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Autore: mido_ri    21/08/2017    0 recensioni
Due ragazzi completamente diversi entrano in contatto in un apparente contesto scolastico.
Alessio: il solito ragazzo disordinato e "piantagrane" che reputa la sua vita una noia, così come la scuola e qualsiasi tipo di legame con le altre persone.
Riccardo: un ragazzo, meglio definito "ragazzino", che sembra fin troppo piccolo per poter frequentare il secondo anno di liceo; al contrario del suo fisico, la sua mente è grande.
Così come ci si aspetterebbe da un ragazzo del genere, Riccardo nasconde a tutti, perfino alla sua famiglia, la vera vita che conduce ogni giorno, difficile e sconvolgente.
Un inaspettato incontro spingerà Alessio a porsi sempre più domande su quello strano ragazzo.
Come si svolgerà la storia dei due incompatibili compagni di banco?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Mar, 7 novembre, mattina

Entrai in classe tirando lo zaino per una sola bretella e facendolo strisciare per terra. Avevo così sonno che non sapevo neanche perché mi fossi alzato quella mattina, probabilmente per colpa di Matteo che doveva arrivare sempre in anticipo.

- Buongiorno! -

Lasciai cadere lo zaino a terra prima ancora di arrivare al mio banco e mi voltai con sguardo terrorizzato.

- Noemi...ciao -

Provai a sorridere con tutte le mie forze, ma ero sicuro che ne fosse uscito qualcosa di orribile.

- Che hai? Sembri più stanco del solito -

- Oh...niente, sono andato a letto tardi -

Lei sorrise in quel modo odioso, strizzando gli occhi e mostrando i denti bianchi e perfettamente allineati, contornati da un paio di labbra carnose e scintillanti per via del trucco.

- Vuoi un caffè? Offro io! -

- N-no...grazie -

La ragazza si aggrappò al mio braccio e mi fece scivolare il colletto della felpa lungo una spalla.

- Sei sicuro? -

Mi tirò per la manica.

- Sì...ehm... -

Noemi si imbambolò: mi fissava con la testa alzata e lo sguardo perso; una ciocca di capelli un po' mossi le ricadeva in modo scomposto su una guancia e su gran parte delle labbra schiuse.

"Giuro che se mi salta addosso, le do una spinta e la faccio volare fuori dalla finestra"

Lanciai un'occhiata decisa alla finestra spalancata per far cambiare aria prima dell'inizio delle lezioni, da cui entrava un vento gelido. Rabbrividii e tentai di tirarmi su il colletto della felpa, ma la ragazza strinse una mano attorno alla mia.

- Non farlo...t-ti riscaldo io -

Si alzò sulle punte dei piedi e incastrò il viso tondo e caldo nell'incavo del mio collo. Tremò lievemente.

In quel momento mi sentii estremamente cattivo per tutto ciò che avevo pensato e detto di lei, in fondo non aveva mai fatto nulla di male e aveva sempre agito con l'unica intenzione di farmi del bene. Una piccola voce nella mia testa mi fece sentire il bisogno di scusarmi, ma le mie labbra sembravano essere state incollate con l'attack.

Le appoggiai una mano sulla schiena e cominciai ad accarezzarla.
La sottrassi all'istante quando un ragazzo si precipitò nell'aula senza preavviso e si bloccò sulla soglia con i capelli scompigliati a contornare il suo volto sconvolto.

La ragazza, sentendo che mi ero irrigidito di colpo, si allontanò da me a si voltò verso di lui.

- C-c'è qualcosa che non va? -

Il suo sguardo guizzò da me a lui un paio di volte, mentre io stavo lì impalato senza avere la minima idea di come reagire e tirarmi fuori da quella situazione più che imbarazzante.

- S-scusate... -

Noemi si aggiustò il maglione rosa sulle spalle e uscì velocemente dalla classe.

"Non ci credo, ha fatto una cosa intelligente..."

Riccardo venne velocemente verso di me con aria tutt'altro che allegra. Piantò i piedi a terra solo quando il suo corpo fu a pochi centimetri dal mio, poi mi tirò un ceffone in piena faccia con una forza che non pensavo gli appartenesse.

- Sei uno stronzo -

- S-scusa... -

"Ma da dove diavolo ha cacciato tutta quella forza? Non mi sento più una guancia, e poi...come ci è arrivato? Non era un nano?"

- Prima Matteo...adesso Noemi, si sono svegliati tutti ora? -

Mi afferrò il viso con entrambe le mani e si protese verso di me, i nostri nasi si toccavano e potevo sentire il suo respiro sulle mie labbra.

- Oggi vado a comprare il martello -

- Che?! No, no! -

Si staccò e mi voltò le spalle.

