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Autore: shiningreeneyes    28/08/2017    1 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che conosceva e in cui credeva viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
Note traduttrice: La storia non è mia, questa è solo una traduzione.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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CAPITOLO 27

Una torta suona bene.

 

 

Sabato, 16 Aprile

Trentaquattro settimane e cinque giorni 

 

 

Girai per il quartiere per oltre un'ora, ignorando il dolore alle caviglie e il mal di schiena e cercando di fermare il turbine di emozioni e pensieri che avevo nella testa. La mia rabbia della scorsa sera era già scomparsa, il che mi spinse ad arrabbiarmi per non essere in grado di arrabbiarmi. 

 

Almeno c'era un grande uso della parola 'arrabbiarmi'.

 

Mi sentivo anche confuso riguardo alla conversione tra Harry e Anne che avevo sentito quella mattina perché le parole che erano uscite dalle loro bocche mi avevano quasi fatto capire... beh, tipo che a Harry... piacessi, ma lui era - come Liam e Zayn avevano cercato di dirmi più di una volta - spaventato. Se fosse stato così allora... okay, sarebbe stato fantastico. Non per il fatto che fosse spaventato, ovvio, ma che gli piacessi. D'altronde, conoscendo Harry, c'era una grande possibilità che non lo avrebbe mai ammesso, nonostante il fatto che sua madre l'avesse minacciato di buttarlo fuori di casa se non avesse messo le carte in tavola. C'era anche la possibilità che fosse tutto uno scherzo e che la conversazione che avevo sentito quella mattina fosse solo frutto della mia acuta immaginazione. Non che quella teoria avesse molto senso, ma comunque, niente aveva senso al momento, quindi perché no?

 

Con quei pensieri in testa piuttosto inquietanti, iniziai ad incamminarmi verso casa. Ci vollero pochi minuti prima di arrivare e rimasi fuori dalla porta con la mano sulla maniglia per almeno cinque minuti, pensando a cosa inutili, tipo angurie e carta da parati che avevo creato quando avevo cinque anni. Alla fine roteai gli occhi e mi diedi uno schiaffo mentale prima di aprire la porta ed entrare.

 

Forse era un po' ridicolo, il modo in cui ero nervoso per il fatto di dover avere una semplice conversazione con un ragazzo che conoscevo da oltre sei mesi. Poi di nuovo, il discorso non sarebbe stato semplice, sarebbe stato tutt'altro che semplice. 'Imbarazzante' era una parola chiave. 'Lunga' era un'altra. 'Cruciale' era una terza parola chiave, perché da quello che avevo sentito dire ad Harry da Anne riguardo questa conversazione, avremmo dovuto includere anche la discussione 'cosa fare con il bambino'. Era quello il momento in cui avremmo dovuto prendere una decisione finale? Avevo una strana sensazione che tutto quello non sarebbe finito bene, soprattutto non se Harry fosse stato ancora irremovibile sul fatto di voler tenere il bambino perché... beh, ero ancora più propenso a darlo in adozione. Il solo pensiero mi fece venire un grumo di tristezza in gola, ma mi forzai di farlo tornare indietro mentre percorrevo tutta la casa alla ricerca di Harry.

 

Non era in cucina, dove invece c'erano Anne, Connor e Adrian, seduti intorno al tavolo con fogli e pastelli. Non si trovava nemmeno nel salotto, così pensai fosse nella sua camera da letto.

 

Bussai tre volte quando raggiunsi la sua porta e aspettai. E aspettai. E aspettai. Quando furono passati almeno venti secondi e non avevo sentito nemmeno un suono, provai ancora. Neanche quella volta. Corrugai la fronte, confuso. Non era andato da nessuna parte, vero? Aveva detto che voleva parlarmi e gli avevo detto che sarei tornato a casa il prima possibile. Provai a bussare ancora una volta, ma nuovamente non ottenni risposta. Pensando si fosse addormentato per qualche motivo e che non rispondeva per quello, aprii la porta esitante ed entrai nella stanza.

 

Esattamente 2.5 secondi dopo rimpiansi quella decisione.

 

Non che quello che vidi di fronte a me in quel momento fosse qualcosa su cui non avessi fantasticato in quei mesi, ma ritrovarmelo inaspettatamente davanti agli occhi era un po' inquietante. Era seduto sulla sedia di fronte alla sua scrivania, dandomi visione del suo profilo, gli occhi erano chiusi e aveva le cuffie. La parte più insolita però, erano i suoi pantaloni sbottonati, i suoi boxer abbassati e la sua mano aveva una presa ferma intorno al suo cazzo molto duro e bello. La parte ancora più sorprendente era che il porno che stava guardando sul suo portatile non era sicuramente qualcosa che un ragazzo etero avrebbe dovuto guardare.

