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Autore: vivienne_90    23/08/2017    7 recensioni
Akashi e Kuroko stanno insieme da diverso tempo quando quest'ultimo parte all'improvviso senza avvisare nessuno, costruendosi una nuova vita a Los Angeles.
Adesso, otto anni dopo, Kagami e Kuroko stanno tornando a Tōkyō, ognuno con le proprie preoccupazioni, chi l'aereo e chi una determinata persona, inizia tutto così...
Dal cap 5
"Il ritorno di Tetsuya metteva in discussione ogni cosa, ogni equilibrio che si era creato, si stava per rompere, perché guardare nei suoi occhi era come ammirarsi in uno specchio che non rifletteva mai l'immagine originale [...] Aveva sempre avvertito quelle piccole, grandi, differenze. Era come se una sottile parete trasparente li dividesse e Seijuurou, incurante, la buttava giù ogni volta, perché sapeva che al di là di essa avrebbe trovato Tetsuya, che lo avrebbe abbracciato, che lo avrebbe fatto sentire a casa."
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AkaKuro || AkaMayu || KagaKuro || MidoTaka || MuraHimu || AoKi || Past!AoMomo || Past!KagaHimu ||OOC!Mayuzumi || No!Bukushi/Oreshi || Future!AU
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Chihiro Mayuzumi, Seijuro Akashi, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Kuroko no Basuke è un'opera di Tadatoshi Fujimaki, io non traggo alcun profitto da questa storia. 







 

Le giade verdi e brillanti osservarono le varie pedine, non c'era modo di potersi salvare e Midorima lo sapeva bene, sospirò per poi guardare l'amico che ghignava trionfante, aveva vinto anche quella volta.

«Mi arrendo.».
«Ottima scelta Shintarou, sarebbe una vergogna se mi permettessi di catturare il tuo Re.».
«Sta' zitto Akashi.».

Senza toccare la scacchiera, i due si alzarono andando ad accomodarsi in salotto. Midorima si sfilò gli occhiali massaggiandosi il ponte nasale, i turni in ospedali erano davvero stancanti e in più si era dovuto concentrare al massimo per non perdere a shogi, ovviamente senza un risultato soddisfacente; Akashi era sempre stato bravo a quel gioco e non faceva che migliorare.

«Posso offrirti qualcosa da bere Shintarou?».
«No grazie, piuttosto mi hai fatto perdere l'ultimo treno Akashi.».
Nonostante avesse rifiutato, Seijuurou decise di versare lo stesso dell'ottimo whisky per entrambi passandogli il bicchiere, «Puoi fermarti qui, altrimenti ci sono le mie macchine, sentiti libero di prenderne una in prestito.».
«Te la riporto domani sera, grazie.», si concesse un sorso di liquore assaporandone il gusto, «È davvero molto buono, te lo ha regalato uno dei tuoi clienti?».
«Oh no, questo è un mio investimento, mi fa piacere che ne sia valsa la pena.», sorrise agitando piano il bicchiere, «Piuttosto, Daiki e Ryouta quando tornano da Los Angeles?».
«Tra qualche ora.», per sicurezza guardò l'orologio, le due di notte — «Il loro aereo dovrebbe atterrare alle sei del mattino, perciò direi che il più è fatto.».
«Quanto sono stati? Se non erro una settimana corretto?».
«È uno spreco fare un viaggio così lungo per così pochi giorni, avrebbero potuto organizzarsi e accumulare le ferie, ma sono degli idioti perciò.».
«Vero, tu ti sei fermato un mese la scorsa estate giusto?».
Midorima annuì, «Kazunari voleva fare da tanto tempo un viaggio simile, non che volessi vedere Kuroko o robe del genere.», aggiunse borbottando portando nuovamente il bicchiere alle labbra, «Piuttosto, tra poco è il tuo compleanno Akashi, vuoi fare qualcosa in particolare? — Te lo chiedo solo perché Aomine, Kise e Murasakibara non fanno altro che assillarmi con questa storia.».
«Saranno trenta mh.», sospirò fingendosi afflitto «Sono troppo vecchio per avere certe velleità.».

