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Autore: Thalassa_    30/08/2017    6 recensioni
Albus lo stava guardando, in attesa, occhi verdi in occhi verdi. Guardare suo figlio era come guardare uno specchio che lo riportava a quando aveva lui quindici anni, riportando alla luce ogni sorta di ricordi, piacevoli e spaventosi, divertenti e tristi. Albus aveva i suoi capelli neri, forse solo appena più lisci e ordinati, la sua statura, il suo naso e i suoi occhi; ma quasi nient’altro.
Era circondato di amore quanto Harry era stato bisognoso di affetto, eppure lo rifuggiva; era sfuggente, chiuso, non alzava mai la voce – i muri della Tana se la ricordavano, la voce di Harry, quando aveva quindici anni e sbraitava contro le ingiustizie del mondo; aveva un umorismo ironico e tagliente, e Harry lo adorava, suo figlio, tanto diverso, tanto complicato e incomprensibile, suo figlio. Ma di tutte le cose che avresti potuto prendere da me, Al, pensò Harry, amareggiato, proprio le manie di persecuzione?

***
Harry iniziava sinceramente ad allarmarsi. “Cosa sta succedendo a Hogwarts, Neville?” chiese.
Neville sospirò.
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo VIII
 
 
È impossibile condividere certe avventure
 senza finire col fare amicizia, e mettere KO un troll
di montagna alto quattro metri è fra quelle”.
Harry Potter e la Pietra Filosofale
 
 
James afferrò sua cugina per un braccio e la strattonò senza tanti complimenti.
“James!” protestò Rose, scandalizzata. “Non puoi portarmi via così nel bel mezzo di un appuntamento!”
“Oh giusto” borbottò James. “Scusa, coso, te la riporto tra cinque minuti” disse al ragazzo allampanato vicino a Rose, un po’ troppo vicino, per i suoi gusti. Il ragazzo, un Corvonero del settimo anno dall’aria molto noiosa, lo guardò stranito e lanciò un’occhiata a Rose come se non sapesse come comportarsi.
“Scusami, Daniel, torno subito” lo rassicurò gentilmente Rose. James la trascinò impazientemente dietro il negozio di Mielandia, dove Jordan li stava aspettando studiando una pergamena con aria assorta.
“Grazie, James, mi hai salvato” sospirò Rose non appena il suo spasimante non fu più a portata d’orecchie. “Un minuto in più e l’avrei Schiantato o mi sarei addormentata mentre parlava. Come facevi a sapere che mi stavo annoiando a morte?”
“Finché ti ostini a uscire con i Corvonero…” rispose James, alzando gli occhi al cielo.
“Non sono affari tuoi con chi esco, e comunque chi ti ha dato il diritto di interrompere – ”
“Ma se fino a un secondo fa eri content- ”
“Scusa Rose, è un’emergenza” tagliò corto Jordan. “Abbiamo ricevuto una notizia bomba”.
Si avvicinò a Rose con aria cospiratoria. “Hai notato che dall’inizio dell’anno Hagrid è particolarmente di buon umore e continua a gongolare che la professoressa Collins si fida di lui e gli ha dato il permesso di tenere qualcosa che non ci può dire?”
Rose sgranò gli occhi. “Ti prego, dimmi che non è un drago”.
“No, ma è qualcosa di potenzialmente altrettanto pericoloso” rispose James, in tono grave. “Un Tuono Alato”.
Rose lo guardò incredula. “Non è possibile” replicò “il Tuono Alato è originario dell’Arizona, non potrebbe mai sopravvivere con questo clima. E poi non pensi che ci saremmo accorti della presenza di un enorme rapace che scatena tempeste sbattendo le ali?”
“Lo tengono in una specie di serra che ricrea le giuste condizioni climatiche, al limitare della Foresta” rispose Jordan tranquillamente. “La versione ufficiale è che si tratti di una nuova serra richiesta dal professor Longbottom. Voglio dire, chi andrebbe mai a curiosare in una serra? Come se potesse esserci qualcosa di interessante in delle piante”.
