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Autore: queenjane    04/08/2017    1 recensioni
Catherine Raulov cresce alla corte di Nicola II, ultimo zar di tutte le Russie, sua prediletta amica è Olga Nicolaevna Romanov, figlia dello zar. Nel 1904 giunge il tanto atteso erede al trono, Aleksej, durante la sanguinosa guerra che coinvolge la Russia contro il Giappone la sua nascita è un raggio di sole, una speranza. Dal primo capitolo " A sei settimane, cominciò a sanguinargli l’ombelico, il flusso continuò per ore e il sangue non coagulava.
Era la sua prima emorragia.
Era emofiliaco.
Il giorno avanti mi aveva sorriso per la prima volta."
Un tempo all'indietro, dolce amaro, uno spaccato dell'infanzia di Aleksej, con le sue sorelle.
Collegato alle storie "The Phoenix" e "I due Principi".
Preciso che le relazioni tra Catherine e lo zar e la famiglia Romanov sono una mia invenzione, uno strepitoso " what if".
Al primo capitolo splendida fan art di Cecile Balandier di Catherine.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Aleksey aveva la scusa di essere piccolo e di non avere il senso del limite e del pericolo, io nemmeno quella.
Dopo la caduta rovinosa del marzo 1906, avevo ripreso a cavalcare, dopo mesi e con una fatica immane, su un placido castrato e tanto avevo sempre paura di cadere e farmi male.
E ancora, alle volte, avevo delle trovate impulsive e scriteriate che non si sa da dove uscissero.
“Io ora come ora non posso cavalcare più, per la gravidanza.. Ma so che ti piace Moon”il suo purosangue arabo., lo guardavo palpitante, rapita, era stupendo agile e nervoso.
“Ella, questa ragazza non lo monterà mai, è rigida come un palo e..quello è uno stallone irrequieto, prima forse sì, adesso..” la frase gentile del principe Raulov, che ignorai piovve sulla colazione che stavamo consumando, era la meno delle sgradevolezze che mi riservava.
“Lo posso cavalcare, Maman?”
“Se vuoi sì..”


Lo avevo saputo  in via ufficiale nella primavera del 1907, da un pezzo avevo intuito cambiamenti in arrivo.
Mia madre soffriva di emicranie e nausee, non andava a cavallo, il suo viso era più rotondo e paffuto, si posava le mani sul ventre, lo sguardo sognante.
“La principessa Raulov avrà un figlio. Dopo tanti anni aspetta un bambino. Speriamo sia un maschio”
Tutto si riduceva a quello una femmina non porta avanti il nome di famiglia, eredita ben poco, rappresenta  un peso, deve dare una dote, se ha fortuna è solo un vaso, un alambicco, un contenitore per il maschio, un tramite tra due generazioni.
Anche una come mia madre, splendida, ineguagliabile , che amava la musica e i libri, cercava di fare il suo dovere e faceva la carità e cercava di rendersi sempre utile.


Tecnicamente non avevo disobbedito, pensai tra me, Mamma mi aveva dato il permesso, tranne che lo avevo fatto preparare con una sella maschile. “Siete sicura, principessa?” “Certo che sì, grazie” con un luminoso sorriso e salii.


La meraviglia.
La sensazione di essere in cima al mondo.
Battei piano con i talloni, le redini strette.
Testa alta, mento in fuori, guarda avanti e ..
La magia.
Volavo saltando muri e barriere, senza misura, facendolo rampare sulle zampe posteriori, via al galoppo, senza freni.
Una impresa epica, visti i precedenti
E un miracolo che non mi fossi rotta le ossa. .


“Ti è piaciuto, eh”
“Sì mamma. Ho montato ad uomo” tanto valeva affrontare il discorso, lei posò il libro, scrutandomi con attenzione “E allora..”posai gli occhi sulle gardenie dentro i vasi, il nécessaire per scrivere con il suo monogramma “E R”, Ella Raulov, tornai a lei che non sembrava arrabbiata.
“Cavalcare è la tua passione, sarei inutilmente cattiva a proibirtela o metterti in punizione.. A uomo, non hai paura, vero?” scrollai la testa, sorvolando che quando avevo avuto l’incidente montavo all’amazzone, sarei riuscita a controllarlo se avessi usato la sella maschile, tranne che non era comme au fait. Lo sapevo io e lo sapeva mia madre, tranne che era indecoroso che una ragazza filasse come ero filata io oggi.
“E va bene, fai come credi, mi affido al tuo buonsenso, mi fido di te”la abbracciai ridendo, sussurrando "Grazie" tra un bacio e l'altro.



