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Autore: LysandraBlack    09/08/2017    4 recensioni
Aenor Mahariel, fiera Cacciatrice tra i Dalish.
Geralt Amell, ambizioso mago intrappolato nella Torre del Circolo.
Kallian Tabris, sogna una vita tranquilla nell'Enclave di Denerim.
Elissa Cousland, ansiosa di mettersi alla prova.
Natia Brosca, che non conosce altro che i bassifondi di Orzammar.
Duran Aeducan, comandante dell'esercito e Principe della città dei nani.
Sei eroi, provenienti da ambienti radicalmente diversi, si ritroveranno loro malgrado a fermare il Flagello che si abbatte sul Ferelden. Ce la faranno?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Leliana, Morrigan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
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TRIGGER WARNING: 
Questo capitolo è un po' forte, contiene scene di stupro e torture fisiche (seppur non trattate nel dettaglio). Lettori avvisati...

 


CAPITOLO TRE: ENCLAVE ELFICA DI DENERIM







Kallian sbadigliò sonoramente, alzandosi dal letto. Shianni, sua cugina, le aveva messo una certa agitazione, facendo irruzione in camera sua e invitandola poco gentilmente a darsi una mossa.

Si diresse verso lo specchio, afferrando la spazzola e cercando di dare un senso alla massa di capelli bruni che sparavano in tutte le direzioni. Li pettinò vigorosamente, raccogliendone piccole ciocche in due trecce ai lati della testa e lasciando gli altri a caderle sulle spalle in morbidi riccioli.

Notò che grazie alle ore di sonno in più, le occhiaie che aveva di solito erano sparite. Per fortuna.

Quello era il gran giorno.

Doveva ammettere che all'inizio non era entusiasta di sposarsi con un perfetto sconosciuto, ma avendo chiesto informazioni sul futuro marito, le era stato descritto come un ottimo partito.

Apprendista alla forgia di un fabbro, niente meno.

Aprì il baule che conteneva i pochi vestiti che possedeva, estraendone l'abito per la cerimonia. Consisteva in un vestito bianco con lo scollo a barca, decorato con pietre dure, le maniche lunghe e leggermente larghe verso il fondo. Si guardò un'ultima volta allo specchio prima di uscire: il bianco dell'abito era quasi accecante, a contrasto con la sua pelle scura color dell'ebano. O almeno, credeva che somigliasse all'ebano, non ne aveva mai visto uno per davvero, ma un mercante aveva cantato le lodi di quel legno quasi nero, comparandolo alla sua bellezza. Ovviamente era stata una tattica, nemmeno troppo celata, per portarsela a letto. L'uomo si era beccato un educato rifiuto, ma il complimento le era rimasto in testa. Dopotutto, era l'unica di tutta l'enclave ad avere la pelle di quel colore, come la sua defunta madre.

Si rassettò la gonna, andando nel salotto della piccola casa, dove suo padre era in attesa.

«Ah, la mia bambina.» La salutò lui. «Questa è l'ultima volta che posso chiamarti così...» Si giustificò, vedendo la figlia sbuffare infastidita. «Sei splendida, tesoro. Vorrei tanto che tua madre potesse vederti.» La strinse in un abbraccio affettuoso, gli occhi lucidi.

«Anche io, padre.» Ricambiò l'abbraccio Kallian. «È quasi ora.» Disse, cercando di nascondere la tensione nella propria voce.

«Vai a cercare Soris. Prima comincia la cerimonia, meno possibilità avrete di svignarvela.» Disse Ceylon carezzandole la guancia, prima di farsi da parte, indicando la porta con un cenno del capo.

«Non preoccuparti, stavolta faremo i bravi.» Cercò di rassicurarlo lei.

Stava già aprendo la porta, che il padre la interruppe nuovamente.

«Ah, tesoro, un' ultima cosa.»

Si girò a guardarlo, interrogativa.

«Quello che ti ha insegnato tua madre, a tirare con l'arco, a maneggiare i coltelli... Forse è meglio lasciare all'oscuro il tuo sposo, per il momento.» Le suggerì preoccupato.

«Prima o poi lo verrà a sapere in ogni caso, padre.» Rispose lei, stringendosi nelle spalle. «Comunque, non è proprio il primo argomento di conversazione che mi sarebbe venuto in mente.» Lo salutò con la mano, prima di aprire la porta e uscire.

Il frastuono dell'enclave la accolse come qualsiasi altro giorno. Elfi indaffarati camminavano sotto il peso di grossi sacchi e cassette, mentre cani dall'aspetto smunto li rincorrevano o li osservavano da lontano. Un paio di elfi dall'aria ubriaca erano seduti su dei barili di fronte al negozio di Alarith, dove probabilmente avevano speso le poche monete di rame che possedevano in vino di pessima qualità. Alcuni bambini si rincorrevano nel fango, agitando bastoncini di legno a mo' di spade.

Camminò in fretta verso il Vhenadahl, notando che qualcuno aveva aggiunto delle piccole decorazioni al grande albero che cresceva in mezzo alla piazza, probabilmente in onore della cerimonia di quel giorno. Un paio di elfe la salutarono agitando le mani, sorridenti.

«Kallian?» La chiamò qualcuno.

