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Autore: Chainblack    21/08/2017    2 recensioni
In fuga dalla disperazione dilagante della Hope's Peak Academy, sedici talentuosi studenti vengono rapiti e rinchiusi in una località sconosciuta, costretti a partecipare ad un nuova edizione del Gioco al Massacro senza conoscerne il motivo.
Ciò che sanno è che, per scappare da lì, dovranno uccidere un compagno senza farsi scoprire.
Guardandosi le spalle e facendo di tutto per sopravvivere, i sedici ragazzi tenteranno di scoprire la verità sul loro imprigionamento sapendo che non tutti potrebbero giungere illesi fino alla fine.
Ambientata nell'universo narrativo di Danganronpa, questa storia si svolge tra i primi due capitoli della saga.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Il greve silenzio formatosi attorno al banco di Hayley venne occasionalmente interrotto da un fruscio di pagine e carta.
Michael Schwarz contemplò il fascicolo clinico della compagna con un volto serissimo, ma che tradiva una punta di compiacimento.
Karol non riusciva a credere a come il chimico riuscisse a mostrare una simile facciata in una situazione del genere; non poté fare altro che volgergli un espressione di sdegno e commiserazione.
In mezzo alla moltitudine di volti mesti e impauriti, risaltò quello palesemente contratto di Judith; la ragazza aveva le mani serrate a pugno, e sembrava mugugnare qualcosa tra sé e sé.
Dall'altro lato, June si ritrovò a fare i conti con una situazione che non si sarebbe mai immaginata di prendere in considerazione; l'idea di smarrire del tutto, e in un brevissimo lasso di tempo, tutta la propria determinazione. Il pensiero fisso di rintracciare il colpevole era stato sostituito da tutti i momenti che aveva trascorso con Hayley nelle ultime settimane: dalle strigliate ai momenti di conforto reciproco.
La verità appena venuta a galla le impedì di prendere una posizione in merito; il suo conflitto interno sembrò essere troppo violento.
Xavier fece di tutto per evitare di incrociare Hayley col proprio sguardo; non era sua intenzione continuare ad affliggerla con uno spossante giudizio, né voleva riempirsi gli occhi di quella scena miserevole. 
L'Ultimate Hiker era collassata al terreno, sulle proprie ginocchia, tenendosi aggrappata al banco con le ultime forze rimaste.
Notò come Hillary, nascosta come al solito nel suo angolino, le stesse rivolgendo uno sguardo tremendamente severo e incattivito, mentre Kevin e Pierce parvero particolarmente colpiti da quel susseguirsi di colpi di scena.
L'Ultimate Botanist, in particolare, sembrò avvertire un tremolio alle gambe ad ogni singhiozzo e pianto di Hayley.
Xavier sospirò, intuendo come ciò fosse un altro esempio di come, davanti alla morte, tutto assumesse sfumature non assimilabili in un ambiente normale.
- "Grave forma di claustrofobia" - esclamò improvvisamente Michael - "Il paziente presenta seri sintomi fin dalla tenera età. Mancanza dell'attitudine a trovarsi a proprio agio in luoghi particolarmente angusti o al chiuso; ciò può provocare svenimenti, malessere, crisi isteriche..." -
Non terminò la frase e appoggiò la cartella sul proprio banco.
- Questa è solo la prima di tante pagine del fascicolo... - disse poi - Sei riuscita a nascondercelo per ben due settimane... davvero incredibile -
Rickard si intromise.
- Mike... adesso basta... - replicò, stanco - Il verdetto è stato raggiunto. Non c'è bisogno di rigirare il coltello nella piaga -
- E' pietà quella che sento? - protestò lui - Questa ragazza ha appena cercato di ucciderci tutti! Comprendi!? UCCIDERCI! Se non l'avessimo stanata, ora saremmo tutti all'altro mondo! Volevi fare la fine di Alvin!? -
- Michael - stavolta fu una voce diversa a frenare l'impulso del chimico - Smettila. Subito -
Si girarono tutti; a parlare era stato Karol. Teneva ancora lo sguardo fisso verso il basso e gli occhi socchiusi, ma il suo volto era palesemente rigido.
