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Autore: Nirvana_04    10/08/2017    3 recensioni
SPIN-OFF DE "IL TREDICESIMO RE"
Un racconto rubato al vento, sui Campi Eliòpei.
Bastian ha solo dieci anni quando è costretto a trasferirsi ad Aproeb. La città, sita tra il verde delle colline e il blu del mare, è troppo delicata per chi è cresciuto a Velenia; ma un incontro inaspettato cambierà le sorti del giovane Spettro e quelle delle persone che intrecceranno il proprio cammino al suo.
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Racconti del Veto'
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«Avanti, muoviti!» lo sollecitò la voce di Miva.
Bastian si affrettò a raggiungerla prima che sparisse tra la calca radunata nel sobborgo. Aproeb era una delle poche città del nord-est a conservare una tradizione festaiola. Tra le sue vie e per le sue colline e prati si organizzavo ancora giochi ed eventi in onore del Dio Meg. In un recinto improvvisato all'interno di una piazza, i bambini facevano a turno per fare un giro sopra a dei bei cavalli. Egli sapeva quanto a Miva piacesse cavalcare: per lei era come volare. Ma i due non erano diretti là.
«Quest'anno potrò partecipare anche io. E voglio vincere» si esaltò la ragazza. Non stava più nella pelle e saltellava mentre attendeva che lui l'avvicinasse. Poche erano state le volte in cui l'aveva vista così su di giri, ancor meno quelle in cui lo aveva reso palese.
Bastian s'intrufolo tra due energumeni e scivolò tra due corpi, evitando di pestare le vesti delle donne. C'erano tutti: i bambini gattonavano tra le gambe e, a volte, anche sotto di esse pur di raggiungere una buona visuale; le donne si tenevano strette alle braccia dei loro mariti o fidanzati, le zitelle civettavano in piccoli gruppi con risolini; gli uomini più burberi se ne stavano ai margini oppure accompagnavano i figli più grandi all'iscrizione.
Miva si lanciò sopra uno dei tavoli e sbatté i denari sul legno, lasciando che tintinnassero nel mezzo del boato. Il poverino di turno, un anziano reduce da troppe battaglie, trasalì e strizzò gli occhi miopi per inquadrare meglio il nuovo aspirante campione.
«Signorina!» esclamò, indignato.
«Voglio iscrivermi alla gara» annunciò.
Quello, per tutta risposta, la soppeso. La sua voce, un gracidare isterico, allontanò la questione con la mano: «Suvvia, è una cosa seria. I dolciumi sono a quel tavolo in fondo, figliola.»
«Voglio iscrivermi!» ripeté Miva.
L'uomo – con molti capelli ma poca carne addosso a coprire le ossa sporgenti – sollevò faticosamente le sopracciglia folte e sgranò gli occhi. Miva allontanò la mano e mostrò la cifra d'iscrizione. Quello, come se la giornata gli fosse stata appena rovinata, contò i denari e borbottò: «Sono troppi, figliola.»
«Per me e il mio amico» spiegò lei.
Bastian sussultò. «Io non gioco, ma grazie.»
«Si gioca in coppia» fece lei, come a chiudere la faccenda.
L'uomo prese i loro nominativi e consegnò la fascia. Poi scosse la mano davanti a loro visi per cacciarli via.
«Io non gioco, Miva» gli disse di nuovo, una volta che furono fuori dalla portata di orecchie indiscrete.
Miva si stava già legando la stoffa blu alla caviglia; si avvicinò un po' zoppicante verso di lui, in modo da legare insieme a essa anche quella di lui. «Senti, non è solo un gioco» roteò gli occhi. «Si tratta di vincere una scorta per l'inverno per le nostre famiglie e quel bel vestito là in fondo. Beh» scrollò le spalle, «di solito la coppia è formata da due uomini, e loro lo regalano alla ragazza che più li piace. Ma ho pensato che, in questo caso…» Arrossì.
E Bastian fece lo stesso. Rise per scacciare l'imbarazzo. «Credo di non avere scelta, allora.»
Miva s'illuminò, lo sguardo acceso e due fossette trattenute sulle guance.
Nel frattempo i giudici stavano vociando a gran voce per richiamare l'attenzione del pubblico. «I partecipanti vengano qui davanti, prego.»
Miva finì di legare le loro caviglie e si mosse verso lo spiazzo. Si bloccò, il piede obbligato a fermarsi per via dell'inamovibilità del ragazzo. «Vieni?»
Bastian si riscosse. «Inciamperemo. Quelli si allenano mesi, in vista di questo gioco.»
«Non ti lamentare» lo rimbrottò, «tu non volevi neanche partecipare.»