Erano passati tre anni dall'ultima volta che aveva visto Tetsuya, forse qualche mese in più, l'aria fredda di dicembre era tornata a pervadere la città di Tōkyō.
Tre lunghi anni e non c'era stato un singolo giorno che non avesse pensato a lui, eppure il tempo non smette di scorrere, costringendo le persone ad andare avanti in qualche modo.
Seijuurou mantenne la sua promessa, appena si presentò l'occasione smise di lavorare per il padre – di cui non ebbe più notizie – . Fu una piccola rivincita quando un uccellino di nome Reo, cinguettò al suo orecchio che la sede di Tōkyō iniziò ad avere qualche problema dopo le sue dimissioni, molti clienti decisero di andarsene, compreso il suo segretario con cui si teneva in contatto; ritrovandosi senza lavoro, Seijuurou decise di far fruttare le proprie fortune in investimenti e azioni promettenti, risultò essere la mossa giusta e questo gli permise di dedicarsi alla passione dello shogi, continuando a mantenere il tenore di vita a cui era abituato. Tre lunghi anni passati a rimettersi in piedi, tentando di non pensare a Tetsuya.
Seijuurou non permise a sé stesso di lasciarsi andare, impresa ardua, comunque grazie ai suoi amici riuscì a contenere i danni della separazione dall'azzurro; lo tenevano costantemente impegnato, come e quando potevano – ai limiti della sopportazione – , Aomine e Kise, in diverse occasioni, rischiarono di rimetterci la pelle nel tentativo, una volta in particolare: lo avevano invitato a cena a casa loro, fin qui niente di strano, solo che la cena si rivelò essere un appuntamento al buio, così iniziarono i problemi, per loro – il biondo e l'indaco si sarebbero ricordati per sempre l'occhiata tagliente e glaciale che inviò nella loro direzione – . Il suo appuntamento combinato aveva un nome ovviamente, Nijimura Shuuzou, ed era un collega di Aomine, per carità, sicuramente non era brutto, alto, moro, occhi grigi, ma anche se non avesse avuto la testa piena di Tetsuya, il rosso non si sarebbe interessato al ragazzo.
Seijuurou aveva capito che, più o meno, la piccola task force si era assunta diverse mansioni: Midorima passava il tempo con lui giocando a shogi, oppure invitandolo per cena, o a bere qualcosa dopo il lavoro; Murasakibara gli portava tutte le mattine dei cornetti appena fatti – solo ultimamente aveva allentato la presa – ; Kise e Aomine invece desideravano la morte, doveva essere per forza così visto che si erano assunti l'ingrato compito di presentargli nuove persone, perché ʻè passato un anno Akashi, dovrai pur sco — ʼ e Seijuurou lo aveva interrotto prima che Aomine si potesse azzardare a terminare la frase.

«Lo sai che alla fine organizzeranno qualcosa Akashi, quindi se non vuoi essere coinvolto in situazioni strane ti suggerisco di decidere.», sospirò Midorima, «Ti dico solo che Kise ha proposto il karaoke e Aomine uno strip club.».
«Hanno sempre delle idee così... vivaci.», vuotò il bicchiere scuotendo la testa, «Direi che una semplice cena sia più che adatta e chiarisci bene a Daiki di non portare nessuno.».
«Sono più di tre anni che non ti relazioni con qualcuno.», iniziò l'altro cauto, sapeva di star camminando su un campo minato, «Perché non provi ad uscire, solo un appuntamento.».
«Shintarou ti sarei grato se ti astenessi dal parlare della mia vita sentimentale, grazie.».


Sdraiati sul letto, sotto le coperte, l'azzurro e il rosso erano teneramente abbracciati. Tetsuya poggiato sul suo petto ascoltava i battiti del suo cuore, Seijuurou continuava a passare le mani tra i suoi capelli facendolo rilassare.
L'ultima notte che avrebbero passato insieme, l'ultima, non ce ne sarebbero state altre. Una volta che Tetsuya si fosse addormentato, Seijuurou se ne sarebbe dovuto andare aveva giurato a se stesso che lo avrebbe fatto.

«Sei... », borbottò assonnato, «Mi leggi una poesia?».
«Tutto quello che desideri.», allungò il braccio prendendo la raccolta di poesie che Tetsuya gli aveva regalato per il loro diciassettesimo compleanno e lo aprì a caso, «Prontolo sentì annuire sul suo petto, allora si schiarì la voce iniziando a recitare il testo con delicatezza, «ʻSarei già andato lontano, tanto lontano quanto è grande il mondo, se non mi trattenessero le stelle che hanno legato il mio al tuo destino, così che solo in te posso conoscermi. E la poesia, i sogni, il desiderio, tutto mi spinge a te, alla tua natura, e dalla tua dipende la mia vita.ʼ Goethe.».
«È veramente molto bella.».
Lo baciò dolcemente sulla fronte posando il libro sul comodino, «Sì lo è, adesso dormi.».
«Non voglio.», nascose uno sbadiglio stringendolo, «Se mi addormento tu andrai via.».
«Non per questo puoi privarti del sonno.».

Si guardarono per un momento leggendo negli occhi lo stesso pensiero, meglio andar via fingendo di aver una mattinata impegnativa a lavoro e di non voler svegliare l'altro, era meglio svegliarsi e credere che il compagno non ci fosse perché avevano finito il latte, che sarebbe rientrato a momenti. Anche la più stupida bugia sarebbe stata migliore della verità, ovvero che non si sarebbero più rivisti Si sporsero in contemporanea per scambiarsi un bacio delicato, uno dei tanti, senza pensare che non ce ne sarebbero stati altri.

