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Autore: benzodiazepunk    20/08/2017    1 recensioni
QUESTA STORIA E' IL SECONDO VOLUME DI UNA TRILOGIA, LA PRIMA PARTE LA TROVATE SUL MIO PROFILO AL NOME DI "SCAR"
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"Sorridi"
"Come?" Chiese Gerard senza capire cosa intendesse.
"Ti prego, sorridi, fammi un sorriso, uno di quelli veri" ripeté Frank appoggiandogli le mani sui fianchi.
"Come faccio a sorridere, così a comando..."
"Gee, tu mi piaci. Mi piaci veramente" affermò Frank in modo deciso. Ed ecco che Gerard al suono di quelle parole, si aprì in un largo sorriso, luminoso.
"Grazie" disse piano Frank.
"E di cosa?" Chiese Gerard mettendogli entrambe le mani tra i capelli dietro alla nuca.
"Per aver sorriso. Sai... io credo che non si possa conoscere veramente il volto di una persona finché non si vede il suo sorriso. Il suo sorriso vero, quello che esprime tutto in una frazione di secondo, quello largo e luminoso, quando puoi vedere tutti i denti. È quella l'espressione che determina il volto di una persona, il suo vero volto"
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Secondo capitolo della saga "SCAR".
Dopo aver lasciato Frank e Gerard in lite e sull'orlo dell'arruolamento... cosa accadrà?
!!! Storia NON mia, ma dell'utente MCRmichi di Wattpad !!!
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro, Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'SCAR'
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CAPITOLO SECONDO
 

"SPERO CHE TU STIA SCHERZANDO! COSA VUOL DIRE 'MI ARRUOLO'?! GERARD, MA DOVE CREDI DI ANDARE? TU SEI MIO FIGLIO E DECIDO IO PER TE! HAI CAPITO BENE?"

Il signor Way non aveva preso molto bene la notizia e Gerard sapeva di essersi sbagliato: la presenza di Frank non aveva fatto in modo che suo padre evitasse di fare una delle sue solite scenate.

E continuava a urlare e a urlare, e man mano che andava avanti diceva cose sempre più patetiche ma nello stesso tempo pesanti.

Gerard si sentiva uno schifo. Era più imbarazzato che mai, non tanto del fatto che suo padre lo stesse sgridando nonostante avesse passato da tempo la maggiore età, ma più che altro del fatto che Frank stesse proprio di fianco a lui mentre quel cretino di suo padre lo prendeva a parolacce. E la cosa che lo faceva stare peggio era che non lo affrontava, non lo aveva mai fatto sul serio, ma incassava i colpi senza rispondergli.

Gerard era in piedi con le braccia conserte che fissava il tappeto mentre le pareti della stanza venivano giù dalle urla, mentre Frank invece era molto nervoso. Continuava ad alzare e abbassare lo sguardo, passava il peso del corpo da una gamba all'altra. Poi ogni tanto alzava lo sguardo su di lui per cercare una sua qualche reazione, ma Gerard non lo guardava. 
Alla fine sua madre, stufa delle tante urla e anche un po' spaventata, entrò in salotto, prese il marito per un braccio e lo trascinò in cucina. Gerard sapeva che sua madre era l'unica in grado di calmarlo, anche se in quel caso la vedeva molto dura.

Gerard approfittò subito della situazione per sfuggire dal salotto e dalla discussione. Così prese tutti i sacchetti che avevano appoggiato sul divano e fece cenno a Frank di seguirlo. Si diressero di sopra, su per la bella scalinata di marmo, fino alle camere da letto.

Gerard percorse il corridoio in silenzio, e alla fine aprì la porta di una delle stanze degli ospiti."Questa è la tua camera, e questa di fianco" affermò, "è quella di Mikey. Mentre quella laggiù" continuò indicandogli la stanza dall'altra parte del corridoio, "è la mia. In fondo al corridoio c'è il bagno. Fai come se fossi a casa tua" concluse il ragazzo cercando di chiudere la conversazione il più in fretta possibile.

Non voleva parlare di suo padre. Non ne aveva le forze. Lo odiava, e odiava che sapesse sempre come metterlo in imbarazzo. Era umiliante dover subire quel trattamento, ma sapeva bene che se avesse cercato di tenergli testa le cose si sarebbero messe anche peggio.

Gerard si rifugiò in camera sua, chiuse la porta e si buttò sul letto.

