Storie originali > Comico
Segui la storia  |       
Autore: Lady I H V E Byron    27/07/2017    0 recensioni
Una conferenza sul cambiamento climatico.
Una possibilità di salvezza per il mondo dall'effetto serra.
Un'improvvisa esplosione.
Un caso da risolvere.
Un inganno da sventare.
Il mondo sembra essere nelle mani di un investigatore privato un po' scemo e quattro musicisti un po' imbranati.
P.S.: sia chiaro, i musicisti lo fanno solo per il loro spettacolo, non per un insensato senso di giustizia...
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note dell'autrice: stavolta ci riprovo... in questa parte ci ho messo, di proposito, citazione dallo spettacolo "Non Esistono Più Le Quattro Stagioni"


---------------------------------

 
 
Erano ormai le 21:00 quando Francesco, Ettore, Auditore e la Quarta Orchestra tornarono a Rieti.
Il teatro era già affollato e il parcheggio era ormai pieno di macchine.
Alcuni erano persino venuti con il taxi.
L’interno pullulava di persone di tutti i tipi: politici, scienziati, giornalisti, fotografi, gente comune, immigrati, persino i magnati che avevano rapito Marco Auditore.
Vincenzo Arcattati, nelle vesti del climatologo, era già all’interno, mentre stringeva la mano al Presidente della Repubblica, nel frattempo facendosi fare le foto per i giornali. La stanza era praticamente illuminata dai flash delle macchine fotografiche.
-Qualche previsione?-
-Non credo ci saranno sorprese nel discorso di Marco Auditore.- dei giornalisti stavano intervistando il ministro dell’Economia; ebbe la sfortuna di cadere in balia dei giornalisti impiccioni; infatti, parlava a loro continuando a camminare, senza nemmeno voltarsi, cercando il suo posto –Comunque, chiederò al presidente di confermare la politica della dipendenza dal petrolio e di destinare più fondi per la sovvenzione dell’energia nucleare, come io stesso ho sempre raccomandato.-
Nel frattempo, un altro giornalista stava parlando alla telecamera: -E ora, un aggiornamento sugli animali fuggiti che stanno seminando il panico nella capitale…-
Anche Anna Del Bravo, il capitano della Polizia di Rieti, era presente; quella sera era vestita in uniforme, per far vedere ai giornalisti che intendeva impegnarsi nel suo lavoro.
-Non ho bisogno di dirvi che questa è la serata più importante della mia carriera…- disse a dei poliziotti che camminavano dietro di lei, in direzione dell’entrata principale –Non possiamo permetterci errori. Se doveste vedere il tenente Milanelli, suo cugino investigatore o qualcun altro della sua squadra in questo teatro, voglio che li arrestiate immediatamente.-
-Sì, signora.-
Non si era scordata dell’incidente al Gambrinus.
Il gruppo di sette era giunto sul retro del teatro con lo stesso furgone usato per dirigersi al magazzino di Nereo. Intanto aveva collezionato un altro paio di ammaccature.
I musicisti, non si sa come, erano già vestiti in smoking, e Auditore era completamente pulito dall’olio.
-Allora, se ho capito bene…- rifletté Francesco, serio in volto –In base a quanto mi avete detto tutti quanti, non era coinvolto solo Alfredo Nereo nel sabotare la conferenza di Auditore, ma anche gli altri magnati petroliferi, carboniferi e nucleari.-
-Esatto.- annuì Giorgio, respirando; fra tutti i presenti, facevano a gara a chi aveva avuto più infarti durante la guida dell’investigatore –E se aggiungiamo il coinvolgimento di Salverini, qui qualcuno resterà in prigione a vita…-
-Quel Matteo…- ringhiò Marco, stringendo un pugno –Aver estorto con l’inganno informazioni a mia nipote. Lisa sta bene, vero, Francesco?-
Lo aveva chiamato per nome. Non era Arcattati.
-Stia tranquillo, professor Auditore. Sua nipote è al sicuro.- o meglio, così sperava anche lui; controllò l’orologio –L’ho chiamata appena siamo partiti. Le ho detto di aspettarci a quest’ora all’entrata posteriore del teatro.-
-E dove si trova, Cesco?- domandò Ettore, seduto accanto a lui.
-Sul retro, caro cugino.- risposta che fece allibire i presenti –Ci aprirà la porta e noi entreremo senza dare nell’occhio.-
-E come la mettiamo con Nereo?-
-Dobbiamo solo sperare che si tenga fuori dai guai.-
I musicisti si guardarono l’un l’altro: la famosa serata era giunta. Auditore era con loro, sano e salvo. Anche loro erano illesi.
