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Autore: heliodor    26/08/2017    5 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Lo scambio

Chi era quella ragazza? E cosa voleva da lei? Era l'assassino di cui Oren le aveva parlato?
Se era così aveva fatto davvero in fretta a raggiungerla.
"Come hai fatto a..."
La ragazza la spinse verso il letto con uno strattone deciso. "Siediti lì e stai zitta."
Joyce ubbidì. Sedette sul bordo del letto e cercò di riflettere. Se quella ragazza fosse stata davvero l'assassina di cui Oren le aveva parlato, l'avrebbe già uccisa, altrimenti perché aspettare col rischio di essere scoperta?
L'unica cosa che le veniva in mente era aspettare e cercare di capire chi fosse e cosa volesse. Si schiarì la voce. "Scusa..."
La ragazza le rivolse un'occhiataccia. "Non ci senti? Ti ho detto di fare silenzio."
"Vorrei solo capire che cosa sta succedendo."
"Succede che se non taci..." le agitò di fronte il pugno chiuso dove brillava in dardo.
Joyce valutò se fosse il caso di usare la magia. Poteva aspettare che si distraesse, che fosse voltata di spalle e l'avrebbe colpita con un dardo. Poteva farlo, ma non voleva uccidere un'altra persona. A meno che non la stesse minacciando.
In quel momento ebbe un'illuminazione.
Era la stessa ragazza che l'aveva minacciata la sera prima, sul balcone del castello. Ora la ricordava bene. Tharry era impallidito e subito dopo si era assentato per alcuni minuti.
Joyce era rimasta interdetta, ma con tutto quello che era successo prima e dopo l'aveva del tutto dimenticata.
E adesso era lì, nella sua stanza, pronta a commettere una pazzia per chissà quale motivo.
La ragazza andava avanti e indietro per la stanza. Sembrava indecisa su cosa fare.
"Se ti ho fatto qualcosa ti chiedo scusa."
Quella frase sembrò bloccarla. Fissò Joyce con un misto di odio e stupore. "Tu mi chiedi scusa? Tu mi chiedi scusa?" chiese alzando la voce.
"Se può servire a qualcosa..."
La ragazza rise. "Non ti servirà, principessina. Credi che bastino delle scuse per quello che mi hai fatto?"
Se mi dicessi almeno 'cosa' ti ho fatto, pensò Joyce. "Sono sicura che possiamo sistemare le cose. In fondo non è ancora morto nessuno, no?"
"So io come sistemare le cose" disse la ragazza minacciosa. Afferrò Joyce per la spalla e la costrinse ad alzarsi.
Joyce non tentò di divincolarsi, ma si preparò a lanciare un dardo magico. Se doveva morire tanto valeva farlo combattendo.
La trascinò alla porta.
"Ora ce ne andiamo al porto" disse la ragazza aprendo la porta. "Ti metto su una nave e te ne torni a Valonde o in qualunque posto tu voglia."
Non mi sembra una cattiva idea, pensò Joyce.
Fuori dalla sua stanza i tre stregoni di guardia erano scomparsi.
Scesero per la scala a chiocciola, Joyce davanti e la ragazza dietro.
"Se provi a dire una parola o a fare gli occhi languidi a qualcuno..." la minacciò premendole contro il fianco la mano dove brillava il dardo magico.
Joyce sospirò rassegnata.
Il castello sembrava in subbuglio. Valletti e ancelle correvano da una parte all'altra. Guardie marciavano per le sale dirigendosi verso le balconate o i portoni d'ingresso.
Raggiunsero un ingresso secondario. Era sorvegliato da due guardie ma sembravano più interessate a non far entrare nessuno piuttosto che a impedire che uscissero.
Joyce e la sua rapitrice si mescolarono alla folla che tentava di lasciare il castello lungo il ponte che lo collegava alla terraferma.
Ci vollero alcuni minuti per raggiungere l'altra estremità del ponte, dove la calca era minore e si poteva respirare.
"Senti, credo sia tutto un grosso malinteso. Sono sicura che ci sia uno sbaglio" disse Joyce sperando di farla ragionare.
"Nessuno sbaglio."
"Non ti conosco neanche."
"Ma io conosco te."