«Non hai detto che vuoi quel vestito? E non è per questo che mi hai costretto a giocare? A che serve, se non vinciamo?»
Miva gli sorrise con fare furbo. «Non inciamperemo» lo rassicurò.
Si misero in linea con gli altri giocatori e si concentrarono sulle parole del giudice. «Figli di Meg. Il dio della forza ci infonde il suo potere e la sua energia. Sappiate usarle al meglio.
«Nascosti tra i campi Eliòpei ci sono le lanterne; tra i frutteti a valle, le fiaccole. Il gioco è semplice: dovrete recuperare le lanterne, accenderle e condurle qui. Potete usare i bastoni per impedire ad altri di portare a termine la prova. Ma, cosa più importante, dovete fare tutto questo senza separarvi dal vostro compagno. È tutto chiaro?»
Quattordici coppie di teste annuirono, concentrate.
«Molto bene. Allora…» ammiccò l'uomo con le gambe divariate, «che la sfida abbia inizio!»
Un arciere scagliò una freccia infuocata in cielo, e questa si spense all'interno di un barilotto pieno d'acqua.
«Vieni, le prossime stelle dobbiamo accenderle noi» lo riscosse Miva.
Con fatica e movimenti zoppicanti, se lo trascinò verso i prati e le colline. All'inizio i loro passi incespicarono tra loro o tra le zolle d'erba. Bastian era piuttosto impacciato e l'esperienza si stava dimostrando davvero insolita. All'improvviso Miva piantò i piedi e lo cinse con un bracci alla vita. Rimasero indietro, ma lei non se ne curò.
«Così ci superano» borbottò, ormai nel vivo della competizione.
«Guerrieri. Sempre così irruenti» alzò gli occhi. «Ci supereranno comunque se non smettiamo di pestarci i piedi a vicenda. Guarda!» Lo obbligò a guardarla. Miva diede il tempo. Iniziarono a muovere piccoli passi. Appena i loro corpi furono in sincronia, ella accelerò il ritmo e, istintivamente, i loro movimenti seguirono il tempo.
«Andiamo!» annuì lei.
Prima una corsa leggera, poi ripresero ad arrancare a perdifiato su per la collina. Il braccio sinistro di Bastian e quello destro di lei ciondolarono cadenzatamente mentre i loro corpi si muovevano insieme, come se fossero uno solo. Con la coda dell'occhio, Bastian la vide sorridere, soddisfatta.
Le altre coppie erano già in cima al colle, piegati in posizioni contorte, alla ricerca della lanterna. Bastian strinse i denti e cambiò espressione: era deciso a vincere quel gioco, per lei.
Si diresse verso la cima e si scontrò con il corpo della ragazza, che aveva cercato di spingersi nella direzione opposta. Rise in un singulto di dolore. «Ma che fai?»
«Guerriero!» lo apostrofò di nuovo con quel tono sufficiente e gli occhi lucenti. «Tutto per voi dev'essere al vertice. Mente ristretta!» Se lo tirò verso i fianchi del declivio e ruotò intorno al basso perimetro. «Non serve salire sempre in cima.»
L'erba alta tagliava le loro gambe e, con Mal che calava verso la linea dell'orizzonte, Bastian aveva difficoltà a distinguere persino uno stelo da un ramo rinsecchito. «Non li raggiungeremo mai di questo pa…» Il suo piede urtò qualcosa.
«Spera di non averla rotta» lo rimproverò lei, tranquillamente.
Si abbassò per raccogliere la struttura di ferro lavorato e sorrise. In realtà non c'era proprio nulla da rompere. Le lanterne di quel genere erano rare e venivano adoperate nei giorni d'estate, quando la brezza era un sottile venticello e non rischiava di spegnere le fiamme, visto che nessuna di quelle lanterne era provvista di vetro. Esso era un lusso che i venastiti non potevano permettersi.
«Una volta, papà mi fece vedere un vetro colorato. Era una forma astratta, senza senso, creata dai soffiatori di vetro di Vitahj, una delle città dell'Antica Venasta. Era bellissimo.»
«Il Mataj conserva ancora una di queste lanterne intatte. Verrà accesa questa sera. Lo sapresti se ti fossi dato la pena di partecipare alla festività gli anni precedenti.»
Bastian scrollò le spalle.
«Andiamo.»
Di nuovo, Miva lo condusse nella direzione sbagliata. Stavolta fu lui a puntare i piedi. «Dobbiamo raggiungere i frutteti» le indicò un punto a destra.
«Guerriero!»
«Guerriero! Sì, lo so. Ma stavolta stai sbagliando» s'impuntò.