«Buona notte Sei-kun.».
«Buona notte Tetsuya
.».


Come poteva pensare ad altri uomini se dopo tre anni non riusciva nemmeno a dimenticare l'ultima notte che passarono insieme? Come potevano i suoi amici non capire il semplice concetto? — Seijuurou sapeva che avrebbe dovuto rifarsi una vita, lo avrebbe fatto, con i suoi tempi.
Aveva ricevuto notizie di Tetsuya, faceva domande vaghe alle persone che avevano avuto modo di vederlo, estrapolava ogni dettaglio da ogni singola risposta che gli veniva data: Tetsuya stava bene, aveva degli amici simpatici secondo Kise, non troppo secondo Aomine, Murasakibara non li aveva conosciuti – non era particolarmente interessato – , Midorima li aveva definiti ʻdecentiʼ — Seijuurou arrivò alla conclusione che non gli sarebbero piaciuti. Era venuto a conoscenza del fatto che Tetsuya condivideva l'appartamento con un altro ragazzo, un dolce e simpatico coinquilino, Cole Scott, Murasakibara aveva tentanto di rassicurarlo a modo suo, affermando che questo Cole avesse una ragazza — Seijuurou si calmò, un po', poi si chiese come mai Tetsuya avesse scelto di vivere con un'altra persona, con le sue possibilità di certo avrebbe potuto permettersi un bell'appartamento tutto per sé. Seijuurou faceva sempre tante domande, eppure non ebbe mai il coraggio di chiedere quello che realmente risvegliasse il suo interesse, ʻTetsuya si vede con qualcuno al momento?ʼ. Non voleva proprio saperlo.

«Adesso devo andare.», Midorima si alzò vuotando a sua volta il bicchiere, «Mi daresti le chiavi della macchina?».
«Certamente, ti dispiace prendere la Porsche sportiva?», gli tirò il mazzo di chiavi con telecomando annesso, «L'altra mi serve.».
«Perché? Vai da qualche parte per caso?», chiese perplesso, «Sono quasi le tre del mattino.».
«Pensavo di andare a fare una passeggiata all'aeroporto.», rispose con semplicità iniziando a coprirsi per bene, «Non ho particolarmente sonno, guidare mi aiuterà.».
Decise di non dare ulteriori informazioni e dopo aver indossato gli eleganti guanti in pelle nera, scese con l'amico nel garage, lo salutò e continuarono ognuno per la propria strada.
Seijuurou amava guidare di notte, la città cambiava, invasa di luci e di silenzio, era piacevole, per questo non gli diede fastidio stare al volante per oltre un'ora, il traffico era praticamente inesistente e lui poteva rilassarsi, prese addirittura la strada più lunga, tanto avrebbe comunque dovuto aspettare.
Avvolto nel suo cappotto di cachemire si diresse agli arrivi e aspettò pazientemente, solo due ore di attesa se il volo sarebbe stato puntuale. Per fortuna i tempi vennero rispettati e dopo una mezz'oretta vide apparire il biondo e l'indaco, assonnati e stupiti al contempo.

