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Autore: RoryJackson    18/08/2017    10 recensioni
"Chi sei?" Chiese una voce dietro di lei. Era una voce maschile, calda e profonda, stranamente umana. Rory si fermò impietrita. Possibile che fosse lui...? Girò il viso verso la voce la quale proveniva effettivamente dalla creatura, completamente sveglia e all'impiedi.
Questa volta, Rory, poté ben vedere gli occhi della creatura: dalla forma leggermente triangolare, confinavano con il muso beige. Le iridi rosse come il fuoco. - CAP 1
"Tu non sei in grado di spezzare un giuramento" constatò la giovane, placando in un momento l'animo di Shadow, [...] "Io mi fido di te" - CAP 10
Shadow: un essere tanto temibile eppure tanto umano. Un riccio dal cuore indurito per l'ingiustizia subita da parte degli uomini e che, per questo, odia con tutto se stesso. Riuscirà mai a cambiare idea?
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Angolo dell'autrice: Questa volta lo metto in alto, perché il capitolo sarà un po' più lungo e corposo del solito. Innanzitutto voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno seguito: siete tutti molto gentili.
So di aver promesso che avrei diviso i capitoli, nel caso questi fossero stati particolarmente lunghi, ma spero che non mi odierete se posterò tutte e sette le pagine di word che lo compongono. Mi sembrava alquanto brutto dividere il capitolo, dato che purtroppo starò via per un mese, perché a settembre dovrò dare due esami. E poiché sono una cretina e mi sono ridotta all'ultimo, devo abbandonare la fic per un po'. Posso però dirvi che tra il 15 ed il 25 settembre dovrei riuscire postare il capitolo successivo. Mi dispiace che i tempi di attesa vanno a dilungarsi sempre di più ma dopo settembre cercherò di postare ad intervalli regolari. 
Non mi resta che augurarvi buona lettura, nella speranza che la troviate anche questa volta piacevole. 
Verso la fine ho postato il finale alternativo scritto da quello scemotto del mio ragazzo, che non fa altro che prendermi in giro per la fissa che ho su Shadow.
Un bacio,
Rory

PS: ho aggiunto in fondo un altro disegno, creato da me e pubblicato su DA.





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Il lavoro: il posto dove non ci si può permettere di avere pensieri negativi. Ed era così che Rory cercava di essere. Doveva essere sempre gentile, affabile e veloce nello svolgere mansioni. Non che le mancasse quest’ultima caratteristica: era scattante e professionale come al solito, forse anche troppo dato il servizio semplicistico della pizzeria - che per quanto fosse ubicato in una delle zone più raffinate della città, era pur sempre una pizzeria - in cui stava lavorando, ma era evidente che si sforzasse di sorridere. Cercava di non darlo a vedere, ma era impensierita per il fatto che Shadow non si facesse vivo da più di una settimana, ormai, e temeva che mai più l’avrebbe rivisto. Inoltre era scossa dal mormorio delle persone, le quali parlavano di lui come se fosse un abominio uscito da chissà quale film dell’orrore. Erano tutti impauriti da lui e dai poteri che possedeva e a fomentare questo sentimento si mise anche il telegiornale, sicché Rory moriva dalla voglia di rivederlo, anche solo per sapere che stava bene.