- Anche tu, Prof? - sbuffò Michael - Non vi capirò mai. Dei perfetti sconosciuti tentano di farvi la pelle e voi vi concedete il lusso di farvi degli scrupoli. Assurdo... -
- Sai, Mike... - rispose Xavier - Io credo che se passassi meno tempo rintanato nel tuo buco e tentassi di mostrare un minimo di empatia nei confronti di qualcuno che è nelle tue stesse condizioni, forse capiresti almeno un minimo di cosa stiamo parlando -
- Parli proprio tu, Xavier? - ringhiò l'altro - Sbaglio o tu, più di tutti, premevi per mettere Hayley alle strette? -
- Ciò non vuol dire che mi diverta a farlo. Lo faccio perché voglio sopravvivere - 
- A prescindere dalla situazione... - disse Vivian - Il processo è concluso. Non vi è la necessità di infierire su chi è già sconfitto... -
Più di una persona annuì a quell'ultima affermazione, e Michael non si prese la briga di replicare ulteriormente.
- Eppure... a me non sta bene -
Con sorpresa generale, a parlare fu Hillary.
- C-come? - balbettò Vivian.
- Alvin ed Hayley avranno avuto i loro motivi per volerlo fare... - continuò l'Utimate Clockwork Artisan - Ma perché Refia ed Elise ci sono andate di mezzo...? -
- Esiste davvero una risposta a questo...? - si chiese Pierce, dubbioso.
- Ma che cosa... vi aspettavate che facessi...? -
Calò un gelido silenzio tra i presenti. Una voce debole sibilò lungo l'intera sala.
Hayley Silver si alzò in piedi con uno sforzo disumano, gli arti ancora fiacchi e pesanti. La sua faccia era così pallida da fare spavento, gli occhi rossi e le gote appiccicose per le troppe lacrime. 
- Hayley...? -
- COSA DOVEVO FARE!? ME LO DITE!? - urlò lei - Non potete capire... non potete capire cosa CAZZO significa vivere una vita del genere! -
- Hayley, calmati...! - le gridò contro Karol.
- NO! Non mi calmo! - continuò lei - Tutto quello che vedete... tutto quello che SEMBRO è... è... un'assassina! Una macellaia, una pazza omicida! Ma che scelta avevo...? Che accidenti di scelta avevo quando passare anche un solo cazzo di minuto in questo DANNATO INFERNO è come trascorrere un'eternità di afflizioni!? -
Alcuni dei presenti sentirono l'improvviso impulso di allontanarsi. Il volto della compagna era deformato da una rabbia inenarrabile, e sembrava pronta a tutto.
D'istinto, Hillary si nascose dietro la schiena di Vivian.
- Ogni giorno... ogni ora, ogni minuto che passo qui è un tormento... - tossì lei - Una tortura, come se la testa mi andasse a fuoco! La notte non dormo perché mi manca il respiro, e il giorno vengo colta da continui attacchi di panico! Le poche volte in cui prendo sonno mi sveglio in preda agli incubi in un lago di sudore...! Spesso mi sembra come se le pareti si stringano fino a schiacciarmi le membra, e il dolore non è mai stato così vivo e acuto in vita mia! Ma che dico: "vita"? Io non sto vivendo; sto trascinando la mia FOTTUTA CARCASSA fino al momento in cui il mio organismo non deciderà di smettere di funzionare! ORA DITEMI CHE SCELTA AVEVO SE NON... SE NON...! -
Sbatté ripetutamente i pugni sul banco fino ad incrinarlo.
- SE NON QUELLA DI UCCIDERVI, MALEDIZIONEEE! -
Ne seguì un ultimo pianto isterico che, assieme alle urla, durarono fino a che l'Ultimate Hiker non esaurì definitivamente il poco fiato che le era rimasto.
Contemporaneamente, altre lacrime vennero versate; June Harrier non era più stata in grado di reggere la tensione e si era abbandonata ad un pianto liberatorio.
Si chiuse il volto tra le mani, nascondendolo, mentre Vivian la portava via.
- E' vero, non potremmo mai comprendere... - sospirò Pearl - E' un dolore che non ci è noto, non è possibile per noi concepire ciò che stai passando. Ma è anche vero che ciò ha portato alla morte di Elise, un'innocente -
- Non passa momento che non me ne penta... - singhiozzò Hayley - Ero convinta che, grazie al sostegno di Refia, sarei riuscita a resistere... ma poi lei è... e l'idea di poter rivedere il cielo... ancora una sola, unica volta... di poter respirare un po' di aria fesca... mi hanno fatto agire quasi senza che ne rendessi conto... io non volevo! Non volevo ucciderla, ma...! -
- Niente "ma"! Ciò che è fatto è fatto! -
Una voce robotica sopraggiunse dall'alto; tutti e tredici sobbalzarono.
