Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: _MartyK_    12/08/2017    4 recensioni
Myung Jae è una ragazzina nordcoreana di sedici anni che abita vicino al confine tra Corea del Nord e Corea del Sud. Stanca della sua vita misera e monotona, una notte decide di fare l'impossibile, sfidando il caso e rischiando la vita: oltrepassare il confine per andare al sud.
Jimin è sudcoreano, ha diciassette anni appena compiuti e una passione sfrenata per la danza classica e quella moderna.
Il loro sarà un amore travolgente: riusciranno a superare le difficoltà o avranno la meglio le barriere politiche?
Dal capitolo 1:
Non era brava ad immaginare, anche perchè non conosceva il vero significato del termine. Tutto ciò che poteva immaginare ce l'aveva a pochi chilometri da casa e non poteva accedervi per uno stupido capriccio lungo più di sessant'anni.
[...]
Stava per addormentarsi se il fischio del treno non l'avesse fatta sobbalzare per lo spavento.
Sentì le rotaie muoversi sotto i suoi piedi e vide la ferrovia, le panchine e gli alberi circostanti muoversi all'indietro rispetto a lei e capì.
Il suo sogno era appena iniziato.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Durante il viaggio Myung Jae si era addormentata poggiando la testa contro il finestrino del treno. Stranamente, il suono delle rotaie che giravano veloci e i continui sussulti provocati dal mezzo avevano fatto da ninna nanna.
O forse era solo stanchezza, dopotutto si era svegliata davvero presto per compiere quella follia.

Il suo respiro era calmo e regolare, si sentiva quasi in pace, fino a quando non sentì alcuni passi farsi sempre più vicini.
I controllori, pensò impaurita.
Si svegliò di soprassalto e sgranò gli occhi, voltandoli nella direzione dei passi e non riuscendo a vedere nessuno. Per farlo avrebbe dovuto voltare la testa ma questo significava essere beccati. Si sistemò meglio il velo sui capelli e nascose il viso nella parte inferiore di esso.
Vide un uomo passare dritto accanto a lei come se non esistesse e fu allora che tirò un sospiro di sollievo.
Si dette della scema perchè dai racconti di Min Seo sapeva che i controllori chiudevano un occhio quando si trattava di biglietti e cose del genere, non aveva avuto motivo di stare in pensiero.

Ricominciò a sonnecchiare e lo fece più o meno fino a quando una voce registrata non le perforò i timpani annunciando la sua fermata.
Saltò in piedi come una molla e mise in spalla lo zaino, aveva l'adrenalina a mille. Forse era la gioia, forse era il temere di essere scoperti, sta di fatto che non appena il treno si bloccò - dovette aggrapparsi ad una maniglia per evitare di cadere all'indietro. Non era mai salita su un treno prima di allora - scese giù e si mise a correre verso l'uscita della 'stazione'.
Davanti a lei c'era un'imponente distesa verde e in lontananza scorse alcune casette blu: quello era il tanto odiato confine.

Sempre a detta di Min Seo, le guardie facevano i turni e durante alcune ore particolari nessuno lo sorvegliava, anche se comunque era tenuto d'occhio. Myung Jae non aveva idea di quali ore si trattassero, era un argomento top secret, per cui ripose tutta la sua fiducia nella fortuna.
Si avvicinò con cautela alle case blu, alcuni uomini in tuta mimetica erano di spalle e rivolti verso l'altro territorio. Non sapeva che quello era considerato uno dei confini più pericolosi del mondo, non aveva ancora valutato la gravità dell'impresa.
Notò che altre guardie erano dentro le casette e alcune ridevano e scherzavano mentre mangiavano il pranzo. Forse aveva azzeccato l'ora giusta, pensò sorridente.
Si fece forza e corse verso di loro, si nascose dietro una di quelle case e controllò a destra e a manca sperando che nessuno l'avesse notata.
Da una finestra vide che alcuni si tenevano impegnati al computer, chissà che stavano combinando.

Quando capì di essere pronta, si lanciò verso la strada e corse a più non posso.

