Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Herondale7    16/08/2017    0 recensioni
I magici sono stati sempre temuti ed esiliati sin dalla Ripartizione nel Vecchio Impero. Sabriellen Jacklyn, una giovane ladra, entrerà in questa realtà più grande di lei in uno dei periodi più temuti nel regno dove vive. La guerra tra Neblos e Trule è difatti alle porte, e ciò che resta alla ragazza è fuggire per aiutare la sua famiglia frammentata; per perseguire in questa sua decisione dovrà compiere un gesto molto pericoloso: arruolarsi tra i pirati.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 7

Kal mi accompagnò fino a un'altra locanda, dove era andato prima con il comandante, e la proprietaria ci condusse giù per una botola nascosta, probabilmente per non essere visti dalla Compagnia delle Terre Occidentali. I visi dei pirati ricercati erano difficili da dimenticare se i loro ritratti si trovavano affissi in ogni angolo del continente.
“Parla solo se interpellata, non creare casini.”
Scesi dopo il mio accompagnatore, perciò non vidi subito l’ambiente che mi circondava, data la sua statura imponente e i capelli lunghi e mossi sulle spalle. Appena si spostò mi resi conto di quanto fossi fuori luogo in quella stanza piena di uomini sopra i quaranta, invecchiati e avidi di notorietà. Eccezion fatta per Bellamy, Kal e un altro ragazzo che non avevo mai visto.
 Aveva più o meno la mia età, si stava sistemando il ciuffo nero all’indietro, e affiancava un vecchio che discuteva animatamente con Bellamy riguardo le rotte del commercio di sale e olio nel mar di Meledov, centro del commercio marittimo di ben cinque regni su nove. Probabilmente il comandante di qualche altra nave pirata. Nel momento in cui incrociai il suo sguardo la mia vista divenne nera. Forse era un Magico.
Quando tutti si accorsero di me, ammutolirono. Eccomi, il fenomeno tanto atteso. “Signori scusate il disturbo. Capitano, mi avete fatta chiamare?” Decisi di mostrarmi rispettosa, quantomeno per non fare sfigurare la sua importanza durante una trattativa di quel calibro. Ci tenevo a guadagnare anche stima da parte dell’altra ciurma, qualora le cose si mettessero male.
“Eccoti qua! Sabriellen, lui è il Capitano della Baltharen, Alexander Barrow. Barrow, lei è Sabriellen Jacklyn, la Magica di cui ti parlavo poco fa.” Dicendo questo mi mise la mano sulla spalla, invitandomi a sedermi con loro a un tavolino rotondo. Il capitano Barrow mi guardò con espressione compiaciuta nel sentire il mio cognome. Dietro di lui, il ragazzo sorrideva.
“Piacere di conoscerla, sono lieta di essere qui oggi.” Feci un mezzo inchino e poi presi posto con i due. Iniziai a giocherellare con la collana con appese le due chiavi, come sempre quando il nervosismo attecchiva.
“Il piacere è mio, strega. Vedo che vieni dai nobili dei Lupi, mi spiace davvero tanto per ciò che è successo alla tua famiglia.” Lo disse con un’espressione criptica, tanto che arrivai a pensare che ne sapesse qualcosa di più.
“Il lupo non è solo un simbolo, signor Capitano, ma questo voi già lo sapete.” Iniziai a giocarmi tutte le carte possibili che avevo appreso con la vecchia alla locanda poco prima, anche se in effetti dovevo ancora sperimentare pienamente il tutto.
“Come ogni pirata che tratta con i Magici, ovviamente. È un bene avere una ragazza del tuo tipo a bordo, il tuo capitano ti tratterà con riguardo…” Avevo capito dove voleva andare a parare.
