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Autore: Tefnuth    18/08/2017    0 recensioni
Dopo la sconfitta di Profondo Blu, le Mew Mew sono tornate a condurre una vita pressoché normale e il pianeta natale di Pai, Kisshu e Tart è stato salvato grazie alla miracolosa acqua cristallo che li aveva riportati in vita. Ma un nuovo pericolo incombe, quando gli antichi seguaci di Profondo Blu, i Cavalieri Oscuri, si risvegliano e decidono di vendicarsi per il torto subito.
Per poter evitare il disastro, Mew Mew e alieni dovranno allearsi e combattere con tutte le loro forze.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo era azzurro, tinto appena di rosa come in un tramonto; l’erba verde e profumata ondeggiava, mossa da un vento invisibile. Era la Terra e lui era lì, con lei: sentiva il suo dolce profumo di vaniglia, e vedeva le sue flessuose dita muoversi veloci nel fare una ghirlanda di margherite.
Sua madre era proprio come se la ricordava.

“Dunque è questa la Terra. – Disse la donna, sorridente. – E’ bellissima”.

“Avrei voluto portartici, un giorno. – Affermò Kisshu, osservando la madre con nostalgia. – A te e a papà sarebbe piaciuto”.

“Lo so tesoro, ma io sono contenta anche così. – Izumi fermò il suo lavoro, e accarezzò il volto del figlio. – Quanto sei cresciuto, sono proprio fiera di te”.

“Mi dispiace, avrei dovuto fare qualcosa per salvarvi. – Il ragazzo iniziò a piangere, e prese la mano della madre. – Sono un disastro”.

“Eri solo un bambino, non potevi fare niente. – La donna si liberò la mano per abbraccialo. – Il compito di un genitore è di proteggere il proprio figlio, e così abbiamo fatto io e tuo padre. Non tediarti per una cosa che non avresti mai potuto cambiare”.

“Resta il fatto che sono un buono a nulla” affermò Kisshu, sciogliendo l’abbraccio per asciugarsi gli occhi.

“Questo non è vero! – La contraddì Izumi. – Tu sei speciale, anche se non lo credi” gli accarezzò la testa, tenuta bassa.

“Ti voglio bene, mamma. Non sai quanto mi manchi” confessò il ragazzo, godendosi le coccole che tanto gli mancavano.

“Anch’io tesoro” lei stava cominciando a scomparire, diventando sempre più trasparente.

“ASPETTA! Non andare via. – Gridò allarmato Kisshu. – Non lasciarmi di nuovo da solo” la implorò, ma lei svanì nel nulla.

Tutt’intorno, il prato verde fu sostituito da un paesaggio in fiamme: persone invisibili gridavano e rovine di una città perduta ricadevano al suolo.

“MAMMA! MAMMA!” continuò a urlare il ragazzo, incurante di ciò che gli stava capitando intorno. Poi, tra le fiamme, vide la stessa creatura che aveva sognato notti prima e il suo cuore cominciò a vacillare. Per sfuggirgli, Kisshu iniziò a correre tra le fiamme che gli lambivano la pelle e i vestiti, continuando al contempo a cercare la madre. Il fuoco aveva innalzato una nube di fumo, che impedì a Kisshu di vedere un’imperfezione del terreno su cui inciampò e che lo fece cadere a terra. Immediatamente le fiamme divennero lucide stalagmiti di cristallo, e la cenere una nevicata di stelle.

Kisshu si inginocchiò, e in uno dei cristalli vide il proprio riflesso sfigurato: il suo corpo era diventato come il minerale che lo circondava. Poi, di nuovo, la creatura comparve alle sue spalle. Era così vicino che aveva posato la mano sulla sua schiena.

“Io sono qui per te”

Gli disse, e Kisshu urlò così forte da svegliarsi.

“AIUTOOO”.

