sono ancora Cal e Ivan e sono entrambi molto bravi.” 

Emil si strinse nelle spalle, sorridendo quando Eleanor lì raggiunse con, a sua volta, un gran sorriso stampato sulle labbra:

“Allora? Com’è andata? 43?” 
“Sì, 43… peccato Becky, mi sarebbe tanto piaciuto batterti.” 
“A me sarebbe piaciuto sposare Ryan Gosling, ma non si può avere tutto dalla vita.” 

“Come scusa?” 
“Scherzavo, scherzavo, lo sai che tu il mio biondo preferito.” 

Rebecca rivolse un sorriso ad Emil mentre Cal, passandosi nervosamente una mano tra i capelli biondi, superava il trio per raggiungere il palco a sua volta. Eleanor le sorrise con fare incoraggiante mentre Ivan le assestò una pacca sul braccio quando gli passò accanto, sorridendo all’amica con affetto:

“Coraggio Cal… con quel muso lungo Pawel penserà che hai paura di perdere contro di lui.” 
“Sì certo, quando sarò morta. Vado a prendermi un posto sul podio, ci vediamo dopo.” 


*


Quando, circa un quarto d’ora dopo, Cal ebbe finito di suonare il “Nocturno” di Chopin Ivan, che fino a quel momento si era limitato ad ascoltare la musica ripetendosi le note di “Per Elisa”, del “Rondò alla Turca” e del “Can Can”, si alzò e si sistemò la cravatta nera con naturalezza, mentre Pawel gli rivolse un’occhiata scettica:

“Davvero non sei per niente nervoso?” 
“No, ho la fortuna di restare piuttosto calmo in queste situazioni. Anche se essere l’ultimo e dover ascoltare tutti prima del mio turno è stato un po’ snervante, lo confesso. Beh, vado.” 

“Ti farei gli auguri, ma cosa che cosa mi risponderesti…” 
“Che non mi servono? Mi conosco troppo bene.” 

Ivan rivolse un sorriso all’amico prima di superarlo, avvicinandosi al palco per aspettare che Cal scendesse e prendere il suo posto. 
Un istante dopo la bionda lì raggiunse con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto, rivolgendo all’amico un’occhiata quasi trionfante:

“46 Petrov, ti sfido a fare di meglio.” 
“Se anche così non fosse, sono felice che tu sia sul podio Cal.” 

Ivan sorrise all’amica prima di superarla, salendo i quattro gradini che lo separavano dal palco per raggiungere il pianoforte a coda in ebano che lo aspettava. 

“Sono felice che tu sia sul podio? Pawel, che cosa gli è successo? Ero convinta che avrebbe risposto per le rime come al solito… chissà, forse state davvero crescendo.” 
“Fossi in te userei la prima persona plurale, Jordan… in ogni caso, complimenti per il punteggio.” 

Alle parole del polacco Cal sorrise con sincera gratitudine, guardandolo quasi con cipiglio soddisfatto:

“Si, ho ragione, ultimamente sei quasi più simpatico anche tu.” 


*



Dopo aver appreso il punteggio che aveva ottenuto Ivan attraversò il palco tra gli applausi e tornò tra i compagni, trovandoli in silenzio e impegnati ad osservarlo, in attesa di sapere l’esito. 

“Allora?” 

Alla domanda vagamente impaziente di Irina Ivan abbozzò un sorriso, stendendo il volto in un’espressione rilassata e soddisfatta:

“45. Sono sul podio, a quanto pare.” 

La rossa gli sorrise prima di abbracciarlo, mentre alle loro spalle la mascella di Emil si era praticamente snodata fino a toccare il pavimento, quasi stentando a credere di aver vinto. 

“Emil, che cos’è quella faccia? Su, alzati, devi tornare sul palco.” 

Ridendo, Rebecca lo prese per mano e lo costrinse ad alzarsi, guardandolo annuire con aria incredula mentre Cal lì superava quasi di corsa per raggiungere Ivan e abbracciarlo:

“Non ci credo, ho battuto te e Pawel nella stessa sera… devo segnarmi la data sul calendario. Coraggio, andiamo.” 

Senza smettere di sorridere la bionda prese l’amico per mano per condurlo con sé nuovamente sul palco, mentre Irina li seguiva con lo sguardo con soddisfazione:

“Sono davvero felice per loro… tu che dici, Pawel?” 
“Io? Onestamente, credo che potrò ufficialmente dire se avrò vinto o perso a seconda della risposta di Veronika. Per il resto, sono felice per loro ovviamente… ma non dirlo a Jordan, segnerebbe la fine dei miei giorni.” 