Camminavano tra le viuzze e i vicoli evitando le strade principali. Sembrava che metà della popolazione fosse scesa in piazza e che l'altra metà si fosse chiusa in casa.
Mentre camminavano incontrarono capannelli di persone ferme agli angoli. Alcune di esse erano armate di spade e scudi e non indossavano alcuna uniforme.
"Mi dici almeno come ti chiami?" le chiese Joyce.
La ragazza sospirò. "Non sai nemmeno chi sono?"
"Ti ho visto l'altra sera al ballo."
"E Tharry non ti ha detto niente?"
"No" disse Joyce.
"Mi chiamo Noela" disse la ragazza. "E prima che arrivassi tu ero la fidanzata del principe Tharry."
"Aspetta un momento" disse Joyce. "Io non ne sapevo niente."
"Certo, come no."
"Te l'assicuro."
Noela rallentò il passo e la fissò in volto. "Mi stai dicendo che Tharry non te ne ha parlato?"
"Nessuno mi ha detto niente" le disse Joyce.
"Non ti credo." Noela riprese a strattonarla.
Joyce provò a ribellarsi ma Noela le mostrò il pugno con il dardo pronto.
Raggiunsero il porto. Ancorate ai moli c'erano una dozzina di navi, ma Noela puntò decisa verso una di esse. "Ho già preso accordi con il capitano. Ti porterà a Valonde o dove ti pare."
"D'accordo" disse Joyce puntando i piedi. "Me ne andrò."
Noela si arrestò. "Cosa?"
Joyce respirò a fondo. "Ne ho abbastanza di questo posto. Salirò su quella nave, ma non posso andare via senza una persona."
Non poteva partire senza Oren. Doveva aver già trovato la sua stanza vuota e forse ora la stava cercando, con un assassino pronto a ucciderlo in qualsiasi istante. E lei non poteva fare niente per aiutarlo.
Ma forse Noela poteva fare qualcosa.
"Spiegati meglio."
"C'è un assassino che vuole uccidermi" disse Joyce. "E con me tutti quelli con i quali ho parlato. A questo punto penso che anche tu stia correndo un grosso rischio."
"Se pensi di spaventarmi..."
"Spaventarti è proprio quello che voglio. È una cosa seria."
Noela la trascinò verso la passerella della nave. "È una storia assurda."
"No" protestò Joyce quando fu sul ponte della nave. "Dobbiamo tornare indietro."
"Tu adesso resti qui" disse Noela.
Joyce era pronta a usare la magia, se necessario. L'avrebbe affrontata e l'avrebbero scoperta, ma se quello era l'unico modo...
Un uomo apparve alle spalle di Noela e la colpì al fianco, scaraventandola lungo il ponte.
Joyce balzò all'indietro per evitare un secondo colpo, inciampò e cadde sulla schiena.
L'uomo puntò il braccio verso di lei, un dardo che brillava nel palmo della mano.
Joyce si coprì il volto, ma il colpo mortale non arrivò.
Invece fu l'uomo a essere scaraventato di lato da Noela. La ragazza con un balzo innaturale volò per alcuni metri e atterrò ai piedi dell'uomo. "Chi sei?"
L'uomo si rialzò con un movimento simile a quello di un gatto. "Il mio nome non ha importanza. Sono qui per fare un lavoro."
"Di che circolo sei?"
"Sono anni che non ho un circolo."
"Sei un rinnegato?" chiese Noela.
L'uomo scrollò le spalle. "Chiamami come vuoi."
Noela lanciò un dardo magico ma l'uomo evocò lo scudo e lo respinse.
Era quello l'assassino mandato per eliminare lei e Oren? Se era lì per ucciderla aveva già eseguito parte della sua missione?
Se era così... Joyce non voleva pensarci.
Noela e il rinnegato si scambiarono dardi magici volando da un punto all'altro del ponte. Entrambi usavano lo scudo per deviare i colpi dell'avversario.
Un paio di dardi mancarono il bersaglio e volarono in direzioni a caso, fermandosi solo quando trovavano un ostacolo. Uno sfiorò la gamba di Joyce, che si trascinò al riparo.
Noela fece una capriola e balzò dietro una cassa, che esplose un attimo dopo. La ragazza balzò via evitando un secondo colpo, atterrò con una piroetta e lanciò un dardo verso l'assassino, che nel frattempo si era spostato di lato per evitare l'attacco.
