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Autore: Warlock_Vampire    17/08/2017    0 recensioni
"Io, che ho conosciuto molto presto cosa fossero dolore e odio e che solo dopo molto tempo ho compreso l'amore; io, che ho imparato ad uccidere prima ancora di saper vivere; io, che ho vissuto per secoli nella profonda convinzione che ognuno può ottenere ciò che vuole, sempre e comunque, sacrificando tutto, se necessario; dopo così tanto ho davvero bisogno di mettere nero su bianco i fatti."
In queste memorie Katherine Pierce si racconta, dalla sua fragile umanità alla trasformazione in Vampiro, ripercorrendo tutte le tappe più significative della sua lunga esistenza.
AVVERTENZA: La lettura di questa storia è un contributo, una spin off, di The last challenge (il nostro crossover). Pertanto, consigliamo la lettura di The last challenge, anche se non è essenziale.
Inoltre, essendo la "nostra" Katherine, le vicende in cui è coinvolta sono frutto dell'immaginazione degli autori e nulla hanno a che vedere con la Katherine di The Vampire Diaries, pur ricalcandone l'aspetto e il carattere.
Precisato questo, buona lettura!
Genere: Azione, Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elijah, Katherine Pierce, Klaus, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chancellorsville (Virginia –USA), 1863
 
La mia permanenza in questa cittadina triste sta per concludersi. Rinuncio. Rinuncio a far rinsavire Rose. Che resti qui, se proprio vuole. Io ci ho provato, ma ho ben altro da fare nella vita che inseguire i capricci di una Vampira.
È successo l’irreparabile e non posso tornare indietro. Non lo farei, a dire il vero, nemmeno se potessi. È giusto che sia andata così e sono sicura che un giorno Rose mi darà ragione.
Ero al bar della locanda quando degli uomini sono entrati dicendo che una carovana di feriti era stata colpita dal fuoco nemico. Lì per lì non ci ho fatto caso e ho pensato: “be’ se erano feriti, poco male. Sarebbero morti comunque prima o poi”. Ma poi ho capito: i feriti non si trasportano da soli. C’erano infermiere con loro. Il mio pensiero è andato subito a Rose e mi sono catapultata fuori dalla locanda e ho corso per tutta la città fino agli accampamenti dell’ospedale.
L’ho cercata ovunque ma lei non c’era. È vero che è un Vampiro e non dovrebbe morire per un colpo d’artiglieria, ma volevo accertarmi che stesse bene. Ho chiesto di lei, ma niente.
Ho recuperato un cavallo e sono partita verso il luogo dove i feriti erano stati attaccati.
Li ho visti da un’altura, i morti, i moribondi, i cavalli a terra, la carovana distrutta… ho cercato Rose ma non l’ho vista nemmeno lì. C’era Johanna per terra, con una ferita alla testa e la mano sul ventre che sanguinava copiosamente.
«Dov’è Rose?» le ho chiesto. Ma stava troppo male per poter rispondere e, spazientita, mi sono morsa il polso e l’ho curata col mio sangue. Ci mancherebbe altro che Johanna Mason muoia con me lì presente! E chi la sentirebbe poi, Rose?
«Che cosa hai fatto?» ha sbraitato Johanna, palpandosi la ferita alla testa ormai guarita e il sangue rappreso sul vestito. Oh, poverina. Be’ non sarò io a spiegarle dei Vampiri. È amica di Rose, bene! Che se ne occupi lei.
E poi l’ho vista. Rose. Ha lasciato il suo cavallo poco lontano dal mio ed è arrivata di corsa con un pacco di garze tra le mani.
«Katerina! Johanna! Ma che diavolo è successo qui?!».
«Ci hanno attaccati. Quelli dell’Unione» ha snocciolato la mia rivale.
«Si può sapere dov’eri?».
«Sono venuta incontro ai feriti con Johanna, ma poi ci siamo accorte di non avere abbastanza garze e sono tornata indietro a prenderle… tu che ci fai qui, piuttosto?».