«Akashicchi che bella sorpresa, che ci fai qui? ~ ».
«Sono venuto per informarvi che il venti dicembre faremo una semplice cena.», rispose una volta che si trovò davanti ai due, «Niente kararoke e niente strip club Daiki.».
«Mh e non potevi dircelo domani?», borbottò Aomine sbadigliando apertamente.
«Se volete viaggiare su una scomoda navetta accomodatevi pure.».
«No! Veniamo in macchina con te Akashicchi! ~ », piagnucolò Kise, «Non voglio più stare scomodo e Daikicchi ha russato per tutto il tempo ~ ».
«Ti ho già detto che non russo Ryouta!».
Seijuurou li ignorò, li lasciò bisticciare fin quando non salirono in macchina, guidare doveva essere rilassante, missione impossibile con loro due che si insultavano a vicenda; non capiva nemmeno da dove prendessero tutta quell'energia, ma infondo, come aveva detto a Midorima, erano entrambi persone molto vivaci — «Adesso basta, se non la smettete accosto e vi abbandono nel bel mezzo del nulla.».
Finalmente il silenzio, sapeva che lo avrebbero preso sul serio e così doveva essere, fiero di sé osservò l'alba sorgere poco a poco, «Allora? Vi siete divertiti?».
Aomine sbuffò, «Tetsu sta bene Akashi, ti saluta.».
«Grazie per avermelo riferito Daiki, avrei una domanda.», aggiunse senza distogliere gli occhi dalla strada, «Voi sapete il motivo per cui Tetsuya ha scelto di avere un coinquilino?».
«E te ne esci dopo tre anni Akashi?».
«Daiki ci metto poco ad inchiodare e farti volare fuori dal parabrezza, non tentarmi.», sospirò leggermente annoiato, ma la minaccia era ben chiara nella sua voce, «Allora?».
«Se non ricordo male Kurokocchi ci ha detto che un anno dopo il suo arrivo a Los Angeles gli sono entrati i ladri in casa, quindi decise di fare un annuncio o una cosa del genere, si sentiva più sicuro con un coinquilino, a quanto pare si sono trovati molto bene e non hanno pensato di andare a vivere da soli.», terminò con uno sbadiglio portando la mano davanti alla bocca, «Anche se non mi abituerò mai al modo in cui lo chiamano i suoi amici ~ ».
«Tetsu aveva pensato di cambiare casa quando stava con quel... Coso... Avanti, come si chiamava?».
«Kagami Taiga?», chiese retorico permettendo ai neuroni dell'amico di riposarsi.
«Ah sì lui!», esclamò vittorioso, «Comunque credo che Cole andrà via presto, ha chiesto alla ragazza di provare a convivere perciò... ».
Seijuurou sorrise sereno, «Che bella notizia, porgetegli i miei migliori auguri.».
«Akashi tu sei — Lasciamo perdere va.», mimò la frase con un vago cenno della mano e roteò gli occhi, non ci voleva un genio per capire come mai fosse tanto contento.
«Piuttosto Akashicchi, sicuro di non voler festeggiare al karaoke? — Sarà super divertente ~ ».
«Idiota compie trent'anni non dieci, ci vogliono cose da uomini!».
«E da quando uno strip club sarebbe una cosa da uomini Daikicchi!».
«Dalla notte dei tempi! E poi Akashi è a secco da anni, ha bisogno di stimoli per — ».
Approfittando del semaforo rosso Seijuurou frenò bruscamente facendo sbattere la testa ad entrambi, beh lui li aveva avvertiti — «Come vi ho già riferito faremo una semplice cena, solo perché ci tenete tanto. Ringraziatemi.».
Aomine si massaggiò la fronte dolorante, «Almeno possiamo ».
«No.».
«Ma Akashicchi non sai nemmeno che », tentò Kise speranzoso.
«No, non potete, qualsiasi cosa abbiate in mente non avete il mio permesso per farla.».

Davvero, Seijuurou non aveva nessuna voglia di festeggiare, aveva deciso di accontentarli perché erano i suoi amici più cari, ma non dovevano spingersi troppo oltre. Non avrebbe autorizzato un comportamento simile.

«Akashi, hai mai pensato che magari Tetsu si vede con qualcuno?».
«Ovviamente.».
«Allora perché non ».
«Taci.».

Seijuurou sapeva di dover andare avanti, lo avrebbe fatto, con i suoi tempi; magari si sarebbe sposato, magari avrebbe avuto dei figli, magari sarebbe stato di nuovo felice, tutte ipotesi troppo lontane nel futuro, voleva pensare al presente, alla cena con i suoi amici e compiere un passo alla volta, senza sapere dove questa serie di passi lo avrebbero portato e questo, forse, lo spaventava un po'.

 

*


La prima volta che aveva messo piede sul suolo americano Kuroko si era sentito spaesato, se non fosse per la conoscenza dell'inglese e per il fatto che avesse prenotato l'hotel, non avrebbe avuto la minima idea su cosa fare, di dove andare. Los Angeles non era la sua città, ma avrebbe fatto sì che ciò accadesse.
Era stato difficile abituarsi al loro stile di vita, lì tutto era grande, un gallone di latte gli sarebbe bastato per un mese, come i succhi di frutta; le porzioni erano esageratamente abbondanti e ovunque si voltasse poteva vedere diversi fast-food, ristoranti di tutti i tipi e di tutte le etnie, persino dei furgoncini adibiti a cucina, senza contare i classici banchetti di hot dog ambulanti. Decise di non farsi spaventare, andando avanti nel tempo riuscì ad ottenere i diversi visti che gli occorrevano per poter restare e si costruì una vita.
Ora eccolo lì, che guidava senza alcun problema per le strade di Los Angeles, diretto verso casa e sui sedili posteriori erano poggiate le buste della spesa – fortunatamente aveva trovato un negozio che vendeva articoli di cucina giapponese, non riusciva proprio ad abituarsi al gusto forte dei cibi americani – .

«Scott-kun, sono tornato.».
«Oh eccoti Yuya, ti serve una mano?».