I sospetti di Francesco si erano rivelati fondati, cosa che aveva reso possibile mettere in scena lo spettacolo senza il rischio di posticiparlo, sebbene con i suoi intoppi e disavventure. Ma faceva tutto parte del gioco.
Riconobbero, però, che aveva mantenuto la sua promessa. Dovevano ringraziarlo.
-Ehi, ragazzo…- fece Alberto, un po’ imbarazzato, in nome dei colleghi -Scusaci, non avremmo dovuto mai dubitare di te…-
Anche Giorgio disse la sua.
-Sì, ha ragione. All’inizio ci eri parso uno sfigato, un imbranato che non riesce nemmeno a mettere in equilibrio delle carte per fare il famoso castello, quindi figurarsi a risolvere un mistero. Ma ci siamo ricreduti quando siamo entrati nel magazzino di Nereo, quindi ti dobbiamo delle scuse.-
-Io ammetto di essermela fatta sotto almeno due volte…- aggiunse Luciano –Ma è stato bello provare delle emozioni forti.-
-E io mi sono divertito da matti!-
Il giovane si voltò verso di loro, sorridendo.
-Ah, ma non fa niente!- esclamò, prima di uscire, insieme al cugino –Anche voi, all’inizio, mi siete sembrati degli schizzati e opportunisti con seri problemi di senilità… No, un attimo… lo penso ancora…-
-Eh, sì, certo…- si lasciò sfuggire il più anziano; poi, insieme ai colleghi, ci ripensò. Esclamarono all’unisono: -ASPETTA, CHE?!-
Lisa, nel frattempo, era sul retro del teatro, come stabilito.
Aveva un completo verde e si era lisciata i capelli, per poi tirarli indietro con una passata.
Si guardava spesso l’orologio, nervosa. Sia per il timore che fosse successo qualcosa a Francesco, sia per il timore di essere scoperta da Matteo o da suo padre.
Un furgone parcheggiò proprio lì. Sperava fosse Francesco, con suo zio e i musicisti. Ma erano solo dei facchini: uscirono con delle custodie nere in mano.
-Lisa, mia cara…-
La ragazza rabbrividì a quella voce: Matteo. L’aveva trovata. Per fortuna, prima che arrivasse l’investigatore.
-Cosa fai qui fuori?- disse, prendendola per le spalle e massaggiandole –La festa è dentro…-
Occorreva una scusa plausibile.
-Ehm…- balbettò, colta di sorpresa –Matteo! Non ti aspettavo! Ehm… io… con tutta quella gente intorno mi era venuto un giramento di testa e un forte senso di claustrofobia. Avevo bisogno di una boccata di aria pulita.-
Il ragazzo annusò, disgustato, qualcosa di strano in aria: erano vicini a dei cassonetti.
Occorreva un’altra scusa.
-La mia prima casa era vicina ad una discarica.- mentì, pregando di essere credibile –L’odore è lo stesso. Che bei ricordi d’infanzia…-
Matteo, però, non condivideva. Infatti, si tappò il naso.
-Sì, certo…- disse, prima di mettere la mano dietro la schiena della ragazza e invitarla a rientrare –In ogni caso, è una fortuna averti ritrovata. Mio padre ci sta aspettando. Ha già preso i posti per entrambi…-
Lisa fece il possibile per non mostrarsi turbata: si guardava indietro, per vedere se Francesco e gli altri fossero nelle vicinanze.
Ma la porta fu chiusa. Era una porta di emergenza, che si apriva solo dall’interno.
Il gruppo di sette si avvicinarono ivi proprio in quel momento.
L’investigatore cercò di spingere la maniglia nera. Bloccata.
Bussò.
-Lisa? Lisa!- chiamò, a bassa voce. Niente. –Merda, dev’essere successo qualcosa a Lisa…-
-Oh, no, niente di grave, spero…- si preoccupò Marco –Altrimenti, chi la sente mia sorella…?-
Non potevano più passare dalla porta sul retro. Dovevano trovare un altro modo per entrare.
Magari scavalcando e passare da una finestra, come pensò Francesco.
Ma i musicisti, però, pensarono ad un modo migliore.
Con la coda dell’occhio, Luciano notò qualcosa; infatti, si voltò, cogliendo l’attenzione dei colleghi.