- Oh, cielo... - annaspò Lawrence - Monokuma... -
- In persona! Devo dirlo, ragazzi, mi avete davvero sorpreso! Avete risolto questi due casi come fossero un giochetto da orsacchiotti! - canticchiò il pupazzo - Se continuate così questa sfida sembrerà fin troppo semplice! -
- Piantala con le stupidaggini, mostro! - inveì Karol - Abbiamo già perso tre dei nostri compagni, non sei ancora soddisfatto!? Non hai nulla da ricavare da tutta questa follia, quindi perché costringerci a un orrore simile!? -
- Oh, professore, la facevo più sveglio! - lo canzonò lui - Certo che ci guadagno qualcosa. Pensavi che il mio fosse un mero diletto!? Cielo, proprio no! -
- Allora... l'incubo continuerà...? - balbettò Kevin, spaventato.
- E inoltre, permettimi di assumere momentaneamente il tuo ruolo per una semplice correzione, Karol - proseguì Monokuma - Non intendi forse dire di aver perso... "quattro" compagni? -
Hayley raggelò seduta stante. L'immagine del corpo di Alvin, crivellato di proiettili, le balenò in mente.
- N-no... - gemette lei - No, ti p-prego... -
- E invece sì! - esultò l'orso - E' stato un bel tentativo, ma hai perso e devi pagare pegno. E si dia il caso che io abbia preparato una fantastica punizione speciale per Hayley Silver, Ultimate Hiker! -
La porta per la sala delle punizioni si spalancò al suono di quelle parole con un cigolio inquietante. Le pupille di Hayley si dilatarono.
- NO! - gridò terrorizzata - No, non voglio! NON VOGLIO! -
- U-un attimo...! - lo implorò Rickard - Parliamone, Monokuma...! Non si potrebbe...? -
- Niente compromessi; le regole sono regole! - obiettò l'orso - E per i bambini disubbidienti che si oppongono dovrò usare un... "incentivo" -
Un rumore sospetto venne emesso da un punto oltre la porta. Col cuore in gola, tutti i presenti osservarono la scena con un sensazione di orrore.
Un gran numero di braccia meccaniche, simili a serpi nei movimenti e nell'aspetto, strisciò fuori dalla porta emettendo un gran fracasso sibilante.
Hayley urlò sconcertata mentre le gambe le venivano ghermite e, lentamente, trascinate via. Si aggrappò con tutte le forze al banco, ponendo ogni briciolo delle proprie energie residue nelle dita, e pregò affinché queste ultime non la tradissero proprio in quel momento.
Si batté strenuamente fino a che queste ultime non cedettero, vinte dallo sforzo eccessivo.
L'immagine di Hayley Silver, portata via da quelle mostruosità meccanizzate, rimase impressa come un marchio di fuoco nelle menti di tutti i presenti.
La ragazza allungò disperatamente il braccio verso i dodici compagni, urlando e strepitando.
- VI PREGO! VI SCONGIURO! - urlò loro - AIUTATEMI! NON VOGLIO MORIRE! -
La richiesta di soccorso non poté essere semplicemente ignorata.
Pearl e Xavier voltarono lo sguardo altrove, coscienti della propria impossibilità di porre rimedio.
June, Vivian e Lawrence assistettero alla scena, impotenti a loro volta, incapaci di distogliere lo sguardo dal volto deformato dal terrore che mostrava Hayley.
Michael e Hillary, vagamente più distaccati, voltarono le spalle. Nessuno dei due aveva davvero voglia di assistere a quel macabro spettacolo.
Kevin si ritrovò a tendere a sua volta la sua mano verso il nulla, quasi come ipnotizzato dal quelle parole che imploravano aiuto.
A differenza del resto della classe, Pierce e Karol mossero istintivamente dei passi avanti, impossibilitati ad ignorare la ragazza in lacrime che stava venendo portata via di peso.
Si fermarono soltanto quando si accorsero di essere stati preceduti.