 

Non sembrava mi avesse sentito o visto entrare e fui grato per quello, perché non potevo far altro che stare lì a fissarlo. E molto probabilmente sbavare un po'. Il suo respiro andava e veniva in ansimi incontrollati, che fecero risvegliare il mio cazzo nei miei pantaloni, ma non potevo toccarmi per prendermene cura. Tutto quello su cui riuscivo a concentrarmi era il ragazzo seduto a meno di dietro metri da me che si avvicinava sempre di più ad un orgasmo. I miei occhi erano incollati alla punta rosa - era dannatamente circonciso - che stava perdendo un po' di liquido pre-seminale che scompariva sotto le sue dita ogni volta che la sua mano andava su e... porca puttana, quello non andava bene.

 

Improvvisamente, e prima che avessi il tempo di reagire, Harry mise la testa di lato e, con mio grande orrore, aprì gli occhi. Le mie membra si bloccarono, il mio cuore sussultò e un sapore di bile mi arrivò in gola. Per quella che sembrò un'eternità, ci guardammo l'un altro, mi sentivo mortificato e lui mi fissava, altrettanto mortificato. Dopo iniziò a battere le palpebre e quello mi risvegliò.

 

"Merda, scusami," gracchiai prima di correre - correre - fuori, andare verso il corridoio e dentro la mia stanza.

 

Non appena chiusi la porta dietro di me, mi misi sul letto con la faccia rivolta verso il muro e raggomitolato come un animale ferito. I miei sentimenti erano piuttosto confusi. Sentivo l'eccitazione per ovvie ragioni, mi sentivo imbarazzato per aver assistito a qualcosa di simile, mi sentii mortificato per essere stato beccato a fissare, mi sentii confuso per... il porno che stava guardando e mi sentivo incazzato per il fatto che avesse scelto di farsi una sega su un gay porno invece di iniziare quella conversazione che aveva intenzione di avere con me solo due ore prima.

 

Poi una sensazione di rifiuto si diffuso in me e mi sentii come se il mio corpo improvvisamente fosse dieci volte più pesante. Forse avrei dovuto prendere tutto come un suggerimento. Forse era attratto dai ragazzi in qualche modo, ma l'aveva fatto solo nella speranza che entrassi nella sua stanza per rendermi conto che era interessato ai ragazzi, ma non a me.

 

Okay, dovevo ammettere che quella teoria era completamente senza logica, irrealistica e senza alcun senso.

 

Comunque.

 

Tirai un filo allentato delle lenzuola e sospirai. Forse Harry doveva avere una ragione, forse tutta la questione 'lasciarmi vivere qui' sarebbe risultata strana alla fine.

 

Prima che avessi il tempo di deprimermi ancora di più, il suono dell'apertura della porta arrivò alle mie orecchie e gemetti dentro di me. Non dovevo voltarmi per capire chi fosse. La porta fu chiusa e poi sentii dei passi che si avvicinavano lentamente.

 

 

"Lou? Stai bene?"

 

Provai a fingere di dormire, ma realizzai che probabilmente non avrebbe portato a niente di buono. Non alla fine almeno.

 

"Si," mormorai.

 

"Io... mi dispiace che tu abbia visto quello," disse nervoso.

 

"È colpa mia," dissi piano.

 

"Si, beh, avrei potuto chiudere a chiave la porta."

 

"E io avrei potuto evitare di ficcanasare nella tua stanza."

 

Lo sentii ridacchiare un po', ma sembrava forzato.

 

"Immagino che abbiamo colpa entrambi. Di nuovo."

 

Non risposi a quello e la stanza restò in silenzio. Io non avevo idea di cosa dire, ma uno di noi avrebbe dovuto dire qualcosaper sbarazzarci di quella stupida tensione che era diventata troppo familiare tra noi ultimamente.

 

"Hai... visto?" disse alla fine, ora sembrava ancora più nervoso di prima.

 

"Visto cosa?" chiesi.

 

"Il- mio- beh, il... computer."

 

Chiusi gli occhi per un secondo, pregando per qualcosa o qualcuno che mi facesse magicamente scomparire, prima di sospirare e rispondere con un brusco: "Se ti ho visto masturbarti su un porno gay? Si l'ho fatto."

 

"Non era- voglio dire, io non-"

 

"Risparmiatelo," lo interruppi, ma non ero arrabbiato, non quella volta. Mi sentivo... avvilito e stanco di quello stato costante di confusione e di sconvolgimento che mi ritrovavo dentro.

 

"Non ho bisogno di una spiegazione. Dopo tutto, ho solo trovato il ragazzo che ha passato gli ultimi tre mesi ad assicurarmi di essere etero, a masturbarsi su un porno gay, e questo dopo avermi detto delle cose che un ragazzo etero non avrebbe dovuto dire assolutamente al ragazzo che prova dei sentimenti per lui, e dopo che questo presunto ragazzo mi ha detto che fosse solo uno scherzo."

 

Mi fermai un attimo e presi un respiro profondo. "Non è... solo- se non vuoi, sai, spiegarmi questo è okay, ma solo... smettila di incasinarmi, ok?"

 

"Voglio darti una spiegazione," disse con voce gentile, "o almeno voglio provarci. Non posso garantirti che farò un buon lavoro."

 

Un po' esitante mi girai per poterlo vedere. Stava in piedi ad un metro di distanza dal letto e mi guardava con un piccolo cipiglio sul viso mentre si mordeva il labbro con fare nervoso.