Si guardò attorno, non riconoscendo la voce. Una coppia di elfi, probabilmente dell'età di suo padre, le fecero segno di avvicinarsi.

«Come sei cresciuta!» La salutò la donna, un sorriso benevolo sul volto. «Cara, è un giorno così importante oggi!»

Kallian sorrise a sua volta, incerta su cosa dire e cercando di nascondere l'imbarazzo.

«Non preoccuparti.» La rassicurò l'altro, mettendo un braccio intorno alle spalle della compagna. «Tesoro, non può ricordarsi di noi.» Disse alla moglie.

Quella si strinse le mani. «Oh, certo. Scusaci. Il mio nome è Dilwyn, e questo è Gethon. Eravamo amici di tua madre, sai.» Si presentarono. «Non ti vediamo da quando lei...»

«Molto piacere.» Disse Kallian, stringendo la mano che la donna le stava porgendo.

«Adaia era bellissima, e così vivace. E un po' scatenata.» Continuò la donna, guardandola di sottecchi e non smettendo di sorridere. «Chissà che tu non le assomigli.»

«È così triste che lei non sia qui, che non possa vederti così cresciuta.» Convenne il marito, triste.

«Dicono tutti fosse una donna straordinaria.» Kallian non sapeva bene cosa dire. La madre era morta quando lei era bambina, quasi dieci anni prima. Si ricordava le favole che le raccontava prima di andare a dormire, di cavalieri, maghi ed eroi, e quando le aveva regalato il suo primo arco, le prime lezioni con esso, quando la freccia andava a finire lontano perdendosi nel fango e spaventando i gatti che si nascondevano nei vicoli dell'Enclave.

«Volevamo vederti, oggi, e farti i nostri migliori auguri.» Spiegò la donna. «Siamo così contenti di vedere che stai bene.»

Il marito porse a Kallian una piccola sacca di pelle, gonfia. «Abbiamo messo da parte qualcosa, per aiutarti a cominciare la tua nuova vita.»

Kallian accettò il regalo, commossa. «Grazie, ma non dovevate...»

«Ci fa solo piacere, cara.» La interruppe lui. «Che il Creatore ti protegga.»

«Ora va', non vorrai arrivare tardi alla cerimonia!» La spronò a donna, dandole una carezza affettuosa sulla spalla. «Ho sentito dire che lo sposo è proprio in gamba!»

Li salutò di nuovo, mettendo in tasca la sacchetta di denaro. “Che gentili”, pensò, mentre cercava il cugino tra la folla di gente che si affaccendava per la piazza.

«Soris!» Lo chiamò, vedendo il giovane elfo dai capelli rossi appoggiato sotto un'impalcatura di legno. «Pensavo fossi scappato.»

«Ah, eccoti finalmente, la mia fortunata cugina!» Esclamò lui. «Pronta a festeggiare la fine della nostra indipendenza?»

«Hei, siamo ancora in tempo per fuggire.» Scherzò Kallian.

«Certo, potremmo cercare i Dalish per i boschi, scommetto saranno facili da scovare.» Ribattè lui.

Kallian sapeva che, nonostante si stesse lamentando tanto per quel matrimonio, Soris non avrebbe mai avuto il coraggio di andare da nessuna parte. L'Enclave era la loro casa dopotutto.

Puzzolente, mal frequentata e spesso preda di umani che adoravano spadroneggiare sui più deboli, ma pur sempre casa.

«Piuttosto, la fai facile tu. Il tuo promesso sposo è un sogno che si realizza. La mia futura moglie, invece, quando apre bocca sembra un topo in agonia.» Continuò il cugino, demoralizzato.

«Soris!» Lo rimbeccò l'altra. «Nemmeno tu sei esattamente un principe, lo sai?»

Lui scrollò le spalle. «Se vuoi facciamo cambio.»

Kallian scoppiò a ridere. «Certo, sono sicura che accetteranno di sicuro. Coraggio, andiamo, prima che debba trascinarti sull'altare legato come un salame.» Lo spronò, facendogli strada verso la piattaforma in legno che era stata allestita per ospitare i due matrimoni.

Sulla strada, vennero interrotti nuovamente da un elfo biondo, che Kallian conosceva di vista.

«Ah, ecco l'uomo del momento! Come te la passi, Soris?» Esclamò quello, dando una pacca sulla spalla all'amico.

L'altro lo salutò poco convinto. «Tutto bene. Questa è mia cugina, la sposa... Beh, l'altra sposa, non la mia sposa, ovviamente!» Arrossì violentemente, mangiandosi le parole. Kallian non riuscì a trattenere una risata.

L'elfo la salutò cortesemente. «I miei migliori auguri ad entrambi...» Sembrava turbato da qualcosa. «Soris, i miei fratelli non verranno. Se ne sono andati a cercare i Dalish. Gira voce che ci sia un clan di passaggio a qualche giorno di cammino dalla città.» Sbuffò, poco convinto. «Alarith deve aver raccontato di nuovo una delle sue storie e loro ci hanno creduto, a quanto pare.»

Kallian sapeva che il proprietario dell'unico negozio dell'Enclave sosteneva di essere stato salvato dagli Elfi dei Boschi parecchi anni prima, durante un'imboscata di un gruppo di briganti.

«Non preoccuparti, Taedor. Dagli un paio di giorni e saranno di ritorno a casa, pieni di vergogna e affamati.» Lo rassicurò Soris.