- Hey tu! Ragazzina fermati!-

Beccata. Troppo bello per essere vero.
Non si voltò indietro, era sinonimo di sconfitta. E lei non lo era.
Continuò a correre come se non avesse sentito niente, finchè non si sentirono alcuni spari. Dei fucili.
Si allarmò e si lasciò sfuggire un gemito di paura.
Altri spari.
Si nascose dietro degli alberi, il respiro era affannato e in più rischiava di svenire per lo spavento, dovette tenersi alla corteccia degli alberi per evitare di crollare a terra a peso morto.
Sentì alcune urla, non riuscì a capire bene di cosa stessero parlando, quel che era certo era che si trattava di lei e in più non era neanche poi così lontana.

- Una ragazzina ha oltrepassato il confine! Presto sbrighiamoci!-

- Una ragazzina? Come diavolo ti è sfuggita?-

- Non può essere andata molto lontano-

- Sì certo, ma la foresta che precede la Corea del Sud è immensa, ci vorrà un giorno intero di perlustrazione prima di ritrovarla e portarla a casa!-

Dopo aver sentito il necessario, decise di svignarsela e di incamminarsi verso la via d'uscita.
Un giorno intero, solo a pensarci le facevano male i piedi e le gambe. E calpestare ramoscelli secchi non migliorava la situazione, dal momento che producevano uno strano suono inquietante.
In più il cielo era nuvoloso e i gufi avevano incominciato a cantare in modo lamentoso come erano soliti fare.

Sperò almeno di non passarci la notte, per il resto con un po' di fortuna, qualche treno, gli autobus e le metropolitane del centro città se la sarebbe cavata.





























































* * *
























































La vita di Park Jimin era quella che ogni ragazzo della sua età sogna di avere: una bella casa, un coinquilino alle prese con la leva militare - e quindi perennemente assente -, degli amici pazzeschi, una marea di ragazze a sbavagli dietro a scuola e dei genitori molto comprensivi.
Al punto di assecondare la sua scelta di vivere da solo nonostante non avesse compiuto la maggiore età, non a caso Yoongi era il suo coinquilino.
Un tipo tranquillo e di poche parole, non stava a casa molto spesso per la leva militare e cose del genere, Jimin si divertiva a schernirlo paragonandolo a Yoo Si Jin del drama Descendants of the sun.

'Quand'è che troverai la tua Kang Mo Yeon?' gli chiedeva spesso con la sua risata stridula. E ovviamente Yoongi rispondeva per le rime.

'Vattene a fanculo, nanetto'

In effetti era basso per essere un ragazzo, sapeva di essere molto popolare tra le femmine e non ne capiva il motivo, insomma, ogni volta che si guardava allo specchio trovava sempre un piccolo errore, una piccola imperfezione.
Era piuttosto insicuro, forse era per questo che non aveva ancora una fidanzata.

Per quanto riguarda le sue passioni, ballare era ciò che sapeva fare meglio. Merito dei video di Michael Jackson che guardava quando era piccino, e poi era cresciuto con Taeyang e i Big Bang: avendo problemi a mantenere peso e forma fisica, lavorare sugli addominali e sfidare il suo idolo era la fissazione di sempre.
Aveva vinto parecchie gare e si era esibito davanti a più di mille persone, tanto che Jungkook, il suo compagno di sudate davanti allo specchio della palestra, gli aveva chiesto con la faccia più seria del mondo se volesse diventare un Idol.






- Tu sei fuori!- gli aveva risposto passandosi l'asciugamano bianco intorno al collo dopo l'ennesima prova della coreografia da loro inventata.

- Hyung non sono fuori, insomma, sei bravissimo e sei anche carino, non ci vedo nulla di male nel fare un lavoro del genere- rispose innocentemente l'altro.
Jimin riflettè un po' su quelle parole e scrollò le spalle.

- Sarà, ma io non voglio rovinarmi la vita per quattro MV e qualche ragazzetta in piena crisi ormonale, la scuola mi basta-

Inutile dire che la mascella del più piccolo toccava terra.
Chiunque si fosse ritrovato il suo talento ne avrebbe approfittato, era davvero inconcepibile una scelta del genere.

