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Autore: pokepony10    22/07/2017    0 recensioni
Alex è un ragazzo calmo è totalmente nella norma, bravo a scuola e circondato spesso dal suo ristretto gruppo di amici. Molte volte però viene perseguitato da una strana ragazza conosciuta da tutti col nome di Morte Bianca. Molti eventi coinvolgono i due in un mistero che ha le sue radici a molti secoli fa. Riusciranno a scoprire il segreto di questo mistero o moriranno provandoci?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dei, demoni e amore '
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POV Morte Bianca

Era bello vederlo finalmente senza maledizione, ma il modo in cui sono stata costretta a risolvere la cosa è stato piuttosto pericoloso. Pregavo dentro di me che se lo fosse del tutto scordato. -sei ancora qui?- mi chiese fissandomi -volevo assicurarmi che stavi bene- risposi trovandomi una valida scusa. Si sedette accanto a me sul letto e con voce molto timida mi chiese se lo avevo baciato -se lo ricorda?- pensai sorpresa, non volevo che sapesse nulla e quindi negai tutto fingendo di essere molto irritata. Lui abbassò la testa pensieroso, aveva pensato per così tanto tempo che io mi ero pure addormentata . La mattina dopo mi svegliai presto, prima di alex e per non disturbarlo dopo, decisi di andare prima di lui in bagno a farmi una doccia. Il suo bagno era enorme rispetto al mio e poi la sua cabina doccia mi piaceva molto. Mi misi sotto l'acqua calda e lasciai che il vapore riempisse il bagno. Finito di farmi la doccia usci e mi coprì con un asciugamano, non era molto lungo, ma me lo ero fatto bastare. Stavo per uscire quando alex entra spalancando la porta, avrei voluto dargli subito uno schiaffo, ma la paura mi bloccava. Nella mia vita non era la prima volta che vivevo un momento simile, la prima volta era stata alle medie. Era una città diversa e anche io ero diversa. Ammetto che 14 anni sono l'inizio dello sviluppo per tutti, o diciamo quasi. Era il terzo anno, ultima ora del venerdì. Era l'ora di scienze motorie e si scelse di fare una partita di palla a volo femminile. Io mi nascosi dietro le sedute con un quaderno tra le mani mentre scrivevo alcuni miei pensieri che sentivo la grande necessità di condividere con qualcuno. Per mia sfortuna l'insegnante scoprì dove ero e all'inizio del secondo tempo mi costrinse a giocare. Fui costretta a posare gli occhiali e a togliermi il berretto e per la prima volta tutti videro i miei capelli con e punte rosse. In campo ero una schiappa, senza occhiali vedevo il pallone al momento sbagliato e ogni volta mi finiva in faccia, per tutte le volte che ero stata colpita che non feci più caso al sangue che mi usciva dal naso. Le giocatrici avversarie miravano sempre e solo a me, non solo le avversarie. Mi ricordo di quella sensazione orribile di essere derisa non solo per gli errori ma anche per il mio collare. A quei tempi era abbastanza sottile e le 5 punte erano molto più piccole e meno appuntite. Da tutti ero definita una cagna, avrei capito se era perchè ero una ragazza facile, ma a me non mi si rifilava nessuno. Agli occhi di tutti ero la classica sfigata. Correvo per il campo all'inseguimento della palla, non mi volevo arrendere, durante quella partita aveva anche piovuto. Mi ricordai dell'ultima schiacciata del capitano della squadra avversaria, mi colpì tra petto e stomaco. Caddi barcollando in una pozzanghera e non contenta la giocatrice si precipito verso di me e prendendomi per i capelli mi buttò la faccia nell'acqua sporca. Io rimasi a terra sotto la poggia mentre le ferite mi bruciavano. Aspettai che tutti uscirono dal campo mentre io mi avviai al bagno. Iniziai a sciacquarmi la faccia mentre in lontananza sentivo tutti andarsene. Credevo di essere sola e quindi mi spogliai per poi farmi una sciacquata sotto le docce, finito di lavarmi usci e decisi di darmi un'occhiata alle ferite. Molte erano sulle braccia e sulle gambe. -complimenti sfigata, mi hai fatta divertire parecchio- disse sasha -non ti è bastato avermi sfondato lo stomaco con una potente pallonata? -le chiesi -non è colpa mia se non hai gli attributi giusti per proteggerti almeno il petto- mi rispose con un sadico sorriso - di certo non è quello che dovrebbe contare in una donna- risposi -tesoro, guardami, sono una bulla bastarda e sadica eppure sono circondata da fan, e se vuoi saperlo molti sono maschi- rispose fingendosi amica -io non volevo sapere un bel nulla- pensai tra me e me -il trucco è mostrare carattere, e il modo migliore per esaltare il mio e sfruttarti, non importa quanto posso sembrare perfida, io mi proverò sempre immenso piacere a farti soffrire cagnetta insignificante- mi rispose spingendomi contro un muro. I miei nervi non resistevano più. -ti prego sasha, non farmi fare qualcosa di cui potrei pentirmi- le dissi -mi minacci anche? Non hai ancora capito chi comanda?