“Scusa, Rory”, la signora Mezzogiorno, un’elegante donna, avente circa sessant’anni, era da tempo diventata una cliente abituale del locale. Giacché era più di un anno che la giovane lavorava lì come cameriera, la signora Mezzogiorno era solita darle il tu e chiamarla per soprannome - poiché Rory gliel’aveva chiesto espressamente.
“Signora, mi dica”. La ragazza, la quale aveva appena terminato di servire le pizze ai signori accanto, si fermò un attimo al tavolo della donna con un mezzo sorriso.
“Ti vedo un po’ pallida, qualcosa non va?” chiese, poggiandole una mano sul braccio e accarezzandolo lievemente. I napoletani: forse, il popolo più estroverso e impiccione del mondo.  
“Oh, non si preoccupi, signora, è solo un lieve mal di testa, nulla di più”, mentì lei prontamente, adoperandosi per sfoggiare uno dei suoi migliori sorrisi, il quale venne ricambiato dalla Mezzogiorno, luminoso come un raggio di sole.
“Va bene, allora mi porteresti delle salviettine imbevute, per favore?”
“Arrivano subito!”
Detto questo, la giovane si allontanò a grandi falcate e raggiunse il mobile di servizio sul quale erano riposti i tovaglioli di carta, posate e altro ancora per i clienti. Prese tante salviettine quante erano le persone sedute a quel tavolo e le ripose su un piattino da dessert. Quando poi si avviò per portarglieli, dall’ampia vetrina della pizzeria, sul marciapiede di fronte al locale ma ben nascosto nell’ombra, lo vide, strabuzzando gli occhi alla sua vista. Shadow era lì a fissarla, con la sua solita aria austera, poggiato di schiena al muro del palazzo vicino, e le braccia conserte. La sua pelle nera sembrava confondersi nella notte, ma gli occhi… quei fulgidi occhi di fuoco, non potevano passare inosservati.
Che ci fa qui? 
Si chiese, con la bocca semichiusa per lo stupore. Jessica si avvicinò a lei, preoccupata dall’espressione sconvolta dell’amica, per poi chiederle cosa avesse. Rory dovette distogliere lo sguardo da quello magnetico del riccio oscuro, per poi rivolgerlo alla bionda, dicendo: “Non preoccuparti, tutto bene. Porteresti queste salviettine al tavolo cinque, alla signora Mezzogiorno?”
Jessica non se lo fece ripetere due volte, ma non prima di averle lanciato un’ultima fugace occhiata allarmata. Quando Rory puntò di nuovo il viso fuori, la creatura non c’era più. Sospirò, alzando gli occhi al cielo, affranta, prima di essere chiamata tramite il campanello del passe delle pizze pronte da servire.
Ecco, ora ho pure le allucinazioni...

 

