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Autore: Morgana89Black    30/07/2017    3 recensioni
E se Lily Potter avesse avuto un secondo figlio, poi dato in adozione?
Dal capitolo 2:
"Ti lascio queste poche parole, nella speranza che quando le leggerai non mi odierai per essere stata codarda e non aver avuto la forza di tenerti con me. Purtroppo temo che non vivrò comunque abbastanza per vederti raggiungere i tuoi undici anni, il perché forse un giorno lo scoprirai da sola, per ora ti basti sapere che io e tuo padre siamo una strega ed un mago".
Dal capitolo 22:
“Draco... Draco... svegliati”. Le ci vollero diversi minuti per convincere il ragazzo ad aprire gli occhi ed inizialmente lui parve non notarla neanche mentre sbatteva ripetutamente le palpebre nella vana speranza di comprendere cosa fosse successo.
“Nana...”, la ragazza sorrise della sua voce impastata dal sonno. Era quasi dolce in quel momento e sicuramente molto diverso dal solito Malfoy, “è successo qualcos'altro?”. Parve svegliarsi di colpo, al sentore che doveva essere accaduto qualcosa di grave se lei lo svegliava nel pieno della notte.
Dal capitolo 25:
Prima che attraversasse l'uscio per scomparire alla sua vista, udì poche parole, ma sufficienti a gelargli il sangue nelle vene, “lei è un mangiamorte”.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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I quattro campioni, i quattro draghi.

 

Per tutta la mattina Morgana si chiese se quelle parole fossero rivolte al marchio nero sul braccio o ad altro. Quando il professore le aveva detto che al dolore ci si abitua, aveva avuto la netta impressione che non si riferisse a quello fisico.

Non conosceva quell'uomo, non abbastanza da sapere cosa avesse passato nella sua vita. Sapeva che tutti i suoi studenti ne erano terrorizzati e che molti lo consideravano crudele, come se desiderasse far del male agli altri. E, a voler esser sincera, qualche volta, aveva dimostrato di essere veramente crudele con alcuni ragazzi. Insomma, quando durante le lezioni li sbeffeggiava e scherniva solo perché non erano sufficientemente portati per la sua materia, sembrava davvero che ci provasse gusto.

Eppure non le era mai parso cattivo. Non veramente. Non vi era quella nota di follia nello sguardo che si poteva intravedere in chi, nel dolore altrui, trovava il proprio piacere. Eppure quel marchio sul braccio qualcosa doveva significarlo.

Ormai era sufficientemente matura da aver compreso che chi si era unito a Voldemort durante la prima guerra magica, doveva averlo fatto per diverse motivazioni. In quegli anni di scuola, imparando a conoscere il mondo magico e leggendo parecchio di quel periodo particolare che era stato il tentativo di dominio del Signore Oscuro, aveva imparato a classificare quelle persone in diverse categorie.

C'erano i folli, coloro che desideravano il potere di fare del male al prossimo, per puro gusto e per diletto personale. Erano i peggiori, quelli che volevano far male e che si divertivano a provocare dolore ed a ferire il prossimo. Quelli che non potevano essere controllati, perché coi folli non si ragiona. Mai.

C'erano gli ingenui, quelli che si lasciavano incantare dalle belle parole di un uomo che, ormai lo aveva capito, doveva essere stato affascinante nella vita giovanile. Lo aveva visto nella Camera dei Segreti. Un ragazzo di bell'aspetto, brillante e con modi raffinati. Doveva essere riuscito ad aggirare molte persone con le proprie capacità dialettiche.

Era convinta che lui non era stato parte né del primo, né del secondo gruppo di persone. Non era crudele, non si divertiva a veder soffrire il prossimo. Al contrario sembrava che la sofferenza altrui lo irritasse, come se considerasse troppo debole chiunque era capace di provare sentimenti così abietti e di mostrarli ad altri.

Non era neanche così stolto da farsi convincere a prender parte ad una causa così assurda come l'epurazione della stirpe dei maghi da tutti coloro che non appartenevano ad un ristretto gruppo di purosangue. Non era così ingenuo da farsi convincere da un uomo ad iniziare quella che sarebbe stata una battaglia inutile e persa in partenza. Non era così sciocco da ritenere che i maghi con ascendenze babbane non siano degni di far parte del mondo magico.

