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Autore: L_aura_grey    30/07/2017    1 recensioni
Peter ha cinque anni quando l'Expo Stark esplode come un fuoco d'artificio e Iron Man gli dice "Buon lavoro". Ha sempre cinque anni quando un ragno lo morde e quel che rimane della sua famiglia si tinge di rosso e rimane da solo, nelle mani dello SHIELD. Ne ha sei, quando New York si riempie di mostri e i Vendicatori la salvano. Ancora sei quando chiede a Fury di portarlo da chi è come lui, a chi appartiene. Ne ha sei quando Tony Stark sta lottando contro la consapevolezza di essere un uomo rinchiuso in una lattina che combatte contro un universo intero. Sei, quando Steve Rogers ha appena iniziato a capire come funziona questo strano mondo e decide di tornare a farne parte.
Sei, quando decide di crearsi una nuova famiglia, dopo aver perso quella vecchia.
[Stony][Superfamily]
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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prologo






2011
Peter ha appena compiuto cinque anni quando zia May, dopo settimane di stressanti richieste, sospira e gli promette che lo porterà alla serata di esposizione dell’Expo Stark. Non capisce perché un bambino tanto piccolo dovrebbe interessarsi a cose pericolose e preoccupanti come armi e armature, ma la faccia supplicante che Peter fa, e i continui manifesti e poster delle Stark Industries che continuano a comparire in camera sua quasi per magia alla fine la fanno cedere. Sa che adora tutto ciò che è scienza e tecnologia, e in questo da la colpa a Ben, che gli parla troppo bene di suo padre. 

Di certo se ne pente quando, in mezzo alla folla urlante, si accorge che la mano del piccolo è scappata dalla sua presa, e la vista che si trova davanti quando si volta, la mostruosa armatura dalle armi contro Peter e la sua maschera, comprata in una bancarella prima di entrare, le toglie il respiro, fermandole per un attimo il cuore. Quello che succede dopo è quasi peggio, perché quel “Ottimo lavoro” di Iron Man lascia il ragazzino saltellante ed euforico per giorni e lei non riesce a fargli capire in quanto pericolo si è trovato e a quanto è arrivata a rischiare di perderlo.

Passa diverso tempo prima che riesca a trovare un coraggio di uscire di nuovo con Peter per andare a fare delle gite, e la prima è alla Oscorp. Peter non ha molti amici all’asilo, e quando il ragazzino le parla di un invito per un’uscita istruttiva assieme a un suo compagno di classe si riempie di sollievo e orgoglio. Si stupisce che il bambino di una persona tanto ricca possa andare a una scuola comune, ma il piccolo Henry le spiega con una dizione e un atteggiamento più maturo di quello di molti adulti che sua madre vuole che abbia un’infanzia il più normale possibile. È praticamente un ometto e al suo fianco Peter sembra un folletto a tratti esuberante, a tratti timido, ma i due sembrano andare molto d’accordo e di questo è contenta. 

Dopo essere stata rassicurata con la presenza di un adeguato controllo durante la visita, fa salutare lo zio Ben a Peter per portarlo alla macchina che li avrebbe accompagnati al palazzo dell’azienda e ai laboratori. Sono di certo cose complesse per un bambino, ma il piccolo sembra capirne già più di lei ed Henry è entusiasta di fare da guida attraverso il regno del padre, anche se si limita a sottolineare colori ed effetti particolari, che comunque lasciano Peter a bocca aperta. L’importante è il suddetto l’effetto wow, sottolinea il principino, e l’amico annuisce convinto. 

Nonostante le rassicurazioni, May è tesa per gran parte della visita, ma a poco a poco l’entusiasmo dei bambini la contamina e si ritrova a rilassarsi e a godersi attraverso i loro occhi le varie meraviglie scientifiche che si ritrovano davanti; è un po’ come una gita al museo, ma ancora più avvincente e, spera, appassionante per Peter. Poi, finalmente, arrivano nella stanza espositiva delle specie animali studiate nel palazzo. Lì i bambini impazziscono e iniziano a correre da una teca all’altra, puntando questo e quell’animale, parlando agitati tra di loro. May fa loro una svogliata raccomandazione, prima di tornare a parlare con una delle simpatiche guardie che li ha accompagnati e con cui sta scambiando delle ricette di dolci. 