Che palle. Non era poi tanto sicuro che far venire a casa Frank fosse stata una buona idea, poteva anche risparmiargli certe scene. Ma mica poteva lasciarlo a dormire fuori, e farlo tornare in garage non gli sembrava coerente con la sua proposta di ricominciare da amici. No, farlo dormire a casa sua era la cosa più logica da fare.

Mentre era completamente assorto dai suoi pensieri sentì bussare alla porta. Doveva essere Frank che gli chiedeva spiegazioni per il suo comportamento da mollusco, pensò subito.

Invece dalla porta entrò Mikey.

"Ho come il sospetto che papà non l'abbia presa troppo bene, vero Gee?"
Esordì Mikey chiudendosi la porta alle spalle.

"Che perspicace che sei fratellino" rispose il più grande in tono sarcastico. "Comunque non mi aspettavo niente di diverso. Ma almeno speravo che essendoci anche Frank un minimo si sarebbe trattenuto, e invece..."

"Frank? Quindi l'hai recuperato?"

"Sì ci siamo incontrati fuori dalla caserma e abbiamo comprato le cose che ci mancavano. Poi non potevo mica dirgli di tornare alla sua panchina, quindi ora è di là nella camera degli ospiti" ripose Gerard.

"Bene, almeno ora non sarete più incazzati come al solito, voglio sperare"

Gerard scosse la testa. Le cose sembravano cambiate da prima.

"Comunque sei un pessimo padrone di casa, Gee. L'hai mollato in camera da solo? Con nostro padre che gira infuriato per la casa? Io starei attento, data la mole... come dire, non molto considerevole di Frank, papà potrebbe buttarlo giù dalla finestra" Scherzò Mikey dando una gomitata al fratello.

"Già forse dovrei controllare che papà non stia salendo. Vieni?" Chiese Gerard.

"Forza, sistemiamo anche questa faccenda. E cerca di non farti schiacciare come uno scarafaggio dal vecchio, o che figura ci farai col tuo amico? Un po' di dignità!" E Mikey gli fece l'occhiolino.

Gerard odiava quando suo fratello rigirava il coltello nella piaga.

"Ti prego, non rincarare la dose. Già mi sento abbastanza coglione per i fatti miei" rispose Gerard imbronciato mentre si chiudeva la porta della sua camera alle spalle.

Poteva benissimo sentire provenire dal piano di sotto le discussioni dei suoi genitori. Sembrava proprio che in quel momento suo padre stesse dicendo a sua madre di quanto Gerard lo avesse deluso e di quanto denaro aveva speso inutilmente per farlo studiare tutti quegli anni per poi vederlo arruolato nell'esercito come l'ultimo dei criminali.

I fratelli raggiunsero la camera di Frank e Mikey bussò alla porta.

"È permesso?" Chiese entrando.

"Certo, entrate pure" Si sentì provenire dall'interno.

"Allora sei diventato uno di noi! Congratulazioni!" Esordì Mikey stringendo la mano di Frank che si aprì in un ampio sorriso.

"Tutto bene? A parte l'urlatore di sotto, si intende" Chiese il minore dei fratelli.

"Sì, certo, tutto a posto. Stavo giusto mettendo in ordine la roba che abbiamo comprato oggi. Spero che la mia presenza non abbia... peggiorato la situazione" era evidente che Frank si sentisse un po' colpevole.

"No, figurati. Noi ormai siamo abituati a questo genere di cose, non ci sconvolgono più. Scenata più, scenata meno... cambia poco. Tanto quando Gee prende una decisione nessuno può fermarlo!" Scherzò Mikey.

Gerard arrossì leggermente.

"Eddai Mikey, piantala!" Quanto odiava quando suo fratello faceva così! Ma Frank rideva sotto i baffi, così anche Gerard accennò una risata. 
"D'accordo, io vado a vedere se la questione è chiusa o se qualcuno ha ancora qualcosa da dire di sotto" affermò Mikey alzando gli occhi al cielo e uscendo dalla stanza.

Frank e Gerard rimasero da soli. Per qualche istante ci fu un silenzio imbarazzante. Invidiava molto la dote di suo fratello di saper sempre cosa dire, dote che lui non possedeva affatto. 

Frank si sedette sul letto e cominciò a piegare la sua biancheria nuova. Aveva scelto il completo grigio chiaro perché il bianco non faceva per lui, almeno, così aveva detto.

"Gee?" Chiese Frank mentre piegava la roba.

"Sì. Non lo so, Mikey mi ha sempre chiamato così. Forse perché Gerard è un nome orribile..." e il ragazzo si sedette sulla sedia accanto alla scrivania.

