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Autore: SaintPotter    05/08/2017    0 recensioni
“ Lo scarlatto scoppiettio delle fiamme era ciò che di più vivo albergasse nel maniero. Il fuoco, alimentato dalla legna del caminetto, sembrava ardere, producendo quei brevi rumori ripetuti, ma non bruciava veramente. Era estate ed in quella stagione qualcuno si disturbava a lanciare l’Incantesimo Freddafiamma al focolare. Le fiamme non avevano il fine ultimo di riscaldare le pelli diafane degli abitanti del maniero, ma i loro cuori. Sempre che qualcuno, lì, avesse un cuore. ” ( ... ) “ Albus Potter era il fratello che Scorpius Malfoy non aveva mai avuto, era più lui la sua famiglia che Draco Malfoy. Era tutto, o quasi. Perché c’era qualcun altro. O meglio, c’era stato, ma poi era successo un disastro. Uno di quei disastri che parevano irrisolvibili. Un disastro gigante. E così Lily Potter si era ritrovata a diciassette anni incinta della figlia di Scorpius Malfoy ed ora, due anni ed un mese dopo, i due nemmeno si parlavano. ” ( ... ) “ Tutti soffrono. ” ( ... ) #TeamScorily.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: James Sirius/Dominique, Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Everybody hurts

SaintPotter
 
 
 
 
 


