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Autore: EffyLou    13/08/2017    2 recensioni
ATTENZIONE: storia interrotta. La nuova versione, riscritta e corretta, si intitola Stella d'Oriente.
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Ha venti anni quando incontra per la prima volta quegli occhi, lo sguardo fiero del re di Macedonia, il condottiero che non perdona; ha venti anni quando lo sposa, simboleggiando un ponte di collegamento tra la cultura greca e quella persiana. Fin da subito non sembra uno splendente inizio, e con il tempo sarà sempre peggio: il suo destino è subire, assistere allo scorrere degli eventi senza alcun controllo sulla propria vita, e proseguire lungo lo sventurato cammino ombreggiato da violenza, prigionia e morte.
Una fanciulla appena adolescente, forgiata da guerre e complotti, dalla gelosia, dal rapporto turbolento e passionale col marito. Una vita drammatica e incredibile costantemente illuminata da una luce violenta, al fianco della figura più straordinaria che l'umanità abbia mai conosciuto.
Rossane, la moglie di Alessandro il Grande. Il fiore di Persia.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorie Antiche'
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Rossane
il fiore di Persia

۴ . Chahar

 
Gandhara, inverno 327 a.C.

Con Bagoa era riuscita ad arrivare ad un punto d’incontro. Dopo quella sera sul fiume, passavano pomeriggi insieme mentre Alessandro aveva il suo da fare.
Durante la marcia Rossane era sempre in coda con i servitori, mentre il re era avanti, e si affiancava a Bagoa per parlare e ridere.
Procedevano seguendo il corso di un fiumiciattolo per raggiungere la roccaforte di Aorno. Cratero ipotizzava un altro paio di giorni di marchia, massimo tre.
All’alba smontavano l’accampamento e si mettevano in marcia. Al tramonto lo rimontavano in fretta, prima che arrivasse il buio, e accendevano i fuochi.
Appena arrivati nel luogo in cui accamparsi, Alessandro si era affiancato a Rossane che stava legando il proprio cavallo ad un ceppo.
Quando lo vide, gli regalò un sorriso che lui non riuscì a non ricambiare. Le posò una mano sulla guancia, carezzandole il viso con il pollice. Poi le prese il mento tra le dita e si chinò per poggiarle un bacio casto sulle labbra.
«Rossane, devo chiedervi di fare attenzione d’ora in avanti lungo il cammino. Ci avviciniamo alla roccaforte di Aorno e ho paura che ci siano guardie appostate lungo la via. Inoltre, voglio che restiate lontana dalla battaglia, insieme ai servitori.»
Rossane aggrottò le sopracciglia. «Mi sento completamente inutile, come un bagaglio in più. Qui tutti hanno un ruolo, soldati e servitori. Io a cosa servo? Insegnatemi a combattere. Non prenderò parte alla battaglia della roccaforte, non ne sarei comunque in grado, ma in caso di ogni evenienza io voglio saper impugnare una spada e difendermi un minimo.»
«Ci sono le guardie per questo, Rossane. Non ho intenzione di permetterti di impugnare una spada. È una maledizione, rende assetati di sangue. E io desidero che ve lo risparmiaste, mia regina. Siete così pura, non mi perdonerei mai di vedervi insozzarvi con certe maledizioni.»
«Ma è solo per difesa personale!»
«Ho detto di no. Non insistete!»
Rossane lo guardò in cagnesco, e si allontanò a grandi passi verso l’accampamento.
Afferrò una delle daghe appartenenti a chissà chi, abbandonate sulla rastrelliera. Quando fu lontana dal chiacchiericcio, sguainò la spada. Era pesante, doveva ammetterlo, fu costretta a tenerla con due mani. Era più corta rispetto alle shamshir di Persia, e più pesante.
Se il suo re non voleva insegnarle a combattere, avrebbe imparato da sola. In tanti imparavano da auto-didatti e ce l’avevano fatta, lei non aveva niente in meno rispetto a quella gente. Solo forza fisica, ma era un problema a cui avrebbe potuto far fronte in un modo o nell’altro.
Di certo non si sarebbe arresa al primo no.
Cominciò a martoriare un povero ceppo con la spada, il sudore cominciò a scendere dalle tempie.
Una risatina roca la fece interrompere bruscamente, la spada a mezz’aria sopra la testa mentre caricava il colpo.
Cratero aveva le braccia incrociate al petto, si stava divertendo. Rossane arrossì, lasciò cadere la spada e intrecciò le dita dietro la schiena.
«Guarda, una spada!»
«Credo proprio che sia la mia.» sghignazzò di nuovo, avvicinandosi per recuperarla e rimetterla nel fodero.
«Infatti mi domandavo di chi fosse!»
«Mia regina, solo voi potete rubare la mia spada senza che vi vengano tagliate le mani. La prossima volta avvisatemi, magari. – le strizzò l’occhio. – Cosa stavate facendo? Eravate molto arrabbiata con quel ceppo, vi ha forse importunato?»
«Ecco, io… Volevo imparare a combattere. Un minimo, insomma. Corriamo pericoli e io sono un peso, se imparo a combattere posso almeno difendermi da sola senza chiamare aiuto in caso di aggressione. Non voglio fare la fanciulla in difficoltà, mi capisci, Cratero?»
«Non saresti la prima donna che impara, d’altronde. La sorellastra di Alessandro stessa è scesa in battaglia con suo padre Filippo, una volta, e ha pure ucciso una regina nemica in un corpo a corpo. Tra la tua gente, ci fu Artemisia che guidò cinque triremi della flotta di re Serse. Ah, le donne. Vengono rilegate a ruoli come moglie e madri, eppure sul campo di battaglia si dimostrano spesso al pari o superiori degli uomini. Sapete delle donne di Sparta? Prodigiose. – si rese conto d’aver parlato più del dovuto e si schiarì la gola. ─ Se volete imparare, chiedete al vostro re di insegnarvi.»
Rossane aveva ascoltato rapita le parole di Cratero sulle donne. Conosceva la storia di Artemisia, come non poteva? La considerava quasi un’eroina. Ma non sapeva delle donne di Sparta o della sorellastra di Alessandro. Avrebbe voluto saperne di più, ma prima che potesse esporre una qualsiasi domanda in merito, il generale concluse il discorso con quella frase infelice. Lei storse le labbra.
«Non vuole aiutarmi. Ma tu potresti.»
«Se il re non vuole, non vi insegnerò nulla, mia regina. Mi dispiace.» asserì, alzando le spalle.
«Allora ruberò sempre la tua spada. Per ripicca.» replicò piccata, incrociando le braccia al petto e sollevando il mento.
Cratero aggrottò le sopracciglia, le lanciò la daga. Rossane la prese al volo, accogliendola tra le braccia e facendo un passo indietro.
«Ho visto il modo orribile in cui l’avete impugnata prima, devo proprio partire dalle basi.»
 