“CAT!!” Olga mi diede una spinta, ruvida, inattesa, salvo poi abbracciarmi, tanto forte da farmi male alle costole.
Era venuta a trovarmi nell’alloggio dei Raulov a Carskoe Selo, ogni tanto capitava anche quella grazia, che uscisse dal Palazzo di Alessandro e dintorni senza sorelle al seguito, con solo la scorta dei cosacchi. A quel giro accompagnava sua zia Xenia, una delle due sorelle dello zar, che era passata da mia madre per non so quale incombenza e si era eclissata come un fulmine insieme a me.
“Idiota .. che vuoi dimostrare? Sei coraggiosa ma cosa rischi” Mi insultava e mi coccolava, il sollievo che si mescolava alla rabbia, mi aveva spinto, poi abbracciato, baciato sulla fronte e le guance, tastato per vedere se ero tutta intera. Era impazzita?.
“Io.. che avrei combinato, scusa?”che non mi risultava di averle fatto nulla, sul momento ed ero troppo giovane per soffrire di arteriosclerosi, o speravo. “Hai montato Moon, saltando a destra e manca, ecco cosa, dal ronzino sei salita su una specie di Pegaso..Lo ho saputo per caso e basisco”
“Ah..”
“Non devi dimostrare nulla. Sei coraggiosa, magnifica.”mi conosceva bene e mi capiva meglio ancora
“Sono una femmina.” Una, sola amara constatazione.
“Sei mia amica e ti voglio bene come alle mie sorelle. “Un sussurro furtivo. “E non mi importa, anzi, se fossi un maschio non potremmo essere così legate, non sarebbe conveniente.”
“Grazie, Olga, non cambiare mai.”
“Non cambiare mai tu, piuttosto.”
“Stai piangendo?”poi.
“Non credo."Invece era il contrario, mi sentii un Giuda.
“Bugiarda. Scusami"Stringendo il suo viso sottile e amato tra le dita, la serrai contro di me, una stretta breve e affettusa.
“Forse, idiota, mi hai fatto schiantare di paura, che ti è entrato in testa, all’amazzone non riesci a gestirlo.. rischi di volare un’altra volta, come se la precedente non ti fosse bastata, hai avuto già fortuna e ..” una pausa vedendo che mettevo il broncio“Voi Raulov avete cavalli splendidi, degni degli allevamenti imperiali e tanto..”
“Lo so gestire”
“Hai impedito ad Alessio di lanciarsi da un cassettone, che ora facciamo volare gli aquiloni, gli piacciono aeroplanini e via così e .. Si e' fissato grazie a te e.. TU sei impazzita.”
“Monto ad uomo” l’acchiappai per mano, filammo alle scuderie, definirla basita era un eufemismo. “Guardami, almeno ci crederai”  lo stalliere provvide subito e montai di corsa, in uno svolazzo di gonne e risate, limitandomi ad un giro nel cortile esterno, lo feci alzare sulle zampe posteriori e fece due piccoli balzi “Questa figura si chiama corvetta e non c’incastra nulla con le navi militari”

“Come si chiamava la regina delle Amazzoni,  Enciclopedia ambulante Raulov che sei?”
“Ippolita”soffiando il the caldo sopra la tazza di fine porcellana “Mica Catherine! “roteò gli occhi, divertita.”Per ora”

" A cosa stai pensando, Olga?"un gioco che facevamo spesso, fin da piccole. Lei in genere propendeva per il cielo, le nuvole, il sole, cose correlate al Paradiso, quindi avevo vita facile a indovinare. "Che potresti lavorare come acrobata in un circo" spiazzandomi. "Ma anche sì.." scherzando. Le serrai una mano tra mie, sussurrai.."non ho più paura, sai.." " Lo so. Non era una questione di se ma di quando" E mi venne in mente Andres Fuentes, la volta che nell’arena di Granada faceva rampare il suo cavallo, come un antico guerriero. Il picador senza paura. Chissà perché, ebbi l’idea che a lui sarebbe piaciuto il mio nuovo modo di cavalcare, forse gli avrebbe strappato un sorriso.
 
 
   
 
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