 

"Non devi farlo se non vuoi," dissi.

 

"No, io- io lo farò," disse con un espressione che mi diceva che stava cercando di convincere se stesso quanto me.

 

"Spostati un po'," aggiunse e si avvicinò.

 

Non mi preoccupai di mettere in discussione quella richiesta, feci solo come mi disse e spostai il mio corpo in modo da avere la schiena appoggiata al muro e le braccia avvolte intorno al mio stomaco. Stare sdraiato sulla schiena non era comodo perché mi faceva sentire come se la mia pancia fosse una montagna e beh, non mi piaceva sentirmi come una montagna. Nonostante quello, rimasi in quella posizione e guardai Harry sdraiarsi accanto a me, anche lui sulla schiena, con le mani sotto la testa. C'era abbastanza spazio tra di noi, così mi sarei potuto mettere su un fianco senza finire sopra di lui. Almeno qualcosa era andato nel modo giusto.

 

"Okay, quindi... spiegazione," disse, guardandomi con occhi ansiosi.

 

"Si, spiegazione."

 

Lasciò cadere le sue braccia sui fianchi prima di mettersi su un lato, la testa allo stesso livello della mia.

 

"Questo potrebbe richiedere un po' di tempo," disse poi.

 

"Ho tempo."

 

Chiuse gli occhi e si pizzicò il ponte del naso per un attimo prima di dirigere di nuovo il suo sguardo verso di me.

 

"Non so nemmeno da dove cominciare," disse, mordendosi l'interno della guancia.

 

"Solitamente l'inizio è un buon punto di partenza."

 

"Giusto, l'inizio," disse. "Okay, l'inizio. La festa."

 

Okay, quindi il reale inizio.

 

"Si."

 

"La festa. Giusto. Okay."

 

Inalò profondamente, chiuse gli occhi per un altro istante e poi cominciò a parlare.

 

"Sono stato disonesto con te su tante cose, ma una cosa su cui sono stato completamente onesto è che non ricordo veramente niente di quella notte. O, beh, almeno fino ad un certo punto. E ti credo quando mi dici che abbiamo scopato, ma è- tu- tu non sei... non sei stato il primo ragazzo con cui l'ho fatto."

 

Le mie sopracciglia si alzarono di scatto e la mia mascella cadde.

 

"Tu- io pensavo- cosa?" farfugliai.

 

"Tu... tu sei stato effettivamente il terzo ragazzo," disse, ogni secondo sempre più ansioso.

 

"M-ma allora- se- allora perché hai- perché non- io-"

 

Mi interruppi, stringendo la mascella per un attimo cercando di riprendermi e di ricominciare.

 

"Scusa, ma come puoi... se sei stato con due ragazzi prima di me, come puoi ancora sostenere di essere etero? Solo per te stesso?"

 

"Te lo spiegherò," disse. "Qualche volta sono andato in un club a Manchester con Liam, Zayn e Niall durante l'estate. Ho conosciuto questo ragazzo, e non ricordo nemmeno il suo nome, ma ero ubriaco e strafatto e ho finito per fotterlo in un bagno. Fondamentale è successa la stessa cosa la seconda volta e mi sono sentito sporco entrambe le volte, sai? Non durante l'atto, ma dopo, perché non sono gay, non sono mai stato attratto dai ragazzi, e poi improvvisamente sono stato con due ragazzi in un mese quando intorno a me c'erano ragazze che avrei potuto facilmente conoscere. Ero anche nel periodo in cui mi stavo per mettere insieme a Lauren, quindi è stato un fottuto ed enorme casino."

 

Ebbi un po' di difficoltà ad elaborare tutto quello perché seriamente, ma che diavolo? Ma annuii lo stesso, non volendo fermarlo.

 

"Tutto ciò è accaduto alla fine di luglio o qualcosa del genere e ho passato una settimana a cercare di dimenticare tutto e stava funzionando abbastanza bene da quando avevo iniziato ad uscire con Lauren e ho incominciato ad innamorarmi di lei e alla fine ho capito che quello che era successo nel club era solo una circostanza del momento. Ovviamente, non mi ricordavo di essere andato a letto con te durante la festa, perciò appena è iniziata la scuola tutto era tornato alla normalità. Ma poi sei arrivato e mi hai detto che cosa era successo e tutto riguardo al bambino e ogni cosa è di nuovo sprofondata nella merda più totale."

 

"Mi dispiace," dissi secco.

 

"Non ti sto accusando, idiota," disse con un debole sorriso. "Ma sono rimasto un po' confuso di nuovo, ovviamente, ma quando l'intera situazione del bambino ha iniziato a diventare una parte così importante della mia vita, Lauren e io ci siamo messi insieme seriamente e l'intero problema dell'essere gay era stato messo da parte. Non provavo nessuna attrazione nei tuoi confronti, ero solo spaventato che ad un certo punto sarebbe potuto succedere, così avevo messo da parte tutto il resto."

 

"Oh, okay," fu tutto ciò che riuscii a dire.

 

"Ma," continuò e sentii un bagliore di speranza farsi largo nel mio petto, "c'è stato l'incidente nella tua camera da letto e... le cose si sono incasinate di nuovo."

