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Autore: Rohhh    15/08/2017    2 recensioni
La ventunenne Ashley, dopo essere stata cacciata via da casa da sua madre ed essersi ritrovata completamente sola in una città a lei sconosciuta, ha riscoperto la serenità che cercava nel suo nuovo gruppo di amici, conosciuto grazie al fortunato incontro con Terence, un ragazzo gentile e premuroso e sua sorella minore Michelle, che le ha offerto una stanza nell'appartamento che condivide con altre tre ragazze. Con un lavoro che le permette di mantenersi gli studi che ha sempre desiderato e la vicinanza delle amiche, tutto sembra procedere liscio per Ashley, ma il ricordo del suo triste passato arriva spesso a tormentarla e l'unico che misteriosamente riesce a darle sollievo da quei pensieri è Matt, un ragazzo odiato dai suoi nuovi amici per motivi non ben chiari e considerato da loro come un vero e proprio nemico da cui stare alla larga. Ashley, nonostante sia conscia della fama del ragazzo nel suo gruppo, in un momento di disperazione e debolezza, finisce per cedere e commettere con lui un errore che la perseguiterà e che presto finirà per pagare caro.
Ma, forse, non tutto ciò che sembra perduto per sempre lo è davvero...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Ciao a tutte!
Intanto buon Ferragosto!
Mi auguro che siate in giro a divertirvi oggi e che abbiate di meglio da fare che leggere il capitolo ma, nel caso in cui non fosse così o riusciate a trovare comunque uno spazietto nella giornata per farcelo entrare...beh, ne sarei molto felice!
Avevo il capitolo quasi tutto pronto quindi oggi ho trovato un momento libero per rivederlo e pubblicarlo al volo, anche se sono giornate abbastanza piene, visto il periodo. Non sono in vacanza ma abito già a mare quindi ho avuto computer e tranquillità per poter scrivere, nonostante la vita sociale mi occupi abbastanza tempo, ultimamente, com'è giusto che sia! :D
Detto questo vi lascio alla lettura, e spero apprezzerete!
Un gigante grazie come al solito!

Cap. 23 Non tutto cambia, non tutto rimane lo stesso

 

 

«É tutto cambiato» mormorò Ashley, guardandosi attorno con aria assorta e vagamente malinconica.

Aveva parlato sottovoce, a volume così basso che le sembrò di rivolgersi solo a sè stessa e non anche al ragazzo biondo che le faceva compagnia per l'ennesima volta, in un pomeriggio che avrebbe dovuto trascorrere noioso come tutti gli altri e che invece aveva preso una piega inaspettata.

Sedeva a gambe incrociate su un prato che aveva già avuto modo di conoscere in passato ma che adesso appariva più sbiadito e spoglio, gli alberi che la circondavano avevano perso il loro tipico colore verde acceso, e parte delle grandi foglie che li adornavano durante la bella stagione giacevano già a terra, imbrunite e accartocciate.

I visitatori del parco, molti meno numerosi di quanto riuscisse a ricordare dall'ultima volta, passeggiavano stringendosi nelle loro giacche per ripararsi dall'aria pungente di fine Ottobre, che non faceva più piacere sulla pelle nuda come la leggera brezza estiva.

La frase di Ashley doveva essere una semplice constatazione sugli ordinari mutamenti che avevano coinvolto il clima e l'ambiente circostante per il cambio della stagione ma ebbe, invece, l'aria di trattarsi di una riflessione più profonda ed enigmatica, che pareva nascondere altro, un doppio senso celato oltre quelle ovvietà.

Non solo il paesaggio era cambiato, anche loro due non erano più gli stessi.

Ashley sospirò poi portò lo sguardo su Matt il quale, seduto accanto a lei, stava curvo, impegnato ad arrotolarsi del tabacco per una delle sue immancabili sigarette, facendo roteare le dita con dei movimenti veloci e ormai automatici.

Era stato lui a condurla per la prima volta in quel posto paradisiaco, lontano dalla città e dal caos, in quello che avrebbero potuto tranquillamente definire il loro primo, vero 'appuntamento', se solo quella parola, riferita al loro rapporto, non sembrasse abbastanza ridicola.

Da quel giorno era trascorso poco più di un mese e tante cose, forse troppe, erano accadute.

Matt rimase in silenzio, chino e intento ad accendersi la sigaretta, senza dare la minima impressione di voler replicare all'affermazione della rossa.

Si prese del tempo, con calma e lentezza, aspirò il fumo, poi socchiuse gli occhi e si distese sull'erba , facendo combaciare la sua schiena col terreno freddo.

«L'estate è finita» sentenziò pacato, mentre i suoi lineamenti venivano annebbiati per una frazione di secondo da una nuvola grigiastra che proveniva dalle sue labbra dischiuse.

Ashley si voltò di scatto, ormai non si aspettava più una risposta da lui e ne rimase stupita, contraendo poi lo sguardo per concentrarsi e analizzarla con cura.

Apparentemente, si trattava di una osservazione piuttosto banale e scontata, eppure quella breve frase lasciava addosso la sensazione di voler alludere anche ad altro e, forse, era stato proprio quello l'intento di Matt.

Inutile negare che qualcosa tra loro fosse giunto inesorabilmente al termine, come una fase o un periodo della propria vita che si chiude d'improvviso e lascia spazio solo a tanta incertezza e innumerevoli interrogativi sulla nuova parentesi appena cominciata.