James non poté fare a meno di concordare. Neville gli era simpatico e tutto quanto, ma occuparsi delle piante era noioso quasi come Storia della Magia. A giudicare dal modo in cui stava arricciando il naso, Rose non era d’accordo – ma quando mai Rose aveva disprezzato una materia scolastica?
“Comunque sia, è solo un cucciolo e per di più ha un’ala ferita; per questo è stato affidato alle cure della professoressa Collins, suppongo. Immagino che quando guarirà lo riporteranno a casa” concluse Jordan. 
“Sembri molto sicura di quello che dici. Chi sarebbe la fonte di tutte queste informazioni?” domandò Rose, scettica.
James e Jordan si guardarono. “Molly” risposero all’unisono.
Rose sbuffò. James la conosceva abbastanza bene per sapere cosa stava pensando. La diffusione di qualsiasi pettegolezzo a Hogwarts aveva origine nella bocca di Molly Weasley, eppure le sue notizie erano sempre certe. Era universalmente riconosciuta come fonte affidabile, ma una notizia del genere…persino James era stato dubbioso la prima volta che l’aveva sentita.
“C’è di più” rivelò. “Anche noi eravamo scettici, così ieri abbiamo pensato di andare a dare un’occhiata”.
Un lampo di incredulità passò negli occhi della cugina.
“È tutto vero, Rose” confermò Jordan. “Un animale splendido, se posso dirlo, magari ci facessero studiare quello al posto dei Vermicoli…”
Rose si portò una mano alla bocca. “Voi due siete fuori di testa!” sbottò. “Ma come vi è saltato in mente? Vi rendete conto di quanto potrebbe essere pericoloso se venisse liberato?”
“Vedo che hai centrato il punto, Rose” replicò James. “Se lo sa Molly, allora lo sa anche…”
“Tutto il resto della scuola” sospirò Rose.
“Non solo” aggiunse Jordan “Molly dice che i Serpeverde stanno tramando qualcosa, e che stasera approfitteranno del banchetto di Halloween per agire indisturbati, sai, mentre tutti guardano l’esibizione dei fantasmi”.
“Dobbiamo fermarli” affermò deciso James, stringendo il pugno. “Ho tenuto d’occhio Avery sulla Mappa del Malandrino. Guarda dov’è la tua amichetta”. Jordan gli passò la pergamena che stringeva in mano. “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni” dichiarò fieramente James e indicò un puntino minuscolo sulla mappa.
“È in biblioteca” osservò freddamente Rose. “Locazione insolita per una serra”.
“Molto spiritosa” borbottò James. “Il punto è che si trova a Hogwarts mentre tutti gli altri sono a Hogsmeade! Non ti pare sospetto?”
Rose alzò le spalle. “Non va più molto d’accordo con le sue amiche, sarà rimasta al castello a studiare”.
“Sì, a studiare un piano!” proclamò James trionfante.
 Rose alzò gli occhi al cielo e si avviò verso il castello. “Si è fatto tardi, sarà meglio che rientriamo”.
“E Daniel?” le chiese provocatoriamente.
“Saprà trovare la strada da solo, suppongo” commentò filosoficamente Rose. James decise di farsi da parte e sperare che Jordan avesse maggiore successo.
 
Qualche minuto dopo, camminavano tutti e tre in silenzio verso il castello. Rose stava ancora rimuginando su quanto le aveva detto James. Più ci pensava, più andare in quella serra le sembrava una pessima idea, eppure…
Jordan le posò una mano sulla spalla. “Rose, so che James è un pochino esagerato a riguardo dei Serpeverde, a volte…”
“Infatti non penso che Avery stia pensando di fondare il Nuovo Ordine dei Mangiamorte, né che nessuno di loro abbia intenzione di attentare alla vita di centinaia di studenti stasera. Fino a prova contraria, gli unici che sono andati a ficcare il naso dove non dovevano siete voi due” ribatté irritata.
“Giusto” sorrise Jordan. “Sinceramente, anch’io non penso che Avery farebbe qualcosa del genere. Ma andare a dare un’occhiata per sicurezza non può fare male, no?”
Certo che no, pensò Rose. Potremmo solo essere scoperti, puniti, espulsi o barbaramente uccisi nel caso il Tuono Alato non gradisse la nostra compagnia.