“Un po’ mi dispiace, ma sono davvero felice per lui… tu che ne pensi Becky? Detesti perdere.” 
“Vero, non amo perdere… mi piace vincere, ma credo che dovendo scegliere avrei voluto perdere contro te o Emil, sono felice per lui.” 

Rebecca si strinse nelle spalle mentre, sorridendo, guardava il ragazzo sul palco, impegnato a sorridere mentre stringeva mani e si faceva scattare fotografie insieme a Cal ed Ivan. 

“Davvero? Chi l’avrebbe detto. Attenzione, armadio a tre ante in arrivo e sta puntando te, credo che voglia abbracciarti.” 
“Oh Merlino… beh, ha appena vinto, non posso proprio filarmela questa volta.” 


Rebecca roteò gli occhi con rassegnazione prima che Emil la raggiungesse, stringendola in un abbraccio con tanta enfasi da sollevarla da terra mentre accanto a loro Eleanor si limitava a ridacchiare. 




“Sono un po’ delusa, lo ammetto, ma almeno ho ottenuto un punteggio decente, non mi posso lamentare. E poi non si può vincere sempre.” 

“Giusto… e comunque Koller ti ha dato 9 su 10, direi che è un gran risultato, no?” 

Gabriel sorrise mentre sistemava un braccio sulle spalle della ragazza, che annuì:


“Poco ma sicuro. A te ha dato comunque 8, considerando che ti ha puntato negativamente fin dall’inizio anche questo è un gran risultato.” 
“Per l’ultima volta, non è stata colpa mia… insomma, ho perso l’aereo, capita a tutti prima o poi!” 

Gabriel sbuffò, parlando quasi con tono seccato mentre Helene invece gli sorrise con aria divertita, allungando una mano per sfiorargli i capelli scuri:
“Francamente a me non è mai successo, ma sorvoliamo, ti adoro anche perché sei terribilmente sbadato.” 


*


“Posso chiederti che cos’hai? Sembri pensieroso… mi dispiace che tu non abbia vinto, spero che non ti butterai giù per questo.” 

Alle parole di Veronika Pawel si voltò verso di lei, sorridendole e affrettandosi a scuotere il capo mentre entravano nella hall dell’albergo. 

“Oh, no, non pensavo a quello… certo, un po’ mi dispiace, ma sono felice che Ivan abbia vinto.” 
“E allora cosa c’è? Conosco quella faccia Pash, stai pensando a qualcosa.” 

Veronika si fermò, osservandolo con attenzione mentre Pawel esitava, pensando ancora una volta alla piccola scatolina rivestita di velluto che teneva in tasca da tutta la sera, non facendo altro che chiedersi a quando chiederglielo. In caso di vittoria avrebbe voluto chiederglielo sul palco, la così non era stato… Pawel Juraszek non aveva mai amato gli imprevisti e dover modificare i suoi piani, ma in quell’occasione non ci badò incredibilmente più del dovuto. 

“Io… sì, in effetti sì, disgraziatamente mi conosci troppo bene.” 

Il polacco sorrise e, approfittando del fatto che la hall fosse completamente deserta a parte loro due, continuò a parlare senza dare alla fidanzata il tempo di interromperlo:

“Ci conosciamo da un sacco di tempo Vee, stiamo insieme da cinque anni e viviamo insieme da quasi due… e anche se siamo molto giovani credo, a questo punto, di sentirmi pronto per farlo.” 

La vide mutare rapidamente espressione mentre, sorridendo con leggero nervosismo, estraeva la scatolina dell’anello e si inginocchiava allo stesso tempo. 

“Lo so, non sono una persona facile, ma mi sopporti da cinque anni e ti amo tantissimo Veronika, quindi… ti vorrei chiedere di continuare a farlo ancora per molto tempo.” 

Senza staccare gli occhi dai suoi Pawel sollevò il coperchio della scatola, guardandola sorridere e annuire con gli occhi quasi lucidi:

“Ma certo… certo che sì, aveva anche dubbi in proposito?” 

“Beh, infondo non si sa mai, no?”    Pawel sorrise, affrettandosi a rialzarsi per infilarle l’anello con il diamante al dito prima di baciarla, ormai perfettamente consapevole di aver vinto, quella sera. 



*


Sabato 22 Dicembre 



“Coraggio, ci vedremo presto. E scrivimi, mi raccomando, voglio tenermi aggiornato.” 