***

Erano quasi le due di notte ed il locale stava chiudendo. Le due amiche, una volta cambiate e pagate dalla cassiera per quella serata, si avviarono fuori, pronte a tornare a casa. Rory si guardò attorno e in alto, per cercare anche una misera traccia di lui, senza successo. Convinta di stare impazzendo, si sciolse i capelli massaggiandosi la cute energicamente, sicura che, così facendo, avrebbe tirato fuori tutte le preoccupazioni ed i pensieri che la torturavano in quei giorni.
“Ah, non sopporto di avere i capelli legati per così tanto tempo!” esclamò lei in risposta dell’occhiata scettica che le rivolse Jessica. Le due cominciarono ad incamminarsi verso la fermata del pullman, distante circa qualche isolato da lì. Avrebbero dovuto camminare per una decina di minuti per arrivare a destinazione e Rory non poté fare a meno di pensare che, se ci fosse stato Shadow, avrebbe impiegato meno di dieci secondi. Si impose di smetterla: non poteva continuare a pensare a lui, altrimenti avrebbe perso il senno sul serio.
“Allora, mi dici cos’hai visto qui fuori?” chiese d’un tratto la bionda, guardandola sottecchi, “sei sbiancata all’improvviso”.
Rory inarcò un sopracciglio, incerta. Poi abbassò lo sguardo, imbarazzata, e mormorò: “Pensavo di aver visto…”
“Shadow?” la bloccò Jessica, aggrottando la fronte. La bionda amava quel tipo di storie, soprattutto sapendo quanto stava soffrendo l’amica a causa della rocambolesca relazione tra lei e quella creatura. Ciò che non capiva affatto era perché tenesse così tanto a lui, considerati la sua natura non umana e il suo focoso temperamento, che più volte lo avevano spinto a compiere azioni - a detta sua - parecchio deplorevoli. In più, dal momento che era passato così tanto tempo da quando si erano conosciute, la meravigliava il fatto che finalmente fosse Rory ad avere bisogno di sostegno, anziché lei. Le cinse le spalle con un braccio, per darle conforto, e le accarezzò la spalla con la mano, dopodiché disse: “non abbatterti, coriaceo com’è, starà benone”.
La mora abbozzò un mezzo sorriso tirato. Detestava dare preoccupazioni alle persone che amava, per questo non poté fare a meno che tenere lo sguardo basso. Non aveva più voglia di guardarsi attorno. Shadow aveva deciso di starle alla larga, questo era innegabile, altrimenti non si poteva spiegare il suo comportamento schivo. Un essere, dai poteri straordinari come i suoi, spinto dall’odio, avrebbe ucciso chiunque fosse capitato sul suo cammino. Ma Shadow… Shadow era diverso.
Rory lo aveva ferito quando invece avrebbe dovuto consolarlo ed era ben cosciente che il riccio nero avrebbe potuto tranquillamente ucciderla per quell’offesa, dato tutto l’odio ed il rancore che teneva dentro. Ma, anziché spezzare la sua promessa e commettere l’omicidio, aveva preferito lasciarla indietro. Ed era per questo che - insieme ad altri suoi comportamenti precedenti - la giovane non poté fare a meno di pensare che il suo temperamento fosse tutt’altro che da creatura malevola. Piuttosto, agli occhi della ragazza, ciò rendeva la sua indole ben più contorta di quanto apparisse in realtà; un carattere spinto da delle ragioni e delle sensazioni tanto complesse che solo quel riccio dal manto ebano poteva provare. Si chiese cosa potesse nascondersi dentro quella maschera di puro astio.
E se Shadow la odiasse proprio perché anche lei era un’umana? Questa riflessione cominciava a tormentarla sempre di più e, per quanto il pensiero continuasse a punzecchiarla, rifiutava di crederci. Sopito in lui si celava uno spirito nobile e buono. Lei lo aveva visto.
Le sue elucubrazioni si spensero all’istante, appena udì il suono di una voce che voleva a tutti i costi dimenticare.
“Ehilà, guarda chi si vede!” esclamò arrogante un ragazzo dall’aspetto curato, abbigliato con abiti casual ed accompagnato da altri due, dall’aria meno fine. Jessica strabuzzò gli occhi impietrita, invece Rory lo fissò con sguardo indecifrabile.
“Biagio, qual buon vento ti porta fuori di prigione?” chiese quest’ultima, fingendo di essere benevola, mentre strinse i pugni per evitare che tremassero. Dalla rabbia.
“Mammina e papino hanno pagato profumatamente, immagino”, continuò lei, con un filo di insolenza nel tono.
Il giovane, adirato, inarcò il sopracciglio destro, solcato da una profonda cicatrice. Uno sgraziato difetto che gli era stato impresso, durante uno scontro precedente, dalla mora che aveva di fronte.
“Che c’è? Mi invidi perché me lo posso permettere?”
“Non saprei che farmene di due persone che si vantano di essere miei genitori solo quando si tratta di dare via del danaro, che potrebbe essere utilizzato per scopi ben più utili, Biagino caro”.
Il ragazzo rise. Una risata gutturale, disumana, prima di sfoggiare l’espressione più crudele che potesse mai esibire un giovane della sua risma. Al che Jessica fece un passo indietro, terrorizzata da quella vista, sicché Rory le strinse forte la mano, tentando di tranquillizzarla in qualche modo. Non avrebbe permesso che quell’essere spregevole la toccasse di nuovo con le sue sporche mani.
La mora stava cercando di farlo arrabbiare e l’allocco stava cadendo nella sua trappola come una pera cotta. Lei lo conosceva bene. Biagio era un arrogante cretino violento e non si sarebbe fatto scappare l’occasione di farle del male.
Quest’ultimo tirò fuori dalla tasca un coltello, mostrando, infine, le sue carte alle due giovani ragazze.
“Jessica, mi dispiace che tu debba assistere, ma mi terresti la borsa, per favore?” sussurrò Rory, porgendogliela. La bionda annuì, atterrita, e la prese, per poi ascoltare le incoraggianti parole dell’amica, la quale continuò affermando: “tu sta’ qui, non permetterò che ti accada niente”.
Detto questo, libera da ogni fardello, la giovane si avvicinò ai tre ragazzi di qualche passo, pronta a farsi colpire, mentre dall’alto, due enormi occhi cremisi, osservavano la scena... pronto ad agire.