2
 


 
In Casa Potter vi erano troppi odori. Un azzardo sarebbe dire che nella sola cucina ce ne fossero almeno una decina. C’era il profumo del caffè appena pronto, quello che ogni mattina Albus Potter si sgolava per riuscire a stare sveglio tutto il giorno, ora che era nel pieno della sessione estiva degli esami della facoltà di Pozioni Avanzate. Non era amaro per niente, quel caffè. A lui piaceva dolcissimo, ci metteva dentro almeno cinque cucchiaini di zucchero. E c’era il profumo dello zucchero, anche se era lieve e per sentirlo bisognava avvicinare il naso alla tazzina col caffè. C’era l’odore del bacon e delle uova, che Lily Potter si era divertita a sistemare nel suo piatto in maniera tale da disegnare una faccina sorridente. Un po’ le dispiaceva mangiare, avrebbe rovinato la sua allegra opera d’arte. Conoscendo la ragazza, tuttavia, bè, il senso di colpa sarebbe svanito nell’istante in cui questa avrebbe assaporato la sua colazione. C’era il profumo delle brioches, che Ginny Weasley in Potter aveva comprato da un fornaio londinese non troppo lontano dalla loro dimora giusto perché avevano un ospite e quell’ospite era Fred Weasley, suo nipote. C’era il profumo delle pagine del giornale che era appena arrivato in Casa Potter e su cui Fred aveva poggiato un gomito, probabilmente ignorando la sua esistenza ed il fatto che ci avesse già fatto cadere sopra qualche mollica della sua brioche e qualche granello di zucchero. C’era il profumo del succo alla pesca che Lily si era versata in un bicchiere già due volte e c’era il profumo del latte, che a breve sarebbe scaduto, che James Potter, in silenzio, si era versato invece una sola volta in un bicchiere. Di solito ci metteva dentro anche il cacao, ma questa volta aveva deciso di berlo così come sarebbe uscito dal cartone, nudo. James non era mai silenzioso, Albus gli lanciò un’occhiata incerta quando comprese che qualcosa non andasse, mentre richiuse il frigo, da cui per un istante uscirono più di cento odori, per prendere uno yogurt alla ciliegia. Adesso, una volta aperto, c’era anche il profumo dello yogurt alla ciliegia. C’era già prima il profumo di ciliegia e proveniva dai capelli di Ginny, sua madre. Era una settimana che aveva cambiato shampoo e smesso di usare quello alla camomilla. C’era odore di legno, anche se finto, quello del tavolo. C’era l’odore del detersivo che era nel lavandino e con cui ora da sole, per magia, si pulivano alcune stoviglie, con tanto di spazzole, spugne e stracci. Ad Albus faceva schifo, a sua sorella piaceva. C’era anche un odore indistinto, quello del profumo che Lily si era spruzzata più volte prima di uscire dal bagno, quella mattina, e c’era anche puzza di cacca. Fred ne aveva sparata una e poi non si era nemmeno scusato. Nessuno rise o lo rimproverò, ché ormai ci erano abituati.
«Io vado al lavoro» annunciò Ginny Potter, lanciando un’occhiata al lavandino per controllare che il lavoro proseguisse senza intoppi. Poi guardò uno alla volta i suoi figli e suo nipote e su questo in particolare si soffermò per qualche secondo di più, per ammonirlo di non far danni come al suo solito. Si sarebbe soffermata per altrettanti secondi su James, ma lui aveva lo sguardo assente e fisso sul suo bicchiere di latte ormai svuotato, anche se un po’ forzatamente, poiché senza cacao gli faceva schifo, e sembrava essere più di là che di qua. Ginny finse di non accorgersene.
«Vostro padre tornerà domani e per favore, stavolta se avete bisogno di qualche stupidaggine non chiamatelo mentre è al lavoro.» Sospirò, ricordando l’ultima volta, quando Lily non era riuscita a trovare i biscotti allo zenzero che si era fatta comprare e che si era nascosta per non farli mangiare agli altri, così aveva chiamato suo padre e neanche dieci minuti dopo lo stesso Harry Potter era stato disturbato dal maggiore dei suoi figli, James, perché non sapeva come si accendesse la lavatrice. Però quando l’aveva fatta quasi scoppiare non lo aveva mica avvisato!
«Tranquilla, ma’» rispose Albus. E Ginny fu tranquilla soltanto per quanto riguardasse lui, ma per gli altri… Sospirò nuovamente, dicendosi che dovesse essere positiva ed i suoi figli e suo nipote non avrebbero fatto danni. Cavolo, ormai erano adulti! La più piccola era al primo anno universitario!
«Okay» disse e fu più un “lo spero”. «Per qualsiasi cosa, disturbate me. Qualcosa di serio, intendo.»
Ci provò di nuovo a lanciare un’occhiataccia a James, ma quello ancora fu fisso sul suo bicchiere non più di latte. “Vabbè”, si disse, “lasciamo stare”.
«Quando avete finito di mangiare, mettete la roba del lavandino.» Dopo tale richiesta, Ginny si Smaterializzò e sparì di fronte a quell’unico ragazzo, cioè Albus, che le aveva risposto annuendo nella sua direzione. Fu lui, infatti, il primo a mettere la tazza, che in fretta aveva svuotato dal caffè, nel lavandino. E fu anche lui il primo a parlare.
«Allora», batté un paio di volte le mani, «come è andato il party, ieri sera?»
Guardò per primo suo fratello, ma questo non rispose. Lo fece suo cugino.
«Alla grande! Mi sono spaccato di canne e ho rimorchiato una!»
«Ma va’, sicuramente la poverella era ubriaca!» lo derise Lily.
«Boh, tanto lo ero anche io, quindi chi se ne frega!»
«Quando mai tu non ti ubriachi?»
«Stai zitta, secondo me eri ubriaca pure tu!»
Lily arrossì leggermente e si mise in bocca l’ultimo pezzo di bacon che le era rimasto nel piatto, così da non poter parlare.