- Hyung se non lo fai chiamo qualcuno io e ti mando a fare le audizioni! Non capisci che tutti vogliono essere Idol, è il lavoro del domani!- Jungkook circondò le spalle dell'amico e protese il braccio libero verso l'esterno, spalancando la mano come se gli stesse mostrando un panorama.
Jimin ridacchiò socchiudendo gli occhi, si levò di dosso il ragazzino e andò nell'angolo in cui aveva malamente gettato la sua borsa.

- Se vuoi fallo tu, a me non interessa- mormorò mentre si preparava per andarsene. Tirò fuori una bottiglia d'acqua e se la scolò in meno di dieci secondi.
Quella volta si erano allenati parecchio, gli insegnanti avevano acconsentito alla richiesta di restare in palestra per più tempo e ora toccava a loro sgobbare e chiudere le serrande del garage.

- Io ci ho provato, hyung-

Il castano indossò il cappotto e si caricò la borsa su una spalla, dando una pacca a Jungkook.

- Senti, riguardo alla coreografia siamo a buon punto, c'è una parte del ritornello che sbagli sempre: è five and six, seven-eight, tu invece ti comporti come se fra seven e eight ci fosse una pausa. Poi ti spiego domani- avvisò l'amico gesticolando e mimando i passi del ballo.
Spensero le luci della sala e chiusero a chiave il portone, successivamente tirarono giù le serrande del garage e chiusero a chiave anche quelle.

Al primo incrocio le loro strade si separarono e si salutarono con un rapido cenno delle mani, Jimin tirò un sospiro e notò che si era dissolto nell'aria come fumo. Incredibile, si disse, mancavano pochi giorni a febbraio e faceva ancora il freddo di novembre.
Si strofinò le mani per farsi calore e attraversò la strada sulle strisce pedonali, Seoul era sempre invasa dalle automobili nonostante il numero dei pedoni fosse di gran lunga maggiore dell'altro.
Si guardò un po' intorno prima di tornare a casa, era sempre piacevole dare un'occhiata alle varie vetrine dei negozi d'abbigliamento, anche perchè era un fanatico dello shopping. Maschile, s'intende.

Fin quando non si accorse che alcuni fiocchi di neve si erano posati sulle sue spalle. Fu allora che capì che doveva sbrigarsi, di certo non voleva che una bufera scoppiasse quando lui era ancora fuori a gironzolare a vuoto.































































* * *





























































Seoul non era proprio come Myung Jae si aspettava. Certo, non aveva visto granchè perchè per la maggior parte del tempo era stata seduta nei vari mezzi di trasporto - per evitare problematiche aveva finto di appartenere ad alcuni gruppi di turisti e ogni volta che doveva scendere dagli autobus o dalle metro si confondeva tra la gente -, da quel che aveva potuto capire era una città molto popolata.
Si sentiva un po' in ansia, non era mai stata in mezzo a così tanta gente, sconosciuta per di più, dato che le uniche persone che conosceva erano mamma, papà e Min Seo.
Come se non bastasse aveva incominciato a nevicare.
Di solito la neve era soffice, le piaceva stanziarsi sul davanzale della finestra di casa e osservare come questa scendesse giù lentamente, eppure quella volta sentiva come se fosse di troppo. Non ci voleva, ecco.

Stava morendo di freddo e non aveva idea di cosa stessero pensando i suoi a proposito di questa bravata, di sicuro non gliel'avrebbero fatta passare liscia.
Non sapeva dove andare e il pensiero di doversi trovare un posto per passare la notte svanì quando un bellissimo vestito da sposa bianco candido entrò nel suo raggio visivo.
Sgranò gli occhi e poggiò le mani sulla vetrina, respirando affannosamente e lasciando un alone che si dissolse subito nell'aria ghiacciata. Guardava ogni cosa con curiosità e ammirazione, un po' come se fosse appena nata.
E in effetti era così, non aveva mai visto cose del genere e ne era affascinata.
Di questo passo sarebbe rimasta incantata anche da cose stupide, si disse ridendo.