I marinai che si trovavano sul ponte si gettarono a terra cercando un riparo o scesero dalla nave lanciandosi di corsa sulla passerella.
Joyce faticava e seguire i movimenti di quella danza mortale.
Non era come nei duelli magici di cui aveva letto. Nei libri d'avventura gli stregoni combattevano in modo leale e cavalleresco, scambiandosi battute argute insieme ai dardi magici.
Quella invece era solo una lotta per sopravvivere. Non c'era niente di affascinante o romantico.
All'improvviso si fece buio. Sulla nave calarono tenebre innaturali, dense come la nebbia.
Qualcuno aveva lanciato un incantesimo di oscurità?
Ci fu un boato che scosse la nave e le viscere di Joyce. Il pavimento si inclinò e lei scivolo e rotolò fermandosi solo quando sbatté con la spalla contro qualcosa di solido.
Gemette per il dolore e la sorpresa.
Altri boati. Il rumore del legno che si spezzava e la nave che iniziava a inclinarsi verso il basso trascinandosi dietro tutto quello che si trovava a bordo.
Joyce rotolò strisciando sulle assi scivolose. Graffiò il legno alla ricerca di un appiglio ma l'inclinazione era eccessiva. Infine perse il contatto e per qualche istante precipitò nel buio.
L'impatto con l'acqua fu doloroso.
Colta di sorpresa  si inabissò di qualche metro. Sopra di lei la massa scura della nave che affondava.
Tentò di nuotare ma veniva risucchiata verso il basso dal relitto che stava affondando. Lottò con tutte le sue forze per tentare di raggiungere la superficie, ma più si sforzava di nuotare più una forza misteriosa la attirava giù.
Con le ultime forze cercò di nuotare verso l'alto, ma era esausta. Si abbandonò alla corrente che la trascinava più giù, sempre più giù...
Qualcosa le afferrò il braccio, la strattonò con forza e lei si riscosse. Una figura dai contorni confusi nuotava vicino a lei. Aveva un braccio attorno al fianco che la sorreggeva. Sentiva i polmoni bruciare per l'assenza d'aria.
Quando emerse dall'acqua inalò una boccata d'aria e cedette alla fatica.
Si ritrovò a boccheggiare sul molo, i capelli inzuppati d'acqua che le ricadevano in ciocche disordinate sul viso.
Qualcuno le diede dei colpi sulla schiena e lei vomitò l'acqua che aveva ancora nei polmoni tossendo.
Infine si distese sulla schiena, il viso rivolto al cielo.
Attraverso gli occhi socchiusi vide una figura umana incombere sopra di lei.
Stava dicendo qualcosa?
"... te bene?"
Cercò di mettere a fuoco la figura.
Era Oren.
Il ragazzo era inzuppato d'acqua e respirava a fatica.
"State bene?" stava chiedendo.
Joyce cercò di parlare ma quando lo fece le uscì solo un gorgoglio. Ruotò la testa di lato e tossicchiò altra acqua.
Ho bevuto metà del golfo, pensò divertita.
Oren era ancora sopra di lei, vicinissimo.
Forse vuole baciarmi di nuovo, pensò. No, adesso non sono la bella e affascinante Sibyl, ma l'insignificante Joyce, la ragazzina viziata con le labbra storte.
Rise.
Oren la guardò perplesso.
Tornò seria. Cercò di alzarsi, ma era troppo stanca e le facevano male tutti i muscoli.
"Non vi alzate" disse Oren.
L'assassino non l'aveva preso. Buon per lui.
Restò distesa per un paio di minuti. Oren non la lasciò nemmeno per un attimo. Continuava a guardarsi attorno.
Joyce ricordò che lei non sapeva dove era stato dal giorno prima. "Dov'eri? Ti ho fatto cercare" disse quando ne ebbe la forza.
"Stavo venendo da voi" disse Oren senza smettere di guardarsi attorno. "Ma ho visto qualcuno che entrava nella vostra stanza. Mi sono nascosto e ho atteso. Quando siete uscita con quella strega, stavo per venirvi incontro, ma poi ho notato il dardo puntato alla schiena."