 

"Si, con l'intera cosa 'hai quasi ucciso nostro figlio' e tutto," mormorai.

 

Gli angoli della sua bocca si curvarono verso il basso, "si."

 

Ci fu una pausa di due secondi prima che lui continuasse.

 

"E- beh, per farla breve: pensare di avergli fatto del male o peggio... che l'avessi ucciso, e di conseguenza che avessi perso te, mi ha fatto pensare e... ho cominciato a chiedermi- cioè, ho iniziato a chiedermi se ci fosse una possibilità che tu in realtà mi piacessi."

 

"E... cosa- in conclusione?" chiesi esitante, guardandolo con occhi aperti e pieni di speranza, riflettendo su ciò che stava succedendo nella mia testa.

 

Annuì.

 

"Si. Pensavo che i sentimenti sarebbero scomparsi con il passare del tempo. E poi-"

 

"Harry, per favore," lo interruppi, la mia voce un po' gracchiante. "Non ho bisogno di ascoltare tutta la storia, solo- per favore... dimmi se sei stato sincero mercoledì sera, quando mi hai detto che non sarei stata la tua ultima scelta se fossi stato single. Questo è veramente tutto quello che voglio sapere."

 

Sembrava un po' sorpreso e passò un paio di minuti a guardarmi negli occhi prima di rispondere.

 

"Io... lo ero. Ero sincero," disse e poi deglutì.

 

L'aveva detto. Finalmente. Era abbastanza semplice da dire, ma mi fece venir voglia di piangere di felicità. Per impedirmi di farlo gli offrii un sorriso sconnesso.

 

"Non mi stai mettendo in confusione, vero?" chiesi, un po' imbarazzato dal tremito della mia voce.

 

"No," disse fermamente. "No, l'ho già fatto abbastanza, non ti meriti tutta la mia merda. Quindi no, non ti sto confondendo."

 

"Okay," dissi, ancora sorridendo come un idiota; non sembrava che avessi voglia di smettere presto.

 

"E- esattamente che cosa... significa?"

 

"Significa quello che ho detto," rispose, "se fossi single, probabilmente ci sarebbe potuto essere qualcosa... di non platonico tra noi due."

 

Giusto. Se fosse stato single. Ma non lo era. La mia felicità svanì leggermente quando quel pensiero mi colpì.

 

"Buono a sapersi, credo," dissi.

 

"Buono a sapersi?" disse, alzando le sopracciglia. "Questo è tutto quello che hai da  dirmi?"

 

"Beh, come hai detto tu, sarebbe potuto succedere qualcosa tra di noi se tu fossi single, ma non lo sei, quindi... si, non ho molto da dire, credo."

 

"Tu non mi chiederai se c'è una possibilità che rompa con Lauren per stare con te?"

 

"Cosa? Lo faresti?" esclamai prima di riuscire a fermarmi.

 

"No, ma ho pensato che me lo avresti chiesto," disse con una semplice scrollata di spalle.

 

Il mio momento di imbarazzo fu subito messo da parte e sostituito dall'espasperazione e aggrottai le sopracciglia.

 

"Perché ti preoccupi così tanto di mettere in mezzo cose come quelle se alla fine ci rimango male lo stesso?"

 

"Scusami," disse con un sorriso.

 

"Si."

 

La stanza rimase in silenzio, ma durò solo pochi istanti prima che Harry ricominciò a parlare.

 

"Ma solo... sappi che mi piaci, okay?" disse, guardandomi con occhi caldi. "Non ho intenzione di rompere con Lauren, ma mi piaci tanto lo stesso. Sei... sei bello, forte, dolce, intelligente, sorprendente e... se te lo stai chiedendo, ho apprezzato molto il nostro bacio quel giorno. È stato un bel bacio, proprio un bel bacio."

 

Sentirgli dire quelle cose mi fece venir voglia di strapparmi i capelli dalla frustrazione e nello stesso momento sentivo la necessità di mettere un cerotto al mio povero cuore. Dopo aver passato tanti mesi pensando che non sarei mai potuto piacere ad Harry, ora avevo scoperto che gli piacevo, ma anche che non saremmo potuti essere nient'altro se non amici, perché non era disposto a rompere con quella stupida, fastidiosa troia della sua ragazza che a nessuno tranne che a lui sembrava piacere. Era a dir poco frustante.

 

"Si, lo è stato," dissi semplicemente con un sorriso debole.

 

Allungò una delle sue mani e la posizionò sopra alla mia, che era sopra al mio stomaco, e intrecciò le nostre dita. Chiusi gli occhi e mi permisi di godermi la sensazione per un po' di tempo, immaginando quanto diverso questo gesto sarebbe potuto essere se Lauren non ci fosse e se avessi potuto avere Harry per me.

 

"Dovremmo... cambiare argomento?" chiese dopo un lungo momento e aprii di nuovo gli occhi.

 

"Certo," dissi, anche se mi sentivo come se non avessimo parlato abbastanza di quello.

 

"Uhm, okay, nuovo e più difficile argomento: optare per l'adozione o non optare per l'adozione," disse. Con mia leggera felicità non aveva tolto la mano.