"Gerard sarebbe un nome orribile? Allora cosa vogliamo dire di Frank scusa?"

"E no dai, Frank non è affatto male come nome" affermò Gerard.

Diamine che conversazione imbarazzante, e poi che risposta era? 
'Mh sì, non è affatto male come nome' che razza di idiota. Si sentiva un autentico cretino. Come al solito d'altronde.

Per fortuna quel discorso morì lì, perché Frank gli chiese come mai non avesse reagito di fronte alla reazione di suo padre. Se di solito Frank parlava in tono scherzoso, ora il suo atteggiamento era totalmente diverso. I suoi occhi erano puntati su di lui, fissi e penetranti. Quello non era uno sguardo che ammetteva bugie o mezze risposte. Era uno sguardo sincero, e Gerard non poté fare a meno di avvicinarsi a lui e sedersi dall'altro capo del letto.

Quegli occhi erano davvero profondi, si ritrovò a pensare Gerard. Avevano una profondità straordinaria, nonostante avessero un colore castano piuttosto classico. Avevano una luce che li rendeva vivi, penetranti.

"Se io gli rispondo lui diventa una furia" affermò Gerard abbassando lo sguardo e fissando le cuciture del copriletto. "E con furia non intendo solo quello che hai già visto, ma intendo dire proprio un animale. Qualche volta, anzi direi piuttosto ogni volta che qualcuno tenta di tenergli testa, diventa anche violento. Magari non subito, ma nei giorni successivi sai... possiamo vedere tutti benissimo i lividi che lascia su nostra madre. E allora preferiamo incassare in silenzio per poi fare comunque come vogliamo"

Gerard era stato completamente sincero con Frank, e probabilmente era la prima volta che raccontava a qualcuno quello che succedeva realmente in casa sua.

"Ok scusa, sono stato invadente... " affermò Frank dopo qualche attimo di gelido silenzio.

"No, è colpa mia. Insomma, potevo evitarti certe scenate. Avrei dovuto prevederlo..." Gerard continuava a guardare il copriletto.

"D'accordo!" Affermò Frank d'un tratto alzandosi in piedi.

"Che ne dici se questa sera ci facciamo un giro? Magari evitiamo altri guai con tuo padre" Evidentemente Frank stava cercando di rendere la situazione meno imbarazzante.

"Sì, certo. Spero solo che non ci rincorra per mezza città"

Così, verso le sette di sera, Gerard era nella sua stanza che si preparava per uscire con l'amico.

Aveva tirato fuori dall'armadio praticamente tutto quello che aveva, e ancora non era riuscito a trovare qualcosa di adatto da mettersi.

Niente di elegante, o avrebbe fatto sentire Frank fuori luogo. Alla fine optò per una camicia bianca con giacca e pantaloni blu scuro. Dopo circa mezz'ora, finalmente era pronto. Ci aveva messo insolitamente tanto a prepararsi, e quando uscì trovò Frank appoggiato alla porta della sua stanza che lo aspettava.

"Era tanto che aspettavi?" Chiese Gerard preoccupato.

"Mh...no, solo mezz'oretta" rispose Frank con un sorrisetto. "Hei, sto scherzando!" Concluse vedendo che Gerard aveva il panico negli occhi.

Cavolo, non voleva certo passare per la tipica ragazza che fa aspettare il suo fidanzato per ore intere mentre lei si prepara! Ma perché cazzo stava facendo certi paragoni? Dio santo, a volte si metteva in imbarazzo da solo. 
"Allora scendiamo. Speriamo che siano usciti" disse Gerard preoccupato.

Ma purtroppo non era così.

"Merda..." imprecò quando vide suo padre sulla poltrona che leggeva il giornale.

Gerard si fermò sulle scale e Frank si arrestò giusto in tempo per non finirgli addosso e far cadere tutti e due giù come due sacchi di patate.

Ma era troppo tardi, perché il signor Way li aveva visti.

"Credevi di poterti nascondere in camera per tutto il giorno?"

Questa volta stava parlando a voce bassa, cosa che forse era ancora più preoccupante delle urla.

Gerard e Frank scesero i restanti scalini per poi rimanere lì in piedi.

"Sai ho riflettuto durante queste ultime ore. E sono arrivato alla conclusione che probabilmente stai frequentando le persone sbagliate. Quando Lizzy mi ha detto di come l'hai trattata l'ultima volta, avrei dovuto capire cosa stava succedendo" il signor Way fece una pausa.