“Basta chiacchiere” intervenne James. “Audaci donzelle, rispondete alla chiamata del vostro Capitano. Jordan, sei con me?”
“Ti copro le spalle, fratello”.
“Rose, tu sei dei nostri?”
Rose si prese un momento per riflettere. Non aveva idea di come Molly riuscisse a procurarsi tutte quelle informazioni (anche se sospettava un uso massiccio di Orecchie Oblunghe) ma finora non aveva mai fallito, e se davvero la voce dell’esistenza di un Tuono Alato a scuola aveva raggiunto i Serpeverde, non aveva dubbi che almeno due di loro sarebbero stati lì quella sera. Non certo quelli che si aspettava James, però…
“Ci sarò” acconsentì, sperando di non pentirsene.
 
“Un Tuono Alato, Albus!” esclamò Scorpius, eccitato. “È un animale rarissimo, e non ce ne sono mai stati in Inghilterra! Potrebbe essere l’unica occasione della mia vita per vederne uno!”
Albus guardò il suo migliore amico con aria rassegnata. “Promettimi che non moriremo”.
“Ma che dici!” protestò allegramente Scorpius. “Non sarà pericoloso, Hagrid e la Collins avranno preso sicuramente tutte le precauzioni necessarie. Faremo il giro largo, in modo da evitare la Foresta Proibita… nessuno noterà la nostra assenza, saranno tutti troppo occupati a guardare tutto questo”. Fece cenno con la testa alle decorazioni di Halloween che pendevano sulle loro teste. La Sala Grande era splendida, avvolta nella luce arancione delle candele nascoste nelle zucche sospese a mezz’aria e animata da mille pipistrelli svolazzanti.
“E poi quando mai qualcuno fa caso a noi?” commentò Albus. “Mi hai convinto. Potremmo anche riuscire a prendere una sua piuma” aggiunse, con un luccichio negli occhi. “Ho letto che possono essere usate al posto della piuma di fenice come anima delle bacchette”.
Scorpius lo guardò come se fosse impazzito. “Vuoi strappargli una piuma? Io non avevo intenzione di avvicinarmi così tanto!”
“Ma no, intendevo raccoglierla da terra…dovrà pur perdere qualche penna, ogni tanto, no?”
L’espressione di Scorpius si rilassò. “Ehi, Nick! Buona Complemorte!” Nick-Quasi-Senza-Testa si tolse la testa per ringraziare.
Albus rivolse un’occhiata a Avery, che stava chiacchierando amabilmente con il Barone Sanguinario. “L’unica incognita è lei” sussurrò “se ci becca, siamo spacciati”.
“Approfittiamone finché è distratta, allora” rispose Scorpius. “Diamo ufficialmente il via all’operazione Tuono Alato!”

 
“Scorpius?”
“Mmh?”
“Sei proprio convinto di volerlo fare?”
“Davvero mi domando come mai non sei finito a Grifondoro, Al” rispose sarcasticamente Scorpius. “Sei talmente coraggioso!”
Albus si imbronciò. “Visto che ti senti tanto audace, vai prima tu”.
Scorpius rimase immobile.
“Ecco, visto” esclamò Albus, trionfante. “Neanche tu – ”
“Sssh” lo zittì Scorpius. “Ascolta. Sta arrivando qualcuno!”
Albus ammutolì. I passi si stavano avvicinando, e con i passi le voci…voci conosciute… Lui e Scorpius si scambiarono un’occhiata allarmata.
“James!” sussurrò Albus, nel panico.
“E Rose” aggiunse Scorpius con lo stesso tono. “Non abbiamo scelta, entriamo e nascondiamoci!”
Albus trattenne il fiato nel varcare la soglia. La serra era molto più spaziosa di quanto non sembrasse da fuori ed era ricoperta di sabbia rossa e vegetazione arida. Il caldo era soffocante e per un attimo lo sbalzo termico gli annebbiò la vista.
“Non siamo davvero in Arizona, vero?” mormorò dubbioso. Scorpius era troppo eccitato per starlo a sentire.