***

Shadow seguiva la scena dall’alto del cornicione del palazzo dirimpetto e, come rare volte gli era capitato in vita, era indeciso sul da farsi. Una parte di lui voleva andare in suo soccorso, l’altra parte ancora rimuginava su quanta importanza avesse assunto quella creatura umana nella sua vita, e, in special modo, perché.
“Quale delle due è lei?” chiese una voce suadente alle sue spalle, che lo fece voltare di scatto. Il riccio bicolore si ritrovò di fronte la pipistrella bianca,
“la bionda?” continuò Rouge, mentendo, dal momento che sapeva bene chi fosse la famosa lei
. Shadow inarcò un sopracciglio, alterato.
“Mi stai seguendo?” contestò lui, evitando opportunamente di risponderle. Rouge sorrise provocatoria, com’era suo solito fare. Il rossetto rosa sembrava luccicare ogni volta che ammiccava. Sapeva che il nero non avrebbe mai risposto alla sua domanda: non avrebbe mai ammesso che fosse inquieto per qualcuno.
“Inoltre, penso che tu lo sappia già”, continuò lui, con una sfumatura di sfida che traspariva da quel consueto tono neutro. La pipistrella allargò impercettibilmente gli occhi dalle iridi verde mare, assottigliando lo strato di ombretto azzurro che copriva le sue palpebre. Decise di non rispondere, fingendosi interessata allo scontro.
“Meschino come sempre, eh, piccolo Biagino?” lo schernì la ragazza, cantilenando quelle ultime parole quasi come se stesse parlando con un bambino pestifero. Contemporaneamente, allargò le gambe in modo da creare un triangolo isoscele con il corpo, come le era stato insegnato durante le sue prime lezioni. Si concentrò, aderendo bene i piedi all’asfalto, “non è pericoloso per un bambino maneggiare certi giocattoli?”
Dovette ammetterlo: trovava un certo gusto nel prendere in giro quell'abominevole ammasso di carnecome lo definiva lei. Il ragazzo, in tutta risposta ringhiò un mero e adirato: “Non credere di passarla liscia, te la farò pagare cara per quello che mi hai fatto, stronza!”
Rory non rispose all’offesa. Si limitò a sorridere maliziosamente, mentre il ragazzo scattò veloce, con il coltello ben in vista, pronto ad attaccarla.
Shadow spalancò gli occhi, agitato come non era mai stato. Sporgendosi verso la fine del cornicione, fu in procinto di saltare… ma, prima di farlo, aggrottò la fronte alquanto incuriosito, notando con quanta spavalderia l’umana stesse affrontando una tale spinosa situazione, tutta da sola.
Biagio azzardò una stoccata che venne, tuttavia, bloccata da Rory, la quale gli afferrò il braccio armato, facendolo ruotare su se stesso, finché non si ritrovò alle spalle del ragazzo. Gli volse così tanto il polso che lui, per il troppo dolore, lasciò la presa della lama, la quale, repentinamente, venne sequestrata dalla ragazza e se la mise in tasca.
“Che dicevi?” chiese lei all’orecchio del ragazzo, sul quale viso era dipinta una smorfia sofferente. Lui cercò di liberarsi, ma Rory non si fece sopraffare e lo colpì nel punto pressione del collo con la mano scagliata a mo’ di fendente. Biagio strabuzzò gli occhi, prima cadere a terra, frastornato.
Rouge, dietro le spalle del compagno dal manto ebano, emise un fischio, piacevolmente stupita. Shadow inarcò un sopracciglio, ma non proferì parola alcuna, dacché qualcosa di ben più pericoloso catturò la sua attenzione: un particolare velivolo, inseguito da un altro che già aveva avuto modo di vedere antecedentemente, si stava inesorabilmente avvicinando a gran velocità verso la loro direzione, il che lo spinse ad assumere un’espressione mista a incredulità e irritazione. Non che fosse allarmato per la sua di sorte…
La ragazza, dopo aver rivolto un’ultima un’occhiata schifata al giovane ancora bocconi, continuò: “E ricorda: se proverai a mettere un’altra volta le tue luride zampe su Jessica, ti regalerò un lussuoso soggiorno di un mese all’ospedale”.
Successivamente posò il suo inusuale sguardo minaccioso verso i compagni del ragazzo, i quali, terrorizzati, scapparono a gambe levate. Sospirò per poi allontanarsi da lì e ritornare dall’amica che le restituì la borsa, ciò nondimeno non ebbero neanche il tempo di fare qualche passo che un sinistro rumore di urla, eliche, motori e, soprattutto, spari, le sgomentarono seduta stante. Jessica essendo già rivolta verso quel rumore, aveva gli occhi spalancati. Rory si girò con circospezione, per paura di scoprire a chi appartenesse quell’aeromobile. Purtroppo, però, tutti i suoi timori sembravano essere di colpo realizzati: al bordo di un piccolo dirigibile dal marchio inconfondibile, lontano circa uno o due isolati, vi era Robotnik, che faceva fuoco all’impazzata, colpendo palazzi e strade. Ad ampliare la sensazione di panico fu l’inarrestabile avvicinamento del velivolo, che si stava dirigendo di gran carriera verso la loro direzione, mentre un boato di urla si innalzò.
“Jessica, corri! Ora!” ordinò Rory all’amica, stringendole la mano, per poi cominciare a correre verso la direzione opposta con quanto fiato avesse. Quando tutt’a un tratto, una stria di colore blu attraversò proprio la via che stavano percorrendo, creando un’intensa folata di vento che sollevò gran parte dell’immondizia delle strade. Dovettero arrestarsi un secondo e chiudere gli occhi, affinché quel polverone non intaccasse la loro vista. Senza accorgersi, però, di aver commesso un gravissimo errore, perché, all’improvviso, una grossa ombra proveniente dall’alto coprì le due giovani, le quali trasalirono al vivo suono di uno sparo.