Lui doveva essere appartenuto al terzo gruppo, o forse, peggio ancora, al quarto. Sicuramente i più pericolosi, perché lucidi e interessato alla causa per motivi personali e non per mere convinzioni ideologiche. Del primo di questi erano parte tutti coloro che nella causa di Voldemort avevano intravisto la possibilità di ottenere potere e successo. Del secondo, coloro che vi avevano visto la possibilità di attuare una vendetta personale. Verso chi o cosa non lo sapeva. Eppure era convinta che molti dei sostenitori del Signore Oscuro appartenevano a queste due categorie.

Continuo a chiedersi cosa avesse spinto il professore a quella scelta, tanti anni prima, tanto più straordinaria se si pensava che all'epoca lui non era altro che un ragazzo, poco più grande di quanto lo era lei. Provò ad immaginare di poter fare anche lei una scelta simile e le sue aspettative vennero deluse. Si era aspettata di provare ribrezzo alla sola idea di vendersi ad un mostro come Voldemort.

Eppure si rese conto che forse, nel più profondo del suo cuore e della sua anima, un motivo, uno solo, per cui avrebbe potuto fare una scelta che altrimenti avrebbe considerato impossibile, poteva esserci. Perché lei sapeva che non erano le idee dell'uomo che disprezzava, seppur non le condividesse appieno, ma la possibilità di assoggettarsi completamente ad un altro essere umano che non avrebbe mai avuto rispetto per lei.

Si chiese se, nel caso quella remota possibilità di unirsi a Voldemort si sarebbe verificata, ne sarebbe valsa la pena, ma si accorse di non saper rispondere ad una domanda come questa. Non conosceva il futuro, non poteva prevederlo, ma in quel momento sentì il suo stomaco contorcersi dolorosamente, perché non poteva escludere nessun'alternativa.

*

L'eccitazione febbrile che pervadeva i corridoi e tutti gli studenti era sempre più forte. Ovunque si voltasse vedeva visi sorridenti e persona che bisbigliavano in piccoli gruppi. Si diresse insieme alle sue amiche verso la sala grande, dove si sarebbe tenuta la cena conscia che quella serata sarebbe stata difficile da sopportare. Lei odiava la confusione.

All'ingresso lei e Luna si separarono da Ginevra, che avrebbe raggiunto i suoi compagni al tavolo di Grifondoro. Ovviamente quel giorno ogni studente di Hogwarts avrebbe tifato solo ed unicamente per la propria casa. Si chiese distrattamente quanti corvonero si erano candidati per divenire campioni della scuola e si rispose che non erano molti probabilmente. Una sfida come quella li avrebbe distratti dai loro studi e la maggior parte di loro non sarebbe sicuramente stata felice all'idea. Lei per prima non avrebbe mai messo il proprio nome nel calice di fuoco.

Mentre pranzava ascoltando distrattamente i discorsi delle sue compagne di stanza e le loro congetture, i suoi occhi raggiunsero il tavolo dei professori e si sorprese ad osservare il professor Piton.

Quando lui incrociò lo sguardo della ragazza, l'ossidiana, che sino a quel momento era rimasta cupa e spenta, per un attimo ebbe un luccichio, quasi d'affetto. Lei gli sorride, senza aspettarsi nulla in cambio ed infatti lo sguardo dell'uomo non ebbe nessun cambiamento. Rimase impassibile, come sempre. Eppure lei ebbe la certezza che quegli occhi bui le stessero dicendo qualcosa.

Si sorprese a pensare che, in un modo o nell'altro, aveva sempre trascorso il giorno di Halloween in compagnia dell'uomo. Il primo anno era in punizione con lui ed aveva passato la serata in silenzio a trascrivere vecchi appunti di pozioni nel suo ufficio. L'aveva odiato in quel momento, ma da quelle parole aveva imparato molto sulla materia. Il secondo anno, avevano bevuto un tè insieme nell'ufficio dell'uomo e, forse per la prima volta, aveva tentato di farsi accettare da lui. Quell'anno... lui era la prima persona che aveva incontrato quella mattina e, infondo, ne era felice.

Per la prima volta nella sua vita era conscia del significato che quel giorno avrebbe dovuto avere per lei. Quello stesso giorno, ormai 13 anni prima, i suoi genitori erano morti. Si ritrovò a pensare a come sarebbe stata la sua vita se sua madre e suo padre non fossero morti. Forse non sarebbe cambiato nulla. Infondo sua madre non si era liberata di lei non appena ne aveva avuto l'occasione?