- Dai...lo so che stai scherzando -

Mi guardò di nuovo in faccia e mi fulminò con una sola occhiata.

- Preferisci una motosega? -

Mi lasciai cadere su quella sedia che avevo sempre giudicato fin troppo piccola per il mio corpo enorme.

- Ro, sai che fra me e Noemi non c'è niente...ho addirittura detto che preferisco una cavalletta a lei-

- E allora perché vi stavate toccando in quel modo? -

Fece una faccia schifata e girò gli occhi.

- Perché avevo freddo -

- Oh...certo, potresti anche vestirti meglio -

Ammiccò al mio collo nudo, dove poco prima la ragazza aveva appoggiato il viso.

- Anche tu! -

Sorrisi in modo beffardo e mi gettai addosso a lui, gli scostai i capelli e avvicinai le labbra al suo collo, ma mi arrestai di colpo.

- Che c'è? -

- Dovrei chiederlo io a te -

Gli presi il mento con due dita e guardai meglio quella piccola macchia viola sulla sua pelle.

- Che hai fatto? Hai visto qualcuno? -

- I-in che senso? -

L'immagine di quel maledetto tizio del parcheggio si insinuò all'istante nella mia testa, decisa a non andarsene.

- Come cazzo te lo sei fatto questo, da solo?! -

Strattonai il suo volto con rabbia, ma lo lasciai andare immediatamente non appena la sua faccia lasciò spazio a un'espressione di dolore.

- Non capisco...di che stai parlando? -

Si frugò in una tasca ed estrasse il cellulare per specchiarvisi.

- Oh...me l'hai fatto tu! -

- Non mi pare -

- Ma se siamo stati appiccicati su quel letto per tre secoli -

Nonostante fossi incavolato, non potei fare a meno di addolcirmi quando lo vidi arrossire.

- Sei sicuro di non aver incontrato nessuno ieri sera? -

- Dove volevi che andassi alle dieci di sera con questo freddo? Mio padre non mi avrebbe mai accompagnato! -

Parve alterarsi leggermente.

- Ro, ascolta... sarò io lo scemo, ma non ricordo di averti fatto quello -

- Io invece ricordo di sì, quindi chiudi quella boccaccia -

La campanella suonò in quell'istante e la professoressa di italiano non si fece attendere neanche per un paio di secondi.

Alla fine della quinta ora, finalmente Riccardo si degnò di rivolgermi la parola, per fortuna sembrava avermi perdonato per le cazzate che avevo detto qualche ora prima.
Sospirai di sollievo.

- Allora oggi pomeriggio vieni a casa mia? -

Sgranai gli occhi.

- P-per studiare? -

- Certo, cosa vorresti fare? La doccia? -

Mi trattenni dal dire qualcosa di sconveniente e mi limitai ad annuire.

- Alle quattro -

Mi scoccò un bacio goffo e frettoloso sul petto, dove arrivava senza alzarsi sulle punte dei piedi.

Mi aggiustai lo zaino in spalla e raggiunsi il cancello cercando Matteo con lo sguardo.

"Chissà che fine ha fatto quell'idiota"

- Ciao, Alessio -

Sobbalzai per lo spavento.

- S-salve... -

Un uomo in divisa mi si piazzò davanti, guardandomi come se mi conoscesse.

"Ma che vuole questo tizio adesso?"

- Immagino che non ricordi di avermi già conosciuto, eri sotto shock -

Aggrottai le sopracciglia e mi sforzai di ricordare, ma quel viso non mi era per nulla familiare.

- Sono il poliziotto che ti ha comunicato la morte di tua madre -

Per un attimo mi sentii mancare l'aria, l'uomo se ne accorse e mi mise una mano su una spalla.

- Stai bene? -

- S-sì... è successo qualcosa? -

- No, ma vorrei farti delle domande, vieni... -

Mi guardai intorno frettolosamente, ma di Matteo non c'era traccia.

- Oh, se stai cercando il tuo amico...gli ho detto di tornare a casa, pranzerai con me -

- V-va bene... -

"Quel bastardo traditore! Non poteva inventarsi una scusa? Tipo che sono allergico alla gente che mi rapisce davanti scuola e vuole mangiarmi per pranzo"

Guardai il poliziotto come se fosse un killer professionista, lui ricambiò con un sorriso gentile.

Durante il viaggio in macchina nessuno nei due proferì parola, fosse stato per me avrei anche potuto smettere di respirare e fingere un infarto, così mi avrebbe portato in ospedale e avrei mangiato solo pastina e pollo di plastica per pranzo. Mi sentivo a disagio a stare in una macchina della polizia, e non poco.

Quando l'auto si fermò, imprecai nella mia testa: stavano per iniziare le domande moleste.

Ci sedemmo a un tavolo per due già prenotato.