La mano tesa di Hayley trovò un appiglio in quella di Judith Flourish. La ragazza aveva spiccato un balzo nella sua direzione e le aveva afferrato il braccio saldamente, conficcando le unghie nella manica della maglietta di Hayley.
- No, nooo! - esclamò Judith, tirando a sé la compagna con tutte le forze - Non è giusto! Non è GIUSTO! - 
- J-Judith...! - sussurrò Hayley.
L'avvocatessa non smise di tirare.
- Non è colpa tua, Hayley! Sei stata costretta! - digrignò i denti per lo sforzo - E non è giusto che tu muoia! Non può finire così, NON PUO'! -
- Judith, che diavolo fai!? - le gridò dietro Xavier - Vuoi finire anche tu là dentro!? -
- Restate pure a guardare, se volete! - replicò Judith - Ma io non lo farò! Hayley non è un mostro! Non merita tutto questo! NON-...! -
Judith si accorse troppo tardi di ciò che stava per accadere. Due ulteriori braccia meccaniche comparvero dall'interno della sala.
Queste si avvinghiarono alle sue spalle, emanando delle scintille sospette. Una leggera scarica elettrica venne scaturita, e il corpo di Judith avvertì un improvviso e forte intorpidimento. 
L'ultima cosa che i suoi occhi videro prima di cadere all'indietro fu la propria presa sul braccio di Hayley troncarsi definitivamente, e la sagoma dell'Ultimate Hiker svanire dietro la porta, in una tetra oscurità.
Gli arti robotici si ritirarono a loro volta, lasciandosi dietro un'Ultimate Lawyer sconcertata e inorridita.
Le luci della sala delle punizioni si accesero all'unisono.
Era cominciato l'inevitabile.




L'interno della sala delle punizioni era stato assemblato in modo differente dalla volta precedente.
Hayley Silver si ritrovò ad essere trascinata violentemente lungo il pavimento; le sue gambe venivano trainate dagli arti automatici verso un'impalcatura decisamente sospetta. Il resto della classe, che osservava tramite le finestre, notò con una punta di orrore di ciò di cui si trattava.
Un'imponente parete artificiale da scalata era stata montata su uno degli ampi muri della sala.
A prima vista poteva sembrare della semplice attrezzatura sportiva.
Pearl indicò agli altri ciò che quella situazione aveva di diverso: al posto dei comuni sassi in plastica usati come materiale da fissaggio vi erano borchie metalliche dall'aspetto appuntito.
Il nefasto viaggio di Hayley non ebbe che una brevissima pausa quando i suoi piedi raggiunsero la parete; dopodiché, le braccia meccaniche cominciarono a tirarla in verticale, fino ad ascendere rapidamente verso la vetta.
Hayley sentì il proprio corpo straziato dalle punte in acciaio man mano che veniva portata verso l'alto, lanciando grida di dolore così potenti che i compagni riuscirono ad udirla persino attraverso le spessissime vetrate.
A quel punto dell'esecuzione, la maggior parte di loro aveva già smarrito il coraggio di continuare a guardare.
La scalata continuò fino alla cima, e una buona porzione di sangue aveva cominciato a colare lungo la parete artificiale.
Hayley, ancora a testa in giù e con il corpo attaccato alle spine ferrate, ebbe appena il tempo di volgere lo sguardo in alto.
Una bandiera rossastra stava sventolando fieramente sulla sommità; vi era una frase ricamata sopra: "DESPAIR'S PEAK".
La vera disperazione sopraggiunse quando avvertì la presa sulle proprie caviglie venire meno; le braccia la avevano appena lasciata cadere.
Percorse rapidamente verso il basso tutti i metri fatti in salita; i grumi di sangue che le si erano formati in gola le impedirono persino di urlare, soffocandole un'ultima, disperata richiesta di aiuto.
Tese la mano verso l'alto, sperando con tutta se stessa che un miracolo accorresse dal cielo per trarla in salvo.
Smise definitivamente di soffrire nel momento in cui il suo corpo si arrestò ad appena un metro dal suolo.
Un letto di spuntoni acuminati era sbucato a sorpresa dal terreno nel punto esatto in cui si sarebbe schiantata.
Avvertì la sensazione dei propri arti perforati, ma non vi era alcun dolore, nessun supplizio.
Non vi era più nulla da sentire, e tutto ciò che aveva davanti agli occhi iniziò lentamente a svanire.