Un attimo di distrazione, questo basta, e il grido del bambino riempie velocemente la sala. Tutti gli adulti sono lì in un attimo e si trovano davanti un Peter che chiaramente sta trattenendo le lacrime davanti al suo amico per non fare brutta figura, e la mano sinistra nascosta contro il petto. Henry, invece, sta schiacciando col piede qualcosa per terra con insistenza, sul viso un’espressione agguerrita. 

-Peter, cos’è stato?!- domanda agitata, portandosi davanti a lui. Il bambino alza i grossi occhi nocciola su di lei prima di riportarli a terra. 

-Niente, zia…- 

-Non dirmi niente, giovanotto. Era un bell’urlo, quello. Fammi vedere la mano, su.- lo sprona. Attorno a loro non ci sono vetri rotti o sangue e questo la rincuora, ma ciò non significa che non sia preoccupata. Peter, per quanto timido, ha paura di poche cose ed è chiaramente in uno stato di dolore, il faccino contrito. A poco a poco allunga la mano e finalmente la donna può vedere una puntura rossa e gonfia sul torso di essa, tra pollice e indice. 

-È stato un ragno, zia… mi ha morso.- spiega a bassa voce il bambino. 

La donna sospira, sollevata: -Allora niente di preoccupante. Vedrai che il dolore va via, e se dopo persiste ci mettiamo un po’ di pomata, ok?- propone. 

-E un cerotto…?- Peter domanda d’un tratto speranzoso; -Uno di quelli con le astronavi?- 

May sorride; di certo non è questo è il caso, ma annuisce, sperando di far passare il dolore al bimbo al pensiero del cerotto. Henry sembra persino invidioso di lui e Peter scrolla le spalle in segno di scuse. 

-Non ci sono ragni pericolosi, qua, vero?- si volta comunque a chiedere conferma, per ogni evenienza. 

-Tutti gli esemplari esposti sono assolutamente sicuri per i visitatori; dev’essersi trattato di un ospite indesiderato che le pulizie si sono dimenticate di sfrattare.- risponde pacata la guardia, e per quanto questo la rassicuri c’è un senso di irrequietezza che non l’abbandona del tutto. 

La gita comunque prosegue senza altri intoppi e si conclude con un lungo e toccante saluto da parte dei due bambini e una promessa di rivedersi domani e portare i reciprochi dinosauri per simulare la caduta dell’asteroide; per tutto il viaggio di ritorno Peter non fa che saltare su e giù, ripetendo le cose meravigliose imparate durante la visita e stupendo May con la quantità di informazioni che sembra aver immagazzinato. Il dolore del morso del ragno sembra essere ormai dimenticato. 

Il giorno dopo, però, Peter non può mantenere la sua promessa. Ben lo trova febbricitante e dolorante nel letto, gemente e stremato, in preda a un dolore che deve averlo tenuto in sveglio per tutta la notte. Quando i due zii sono pronti a portare il bambino da un medico, questi sembra però improvvisamente migliorare e tornare in forze. 

Non che zia May non sia preoccupata ma alla fine le calme parole di Ben la quietano; è vero, ora che il bambino ha perso i genitori nell’incidente aereo sono loro che devono occuparsi di lui, sono loro che devono proteggerlo dal mondo esterno e farne un uomo, ma questo non vuol dire chiuderlo in una cupola di vetro. È allora, però, che iniziano ad avvenire strani avvenimenti attorno a Peter. Inizia a fare facce strane se parla troppo forte, giocattoli apparentemente indistruttibili finiscono in pezzi quando distoglie lo sguardo, diventa improvvisamente più sgusciante di un’anguilla prima del bagno, ancora più del solito almeno e, infine, quando May apre la porta della stanza e si ritrova il bambino a urlare: -Guarda, zia! Cammino sui muri!- attaccato al soffitto quasi finisce per terra. Quasi. 

-Che cosa facciamo?- bisbiglia a Ben, terrorizzata da quello che potrebbe accadere a Peter, per il suo futuro. 

-Lo teniamo nascosto- risponde risoluto lui, mentre stringe con un po’ troppa forza il bimbo al petto, con lui che non comprende ciò che sta succedendo e perché si preoccupano così tanto. È un supereroe anche lui, adesso! Proprio come Iron Man! 

Ma le raccomandazioni, i giorni d’asilo saltati, le persiane chiuse, alla fine non servono a nulla. La Osborn sa, devono essersi accorti che il ragno schiacciato a terra da Henry non era normale e che non è un caso che Peter sia scomparso nel nulla. Lo vogliono e per un motivo soltanto, un motivo che fa tremare Ben e piangere silenziosamente May.