 

"Giusto," mormorai, guardandolo nervosamente.

 

"Ci hai pensato?"

 

Lascia uscire una piccola risata a quello.

 

"Partorirò tra poco più di un mese, Harry," dissi.

 

"E?" disse, guardandomi con aspettativa e speranza.

 

Sembrava dannatamente terribile dover cancellare quell'aspettativa e quella speranza dai suoi occhi, ma sapevo di non avere altra scelta.

 

"Io- io non posso," dissi, la mia voce nient'altro che un sussurro, "non possiamo tenerlo. Io non- io non voglio."

 

Fu ancora più brutto di quanto mi aspettassi, vedere quella piccola luce morire proprio davanti ai miei occhi. Le sue labbra tremavano un po', le sopracciglia si aggrottarono miseramente e la presa che aveva intorno alla mia mano si allentò.

 

"Non vuoi tenerlo," mormorò dopo una lunga pausa.

 

Scossi la testa e lo guardai con gentilezza, chiedendogli silenziosamente di non essere arrabbiato con me.

 

"Per favore non odiarmi," dissi.

 

"Non ti odio," disse con un piccolo sorriso che giocava con gli angoli della sua bocca. "Ma.. c'è- c'è una possibilità che tu possa cambiare idea?"

 

Scossi la testa. 

 

"No," dissi, "io odio doverlo fare, lo odio davvero, ma non voglio rovinare la mia vita, nè la tua o dare a lui una vita miserabile. Voglio fare qualcosa mentre sono ancora giovane, Harry, e voglio che tu faccia lo stesso, piuttosto che rovinare la tua vita per colpa di una scopata da ubriaco che non sarebbe mai dovuta capitare."

 

"Non mi rovinerò la vita per colpa di una scopata da ubriaco," disse, il modo in cui la sua voce uscì era quasi supplicante, "non rovinerei niente, lo farei per mio figlio e per il ragazzo a cui tengo molto. Sarei disposto a rovinare la mia vita per questo, Lou."

 

Dovetti prendermi un paio di secondi per scacciare via qualche lacrima prima di rispondere. 

 

"Ci hai pensato per davvero?" chiesi con voce rauca, "hai pensato a cosa potrebbe significare per te e Lauren, per i tuoi rapporti futuri e per, beh, tutto?"

 

"Certo io-"

 

"Non credo che tu lo abbia fatto," lo interruppi, "l'ho già detto prima, ma se dovessimo tenerlo, le nostre vite sarebbero completamente incasinate per molti, molti anni e saremmo entrambi legati ad una responsabilità per tutta la vita."

 

"Ho pensato a questo un milione di volte," disse, la speranza ancora nei suoi occhi. "E voglio comunque tenerlo."

 

Lo guardai per lungo tempo, cercando di pensare a qualcosa da dire. Alla fine ruppi il contatto con i suoi occhi e guardai in basso.

 

"Io- non posso," dissi allora, "lo daremo in adozione e facendo così, gli daremo una vita felice e sicura."

 

Lo sentii prendere un respiro profondo e tremante. "Okay," disse alla fine, la voce si spezzò alla 'a'. "Va bene."

 

Alzai di nuovo lo sguardo e lo guardai.

 

"Mi dispiace," dissi con voce appena udibile.

 

"È tutto okay," disse, stringendomi la mano un po' più forte. "Almeno potremmo tenerlo per un po' una volta nato, vero?"

 

Il pensiero di quello mi fece quasi piangere di tristezza e disperazione, ma sorrisi e annuii. 

 

"Si."

 

Mi offrì un piccolo sorriso, ma non disse niente, e cademmo in un silenzio confortevole. Vedere con i miei occhi quanto Harry fosse sconvolto al pensiero di non tenere il bambino era straziante, per dirla tutta, ma sapevo di star facendo la cosa giusta. Lo sapevo. Era la cosa migliore e lo sapevo. Ero sicuro al cento per cento. Nessun dubbio.

 

"Louis?" disse Harry.

 

"Si?"

 

"Possiamo- sarebbe... sarebbe strano se noi tipo, fingessimo?" chiese nervosamente. "Solo per un po' di tempo?"

 

"Fingessimo cosa?" dissi, guardandolo con confusione.

 

"Di tenerlo."

 

"Io- cosa? Perché- perché dovremmo far finta di volerlo... tenere?" chiesi, guardandolo con occhi grandi.

 

"Così," disse con un debole sorriso.

 

"Ma io-"

 

"Per favore, Lou, fammelo credere solo per pochi minuti," mi interruppe piano.

 

Non riuscivo a capire a cosa sarebbe servito, ma non riuscii a dirgli di no. Dopo avergli sostanzialmente negato la possibilità di conoscere suo figlio, non riuscivo a negargli anche quello. Almeno non in quella situazione.

 

"Okay," dissi, "va bene, credici se vuoi."

 

Sorrise e spostò il suo corpo un po' più vicino al mio, in modo che le nostre gambe si toccassero tra loro.

 

"Vuoi pensare a qualche nome?" chiese allora.

 

"Cosa?"