Con una strana nostalgia si ritrovò a pensare alle parole che la donna le aveva lasciato, in una calligrafia minuta, in quell'unica lettere che le rimaneva di lei.

 

Ti chiedo ancora perdono per non essere stata forte e coraggiosa per te, anche se credimi: mi è servito molto coraggio anche per lasciarti. Spero vivamente che un giorno mi capirai e che non mi odierai troppo. Ti ho tanto amata, sin da quando ho scoperto la tua esistenza.

 

Ora che sapeva la verità non riusciva comunque a perdonare pienamente sua madre e suo padre. Sapeva che loro erano destinati a morte certa, eppure continuava a chiedersi se abbandonarla in un orfanotrofio fosse stata davvero l'unica scelta a loro disposizione.

Era certa che volendo avrebbero potuto trovare una soluzione, che magari avrebbe permesso a lei e ad Harry di trascorrere la loro infanzia insieme. Ora che aveva scoperto di avere un fratello si sentiva tradita, per non aver potuto passare tutto il tempo possibile con lui.

Se l'aveva amata davvero, allora perché le aveva tolto la possibilità di vivere un infanzia serena? Non riusciva a trovare una spiegazione a tutto quello che aveva subito.

“Morgana... stai bene?”, la voce di Luna la riscosse dai suoi pensieri. Ormai il banchetto era iniziato da tempo e lei aveva appena toccato il suo arrosto. A dir la verità non aveva fame, per nulla. Ed una strana sensazione le attanagliava lo stomaco, come se stesse per succedere qualcosa... qualcosa di sbagliato.

Rispose con poche sillabe all'amica e nel tentativo di allontanarsi dai suoi occhi indagatori, il suo sguardo cadde sulla casata di serpeverde, dove incontrò per un secondo l'unica persona che riusciva ad infonderle sicurezza.

Per una frazione di secondo le parve di leggere preoccupazione negli occhi di Draco, ma subito dopo divennero di ghiaccio e lo sguardo che ultimamente le rivolgeva la colpì in pieno. Non avevano più niente e questo la faceva soffrire terribilmente.

Non avevano avuto modo di parlare per nulla in quegli ultimi mesi e si chiedeva cosa fosse successo per portarlo ad odiarla così tanto, ma non riusciva a darsi una spiegazione. Forse non avrebbe dovuto abbracciarlo davanti ai suoi genitori alla coppa del mondo di Quidditch.

Tutto era partito da quel giorno... e lei avrebbe solo voluto dimenticarla quella sera. Aveva commesso troppi errori in poco tempo. Due occhi color cioccolato le tornarono prepotentemente in mente, troppo vicini.

Venne riscossa nuovamente dai suoi pensieri, ma questa volta dalle parole di Albus Silente, che avvisava gli studenti che finalmente il calice di fuoco sembrava pronto ad emettere il suo verdetto.

L'ansia all'interno della sala era palpabile e l'eccitazione aveva permesso ciò che nessuno degli insegnanti otteneva facilmente: l'assoluto silenzio di tutti gli studenti presenti. Sembravano respirare tutti in contemporanea, come fossero una cosa sola e quasi nel tentativo di provocare ancor meno rumore di quello che avrebbero causato esprimendosi tutti singolarmente.

I nomi dei campioni vennero letti dall'uomo, provocando gelosie in chi era rimasto escluso dalla gara ed acclamazioni calorose solo nel caso del campione di Hogwarts, Cedric Diggory, che per motivi diversi aveva reso felice tutta la scuola per la sua scelta.

Morgana lo osservò dirigersi verso il tavolo dei professori, memore del loro ultimo incontro e non poté evitare di arrossire sotto il suo sguardo intenso, che sembrava sottintendere parole che lei non era riuscita a cogliere. Eppure continuò a fissare a lungo il punto in cui era scomparso alla vista, chiedendosi ancora cosa intendesse dirle con quegli occhi così espressivi.

“Harry Potter”, il nome del fratello la colse di sorpresa e si ritrovò a voltarsi verso Albus Silente, che lo aveva chiamato con una nota di incertezza e di ansia mal celata nella voce. Il trambusto che scoppiò nella sala parve assordarle le orecchie.