 
Rossane era soddisfatta della sua prima lezione di spada con Cratero.
Era un insegnante paziente e volenteroso. Si fece prima spiegare i motivi dietro la scelta di apprendere tale arte e li comprese appieno, li appoggiò persino. Le disse che avrebbe preferito cominciare utilizzando bastoni o rami, ma per le motivazioni espresse dalla regina, decise di partire subito con la spada. Per farle prendere familiarità col peso, il metallo, la lama affilata, la sua consistenza nello spazio circostante. L’aveva già svezzata, in altre parole.
Inoltre le aveva dato uno spadino che poteva nascondere negli stivali, per ogni evenienza.
Cratero aveva capito che Rossane non si sarebbe fermata con un banale “no”. Non aveva senso opporsi alle sue scelte, era fatica sprecata, perché in un modo o nell’altro sapeva ottenere ciò che voleva. Era minuta e atletica, il saldato pensò che poteva diventare una buona spadaccina. Magari non eccellere nella tecnica, ma era agile e poteva cavarsela.
Avrebbe potuto farle provare la tecnica dei coltelli, il tiro con l’arco, in alternativa alla spada che richiedeva una forza fisica maggiore di quanta ne avesse lei.
L’indomani l’avrebbe iniziata a quelle due discipline, sì, aveva deciso così.
Durante la cena, Rossane parlò con Bagoa della sua lezione. Gli aveva detto di essere andata contro gli ordini di Alessandro, e lui aveva avuto un tremore. Non aveva mai avuto il coraggio di opporsi alla volontà del re, invece lei sì. Forse per carattere, o forse perché era la regina e aveva il diritto di far sentire la sua voce.
Nella sua tenda quella sera, Rossane si pettinò i capelli come di consueto. L’indomani li avrebbe lavati al fiume. Avevano perso un po’ di lucentezza, per via dell’assenza degli oli e dei balsami che utilizzava ad Al-Khanoum per nutrirli, ma rimanevano morbidi e fluenti. Cercava di curarli come poteva con impacchi naturali e ogni sera non si negava di spazzolarli.
Aveva dovuto tagliarli prima di partire. In estate avevano raggiunto metà natica e li aveva accorciati un po’, tagliandoli fino al girovita. Quand’erano umidi sfioravano l’osso sacro, le fossette di Venere.
Alessandro fece il suo furioso ingresso nella tenda, facendola sobbalzare. Non le diede il tempo di dire niente, la afferrò per i capelli e la costrinse ad alzarsi. Avvicinò il viso al suo, strattonandola.
«Vi avevo ordinato di non toccare una spada! Mi sono stancato di vedere i miei ordini bellamente ignorati da voi.»
«Io non sono un soldato, non potete darmi ordini. Voi non potete dirmi cosa devo e non devo fare! Se ritengo che imparare la spada è giusto, io imparerò a maneggiare una spada.»
Lo guardava dritto negli occhi, cercando di mascherare il dolore lancinante alla cute che lui le stava provocando tenendola per i capelli. Se li era attorcigliati intorno al polso, la stretta delle dita ferrea.
Non avrebbe mai creduto di vederlo arrivare a tanto.
C’era la guerra negli occhi nocciola di Rossane, la dignità e l’orgoglio.
«Credete che io mi diverta a dare ordini a destra e a manca? Voi non fate che remarmi contro, Rossane. – ringhiò, al suo orecchio. – Come se non bastasse, vi siete fatta dare lezioni da Cratero!»
La strattonò di nuovo, facendola inginocchiare a terra. Lui si chinò sui talloni di fronte a lei, continuando a tirarle i capelli, tenendole la testa piegata leggermente indietro.
«Voi mi avete negato l’aiuto.» gemette, mantenendo la schiena dritta con dignità.
Perché doveva fare così?, si chiese Rossane stringendo le labbra.
Lei aveva chiesto aiuto al suo re, lui gliel’aveva negato e si era fatta aiutare da uno dei generali. Qual era il problema? Perché doveva tirarle i capelli e trattarla in quel modo?
Strinse gli occhi, obbligandosi a non piangere per l’umiliazione e la rabbia.
«Io non so cosa devo fare con voi, Rossane. Siete disobbediente, schiva, ma solo con me. Con Bagoa, Efestione e Cratero siete una persona deliziosa, aprite il cuore all’amicizia. Perché scappate da me?»
«Guardatevi, Alessandro. Ditemi come non potrei scappare da un uomo che tira la moglie per i capelli.»
Il re sembrò rendersi conto in quel momento. Allontanò subito la mano, non la toccò.
Lei scivolò verso il cantuccio con le pellicce, il suo letto. Si tenne a distanza di sicurezza. Il macedone la raggiunse, scivolando vicino a lei.
«Non fatemi del male.» sussurrò, scostandosi leggermente.
«Non accadrà più. Perdonami, Rossane.»
Era la prima volta che le parlava in modo così intimo.