 

"Nomi. Per il bambino. Hai qualche idea?"

 

Volevo dirgli che il pensiero dei nomi non avrebbe assolutamente migliorato la situazione, ma i suoi occhi erano brillanti e il suo sorriso contagioso e non potevo far altro che sospirare e lasciarmi trascinare in tutto quello.

 

"Non proprio," dissi, "tu?"

 

"Non lo so," disse pensoso, "penso di averlo già detto, ma due nomi sarebbero fantastici."

 

"Questo lo rende ancora più difficile."

 

"Cosa intendi?"

 

"Beh, invece di trovare un solo nome, dovremmo trovarne due. E dovranno anche corrispondere."

 

"Immagino di si," disse. "Voglio ancora due nomi però. Io ho due nomi, tu hai due nomi, anche nostro figlio dovrà averne due, non credi?"

 

"Se la metti così, certo," dissi, "okay, vada per due nomi."

 

"Si?"

 

"Mhm."

 

"Figo," disse, sorridendo ampiamente.

 

Si fermò per un attimo. "Cosa ne pensi di Carter?"

 

"Carter," ripetei, "un po' insolito. Perché quel nome?"

 

"Era mio nonno," disse, "è morto due anni fa e credo di volerlo solo... onorare in qualche modo. Era un brav'uomo e credo che meriti di più di quella orrenda lapide che mio zio e mia zia hanno fatto fare e di un mazzo occasionale di fiori."

 

"Oh," dissi con un sorriso, "Carter, mi piace, ma credo che dovrebbe essere il secondo nome perché... beh, mi dispiace dirlo, ma se gli diamo 'Carter' come primo nome, verrà bullizzato dal primo giorno di scuola superiore."

 

"Certo," ridacchiò. "Okay, Carter sarà il secondo nome. Cosa pensi per il primo?"

 

"Non lo so. Cosa potrebbe andare bene con Carter?"

 

"Harry."

 

"Harry? Vuoi dare a tuo figlio il tuo stesso nome?" sbuffai, "fa molto diciannovesimo secolo."

 

"Harry sta bene con Carter, devi ammetterlo."

 

"Beh, si, ma non credo che dovremmo chiamarlo Harry solo per questo."

 

"Va bene," mormorò. "Immagino che non ti chiamerai Harry Carter, piccolo," aggiunse dopo aver spostato il suo sguardo verso la mia pancia e aver usato la mano libera per picchiettarla leggermente.

 

"Non Harry Carter," concordai, "qualche altro suggerimento?"

 

"Che ne dici di Louis?"

 

"Oh, andiamo," gemetti, "non lo chiameremo nemmeno come me. Nessuna discussione. Inoltre, Louis Carter è ridicolo."

 

"Va bene."

 

"Hai altre idee brillanti? Lo vuoi chiamare come tuo padre o tuo fratello forse?"

 

"Ehi, vacci piano," disse lui, "okay, niente più nomi di parenti. Che ne dici di... Nathan?"

 

"Nathan Carter."

 

Ripetei quella combinazione per alcuni secondi prima di arricciare il naso e scuotere la testa.

 

"Sembra okay, ma 'Nathan' mi fa pensare a One Tree Hill."

 

"Era un bel ragazzo, quello che ha interpretato Nathan."

 

"Non è questo il punto. Immagina, ogni volta che lo sgriderò, mi sembrerà come se stessi gridando contro al Nathan di One Tree Hill," dissi. "Scusami, ma è un no per Nathan."

 

Lui sospirò. "Okay, allora pensa a qualcos'altro."

 

Passai un po' di tempo a pensare a tutti i nomi da ragazzo che avessi sentito fino a quel momento, prima di-

 

"Samuel?"

 

"Samuel?"

 

"Si."

 

"Samuel Carter? Gesù, vuoi che gli mettano la testa nel cesso per caso?"

 

Roteai gli occhi. "Okay non ti piace."

 

"Un nome da nonno è già abbastanza, scusa."

 

"Hmm, si, credo," mormorai, "bene, un altro nome."

 

"È difficile," disse accigliato, "non pensavo che scegliere un nome fosse così difficile."

 

"Non lo sarebbe se avessi fatto tutto da solo," dissi con un sorriso sordo, "ti saresti fermato ad Harry Carter."

 

"Sarebbe stato bello," disse. "Saremmo stati Harry ed Harry Junior."

 

"Harry Junior... suona come se stessi parlando del tuo pene."

 

"Se stessi parlando del mio pene, io sarei Harry Junior ed il mio pene Harry."

 

Arricciai il naso. "Questo è... non lo so, disgustoso."

 

"Scusa?" disse, fingendosi offeso, "stai chiamando il mio prezioso-"

 

"Okay, non dire niente di più," lo interruppi, "possiamo tornare a parlare di nomi?"

 

Sorrise a quello. "Perché? Pensavo che volessi il mio caz-"

 

"Harry!"

 

"Scusami. Va bene, nomi."

 

"Grazie," dissi, prendendo un secondo per far sparire il rossore dal mio viso. "Che ne dici di Aidan?"

 

"Il nome?"

 

Roteai gli occhi. "No, il mio insegnante di fisica del quarto anno. Si, il nome."