-Ehi, ma quelli non sono i nostri strumenti?- domandò, indicando un’altra entrata.
Ciò che stavano trasportando i facchini, infatti, erano gli strumenti della banda. Non potevano trasportarli i musicisti stessi.
-Sì, non avevamo disdetto il servizio.- rifletté Alberto –Dopotutto, siamo ancora le spalle di Auditore…-
Per la prima volta, dopo tanto tempo, tutti i membri della Quarta Orchestra pensarono alla stessa cosa.
-Signori…- mormorò Giorgio, determinato, con gli occhi che brillavano da dietro gli occhiali –E’ giunto il momento di fare quello che i musicisti sanno fare meglio…-
In quel momento, il presidente della Repubblica stava per concludere il suo discorso.
Ma per evitare di annoiare i lettori, taglieremo questa parte, passando subito al punto.
-…Bene. Adesso diamo la parola al protagonista di questa serata. Signore e signori, a voi Marco Auditore!-
Dagli spalti partirono gli applausi. Forse come sollievo che il discorso del presidente era finalmente concluso.
Il palcoscenico era ancora buio, ma si potevano scorgere una tastiera elettronica, un rullante con un charleston e un mandolino.
In mezzo a quel buio, si fece avanti una figura, che aveva in mano un oggetto enorme. Alberto, dopo un lieve inchino, accompagnato da altri applausi, cominciò a suonare il bassotuba. Si muoveva ondeggiando: dava l’idea che quello strumento non fosse pesante come molti ritenevano.
A seguire, dopo essersi inchinato al pubblico e aver fatto il suo sorriso da idiota…
-Ehi!-
Scusa, Saverio. Dicevo… entrò in scena anche Saverio, prima di suonare il trombone, muovendosi a scatti, assumendo forme bizzarre.
Poi fu il turno di Luciano, che con il suo trombone, accompagnò le note del collega.
In conclusione, arrivò anche Giorgio, con il suo sax soprano, suonandolo saltando come una rana. Poi lo prese con una mano sola, dando l’idea di fumare il suo strumento, anziché suonarlo.
Poi alzò la mano, togliendo il suo strumento dalla bocca.
-One… two…- contò –One, two, three, four… Ciao.- concluse, facendo l’omonimo gesto con la mano.
Il palco tornò scuro, appena i musicisti si voltarono.
Francesco, da dietro le quinte, ebbe un attacco di sincope. Ettore e Marco erano con lui.
-Come “ciao”?!- si sconvolse –Questo lo chiamano “prendere tempo”?!-
Infatti, avevano stabilito che la Quarta Orchestra avrebbe intrattenuto il pubblico fino all’arrivo di Auditore, quello vero, sul palco, dopo aver sistemato Arcattati e trovato un modo per smascherare Alfredo Nereo.
Ma poi, dei colpi sul rullante riaccesero in lui le speranze: Giorgio aveva ripreso a suonare il sax, Luciano lo accompagnava col trombone, Saverio era dietro la tastiera, pigiando i tasti come un ebete…
-Ma ancora?!-
Scusa di nuovo, Saverio. E Alberto suonava la batteria.
Era l’apertura di ogni loro spettacolo.
Poi, Luciano abbandonava il trombone per un attimo, mentre Alberto aveva ripreso il bassotuba, e suonava un piccolo pezzo col mandolino.
Lisa faticò a contenere la sorpresa: riconobbe la Quarta Orchestra. Se loro erano lì, significava che anche Francesco e suo zio erano riusciti ad entrare. Tirò un sospiro di sollievo.
-Accidenti, dal vivo sono proprio bravi…- complimentò l’investigatore, stupito da quel colpo di scena –Come faranno a suonare così tanti strumenti…?-
Ettore gli diede un lieve colpo per riportarlo alla realtà.
-Cesco, forse è meglio darci una mossa…-
-Sì, hai ragione, Ettore. Dovrei proporre loro un altro pezzo da suonare, per iniziare lo spettacolo, uno tosto che da energia. E se chiedessi loro di fare una cover di “Given Up”?-
-No! Mi riferivo ad Arcattati!-
Il sosia di Auditore era dietro le quinte, dall’altra parte del palcoscenico, con dei fogli in mano. Stava rivolgendo uno sguardo a Nereo, alzando un pollice.