"Chissà da quanto tempo aveva in mente questa cosa..."

- Oh, non c'è bisogno di prendere il menù, ho già ordinato per telefono -

- O-okay... -

"Non sapevo neanche che si potesse fare una cosa del genere"

- Allora -

L'uomo si fece avanti con la sedia e incrociò tutte e dieci le dita delle mani.

- Iniziamo da qui... -

Estrasse un block notes fatto da più inchiostro che carta.

"Mi sa che la cosa andrà per le lunghe"

- Che rapporto hai con Riccardo Buonarotti? -

Ero sicuro di avere una faccia a metà fra il rimbambito e il deficiente.

- C-come? -

L'uomo sbuffò.

- Da quanto tempo vi frequentate? Siete amici? Vi vedete spesso? -

- Ah... be', lo conosco dal secondo giorno di scuola più o meno, ma non siamo diventati subito amici-

- Capisco, continua -

Mi morsi il labbro in cerca di qualcosa da dire.

- Abbiamo iniziato a vederci poco dopo, non ricordo il giorno preciso...sono andato a casa sua per un compito di chimica -

La sua penna scivolò sul foglio senza produrre alcun rumore.

- Hai notato qualcosa di particolare? -

- S-sì...quando è arrivata sua madre, lui mi ha fatto nascondere nella sua stanza e...e dal piano di sopra ho sentito che lei gli si rivolgeva con tono arrabbiato e poi...credo che gli abbia dato uno schiaffo -

Annotò ciò che avevo detto molto velocemente.

Mi guardai intorno in cerca del cameriere, ma sembrava che fossimo gli unici in tutta la sala.

"Possibile che abbia prenotato tutto il ristorante solo per noi? Cavolo... però potrebbe farmi le domande anche mentre mangiamo, sto morendo di fame"

- Hai mai avuto contatti fisici con sua madre? -

Ricordai ciò che aveva detto Riccardo per giustificare le mie impronte sul suo corpo.

- S-sì...quella sera sono sceso giù per...per difendere Riccardo -

L'uomo aggrottò le sopracciglia, staccò gli occhi dal foglio e li puntò nei miei.

- Impossibile. Le tue impronte sul corpo della donna erano molto più recenti -

Deglutii rumorosamente.

"Cazzo...che faccio?"

- Alessio, puoi dirmi la verità -

Abbassai lo sguardo e presi a fissare il piatto vuoto esattamente come il mio stomaco, che tra l'altro aveva un esigente bisogno di brontolare e rendere il tutto ancora più imbarazzante.

- Ho deciso di indagare separatamente dalle altre unità, sai...siamo così fuori strada che molti hanno intenzione di chiudere il caso e lasciar perdere-

Fece un lungo sospiro e lasciò che i suoi occhi si intristissero.

- All'inizio ero d'accordo, ma poi ho pensato: se davvero ci fosse un killer così in gamba da nascondere tutte le prove? E se avesse un piano ben preciso? E se questo piano non fosse ancora concluso? -

Quelle domande mi fecero venire il capogiro, dovetti versarmi l'acqua nel pesante bicchiere di vetro e buttarla giù tutta d'un sorso.

- Tutti questi omicidi girano intorno a Riccardo...e di conseguenza a tutte le persone che gli stanno intorno...ma non è lui il colpevole né un suo familiare -

Si ricompose.

- Dov'eravamo rimasti? Ah, sì! Hai mai avuto contatti fisici con sua madre? -

"Tranquillo, Ale. Devi solo dirgli quello che sai, escludendo lo stalker immaginario e magari i vuoti di memoria e quella roba lì..."

- S-sì... -

- Quando? -

- L'ho seppellita io in quel terreno -

Le sue pupille si fecero enormi e la sua penna scattò sul foglio.

- Perché? -

- Ho trovato il suo cadavere nella casa di mio padre, sotto i mobili della cucina, non so come sia arrivato lì. L'ho seppellita dopo un paio di giorni, non ho detto niente perché avevo paura che avrebbero sospettato di me -

L'uomo strizzò gli occhi e respirò a labbra schiuse.

- Riccardo sapeva che il cadavere di sua madre era lì? -

- No -

"È la verità, anche se in teoria l'ha uccisa lui... forse"

- Va bene, facciamo un passo indietro. In che rapporti sei con Riccardo ora? -

- Al momento ci frequentiamo più spesso, per via della scuola -

"Certo"

- Vai a casa sua? -

- Sì -

- Hai notato qualcosa di strano dopo la morte di sua madre? -

- Assolutamente nulla -

"A parte quella vecchietta un po' fuori di testa..."

- Uscite insieme di sera? -

- Raramente, ma non da soli -

- Lui ti ha mai parlato della sua vita privata? -

Evitai di nuovo il suo sguardo.