Bellamy fece un’inconsueta risatina, pestandomi il piede da sotto il tavolo per incitarmi a rispondere correttamente. “Bellamy mi tratta con i giusti riguardi che si devono a una bianca, non mi piacciono i trattamenti di favore, nonostante essi ogni tanto possano rivelarsi allettanti in un contesto pieno di uomini come la pirateria.” Barrow sorrise da sotto la sua barba incolta, tentando di lisciarsi i ricci che gli arrivavano fino al collo. Spostò il suo peso non indifferente in avanti e puntò una mano sul tavolo.
Con quella domanda dovetti ammettere a me stessa di essere presa in calcio d’angolo, ma mi ero difesa bene. Anche volendo non sarei mai riuscita ad immaginare la faccia di Bellamy alle mie parole, ero troppo intenta a fissare lo sguardo su Barrow e tentare di non arrossire. Se avessi guardato il mio capitano probabilmente avrei iniziato a ridere.
“Silver, potremmo finalmente giungere a un nuovo patto: cedimi anche la strega, oltre all’oro, e io ti lascerò il completo controllo delle rotte per la vendita del sale e olio, in più ti lascerei il controllo delle vendite del vino.” Che vecchio pervertito, trattarmi cosìnon era tollerabile.
“Io chiaramente non me ne intendo di magia, ma non sono così sciocco da cedervela per così poco, conosco il suo valore. In ogni caso ormai il trattato è firmato, per avere lei dovrai offrire di più.” Bellamy tirò indietro le spalle mettendosi a braccia conserte.
Quello che mi fece sobbalzare non fu tanto la proposta, era abbastanza chiaro che quell’uomo stava tentando di convincerlo da quando aveva messo piede in quel seminterrato; in realtà mi innervosii perché Bellamy non rispondeva all’offerta, e per esclusione ciò voleva dire che la stava prendendo in considerazione. Mi alzai in piedi, cosciente di assumere un atteggiamento irrispettoso verso entrambi.
“Scordatevelo, non sono in vendita, e poi cosa vi assicura che non scapperei alla prima occasione?” Tutti risero come se avessi detto una cosa impossibile, poi osservarono il loro magico; lui invece, messo in piedi dietro Barrow, non lo trovò così divertente.
“Sabriellen, parliamone fuori.” Era un semplice ordine, ma fu decisamente irritante il fatto che usò il mio nome per intero.
Bellamy mi portò fuori di lì ed io lo seguii in un angolo un po’ più scuro, per non essere visti. Durante tutto il tragitto mi tenne stretto il polso, ma non per farmi male, più per assicurarsi che non andassi via. Forse non aveva capito che io avevo paura di abbandonare quelle persone, non me ne sarei andata; le conoscevo da poco, certamente, ma mi stavo adattando, mi ero persino affezionata a Demien anche se non lo avrei mai ammesso davanti a lui.
“Bellamy, non farmi questo, io non voglio essere merce di scambio, chi ti aiuterà con quel tizio a bordo, eh? Posso ancora…” Venni zittita bruscamente con un palmo poggiato sulla bocca.
“Non voglio che tu vada con Barrow, sei una risorsa importante. Sappi che non accetterò l’offerta, però dovevo quantomeno fingere di rifletterci. Non era il caso di dire no con i suoi uomini nella stanza, perché lui è il tipo che se non ottiene quel che vuole con le buone, se lo prende con le cattive.” Fece un sospiro e poi mi prese per le spalle, fissando i suoi occhi nei miei.
Rimasi ammutolita un istante. “Hai finto così bene, ci ho creduto veramente.” A quel punto mi chiesi se Bellamy mi avesse mai mentito. Di certo non lo avrei saputo riconoscere.
“Il primo giorno, quando ti sei svegliata a bordo pensavamo che fossi morta affogata. Durante la notte tutti avevano capito da dove era provenuta l’esplosione di energia e quando erano andati a controllare tu non c’eri; un minuto dopo Newt era saltato giù dal pontile perché aveva sentito un corpo scivolare e cadere in acqua da lì. Ti issammo a bordo e tu sputasti molta acqua, dopo poco eri svenuta di nuovo.”