Poi, Hayley Silver chiuse gli occhi.
I pochi spettatori rimasti videro la mano dell'Ultimate Hiker, ancora tesa verso l'alto, cadere delicatamente a terra col sangue ancora grondante.
Infine, le luci si spensero.



L'ascensore fece il proprio ritorno al piazzale, nuovamente alleggerito.
Quando il movimento meccanico del mezzo cessò, i passeggeri scesero uno ad uno senza dire una parola.
Il viaggio di ritorno era stato simile a quello di andata; inesorabilmente lento e silenzioso, anche se per motivi diversi.
Se in principio vi erano tensione e paura, in quel momento ogni stralcio di emozione era svanito, come se gli animi di tutti si fossero atrofizzati.
Lo spettacolo dell'esecuzione di Hayley aveva fatto comprendere ad ognuno dei sopravvissuti quanto le regole di quel luogo fossero spietate a prescindere dalle circostanze. 
Judith e June erano ancora notevolmente scosse; la prima, in particolare, continuava a fissarsi il palmo della mano quasi come a credere di stare ancora tenendo quelle di Hayley in un ultimo, vano tentativo di aiutarla.
Vivian si fece aiutare da Karol e Hillary a portarle alle proprie stanze. Nessuno pronunciò nemmeno una frase di circostanza; si limitarono a rintanarsi nelle rispettive camere per immergersi nelle proprie riflessioni. I dodici sapevano che altre notti insonni sarebbero giunte a tormentarli e altri due volti a fare loro visita negli incubi.
Una sola persona rimase ferma al centro del piazzale, col capo chino e gli occhi socchiusi.
Lawrence Grace pareva non avere più nemmeno la forza di muoversi. Proprio come dopo il ritrovamento di Elise, il suo stomaco aveva dato chiari segni di squilibrio nel momento in cui il corpo di Hayley era piombato sulla trappola acuminata.
La testa del musicista era bollente e gli sembrò come se stesse per esplodere.
Rimase immobile a massaggiarsela per qualche minuto. Riacquistata una buona dose di lucidità, alzò la testa verso il soffitto. 
Provò ad immaginarsi il cielo azzurro, sprazzi di nuvole bianche, un sole abbagliante; un intero paesaggio cominciò a formarsi nella sua mente.
Si chiese se era ciò che anche Hayley Silver era solita fare per ricercare anche solo una parvenza di libertà.
Resosi conto di essere rimasto completamente solo, decise di apprestarsi a tornare a sua volta nella propria camera.
Ma, non appena mosse un singolo passo, qualcos'altro attirò la sua attenzione.
Una delle camere aveva la porta aperta, quella posizionata più a destra di tutte: la numero sedici.
Si chiese dapprima chi potesse essere stato a lasciare la porta così incautamente spalancata in una situazione del genere. Poi, con uno sforzo di memoria, non se ne meravigliò più di tanto. La stanza era quella di Elise.
Un pensiero gli fulminò la testa; sentì la curiosità salirgli e, guardandosi attorno e accertandosi di non essere visto, vi si avvicinò.
Il musicista diede un'occhiata all'interno con una rapida sbirciata; era ovvio che non ci fosse nessuno.
La stanzetta sembrava identica alla sua, con appena poche differenze. Elise sembrava averla tenuta un po' in disordine.
Entrandoci dentro non riuscì a fare a meno di provare una forte malinconia pensando alla tragica fine a cui la proprietaria era andata incontro.
Un dettaglio in particolare suscitò il suo interesse; sul tavolino al centro della stanza vi era posizionata una videocamera solitaria, assolutamente identica a quelle che Elise, Alvin e Hillary avevano piazzato lungo i corridoi; uguale a quella che l'Ultimate Camerawoman aveva poco prima di morire.
La prese istintivamente tra le mani e la osservò: la batteria era piena per metà, e in memoria sembrava esserci registrato qualcosa.
Fece per premere il tasto di riproduzione, quando una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare e quasi perdere la presa sul congegno.
- Cosa stai facendo? -
Lawrence si girò, raggelato. Era Pearl Crowngale.
- P-Pearl! Assolutamente niente di male, giuro! - 
- Ero convinta che nessuno avesse voglia di ispezionare l'area dopo quello che è accaduto ad Hayley... - sospirò lei - Persino Xavier si è ritirato. Devo dire che mi sorprendi, Lawrence -
Lui scosse la testa.