“Hanno usato un Incantesimo di Estensione Irriconoscibile!” sussurrò entusiasta. “Tranne in circostanze speciali, è vietato dal Ministero…”
Albus si guardò intorno nervosamente. Non c’erano molti posti dove nascondersi, solo deserto. Scorpius saltellava qua e là pochi metri avanti a lui, guardandosi intorno, poi si bloccò all’improvviso.
“Al, vieni a vedere!”
Albus lo raggiunse con il cuore che batteva all’impazzata. Davanti a lui si prospettava lo spettacolo più incredibile che avesse mai visto.
Il Tuono Alato era disteso a terra, profondamente addormentato. Nonostante fosse solo un cucciolo, era più grande di qualsiasi uccello avesse visto in Inghilterra. Il suo piumaggio lucente, gli artigli, il becco ricurvo gli conferivano un aspetto pericoloso e maestoso allo stesso tempo. Albus ebbe la sensazione improvvisa di trovarsi al cospetto di un re.
Eppure, c’era qualcosa di profondamente sbagliato in quella vista. Anche Scorpius non sorrideva più.
Una delle sei ali del Tuono Alato era profondamente squarciata e sulle altre c’erano segni di cicatrici rimarginate da poco.
“È ferito” mormorò dispiaciuto.
“Sì, ma sta guarendo” replicò Scorpius, cupo, come se non fosse quello il punto della questione.
Albus seguì con lo sguardo l’indice di Scorpius, che gli stava mostrando le zampe, e si rese conto con orrore che il Tuono Alato era saldamente legato con robuste funi. Erano lunghe diverse decine di metri e gli permettevano comunque di volare entro certi limiti, ma davano la stessa sensazione di una libertà vigilata.
“ALBUS! Cosa ci fai qui?” tuonò la voce di James.
Albus e Scorpius sobbalzarono. Si erano completamente dimenticati di nascondersi e ora James e Jordan si stavano precipitando verso di loro con aria minacciosa. Rose li seguiva sospirando.
“Lo sapevo” dichiarò fieramente. Lo sapevo e te l’avevo detto erano le sue frasi preferite. “Figuriamoci se Scorpius si lasciava sfuggire l’occasione di vedere un Tuono Alato – e dove c’è Scorpius c’è anche Al”.
“Cosa credete di fare?” domandò James, inquisitorio.
“Potrei farti la stessa domanda” replicò Albus in tono di sfida.
“Su, ragazzi, credo ci sia stato solo un malinteso” intervenne Jordan, conciliante. “Perché non ci godiamo lo spettacolo? Guardate che meraviglia”.
Rose era ferma davanti all’animale, piena di meraviglia, completamente assorta nella contemplazione. Scorpius, a fianco a lei, parlava più veloce che mai.
“Guarda la forma della coda, Rose” esclamò concitato “e le piume sono iridescenti, cambiano colore a seconda di come riflettono la luce, passando dall’oro al blu. Sapevi che può percepire il pericolo? È una creatura molto intelligente e fiera, infatti è parente dell’ippogrifo e della fenice…”
“Sono ancora arrabbiata con te” rispose Rose, con un tono che Albus giudicò assai poco credibile. Evidentemente Scorpius era dello stesso parere, o semplicemente non si scoraggiava mai, perché continuò a parlare senza smettere un secondo di sorriderle.
“Si può sapere cosa sta succedendo qui?” chiese una voce fredda e ferma alle sue spalle. Tutti si voltarono di scatto.
“Avery! Lo sapevo che c’eri tu dietro tutto questo!” sbraitò James, sfoderando la bacchetta.
Virginia estrasse la bacchetta a sua volta, gli occhi fuori dalle orbite.
“Ma se io ho seguito te fin qui!” protestò. “Difficile non notare la tua assenza, Potter, considerando che ti muovi con la grazia di un Erumpent imbufalito”.
“Sssh!” li zittì Rose. “Lo state svegliando!”
La state svegliando” la corresse Scorpius. “Credo che sia un esemplare femmina”. Rose gli rivolse un’occhiataccia e Scorpius abbassò lo sguardo, mortificato.
Virginia e James non avevano ancora abbassato le bacchette.