Continuò a passeggiare fino a tarda serata, si imbattè nelle vetrine di alcuni ristoranti e il languorino allo stomaco si fece sentire. Prese i biscotti dal suo zaino e ne mangiò un paio, pensando a cosa mettere sotto i denti per i prossimi giorni. Non poteva andare avanti coi biscotti, prima o poi sarebbero finiti.

Verso le undici di sera - aveva letto l'ora su un cartellone gigante - le strade cominciarono a spopolarsi e più passava il tempo, meno persone circolavano.
D'altronde faceva freddo e non era neanche un giorno festivo, la gente non aveva motivo di passare la serata al gelo.
L'idea di chiedere ospitalità a qualcuno attraversò la sua mente solo per un istante, poi scosse la testa. Era una cosa troppo grande per lei e poi si vergognava.
Provò invece a chiedere informazioni per degli alberghi vicini, ma le indicazioni erano frettolose e molto generalizzate, alcuni la guardarono dall'alto in basso con fare altezzoso. Manco si fossero ritrovati davanti a un cane malaticcio e pieno di pulci, si disse sconsolata.

Le gambe facevano male e sentiva la testa pesante, dovette aggrapparsi alle pareti degli edifici un paio di volte, fin quando non crollò in ginocchio in un vicolo.
Almeno era al sicuro.
Vedeva dei puntini viola davanti a sè e non era un buon segno. Stava per svenire, non poteva permetterselo.
Non riusciva nemmeno a parlare e faceva fatica a mantenere le palpebre tirate verso l'alto.
A malincuore fece l'unica cosa possibile per chiedere aiuto: lanciare pezzi di biscotti verso la strada.

Pregò che qualcuno notasse il suo disperato segnale. Pregò con tutte le sue forze.





































































* * *

















































































Jimin era sulla via del ritorno, mancava qualche centinaio di metri quando vide dei biscotti sbucare da un vicolo buio e fitto.

- Dei biscotti che saltellano?!- si disse aggrottando le sopracciglia.
Scosse la testa, era impossibile, la stanchezza giocava brutti scherzi. Ma proprio quando passò davanti a quel vialetto si accorse della manina che li lanciava.
Una ragazza.
Imbucò la stradina e lanciò a terra la borsa quando la vide moribonda e accasciata al suolo.

- Oddio sei pallidissima! Chiamo l'ambulanza!- urlò allarmato il castano, tirando fuori il suo cellulare dalle tasche e digitando il numero in fretta e furia.
La ragazza sgranò gli occhi per quanto fosse possibile, scosse la testa e mugugnò qualcosa in segno di negazione, Jimin esitò un po' prima di inginocchiarsi di fronte a lei e accarezzarle il viso con entrambe le mani.

- Ti porto a casa mia e ti riscaldi un po', va bene?- non attese risposta, se la caricò sulle spalle, prese la borsa e corse via da lì.

Sperò soltanto di aver fatto la scelta giusta.


***
Annyeong popolo! Come al solito faccio il mio comeback ogni venerdì/sabato ahah. E a proposito di comeback, ma vogliamo parlare delle foto che la BigHit ha pubblicato?! No, ma seriamente. Parliamone. Perchè io non sto capendo più nulla, e sapere che quei pazzoidi sono arrivati a nascondere la nuova tinta con delle parrucche/extension mi fa dare ancor di più di matto T.T  Sono un concentrato d'ansia. Cooomunque, passando alla storia, diciamo che incomincia seriamente dal prossimo capitolo, questi servivano solo per inquadrare un po' la situazione ahah ;) e ovviamente le guest star erano Jimin e Jungkook. Ringrazio T O M O M I  per aver espressio il suo parere a riguardo - mi ha fatto molto piacere ^^ -, _ChocolateKookie_  che no, non si aspettava proprio che la mia mente malata partorisse uno sclero del genere e la cara unnie tenacious_deep_soul 99 che finalmente può leggere la storia senza sorbirsi spoiler indesiderati ahah xD ringrazio tutte le persone che l'hanno già inserita fra le preferite/seguite/ricordate e chi la legge silenziosamente. Spero sempre di non deludere le vostre aspettative.  Scappo via, bacioni a tuttiiiii  _MartyK_ <3
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: _MartyK_