 

"Aidan Carter," mormorò, "sai cosa? Mi piace davvero."

 

"Si?"

 

"È un po' insolito abbinato al nome Carter, ma è bello distinguersi un po', no?"

 

Sorrisi. "Si, penso che lo sia. Aidan Carter allora?"

 

"Si, Aidan Carter," disse, ricambiando il sorriso.

 

"Figo."

 

"Hmm. E per quanto riguarda il cognome?"

 

Corrugai la fronte. "Non ci ho mai pensato," dissi. "Come funziona di solito con i bambini che hanno genitori con cognome diverso?"

 

"Di solito non hanno entrambi i cognomi o solo il cognome del padre?"

 

"Suppongo che sia tu il padre qui," dissi, sollevando le sopracciglia.

 

"Beh, nella maniera tradizionale, si," disse, "voglio dire, sei tu quello incinto."

 

"Suppongo di si. Quindi... avrà il tuo cognome?"

 

"Nah," disse con una leggera scrollata di spalle, "penso che dovrebbe prendere anche il tuo. Due cognomi non hanno mai fatto male a nessuno."

 

"Non credo," dissi, sorridendo debolmente. "Quindi si chiamerà Aidan Carter Tomlinson Styles? Un po' uno sciogli lingua, vero?"

 

"Non deve usare tutti i nomi però, potrebbe usare solo un nome ed un cognome se vuole. Ma credo che il suo nome completo e ufficiale debba avere tutti e quattro i nomi, si."

 

Sorrisi di nuovo, un po' di più quella volta.

 

"Okay allora."

 

Guardai il mio stomaco dove le mie dita e le dita di Harry erano ancora unite.

 

"Cosa ne pensi del tuo nome, piccolo?" chiesi allora, "ti piace?"

 

Non ricevetti nessuna risposta, ma sorrisi comunque.

 

"Ci hai ascoltato parlare per tanto tempo, vero?" chiese Harry dolcemente, "sarai stanco di prestare attenzione. Non ti biasimo."

 

"Forse si è addormentato," mormorai. "I bambini dormono quando sono dentro.. beh, non l'utero in questo caso, ma hai capito no?"

 

"Certo che lo fanno," sbuffò, "pensi che stiano svegli ventiquattro ore su ventiquattro?"

 

"Non lo so," dissi, "come dovrei conoscere queste cose?"

 

"Leggendo il libro che ti ho comprato," disse con un sopracciglio alzato e un sorriso divertito sulle sue labbra.

 

"L'ho letto, ma non diceva niente sulle abitudine dei bambini quando dormono," dissi in mia difesa, "tu hai una risposta, visto che sai tutto?"

 

"Si, in realtà ce l'ho," disse, guardandomi ancora divertito, "apparentemente i bambini non ancora nati dormono tra le quindici e le diciotto ore al giorno, come un neonato."

 

"Tra le quindici e le diciotto ore? Non c'è modo che lui dorma così tanto; quello è il tempo che passa a calciarmi, non a dormire."

 

"Forse è in ottima forma e non ha bisogno di dormire tanto."

 

"Si, deve essere così."

 

Sorrise, ma non disse niente. Dopo un paio di secondi il sorriso scomparve e fu sostituito da un'espressione ansiosa. Un altro secondo di silenzio passò prima che riprese a parlare.

 

"Uhm, senti, a proposito... a proposito di quello che hai visto prima," iniziò, "era solo-"

 

"Davvero, non voglio una spiegazione," lo interruppi, "mi hai detto che ti piaccio, il che significa che non sei completamente contrario all'idea di stare con un ragazzo, ciò spiega il... porno e-"

 

"Si, ma io-"

 

"Harry, per favore. Ti ho scoperto mentre ti masturbavi, non è la fine del mondo."

 

Potrebbe essere stata la fine della mia sanità mentale però.

 

Mi guardò con le sopracciglia corrugate e le labbra in una linea sottile, apparentemente tentando di capire qualcosa. Dopo qualche secondo l'espressione scomparì.

 

"Okay, se ne sei sicuro," fu tutto ciò che disse.

 

"Si, ne sono sicuro," dissi fermamente.

 

"Hmm, va bene."

 

Poi un ghigno comparve nel suo viso.

"Ti è piaciuto?"

 

Non avevo bisogno di chiedere a cosa stesse facendo riferimento; il mio volto diventò immediatamente rosso e caldo come il sole e avrei voluto nascondermi sotto al cuscino.

 

"Harry, dai," dissi, tentando una piccola risata.

 

"Lo prendo come un si," disse, con un sorriso che era diventato ancora più enorme.

 

"Smettila di essere stronzo," mormorai, anche se l'effetto delle mie parole era un po' indebolito dal mio sorriso che sembrava non voler lasciare il mio viso.

 

"Scusa, scusa," mormorò.

 

Mi sorrise, mentre sollevò la mano che non era appoggiata nella mia pancia e la posò dolcemente sulla guancia.

 

"Sei stanco?" chiese allora.

 

"Sorprendentemente, non molto," dissi.