Meno male che hai un buon occhio, pensò Joyce.
"Ho deciso di seguirvi. Stavo per salire sulla nave quando è arrivato quello stregone che vi ha attaccato."
Alla fine era stata una fortuna per loro che fosse presente anche Noela.
"Aiutami" disse.
Oren le porse la mano e lei l'afferrò. Si rimise in piedi su gambe malferme ma dopo un paio di minuti era già in grado di camminare.
La nave che doveva riportarla a Valonde era affondata. I marinai a bordo si erano radunati sul molo.
Il corpo dell'assassino galleggiava sull'acqua. Joyce distolse lo sguardo.
Di Noela non vi era traccia. O era riuscita a fuggire o era affondata insieme alla nave. Joyce sperò che se la fosse cavata in qualche modo. Non riusciva a provare risentimento verso di lei. Era stata ingannata come lei, se quello che aveva detto era vero.
Tharry e la sua famiglia le dovevano delle spiegazioni.
"Dobbiamo tornare al palazzo" disse Joyce mettendosi in marcia.
Oren la seguì. "Potrebbe essere rischioso. Sembra che in città sia scoppiata una rivolta."
Una dozzina di uomini e donne a cavallo arrivarono sul molo. Indossavano le vesti del circolo di Taloras.
Tra di loro c'era anche lady Gladia. "Ragazzina" disse smontando da cavallo. "Sei ferita?" chiese con apprensione.
"Sono tutta intera. La tua scorta..."
"Noela è riuscita a ingannarli. Ha detto loro che l'avevo mandata io per prelevare la principessa. Quindi li ha mandati da me."
"Devo andare a palazzo per parlare con Tharry" disse Joyce.
"Il palazzo non è sicuro" disse l'inquisitrice. "Ti porteremo al tempio del circolo. Tharry è già lì."
Uno stregone le cedette la cavalcatura. Un altro fece sedere Oren dietro di lui.
"Si può sapere che cosa sta succedendo?" domandò Joyce.
"Ti spiegherò tutto mentre andiamo al tempio" rispose lady Gladia.
 
Per raggiungere il tempio seguirono un percorso tortuoso tra i vicoli e le strade secondarie, tenendosi alla larga dalle arterie più trafficate e dalle piazze dove si svolgeva la battaglia.
Gli echi dello scontro arrivavano anche e loro e Joyce si chiese chi stesse vincendo.
"Ti ho detto che non tutti erano contenti di vederti sposare il principe Tharry" disse lady Gladia.
Joyce ricordò la chiacchierata di qualche sera prima. Era scesa in biblioteca per cercare informazioni e si era ritrovata di fronte l'inquisitrice.
Lady Gladia proseguì senza attendere la sua risposta. "Hanno deciso di colpire quando hanno saputo delle nozze imminenti. Per fortuna re Hagar e i principi sono al sicuro. Restavi solo tu, e ho quasi fallito nella mia missione."
"E Noela?"
"Lei ha agito da sola. Non fa parte della congiura."
"Come fate a esserne così sicura?"
"Suo padre è con noi."
"Suo padre?"
"Il comandante Jakob."
La notizie colse di sorpresa Joyce. "Noela mi ha detto che doveva sposare lei Tharry."
"Quello era prima della guerra" disse lady Gladia. "Ma ora tutto è cambiato."
Il tempio era una costruzione imponente. Era formato da dodici torri collegate da un'unica cinta muraria spessa alcuni metri. Al suo interno vi era una struttura più piccola, di forma esagonale, sostenuta da possenti archi di pietra. C'erano molti simboli scolpiti sulla superficie delle mura, ma il triangolo inscritto nel quadrato, simbolo del circolo, dominava su tutti gli altri.
L'unico ingresso era sorvegliato da una decina di stregoni.
Non appena videro arrivare lady Gladia si fecero da parte per farli entrare e richiusero le porte alle loro spalle.
Si fermarono nello spazio antistante l'ingresso del tempio, un arco sostenuto da possenti colonne a forma di spirale che si innalzavano per decine di metri.
Visto da vicino sembrava imponente quanto quello di Valonnde.
Lady Gladia li scortò all'interno, tra ampi corridoi arredati in modo spartano e sale che contenevano banchi e pedane dove gli stregoni tenevano lezioni e discorsi.