“Ok, ora vi dico cosa faremo” intervenne Jordan, con voce pacata ma decisa. “Qui dentro non è ancora successo nulla, giusto? Perciò ora usciamo tutti con calma e voi due sistemate le vostre divergenze fuori da qui, e lasciamo dormire questa povera creatura”.
Albus non poté fare a meno di pensare che Jordan fosse la migliore amica possibile per quella testa calda di suo fratello, e che suo padre non aveva tutti i torti di essere tanto contento di ospitarla in casa loro. Jordan era una dura, ma al contrario della maggior parte dei Grifondoro era dotata di cervello attivo e funzionante.
“D’accordo” convenne James. Lui e Virginia si avviarono verso l’uscita senza smettere di guardarsi in tralice, seguiti dai rispettivi compagni di Casa.
Albus rimase in fondo al gruppo. Stava per raggiungere gli altri, quando con la coda dell’occhio la vide.
Una piuma. Magnifica, perfetta, iridescente con mille sfumature di colore che viravano dall’oro all’argento, lunga come il suo avambraccio. Ed era posata lì, a terra, vicino alla coda del Tuono Alato, che aspettava solo di essere raccolta.
L’uccello sembrava di nuovo profondamente addormentato, e in ogni caso era legato saldamente a terra. Sarebbe bastato avvicinarsi piano, molto piano…
Camminò in punta di piedi, trattenendo il respiro. Arrivò fino a mezzo metro dall’uccello, non osando avvicinarsi di più. Scorpius si era accorto della sua assenza e si stava sbracciando silenziosamente per dirgli di tornare indietro, ma lui non poteva tornare indietro, non ancora. Si mise a terra carponi. Sarebbe bastato sporgersi ancora per pochi centimetri…
Afferrò la piuma e la accarezzò soddisfatto. Era incredibilmente liscia al tatto. Fu solo allora che alzò lo sguardo e se ne accorse. Le funi con cui il Tuono Alato era ancorato a terra erano state recise con un taglio netto.
Un’ondata di panico lo travolse. Sollevò la fune agitandola freneticamente nella direzione di Scorpius e vide gli occhi grigi dell’amico spalancarsi per l’orrore.
“Al-Albus” balbettò, piano. “Resta immobile dove sei. Non girarti per nessuna ragione”.
Albus iniziò a sudare freddo mentre Scorpius sembrava indeciso se avvicinarsi o correre via. Non resistette più alla tentazione; si voltò verso sinistra. Un occhio ambrato più grande del suo pugno lo fissava con enorme interesse.
La voce di James che sbraitava contro Virginia rimbombò nella serra e il Tuono Alato si innervosì. Un colpo secco di coda colpì le caviglie di Albus come una sferzata, facendogli perdere l’equilibrio. Gridò, e sentì Scorpius gridare con lui, correndogli incontro. Il Tuono Alato era sempre più agitato e si muoveva inquieto avanti e indietro.
“Smettetela” urlò Scorpius “lo state spaventando! Pensa che vogliate attaccarlo!”
James non gli diede ascolto, troppo impegnato nella propria guerra personale.
Albus lesse un lampo di comprensione negli intelligenti occhi dorati della creatura e seppe istantaneamente che erano spacciati.
“Ha capito di essere libero” urlò “è la fine! Scorpius, scappa!”
Corsero a perdifiato verso l’uscita, mentre Rose e gli altri rientravano, attirati dalla confusione.   
“Correte!” gridò Albus, mentre Scorpius tentava invano di immobilizzare l’animale.
“Pietrificus Totalus! Pietrificus Totalus! Niente da fare, non funziona, è troppo grosso” si lamentò. “Probabilmente gli sto facendo a malapena addormentare una zampa o qualcosa del genere!”
Il Tuono Alato iniziò ad aprire le ali con delicatezza, come per verificare di essere ancora in grado di usarle, e cominciò a sbatterle lentamente, alzandosi di pochi metri dal suolo. Il battito delle sue ali provocò delle scariche di vento che gettavano la sabbia negli occhi.
“Possiamo almeno provare a rallentarlo” gridò James, coprendosi il volto. “Impedimenta!”
“Forza, tutti insieme!” intervenne Rose. “Impedimenta! Impedimenta!”