Quella consapevolezza era fortissima adesso che ogni barriera era stata spazzata via, quella dei vestiti e quella dell'anima, e che il delicato e precario equilibrio tra loro era stato stravolto, permettendo a una marea infinita di dubbi sul futuro, di accavallarsi l'uno sull'altro, senza nessuna previsione certa e, al contrario, molta incertezza.

Non erano più gli stessi ragazzi che, solo un mese prima, avevano scoperto su quel medesimo prato una nuova intimità, fisica e spirituale, e una attrazione potenzialmente letale che però non era ancora esplosa, ma era rimasta lì in agguato, pronta a fare danno da un momento all'altro.

E alla fine quel momento era arrivato e, da circa una settimana, ne portavano dentro i segni e anche qualche ferita.

Ashley colse il senso segreto delle parole di Matt con facilità, come un rebus non troppo complicato da risolvere, e un brivido freddo le attraversò la schiena, costringendola ad avvicinare le ginocchia al petto e stringersi nelle spalle, sfregandosi le braccia più volte.

«Hai freddo?» domandò Matt, ancora sdraiato, voltando di poco la testa per scorgere il profilo di Ashley, raggomitolata su sè stessa nel tentativo di proteggersi dal vento e dalle sue paure, le vere artefici di quella repentina sensazione di gelo nel sangue.

Era stata male da poco, il rischio di una ricaduta non appariva così improbabile e lui era pronto a cederle il suo giubbotto per evitarle di riprendersi un malanno.

Almeno qualcosa di utile per lei poteva ancora farla, in mezzo a quel casino.

«No, va tutto bene» lo rassicurò la ragazza, annodando più stretta al collo la sciarpa prima di poggiare indietro i gomiti e lentamente scivolare per terra, fino a distendersi del tutto, adagiando la testa sull'erba, allo stesso livello del suo compagno.

Matt si girò nella sua direzione, i capelli rossi di Ashley si erano sparsi sul terreno e alcune ciocche erano finite ad un passo dal suo naso, inondandolo del loro bel profumo fino ad inebriare i suoi sensi e fargli riaffiorare ricordi ancora troppo recenti.

Quell'aroma fresco e vanigliato era lo stesso che lei emanava nell'assurdo pomeriggio in cui avevano fatto sesso e Matt dovette sforzarsi parecchio per cancellare l'immagine di Ashley, mezza nuda sotto di lui, la sensazione delle ginocchia di lei strette attorno ai suoi fianchi e della pelle calda e umida, e il rumore di quei gemiti femminili e dei respiri affannati che lui aveva soffocato sul suo seno.

Fece per portarsi la sigaretta alle labbra e provare a rilassarsi e pensare ad altro, quando lei lo bloccò.

La mano di Ashley aveva raggiunto la sua, facendolo sussultare internamente per quel tocco inaspettato, le dita sottili della ragazza ne sfiorarono il dorso, si trattennero più a lungo del necessario, approfittando per lasciargli qualche carezza delicata prima di riprendere il loro vero obiettivo.

Matt si sentì sfilare la sigaretta dalle dita, si voltò sorpreso e la vide portarsela alla bocca e prenderne un paio di tiri, con gli occhi socchiusi e pensierosi, rivolti al cielo un po' nuvoloso e tendente ormai all'imbrunire.

Sembrava essere diventato un rituale destinato a ripetersi: fumare sdraiati sull'erba in quel bosco, l'uno accanto all'altra, con solo il rumore delle foglie e dei loro respiri a carezzare le orecchie mentre i rispettivi pensieri si rincorrevano, provando a raggiungersi.

Stesso luogo, stessi gesti, uno scenario diverso e più ingiallito e loro due che non erano certo da meno.

Il cuore di Matt accelerò i battiti senza che potesse impedirlo e una serie di fremiti gli scossero le membra, sconvolgendolo e lasciandolo senza fiato mentre ammirava il viso di quella ragazza, fragile e testarda allo stesso tempo e per questo così bella e sensuale ai suoi occhi.

E poi silenzi, lunghi, lunghissimi silenzi a scandire ogni secondo, più efficaci di qualunque altro discorso, più pesanti di una tonnellata di piombo durante quel pomeriggio che non li vedeva particolarmente loquaci ma bravissimi ugualmente a comunicare in altri modi, meno rumorosi.

Ashley posò lo sguardo, intriso di una serie indefinita di sentimenti, su quello del ragazzo, già pronto ad aspettarlo e felice di accoglierlo, e quell'incontro le fece piegare gli angoli delle labbra in un sorriso tenero, quasi imbarazzato.

Matt non resistette, si sollevò di poco con un braccio e ruotò il busto, portando il viso al livello di quello della rossa.

Approfittò del suo stupore, e del momento esatto in cui aveva getto fuori il fumo dalle labbra socchiuse, per scostargli con dolcezza la mano che reggeva la sigaretta e allontanarla dal suo volto.

Le prese il mento delicatamente e lo carezzò con due dita , poi mosse il pollice con lentezza, lo avvicinò al suo labbro inferiore e lo passò per tutta la lunghezza, come a volerne saggiare la morbidezza con una carezza sensuale, facendole dischiudere maggiormanete la bocca.