In una di esse c'erano Tharry, Lionore e re Hagar. Non appena la videro le si fecero incontro.
"State bene?" le chiese Tharry.
Joyce annuì. "Non grazie a voi."
Il principe si ritrasse. "Non capisco."
"Mi avete mentito. Tutti quanti."
"Joyce..."
"E Noela? Come pensavi di risolvere la questione?" chiese Joyce con tono inquisitorio.
Tharry arretrò di un passo. "In qualche modo avremmo risolto tutto. Col tempo..."
"Cosa?"
"Tu avresti capito. Ti avrei lasciato la tua libertà, se tu avessi lasciato libero me..."
Joyce impallidì. "Di frequentare Noela? Avrest sposato me e preso lei per amante?"
Tharry arrossì. "Succede spesso, nei matrimoni d'interesse. Così nessuno soffre veramente."
Che follia, pensò Joyce. "Credevi davvero che avrebbe funzionato?"
"Lo speravo."
"Io avrei cercato di amarti davvero, o almeno di esserti fedele. Peril bene dei nostri regni." Ma era vero? Era stata davvero disposta a rinunciare a tutto, a Vyncent, per il bene di Valonde?
L'avevano messa nelle mani di persone bugiarde e irresponsabili, ma non riusciva a biasimarli del tutto. Così come non biasimava Tharry. Era arrabbiata, ma poteva capirlo. Aveva solo cercato di fare del suo meglio.
La sua parte.
La sua soluzione forse era sbagliata, ma cercava di rimediare alla sofferenza che la guerra aveva procurato loro.
Tutto quello era ingiusto, pensò Joyce.
"Dovevate avvertirmi che stava per succedere tutto questo" disse con tono più calmo.
"Nemmeno noi immaginavamo che la fazione degli oppositori si spingesse fino a tanto" si giustificò Tharry.
"In ogni caso" disse Lionore. "Non dobbiamo giustificarci con te per come trattiamo i nostri affari a Taloras."
"Lionore" la ammonì Tharry.
"Come futura regina avevo il diritto di sapere..." iniziò a dire Joyce.
Lionore rise. "Futura regina? Ma sentitela. Sei appena arrivata e già credi di poter fare come a casa tua. Non hai nemmeno i poteri."
Quelle parole ebbero l'effetto di farla andare su tutte le furie.
"Lionore, chiedi scusa alla principessa" le intimò Tharry.
"Non chiederò scusa a questa ragazzina viziata" disse Lionore sprezzante. "E sappi che ti ritengo responsabile di quanto sta accadendo. Se tu non avessi fatto quella stupida promessa a quella pezzente di Noela non saremmo a questo punto."
Tharry strinse i pugni.
Re Hagar alzò una mano. "Smettetela voi due. Ora. La colpa è solo mia."
Tutti si voltarono verso il re.
"Se fossi stato un re più forte, ora metà dei miei stregoni non sarebbe in rivolta."
"Forse dovresti abdicare" suggerì Lionore. "Ma non a favore di Tharry, ma mio."
"La legge dice che non è possibile" protestò Tharry.
"La legge si può cambiare" rispose Lionore. "Ti sei dimostrato un irresponsabile. È giunta l'ora che una regina governi su Taloras."
"Questa è ribellione" l'accusò Tharry.
"È essere realistici" rispose Lionore.
"Lady Gladia" disse uno degli stregoni. "Sono qui fuori."
"Chi?"
"I rivoltosi. Chiedono di parlare con il principe Tharry."
"Che cosa vogliono?"
"Uno scambio."
 
Joyce salì sulle mura del tempio. Lo spiazzo che lo divideva dal resto della città era occupato da soldati e stregoni.
Alla loro testa riconobbe Privel.
Il decano degli stregoni avanzò con passo deciso fino a un centinaio di metri di distanza.
"Posso colpirlo" disse uno degli stregoni.
"Nessuno muova un dito" disse lady Gladia. "O non uscirà vivo da questo tempio."
"Gladia" urlò Privel per farsi sentire. "Dobbiamo parlare."
Lady Gladia si sporse dalle mura. "Non abbiamo nulla da dirci, Pri."
"Sì, invece. Devo spiegarti cosa c'era scritto in quella lettera."