Vide distrattamente gli occhi di Luna, posarsi preoccupati su di lei, mentre senza rendersene conto si alzava in piedi e si voltava ad osservare il fratello, che sotto la spinta incoraggiatrice della sua migliore amica aveva iniziato a dirigersi verso la porta che avevano da poco attraversato tutti gli altri.

Rimase ferma, immobile come una statua di pietra, per un tempo che le parve infinito, senza curarsi dello sguardo di molti, che si erano voltati ad osservarla, inconsapevoli del suo stato d'animo ed incuriositi dal suo comportamento.

Era bloccata, come fosse in un limbo, con la consapevolezza che l'unica cosa che avrebbe potuto scalfire la corazza gelida che si era creata da qualche mese, era successa. Suo fratello, l'ultima parte della sua famiglia, ritrovato da poco, era appena finito in un casino gigantesco.

 

9 dicembre 1994

 

Quella mattina si era svegliata inquieta e dopo una notte tormentata. Nella mente continuavano a scorrerle le immagini della sera prima e le poche conversazioni avuta con il fratello in quell'ultimo mese e mezzo.

Avevano avuto poco tempo per parlare, lui era impegnato ad esercitarsi con tutti gli incantesimi che potevano rivelarsi utili per la prima prova del torneo, e lei non se l'era sentita di distrarlo, conscia che aveva bisogno di tutta la sua concentrazione.

Il giorno dopo che il calice di fuoco aveva sputato il suo nome, come una condanna, lo aveva atteso dinanzi alla sala comune di grifondoro ed erano andati a fare una passeggiata da soli in cortile. Ricordava quella mattina come se l'avesse vissuta solo il giorno prima.

 

Camminavano in silenzio ormai da diversi minuti, ognuno dei due perso nei propri pensieri e desideroso di trovare qualcosa di adeguato da dire.

Anche tu pensi che abbia messo io il mio nome nel calice di fuoco?”, il tono con cui aveva pronunciato quella frase l'aveva lasciata perplessa. C'era tanta amarezza in quelle poche parole.

No, Harry. Io sono preoccupata per te. Questo torneo... è pericoloso”.

Lui parve quasi illuminarsi alle sue parole e le rivolse un sorriso splendente, prima di stringerla in un abbraccio mozzafiato.

 

I mesi successivi erano stati duri, soprattutto perché la scuola sembrava essersi coalizzata contro di lui, quasi come se avesse fatto un torto a tutti loro. Nessuno sembrava curarsi del pericolo che stava correndo.

Quella mattina, con l'ansia che le pervadeva ogni singolo muscolo, Morgana si era diretta verso la foresta proibita con il resto della scuola. Al margine degli alberi erano state allestite delle gradinate per gli studenti e gli ospiti. Quasi nessuno conosceva l'entità della prima prova ed in molti avevano tentato di fare congetture e scommesse su ciò che sarebbe stato richiesto ai campioni. Lei, invece, che sapeva, sedeva rigida, in attesa del termine di quel tormento, con al fianco Ginevra e Luna, che sembravano intenzionate a far di tutto per proteggerla da ciò che sarebbe potuto accadere.

Sapeva che era sbagliato, ma nella sua mente vi era un solo pensiero che si ripeteva continuamente, la paura di perdere l'unico membro della propria famiglia che aveva da così poco ritrovato.

Sentì, senza ascoltare, la voce di uno dei membri del ministero che spiegava al resto della scuola qual era la prova che i quattro ragazzi avrebbero dovuto affrontare, e si accorse solo vagamente che la stretta delle due amiche sulle sue mani si era fatta più forte ed intensa.

Non riusciva a non estraniarsi dal resto degli studenti, come se vi fosse un velo invisibile a racchiuderla dal resto della scolaresca ed a tenerla in un universo parallelo, dove lei era l'unica a capire veramente qual era la posta in gioco.

Venne riscossa dalla sua apatia solo dal boato di gioia che aveva attraversato lo stadio improvvisato, quando il primo dei ragazzi era riuscito, finalmente, ad accaparrarsi l'uovo d'oro che era loro compito sottrarre ai draghi.