-Chi stai chiamando?- la donna ormai non più giovane domanda terrorizzata al marito e si tiene stretta contro Peter, mentre osserva il salotto sfigurato dagli uomini che sono entrati in casa loro mentre erano assenti, evidentemente in cerca delle loro tracce. Le ultime serate passate in albergo non sembrano più una precauzione eccessiva. 

-Richard mi diede questo numero. Mi disse di usarlo solo in caso di estrema necessità, soprattutto se Peter era coinvolto. Non mi spiegò mai il perché e non penso avesse in mente questo, quando me lo diede, ma dal momento in cui non possiamo andare dalla polizia, non penso di avere altre opzioni- risponde lui, prima di sentire qualcuno rispondere dall’altra parte della linea.

Ma è ormai tardi per loro quando gli aiuti arrivano. 

May e Ben giacciono al suolo, sporcato dal sangue delle fuoriuscite dei proiettili che li hanno trovati. Il vicolo attraverso cui stavano scappando è pieno di uomini vestiti di nero e armi, ma di supereroi corsi al salvataggio non ce ne sono. Peter lancia urla strazianti, mentre si dimena tra le braccia dei loro assalitori, a un passo dall’essere trascinato all’interno di un van nero come la pece e scomparire per sempre.  

È allora che le frecce di Banner e i proiettili della Vedova Nera colpiscono i loro bersagli e il bambino si ritrova a gattonare verso i corpi di quel che è rimasto della sua famiglia. Gli occhi di May fissano il vuoto, un braccio teso verso di lui, il palmo aperto in un ultimo tentativo di protezione. Alle orecchie del bambino arrivo i rantoli di Ben, il dolore dei suoi ultimi respiri. 

-Ricorda, Peter…- afferma, la voce bassa, ogni parola una fatica immensa, mentre attorno a loro prosegue la battaglia: -I poteri che hai… devi usarli per il bene… Il bene… perché sono grandi, e sono una grande responsabilità- riesce finalmente a dire, mentre versa una lacrima per May, per il fratello perduto, e per il giovane uomo che Peter deve ancora divenire e al cui fianco non sarà, quando avrà bisogno di lui. 

Gli occhi di Peter sono pieni di lacrime e per questo non riesce a vedere quando la vita abbandonano quelli dello zio Ben, lasciandolo solo. A poco a poco cala il silenzio, i suoi singhiozzi sono tutto ciò che si sente nella notte di New York e nulla lo disturba fino a quando non si comsumano del tutto e si spengono, lui con loro. Non lotta quando due braccia forti ma gentili lo tirano su, portandolo via da lì. Il suo mondo di bambino di cinque anni è distrutto e danneggiato e la forza che lo portava a saltare, correre, gioire sembra essere svanita assieme ai suoi genitori, assieme alla zia May e zio Ben, e non sembra possibile che possa fare ritorno. 

Nota appena l’aquila disegnata sulle spalle degli uomini che lo circondano, anche se sarà un simbolo che continuerà a vedere costantemente negli anni a venire, fino ad averne quasi la nausea. 

-Non preoccuparti, ometto- dice l’uomo con le frecce; -Ci occuperemo noi di te. Ti terremo fuori dai guai- afferma, mentre sale su un altro van e si siede, senza però lasciarlo andare. Gli occhi del bambino sono però intrappolati dalla chioma rossa della donna che si siede in silenzio di fianco a loro, un rosso non tanto diversi dai fiori comparsi sulla camicia bianca di suo zio. 

Questa è la notte in cui Peter Parker scompare nel nulla e la sua vita nelle mani dello SHIELD comincia, una vita che lo porterà poi alla porta degli Avengers.







 
nda
 
grazie per essere arrivati fin qui. inizio dicendo che i personaggi non mi appartengono e che mi sono presa delle libertà personali per quanto riguarda la tempistica e l'età sull'età di Peter, che ho ringiovanito di diversi anni. questa fic vuole essere una superfamily, una Stony condita di tanto fluff ma anche di tanto angst come piace a noi. il rating potrebbe alzarsi in futuro.

per quanto riguarda il prossimo capitolo, sorvoleremo Avengers e incontreremo finalmente il nostro genio, miliardario, filantropo preferito che si troverà costretto a fare delle scelte che di certo condizioneranno la sua vita.
 
stay tuned,
your Humble Narrator
l'aura grey
 
   
 
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