«Sono venuta a cercarti appena ho saputo». Ci siamo guardate per un minuto, senza parlare. Rose si stupisce sempre quando penso a lei e la cosa mi infastidisce. È vero che non sono un esempio di bontà, ma per lei ho sempre fatto di tutto, ho messo la mia vita a rischio molte volte, e lei se ne sorprende sempre. Come se non pensasse che io sia capace di gesti altruistici.
«Johanna, sei ferita?».
La stupida umana si è guardata di nuovo la macchia di sangue sul vestito, ma l’ho preceduta dicendo: «illesa. Non vedi?». Non era proprio il momento di profonde chiacchierate sul mondo soprannaturale.
Sono tornata dal cavallo e ho ripercorso la strada verso gli accampamenti. I rinforzi erano già partiti dalla città per raggiungere i feriti e li ho incontrati a metà strada. Sono rimasta sull’altura dominante la vallata a guardarli raggiungere Rose e Johanna, caricare i feriti sulle barelle e i morti sulle carovane. E poi, ecco l’irreparabile; un unico colpo, un boato che ha echeggiato a lungo, una nube di polvere… quando la polvere si è abbassata ho visto una distesa di morti, le nuove carovane completamente distrutte, i cavalli stramazzati…
L’Unione aveva colpito una prima volta e atteso l’arrivo dei soccorsi per colpire di nuovo. Macabro, ma efficace. Una strategia apprezzabile.
Sono tornata nuovamente sul luogo del duplice disastro e ho individuato Rose, semisepolta dalle macerie di una carovana distrutta. Aveva schegge di legno conficcate nella carne e un arnese da dottore che le trapassava la coscia.
«Sta’ ferma» le ho ordinato. Le ho levato le schegge e l’ho aiutata a estrarre il ferro dalla gamba.
«Johanna… cercala».
Johanna era poco distante da Rose e fissava il cielo con occhi vuoti. Aveva uno squarcio tremendo sulla testa.
«Oddio. Johanna… JOHANNA!» ha urlato Rose quando l’ha vista.
«Rose…». Se Johanna era morta, allora era in transizione, considerando che le avevo dato il mio sangue poco più di mezzora prima.
«No no no no no! Non puoi essere morta, no, non puoi» piagnucolava Rose.
«Rose, ascoltami!» ho esclamato, dopo cinque volte che la chiamavo senza essere badata.
Intorno a noi i feriti gemevano e morivano e i pochi feriti lievi tentavano di rialzarsi e correre in soccorso dei compagni.
«Era ferita, prima. Sulla testa e sulla pancia. Sarebbe morta nel primo attacco se non fossi arrivata qui in tempo. Ho pensato che non volessi che morisse e così le ho dato il mio sangue…».
«Tu, cosa!?».
«L’ho salvata. Per quel che mi riguarda poteva morire, ma l’ho salvata. E poi non dire che non faccio mai nulla per te».
«E quindi adesso lei è in transizione!» ha detto Rose, e sembrava quasi una cosa orribile, «Dio, Katerina! Possibile che distruggi tutto quello che tocchi?!».
Questo era davvero troppo! «La prossima volta avvisami, ci vuole poco! Basta un “ehi, Katerina. Se la mia amica si ferisce mortalmente, tu lascia che muoia. Non salvarla”».
«Ma tu non capisci! Johanna voleva una famiglia, voleva dei figli, voleva sposarsi… adesso non avrà più niente!».
«Avrà l’eternità, non mi pare cosa da poco. Sai, Rose, dovresti smetterla di vedere nel vampirismo una maledizione. Vivresti molto meglio la tua eternità se non pensassi costantemente di dover ripagare un ipotetico debito nei confronti dell’umanità perché sei immortale. Il vampirismo è un dono di cui essere fieri».
«Non tutti hanno una scelta, come te».
«Oh, be’, se preferivi morire di peste a Vienna, dovevi solo dirlo. Ma chissà perché ricordo un certo “trasformami”, uscito nientemeno che dalle tue labbra… sì, ho quattrocento anni ma ricordo bene quello che dicesti».
«Johanna non avrebbe voluto questo».
 «E tu che ne sai?
Be’, vedi il lato positivo, Rose. Può ancora morire, se vuole. Quando si sveglierà, deciderà cosa fare».