L'amico sembrava non contarci troppo, ma si strinse nelle spalle. «Speriamo. Ancora auguri a entrambi.» Si congedò, lasciandoli ai loro impegni.

Il gruppo di bambini che aveva visto prima giocare coi bastoncini sfrecciò loro davanti, rincorrendosi e menando fendenti con le loro armi di legno.

«Mi ricordano noi.» Commentò Soris con un sorriso.

«Oh, sì. Vincevo sempre io.» Ribatté Kallian divertita. «Hei, c'è Shianni!» Indicò l'amica, ma il sorriso le si congelò sul volto.

Tre umani, riccamente vestiti, si facevano strada tra la piccola folla di elfi, che si ritraevano spaventati.

«È una festa, giusto?» Sentì dire ad uno di loro, un giovane dall'aspetto sgradevole. «Prendete una puttana e divertitevi!» Scoppiò a ridere, un suono che di gioioso non aveva nulla. Guardò Shianni, squadrandola dall'alto al basso con sguardo da predatore. «Gustatevi la caccia, ragazzi. Guardate questa, così giovane e delicata...» Fece per afferrarla, ma l'elfa si ritrasse di scatto.

«Toccami e ti sgozzo, porco!» Gli urlò dietro, per niente spaventata.

«Vi prego, mio signore! Stiamo festeggiando dei matrimoni, oggi.» Supplicò un altro elfo, inchinandosi di fronte all'uomo.

«Stà zitto, verme!» Lo schiaffeggiò quello, mandandolo a terra. Kallian si sentì irrigidire d'istinto.

«So cosa stai pensando, ma magari dovremmo starne fuori...» Provò a fermarla Soris, preoccupato.

Ignorando il consiglio del cugino, la ragazza si diresse a grandi passi al fianco di Shianni.

«E questa chi è?» Esclamò l'uomo. «Sei venuta a farmi compagnia, dolcezza?» Il suo sguardo viscido si soffermò sull'incavo dei seni di lei, accentuato dal vestito scollato.

Trattenendo l'impulso di tirargli uno schiaffo, Kallian decise di optare per la via diplomatica.

«Non è un buon momento per trovarsi nell'Enclave, signori.» Disse, cercando di essere più convincente possibile.

«Ah!» Si offese quello. «Come osi?! Hai idea di chi sia io?!» Le chiese adirato, alzando la voce e avanzando minacciosamente verso di lei.

Kallian non indietreggiò di un passo, sostenendo il suo sguardo nonostante avesse un po' di paura.

«Oggi c'è un sacco di movimento, qui. Ed è pieno di ubriachi o tagliaborse, non è certo il luogo dove passare una piacevole mattinata.» Tentò di convincerlo, sforzandosi di apparire preoccupata.

L'umano scoppiò a ridere, malevolo. «Se credi che dei pezzenti del genere possano essere un problema per me, non hai idea con chi stai parlando. Sono-»

Non riuscirono a sentire chi egli fosse, perché Shianni, che si era chinata ad afferrare una bottiglia di vetro da terra, lo colpì forte dietro la testa, facendolo svenire sul colpo.

«Sei impazzita?! Questi è Vaughan Kendells, il figlio dell'arl di Denerim!» Urlò uno dei suoi scagnozzi, correndo a controllare le condizioni dell'uomo.

«Che?!» Esclamò Shianni, rendendosi conto della situazione. «Oh, per il Creatore, che ho fatto?!»

Kallian represse un'imprecazione. «Sentite, è stato un incidente.» Provò a dire, ma i due, che avevano sollevato da terra il corpo del compagno svenuto, lanciarono loro insulti e minacce.

«La pagherete cara, orecchie a punta!» Urlò uno dei due, prima di battere in ritirata.

«Stavolta ho proprio combinato un casino.» Gemette Shianni, guardandoli allontanarsi.

«Andrà tutto bene, non oserà dire a nessuno di essere stato steso da un'elfa!» La rassicurò Soris.

«Non preoccuparti, Shianni, si risolverà tutto.» Gli diede man forte Kallian, senza però esserne convinta. Quello era l'erede dell'Arl di Denerim in persona, non c'era speranza che lasciasse passare un'insubordinazione del genere, soprattutto da parte di un'elfa.

Due elfi, un ragazzo e una ragazza, si avvicinarono verso di loro, confusi.

«Che è successo?» Chiese lei con una voce acuta. Era vestita in modo elegante, un abito dai colori sgargianti e i capelli ben pettinati e intrecciati.

Soris si lasciò sfuggire una risata nervosa. «Nulla, solo il figlio dell'Arl che ha cominciato a bere troppo presto...» Si affrettò a cambiare discorso. «Cugina, ti presento Valora, la mia futura moglie.»

Kallian la salutò con un cenno del capo, la sua attenzione era tutta per l'altro elfo, un giovane di bell'aspetto, i capelli biondi e il mento pronunciato.

«Devi essere Nelaros. Piacere.» Si presentò imbarazzata. «Sono Kallian.»

«Ma certo, ti ho riconosciuta subito.» La salutò lui. Sembrava molto più sicuro di sé di quanto lo fosse lei.

«Sono certo che avrete un sacco di cose di cui parlare...» Si intromise Soris, salutando e andandosene in tutta fretta, Valora al seguito.