Le iridi di Matt, con un movimento fulmineo, indugiarono per una frazione di secondo su quelle labbra che tanto desiderava, poi tornarono sugli occhi castani di Ashley e lì si piantarono senza intenzione di cedere.

Ashley finì per annegarci dentro, quello sguardo la trafisse senza pietà, entrò dalle pupille nere per arrivarle dritto in gola, lasciandola senza fiato e con un turbinio forsennato nello stomaco, una sensazione di confusione e leggerezza allo stesso tempo che la stordì come fosse sotto effetto dell'alcool e anestetizzò ogni preoccupazione.

Perché diavolo si sentiva così ogni volta che la sfiorava?

Non si era trattato solo di desiderio: il piacere, quello fisico, sapeva riconoscerlo bene e non ci voleva nemmeno una così grande capacità di analisi per scovarne i sintomi.

Su quello ci aveva messo una pietra sopra da un po', rassegnandosi all'evidenza che alcune parti del suo corpo reagivano fin troppo spudoratamente alla vicinanza del biondo, e avevano avuto modo di constatarlo insieme solo pochi giorni prima.

No, era uno scombussolamento diverso, si aggiungeva al piacere della vicinanza fisica e lo sorpassava, arrivando a provocarle un misterioso calore diffuso al petto e una felicità inspiegabile, così perfetta ed esaltante che avrebbe voluto non terminasse mai.

Avrebbe voluto avere lui accanto, ogni momento del giorno e della notte, a renderla serena e appagata con i baci, le sue parole e le risate.

Che razza di pensieri balordi erano quelli? Non poteva di certo essere...

No, era categoricamente escluso, lei non poteva...con lui poi!

Quella situazione stava decisamente degenerando in qualcosa che andava ben oltre i piani iniziali, ben oltre ogni logica spiegazione e, soprattutto, ben oltre il limite della possibilità e andava fermata subito, a costo di ingurgitare litri di insetticida per debellare ogni singola sottospecie di volatile simile a farfalla che avesse anche solo lontanamente pensato di poterle svolazzare dentro quando lui la toccava o le sorrideva.

Distratta e tutta presa ad elaborare qualche piano o strategia per liberarsi di quel gravissimo problema, non si accorse che i loro visi erano ormai troppo vicini e quando lo realizzò era tardi.

Come due calamite che non possono opporsi alla forza attrattiva che scatenano, le loro labbra si avvicinarono contemporaneamente, unendosi in un morbido contatto che cominciava ad essere la normalità e a cui era facile abbandonarsi.

Ashley chiuse gli occhi per un attimo, godendosi esclusivamente i brividi che quei baci le stavano regalando dopo giorni di gelo e distacco e finì per dimenticare tutta la confusione che aveva regnato fino a poco prima nella sua testa.

Erano dei baci diversi da quelli scambiati l'ultima volta, disperati e frenetici, quasi le labbra si scontrassero, impegnate in una lotta passionale e carica di tensione sessuale.

Questi si caratterizzavano per la lentezza e l'estrema dolcezza con cui le lingue si cercavano e accarezzavano a vicenda, non c'era nessun bisogno di rincorrersi o di sbrigarsi, esisteva tutto il tempo del mondo e volevano prendersela con comodo e senza fretta.

Erano baci senza doppi fini, languidi e delicati, e per la prima volta Ashley sentì che avevano una ragione nuova per esistere.

Per la prima volta le parve di baciare Matt non perchè ne avesse bisogno, non perché stava soffrendo e voleva cancellare il dolore con quell'immenso piacere, non c'era nessuna necessità di spegnere il cervello e drogarsi di quella sensazioni.

L'unico motivo per cui lo stava facendo era anche quello più semplice e ovvio.

Lo stava baciando perché aveva voglia di lui, come avrebbe fatto una qualunque ragazza innamorata davanti al ragazzo che le piace e che le fa saltare il cuore nel petto.

Rapita da quella libertà e dalla naturalezza di quei baci, portò le mani sul viso del ragazzo, gli carezzò il collo e poi risalì sulle guance, fino a raggiungere i capelli, tra i quali fece scivolare le dita, beandosi della loro morbidezza.

Lo sentì staccare le labbra per un attimo e prendersi una pausa, incontrò i suoi occhi azzurri che la guardavano come fosse la cosa più importante in quel momento e gli sorrise mentre avvicinava nuovamente il viso di Matt e gli sfiorava la bocca con la lingua per invitarlo a riprendere da dove si era fermato, ordine che lui accolse senza farsi pregare.

Ashley lo stringeva mentre lui teneva le braccia ai lati del corpo della rossa e vi faceva forza per evitare di gravare col suo peso sul corpo esile di lei.

Tutti i baci, le carezze, e i sospiri che si incastravano tra le labbra, riaccesero dei desideri che, da quando erano esplosi senza controllo nello studio di Matt qualche giorno prima, erano ormai liberi di scorazzare e farsi vivi nei momenti più opportuni.

Matt si abbassò su Ashley, lo fece involontariamente, spinto da quella forza alla quale avevano paura di dare un nome preciso, il suo torace entrò in contatto col corpo della sua compagna, la sentì sussultare e poi portargli una mano dietro la schiena e premere più forte per accentuare quell'unione.

Una vampata di calore e di fremiti invasero il bacino di Ashley come un'esplosione imprevista e travolgente, si propagarono da lì fino alle sue braccia e ad ogni parte del suo corpo mentre il ritmo dei baci si serrava, erano diventati più rapidi e profondi ed esigevano sempre di più.