“E questo a cosa dovrebbe essere utile se non a farmi sentire più in debito di quanto già non fossi nei vostri confronti?” il pirata scosse la testa.
“Non è quello il punto Briel, in quel momento avevo già capito che non avrei potuto permettere che una persona con le tue potenzialità ci lasciasse, sarei un folle. E in ogni caso mentre Barrow non guardava ho preso il patto precedente già firmato e controfirmato. Non potrà rimangiarsi ciò che è scritto di suo pugno.” Disse tirando fuori una pergamena piccola dalla tasca sinistra dei calzoni.
“Quindi sono libera di scegliere?” Fui felice di quanto fosse stato facile chiederlo, perché in precedenza avevo iniziato a temere che l’unico motivo per cui fossi ancora a bordo della Savior fosse il mio nome. In fondo Bellamy ne doveva essere a conoscenza già da quando Elettra glielo aveva detto quando avevano parlato a proposito di me.
Il suo sguardo sembrò scurirsi, e dopo un sospiro parlò. “Sono capitano di una nave e di una ciurma ereditate da mio padre, si, ma sono giovane. Non sono esattamente quello che offre di più tra me e Barrow, e se dovesse scoppiare uno scontro vorrei che tu fossi dalla mia parte. In ogni caso sì, sei libera di scegliere.” Non mi resi conto di quanto avessi trattenuto il respiro fino a quando non smisi di farlo. “Adesso l’unico vero problema è che là dentro ci sono quattro dei miei, e non posso lasciarli con Barrow.” Ci pensai bene e l’unica cosa che mi venne in mente era un piano per aiutarlo, non per sabotarlo. Non lo avrei tradito.
Avrei potuto usare la magia, ma non di certo come avevo fatto fino a quel momento, consumando me stessa. Avrei dovuto creare per la prima volta un legame con un oggetto particolarmente importante per me, e non sapevo se ci sarei potuta riuscire a primo tentativo. Una cosa era certa, non avrei rischiato la mia sanità mentale ora che ne sapevo le conseguenze. “Possiamo rientrare, io li rallenterò o ci tenterò, ma ti assicuro che in un modo o in un altro avrete tutti il tempo di uscire da là, io vi seguirò dopo.”
“Puoi fare cose del genere?”
“Posso provarci, per te.”
“Grazie a Kethani sei dalla mia parte, non vorrei mai trovarti in battaglia come nemico.” Istintivamente sorrisi. Solo allora lasciò andare le mie spalle.
“Lo prenderò per un complimento.”
Fece un sorriso sincero e liberatorio, il primo che vidi diverso dalle false risate o dal sarcasmo in generale, che non gli mancava mai. “Dovremmo rientrare, ma prima ho bisogno di qualcosa di tuo, per favore.” Detto ciò si tolse un bracciale in pelle spesso e nero, lo stesso che avevo visto nella sua cabina quando ero stata umiliata. Me lo porse con un po’ di tristezza. Quello era il primo oggetto che mi aveva incuriosito da quando ero salpata da Shaka.
Da quando avevo scelto di proteggere me e la mia famiglia. Tutto della mia vita mi mancava ma dovevo andare avanti, e quello era tutto ciò che contava. Ormai ero legata alla pirateria e presto anche il mio viso sarebbe stato affisso per le strade del vecchio impero.
Presi il polsino con decisione. “Che cosa ne farai?”
“Sento che devo usare meglio la magia, sai, per evitare problemi. Mi serviva qualcosa che mi ricordasse a cosa sono legata adesso. Io sono legata alla pirateria, Bellamy, e soprattutto credo di essermi legata a qualcosa di più grande di me.” Nessuno dei due disse niente, non c’era molto da dire in più, così rientrammo nel seminterrato.