Quando si riebbe dall’incubo il cuore ancora palpitava forte nel suo petto, e nei suoi occhi vi era ancora il ricordo del riflesso che aveva visto. Quel che era peggio, e ancora più crudele, era che continuava a percepire il tocco della mano della madre sulla sua pelle. Si appoggiò alla testata del letto, con una mano sul torace per sentire il galoppo del suo cuore, e lasciò che le lacrime di nuovo scendessero silenziose sul suo viso. Fuori dalla stanza, Pai aveva origliato che lamentele che il fratellastro aveva fatto nel sonno.
 
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“Una manifestazione sportiva?” chiese Tart a Purin; la stava accompagnando al Caffè dopo la scuola (e un veloce passaggio a casa).

“Si terrà domani, al centro sportivo. – Rispose la ragazza, briosa e sorridente come sempre. – Ci sarà moltissima gente, e faremo tante belle cose”.

“E allora? Perché sei contenta?”

“Non è ovvio? – Purin si girò di colpo verso l’amico, costringendolo a fermarsi. – Perché parteciperà anche la mia scuola, e quindi anch’io” si indicò col dito.

Tart non disse nulla, e si creò un imbarazzante silenzio.

“Bhè, non hai niente da dire?” esclamò la ragazzina, confusa perché si aspettava tutt’altra reazione.

“Cosa c’è da dire?” anche Tart era disorientato, poiché a casa sua queste cose non si facevano.

“Ma insomma! – Sbottò lei. – Come fai a non capire? Ti ho appena detto che è una bella cosa, e che ci saranno tante persone. Dovresti essere contento, e impaziente”.

“Se lo dici tu, io non so nemmeno cosa sia una…manifestazione sportiva” ribattè Tart.

“Allora vieni a vedere” propose Purin, ritrovando il buon umore.

“Non lo so…forse ho da fare. Qualcosa da fare con Pai” balbettò il ragazzino, cercando una scusa per non andare alla manifestazione. Pensava di essere stato abbastanza bravo da convincere l’amica, e invece lei aveva capito benissimo che non stava dicendo il vero.

“Chiederò a Pai di darti il permesso” affermò lei mettendosi al contempo a correre verso il Caffè, facendo venire la pelle d’oca al giovane alieno.

Se Tart aveva mentito sul fatto di essere impegnato col fratello, Purin non perso l’occasione di mantenere la promessa data: appena arrivata al bar, la ragazzina aveva fatto a Pai la fatidica domanda.

“Certamente. – Acconsentì subito l’alieno con i capelli viola, ancora intento a leggere i dati sulla strana sostanza. – Non vedo quale sia il problema” le sue sopracciglia si inarcarono, vedendo la buffa espressione del fratellino che cercava in tutte le maniere di consigliargli di dire no.

“Tart mi aveva detto che era impegnato con te” confessò Purin, e il ragazzino diventò rosso come un peperone. Accanto a Pai, che aveva dovuto lavorare di fantasia per comprendere la bugia di Tart, Kisshu fece un sogghigno stanco e forzato.

“Avevi detto che era una cosa molto importante” provò a dire Tart.

“In effetti sì, ma non c’è fretta. – Ribattè Pai. – Possiamo tranquillamente rimandare”.

Purin esultò, felicissima, e con la stessa gioia corse tra i tavoli per andare a cambiarsi.

“Cos’è questa storia? – Domandò l’alieno dai capelli viola al fratello minore. – Non volevi andarci?”.

“Le cose che fanno gli umani non mi sono mai piaciute. – Spiegò il ragazzino. – Di sicuro sarà noioso”.

“Oppure potrebbe essere divertente, giusto Kisshu?” ma il fratellastro non rispose, tanto era assorto nei suoi pensieri a ricordare l’incubo della notte passata.

“Kisshu?” ripetè Tart, sedendosi sul tavolino proprio davanti a lui.

“C…cosa?” si riebbe l’alieno dagli occhi dorati, non aveva sentito niente di quello che era stato detto (forse anche il sogghigno di prima era stato solo un riflesso condizionato).