Ashley infilò una mano sotto il giubbotto di Matt, toccò la sua pelle e sorrise sulla bocca del ragazzo quando anche lui le passò il palmo della mano sulla pancia lasciata scoperta dal trambusto che aveva spostato la sua maglia.

Una settimana ad evitarsi ed a rimuginare sopra a quell'evento disastroso che li aveva coinvolti per poi ricascarci come due pere mature.

Tutto cambiava intorno, ma se c'era qualcosa che pareva non farlo mai era la forza che li teneva uniti e li avvicinava sempre di più.

I loro gesti erano molti più naturali e meno carichi di incertezze dopo che la passione aveva fatto il suo corso giorni prima e ad Ashley sembrò di riprovare la meravigliosa sensazione di precipitare in un baratro con lui.

Sentì le gambe molli e arrendevoli, di nuovo pronte ad accoglierlo per la seconda volta, quasi provò fastidio nel rendersi conto che lui esitava a sistemarsi tra di esse e le prolungava l'agonia dell'attesa di un piacere più forte, finchè qualcosa si ruppe, improvviso come la catena di azioni che li avevano mossi fino a quell'istante ed Ashley aprì gli occhi di scatto, interruppe il bacio ed emise un verso di terrore.

Matt si arrestò, allarmato dalla reazione della ragazza, si sollevò per lasciarla libera e lei scivolò via dalla morsa dolcissima del suo petto, per riportarsi seduta, con il fiatone e il cuore in gola.

«Scusami» mormorò lui, allontanandosi e mettendosi a sua volta a sedere di fronte a lei, studiandola di soppiatto per capire se avesse combinato l'ennesima stronzata con quella ragazza che, ne era certo, l'avrebbe fatto impazzire e finire in un manicomio, prima o poi.

Lo voleva, lo prendeva e poi lo respingeva con la stessa velocità con cui si lasciava andare tra le sue braccia.

«No, scusami tu, è...colpa mia...non avrei dovuto, insomma...» biascicò Ashley, incapace di trovare le parole adatte, adesso che erano di nuovo distanti e pareva essersi raffreddata la temperatura attorno a loro.

«Non fa niente...Forse dovremmo mantenere una distanza di sicurezza...altrimenti non riusciamo...ecco, tipo così..» propose Matt, spostandosi e lasciando almeno mezzo metro di distanza tra loro.

Ashley accennò un sorriso teso e impacciato. «Sì, dovrebbe andare bene» disse, lisciandosi i capelli e portando alcuni ciuffi dietro le orecchie, nervosamente, col viso paonazzo e le labbra ancora stanche per l'esercizio a cui le aveva sottoposte prima.

Quello che non avevano calcolato è che avrebbero potuto mettere metri di distanza, erigere muri e sollevare barriere per evitare di cercarsi, ma niente di questi espedienti sarebbe stato in grado di mettere un freno al cuore, che non tollera paletti o confini e che sa battere anche lontano miglia e miglia.

«Non mi hai ancora raccontato cos'è successo alla festa di Terence» iniziò Matt, cercando di cambiare argomento e di fare finta che quello che era successo poco prima venisse rimosso dalla loro memoria.

Ashley provò a darsi un contegno e abbassò lo sguardo, concentrandosi a giocherellare con dei fili d'erba per riprendere il controllo delle sue emozioni.

«Avevi ragione tu. La famiglia di Terence ama i suoi figli più di ogni altra cosa al mondo. - spiegò Ashley, diventando scura in viso – Ho solo realizzato questo particolare e...sembra orribile da dire ma non ho potuto fare a meno di invidiarli, di desiderare essere al loro posto anche solo per un giorno. Mi ha invaso il panico e...ho immaginato quanto sarà triste il mio futuro e quanta solitudine mi aspetterà nei momenti felici, che ne so, la mia laurea o semplicemente il Natale..» si bloccò nel realizzare che quello sarebbe stato il primo che avrebbe passato da sola, lontana da casa e da qualunque affetto.

«Beh, sono sicura che i tuoi nuovi amici non ti lascerebbero da sola in quel giorno importante e...per quanto riguarda il Natale...tranne qualche rara eccezione, io lo passo da solo di solito perciò...anche se credo che Terence e Michelle ti inviteranno a stare con loro, se così non fosse e se ne avessi voglia, potremmo trascorrerlo insieme. Non sono esattamente tipo da canzoncine sotto l'albero e buoni propositi per l'anno nuovo, ma dopo qualche bicchiere di spumante riesce a scorrere un po' di spirito natalizio anche in me!» scherzò, riuscendo a strapparle una risata spontanea che le illuminò finalmente il viso.

Nessuno più di lui era capace di farle tornare il buonumore e di farle dimenticare la sua orrenda situazione.

«Ti ringrazio per l'invito, lo terrò in considerazione, allora!» dichiarò Ashley, sorridendogli e sentendosi già più leggera.

«É per questo che sei scappata? Che sei venuta da me e che...» aggiunse il biondo, fermandosi in tempo prima di nominare l'evento che ancora scottava tra loro.

Ashley capì e si affrettò ad annuire, deviando lo sguardo e fingendo interesse per un piccione fermo sopra un cespuglio.