Cole Scott era una ragazzo semplice, solare, alto e massiccio, leggermente pasciuto, capelli biondi e occhi scuri; condividevano l'appartamento ormai da anni, entrambi rispettavano la privacy dell'altro e rispettavano i desideri reciproci. Per esempio Kuroko non amava troppo la confusione, Cole invece sembrava adorarla, per questo spesso le feste venivano organizzate a casa di qualcun altro, oppure l'azzurro – quando proprio non poteva dire di no – passava la notte in un albergo economico, visto che poteva permetterselo.
Incontrò il coinquilino il giorno dopo aver affisso l'annuncio sulla bacheca di un'università, i ladri gli avevano svaligiato casa – non che ci fosse chissà cosa da prendere – e si sentiva più sicuro a vivere con un altro ragazzo, infondo ai tempi era solo ventenne spaurito che soffriva di attacchi di panico e d'ansia. Il periodo di prova andò bene, decisero di continuare la convivenza. Era tutto perfetto, se non fosse che il coinquilino non riusciva a pronunciare correttamente il suo nome, non era difficile dire ʻTetsuyaʼ, eppure il ragazzo continuava a sbagliare e a chiamarlo ʻTetiyaʼ, con il tempo divenne ʻYuyaʼ e arrivati a quel punto fu troppo tardi, tutti gli amici di Cole iniziarono ad adoperare lo stesso soprannome. Kuroko invece continuò a chiamare le persone per cognome, come era solito fare, aggiungendo l'onorifico ʻ-kunʼ.

«No, ce la faccio, grazie.», sistemò la spesa sui suoi scompartimenti per poi guardare l'amico intento a chiudere scatoloni, «Ne hai ancora tanti Scott-kun?».
«Una marea direi, come mi è venuto in mente di traslocare?».
«Perché è il momento che tu vada a vivere con la tua fidanzata.», rispose spiegando il motivo al posto dell'altro con naturalezza.
Cole rise divertito, «Yuya ancora non riconosci il mio sarcasmo vedo.».
«E tu continui ancora a chiamarmi ʻYuyaʼ, direi che siamo pari.», impassibile, forse leggermente offeso, l'azzurro iniziò a sigillare gli scatoloni per dargli una mano.
«Che ha che non va? — È un soprannome carino.».
«Non è il mio nome, anzi è un cognome giapponese.».

«Beh almeno non è del tutto sbagliato no?», rise per poi accendere lo stereo, «Con la musica di sottofondo si lavora sempre meglio.», riprese a chiudere gli scatoloni per poi battersi una mano sulla coscia, «Ah! Ecco cosa dovevo dirti! — Ho incontrato per caso il tuo ex, stava con un tizio.».
«Kagami-kun?», Kuroko alzò lo sguardo curioso, «Beh mi fa piacere che abbia trovato qualcuno.».
«Mi hai detto che vi siete lasciati per ʻdivergenze di opinioniʼ, ma in che senso esattamente?».
«Io non volevo che dicesse una cosa e lui l'ha detta, molto semplice.».
«Deve essere davvero impegnativo stare con te eh?», ridacchiò divertito, «Piuttosto i tuoi amici sono arrivati sani e salvi?».
Ci pensò un attimo per poi scrollare le spalle, «Non era Kise-kun a pilotare perciò sì, mi hanno inviato un messaggio appena atterrati un paio di giorni fa.».
«Avete tutti dei nomi così strani, è normale che uno non riesca a pronunciarli.».
«ʻKiseʼ è il cognome Scott-kun.».
«Ah.», Cole lo guardò stupito, «Da quanto vi conoscete scusa? — Sembrate molto uniti.».
«Dalle scuole medie.».
«E VI CHIAMATE ANCORA PER COGNOME?», non voleva urlare, solo che era rimasto decisamente sconvolto dalla rivelazione, «Certo che siete strani voi giapponesi.».
«Non siamo strani.».

Los Angeles non era la sua città, ma avrebbe fatto sì che ciò accadesse e ci era riuscito, eppure in quegli otto anni non si era mai sentito a casa, perché solo Tōkyō poteva dargli quella sensazione di calore e accoglienza, però da quando i suoi amici andavano a trovarlo avvertì un cambiamento importante, sentì di non essere più tanto solo.
Aomine mantenne la promessa fatta davanti alla dogana dell'aeroporto di Narita tre anni fa, la stessa estate lui e Kise si fermarono a Los Angeles per due settimane, l'appartamento non era grande, per fortuna Kuroko aveva in camera un divano letto e li sistemò lì; l'estate successiva arrivò Midorima insieme a Takao, restarono un mese, Kuroko li aiutò con l'organizzazione trovandogli una casa vacanza sulla spiaggia e gli fece visitare ogni cosa possibile; il terzo anno invece ricevette la visita di Murasakibara e Himuro – aveva accompagnato il compagno per salutare Kagami ovviamente – , anche loro stettero un paio di settimane.
Los Angeles non era casa, eppure grazie ai suoi amici iniziava ad assomigliargli un po' di più, si divertiva a portarli in giro, a fargli conoscere le persone con cui usciva; tutti fecero una faccia perplessa quando videro il suo coinquilino e accusarono l'azzurro di non avergli detto niente. Non lo aveva fatto apposta, solo non pensava che fosse necessario.
Kuroko sorrise spontaneamente nel ricordare le espressioni disgustate dei suoi amici quando sentirono Cole pronunciare per la prima volta il soprannome orribile, Aomine provò a giocarci su rimediandosi l'ormai famosa e sana gomitata nel fianco, a quel punto smise di prenderlo in giro.