«Sono molto stanco. – continuò. – E nervoso. Non avrei dovuto prendermela con te, e hai il diritto di fare ciò che ritieni giusto.»
Lei tacque, lo sguardo basso mentre si martoriava le dita.
Dopo un lungo silenzio, annuì appena.
«Va bene, non importa. È colpa mia, vi ho sfidato e non avrei dovuto. Cercherò di essere più accondiscendente, mio re.»
In cuor suo sapeva che non sarebbe mai accaduto, a meno che non si sarebbe trovata d’accordo con le sue decisioni, e non si sentiva davvero in colpa.
Alessandro allungò una mano verso il suo viso. Ne accarezzò i bellissimi lineamenti con la punta delle dita. «Mia meravigliosa Rossane.» sussurrò a fior di labbra, studiandola come se la stesse guardando per la prima volta.
Lei guardava i suoi occhi, incantata da quella meraviglia della natura. Non pensava che Ahura Mazda fosse in grado di creare gli occhi di due tonalità così diverse in un solo individuo. La notte e il giorno.
Brillavano di una luce dolce mentre la studiavano. Era il suo sguardo che rendeva belli quegli occhi.
Altre volte le aveva dato l’appellativo “mia”, ma mai in modo così deciso e possessivo.
Rossane aveva ormai capito di essersene innamorata. Gli sfuggiva perché aveva paura ad aprire il suo cuore per timore di restare ferita, proprio come aveva detto Bagoa. Ma per lui Alessandro aveva rappresentato una guarigione, magari sarebbe stato lo stesso anche con lei. Forse avrebbe potuto lasciarsi andare.
Il viso del re era sempre più vicino al suo, come se volesse studiare le fattezze della pelle, la tonalità, la purezza.
Le sue dita percorrevano come una carezza i suoi lineamenti. Il profilo del naso, gli zigomi, l’arcata del sopracciglio, il mento. Rossane chiuse gli occhi, lui le sfiorò le labbra studiandone il disegno.
«Non ho mai conosciuto una donna bella come voi, mia regina.»
«Non vi credo.»
«Non vi fidate della parola del vostro re?»
Lei aprì gli occhi, Alessandro le stava sorridendo divertito e malizioso.
Rossane boccheggiò, il re posò la fronte sulla sua e la posò una mano dietro le schiena mentre la faceva stendere. Scivolò sdraiato su un fianco, vicino a lei. Appoggiò il braccio al lato del suo viso, tra i cuscini.
Le baciò il collo, sotto l’orecchio, la curva della mascella. Arrivò a baciarle il mento, l’angolo delle labbra.
«Quello che dice il re è legge.» le sussurrò, le labbra che sfioravano le sue.
«E quello che dice la regina, invece?»
«La mia regina non fa che contestarmi e disobbedirmi, forse mi disprezza.»
Le baciò gli zigomi, il naso.
«La vostra regina non vi disprezza affatto, ma non sopporta le imposizioni.»
«Se non mi disprezza, perché mi sfugge? È come vento tra le dita, intangibile. Riesco a sentirla a volte, e diventa quasi materiale, ma non riesco ad afferrarla e a tenerla a me. Mi fa diventare matto.»
Mentre continuava a lasciarle baci sul viso, la sua mano scese sul suo fianco accarezzandone le forme. La infilò sotto la sottana, toccando quella pelle meravigliosa e saggiandone finalmente la delicatezza. Era la prima volta che la toccava.
Alessandro si bloccò, le labbra premute sulla pelle. Allontanò la mano, sistemandole la veste. Le diede un bacio casto sulle labbra. Non l’aveva più baciata come aveva fatto alla radura di Al-Khanoum.
«Poco fa è stato deciso che partiremo domani per la roccaforte di Aorno. Saranno due giorni di cammino, poi ci sarà l’assedio. Quando la conquisteremo, ci fermeremo un giorno lì. Manderò qualcuno per avvisarvi che la rocca è caduta e potrete raggiungerci in modo da proseguire il viaggio.»
Le disse, alzandosi in piedi. Si passò una mano tra i capelli.
Rossane aveva le guance rosse ed era ancora frastornata per le carezze sui fianchi che lui le aveva fatto. Il contatto più intimo che avessero avuto in quell’arco di tempo insieme.
«Noi resteremo qui, dunque.»
«Sì, è più sicuro. Mi dispiace che non potrete continuare le vostre lezioni con Cratero, per il momento.»
«Davvero?»
Alessandro alzò le spalle. Cercava di andare incontro ai desideri della sua regina. Non aveva senso imporsi e dirle di non fare una cosa, se lei lo desiderava. Era volitiva, determinata, sapeva arrivare dove voleva e questo aspetto era amato e odiato da Alessandro. Era l’unica donna con cui c’era un confronto diretto. E lei non aveva alcuna paura ad andare contro i suoi ordini, come se non le importasse che lui fosse il Re dei Re.
Rossane fece un gesto vago con la mano.
«Tornerete da me, mio re?»
«Sarete voi a venire da me, stavolta. – sorrise malizioso, scostò le tende per uscire. – Buonanotte, Rossane.»
 