Mi sono voltata, sono montata a cavallo e me ne sono andata. Sono passati secoli dalla sua trasformazione, ma Rose ancora non la accetta. I litigi tra noi sono sempre su questo, sul fatto che lei è un Vampiro e la peste ha deciso per lei il suo futuro. A volte vorrei non essere mai andata a Vienna nel 1423.
 
La notte, Rose è venuta a cercarmi. Mi ha portata nella tenda che condivide con Johanna appena fuori dall’ospedale. Lei era là, pallida come la morte, fredda e angosciata.
«Parla chiaro, Rose Foster. Perché sono qui?».
«Non lo so. Va’ e parla con lei».
Poi è uscita dalla tenda e si è allontanata.
«Tutto questo non ha senso» ha bisbigliato Johanna con le lacrime agli occhi, «fino a stamattina ero una ragazza normale, con una vita normale, e ora… non so più chi sono».
«Sei un Vampiro in transizione. C’è di peggio nella vita, fidati.  
La questione è questa, Johanna: vuoi l’immortalità oppure preferisci morire?» le ho detto, accucciandomi davanti a lei, che era seduta sulla sua branda e avvolta in numerose coperte.
«Io voglio sposarmi e avere una famiglia».
«Mh, non è tra le opzioni! Morte o immortalità? Rispondi».
«Allora preferisco morire… non voglio essere immortale e sola. Preferisco morire coi miei sogni irrealizzati…».
«Bla, bla, bla. Dio, come sei noiosa! Ora capisco che ci trova Rose in te! Siete uguali! Anche lei avrebbe voluto tutto quello che vorresti tu, ma si dà il caso che una Congrega di pazzi le desse la caccia e poi ci si è messa la peste a Vienna nel 1423 e lei si è ammalata. Sarebbe morta se non l’avessi trasformata e guardala ora! Guarda me, ora. Sono forte, sono una bella ragazza dal 1413, non avrò mai una ruga, non avrò mai la pelle cadente e non mi ammalerò mai… sono immortale e perfetta. Una macchina da guerra. Ho girato il mondo, ho visto civiltà estinguersi, ho visto sovrani salire al potere e poi morire…».
«Non mi importa! Non voglio vedere il mondo! Io voglio invecchiare con l’uomo che amo al mio fianco, e i miei figli, i miei nipoti...»
«Noiaaa!» l’ho interrotta, «aspettami qui, torno subito».
Sono uscita, ho cercato un soldato a caso negli accampamenti, l’ho soggiogato e l’ho portato a Johanna.
Davanti a lei, gli ho morso il collo e ho guardato la sua reazione alla vista del sangue.
Il suo cuore batteva più forte e i suoi occhi non potevano staccarsi dal sangue dell’uomo che zampillava dalla ferita aperta.
«Vedi, Johanna. È molto semplice; nutriti e vivi la tua eternità».
«No…» ha gemuto.
Ho lasciato cadere il soldato e mi sono gettata su Johanna. L’ho scrollata e ho detto: «non puoi sprecare un dono come questo! Al diavolo la famiglia e quelle stupidate! Pensa alla tua vita, pensa a te!». E lo penso davvero! Johanna è una ragazza particolare, caparbia e determinata, sarebbe un Vampiro splendido. Sarebbe molto più adatta di Rose all’eternità, per quel che vale.
Ho piegato la testa del soldato affinché la ferita aperta fosse ben accessibile alla nuova fame di Johanna e l’ho guardata con estrema soddisfazione, mentre lei affondava i denti nel collo fresco del pover’uomo e abbracciava indissolubilmente la sua nuova natura.
Rose non ne è stata felice. In cuor suo sperava che Johanna facesse la scelta giusta, che secondo lei era la morte. Ma Rose è incoerente e troppo legata agli ideali. Gli ideali non salvano nessuno, anzi! Gli ideali ti portano a morte certa. E poi, se fosse così piena di questi valori umani, perché mi ha chiesto di trasformarla quando è stata sul punto di morire?
Lei lo sa, ma non lo vuole ammettere. Che sul precipizio della morte siamo tutti disposti a tutto pur di non cadere.




 
  
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