«Stavo pensando, se vi conoscete da così tanto tempo, come mai ti fanno visita solo da tre anni Yuya?».
«È una storia lunga Scott-kun, non mi va molto di parlarne.».
«Okay, come preferisci.».

In silenzio riprese ad imballare gli scatoloni immergendosi nei suoi problemi.
Era difficile non pensare a Seijuurou, sopratutto il giorno del loro compleanno, però per la terza volta non buttò i soldi nel comprare un biglietto aereo che avrebbe ridotto a pezzi. Forse era questa la rassegnazione? Sapere di non poter fare niente e accettarlo di conseguenza? — Eppure l'azzurro ci aveva sperato, fino all'ultimo aveva sperato di vederlo davanti alla dogana per salutarlo, sapeva che non l'avrebbe fatto, lui stesso non voleva che l'altro compiesse un'azione a tanto stupida, però un minimo dentro di sé lo aveva desiderato.
Una volta tornato a Los Angeles aveva dato le dimissioni dal ristorante giapponese, era giusto così infondo, non voleva vedere Kagami tutti i giorni e lo stesso valeva per l'ex compagno; Kuroko trovò presto un altro lavoretto e iniziò a portare gli schizzi dei suoi gioielli a chi di dovere, concluse diversi affari e riuscì a lavorare anche su quel fronte, stava andando tutto bene... — Se non fosse per il fatto che non poteva separarsi dalla felpa rubata a Seijuurou tanti anni prima, gli stava piccola, ma continuava portarla o ad abbracciarla nel sonno e non contento, prima di andare a dormire, leggeva sempre il biglietto che lo aveva fatto piangere sull'aereo tre anni fa.
Si sentiva senza speranza, voleva davvero dimenticarlo, solo che era semplicemente impossibile, non sarebbe mai riuscito a cancellare dai suoi ricordi la persona più importante di tutta la sua vita. Doveva accettare la sconfitta e andare avanti, rassegnarsi.

«Comunque che vuoi fare stasera Yuya?».
«Niente di particolare, credo che starò a casa, perché?».
«È il tuo compleanno! Non puoi stare a casa a deprimerti, te lo proibisco.».
«Scott-kun, davvero non — ».
«C'è una fantastica festa in spiaggia stasera, andiamo, ci saranno anche gli altri.».
«Siamo a dicembre.».
«Vorrà dire che ti coprirai meglio, dai! Un po' di spirito americano ti farà solo che bene!».
«Mi dispiace, il mio spirito è tutto giapponese.».
«E voi giapponesi non vi divertite? Come festeggiavi con i tuoi amici?».

Come festeggiavano? — Seijuurou lo viziava sommergendolo di regali, mentre lui gliene faceva uno solo, però iniziava a pensare a cosa regalargli mesi prima, per concludere la sera avrebbero festeggiato tutti insieme. Era bello il giorno del loro compleanno. Era sempre stato bello e perfetto.

«Niente di che, una semplice cena.».

La giornata proseguì tranquilla, entrambi stettero a casa, Kuroko non aveva voglia di fare qualsiasi cosa che comprendesse muoversi e Cole era troppo impegnato ad organizzare il trasloco.
Chiuso nella sua stanza, sdraiato sul letto, Kuroko pensò che il contratto d'affitto sarebbe scaduto a giorni, ecco un'altra decisione da prendere, magari avrebbe potuto cambiare appartamento, cercarne uno più piccolo per stare solo, infondo non era più un bambino spaventato adesso.
Sentì il campanello suonare, non gli diede importanza, infondo l'amico sarebbe comunque uscito senza di lui, guardò l'ora, le dieci di sera, sicuramente gli altri erano passati a prenderlo.
Pigramente prese un libro che aveva iniziato a leggere da poco ma venne interrotto immediatamente dal leggero bussare alla porta, «Dimmi Scott-kun.».
Cole si affacciò senza entrare completamente, nonostante tutto quello bastò per impregnare la camera di profumo — «Scusa se ti disturbo Yuya, volevo dirti che sto andando e che c'è un tuo amico di là.».
«Mh? Un mio amico? — Non dovrei incontrarmi con nessuno oggi.».
«Credo che sia un tuo amico giapponese, ti direi il nome solo che non ho capito nemmeno mezza parola.».