Sei lampi di luce blu colpirono il Tuono Alato – anche se Albus sapeva di non essere mai riuscito a rallentare nemmeno un porcospino – e per quasi un minuto l’uccello si guardò intorno confuso, muovendosi come se l’aria fosse diventata viscosa. Quando l’effetto svanì, la sua furia fu spaventosa. Le ali cominciarono a vorticare formando mulinelli di vento e una pioggia battente li inzuppò da capo a piedi.
“L’abbiamo solo fatto infuriare ancora di più” gridò Rose, disperata. “Ci serve un’altra idea!”
“Proviamo con questo” intervenne Virginia, e agitò la bacchetta sopra se stessa e Albus senza dire una parola. Una barriera circolare di un bianco traslucido apparve sopra le loro teste, proteggendoli dalla pioggia.
“Come hai fatto?” domandò Scorpius, stupefatto.
“Ho provato a combinare un Sortilegio Scudo con Impervius” rispose, come se fosse la cosa più naturale del mondo. “Provate anche voi”.
“Protego…Impervius…ehi, funziona!” esclamò Scorpius entusiasticamente.
“Scorpius, potresti per favore smettere un secondo di essere te stesso e concentrarti sul fatto che stiamo per morire?” urlò Albus, fuori di sé.
Le raffiche di vento erano talmente forti che Albus temette di essere spazzato via. Un fulmine si scaricò a terra a pochi metri da loro.
“Il soffitto non reggerà a lungo” gridò Jordan. “Questo posto non è fatto per contenere una tempesta!”
Come se l’avesse sentita, l’uccello cominciò a prendere rabbiosamente a testate il soffitto, lottando per uscire. Una parte del soffitto crollò rovinosamente colpendo James prima che avesse il tempo di schivarlo. Albus guardò con orrore suo fratello bloccato a terra da un cumulo di detriti, boccheggiante.
“James, stai bene?” gridò Jordan, correndo verso di lui.
“Credo di avere una costola rotta” tossicchiò lui in risposta. “Sai, come in quella partita contro Corvonero due anni fa…ehi, ma che stai facendo?” le urlò dietro, mentre lei schizzava verso l’uscita veloce come il vento.
“Quello che avrei dovuto fare un quarto d’ora fa!” urlò lei di rimando. “Corro a cercare aiuto! Sono io la più veloce, lo sai, e tu non sei nelle condizioni di correre”.
Albus si rese improvvisamente conto di cosa intendeva dire suo padre quando ringraziava dell’esistenza di Jordan, l’unica amica di James con un po’ di sale in zucca.
Per quanto Virginia si sforzasse di mantenere l’incantesimo, la pioggia era troppo forte per l’Impervius e penetrava attraverso lo scudo.
“Dobbiamo liberarla” gridò. “Sta facendo troppi danni qui dentro! Presto, prima che questo posto ci crolli in testa!”.
“Cosa sta facendo, adesso?” chiese Rose, preoccupata. Il Tuono Alato aveva smesso di lanciarsi contro il soffitto e aveva improvvisamente ritrovato l’interesse nei loro confronti. Iniziò a volare proprio sopra le loro teste, studiandoli. All’improvviso stese una zampa e afferrò Rose tra gli artigli.
Rose strillò mentre il Tuono Alato la portava con sé, sempre più in alto.
“Rose!” urlarono tutti e quattro, disperati. L’urlo costò a James uno sforzo immane e continuò a rantolare e tossire per due minuti.
“Credo che l’abbia rapita” dichiarò Scorpius. “Vuole fare uno scambio con noi: Rose in cambio della libertà”.
“Ne sei sicuro?” chiese Albus.
“No! Come faccio a esserne sicuro? Ti pare che parlo la lingua degli uccelli?”
“Potter!” gridò Virginia in tono autoritario, lo stesso che usava a scuola. “Resta il più possibile coperto dai detriti, ok? Soprattutto stai attento a proteggerti la testa”.
“Ma…” protestò James.
“Fallo e basta!” lo zittì Virginia. Si girò verso Albus e Scorpius e li guardò intensamente negli occhi. Rose continuava a gridare, ondeggiando pericolosamente a diversi metri dal suolo.