-Sembra essere pronto per il suo discorso.-
-Ricevuto. Io penso a lui, tu resta qui con il professor Auditore.-
-Ehi, c’è Lisa laggiù!- notò il climatologo –Com’è carina, stasera…-
Nessuno, tra il pubblico, si era accorto dei tre intrusi, presi com’erano dall’esibizione della Quarta Orchestra. Si levarono urla di stupore, quando Giorgio, continuando a suonare, saltò, roteando su se stesso, e poi atterrare in ginocchio e piegarsi all’indietro.
-Niente male per uno della mia età, eh?-
Sì, hai ragione, Giorgio, ma torniamo con la storia.
-Che poi non è davvero originale! E’ una scopiazzatura del secondo film di “Una Pallottola Spuntata”! L’autrice è una copiona!-
Non rivelare tutto, Giorgio!
-E noi non siamo davvero noi! Siamo la scopiazzatura della Banda Osiris! E Marco Auditore è Luca Mercalli!-
GIORGIO! TORNA ALLA STORIA!
-Come vuoi… Comunque, sei una copiona…-
Ah, certi personaggi… comunque, stavamo dicendo… che stavamo dicendo?
-Stavi parlando del nostro spettacolo. Ma forse è meglio passare al punto in cui parli dell’investigatore…-
Oh, sì, grazie, Luciano.
Attraversare un palcoscenico da dietro le quinte fu abbastanza semplice per Francesco: era arrivato appena in tempo, prima che i musicisti smettessero di suonare.
Giunse alle spalle del suo obiettivo.
-Professor Auditore…-
L’uomo rabbrividì, ma non di paura. Riconobbe subito quella voce.
-O dovrei dire, Vincenzo Arcattati?-
Era ancora lì. Vivo. Con la sua giacca e il suo cappellino.
-Francesco Milanelli!- tuonò, aggrottando le sopracciglia e aggredendolo, ma il giovane parò il colpo e contrattaccò con un pugno sulla mandibola, facendolo cadere. Da lì, lo prese a calci sul ventre, senza sosta.
Una donna scorse l’ultima scena con sgomento.
-O mio Dio!- esclamò –Quel mascalzone sta picchiando un uomo più basso di lui!-
-Ci pensiamo noi!-
Tre uomini muscolosi entrarono nel corridoio. Avevano un uniforme blu.
-Squadra salva uomini bassi all’attacco!- esclamò uno di loro.
Due di loro presero l’investigatore per le braccia, mentre l’altro lo picchiava.
-Te la prendi con chi è più piccolo di te, eh?! Ora ti sistemiamo noi!- minacciò, picchiandolo da tutte le parti.
Francesco non ebbe neppure il tempo di dire che era un equivoco, mentre Arcattati veniva aiutato dalla donna a rialzarsi, che si ritrovò a terra, privo di sensi.
La Quarta Orchestra era quasi alla fine dell’esibizione: Luciano aveva finito il suo pezzo con il mandolino, facendo anche un numero di equilibrismo su uno sgabello. Poi toccò a Saverio, con il suo assolo di tastiera, vale a dire il Minuetto.
Nel frattempo, Auditore e Ettore erano rimasti fermi dov’erano, in attesa della fine dell’esibizione, sperando che Francesco avesse messo fuori gioco il sosia. Il tenente fece un passo avanti, per vedere se i Nereo fossero ancora dove li aveva visti. Ma qualcuno lo aggredì, spuntando alla sua destra, agguantandogli il collo, strangolandolo.
Arcattati.
Francesco non era riuscito a fermarlo.
E anche Ettore non ci sarebbe riuscito.
L’unico in grado di salvarlo era Auditore. Cercò di non farsi prendere dal panico e prese, appoggiato da una parte, un altro sassofono soprano (che sarebbe servito a Giorgio, durante la conferenza). Lo alzò, mirando alla testa del suo sosia. Ma si era spostato, quindi prese il tenente al suo posto.
-Ops, mi scusi tenente…- mormorò, appena lo vide cadere per terra, privo di sensi. Ma non doveva perdere altro tempo. Appena Arcattati si voltò verso di lui, Auditore centrò la sua fronte, colpendola col sassofono.
La Quarta Orchestra finì di suonare. Alberto aveva preso il microfono, mentre un grande applauso li ringraziò per l’intrattenimento musicale. Ma che fosse finito, eh.
-Grazie.- disse, ugualmente –Grazie, siete un pubblico meraviglioso. Come sapete, io e i miei colleghi, stasera, avremo il compito di “alleggerire” quanto starete per assistere stasera, ovvero ad una conferenza sul clima e come è cambiato fino ad oggi. Ma a spiegarvelo non saremo noi, ma il climatologo, Marco Auditore!-
Qualcuno uscì da dietro le quinte. Appariva stordito, ma camminava. Auditore? No, Arcattati.