Irina annuì alle parole di Ivan, che continuò a sorriderle mentre, in piedi nella hall, si salutavano circondati da Maya, Cal e due sorridenti Pawel e Veronika. 

“Lo farò. Sai, sarà strano non vederti più tutti i giorni.” 
“Lo so, la tua vita senza di me sara triste e vuota.” 
“No, non sarà vuota, sarà tremendamente impegnata per sciogliere quel dannato contratto.” 

La rossa sbuffò leggermente ma il sorriso di Ivan non vacillò, limitandosi a sistemarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio prima di parlare:

“In tale caso, prima di andare credo di doverti dire un’ultima cosa… se la tua famiglia non la prenderà bene, è molto probabilmente andrà così, dì a tuo padre che il cognome di mia madre è “Hendrik”, ok?” 
“D’accordo… pensi che farà la differenza?” 

“Non saprei, ma potrebbe darsi.” 

Ivan si limitò a sorridere di fronte all’espressione quasi confusa della ragazza prima di sporgersi e baciarla, mentre ai loro piedi Sergej soffiava con rabbia per essere finito di nuovo dentro la sua gabbietta e Lena lo studiava attentamente, immobile accanto alla padrona. 


“Maya, siamo circondate da coppiette che tubano, mi sta venendo il diabete…” 
“Piantala Jordan, sei arrivata seconda, giusto? Quindi smettila di brontolare!” 

“Pawel, nessuno ti ha interpellato, pensa alla tua fidanzata!” 


Come da manuale i due iniziarono a discutere mentre Maya e Veronika si limitarono a sospirare, scambiandosi un’occhiata scettica:

“Sono andati avanti così per tutto il tempo?” 
“Io me ne sono andata alla fine di Settembre, ma disgraziatamente per Irina e Ivan penso proprio di sì.” 


*



“Allora, ho preso tutte le mie scarpe, i vestiti, gli spartiti, il violino, Cinnamon, i libri… credo di non aver dimenticato nulla.” 

Rebecca camminava sul marciapiede accanto ad una Eleanor impegnata a sbuffare mentre studiava la piantina della città, cercando probabilmente la stazione più vicina della metropolitana. 

“Beh, visto che stamattina hai controllato la tua camera almeno tre volte penso proprio che tu abbia preso davvero tutto… possibile che dopo quattro mesi io non riesca ancora ad orientarmi in questa città?” 
“Ancora con quella cartina? Mettila via, tanto io in quel tubo sotterraneo non ci torno, ci Smaterializzeremo... erano questi i patti, no? All’andata andiamo alla Babbana, al ritorno facciamo come dico io.” 

“D’accordo, va bene… come vuoi. Ma visto che non abbiamo orari da seguire facciamo un’ultimo giro per il quartiere, chissà quando torneremo qui insieme. Ho anche detto a mia zia di tornare a casa da sola, volevo fare un’ultima passeggiata con te.” 

“Beh, dopo quasi quattro mesi direi che ne ho abbastanza per un po’ di questa città. Anche se credo che sarei rimasta volentieri qualche altro giorno, manca pochissimo a Natale…” 

Rebecca sfoggiò una smorfia ed Eleanor rise, prendendola sottobraccio mentre Cinnamon trotterellava accanto a loro, saltellando felicemente sulla neve fresca.

“Fammi indovinare, stai pianificando di darti malata?” 
“Potrei sempre dire di essermi presa un terribile virus qui in Austria, magari causato dal cibo… di certo non muoio dalla voglia di presentarmi dalla mia famiglia. Oppure potrei imbucarmi da te, che ne pensi?” 
“Per me non c’è problema. Ma non li vedi da settimane, non ti mancano?” 

“Immensamente… ce la faranno i Crawley a non pugnalarsi a vicenda a Natale? Ci vorrebbe un vero miracolo.” 

Rebecca scosse il capo quasi con disapprovazione mentre Eleanor invece sorrideva, stringendosi nelle spalle:

“Abbiamo entrambe due famiglie bislacche Becky… ma guarda il lato positivo, ci facciamo supporto morale a vicenda. Vienna è la Città dei Sogni, forse non posso dire che il mio si sia avverato, ma almeno ci siamo divertite, insieme, ancora una volta.” 













…………………………………………………………………………………
Angolo Autrice:

Buonasera! 
Il vostro preferito in assoluto è risultato essere Emil, nessuna sorpresa… Rassegnati Phebe, i tuoi OC fanno scintille. 

Infine, ecco Veronika:
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Ci sentiamo molto presto con l’Epilogo, buonanotte! 
Signorina Granger 

   
 
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