***

Sonic correva, come solo lui sapeva fare, poco più veloce di Eggman, in modo tale da stargli lontano abbastanza da poter schivare i suoi colpi e cercare di elaborare una strategia di attacco. Dall’alto dei palazzi, all’inseguimento, vi era il suo amico Tails a bordo del suo equipaggiato e tecnologico velivolo, che cercava di colpire il dottore attraverso una scarica di proiettili laser mirati. La scia blu che lasciava il riccio dietro di sé non passò inosservata al nero, che lo scrutava in lontananza correre audacemente proprio nella strada che aveva imboccato Rory insieme all’amica.
Maledetto impostore... 

“Shadow, se non intervieni adesso, morirà”, esclamò Rouge, in tono circospetto, mettendosi a braccia conserte. La creatura nera strinse i pugni, emettendo un lievissimo sospiro frustrato. Lo sapeva che, se non fosse intervenuto, sarebbe morta. Riusciva ad arrivarci da solo, non aveva bisogno di un oracolo per capire che, per quanto fuggisse, quella ragazza non aveva scampo. Dannazione.
Quando, all’improvviso, la sua
 voce, risuonò nella sua mente, impetuosa e cristallina come un torrente in piena. La voce di Maria, la quale era ormai accasciata a terra, in una pozza di sangue che si stava lentamente e spietatamente espandendo sotto di lei, macchiando di un rosso scarlatto il suo vestitino azzurro. La bambina bionda lo fissava con uno sguardo malinconico e implorante, mentre con una mano tremante cercava di sfiorare la capsula di contenimento, nella quale aveva imprigionato Shadow, al fine di salvargli la vita. Il riccio nero si dimenava, tirava calci, pugni, ma quel vetro non voleva saperne di frantumarsi, frattanto che la sua migliore e unica amica stava morendo davanti ai suoi occhi. E lui, forte com’era, colui che veniva decantato come la Forma di vita Definitiva… non aveva potuto fare niente per impedirlo.
“Shadow, ti prego... dai una possibilità... dai una possibilità a...”
In quello stesso momento, il dirigibile di Robotnik aveva raggiunto le due ragazze, ormai impietrite a quella vista spaventosa, sospeso in aria proprio sopra di esse. Il riccio nero, appena udì il suono del laser, spinto da un tipo di istinto che non riuscì a catalogare, sparì sotto gli occhi attoniti della pipistrella.
Fu come un lampo, ma Rory poté ben vederlo e percepire la stessa sensazione che avvertì l’ultima volta, quando sentì una grossa mano avvolgersi intorno al suo polso, per portarla via con sé ed un’esplosione di luce calda si sprigionò, aggomitolandola in una coperta di nebbia abbagliante. Ed ora era lì, sul tetto di un edificio. E di fronte a lei, mentre ancora le teneva la mano, c’era Shadow, che la squadrava con uno sguardo così intenso che non riuscì a decifrare. Senza neanche darle modo di rivolgergli la parola, il nero ordinò severo, verso la creatura poco distante da loro: “Rouge, prendi l’altra ragazza. Portala dove sai”.
La mora posò lo sguardo verso la pipistrellina bianca, la quale, con un cenno affermativo e con un sorriso malandrino e provocante, spiccò il volo. Rouge prese Jessica, avvolgendola da dietro la schiena, poi esclamò, altrettanto smaliziata: “Andiamo a farci un giretto, tesoro”.