Dopo aver fatto qualche passo, cadde sul palcoscenico, facendo allarmare i musicisti e gli spettatori.
Lisa aprì la bocca dallo spavento, credendo fosse suo zio.
I primi corsero immediatamente in suo soccorso, ma fu Saverio ad aiutarlo a rialzarsi.
-Ecco, così… vada piano…- la testa del sosia andò a battere contro il rullante, facendolo cadere; il più anziano si accinse a rimetterlo a posto –Mi scusi… Ora si rialzi lentamente…-
Ma l’uomo non gradì tale cortesia; infatti, respinse il riccio con violenza, facendolo barcollare all’indietro.
-Togliti di mezzo, imbranato!- esclamò, scappando nuovamente dietro le quinte.
Imbranato. Auditore non lo avrebbe mai chiamato così.
-Quello era Arcattati…- notò Giorgio, a bassa voce.
Fortunatamente, Ettore si era risvegliato in quel momento; assistette alla scena e si lanciò all’inseguimento.
Marco Auditore, quello vero, si sporse da dietro le quinte, facendo un lieve cenno ai musicisti.
Alberto si sentì in imbarazzo.
-Ehm… fa tutto parte dello spettacolo, signore e signori.- Luciano aveva preso il microfono –E ora, ecco a voi l’uomo che abbiamo presentato prima che non ha bisogno di presentazioni, Marco Auditore!-
Francesco, dopo la piccola disavventura con Arcattati, era rimasto nel corridoio, con la schiena appoggiata sul muro, privo di sensi.
Si risvegliò, notando che era tutto buio intorno a lui. Poi si accorse che aveva la visiera del cappello abbassata.
Appena la alzò, si rese conto che si era ritrovato con un bicchiere di plastica in mano, pieno di banconote.
La gente che passava lo aveva preso per un mendicante.
Quando udì l’annuncio del musicista calvo, ebbe nuovamente una sincope, specie dopo essersi ricordato di essersi lasciato sfuggire il suo obiettivo, Arcattati.
Dopo essersi messo tutti i soldi in tasca, corse verso il palcoscenico, prima ancora che Auditore cominciasse a parlare.
-Fermi tutti!- esclamò, appena entrato, cogliendo i presenti di sorpresa –Non ascoltate quest’uomo, è un impostore!-
Marco si mostrò confuso.
-Ma, veramente…-
-E lo posso provare!-
Lo trascinò verso il rullante, facendolo sdraiare sopra.
-Ma cosa vuoi farmi?!-
-Il vero Marco Auditore ha delle voglie color cioccolato sui fianchi!-
Lisa, dal pubblico, sperò che Francesco la vedesse, o meglio che vedesse i suoi gesti da: “Non farlo!”
Persino i musicisti cercarono di comunicargli la stessa cosa, ma era inutile. Francesco era diventato sordo.
Infatti, senza pensarci due volte, privò l’uomo dei pantaloni e delle mutande. Effettivamente, aveva delle piccole chiazze color cioccolato sul fianco.
I fotografi presero subito le loro macchine fotografiche e scattarono foto.
Anche Saverio prese il suo cellulare e fotografò il lato B di Auditore, forse per metterlo su Instagram; Luciano ebbe un conato, a quella vista, Giorgio uno sguardo disgustato e Alberto si era coperto gli occhi.
Francesco si sentì nuovamente in imbarazzo, appena notò le chiazze. Guardò in basso, come per raccogliere i pensieri.
-Ehm…- disse –E’ una contraffazione, signori!-
Senza aggiungere altro, prese una spugnetta a fil di ferro e la sfregò sopra le voglie. Auditore gemette dal dolore. Mancava poco che scavasse fino a raggiungere le sue ossa.
Tra i tanti sguardi allibiti c’era anche quello di Anna Del Bravo.
-Milanelli?!- esclamò, prima di perdere i sensi. Forse più scioccata per il fatto che i suoi uomini non fossero riusciti ad arrestarlo, o, tantomeno, a scovarlo.
Lisa si coprì il volto con la mano, dall’imbarazzo per il ragazzo che amava. Anche i Nereo provarono la stessa cosa. Ma l’imbarazzo di aver fallito con il loro piano.
La spugnetta non servì: l’investigatore provò con la smerigliatrice.