Curioso si alzò dal letto avviandosi per scoprire chi fosse, Kise e Aomine erano andati via da pochi giorni, inoltre da quello che aveva capito dai vari messaggi che si mandavano, sia Murasakibara che Midorima erano occupati con il lavoro, quindi chi... —
L'azzurro si rese conto di aver inconsapevolmente portato il libro con sé, nel momento in cui lo lasciò cadere a terra con un tonfo.

«Yuya tutto bene?».

Appena entrato in salotto, anche se di spalle gli occhi color cielo aveva subito riconosciuto l'inaspettato ospite, non avrebbe confuso il suo rubino con nessun altro al mondo; il rumore l'aveva fatto voltare permettendogli di specchiarsi nelle iridi dal colore diverso, lui era lì, nel suo appartamento, a Los Angeles.

«Seiju — Io non... Che ci fai qui?».
«Buona sera, Tetsuya.».

Educatamente Seijuurou si voltò a guardare il ragazzo alto e imponente, «Tu saresti il coinquilino di Tetsuya, corretto?», chiese in perfetto inglese.
«Ah sì, Cole piacere, ora scusate ma devo scappare.», sorrise affabile per poi guardare l'amico, «Ci vediamo più tardi se sei sveglio Yuya, divertitevi».

Tetsuya non registrò nemmeno una parola, era troppo sconvolto per poter pensare o dire qualcosa, sentì la porta sbattere e vide il rosso chinarsi davanti a lui per raccogliere il libro.
Rimasti soli, il rosso riprese a parlare in giapponese guardando l'altro, era evidentemente pietrificato, «Come mai ti chiama il quel modo?» — Non riuscì a nascondere una punta di fastidio, nessuno aveva dato a quel tizio il permesso di prendersi tanta confidenza.
Non seppe cosa gli prese, il proprio corpo si mosse da solo e Tetsuya si ritrovò ad abbracciarlo con forza, «Sei davvero tu?», mormorò incredulo.
Seijuurou non si aspettava una reazione tanto plateale, ma non per questo la rifiutò, anzi, lo strinse a sé a sua volta, «Certo che sono io Tetsuya.».

In silenzio rimasero uno tra le braccia dell'altro, tenendo per loro lo stesso pensiero, ʻcredevo che non ti avrei più rivistoʼ, percependo nell'abbraccio il sollievo di entrambi, si erano rivisti. Non seppero per quanto tempo, comunque alla fine si sciolsero guardandosi negli occhi; l'azzurro gli fece fare il tour dell'appartamento e poi si accomodarono sul divano.

«Scusa per il disordine, Scott-kun sta traslocando e — Vuoi qualcosa da bere?».
Il rosso sorrise scuotendo la testa, era buffo vederlo tanto agitato, davvero non si aspettava una visita da parte sua, «Quindi ora saresti Yuya eh?».
«Non iniziare anche tu, strano che gli altri non ti abbiano detto niente.».
«Incredibile ma vero, pagheranno per avermi omesso questo dettaglio, te lo assicuro.».
«Scott-kun non riusciva a pronunciare il mio nome, alla fine ha deciso di chiamarmi così.», sospirò non riuscendo a distogliere lo sguardo, era così bello averlo lì, «Tu piuttosto, perché sei qui? Non avresti dovuto, lo sai.».
«Perché mi manchi troppo Tetsuya.», Seijuurou intrecciò le dita alle sue carezzandole piano, «Questi tre anni sono stati uno strazio, te l'ho detto, non posso vivere senza di te.».
«Sei tu non ».
«Non lavoro più con mio padre, in questi anni mi sono rimesso in piedi, ho costruito altre cose, ho messo ordine nella mia vita, ma se non ho te al mio fianco allora è tutto inutile.», ammise guardandolo negli occhi, «È vero, siamo fratelli Tetsuya, impara ad accettarlo e superiamolo insieme, perché io non ho intenzione di arrendermi con te.».