Kallian rimase da sola con il suo futuro sposo. Aveva le braccia forti, sicuramente grazie al suo lavoro alla forgia.

«Sei nervosa?» Le chiese lui, cercando di rompere l'imbarazzo che si era creato.

Lei annuì. «Un poco.» Ammise. «Più che altro, è strano sposarsi con qualcuno che non si è mai visto prima, vero?» Accennò un sorriso.

L'altro sorrise a sua volta. «Ti capisco. Pensavo che sarei rimasto calmo, ma quando finalmente ti ho vista...» Scosse la testa.

«Come è andato il viaggio da Altura Perenne?» Gli chiese, mentre aspettavano che la Sorella della Chiesa arrivasse e che gli altri completassero i preparativi per la cerimonia.

«Nient'affatto movimentato, per fortuna. La carovana con cui viaggiavamo era così povera da aver tenuto lontani i briganti.»

Fecero loro segno di avvicinarsi. Madre Boann, l'unica Sorella che metteva piede nell'Enclave, era finalmente arrivata.

Le due coppie si affrettarono a mettersi in posizione, uno di fianco all'altra. Kallian quasi sussultò quando Nelaros le sfiorò la mano. «A proposito, sei splendida.» Le sussurrò.

Gli sorrise imbarazzata, incerta su cosa rispondere. Certo, sposarsi non era il suo sogno nel cassetto, ma in un posto come quello non si poteva essere troppo schizzinosi, o inseguire desideri irrealizzabili. In più, lui le sembrava una brava persona. Era anche piuttosto bello, e questo aiutava parecchio. Sperava sarebbero stati felici. Lui avrebbe trovato lavoro sotto uno dei tanti fabbri della città, lei avrebbe continuato a lavorare al mercato, sarebbero stati abbastanza benestanti da permettersi di affittare una casa con una stanza da letto e un salotto, dove avrebbero invitato Soris e Valora a cena...

Sì, una vita così non le sembrava poi male.

Valendrian recitò le parole di rito, ricordando il sacrificio di Andraste e celebrando i legami che univano gli elfi dell'Enclave, che costituivano la loro forza.

Madre Boann prese quindi la parola. «Nel nome del Creatore, che ci fece nascere in questo mondo, e per il quale recitiamo il Canto della Luce-»

Un frastuono proveniente dal fondo della folla la fece interrompere.

Vaughan, il figlio dell'Arl, procedeva a passi pesanti verso di loro, il volto contratto dalla rabbia. Lo seguivano i suoi due scagnozzi e quattro guardie cittadine in armatura, dotate di spade e scudi.

«Milord?» Esclamò sorpresa la Sorella. «Che sorpresa inaspettata!»

«Scusate l'interruzione, Madre, ma sto organizzando una festa e siamo a corto di ospiti femminili!» Annunciò l'uomo, scoppiando in una risata forzata. Salì senza indugi sulla piattaforma, avvicinandosi a Valora e guardandola malevolo.

Madre Boann cercò di intervenire, facendogli notare di essere ad un matrimonio.

Vaughan spinse da parte Valora, facendola cadere a terra con una risata di scherno. «Se volete vestire a festa i vostri animaletti da compagnia, sono affari vostri. Ma non facciamo finta che sia un matrimonio vero.» Li derise, affrontando minacciosamente la Sorella. «Ora, siamo venuti qui per divertirci, vero ragazzi?» Chiese alle sue guardie, che risposero entusiasticamente.

I tre uomini vestiti elegantemente squadrarono le donne attorno a loro, con aria critica.

«Prendiamo queste due, quella col vestito aderente e...» Cominciò Vaughan, cercando tra la folla. «Dov'è quella puttana che mi ha colpito prima?»

«Qui, Lord Vaughan!» Urlò uno degli altri due, trascinando Shianni per un braccio.

«Lasciami, brutto figlio di p-» Gridò l'elfa, per essere poi zittita con un potente manrovescio.

Vaughan sembrava trovare tutto estremamente divertente. «Oh, sarà uno spasso.» Si girò poi verso Kallian, che era rimasta in silenzio, il sangue che le ribolliva nelle vene, non volendo rischiare di mettere in pericolo nessuno. Era oltretutto disarmata, e quel vestito, anche se le stava molto bene, non era affatto adatto ad uno scontro.

«Ma guardate la bella sposa!» Esclamò quello. «Sono rare di quel colore!»

Kallian dovette mordersi il labbro, stringendo la mano di Neralos, che aveva afferrato la sua in modo protettivo. «Non preoccuparti, non lascerò che ti prendano.» Le disse con voce tremante, ma senza lasciarla andare nonostante l'evidente paura.

Non potevano scappare, e anche se fossero riusciti a seminarli, quelli avevano già preso Shianni. Resistere avrebbe solo portato altri problemi. Imprecò tra sé e sé.

«Ah, sì, è proprio ben fatta.» Commentò Vaughan, passandole il dorso della mano sul collo e afferrandole il braccio con forza, facendole male.

Non avendo alcuna intenzione di dargli la soddisfazione di vederla lamentarsi, Kallian oppose resistenza, cercando di liberarsi con uno strattone. Lui sembrò non accorgersene nemmeno, un ghigno stampato sul volto. «Sono certo che vogliamo tutti evitare ulteriori... complicazioni.» Disse in tono minaccioso, gli occhi ridotti a fessura.