- No, non è che volevo curiosare... - ammise - E' solo che... -
Lei fece un altro passo avanti.
- Sì? -
- Ecco... speravo di trovare qualcosa che... - si espresse con difficoltà - Qualcosa che mi aiutasse a ricordarle, ecco -
- Perdonami, ma non ti seguo -
Lawrence Grace prese fiato.
- Non li rivedremo più - sospirò - Refia, Alvin, Elise, Hayley... non li rivedremo mai più. Sono spariti per sempre, e di loro non restano che memorie... memorie che col tempo svaniranno e diverranno sempre più offuscate -
- La morte è indissolubile... - commentò la bionda.
- E' per questo che vorrei... qualcosa che mi aiuti a ricordarli. Ricordare i loro volti... beh, se solo potessi... -
- Anche se li conoscevi da non molto? - chiese Pearl - Anche se due di loro si sono macchiati del sangue di innocenti? -
- Possiamo dire quello che vogliamo, ma sta di fatto che sono stati costretti a farlo... - annuì lui - E io voglio credere che non fossero dei mostri. Solo... degli esseri umani messi alle strette. E anche se siamo stati insieme per poco, abbiamo condiviso molto... -
- Sono parole sagge. Mi ritengo colpita - Pearl sorrise in modo flebile - Dei morti non resta che il ricordo. Fai in modo che non vada perso -
Entrambi annuirono.
- Beh, chissà, magari potremmo trovare di più - continuò Lawrence.
- Che intendi? -
- Che Elise ha lasciato qui una delle sue telecamere - disse - Sbaglio o stava facendo delle ricognizioni in giro per la scuola? Magari ha trovato qualcosa di utile... -
Pearl assunse un'aria apprensiva.
- Sei straordinariamente ottimista se credi che un miracolo del genere possa avvenire... - osservò lei, schietta.
- C'è solo un modo per scoprirlo, no? -
E, così dicendo, premette il piccolo pulsante rosso sulla videocamera.
Dopo alcuni istanti di caricamento, alcune immagini comparvero sullo schermo.
Sembrava che le riprese fossero cominciate dal piazzale dei dormitori.
Lo sfondo che dava sul ristorante venne rapidamente coperto dal volto di Elise Mirondo. Quando la sua faccia comparve davanti ai loro occhi, Lawrence e Pearl avvertirono una particolare sensazione di disagio.
- "Salve! Questo è il diario di bordo di Elise!" - il video cominciò così - "In questo momento io e i miei compagni stiamo affrontando una situazione assai complicata...
questo video servirà per tenere traccia dei nostri progressi!
" -
Lawrence e Pearl si guardarono di sottecchi. Il video proseguì.
- "Siamo qui da pochi giorni e ci stiamo ancora ambientando, ma sono certa che le cose andranno alla grande! Vediamo chi c'è nel ristorante adesso... Oh! Karol! Alvin! 
Salutate i nostri spettatori!
" -
- "I nostri... cosa?" - fece la voce incerta del Prof.
L'Ultimate Guardian rise in maniera composta.
- "Attenta a dove metti i piedi, Elise. Se tieni gli occhi fissi sull'obiettivo rischi di inciampare" - la avvertì Alvin.
- "Nessun problema! So quel che faccio!" -
Il vedere il volto di Alvin Heartland così sereno e pacifico provocò in Lawrence una fitta allo stomaco che non voleva saperne di andar via.
- "Oh, ecco il nostro Xavier!" - proseguì Elise - "Come sta andando la giornata?" -
- "Uhm... bene? Cosa diavolo stai facendo?" -
- "Beh, mi sembra ovvio che ti stia filmando!" - intervenne Rickard.
- "Questo lo vedo, idiota!" - lo rimproverò Xavier.
L'inquadratura si spostò di netto nel momento in cui Elise parve udire un rumore sospetto: quello di un campanello.
- "Ooh! Ecco la nostra Ultimate Cyclist! Sempre in sella alla sua bici, vedo" -
Lawrence Grace si preparò mentalmente.
- "Figo! Fai un video?" - Refia Bodfield si sbracciò nel tentativo di ricoprire tutto lo schermo - "Appena lo hai finito faccelo vedere, mi raccomando! Su, Hayley, andiamo" -
- "Certo, abbiamo parecchio da fare" -
- "Ah, aspetta, Hayley! Un saluto per la cinepresa" - la fermò Elise.