Quindi Lizzy era andata a raccontare tutto a suo padre! Che razza di arrogante piccola stronza, pensò Gerard.

"Dunque ci deve essere qualcuno che ti influenza" Riprese l'uomo alzandosi in piedi. "E non credo che sarà molto difficile capire chi è questo odioso individuo"

Gerard capì che il padre stava per aggredire Frank. Eccome se stava per farlo, così si mise leggermente davanti a lui con uno spostamento impercettibile.

"Quindi devi essere tu" concluse l'uomo girandosi di scatto verso il ragazzo, che da parte sua non sembrava mostrare un briciolo di preoccupazione. "Come hai detto che ti chiami?" Chiese in tono sprezzante.

"Frank signore. Frank Iero" rispose quello in tono piatto.

"Iero eh? Devi avere origini messicane o qualcosa del genere! Bella gente che scegli come amici Gerard, complimenti davvero!" Adesso stava alzando la voce.

"Italiane veramente" replicò Frank alzando le sopracciglia e annuendo con la testa.

Gerard era davvero stupito dalla calma che il ragazzo riusciva a mantenere. Se lui si fosse trovato al suo posto, probabilmente se ne sarebbe già andato.

"Ancora peggio. Allora devi essere davvero un povero ignorante. E anche delinquente se sei riuscito a plagiare mio figlio e a convincerlo ad entrare nell'esercito! Ma chi ti credi di essere eh? Sei soltanto un parassita della società! NON TI PERMETTO DI DORMIRE IN CASA MIA, SEI SOLTANTO UN RAGAZZINO CAPRICCIOSO DELLA STAZZA DI UN NANO! HAI GIÀ FATTO ABBASTANZA DANNI, ORA FUORI DA CASA MIA!" E dicendo queste cose il signor Way aveva scostato Gerard e aveva afferrato Frank dal colletto della giacca.

Era davvero troppo. Come si permetteva di trattare così uno sconosciuto?

Gerard afferrò suo padre per le spalle e lo girò verso di sé, liberando Frank da quella presa. Il ragazzo si era mantenuto calmo nonostante la violenza del signor Way, e ora si stava sistemando la giacca.

"Senti papà, lascia perdere ok? Smettila, è una mia decisione, soltanto mia! Ora piantala, hai davvero esagerato questa volta." E detto questo Gerard lasciò andare suo padre spingendolo leggermente indietro.

L'uomo rimase fermo per un attimo. Poi urlò: "FUORI DA CASA MIA!"

Gerard lo fissò ancora per un momento, poi si rivolse verso Frank.

"Vieni, andiamo" Frank guardò il signor Way con occhi a fessura.

I due tornarono su dalle scale. Gerard era davvero infuriato, ma per il momento cercò di rimanere calmo.

"Senti, facciamo il bagaglio e andiamocene, avremo meno problemi" affermò Gerard avviandosi a grandi passi verso la sua camera.

Frank rimase in piedi a guardarlo allontanarsi ancora per un po' ma non disse niente. Forse Gerard aveva bisogno di stare un po' da solo.

Gerard sbatté la porta della sua camera così forte che per poco la parete non venne giù.

Poi prese una vecchia sacca dimenticata nel fondo del suo armadio e iniziò a infilarci dentro tutta la roba che avevano comprato e alcune altre cose che aveva già.

Quando ebbe finito andò a bussare alla porta di Mikey.

"Senti, noi andiamo. È meglio così. Ci vediamo dopodomani in caserma ok?"

Mikey lo squadrò per un attimo, poi sospirò.

"D'accordo, come vuoi. Cercherò di farmi assegnare al vostro reparto. Fate attenzione voi due novellini, ok?" Mikey gli diede una pacca sulla spalla. "Vi accompagno alla porta" concluse seguendo il fratello.

"Hei... ehm, Frank? Sei pronto?" Chiese Gerard bussando alla porta della sua camera.

"Eccomi" ripose il ragazzo aprendola.  "Andiamo?"

I tre scesero le scale e passarono di fianco alla poltrona ancora occupata dal vecchio.

"Aspetta qui" disse Gerard a Frank, e questo annuì in silenzio.

Dopo che ebbe salutato la madre che era seduta in cucina, aprì la porta e uscì insieme agli altri due.

"Bè allora buona fortuna. A entrambi" Sì congedò Mikey stringendo la mano prima a Frank e poi a Gerard.

Il ragazzo tornò in casa, mentre Gerard e Frank imboccarono il vialetto e uscirono da casa Way.

  
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