La lettera, pensò Joyce. Quella che Rancey aveva consegnato a lady Gladia la sera in cui si erano incontrati al Belaryon.
"Cosa c'è da spiegare, Pri?"
"C'è molto, credimi."
Lady Gladia prese il foglio di carta e l'aprì. "È vuota, Pri. Rancey mi ha consegnato un semplice foglio di carta."
Privel sembrò vacillare. "È stato furbo da parte sua. Io avrei fatto lo stesso."
"Tu non sei abbastanza intelligente."
"Perché non scendi e ne parliamo di persona?" suggerì Privel.
"Preferisco restare qui."
"Come vuoi. Ma non resisterete a lungo. Siamo più di voi."
"Ma noi siamo più forti. E tu non vuoi scoprirlo o sbaglio? Speri che questa guerra si risolva senza un bagno di sangue, ma sai che non è possibile."
"Invece sì" disse Privel. "Ti propongo uno scambio."
"Non accetterò mai."
"Tu no, ma forse il principe Tharry la pensa diversamente." Fece un cenno ai suoi uomini.
Joyce colse un movimento tra le file di stregoni che affollavano la piazza. Qualcosa venne trascinato e depositato davanti alla prima fila.
Una figura umana.
Uno stregone l'aiutò a mettersi in piedi.
Era Noela. Da quella distanza non poteva vedere se fosse ferita o meno.
Joyce vide Tharry fremere, i pungi chiusi.
"La mia proposta è questa, principe Tharry. Io ti restituisco la tua amata Noela e tu ci consegni la principessa straniera. Ottenuto questo, ci ritireremo e non ci sarà nessuna battaglia. Hai un minuto per decidere, poi ucciderò la ragazza e verrò a prendermi ciò che voglio."
Le cose si mettono male, pensò Joyce.
 
Lady Gladia guardò Joyce. "Qualunque cosa accada, non lascerò che ti consegnino a quel folle."
"Gladia..." iniziò a dire re Hagar.
"Non dire altro" le intimò lei.
"Diamogli ciò che vuole" disse Lionore. "È l'unica cosa saggia da fare."
"Invece combatteremo" disse lady Gladia.
"Moriremo tutti" disse la principessa di Taloras. "Padre, sei tu il re. Tua è la decisione."
Re Hagar inspirò a fondo. "Io non so se..."
"Devo essere io a decidere" disse Tharry. I suoi occhi fissavano ora la piazza, ora le mura.
La mente di Joyce lavorava frenetica. Se la consegnavano lei moriva e gli altri sopravvivevano. Forse.
Se non la consegnavano, tutti loro morivano.
La scelta era semplice.
"Fuggite" le sussurrò Oren. "Io vi coprirò la fuga."
Con quale esercito? Si chiese Joyce. Però era felice che Oren si fosse schierato dalla sua parte. Per ora erano lui e lady Gladia contro due o trecento stregoni.
"Tharry" iniziò a dire Joyce. Cercò di scegliere le parole giuste. "È inutile morire tutti."
"Joyce" disse Tharry. "Io non posso..."
"Tu ami Noela?"
Il principe esitò, poi abbassò la testa. "Ci saremmo sposati se non ci fosse stata la guerra.
Come me e Vyncent, pensò Joyce.
"Quelle persone sono qui perché mi odiano" disse Joyce indicando gli stregoni radunati nella piazza. "Ma non ce l'hanno con te, né con la famiglia reale. Il problema sono io."
"Non posso consegnarti a loro."
"Non ce ne sarà bisogno, se fai come ti dico io."
Lionore rise. "La ragazzina vuole darci lezioni?"
Tharry le lanciò un'occhiataccia. "Joyce si è guadagnata il diritto di parlare. Ascolterò la sua idea e valuteremo che cosa fare."
Joyce cercò di essere chiara e convincente.
 
Mentre l'ingresso veniva aperto Joyce sentì la tensione crescere. C'erano molte cose che potevano andare storte in quel piano e più ci pensava più era sicura che sarebbe successo.
Avanzarono in una fila compatta. Da sinistra a destra, erano in quattro. Lady Gladia, Tharry, lei e Oren.
La sua guardia del corpo aveva insistito per essere presente.