 

"Beh, io sono certo di esserlo," disse, sbattendo le palpebre stancamente, "coccole e poi a dormire?"

 

"Vuoi coccolarmi?" chiesi lentamente.

 

Il suo sorriso vacillò e la mano che era sulla mia guancia scivolò un po' verso il basso.

 

"Non... vuoi?" domandò esitante.

 

"No, no, certo che voglio," dissi in fretta, non volendo di nuovo litigare. "Ho solo immaginato che, sai, con tutta la questione che... ti piaccio e che tu mi piaci, e che tu abbia una ragazza e-"

 

"Possiamo ancora coccolarci, idiota!" sbuffò, con la mano che riprese posto sulla mia guancia, "e lei non entrerà qui da un momento all'altro, quindi non devi preoccuparti che ti prenda a calci in culo o altro."

 

Sollevai le sopracciglia.

 

"Pensi che la tua ragazza possa prendermi a calci in culo? Tante grazie."

 

"Fa karatè, piccolo, e sei incinto."

 

Le mie guance diventarono rosse e il mio cuore fece un salto al soprannome, ma scelsi di non commentare.

 

"Bene, forse potrebbe prendere a calci il mio culo," dissi semplicemente.

 

"Si, potrebbe. Mi ha colpito una volta. Ha fatto dannatamente male."

 

"Oh, la spaventosa ragazza ti ha picchiato?"

 

"Si, lo ha fatto."

 

Risi. "Sembra che ti sia ripreso abbastanza bene."

 

"Credo di si," disse. "Allora, che ne dici di queste coccole prima di dormire?"

 

Non riuscii a trovare altro da dire così scrollai le spalle in un silenzioso 'certo, perché no?'. Il suo viso si illuminò.

 

"Vieni qui," disse lui e si girò di schiena indicando il suo petto. "Ti ho già detto che faccio da buon cuscino," aggiunse quando lo guardai con leggera confusione.

 

"Harry, hai visto le dimensioni della mia pancia ultimamente?" chiesi, sollevando le sopracciglia, "l'unico modo in cui può funzionare è che io mi metta a cucchiaio."

 

"Stronzate," disse, "vieni, sdraiati."

 

Ancora un po' dubbioso su come ci saremmo riusciti, trascinai il mio corpo verso il suo e con un rapido, esitante sguardo sul suo volto, posai la testa sul suo petto. Il mio stomaco era scomodamente pressato sul suo fianco e sbuffai un po' seccato.

 

"Vedi?" dissi con un cipiglio esasperato che probabilmente lui non riusciva a vedere, "è in mezzo."

 

Lo sentii ridacchiare un po' e volevo schiaffeggiargli la spalla perché stava ridendo di me, ma prima di poterlo fare, la pressione contro la mia pancia scomparve improvvisamente e mi resi conto che si era spostato un po' di lato, così il suo corpo in quel momento era disteso in diagonale.

 

"Sono un cazzo di genio," mormorò, "ora c'è spazio per te, per me è per il tuo enorme-"

 

"Ehi!"

 

"Beh, l'hai detto tu."

 

"È diverso sentirlo dagli altri."

 

"Okay, scusa, riformulo. Ora c'è spazio per te, per me e per il piccolo non ancora nato."

 

"Grazie."

 

"Prego."

 

Sorrisi un po' e misi la faccia nel suo petto mentre avvolgevo le braccia intorno a lui il meglio possibile.

 

"Avevi ragione," mormorai, "fai da buon cuscino."

 

Optai per non accennare al fatto che odorava di buono.

 

"Hm, lo so," disse e sentii il sorriso nella sua voce.

 

Un breve silenzio cadde tra di noi.

 

"Ehi, abbiamo avuto una lunga e produttiva conversazione e nessuno di noi ha cominciato ad urlare," disse poi, la sua voce morbida.

 

"Che vittoria," ridacchiai. Sentii una delle sue mani cominciare a scivolare su e giù lentamente sulla mia schiena e sospirai soddisfatto; era bello.

 

"Penso che lo sia," disse, "più tardi dovremmo fare una torta per festeggiare."

 

"Hm, una torta suona bene," mormorai, cominciando a sentire la stanchezza invadere il mio corpo, "adesso sono stanco, quindi possiamo dormire?"

 

"Certo," disse e poi sentii le sue labbra pressate contro la parte superiore della mia testa.

 

Ci fu una breve pausa in cui sospirai felicemente e spalmai ulteriormente il mio viso sul suo petto, ma poi riprese.

 

"Mi piacerebbe fare tutto questo un'altra volta, solo... da qualche altra parte."

 

Era una frase un po' vaga, ma capii quello che intendeva e mi congelai. Presi un paio di secondi per capire cosa dire e non sembrare un completo idiota.

 

"Si, beh, hai una ragazza," dissi finalmente.

 

Lo sentii sospirare un po' prima che pronunciasse un tranquillo 'si, ce l'ho.'

 

Non risposi e non aprii la bocca, e solo pochi minuti dopo mi addormentai, sentendomi più felice del solito. Ma allo stesso tempo c'era una strana sensazione di vuoto nel mio petto. 

 

O forse non era poi così strana.

   
 
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