“COSA hai TU? – Esclamò il ragazzino, puntando il dito sul naso del fratellastro. – Hai lasciato la testa a casa? Perché se è così ti conviene andare a prenderla, e di corsa”.

“Ci sono dei problemi? – Chiese Pai, memore della nottata. – Possiamo parlarne”.

“Sono solo stanco, tutto qua” rispose Kisshu, sfregando le mano.

“Io non ci credo! – Esclamò il fratello minore. – Dai dicci cosa c’è sotto”.

“Ho detto che non è NIENITE! – Sbottò Kisshu, alzandosi di colpo e battendo le mani sul tavolino. – Sono affari che non vi riguardano!” e se ne andò, proprio come aveva fatto a casa.

“Secondo te cos’ha?” domandò Tart al fratello maggiore.

“I classici sintomi dell’insonnia: ieri sera ha avuto un incubo” rispose Pai con un sospiro.

“Di nuovo?”.

“L’ho sentito chiamare sua madre, quella biologica” le urla ancora risuonavano nella testa del ragazzo.

“Cosa possiamo fare? Non può certo continuare così, non ora”.

“Troveremo una soluzione, vedrai” promise l’alieno con i capelli viola, nonostante ancora non sapesse cosa fare per mantenere la promessa.

Fuori dal Caffè, nella loro dimensione parallela, i nemici erano stati attirati da un volantino riguardante la manifestazione sportiva cui avrebbe partecipato Purin.

“Cosa dovremmo farne, di questa roba? - Chiese Rumiko col foglio in mano. – Non vedo perché dovremmo starcene qui a perdere tempo” ce l’aveva in particolar modo con Temeku, che aveva portato il manifesto.

“Per quel poco che ho compreso, dovrebbe trattarsi di un evento che attirerà molte persone. – Ipotizzò Temeku, riprendendo il volantino prima che la donna lo stracciasse. – Mi piacerebbe approfittarne, per creare un po’ di scompiglio”.

“Se pensi che ciò possa servire al nostro scopo. – Esordì Arkei, seduto su di un trono. – Hai il mio permesso di andare” aveva lo stesso modo di atteggiarsi di Profondo Blu.

Il giorno seguente, beati di una bella e calda giornata di sole le scuole partecipanti alla manifestazione gremirono il campo sportivo, mescolandosi al folto pubblico. Tra gli spettatori, c’erano anche Ichigo e Mark mandati da Kyle e Ryou a controllare che tutto si svolgesse secondo il programma.

“Che bello! – Esclamò Purin con il suo solito sorriso. – Non vedo l’ora che inizi” era già pronta nel suo completino sportivo, ed aveva convinto la maestra a lasciare che Tart stesse assieme a loro, pur non essendo un partecipante. Attorno a loro, gli insegnanti stavano facendo l’appello.

“Quanto chiasso. – Disse una ragazzina con i lunghi capelli neri raccolti in una coda. – Tutto solo per dei stupidi giochi”.

Purin se n’ebbe un po’, non solo perché la ragazzina (Satomi il suo nome) l’aveva offesa, ma anche perché sminuiva il valore dell’evento perciò ribattè subito.
“Vuoi già litigare? Questi non sono soltanto giochi, e se tu non lo capisci non è un problema mio”.

“Ciò che non capisco è perché una del tuo rango si comporta in questo modo. – Satomi dette un’occhiata a Tart. – Non dovresti neppure stare con certi bizzarri personaggi”.

Questa volta fu il giovane alieno ad arrabbiarsi, e non riuscì a trattenersi dal rispondere a tono.

“La tua è tutta invidia, scommetto che non sei capace di fare due passi di corsa senza cadere. – Prese Purin per una mano. – Andiamo, non è degno del tuo rango stare con certi insetti” e insieme sparirono nella folla.

Dall’alto Temeku, il cui occhio aveva osservato tutto, aveva appena escogitato un piano. Scese a terra, incurante degli sguardi di alcune persone, e si nascose dietro gli spogliatoi per dar vita ad un umanoide; a lui poi dette l’ordine di prendere la forza dell’odio di Satomi.