«Non sapevo cosa fare, la madre di Terence continuava a lodare suo figlio, non faceva altro che ricordarmi quanto la mia fosse diversa, quanto io non avrei mai avuto tutto quell'amore e...volevo solo fuggire via, stavo troppo male e avevo bisogno di respirare, di cancellare quel terribile dolore e tu...sei l'unico che riesce a farlo» ammise a voce bassa, odiandosi perché detto in quel modo dava l'impressione che avesse usato Matt quel pomeriggio solo per alleviare le sue sofferenze e nient'altro.

Lui parve non soffermarsi troppo sul significato della sua confessione, violò la distanza di sicurezza e le posò una mano sulla spalla, per confortarla.

«Mi dispiace Ashley, so cosa si prova. Quando si perdono i punti di riferimento che crediamo certi è terribile e non si guarisce da un giorno all'altro. Non facciamo altro che paragonarci agli altri e chiederci perché proprio a noi, perché siamo stati così sfortunati e che cosa abbiamo fatto di così sbagliato per meritarlo! Ma tu sei forte e sono sicuro che ce la farai» affermò deciso e ottimista, sorridendole e infondendogli una piccola speranza che, però, parve non bastare.

«Non ne sono più così certa. E se non dovessi farcela mai?» domandò Ashley, tremando invasa dall'ansia e assumendo un'espressione affranta e sfiduciata.

«Adesso non dire scemenze! Se non ce la farai continuerai a provare finchè non l'avrai superata e se neanche questo dovesse bastare...ci penserò io a ficcarti in testa un po' di buon senso! - ribadì, facendosi poi più assorto – Anche a me è successo di pensare di non essere in grado di affrontare determinate situazioni, più spesso di quanto credi. Ho avuto bisogno di te di recente, ti ricordi? Se non ci fossi stata tu, forse non sarei mai riuscito a riallacciare dei rapporti decenti con mio fratello e...avrei perso una delle poche persone che ancora tiene a me. E poi sai che ti dico? La famiglia non ce la scegliamo noi, nasciamo e basta ma...se la perdiamo, per un motivo o un altro, nulla ci vieta di crearcene una nuova da soli, circondandoci di persone amiche e fidate, con altri tipi di legami che non siano quelli del sangue.» non esitò a incoraggiarla, lanciando un'occhiata assorta al cielo, che cominciava a diventare scuro mentre i lampioni si accendevano lungo i viali.

«Sì, questo è vero. La famiglia non è solo quella biologica, sono anche tutti coloro che scegliamo di avere al nostro fianco» confermò lei, guardando timidamente Matt e pensando che, in fondo, lui stava diventando seriamente un po' parte della sua vita.

«Già, e inoltre un giorno potresti dare vita tu stessa ad una famiglia, magari avrai dei bambini tuoi e un uomo accanto, quindi...smettila con questi pensieri da sociopatica depressa, ok?» continuò a insistere, vedendo finalmente il viso di Ashley disteso e più sereno.

Probabilmente era il meno adatto a parlare di amicizia e legami personali, dato che da qualche anno somigliava più a un lupo solitario attorniato da qualche sporadico amico e un paio di storie non troppo serie, ma quella sera una ventata di positività lo aveva investito e aveva deciso di assecondarla, riuscendo persino a risollevare l'umore nero di Ashley.

«Non ti facevo così saggio – scherzò lei, ridacchiando mentre Matt esagerava un'espressione offesa e le metteva sù un finto broncio, poi spostò lo sguardo smarrito verso l'orizzonte – tu ci pensi mai a dove sarai tra dieci anni? Se avrai realizzato ciò che volevi o... ti chiedi mai cosa ne sarà della tua vita?» chiese con voce incerta, mentre la sua fantasia cercava di focalizzarsi su una Ashley poco più che trentenne senza riuscirci granchè.

«Lo faccio sempre ma alla fine ci rinuncio. Sono più un tipo da 'vivi alla giornata e vaffanculo il resto' e preferisco dedicarmi al presente piuttosto che fare congetture su un domani lontano. Se ci pensi bene il futuro è solo l'insieme delle scelte che facciamo oggi, quindi è meglio concentrarsi adesso e cercare di limitare il più possibile gli errori, non credi?» concluse Matt, infine, facendo forza sulle gambe e alzandosi in piedi.

Ashley lo osservò attentamente, così bello con quello sguardo fiero e i capelli chiari scompigliati dal vento, riflettè sulle sue ultime parole poi decise di imitarlo, si sollevò da terra, dando una sistemata alla sua giacca e rimettendosi la borsa sulla spalla.

Voleva pensare al presente e lasciare le ansie sul futuro a quando sarebbe stato il momento.

«Si è fatto tardi, ti accompagno a casa» fece Matt, voltandosi verso di lei per poi cominciare a fare strada.

Lei annuì, lo raggiunse e, senza chiedersi il motivo di una simile voglia, gli circondò i fianchi col braccio, attaccandosi a lui e sperando che il biondo non decidesse di rompere quella stretta.

Con sua grande sorpresa lui parve non aspettare altro, velocemente le cinse le spalle e la strinse ancora più forte, facendola quasi inciampare lungo il viale di ciottoli.

Camminarono abbracciati, protetti dall'oscurità e da quel luogo sicuro fino all'auto, poi si separarono.