«Lasciami andare!» Ringhiò Kallian, perdendo le staffe e provando di nuovo a liberarsi dalla sua presa, ottenendo solo una risata di scherno.

«Oh, che caratterino!» La strinse ancora più forte, facendole sfuggire un gemito di dolore. «Ci sarà da divertirsi!» Le diede uno schiaffo, forte.

La vista le si oscurò di colpo.



 

«Creatore, proteggici. Creatore, aiutaci. Creatore, proteggici. Creatore, aiutaci. Creatore, proteggici. Creatore, aiutaci...»

«Piantala!» Si levò la voce di Shianni. «Mi stai tirando pazza!»

Kallian aprì gli occhi, tirandosi su a sedere. Le girava un po' la testa. Incontrò lo sguardo preoccupato dell'amica. «Per il Creatore, meno male che ti sei svegliata. Ci stavamo preoccupando...» Le disse Shianni. Kallian si guardò attorno: erano in una piccola stanza di pietra e tavole di legno, segno che erano state portate in uno dei palazzi di Denerim. Sapendo che il loro rapitore era il figlio dello stesso Arl, erano probabilmente in uno dei posti più presidiati dell'intera città. Uscire da lì sembrava impossibile.

«State tutte bene?» Chiese, cercando di non far trasparire la paura nella sua voce.

Le altre annuirono, mentre la giovane elfa poco distante, Nola, non smetteva di pregare il Creatore, cantilenando ininterrottamente le stesse parole.

«Dobbiamo trovare il modo di uscire da qui.» Affermò Kallian.

«No, non ce la faremmo mai!» Ribatté una delle altre, l'espressione terrorizzata. «Faremo... gli daremo quello che vogliono, poi quando saremo tornate a casa, dimenticheremo tutto.» Valora si dichiarò d'accordo, tentare la fuga era troppo rischioso.

«Sarà peggio se opporremo resistenza.» Disse in tono amaro.

«È molto peggio non farlo!» Si adirò Shianni, decisa. Stava per aggiungere qualcosa, ma l'elfa che stava pregando si interruppe di colpo con un gemito di terrore.

«Sta arrivando qualcuno!» Squittì spaventata.

La porta si spalancò di scatto, rivelando cinque guardie in armatura completa. Quello che doveva essere il capitano si concesse un ghigno alla vista delle cinque donne che si ritraevano spaventate. «Salve, ragazze, siamo qui per accompagnarvi alla festicciola di Lord Vaughan.» Annunciò.

Nola si alzò di scatto, cercando di allontanarsi dagli uomini. «State lontani!»

Prima che Kallian potesse rendersene conto, la ragazza cadde a terra in un lago di sangue. Schizzi cremisi le macchiarono il viso e impregnarono il vestito bianco. Rimase pietrificata, guardando il capitano ammirare la propria opera con la spada sguainata che gocciolava sangue.

Una delle ragazze si lasciò sfuggire un rantolo. «L'avete uccisa!» Esclamò sconvolta.

«Questo è quello che succede quando si cerca di insegnare alle puttane un po' di rispetto.» Ribattè il capitano, per nulla impressionato. Si girò poi verso i suoi uomini. «Voi due, prendete il fiorellino che si nasconde là dietro. Horace ed io ci occuperemo della sposina e dell'alcolista.» Ordinò. Quelli eseguirono prontamente. «Voi,» si rivolse agli ultimi due. «Prendete l'ultima rimasta, ma attenzione, è un'attaccabrighe.» Indicò Kallian con un cenno del capo, prima di girare i tacchi e andarsene.

«Oh, non preoccuparti.» Disse uno dei due, fingendo di rassicurarla. «Saremo dei perfetti gentiluomini.»

L'altro non ci provò neppure. «Fai la brava, o finirai come la tua amica là.» Minacciò riferendosi alla ragazza a terra.

Kallian si sentiva tremare di paura. «Non fatemi male.» Balbettò, alzando le mani in segno di resa. Più si fosse mostrata debole, pensò, meno quelli avrebbero ritenuto necessarie le maniere forti.

I due uomini sogghignarono, uno dei due andò ad afferrarle un braccio, tirandola verso l'uscita, mentre l'altro le fece scivolare una mano dietro la schiena, palpandole il sedere e facendola sobbalzare. Cercò istintivamente di divincolarsi, cosa che le procurò uno strattone più violento che le fece male alla spalla. La scortarono fuori dalla stanza, in una sala che sarà stata grande quattro volte tutta casa sua. La attraversarono tutta, per poi attraversare un corridoio e superare altre stanze. Per tutto il tragitto, la guardia che l'aveva palpata continuò a stuzzicarla, divertito dai tentativi di ribellarsi della ragazza.

Dopo un tempo che le parve interminabile, raggiunsero il resto delle guardie. Delle altre elfe non c'era traccia.

«Lord Vaughan ha detto di portarla dentro.» Disse il capitano, facendo un cenno verso la pesante porta di fronte a loro. «Ha una sorpresa per lei.»

Kallian trattenne a stento il terrore, sentendosi le gambe molli e pronte a cedere. I due la trascinarono di peso oltre la porta, scaraventandola a terra e chiudendola dietro di sé, sghignazzando.