Miva strinse le braccia al petto e le labbra sul volto, con calma, fino a farle diventare una linea sottile. Lo lasciò parlare, poi riprese da dove era stata interrotta, come se l'altro non avesse aperto bocca: «Siete tutti uguali. Cadete sempre nello stesso giro. Per questo finisce sempre allo stesso modo con voi.» Bastian la vide trattenere un sorriso ed evitò di rimbeccarla. Non lo avrebbe ammesso, ma si stava divertendo. Ella continuò: «La via più breve è tagliare il fiumiciattolo. Ma il tempo che si perde per non scivolare sui ciottoli…» non riuscì a non roteare gli occhi, esasperata. «Si fa prima a discendere la collina e girare per gli steccati.»
«Con questa?» e puntò la fascia alle loro caviglie.
Miva ammiccò. «Andiamo!» Gli si lanciò contro con tale irruenza da farlo sbilanciare.
Ridiscesero il pendio rotolando in un mondo di verde, che s'infilò tra le maniche e le narici; alcuni steli solleticarono le orecchie. Bastian la sentì ridere, un suono gorgogliante che si nascondeva in quel girotondo da togliere il respiro, e anche lui rise. Si era dimenticato del gioco e dei ricordi bellici, affondando in quell'unica sensazione di benessere.
Miva lo tirò su appena la corsa s'interruppe bruscamente e loro sbucarono dalla foresta di soldatini per inoltrarsi nei campi. Bastian le tenne la mano e la segui come un cane scodinzolante. Aveva scoperto una realtà alternativa, dove poter imparare a camminare di nuovo, ma in un modo diverso. Adesso c'era luce nonostante il tramonto sfumasse verso tinte più cupe, il mare era verde e il cielo di un timido nontiscordardime: erano colori stupendi che soppiantavano la potenza del blu e l'accecante bagliore del rosso. Ed era lei che glieli stava mostrando, senza rendersene conto.
Raggiunsero gli steccati. Senza guardarsi negli occhi, misero all'unisono un piede sopra il legno più basso della staccionata e si arrampicarono verso l'alto. Bastian passò con l'altro piede e accompagnò i movimenti di Miva fino a quando entrambi non furono dall'altra parte. Poi corsero allegramente. Non era più una gara contro gli altri ma uno contro l'altro, per vedere chi rimaneva indietro. Bastian lasciò che il suo passo la ostacolasse. Stavolta caddero e fu lui a troneggiare su di lei. Ammirò la sua bellezza selvaggia, la baciò.
Si ricordò solo in quel momento di non averlo più fatto. Sembrava essere passata una vita intera da quando l'aveva salutata sulla cima di quella collina, assaporando le sue labbra e promettendosi di assaggiarle ancora. Le tenne tra le sue, mentre pian piano riscopriva che ne conosceva la soavità. Pareva che Miva non aspettasse altro. Quanto l'ho fatta attendere? Si strinsero in un abbraccio, Bastian lasciò scorrere le lacrime trattenute fino a quel momento, e lasciarono che il silenzio, con le cicale tutt'intorno, raccontasse per loro.
Più tardi, mentre il Mataj di Aproeb accendeva la lanterna con il vetro colorato, Bastian si ricordò della lanterna lasciata chissà dove, rammaricandosi di non aver vinto per lei quel bel vestito.
«Si sarebbe rovinato addosso a me» lo abbracciò lei, «e poi non l'ho mai voluto.»
Bastian ridacchiò. «Mi dispiace. Avevi ragione, sai? Saremmo arrivati prima degli altri, se…» lasciò la frase in sospeso, ghignando.
«Guerriero! Certo che saremmo arrivati prima, ma non è mai stato quello il mio obiettivo.»
Bastian la guardò, colpito dalla sua strategia. Infilò una mano nella tasca e la tirò fuori chiusa a pugno. Prese con delicatezza il polso di lei e trafficò qualche secondo. Quando si ritrasse, aveva legato intorno al braccio di lei la stoffa blu. «Così non dimenticherò mai quanto tu possa essere pericolosa.»
Poi tornarono a baciarsi, mentre tutt'intorno a loro, sui Campi Eliòpei, la terra si puntellava di stelle di fuoco.


 

N.d.A.

Eccomi, finalmente puntuale per una volta nella mia vita. Mi sembra stranoXD
Questo capitolo spezza il ritmo tetro; è il mio preferito insieme al finale, chissà se piacerà anche a voi. Siamo ormai quasi alla fine, mancano solo tre capitoli. Spero che la storia risulti breve ma intensa. Aspetto le vostre impressioni:D
Prossimo aggiornamento: 19 Agosto
   
 
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