“Ragazzi, vi fidate di me?” chiese semplicemente.
“Sì” rispose immediatamente Scorpius, e Albus annuì gravemente.
“Allora state vicino a me e state pronti a usare la bacchetta”. Puntò la bacchetta al soffitto e gridò: “BOMBARDA MAXIMA!”
L’esplosione distrusse una buona parte del soffitto e delle pareti e i detriti volarono ovunque, sballottati dalle raffiche di vento. Albus si sentì mancare il terreno sotto i piedi e cadde a terra, le orecchie che gli fischiavano per il rumore assordante dell’esplosione. Tutte le sue percezioni erano attutite, era tutto molto confuso…una macchia di colore più nitida delle altre si avvicinava sempre di più…quando finalmente mise a fuoco, era troppo tardi. Un grosso pezzo di impalcatura del soffitto stava piombando proprio sulla sua testa. Nel panico, cercò con la mano la bacchetta ma ormai era troppo vicino.
“Reducto!” gridò Virginia, e il detrito si polverizzò a mezzo metro dalla faccia di Albus, riempiendogli i polmoni di cenere. Quando ebbe finito di tossire sputacchiando cercò di ringraziarla, ma un urlo perforante distolse la sua attenzione.
Il varco nel soffitto era abbastanza largo da permettere al Tuono Alato di uscire finalmente al cielo aperto. Una volta ritrovata la libertà, aveva perso qualsiasi interesse in Rose, che ora stava precipitando in caduta libera. Albus trattenne il fiato. Era troppo lontana da lui e Virginia, non l’avrebbero mai presa in tempo…
“ARRESTO MOMENTUM” gridò Scorpius, che era già scattato a pochi metri da Rose. La caduta si bloccò improvvisamente e Rose prese a ondeggiare dolcemente come una piuma, atterrando tra le braccia di Scorpius. Rose iniziò a singhiozzare disperatamente sulla sua spalla.
Scorpius le accarezzò dolcemente la testa, un po’ imbarazzato e fece per metterla a terra.
“Non è questo il momento di fare il gentiluomo, Scorpius” abbaiò Virginia. “Portala fuori di qui! Dobbiamo uscire tutti e subito!”
“Aspetta” la fermò Albus. “Dobbiamo recuperare mio fratello!”
Virginia scosse la testa bruscamente. “Non me la sento di spostarlo se ha delle ossa rotte” replicò “meglio lasciar fare all’infermiera, credo che ormai Jordan l’abbia avvisata, senti?”
Albus rimase un momento in ascolto e si rese conto che c’erano molte altre voci provenienti da fuori oltre a quelle di Rose e Scorpius. Seguì Virginia e uscirono attraverso un varco nella parete dove una volta si trovava la porta.
La tempesta scatenata dal Tuono Alato aveva riempito il cielo; scariche di fulmini attraversavano l’aria e le raffiche di vento erano talmente forti che Albus dovette aggrapparsi a un tronco per non cadere. Il Tuono Alato volava alto nel cielo, libero e maestoso.
Albus si rese conto che la maggior parte degli insegnanti era accorsa e stava cercando di aiutare la professoressa Collins a calmare la creatura, senza successo. La preside McGonagall era fuori di sé come Albus non l’aveva mai vista. Jordan stava guidando l’infermiera da James.
“Con il suo consenso, Preside” intervenne Griffith “ritengo sia più opportuno usare le maniere forti, in questo caso”.
“Accordato” rispose la preside, asciutta, la bocca tramutata in una linea sottile.
Griffith agitò la bacchetta verso la creatura senza dire una parola e nel giro di pochi minuti la riportò a terra, docile e con gli occhi vuoti. Albus lo guardò con orrore.
“Credi che le abbia fatto male?” domandò a Scorpius, che scosse la testa.
“Credo abbia usato un’Imperius. È legale, sugli animali selvaggi. Certo, Griffith dev’essere veramente potente per riuscire a domare una creatura del genere…”
La tempesta cessò e al suo posto rimase solo una pioggerellina quieta. Hagrid singhiozzava senza ritegno, mentre il professor Longbottom stava in punta di piedi per dargli pacche sulle spalle.