«Kallian!» Si sentì chiamare.

La ragazza alzò lo sguardo. Soris era tenuto in ginocchio con le braccia legate dietro la schiena, Nelaros, accanto a lui, era nella stessa situazione.

«Ora sì che è una festa!» Esclamò Vaughan, battendo le mani e guardandola malevolo. «Abbiamo trovato questi due che sgattaiolavano in cucina, armati solo di un coltello.» Aveva in mano la propria spada, che poggiò minacciosa sulla guancia di Soris, la punta che incise la pelle morbida lasciando scorrere una goccia di sangue. «Qualche suggerimento, ragazzi?» Chiese poi ai suoi due compari, che ridacchiarono soddisfatti.

«Gli elfi sono come i ratti.» Commentò uno di loro, dando un calcio a Nelaros, che cadde bocconi.

Kallian rimase impietrita, ancora a terra, incapace di muoversi. Sentiva le altre elfe singhiozzare.

Vaughan si guardò attorno, valutando la situazione. Dopo qualche attimo, sembrò decidersi sul da farsi, ridacchiando tra sé e sé.

«Mi sento particolarmente magnanimo, oggi. Se volevano partecipare alla nostra festicciola, non vedo perché privarli di questo piacere!» Annunciò, facendo un cenno ai due compagni. «Imbavagliateli.» Ordinò. Quelli si affrettarono ad eseguire. Vaughan, senza nemmeno guardarli, si chinò ad afferrare Kallian per un braccio, tirandola in piedi con uno strattone. «Ma guarda,» disse, accarezzando lascivo il collo della ragazza, per poi scendere verso il basso e afferrarle un seno da sotto il vestito, facendola gemere di dolore, «la nostra ospite è sporca.» Passò il pollice su una chiazza di sangue fresco, portando poi la mano sul viso di lei e premendo il dito sulle sue labbra, lasciando un alone rossastro. «Non possiamo permetterlo!»

Afferrò entrambi i lati dello scollo dell'abito, per poi strapparli con violenza.

La stoffa si lacerò con facilità, le pietre decorative si sparsero tintinnando sul pavimento.
Kallian gli urlò di fermarsi, cercando di coprirsi il seno nudo con le braccia. L'altro le afferrò i polsi, forzandole le braccia ai lati del corpo. «Non fingerti timida, orecchie a punta, vedrai che ci divertiremo.» Avvicinò il viso al suo, baciandola prepotentemente. Lei reagì divincolandosi con uno strattone, tirandogli una testata sul mento.

Vaughan si ritrasse di scatto con un grido di dolore, tirandole uno schiaffo col dorso della mano, facendola barcollare. Uno degli anelli che portava alle dita le procurò un taglio sul labbro, che iniziò a sanguinare. «Maledetta puttana!» Ringhiò il lord. «Legatela con gli altri, ci occuperemo prima delle sue amiche.» Ordinò, andando a prendere Shianni, che cercò di strisciare via da lui. Aveva il viso rosso e contuso, segno che aveva opposto resistenza.

«Dannate», sibilò Vaughan, prendendola per i capelli e facendola gridare di dolore, «puttane!»

Gli altri due umani si avvicinarono a Kallian, le corde per immobilizzarla già pronte.

Prima che potessero raggiungerla, la ragazza si gettò di peso su uno di loro, buttandolo a terra. Colto di sorpresa, l'uomo non fece in tempo a reagire, permettendole di afferrare il coltello che portava legato alla cintura. Prima che potesse però farci qualcosa, l'altro uomo la colpì con un calcio al costato, togliendole l'aria e facendola cadere su un fianco. Kallian non si perse d'animo, stringendo il manico dell'arma e conficcandola con forza nel dorso della mano dell'uomo a terra.

L'altro la colpì di nuovo, ma stavolta lei riuscì ad attutire il colpo parandolo con la spalla. Si rialzò di scatto, fronteggiandolo, il coltello alzato in aria e pronta all'attacco.

Un grido terrorizzato la fece trasalire. Si girò di scatto, restando impietrita.

«Gettalo, o la sgozzo come una scrofa!» Ordinò imperiosamente Vaughan, che stringeva a sé Shianni, la lama della sua spada premuta di taglio sulla sua gola, intrappolandola tra essa e l'uomo. La ragazza respirava a fatica, piangendo e singhiozzando. «Aiutami...» Pregò l'amica.

Sentì i gemiti soffocati dei due elfi legati, che si agitarono cercando di liberarsi, senza successo.

L'attimo di esitazione di Kallian le costò caro. L'uomo alle sue spalle la colpì alle scapole, afferrandole il braccio con cui teneva il pugnale e torcendoglielo dietro la schiena, costringendola a lasciarlo cadere. Le bloccò anche l'altro, facendole male finché non gli implorò di smettere.

«La pagherete cara.» Sputò Vaughan, gettando Shianni a terra e tenendola giù con un piede premuto sulla sua schiena.

Kallian finì legata e imbavagliata di fianco di Soris e Nelaros, costretta a guardare Vaughan e i suoi uomini approfittarsi delle sue compagne.