Solo con enorme sforzo cercò di concentrarsi su ciò che stava accadendo nell'arena e tremo impercettibilmente, quando Cedric Diggory venne colpito dal fuoco del drago sul viso, ma solo dopo essere riuscito a prendere il suo premio. Il ragazzo venne immediatamente accolto da madama Chips che si occupò delle sue ferite, medicandole con cura. Riusciva ad intravedere le attenzioni della donna, nella tenda che era stata allestita come infermeria.

Sospirò di sollievo insieme agli altri quando vide il ragazzo uscire dalla tenda con le sue gambe, per accertarsi del punteggio che gli era stato concesso.

Dopo di lui toccò alla ragazza francese, di cui non ricordava il nome, che sembrò piuttosto in difficoltà e purtroppo riuscì a prendere l'uovo solo causando dei danni anche alle altre della covata, e, per tale ragione, venne penalizzata con un punteggio basso.

L'ultimo ad affrontate il drago sarebbe stato Harry e Morgana avrebbe tanto voluto poter chiudere occhi ed orecchie, come una bambina, e chiedere alle sue amiche di svegliarla solo quando tutta quella situazione orrenda fosse terminata.

Eppure non poteva permettersi di farlo, perché non si sarebbe mai perdonata se non fosse riuscita a controllare suo fratello, assicurandosi che arrivasse vivo al termine di quella prova.

Furono momenti terribili, forse più per lei che per il ragazzo, che sembrava troppo concentrato per rendersi realmente conto dei pericoli che stava affrontando. Rimase ad osservare con insistenza ogni movimento del fratello ed ogni reazione del drago, troppo spaventata, dall'idea che potesse accadere qualcosa di male, per staccare anche solo per un secondo gli occhi dalla scena che le si parava davanti.

Non si era resa conto di aver trattenuto il fiato per tutta la durata della prova, almeno sino a quando non riprese a respirare regolarmente. Non appena Harry fu condotto verso la tenda dell'infermiera, perché le sue condizioni fisiche venissero controllate, la ragazza si alzò in piedi e si diresse verso il medesimo luogo, col solo pensiero di abbracciarlo ed assicurarsi personalmente che stesse bene.

Si bloccò poco prima di entrare nella tenda, rendendosi conto che all'interno stava accadendo qualcosa di troppo importante perché lei interrompesse quei tre amici che, finalmente, si erano ritrovati insieme. Non sopportava Hermione Granger e Ron Weasley, ma era pienamente consapevole di quanto loro contassero per Harry e non sarebbe intervenuta in quel momento, come non lo aveva fatto in quei mesi, seppur consapevole di quanto fosse stato duro per suo fratello sopportare la lontananza dal suo migliore amico.

“Morgana...”, una voce calda la colse di sorpresa, mentre incerta su come comportarsi continuava ad osservare da lontano le ombre che si muovevano in quella tenda.

Si volse consapevole di chi si sarebbe trovata davanti, ma incerta su come comportarsi.

“Come stai?”.

“Non dovrei chiedertelo io, visto che sei appena stato ferito da un drago?”, non intendeva rispondergli in modo così acido, eppure non era riuscita a controllarsi.

“Io sto bene... fa un po' male, ma madama Chips sostiene che mi riprenderò in poche ore”, vedeva nei suoi occhi il tentativo, seppur malamente celato, di sembrare di nascondere l'amarezza che gli aveva causato con le sue parole.

“Ne sono felice”, sperò vivamente che lui non notasse quanto le sue parole erano dettate unicamente dal desiderio di farsi in qualche modo perdonare per la cattiveria di qualche secondo prima.

“Tuo fratello mi ha avvisato della prova, per fortuna... altrimenti credo che avrei rischiato un infarto e perso ancor prima di entrare in campo”, il suo era un evidente tentativo di allentare la tensione che si era creata.

“Morgana... mi aspettavi?”, ringraziò Harry di essere arrivato proprio in quel momento, poiché non aveva proprio idea di come rispondere e si ritrovò immediatamente fra le sue braccia, dimentica di quel ragazzo che, al contrario, stava odiando il moro per averlo interrotto. 

 

***

 

Lo so, sono imperdonabile. Vi chiedo immensamente scusa per l'enorme ritardo. Ci provo ad essere più puntuale, ma gli impegni si sovrappongono in continuazione.
Spero comunque che il capitolo possa farmi perdonare dell'attesa, anche se penso non sia uno dei migliori!
Aspetto come sempre i vostri commenti. A presto!

   
 
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