“Subito signore” enunciò il mostro, inchinadosi con un malefico sorriso.

“ICHIGO! ICHIGO! – Trillò Masha, attaccato al cellulare della ragazza. – C’è qualcosa che non va. Sento la presenza del nemico” i suoi chip stavano fremendo.

“Riesci a capire dove?” chiese lei, mentre Mark già si stava guardando attorno.

“No, c’è troppa confusione” le orecchie del robot si abbassarono.

“Non sembra che sia qui. – Affermò il ragazzo. – Ma sarà nascosto da qualche parte”.

“Dobbiamo trovarlo in fretta, prima che…” le parole di Ichigo furono bloccate dal grido delle persone che avevano visto la creatura di Temeku aggredire Satomi.

“ALIENI! ALIENI!” trillò di nuovo Masha.

In un attimo, la folla si disperse raggiungendo l’uscita del camposcuola, rendendo il posto un deserto; solo Purin e Tart erano rimasti accanto a Satomi, svenuta, e alla nera creatura che l’aveva attaccata ingoiando la sua forza vitale.

“Ti odio Purin! – Esclamò il mostro, imitando la voce della bambina. – Odio te e il tuo sorriso” e si lanciò contro la ragazzina, la quale fu nuovamente salvata da Tart.

“Comincio a pensare che tu ci stia facendo l’abitudine” disse il giovane alieno con un sorrisino (in realtà non gli dispiaceva per niente).

“Visto che ho il cavaliere, ne approfitto” ironizzò la ragazzina.

“Smettila di sorridere” gridò l’umanoide con molta foga.

“Lasciala stare” ordinò MewBerry, e con lei c’era il Cavaliere Blu armato di spada.

“La distruggerò” esclamò ancora la creatura, strisciando a terra verso i suoi nemici.

“Non andrai oltre” affermò Mark, ponendosi sul percorso del   mostro con la spada avanzata. La creatura continuò nella sua corsa, così la sua dura testa andò a sbattere contro la lama del Cavaliere, che disse a Ichigo di portare via Satomi.

“Moscerino” ruggì l’umanoide, stavolta usando la propria voce, e con una mano colpì Mark con l’intento di farlo sbattere contro l’edificio degli spogliatoi. Ciò non accadde, poiché il ragazzo si fermò a mezz’aria: stava volando, sotto gli occhi attoniti dei pochi presenti.

“Ma sta…” balbettò Tart, osservando il Cavaliere atterrare dolcemente a terra.

“Guardate! – Esclamò Purin. – Quella specie di chimero si è distratto; è il momento per colpire” e dopo essersi velocemente trasformata, usò il suo fiocco per immobilizzare il nemico.

“E’ il mio turno” affermò Tart, che usò le bolas per infliggere un duro colpo al mostro.

“Fiocco di luce, massimo splendore!” invocò Ichigo, scagliando tutta la potenza del suo attacco contro la creatura, che svanì, e l’energia di Satomi tornò alla legittima proprietaria.

“Tutto a posto?” chiese Purin a Satomi non appena questa si riprese; l’avevano appoggiata sull’erba fresca e le avevano messo una felpa sotto la testa.

“Cos’è successo?” fece a sua volta la ragazzina, notando con gran sorpresa che intorno non c’era più nessuno a parte loro, Tartt, Ichigo e Mark.

“Non lo ricordi perché sei svenuta, ma la manifestazione è stata annullata a causa di un mostro. – Spiegò Purin. – Per fortuna le Mewmew ci hanno salvato” sorrise.

“Che assurdità! – Ribattè Satomi, sbuffando. – Vuoi solo prendermi in giro” si alzò, e si diresse altezzosamente all’uscita.

“Certo che è proprio antipatica” commentò Tart.

Nell’oscurità di una dimensione parallela, Temeku aveva osservato la sua disfatta.
  
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