«Ti sei ubriacata?» domandò Albus, sorpreso e leggermente contrariato.
«Ma lasciala fare, mica è una bambina ora!» prese le sue parti Fred, ma venne ignorato da tutti. Albus non tolse gli occhi da sua sorella, ad ogni secondo sempre più spalancati.
«Lily!» insisté il Potter. Aveva i suoi motivi per reagire così.
«Non lo so!» fu costretta a rispondere, perché ormai il bacon l’aveva ingoiato. «Non ricordo niente di ieri sera!»
«Che vuol dire che non ricordi niente? Che ne so, non…»
«E basta un po’!» lo interruppe Fred, agitando una mano facendo un cenno di noncuranza. Quel discorso già lo annoiava. «Non mi chiedete piuttosto come era fatta la bella bionda con cui ho passato la serata?»
«Era bionda e bella, mi basta» concluse Albus, a cui non fregava niente di quella povera ragazza che chissà quanto doveva aver bevuto per trascorrere la sera con Fred Weasley. Questo sbuffò.
«Siete due palle.»
Gli altri non ribatterono.
«Piuttosto» continuò lui, «James, diglielo, quante te ne sei fatte?»
James trovò finalmente la forza di lasciar perdere il suo bicchiere e di spostare l’attenzione sul cugino, che guardò malissimo, neanche volesse ucciderlo.
«Dai, non ci hai raccontato niente!» continuò, esortandolo a dir loro tutto della serata precedente. In effetti, non sapeva niente.
«Vattene a fanculo» disse severamente a quello che era pure il suo migliore amico, quindi si alzò dalla sedia, non preoccupandosi di non far rumore spostandola, e marciò via, probabilmente verso la sua stanza. Tutti e tre rimasero interdetti e nessuno seppe esattamente cosa dire. James non si comportava mai così, qualcosa non andava di certo.
«Ecco...» blaterò Albus, a cui tuttavia le parole morirono in gola. Guardò la porta che il fratello aveva appena superato e non seppe se sperare che tornasse indietro o meno, non seppe niente e basta. Nemmeno ebbe il coraggio di muoversi per andare a buttare nel cestino la scatola dello yogurt. Lily muoveva frenetica gli occhi da Albus a Fred, sperando forse che uno dei due facesse qualcosa, ma quello che Fred fece fu scrollare le spalle e mangiarsi anche la brioche che James non aveva toccato, imbrattando ancora di più il numero di quella mattina della Gazzetta del Profeta che teneva sotto al gomito.
«Ma vaffanculo tu» disse, anche se il cugino e migliore amico non poteva più sentirlo, ormai lontano. Ci mise un secondo a dimenticare questa scena, pensò che dovesse aver bevuto una strana Pozione ed ora il ciclo, come sua sorella Roxanne, ce l’aveva pure lui. Albus fu ancora un po’ stordito, ma sospirò e finalmente si mosse per andare a buttare la scatola vuota di yogurt alla ciliegia. Passando accanto al cugino, gli diede uno schiaffo sulla nuca, perché quella era già la quarta brioche che mangiava. Nemmeno lui ci fece caso al giornale. Nessuno ci aveva fatto caso, chissà quali notizie riportasse stavolta.
Lily continuava a guardare entrambi i ragazzi, incerta e spaventata. Lei era sicura che qualcosa non andasse. Ne era sicura perché la notte aveva sentito James vomitare forse l’alcool, forse l’intera sua anima, e quando lei era andata in bagno per vedere come stesse, lui l’aveva spintonata via con le mani un po’ puzzolenti di alcool e di vomito e le aveva detto di non parlargli. Sembrava arrabbiato, triste, ferito, deluso. Da sé.
Quella mattina James Potter non aveva parlato con nessuno, neppure con sua madre. Lily si sentiva male, si sentiva come se lui avesse parlato con tutti tranne che con lei. E sentiva che presto avrebbe ricominciato a vivere allegramente la sua vita del cazzo, ma non avrebbe ripreso a parlare con lei. E non capiva perché. Lei non gli aveva fatto niente. Lei era la sua adorata sorellina e lui il suo fratello preferito. Lei l’aveva sempre ammirato e non aveva mai fatto nulla che potesse dispiacere a James.
Peccato. Non aveva la minima idea che fosse stato James a fare qualcosa a lei. Non aveva la minima idea che James non riuscisse a perdonarselo. Non aveva la minima idea di cosa fosse successo la sera precedente, a quel party organizzato nella casa, pochi isolati più in là, di uno di quegli amici babbani che i Potter ed i Weasley si erano fatti senza destare sospetti riguardo la magia. Peccato.
«Fanculo» disse anche Albus, uscendo dalla cucina per raggiungere il fratello, di sopra. Fred non si scompose, nemmeno Lily.
«Dov’è la bambina?» chiese lui, annoiato.
«Da nonna Molly.» Lily sospirò, improvvisamente stanca; tutto ad un tratto il suo volto non pareva così giovane, aveva qualche piccola ruga. «Vado a prenderla tra un paio di ore.»




 


Angolo autrice.
Ehy, bbys! Di nuovo, mi scuso se Scorpius e Lily non si sono ancora incontrati, ma vi prego di avere un po' di pazienza! Attenzione, presto comincerete a capire come vanno (male) le cose! Io già piango.
Avevo dimenticato di dire una cosa: nella descrizione potete vedere che le coppie sono Lily/Scorpius e James/Dominique!, ebbene... la Jaminique è una coppia secondaria, ma sì, troverete anche quella e pure quella sarà piena di angst perché sono una brutta persona (ed una roleplayer che ha mosso il personaggio di James Sirius Potter per oltre quattro anni e ruolato per altrettanti anni una dolorosa Jaminique! Sigh!)
Spero che questo capitolo non vi faccia troppo schifo! Adesso pubblico il terzo e tra un po' anche il quarto, tanto sono già pronti! 
SMUACK! 
SaintPotter.
   
 
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