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Autore: Blablia87    14/08/2017    6 recensioni
Piccola raccolta di one shot e flash a tema Johnlock.
Poco più che brevi barlumi, senza una precisa collocazione temporale.
(Il rating può variare)
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prompt
: “Scar worship”
Tipo di coppia: Slash (Johnlock)
Rating: Verde

 
 
 

Sentieri
 
 

John - postura rigida e sguardo scuro - prende un respiro profondo, serrando le mani a intervalli regolari nel tentativo di mantenere la calma.
«Quante volte dovrai vederle, esattamente, prima di abituarti alla loro presenza?» domanda Sherlock senza voltarsi, un asciugamano di spugna bianca stretto attorno alla vita. «È tessuto cicatriziale, John. Spiegarti ancora una volta come si sia formato sarebbe un insulto alla tua formazione medica ancor prima che alla tua intelligenza.» Con passo veloce si avvicina al proprio armadio, aprendo l’anta destra quel tanto da riuscire ad inquadrare il medico nel piccolo rettangolo formato dallo specchio che vi è attaccato sopra.
John alza un sopracciglio, abbozzando un sorriso teso che gli inarca solo una parte delle labbra.
«Non lo so, esattamente» risponde, ricalcando il tono di voce dell’altro. «Forse un altro paio di volte. Forse mai» ammette, scrollando le spalle. «Ed è proprio perché so come si è formato, che fingere che sia normale non mi è possibile.»
Il detective lo osserva attraverso il riflesso, abbassando velocemente lo sguardo. Poi, in silenzio, comincia a cercare tra i vestiti appesi un abbigliamento consono a ritirare il premio che Lestrade ha insistito - in modo a tratti molesto - che venisse loro consegnato per l’ultimo caso risolto.
«È passato. Non puoi cambiarlo» riprende dopo qualche secondo, la voce ovattata dalla fila di camicie appese che sta facendo scorrere davanti agli occhi.
«Vero. Ma non puoi pretendere che non mi senta… in colpa. Che non siano un memento costante a ciò che hai dovuto passare. Che io ho dovuto passare. Cosa dovrei fare? Venerarle?»
«Perché no» ribatte il detective, voltandosi di scatto verso l’altro. «È quello che faccio io. Le onoro ogni mattina, ogni volta che sento la pelle tirare, o dolere. Ringrazio che siano lì, ed io sia qui. Non sono il simbolo di un fallimento, ma l’emblema di una vittoria.»
John aggrotta la fronte, inclinando la testa da un lato.
«Non mi hai permesso di esserci. Di proteggerti. Di guardarti le spalle» sussurra qualche secondo dopo, e sembra improvvisamente stanco, triste, arrabbiato.
«Avevo bisogno di un porto al quale fare ritorno, John. Un faro non può far luce, se lo porti con te nelle tenebre.» Sherlock si volta nuovamente verso l’armadio, indossando la camicia scelta con un movimento fluido.
«Non pretendo che tu capisca. Ti chiedo solo, se puoi, di non odiarle» conclude, cominciando a chiudersi i bottoni.
«Non le odio…» si arrende l’altro, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. «Non potrei. È solo…»
«Una volta mi hai detto che la cicatrice dello sparo sulla tua spalla ti ricordava costantemente perché vivere, avendoti mostrato quanto fosse facile morire» lo interrompe il detective, le dita impegnate a far entrare i bottoni nelle asole dei polsini. «Loro mi hanno insegnato per cosa vivere, mentre mi veniva mostrato quanto fosse difficile morire.»
«Sherlock…» John chiude gli occhi, il respiro bloccato in gola. Scuote la testa, mentre il cuore sembra farsi piccolo e fragile nel suo petto.
«Ognuna mi ha riportato un passo più vicino a Londra. A te. Sono state i miei sentieri verso casa. E non posso che ringraziarle, per questo.»
«Vieni qui» sospira il medico, aprendosi in un sorriso emozionato. Si porta velocemente vicino all’altro, appoggiandosi con la testa contro la sua schiena. Sherlock socchiude occhi e labbra, sorpreso. «Lo sai che ti amo, vero?» gli sussurra John tra le scapole, le labbra contro il cotone della camicia.
«Certo» conferma il detective, confuso. «Ho detto qualcosa di sbagliato?» domanda poi, con tono e sguardo disorientato.
«No. Niente di sbagliato» lo rassicura John, appoggiandogli un bacio al centro della schiena, dove una delle cicatrici più spesse solca il tessuto teso che la copre. «Volevo solo dire “grazie”. Vogliamo andare?»
 
 


 
Angolo dell’autrice:
 
è stato particolarmente difficile, lo ammetto, trovare un modo per affrontare questo prompt. Ogni idea mi sembrava assolutamente OOC, e ho iniziato a comporre questa OS più e più volte, finendo sempre col cestinare ogni cosa scritta.
Non sono sicura di aver ottenuto un buon risultato (ed è piuttosto evidente che abbia spudoratamente “barato”, nello sviluppo della traccia data! XD), ma non sarei stata in grado di affrontare il tema in altro modo.
 
I preparativi procedono e, ormai, mi sembra di essere sospesa tra due mondi. Non so, esattamente, come sentirmi a riguardo. Ma scrivere mi sta aiutando molto.
 
Grazie infinite, come sempre e di cuore, a chiunque abbia letto fin qui. ^_^
 
Provvederò al più presto a rispondere alle vostre recensioni, prometto!

A presto,
B. 
 



 
P.S.: “Brainteaser” esce oggi anche in versione eBook. 
È per noi (per me, ma soprattutto per Sasha ed Alex) l’inizio di una nuova avventura,
che si affianca a quella meravigliosa cominciata a giugno di questo anno.

Ancora una volta vi chiedo (se vi va) di pensare a noi con affetto e incrociare le dita.

È un’energia inestimabile, quella del vostro sostegno. ^_^

Se volete dare un'occhiata lo trovate qui:


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