La situazione era ancora molto confusa e si poteva percepire che tutti parlavano solo per tenersi impegnati, aspettando il nostro rientro. Nella stanza c’era una netta divisione tra gli uomini di Barrow e quelli di Bellamy. Il ragazzo affiancava ancora il suo capitano, ma quando entrai mi fece un’occhiata d’intesa che non colsi subito da sotto il ciuffo lungo, ma dopo sentii una voce nella mia testa.
Tranquilla Jacklyn, ti aiuterò. Quell’incantesimo non è ancora alla tua portata, ma sarai forte forse un giorno.
Grazie. Risposi, senza sapere bene cosa aspettarmi. In fondo, cosa puoi dire a uno sconosciuto che ti entra in testa in queste situazioni?
Un ghigno quasi invisibile sembrava essere apparso sul suo viso, ma senza essere esposto del tutto. Probabilmente aveva sentito ciò che avevo detto a Bellamy. Rimasi incredibilmente sorpresa dal suo potenziale, era poco più grande di me e sapeva proiettare i suoi pensieri ad altri, selettivamente. Mi sentì quasi un’incompetente, altro che storie sulla potenza della mia magia da nobile.
Tutto ciò durò meno di una frazione di secondo, dopo il quale Bellamy esordì con il temuto no. Fu allora che indossai il suo bracciale e sollevai leggermente i polsi, tentando di concentrarmi sul battito cardiaco, un metronomo naturale. Il ragazzo di fronte fece lo stesso movimento, quasi impercettibilmente, poi arrivò il difficile: seguire il consiglio della vecchia bevi tazze di thè, ovvero focalizzare qualcosa di importante.
Se si considerano diciassette anni di vita, si presuppone che un ricordo importante a portata di mano lo si abbia, ma in quel momento di panico generale non riuscii a estrapolarne uno in tempo, piuttosto fu un susseguirsi di attimi nei miei pensieri.
Il primo giorno senza i miei genitori, dal quale rimasi chiusa nel mio mutismo per oltre due settimane. La nascita di Tori e la felicità di mia zia tenendola stretta in braccio. Una delle tante volte beccata al mercato a rubare. Il ventiseiesimo compleanno di mamma. Elettra con i furti d’oro. Il mio dono di compleanno. Bellamy e Demien. La spada nuova. Lo stiletto.
Non me ne ero resa conto fino a quando non ero salita a bordo, ma infondo io ero una strega ben da prima, e adesso ero al servizio di un pirata comandante di una nave ed una ciurma. Ero entrata a far parte di quella nuova e complessa famiglia, ero quasi una pirata bella e fatta, quello era ciò a cui tenevo di più. Mi impuntai in un ricordo preciso, il momento in cui impugnai per la prima volta la spada di Estrya, Solida, facendo di me quella che ero, la nuova Sabriellen.
Fui assalita da tutto ciò. Quando riaprii gli occhi erano tutti immobili tranne pochi uomini che stavano ancora correndo verso l’uscita, quelli del mio capitano. Stingevo quasi in modo compulsivo lo stiletto sul mio fianco e il polsino del capitano. Mi girai a guardare il ragazzo, ancora dietro Barrow, ed era nella mia stessa identica posizione ma più rilassato.
Non vieni? Posso proteggerti, te lo devo. Pensai.
Se verrò con te ti inseguiranno più facilmente, corri piuttosto, l’effetto sta scadendo.
Quando mi girai per scappare anch’io, interrompendo l’incantesimo, erano ormai tutti fuori e in salvo, mentre gli uomini di Barrow stavano per finirmi addosso; allora mi resi conto che non si era rallentato il tempo, ma erano stati tutti immobilizzati, beh, almeno fino a poco prima lo erano ancora. In quel momento decisamente no.
Corsi fuori dal seminterrato, mentre un’ultima parola riecheggiava nella mia testa nel momento in cui sbattevo e sprangavo la porta della locanda alle mie spalle.
Kasim. E in qualche modo sentivo che quello era il suo nome.

 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Herondale7