L'Ultimate Hiker mostrò un'espressione da cerbiatto impaurito. Non sembrava reggere bene le interviste.
- "Ah, uhm...! C-ciao!" - tentò di mostrare un sorriso smagliante - "Oggi Refia batterà il suo record, me lo sento!" -
- "Allora verrò a filmarlo più tardi" - 
Le riprese passarono tra un momento e l'altro della prima settimana, inquadrando ogni singolo membro del gruppo.
Lawrence e Pearl assistettero a quel video meravigliandosi di come fossero stati catturati gli altri compagni nelle situazioni più strane.
Videro un Kevin Claythorne ripreso di nascosto mentre eseguiva uno strano balletto durante l'innaffiamento delle piante.
June Harrier fu colta nel tentativo di pulire inutilmente una macchia di sporco da uno dei tavoli del ristorante, salvo poi accorgersi che si trattava di una venatura del legno, vergognandosi come una ladra.
Apparve, in un angolino, persino il timido volto di Pierce Lesdar sorpreso a fare una sorta di boccaccia allo schermo della telecamera, per poi fuggire via a gambe levate una volta accortosi di essere stato scoperto.
A Lawrence venne quasi da ridere; pensò che anche quelle stramberie facevano parte, nel complesso, del talento di Elise.
- Sembra quasi di star vivendo quei momenti... - commentò Pearl.
- Elise era... brava nel più bizzarro dei modi -
Infine, con loro grande sorpresa, il video sembrò concludersi con un primo piano sulla faccia di Elise, che rientrò prepotentemente a rubare la scena.
- "Questo era il primo video log della nostra classe! Vi terrò aggiornati!" - la ragazza sorrise, ma poi il suo volto si fece incredibilmente serio.
Ci fu una pausa di silenzio in cui Elise Mirondo parve riflettere su qualcosa.
Lawrence Grace si chiese a cosa fosse dovuto.
- "...la situazione non è comunque magnifica. Ho molta paura... " - fece la voce proveniente dal video - "Siamo in un luogo dal quale non ci è concesso uscire, e ci è stato imposto di ucciderci vicendevolmente... e nessuno sa cosa ci riserva il futuro. Se qualcosa dovesse accadermi, allora... vorrei che chiunque trovasse questo video lo usasse come mezzo per ritrovare me e i miei compagni. Abbiamo bisogno di aiuto, ve ne prego..." -
La registrazione continuò con un'altra breve pausa. Lawrence avvertì un tremito alla mano.
- "Se invece fosse uno dei miei compagni a trovarlo, allora ti scongiuro... fa in modo che non accada nient'altro di brutto. Nessuno di noi è malvagio, ne sono certa, ma chissà cosa potremmo essere costretti a fare in preda alla disperazione. Io ho fiducia in tutti noi, so che in qualche modo riusciremo a cavarcela, ma... il dubbio  rimane. Vorrei poter fare qualcosa per proteggervi, ma so di non poter fare molto. Posso solo dire che... sono convinta di essere circondata da persone fantastiche. Voglio uscire da qui assieme a tutti voi; ce la faremo, vedrete! Abbiate coraggio. Qui Elise Mirondo: passo e chiudo!" -
Appena terminata quella frase il video si interruppe, segno inequivocabile che era giunto alla fine.
Lawrence e Pearl rimasero fermi a guardare lo schermo, ipnotizzati da quel discorso così incredibilmente inaspettato.
L'Ultimate Musician strinse a sé la piccola telecamera, incapace di trattenere alcune lacrime.
Pearl Crowngale si girò di spalle e fece per andarsene.
- Facciamolo vedere anche agli altri... - propose lei.
Lawrence emise una sorta di piccolo gemito di approvazione. La ragazza decise di lasciarlo da solo.
Tornò nella propria stanza, girò la chiave, e si distese sul letto.
Guardò un punto fisso sul soffitto e si mise a contemplare il nulla.
- Eri ingenua, Elise. Te lo avevo detto... - mormorò - Ma anche troppo buona -
Con quell'ultimo pensiero volto a commemorare la compagna scomparsa, Pearl Crowngale si addormentò profondamente.
 

   
 
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