Rory aggrottò la fronte, guardando l’amica allontanarsi in volo, in un misto tra lo scetticismo e la meraviglia, dopodiché rivolse un’occhiata timida al riccio bicolore, il quale parve stentare a lasciare la sua mano. La ragazza gli rivolse uno sguardo pieno di imbarazzo e desolazione. Avrebbe tanto voluto dirgli quanto fosse dispiaciuta per ciò che era accaduto tra loro. La creatura, d’altro canto, continuava a scrutarla con sguardo austero, uno sguardo che portò la giovane a mordersi il labbro inferiore.
“Shadow , io…” esordì, titubante, non essendo in grado di trovare le parole giuste per esprimere il suo rammarico. Il riccio sbuffò, avendo già compreso dove volesse andare a parare la questione. Dunque, senza troppi fronzoli né buone maniere, la prese in braccio, pronto ad allontanarsi da lì con lei. Rory emise un gridolino per la sorpresa, finendo per stringersi la borsa a sé per poi poggiare le braccia attorno alle spalle del compagno.
“... Io non capisco come mai ogni volta che c’è di mezzo Robotnik, mi ritrovo tra le tue braccia!” esclamò lei, rossa in viso, accorgendosi solo in un secondo momento di aver espresso una tale sconveniente considerazione ad alta voce. La giovane avrebbe potuto dirgli tante di quelle cose che, logicamente, proferì quella più ambigua e meno appropriata possibile. E se non fosse stato per quell’imminente flash arancione, il quale si dirigeva a grande velocità verso di loro, il suo volto sarebbe diventato paonazzo per l’imbarazzo. E se Shadow non fosse stato impegnato a schivare il colpo, agile come solo lui sapeva essere, probabilmente avrebbe sbuffato, per poi alzare gli occhi al cielo, contrariato per la sensazione di disagio che avrebbe provato.
Lingua biforcuta...

Ma in quella particolare circostanza, non ebbe voglia di dar peso né di rispondere a quell’affermazione. In quel momento, l’unico pensiero del riccio era salvarla e portarla in un luogo sicuro, lontana dall’odio e dalla sete di vendetta di Eggman.


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Finale alternativo scritto dal mio ragazzo: [...] la prese in braccio pronto ad allontanarsi da lì con lei. In quello stesso istante Rory si sentì al sicuro tra due braccia possenti e vigorose che a confronto quelle di The Rock sembravano di marzapane. Il contatto con il nero non poteva non scaturire in lei una certa emozione che fu causa di un repentino arrossamento. D'altronde era da parecchio che l'umana non aveva più notizie di Shadow nonostante desiderasse ardentemente rivederlo.
"Ohw Shadow, mio eroe!" esclamò l'umana con un certo velo di ironia nella voce. Il riccio, sentendo quelle parole, inarcò un sopracciglio, sorpreso. "Ti aspettavi davvero che ti avrei accolto in questo modo?!" disse Rory. "Si può sapere dove sei stato tutto questo tempo? Ma è mai possibile che non trovino un altro per fare la controfigura di Obama?". La creatura assunse la sua tipica posizione a braccia conserte, posizione che fu apprezzata moltissimo negli Inferi ed in particolare dai componenti della squadra Ginew. Quest'ultimi erano riusciti a seguire le sue vicende in televisione ed avevano addirittura provato un nuovo balletto in suo onore.  
"Donne" pensò tra sé quando ad un tratto gli venne in mente il motivetto della canzone di Zucchero - donne tututu in cerca di guai -. "In cerca di guai, sì...".





 

   
 
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