- mi prese per i capelli e con grande prepotenza mi spinse il retro del capo contro il muro -ora abbaia cagnetta, fammi felice- mi disse -no…- le risposi con un filo di voce -cosa?!- mi chiese lei sbattendomi ancora più forte. Cercai di controllarmi, -ti prego… non farmi fare cose di cui pentirmi- le dissi nuovamente -fammi vedere- mi sfidò lei -preferisco non divenire un mostro come te- le risposi -fallo!- mi ordinò buttandomi a terra. Io mi rialzai e mi avviai all'uscita del bagno -paura?- mi chiese sasha -no, pietà- risposi io. La mia voce era mutata mentre le parole mi uscivano senza il mio controllo -cosa hai detto?!- chiese sasha tirando un pugno, io lo intercettai e lo bloccai con una mano, poi con una ginocchiata la colpì allo stomaco. Lei cadde a terra ma si rialzò subito attaccandomi, io le diedi un calcio e lei finì contro una porta sfondandola -sai dove dovrebbero stare le persone come te?- le chiesi -nel water- conclusi. La presi per i capelli e di prepotenza le spinsi il volto nella tazza -perché non farti un bello shampoo?- le chiesi. avviai lo sciacquone che tirò anche i suoi capelli. La lasciai in lacrime nel bagno mentre finalmente io riuscì ad uscire. Presi le mie cose e tornai a casa. Per quanto ero riuscita ad affrontare la mia bulla personale, il trauma di essere sola in bagno con qualcuno che mi prende di sorpresa, rimase sempre uno dei miei più grandi incubi. Per fortuna guardando alex riuscì a controllarmi e dargli una lezione per aver guardato dove non doveva. Mentre lui era in bagno io gli preparai la colazione. Uscimmo tardi di casa ed io consigliai ad alex di usare una bici per arrivare a scuola, anche se contrario alla fine accettò. Arrivammo giusto con una decina di minuti di ritardo e fortunatamente evitammo anche la preside. Nel corridoio ci separammo. Entrai e mi misi nel mio banco con la testa rivolta verso la finestra e i miei pensieri ben lontani dalla lezione del giorno. Ricominciai a pensare al tempo in cui ero vittima di sasha, di come da una piccola perdita di controllo, la mia vita fu rovinata del tutto. Scoperto che sasha era nei bagni della scuola in uno stato di assenza di conoscenza fu chiamata un'ambulanza e lei fini i suoi giorni nel letto di un ospedale in uno stato di coma. Tutte le prove portarono a me, ma si ritenne che io ero troppo debole per infliggere colpi pesanti come quelli su sasha. Mio padre aveva un alibi mentre mia madre fu costretta a prendersi le mie colpe e a marcire per anni in carcere. Dopo l'accaduto mi rifeci viva a scuola solo per l'esame di terza che superai con un patetico 6. il giorno dopo l'esame cambiai città e me stessa. Per i miei primi mesi alla scuola superiore ci furono pesanti problemi economici e mio padre cadde in uno stato di depressione che la sua nuova compagna era una bottiglia di birra. In quei mesi incontrai alex e dopo un piccolo scherzo non riuscì a fermarmi dal ridere delle sue sfortune e lentamente divenni ciò che io l'anno prima odiavo con tutta me stessa. Fui immersa nei miei pensieri per così tanto tempo che le 6 ore volarono. Usci dalla classe e vidi venire verso di me alex -morte bianca…- disse avvicinandosi -si?- chiesi sorpresa del suo timore -sei libera oggi?- chiese. Io lo guardai dubbiosa -cosa hai in mente?- chiesi -devo parlarti dell'incantesimo, dimmi se ci sei oggi- mi disse frettoloso -quando ti pare- gli risposi -perfetto- mi disse lui. Mi afferrò per il polso e mi portò verso la bici -Sali- mi ordinò -ok…- risposi un po perplessa. Lui iniziò a pedalare velocemente fino a portarmi a casa sua. Posò la bici dove l'avevamo trovata e poi mi trascinò di corsa a casa sua. Io entrai ed ebbi subito una cattiva impressione.
 
   
 
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