La prima ad essere spogliata fu Shianni. La colpirono violentemente finché non smise di dibattersi, cercando di raggomitolarsi al suolo in preda alle lacrime, il naso rotto che colava sangue, che andava a impestare i suoi capelli.

L'uomo ferito si legò un pezzo di stoffa attorno alla mano, bevendo un'abbondante sorso di vino da una bottiglia sul tavolo. Rinfrancato, ignorò il dolore e si unì ai suoi complici, bloccando le braccia dell'elfa sul pavimento mentre Vaughan si muoveva sopra di lei con forza.

Quando il lord ebbe finito, la lasciarono sul pavimento, rivolgendo la propria attenzione sulle altre due. L'uomo che aveva disarmato Kallian tirò in piedi l'elfa che aveva suggerito di assecondare i loro rapitori, strattonandola. Lei gemette impaurita, ma non oppose resistenza mentre le sollevavano la gonna, gettandola sul letto e schiacciandole la testa contro il materasso.

Soris lottò contro le corde che gli bloccavano le caviglie e i polsi, ringhiando da sotto il bavaglio e contorcendosi nel tentativo di liberarsi.

L'uomo con la mano ferita sembrò trovarlo divertente, perché gli si avvicinò con un ghigno perverso, afferrandogli il mento e costringendolo a guardarlo negli occhi. «Oh, sei preoccupato per la tua mogliettina?» Gli chiese, inginocchiandosi di fronte a lui e avvicinandosi così tanto che i loro nasi si sfiorarono. «Braden sa essere un po' brusco, ma vedi che quando avrò la tua ragazza, la farò urlare per chiederne ancora.» Lo derise, premendo un piede sull'inguine dell'elfo. «E chissà, magari una volta che avremo finito con loro, potremmo trovare un uso anche a voi due.» Sfregò il tacco contro la stoffa dei pantaloni di Soris, facendolo sussultare. «Tanto, voi orecchie a punta siete tutti uguali, a parte quello che avete qua sotto. Ma a questo si può sempre rimediare.» Minacciò allusivamente. Spostò il peso sulla gamba tra le gambe dell'elfo, che gridò di dolore.

Un urlo soffocato segnalò che Vaughan aveva cominciato ad occuparsi di Valora. La maneggiò come una bambola di pezza, buttandola sul grande letto di fianco alla compagna. «Jonaley, questa è già pronta per te!» Chiamò il compagno, che si allontanò da Soris con un ghigno, armeggiando con la cintura dei pantaloni.

Kallian nel frattempo stava disperatamente cercando di tagliare le corde ai polsi, sfregandole contro lo spigolo della roccia su cui era appoggiata. La pelle le si stava lacerando in più punti, rendendole le mani scivolose di sangue. Nelaros, di fianco a lei, cercò di attirare la sua attenzione con un grugnito soffocato, indicando con un cenno del capo i piedini su cui poggiava la libreria. Strisciarono silenziosamente verso di esso, sfregando le corde contro lo spigolo. La ragazza lavorava febbrilmente, cercando senza successo di ignorare i gemiti provenienti dal letto. Finalmente, dopo un tempo interminabile, sentì le corde cedere.

Si liberò le mani, piene di escoriazioni, e cominciò a slegare la corda che le bloccava le caviglie.

Dopo qualche tempo Nelaros le segnalò di essere riuscito a liberarsi.

Quando Vaughan si allontanò da Valora, lasciando spazio a Jonaley, si girò per controllare i prigionieri.

Nelaros fece per colpirlo alla nuca con la bottiglia di vino che il compare dell'uomo aveva lasciato sul tavolo, ma mancò il bersaglio, centrandolo sulla schiena. Quello, voltandosi e venendo colpito, si accasciò a terra con un gemito, maledicendolo e afferrando l'elsa della propria spada. L'elfo si ritrasse di scatto, lasciando spazio a Kallian, che si buttò contro Vaughan con tutto il proprio peso, schiacciandolo a terra e impedendogli di estrarre l'arma, il coltello che le era caduto prima puntato sulla gola dell'uomo.

«Allontanatevi o lo ammazzo!» Urlò, la lama premuta sulla pelle candida del lord. Quello, che probabilmente non aveva mai ricevuto una minaccia del genere in vita sua, la guardò sconvolto.
Nelaros era intanto scattato a bloccare la porta, per evitare che le guardie potessero fare irruzione.

Gli altri due umani si voltarono a guardarla, in allarme e incerti sul da farsi.

«Ho detto di allontanarvi!» Ripeté Kallian, rafforzando il concetto premendo il coltello ad incidere leggermente la pelle fino a far spillare una singola goccia di sangue.

«Fate come vi dice!» Sbraitò Vaughan, chiaramente in panico. I due obbedirono immediatamente, alzando le mani e allontanandosi di qualche passo dal letto.

«Cosa intendi fare, eh?» Le chiese poi il lord, cercando di mascherare la paura. «Ci sono almeno una dozzina di guardie qui dentro, e tu hai solo un coltello.»

Aveva ragione, seppure in parte. Si chinò a sguainare la spada dal fodero che l'uomo teneva alla cintura. «Ho anche questa.» Constatò, puntandola a terra.

«Possiamo risolvere la situazione pacificamente.» Cercò di convincerla quello. «Lascerò andare le tue amiche, e pure quei due. Hai la mia parola.»