In macchina parlarono del più e del meno, di Terence, del lavoro, dell'università, ed Ashley fu più che sicura che a Melissa e Luke quella sera avessero fischiato le orecchie in continuazione per i numerosi commenti e battute che volarono anche nei loro confronti.

Era bello riuscire ancora a scherzare con lui, dopo la folle paura di averlo perso per sempre.

Sperava solo che quella non fosse la quiete prima della tempesta.

Nessuno dei due osò riprendere l'argomento spinoso della loro relazione, lo lasciarono da parte, archiviato ma con la consapevolezza di non poter ignorare ciò che c'era stato e che nemmeno il tempo avrebbe potuto cancellare.

Matt accostò l'auto dopo circa una ventina di minuti. Non poteva lasciare Ashley sotto casa per non rischiare che qualcuno la vedesse sgusciare fuori dalla sua macchina, così si fermò qualche isolato prima, in un angolo non sospetto e che non dava all'occhio.

Non era per niente piacevole dover prendere tutte quelle precauzioni per vedersi e cominciava a rendersi conto di quanto entrambi stessero assomigliando ai protagonisti di una qualche storia d'amore contrastata e impossibile che si trovava spesso nei romanzi antichi.

Solo che di amore non si azzardavano a parlare nemmeno sotto tortura.

«Ok, allora scendo. Grazie Matt, è stato un bel pomeriggio, tutto sommato» lo provocò, sapendo di ferire il suo smisurato ego.

«Solo 'tutto sommato'? Hai una vaga idea di quante ragazze vorrebbero essere al tuo posto in questo momento per poter godere della mia compagnia?» si ribellò, ammiccando con fare malizioso nella sua direzione e usando un tono palesemente ironico il quale, però, presentava un piccolo fondo di verità.

Solo qualche giorno prima si era aggiunta una ragazza nel suo gruppo, una certa Christie, che ci stava palesemente provando con lui. Ashley non lo sapeva e lui non l'aveva considerata una notizia rilevante da comunicarle, visto che lei non era la sua ragazza ed entrambi erano liberi di frequentare chi volevano.

La nuova arrivata era carina, simpatica ma forse troppo insistente e appiccicosa, e poi aveva avuto la sfortuna di capitare in un periodo in cui le attenzioni di Matt non riuscivano a scollarsi dalla figura di Ashley.

«Oh, che onore! Mi sento davvero lusingata!- lo prese in giro lei, ritagliandosi un momento di ilarità prima di tornare più seria e abbassare lo sguardo, attirando l'attenzione del biondo – senti, per la questione tra di noi...io credo che dovremmo evitare i contatti più...come dire...» cercò di trovare un termine adatto per descrivere la situazione, lievemente imbarazzata e in difficoltà, ma Matt corse in suo aiuto.

«Ravvicinati?» tentò, sollevando un sopracciglio, Ashley si trovò d'accordo con quella definizione e si sbrigò ad annuire energicamente.

«Già, se vogliamo che il nostro 'patto' continui senza intoppi dovremmo limitarci a comportarci da amici, senza aggiunte di alcun tipo, e considerare quello che...quello che c'è stato come un...incidente di percorso» concluse con grande fatica nel fare uscire la voce e una stretta al cuore, come se il suo intero organismo di stesse ribellando alla durezza di quelle parole che avevano ridotto a una vuota scopata quello che in realtà era stato molto di più.

Un'ombra di delusione attraversò gli occhi di Matt, proprio lui che era avvezzo a situazioni di quel tipo adesso sembrava aver ricevuto una sonora bastonata ai suoi sentimenti, perché si rassegnassero a tacere e rimanere nascosti nell'anfratto in cui li aveva relegati.

«Sì, mi sembra ragionevole» concordò, incassando il colpo e ritornando il ragazzo sicuro e sfacciato di sempre.

Ashley accennò un sorriso tirato, poi si slacciò la cintura di sicurezza e lanciò qualche occhiata attorno, come di consueta prassi quando stava con lui.

«Non c'è nessuno, mi conviene andare» gli comunicò piano, facendo per aprire la portiera.

«Ah, Alexander mi ha detto che un giorno di questi gli andrebbe di invitarmi a pranzo e...sia lui che Helen avrebbero piacere se venissi anche tu. So che è una rottura di scatole e se non vuoi hai tutta la mia approvazione ma... loro hanno insistito, dicono che hai fatto una specie di miracolo con il piccolo Andrew, visto il mio inesistente feeling coi marmocchi, ma...» prese a blaterare a ruota libera e gesticolando, Ashley giurò di non averlo mai visto così teso e imbarazzato ma era proprio quello che stava succedendo davanti ai suoi occhi e le strappò un sorriso.

Forse Matt era a disagio nell'invitarla di nuovo a casa di suo fratello come se fosse la sua ragazza ufficiale e, date le ultime circostanze, non sembrava una prospettiva esaltante ma Ashley non ci pensò due volte.

«Ehi, calmati! Ci verrò con piacere!» gli disse, tappandogli la bocca con una mano per farlo tacere.

Lui si limitò a spalancare gli occhi e sorridere, ringraziandola con un cenno del capo.

Ashley aprì la portiera, gli lanciò un'ultima occhiata, fece per poggiare un piede al di fuori dell'abitacolo ma poi, presa da un bisogno improvviso nemmeno ne andasse della sua stessa vita, si ficcò di nuovo dentro e si fiondò sulle labbra del ragazza, rubandogli un bacio che ebbe giusto il tempo di approfondirsi per poi finire rapido com'era iniziato, lasciandoli esterrefatti e senza parole.