Joyce l'aveva dispensato ma lui si era opposto. "Solo re Andew può farlo" aveva dichiarato.
Joyce stava per mettersi a ridere ma si trattenne per non offenderlo.
Stupido e testone, ma coraggioso.
Marciarono verso Privel, in piedi dinanzi alla massa compatta degli stregoni che lo avevano seguito.
Il decano aveva ai suoi piedi Noela. Tre altri stregoni e due streghe li sorvegliavano con i dardi magici pronti a colpire.
Si fermarono a una decina di passi di distanza.
Lady Gladia avanzò di un paio di passi e disse: "Siamo qui, Privel."
Il decano li osservò soddisfatto. "Avete preso la decisione giusta." Costrinse Noela ad alzarsi. "Ora io vi mando la strega e voi mi mandate la principessa."
"No" disse Tharry.
"No?" gli fece eco Privel. "Non volete più fare lo scambio?"
"Invece sì" disse il principe avanzando di un paio di passi. "Ma sarò io a consegnarmi a voi."
Privel vacillò. "Voi? Non abbiamo niente contro di voi. È la principessa che vogliamo."
"Ma avrete me in cambio" disse Tharry.
Privel afferrò Noela e la costrinse a inginocchiarsi. "Questo non era nei patti. Ucciderò la ragazza se..."
"Se lo farai poi dovrai combattere contro di me, qui e subito" disse Tharry avanzando di un altro passo.
Joyce cercò di leggere le espressioni sui visi degli stregoni presenti nello spiazzo. Molti sembravano sorpresi e indecisi. Si scambiavano occhiate perplesse.
Privel indietreggiò di un passo. "Non mi costringete..."
Tharry accelerò il passo.
Privel sollevò una mano verso il principe. Un dardo scintillò nel suo palmo. "Fermo" esclamò.
Alle sue spalle gli stregoni si agitarono e rumoreggiarono.
Privel si voltò. "Il principe non è stato ai patti" disse agli stregoni.
Molti scuotevano la testa, altri discutevano in modo animato. Persino gli stregoni di guardia a Noela si guardavano perplessi.
"Circolo di Valonde" disse Tharry a voce alta, in modo che tutti lo sentissero. "Voi mi conoscete. Sono uno di voi. Un confratello. Ho giurato fedeltà al circolo più di quattro anni fa e da allora non ho mai tradito la vostra fiducia."
Tra gli stregoni si alzò un brusio.
"Che aspettate?" gridò Privel. "Vuole sposare la straniera. Ha tradito Taloras."
"Sta zitto Pri" disse lady Gladia.
Lui la guardò di traverso. "Ci porterai alla rovina." Nella sua mano brillò un dardo.
L'inquisitrice alzò il braccio evocando una corda magica che si avvolse attorno allo stregone.
"Non usare con me questi trucchi" urlò Privel. "Posso dissolvere i tuoi incantesimi" esclamò. La corda scomparve.
Una strega e uno stregone afferrarono Privel per le braccia e lo immobilizzarono.
"Che cosa fate?" Privel lottò per liberarsi ma senza successo.
"Il principe sta parlando" disse la strega.
Tharry si rivolse agli stregoni riuniti nella piazza. "Oggi è stato versato fin troppo sangue. Non c'è bisogno di versarne altro. La principessa Joyce è venuta qui in pace... e in pace potrà andarsene. Il re ha deciso che ci sarà un matrimonio, ma sarà tra me e Noela."
Tharry prese la strega per un braccio e l'aiutò a rialzarsi, mostrandola a tutti i presenti. La ragazza lo guardò incredula. "Voi la conoscete già. È una delle streghe più abili del regno ed è una consorella stimata del circolo. Lady Gladia ha già benedetto la nostra unione."
L'inquisitrice fece un leggero inchino.
Nessuno degli stregoni presenti ebbe da ridire.
Lo sguardo di Privel vagava dal principe a Joyce.
"Per quanto riguarda l'alleanza con Valonde" continuò Tharry. "È nostro dovere aiutare un regno amico. La guerra contro Malag è giusta e deve essere vinta in fretta. Noi faremo la nostra parte."
Dagli stregoni si levarono applausi e cenni di assenso.
Tharry abbracciò Noela.

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