Kallian non sapeva cosa fare. Era certa che l'uomo stesse mentendo per salvarsi la vita, e nel momento in cui avesse tolto la lama dalla sua gola, avrebbe ordinato ai suoi uomini di sfondare la porta e sarebbe stato tutto inutile.

D'altra parte, uccidere il figlio dell'arl di Denerim avrebbe comportato una catastrofe non tanto per loro, quanto per l'intero Enclave. Non poteva lasciare che sterminassero tutti gli abitanti del quartiere per vendicarlo.

Deglutì a vuoto, c'era un'unica soluzione.

«In piedi.» Ordinò all'uomo, tenendo sempre la lama a contatto con la sua pelle mentre gli si toglieva di dosso, permettendogli di alzarsi. Quello la guardò spaesato.

«Adesso aprirai quella porta, e ordinerai alle guardie di riportare tutti loro all'Enclave. Immediatamente.» Gli puntò la spada dietro la schiena, spingendolo verso la porta ma restando nascosta dietro la parete, in modo che non potessero vederla una volta aperta. «Sappi che non importa quante guardie ci siano fuori, sarai morto prima che riescano a muovere un passo.» Lo avvisò, premendogli la punta tra le clavicole per rimarcare il concetto.

Nelaros nel frattempo aveva liberato Soris, che corse da Valora. Shianni si era rimessa in piedi a fatica. Le elfe si rivestirono faticosamente, tenendo insieme i lembi di stoffa che erano stati strappati. Camminarono malconce verso la porta.

«Ora aprila, e fai come ti ho detto.» Ordinò Kallian a Vaughan.

«Kallian, aspetta.» Si bloccò Nelaros. «E tu?»

Anche Soris a quel punto si era girato a guardarla ad occhi sgranati.

Lei rimase in silenzio, guardandolo con determinazione.

«No, non posso.» Si oppose lui. «Resto io.»

Kallian scosse la testa. «Serve qualcuno che le protegga se le guardie non seguono gli ordini alla lettera.» Spiegò. Poi, punzecchiò nuovamente Vaughan con la spada. «Muoviti, apri la porta.»

Quello obbedì, tremante di rabbia.

La porta si spalancò, rivelando solo due guardie, che si girarono sorprese saltando sull'attenti.

«Con loro abbiamo finito.» Annunciò il lord. «Riportateli immediatamente nell'Enclave.» Kallian spinse la lama ancora più contro la sua schiena. «Immediatamente, ho detto. Niente deviazioni.»

Le guardie annuirono, confuse, tuttavia sembrarono obbedire agli ordini dell'uomo.

Guardando sfilare gli elfi di fianco a lei, Kallian sentì un nodo alla gola. Se solo avesse agito prima... Incrociò lo sguardo di Shianni, che chinò il capo. Non c'era bisogno di aggiungere niente.

Quando furono usciti, Vaughan chiuse la porta di scatto. «Quindi?» Chiese scocciato. Aveva capito di non essere più in pericolo.

Kallian inspirò profondamente, facendo due passi indietro e lasciando cadere a terra la spada in segno di resa.

Vaughan si voltò verso di lei, un largo ghigno che presagiva vendetta stampato in faccia.

 

 

 

Due settimane dopo, una sacca voluminosa venne buttata nel fango davanti ai cancelli dell'Enclave.

Alarith, seduto ad aspettare una cassa di merce clandestina col favore del buio, corse ad investigare. Dalla sacca rotolò fuori il corpo esanime di una ragazza dalla pelle scura, completamente nuda e sporca di fango e altre incrostazioni. L'elfo corse a chiedere aiuto, e insieme ad un paio d'altri riuscirono a portarla dall'Hahren.

Valendrian stese la ragazza su un piano, controllando se fosse ancora viva. Respirava a stento, le pulsazioni sul polso che si percepivano appena.

Cominciò lavandola e disinfettando le sue numerose ferite: aveva tagli di diverse forme e dimensioni su tutto il corpo, un grosso sfregio sul petto e quello che sembrava un foro profondo fatto con un oggetto molto appuntito, a lato della testa brillavano tre tagli paralleli dai bordi sfrangiati. Il naso era rotto e incrostato di sangue, il labbro era spaccato, lasciando intravedere la gengiva sottostante. Sulla schiena presentava numerosi altri tagli, sottili e profondi. Intorno al collo, alle caviglie e ai polsi presentava profonde escoriazioni e segni di sfregamento. La caviglia era piegata in modo innaturale, le ginocchia sbucciate e le gambe piene di ferite minori. Lividi e contusioni più o meno recenti la ricoprivano quasi interamente. Una serie di cicatrici dalla forma strana correvano per tutto il corpo, come se fosse ricoperta da rovi intricati. I capelli, prima di un colore bruno quasi nero, erano ora ridotti a ciocche bianche come il latte.

«Devo chiamare Ceylon?» Chiese Alarith a Valendrian mentre l'elfo lavorava sulle ferite.

«Aspettiamo di vedere se sopravvive alla notte.» Decise l'Hahren. «Nessun padre dovrebbe vedere la figlia in questo stato.»  









Note dell'Autrice: E anche Kallian fa la sua comparsa. Ogni commento o critica è ben accetto! :) 

Ho disegnato i vari protagonisti. QUI c'è Kallian.

  
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