«Cos'era questo? Un bacio d'addio?» chiese Matt, con le sopracciglia inarcate per lo stupore e un sorrisino furbo sul viso.

Proprio due secondi prima quella strampalata ragazza gli aveva elencato i vantaggi dell'astinenza dal contatto fisico tra loro e subito dopo si era ritrovato le labbra di Ashley incollate alle proprie.

Insieme erano un così tale casino che sarebbero stati capaci di fare impazzire anche il più bravo ed esperto degli strizzacervelli.

«Ehm, più o meno - balbettò Ashley, visivamente sconvolta e turbata dal suo stesso gesto - scappo, ciao!» lo liquidò poi, sgattaiolando fuori dalla macchina il più velocemente possibile e imboccando una stradina laterale.

Matt la osservò sparire dalla sua visuale, poggiò una mano sul volante e con l'altra si accinse a rimettere in moto l'auto, sospirando mentre dentro di sè una vocina si fece viva e gli ricordò quanto in realtà sperasse che quello fosse solo un bacio di arrivederci.

 

 

 

«Allooooora! Vuoi sapere qual è la notiziona del giorno?» urlò Carol, spuntando come un uragano dall'ingresso e precipitandosi di corsa verso Ashley, puntualissima e già impegnata con le incombenze che precedevano l'apertura del negozio.

La voce acuta e penetrante della sua collega la raggiunse con la violenza di un'onda d'urto, unita al frastuono dei tacchi a spillo dei suoi stivaletti neri.

Evidentemente quel giorno erano tutti allegri e pieni di energie eccetto lei.

Quel pomeriggio la attendeva una prova che avrebbe fatto volentieri a meno di sobbarcarsi.

Due giorni prima, dopo l'incontro con Matt durante il quale avevano tentato di mettere ordine in quella massa confusionaria che era il loro rapporto, finendo per non cavarne nulla di rilevante come al solito, era tornata a casa e vi aveva trovato Terence ad aspettarla.

Il suo amico era venuto a farle visita dopo il suo raffreddore per accertarsi che si fosse ripresa ed Ashley, con ancora la sensazione di quello che aveva giurato essere l'ultimo bacio di Matt, e forse spronata dai sensi di colpa, aveva recuperato il coraggio di proporgli il fatidico chiarimento, che avevano fissato proprio per quel pomeriggio.

Odiava dover fare quei tipi di discorsi, con Matt ci aveva impiegato una settimana per riuscire a chiarire e loro due avevano fatto sesso, problema molto più urgente e importante da risolvere di un semplice rifiuto ad un innamorato non corrisposto.

I rapporti sociali spesso erano capaci di crearle un'ansia e uno stress atroci al punto tale da raggiungere quasi i livelli di Melissa, che in quel campo era espertissima, suo malgrado.

«Carol, ti hanno sentita anche dall'altra parte della strada! - la ammonì la rossa, facendole segno di abbassare il volume della voce se non voleva attirare l'attenzione dei passanti mentre lei, con estrema tranquillità, continuava a ridacchiare senza che nulla potesse spegnerla – quale sarebbe questa grande novità?» chiese poi un po' annoiata, con un occhio a Carol e uno all'archivio del negozio.

La ricciolina nel frattempo aveva oltrepassato il bancone, si era tolta il suo elegante trench e aveva riposto la borsa sul tavolo, sfoggiando un sorriso smagliante.

«Io e mio marito abbiamo deciso di provare ad avere un bambino! Non è fantastico?» strillò, incapace di trattenere il suo entusiasmo e battendo i piedi per l'eccitazione.

«Oh, è davvero una bella notizia, Carol, sono contenta per voi!» esclamò Ashley, sinceramente felice per la sua collega, alla quale in fondo, anche se era una terribile pettegola spesso insopportabile, voleva comunque bene.

«Grazie! Lo so che siamo sposati da pochissimo e che potevano goderci per un altro po' la vita matrimoniale soli soletti ma...non so come spiegarti, abbiamo entrambi sentito che il momento giusto era arrivato e che non ci andava più di aspettare! É stata una sensazione istintiva, primordiale, è difficile da spiegare ma...sono così felice, non vedo l'ora di avere un cucciolo tutto nostro!» le spiegò la bionda, emozionata al punto da rimanere senza fiato, lasciandosi andare a un'esplosione di risatine e strilletti di gioia, che strapparono un sorriso persino ad Ashley.

«Ti auguro di realizzare il tuo sogno al più presto!» le disse, carezzandole una spalla.

«Oh, puoi contarci! - ribadì con sicurezza Carol, poi si abbassò e cominciò a frugare dentro la sua borsa alla ricerca di qualcosa – Ta-dah!» esclamò poi, dopo aver estratto un libro e averlo avvicinato all'altezza degli occhi di Ashley.

La ragazza inarcò un sopracciglio per lo stupore, poi lesse il titolo che spiccava a lettere bianche su uno sfondo azzurro.

«'La guida alla fertilità e al concepimento'? - recitò a bassa voce, contraendo lo sguardo perplessa – c'è bisogno di un libro per avere un bambino? Pensavo bastasse avere rapporti sessuali non protetti» la informò, guardandola sbigottita.