Seijuurou quel giorno si era svegliato ed eseguito la classica routine mattutina, la sera avrebbe festeggiato con gli amici, sarebbe andato a dormire e l'indomani niente sarebbe cambiato, avrebbe ricominciato da capo, senza nessuna emozione, senza una persona a sostenerlo, senza qualcuno da amare. Si era fermato ad immaginare la sua vita tra vent'anni, sarebbe stata grigia, incredibilmente spenta, monotona e lui si rifiutò di permettere che potesse accadere una cosa del genere. Poteva essere felice. Poteva avere di più. Senza nemmeno rendersene conto aveva comprato un biglietto online ed era tornato all'aeroporto di Narita, l'opzione di tornare da solo non era minimamente contemplata.
Non aveva avvertito nessuno della partenza imminente e sapeva che gli altri lo avrebbero aspettato per festeggiare, eppure Seijuurou rise nel pensare che, evidentemente, sparire il giorno del compleanno fosse un difetto di famiglia, comunque si sarebbe scusato una volta tornato a Tōkyō. Non era il momento di pensare a loro, era il momento di stare con Tetsuya, di parlare con lui, con il cuore in mano.
Si alzò dal divano incitando l'altro a fare lo stesso, di nuovo faccia a faccia Seijuurou poté leggere la sua preoccupazione «Non voglio mentirti Tetsuya, non sarà facile, tutto l'opposto, sarà molto difficile, dovremo lavorare sul nostro rapporto ogni singolo giorno, ma io voglio farlo perché voglio te, voglio stare con te, io e te per tutta quella che sarà la nostra vita insieme.».
«Sei-kun, che ».
«Ti ho detto cosa voglio Tetsuya, tu invece? Dimmi, cosa vuoi?».
L'azzurro sprofondò nel caos più totale, si sentiva euforico e confuso allo stesso tempo, stava accadendo tutto così velocemente tanto da non riuscire a tenere il passo, «Io non lo so... ».
«Smetti di pensare ai problemi che potremmo incontrare Tetsuya, guardarmi.», dolcemente gli sollevò il mento in modo che potesse ammirare le iridi azzurre, «Vuoi andare al cinema? Lo faremo. Vuoi andare in un posto sperduto nel mondo? Per me va bene. Vuoi andare in un luogo dove il nostro rapporto sia accettato dalla legge? Lo troveremo, ci andremo Tetsuya, ma devi dirmi cosa vuoi.».

La nebbiolina confusa e fastidiosa che aveva avvolto la sua mente, come per magia si dissipò, perché Tetsuya sapeva benissimo quale fosse il suo desiderio più recondito.

«Allora? La tua risposta?».

Non trattenendo il dolce, tranquillo, pianto lo abbracciò di nuovo e lo baciò con amore stando stretto a lui, sentendosi finalmente felice.

«Voglio stare con te — Portami a casa Seijuurou.».
«Sì, sì torniamo a casa, Tetsuya.».

È vero erano nati lo stesso giorno, stesso mese, dello stesso anno, eppure non era questo l'importante. Forse avevano solo bisogno di accettare un concetto che andava oltre i legami familiari, oltre il sangue e le somiglianze che li accomunavano.
Era complicato e semplice allo stesso tempo, sbagliato e giusto, la verità era una sola: Seijuurou e Tetsuya non erano nati semplicemente insieme, erano nati per trovarsi, amarsi e stare insieme.

«Questo è il più bel regalo che potessi farmi, buon compleanno Sei-kun.».
«Buon compleanno a te, Tetsuya.».










 

Angolino dell'autrice, si fa per dire u.u


Eccoci alla fine DELL'ULTIMO CAPITOLO! MAMMA VOGLIO PIANGERE AIUTATEMI QWQ MA NON TEMETE CHE VI RESTA ANCORA L'EPILOGO!

Come avrete capito c'è un salto temporale di tre anni, tre anni dove Akashi e Kuroko non si sono né visti né sentiti. Akashi si è concentrato sulla sua vita, ha ricominciato da zero e Kuroko ha fatto più o meno lo stesso, con la differenza che ora può sentire e vedere i suoi amici.
Penso che ci sia una sottile vena d'ansia in questo capitolo, della serie “Akashi che fai? Parti non parti... CHE FAI??????”, ebbene alla fine lo raggiunge e hanno il loro happy ending :”)
Mi è piaciuto scrivere di Akashi e Kuroko separati, sopratutto di Kuroko a Los Angeles visto che la sua storia non è stata molto approfondita e trovavo simpatica l'idea che avesse un coinquilino decisamente opposto rispetto a sé, ma che comunque riuscissero a trovare un equilibrio nella convinvenze. Per quanto riguarda l'Akashi situation mi è piaciuto scrivere della Kiseki squad (come sempre), sopratutto dell'ingrato compito di Kise e Aomine (come sempre xD)


Bene, credo di aver detto tutto, se avete ancora domande non esitate a chiedere. Spero che i personaggi siano IC come sempre, chiedo scusa per eventuali errori di battitura. Leggete e lasciate una recensione se vi va in modo da poterci confrontare sulla fic, adoro le vostre teorie <3

Ci vediamo lunedì con l'epilogo, se vi va ~

Ja ne ^_^

 

  
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