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Angolo autrice
Violenza e dolcezza infinitaa~ 
Okay questo è solo un capitolo di passaggio ma mi serviva per introdurre le lezioni di spada di Rossane e farvi capire che Alessandro ha i suoi scatti d'ira, argh. Il fatto che di lei si sappia poco e niente, mi dà la possibilità di prendermi alcune libertà, tra cui anche la scelta di farle prendere lezioni di spada per l'appunto hahah! 
A darmi l'ispirazione per questo aspetto è stato un articolo di Europinione.it che parlava appunto di Rossane, e l'ho trovato per puro caso. In particolare un pezzo mi ha dato la carica sia per scrivere di questo lato agguerrito e sia per scrivere la storia in sé:

R
ossane rimase lì, tra i combattimenti, il sangue e la pioggia che bagnava le foglie carnose dell'umida foresta tropicale; un fiore delicato tra i rovi della guerra. Vide e visse orrori inimmaginabili, come quello dell'Idaspe, dove la battaglia contro re Poro e i suoi soldati si risolse in un violento massacro.

Ringrazio tutti per aver speso un po' di tempo a leggere questa storia, per averla recensita, per averla inserita tra i seguiti o le preferite, ma anche per averla semplicemente sbirciata. Insomma, grazie davvero! Non nutrivo grandi pretese per questa storia, invece sta riscuotendo più successo di quanto mi aspettassi, il che mi lascia sorpresa e felice haha
Vi ringrazio tanto ;; ♥
Come al solito, se avete consigli, precisazioni, domande o volete dirmi cosa ne pensate, io vi ascolterò con piacere ♥

Ricordo che aggiorno settimanalmente, ogni domenica!

Alla prossima, grazie a tutti! ♥


 



 
   
 
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