«Mia cara, rimanere incinte non è così facile come sembra, c'è bisogno di tutta una serie di circostanze favorevoli e non sempre accade presto! Certune hanno solo un sacco di culo, perdonami l'espressione poco raffinata, ma altre aspettano anche anni! Io voglio ottimizzare al meglio tutte le possibilità e fare in modo che si creino le condizioni giuste perché avvenga a breve termine! É questione anche di programmazione e organizzazione, sai? - cominciò a spiegarle con il suo solito linguaggio tecnico, mentre Ashley si chiedeva se stesse parlando di concepire un bambino o di confezionare un prodotto industriale – questo libro spiega tutto e ho intenzione di seguire alla lettera i suoi dettami! Tu sapevi, per esempio, che sono solo pochissimi i giorni fertili? E che molto dipende anche dallo stile di vita, dall'alimentazione, dallo stress, bisogna monitorare il ciclo e i fluidi corporei durante il mese e capire la compatibilità con il proprio partner!» prese ad elencare con convinzione, spingendosi forse troppo oltre con i dettagli scientifici rispetto a ciò che Ashley era disposta ad ascoltare, visto che la medicina e in generale le materie scientifiche non erano mai stata oggetto di suo interesse.

Avrebbe dovuto farla parlare con Melissa, che tra l'altro pensava proprio di specializzarsi in quell'ambito.

Le sue parole schiette, unite a una serie di immagini raccapriccianti che comparvero sotto gli occhi ignari di Ashley, sfogliando quel libro, le chiusero lo stomaco istantaneamente.

«Davvero molto interessante Carol, ora se non ti dispiace sarà meglio che io torni al lavoro se non voglio che mi passi l'appetito da qui a dopodomani!» le fece sapere con un sorriso, porgendole il suo manuale sacro del concepimento.

La bionda lo prese senza fare una piega o perdere la sua estrema felicità, poi si sistemò sullo sgabello e scrutò la collega.

«É un po' che non vedo nessuno ad aspettarti all'uscita dal negozio!» disse, riportando lo sguardo allo schermo piatto del computer.

«Terence si è laureato ed è stato molto impegnato» spiegò Ashley piatta, china a compilare dei moduli.

«Non mi riferivo solo a lui. Si è mosso qualcosa sugli altri fronti?» domandò, costringendo Ashley a smettere di scrivere.

«Non ci sono altri fronti, nemmeno uno» le rispose lei scocciata ma anche con una punta di amarezza che a Carol non sfuggì, così come non le erano sfuggiti in passato i cambi di espressione sul volto di Ashley quando si faceva riferimento al ragazzo biondo che lei aveva scorto una volta all'uscita dal negozio.

Vide che anche in quel momento si era fatta triste e pensierosa e, con uno slancio le prese una mano e gliela strinse forte, lasciando la rossa rigida e spiazzata per quel gesto affettuoso e improvviso.

«Senti, Ashley, non so se è l'istinto materno che sento già di provare a farmi parlare così ma...ci tenevo a farti sapere che, anche se so di non starti molto simpatica, mi sono affezionata a te e...voglio solo che tu sia felice e che tutto quanto vada come desideri! Sei una ragazza in gamba e capisco che sopportare la mia esuberanza non sia facile perciò...beh, sappi che ti meriti il meglio!» ci tenne a farle sapere, rivelando un lato comprensivo e gentile che spesso faticava a venire fuori.

Ashley ricambiò la stretta della sua mano, piacevolmente colpita dalle parole inaspettate di Carol, la speranza che vi era racchiusa riuscì a cancellarle dal viso le ombre che l'avevano coperto fino a poco prima, in particolare dopo i recenti avvenimenti e la promessa che aveva fatto di uccidere qualunque strano sfarfallio che avesse potuto anche solo lontanamente ricondurre a Matt.

«Ti ringrazio, Carol! Lo stesso vale per me, ovviamente!» le disse, mentre la bionda annuiva.

Spesso le persone rivelavano sfaccettature che non ci si aspettava e che lasciavano una bella sensazione addosso ed era stato il caso di Carol.

«Adesso sarà meglio metterci seriamente a lavoro! Quei libri non si sposteranno certo da soli!» esclamò la riccia dopo averle lasciato le mani, simulando un'espressione disperata.

«Hai ragione!» concordò Ashley, concendendosi finalmente una risata liberatoria per poi caricarsi una pila di scartoffie e avvicinarsi a una libreria.

Dopo averli riposti si avvicinò a una finestra e guardò fuori l'incessante vai e vieni di passanti e automobili, con la mente che già volava via.

Prese un lungo respiro: quel pomeriggio avrebbe dovuto affrontarlo con serenità, una volta messe le cose in chiaro con Terence avrebbe avuto un peso in meno sulle spalle. Certo, forse chiarire con il suo amico era il problema minore ma si sarebbe trattato pur sempre di un passo avanti e quello era lo spirito giusto per affrontarlo.

Il volto di Matt si materializzò inevitabilmente tra i suoi pensieri, le apparve così nitido da sembrarle quasi di vederlo riflesso nella finestra.

Accarezzò con le dita la superficie liscia e fredda del vetro, socchiudendo gli occhi e chiedendosi se e quando avrebbe potuto di nuovo farlo sul suo viso.

 

 

 

  
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