- Non molto... -

- Ripeto, in che rapporti siete? -

"Quante volte ancora hai intenzione di chiedermelo? Cavolo, che ti aspetti che dica?"

Mi inumidii le labbra secche con la lingua.

- Sei troppo teso, Alessio. Non voglio farti del male, ho intenzione di aiutarti. So che è un periodo molto difficile...ma cercherò di mettermi nei tuoi panni e capirti -

"Ma se non ci riesco neanche io..."

- I-io... c'è qualcosa in più dell'amicizia...ma che c'entra? -

Mi morsi la lingua per quella domanda che gli avevo posto.

"Così non farò altro che dargli un motivo per farmi più domande, che idiota!"

Ma lui sembrò non badarvi.

- Avete mai avuto rapporti sessuali? -

- C-che? N-no! -

Mi riempii di nuovo il bicchiere e bevvi così in fretta che rischiai di congelarmi il cervello.

"Sarebbe cento volte meglio che parlare con 'sto tipo..."

- Alessio, se rispondi in quel modo non posso fidarmi. Stai calmo -

- È la verità...m-ma perché vuole saperlo? -

- Quando lo abbiamo interrogato, ovviamente gli abbiamo chiesto di mostrarci le ferite inflittegli dalla madre, c'era qualche livido o graffio, ma anche di più -

- C-cioè? -

- Be', come li chiamate voi ragazzi... c'erano dei succhiotti -

"Altri?!"

- O almeno credo lo fossero...erano tutti così convinti che fossero dei lividi procurati dalla madre, che non hanno neanche controllato le impronte digitali e fatto qualsiasi altro tipo di esame su tutte le ferite -

- E lei come fa a dire che erano...quelle cose? -

- Innanzitutto i lividi in questione erano più piccoli e più marcati rispetto agli altri, per spiegarti meglio: normalmente quando una persona ti dà un cazzotto o ti colpisce con un oggetto, ti si forma un livido abbastanza grande, che dopo qualche giorno tende al giallo scuro -

Annuii.

- Inoltre i lividi non si formano in tutte le parti del corpo, o almeno, solitamente le persone non ricevono colpi del genere in determinate zone -

"Dove vuole arrivare?"

- I succhiotti, invece, solitamente sono più scuri, perché si tende a stimolare i capillari sotto la pelle più a lungo. Mi segui? -

- Sì...ma che intende per "determinate zone"? -

- Alcuni lividi, ossia quelli che corrispondono al cento per cento a cazzotti o colpi con oggetti pesanti, si trovano in zone più accessibili come stomaco, petto e cosce -

Stavo iniziando a capirci qualcosa.

- Mentre gli altri lividi, che presumo siano stati fatti in un altro modo, si trovano in zone che solitamente un persona non tende a mirare per infliggere dolore con pugni e oggetti, ossia collo, clavicola e basso ventre -

Di nuovo quel maledetto tizio del parcheggio.

- Non sono del tutto sicuro che sia stato tu; di solito la grandezza di quel tipo di livido dipende dal tempo impiegato, ma anche dal tipo di bocca. Quei lividi sono stati fatti frettolosamente e... -

I suoi occhi indugiarono sulle mie labbra e le mie mascelle.

- La tua bocca è più grande, se glieli avessi fatti tu...credo che sarebbero stati più grandi -

"Questo tizio è intelligente"

- Quindi confermi le mie ipotesi?-

- Sì, io e Riccardo non siamo mai andati oltre il bacio -

Arrossii quando lo vidi annotare anche quelle cose.

- Sei a conoscenza di altre persone che avrebbero potuto farlo? -

"Iltiziodelparcheggioiltiziodelparcheggioilmaledettotiziodelparcheggio"

- S-sì..la notte di Halloween, un uomo  sulla trentina lo ha molestato...ma Riccardo mi ha detto che non ha preteso nulla di serio -

- Ma questo è successo dopo l'interrogatorio -

- Ha ragione...allora non lo so, Riccardo non aveva mai conosciuto quell'uomo prima d'allora -

- Capisco... -

Un cameriere si avvicinò al nostro tavolo con due piatti di spaghetti con le vongole.

- Buon appetito -

Si dileguò all'istante.
Il poliziotto sospirò e mise mano alla sua forchetta.

- Un'ultima domanda -

Distolsi a malincuore lo sguardo da quell'invitante piatto di pasta.

- A quanto pare voi stessi siete più confusi di noi che siamo a capo delle indagini... -

Fece scivolare un pezzetto di carta sulla tovaglia di pizzo.

- Se dovesse succedere qualcosa di sospetto, qualsiasi cosa, mi avvertirai, vero? -

Annuii e mi fiondai con la faccia nel piatto. 

  
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