Per fortuna, fu fermato in tempo dai musicisti, per evitare di lesionare inutilmente il vero Marco Auditore.
-Vuoi stare fermo?! Lui è quello vero!- esclamò Giorgio, togliendogli la smerigliatrice dalle mani.
L’imbarazzo dentro l’investigatore crebbe, mentre Alberto aiutava Auditore a scendere dal rullante, per poi rivestirsi.
-Cosa…?!-
-Adesso basta!- anche Ettore entrò nel palcoscenico, con un foglio in mano –L’investigatore Milanelli ha ragione! C’è un impostore in questa stanza ed è lui!-
Dei poliziotti della squadra di Ettore uscirono da dietro le quinte, con Arcattati in manette: si era tolto il travestimento e digrignava i denti, deluso e furioso. Gli spettatori furono sgomenti.
Il tenente mostrò il foglio che teneva in mano: sembrava un documento, con tanto di firma in fondo.
-E ci ha appena rilasciato una confessione firmata che compromette quell’uomo!- concluse, indicando in avanti.
Diversi spettatori si alzarono in piedi, con le pistole in mano, prendendo delle donne come ostaggi.
Ciò fece basire i cugini Milanelli, Auditore e i musicisti.
-Ma no!- corresse Ettore, riportando tutto all’ordine –Quell’uomo! Alfredo Nereo!-
Troppo tardi. Tre posti erano già vuoti. Proprio dove erano seduti Alfredo, Matteo e Lisa.
-Ci hanno preceduti!- imprecò Alberto.
Francesco serrò le labbra: Lisa era in pericolo e lui doveva salvarla, la ragazza che aveva sempre amato.
-Andiamo a prenderli!-
Ettore annuì.
Auditore si avvicinò al giovane.
-Mi raccomando, riporta mia nipote sana e salva.- supplicò.
-Potessi rimetterci la vita…!-
-Bene! Pronti all’azione!- aggiunse Giorgio. Anche i musicisti volevano unirsi al salvataggio.
-No! Voi restate qui!- intimò l’investigatore.
-Ma, allora voi…?-
-Non avevate detto che volevate aiutarmi per il bene del vostro spettacolo? Beh, avete avuto quello che volevate, no? Il vostro spettacolo è salvo. Perché aiutarmi ancora?-
La Quarta Orchestra si fermò a riflettere: non aveva tutti i torti. Tutto quello che avevano fatto e passato era stato solo per il loro spettacolo. Non compresero il loro strano atteggiamento da salvatori.
-Giusto.- ammise il più anziano, prendendo posto sul suo sgabello –Ma cosa ci è saltato in mente…? Il nostro spettacolo ha la priorità.-
Anche Luciano, Giorgio e Saverio seguirono il suo esempio.
I due cugini si lanciarono uno sguardo d’intesa e uscirono dal palcoscenico, inseguendo i Nereo e Lisa.
Imbarazzati, gli uomini armati tornarono a sedere, di fronte agli sguardi scioccati delle loro ostaggi.
Alfredo aveva una pistola in mano, ed era seguito dal figlio, che aveva preso la ragazza per un braccio, stringendolo con forza e strattonandola bruscamente. Entrarono in un ascensore.
-Lasciami andare, cane schifoso!- esclamò lei, dimenandosi.
-Zitta, tesoro!- la zittì l’uomo, pigiando il tasto per l’ultimo piano.
I Milanelli li raggiunsero troppo tardi; le porte si stavano chiudendo. E come se non bastasse, un addetto delle pulizie stava lavando il pavimento, quindi, nel tentativo di raggiungere l’ascensore prima che fosse troppo tardi, Francesco ed Ettore scivolarono sul marmo appena bagnato, cadendo di schiena.
-Sono caduto sulle mie chiavi…- si lamentò il più giovane dei due.
Lo spettacolo cominciò, come se nulla fosse avvenuto.
-Buonasera a tutti.- salutò Marco Auditore, prima di rivolgersi ai musicisti –Avete già contribuito a riscaldare l’atmosfera…- poi tornò a guardare il pubblico –Tutti voi avete deciso di dedicare una serata ai problemi dell’ambiente. Ma in quarant’anni che questi problemi sono ormai ampiamente noti…-
I magnati petroliferi, carboniferi e nucleari fecero dei gesti di delusione e disappunto insieme.
Il piano era fallito.
La conferenza sul clima e sulle energie rinnovabili era iniziata.
Era troppo tardi.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Comico / Vai alla pagina dell'autore: Lady I H V E Byron