“La mia Daisy” ripeteva come un lamento disperato “cosa ci faranno adesso? La mia piccola Daisy non ci voleva fare male a nessuno”.
La McGonagall marciò verso di loro come una furia.
“Si può sapere cosa credevate di fare?” urlò, fuori di sé. “Vi rendete conto di cosa avete combinato? Siete fortunati a essere tutti ancora vivi! Se il professor Griffith non fosse intervenuto…e pensare che tre di voi sono Prefetti! Sono esterefatta! Avery, Granger-Weasley, da voi due non mi sarei mai aspettata un comportamento così sconsiderato!”
Fece una pausa per riprendere fiato. Nessuno osò fiatare e tennero tutti lo sguardo prudentemente ancorato a terra. Albus però sentiva che le parole della preside gli scivolavano addosso. L’adrenalina gli scorreva ancora nelle vene e il sollievo e la sorpresa di esserne uscito indenne prevaleva su qualsiasi altra sensazione.
“Cinquanta punti in meno a ciascuno di voi” continuò la McGonagall. “Quaranta alla signorina Jordan, che ha avuto almeno il buonsenso di venire a cercare aiuto. Ora tutti nel mio ufficio, immediatamente, prima che abbiate il tempo di inventarvi chissà quale storia assurda per giustificarvi”.
 
 
Il professor Giffith osservò compiaciuto la sua studentessa preferita che entrava nel suo studio e la fece accomodare. Con le lunghe dita affusolate accarezzava la poltrona di pelle nera, riflettendo.
Che risorsa eccezionale aveva trovato, l’avrebbe dovuta sfruttare di più in futuro. Lui restava al di sopra di ogni sospetto, e anche se lei un giorno l’avesse accusato, a chi avrebbe creduto la preside? A un’adolescente o all’esperto professore che quella sera era intervenuto prontamente salvando la vita a tutti?
L’aspetto migliore della faccenda era che quella collaborazione non gli sarebbe costata praticamente nulla. Incredibile di quali piccole soddisfazioni si accontentino gli studenti. Basta promettere qualche bel voto a un esame, qualche sciocco privilegio e il gioco è fatto.
“Hai fatto un lavoro eccellente, mia cara” si congratulò. La ragazza sorrise.
“Il tempo che il diversivo le ha procurato le è stato sufficiente per sbrigare i suoi affari, professore?”
Ecco un’altra ottima caratteristica della sua allieva. Capiva al volo la situazione senza fare troppe domande. Gli era bastato dirle vagamente che doveva occuparsi di faccende che non avrebbe voluto arrivassero alle orecchie della Preside o del Ministero e lei non aveva domandato altro. Probabilmente era abituata a discorsi del genere in casa propria, aveva incontrato spesso sua madre a Notturn Alley. Eppure non poteva certo immaginare di essersi invischiata in affari ben più grandi di amuleti di contrabbando…
“Il tuo tempismo è stato perfetto” rispose. “Mi sembra di capire che anche tu sei riuscita a toglierti qualche piccola soddisfazione personale, giusto? Far ricadere la colpa su qualcun altro uscendone puliti richiede una certa… arte”.
La ragazza si sistemò distrattamente la frangia bionda, annuendo compiaciuta.
Il professore si alzò per congedarla. “Il tuo contributo non sarà dimenticato. Ci vediamo a lezione, signorina Greengrass”.
 
 
N.d.A.
Eccomi tornata, finalmente!
Capitolo decisivo e ora finalmente posso dirlo: 10 punti alla Casa di quelli che avevano intuito che Virginia non è così cattiva come la si dipinge, anzi non lo è proprio per niente. D’altronde l’impressione negativa derivava principalmente dal punto di vista di Harry, che in quanto ad affidabilità sulle prime impressioni non è proprio in cima alla lista.
I nostri protagonisti sono Serpeverde e quindi a differenza di Harry & Co ci pensano due volte prima di correre incontro al pericolo!
Il capitolo presenta molti parallelismi con il capitolo “Halloween” di Harry Potter e la Pietra Filosofale. Il Tuono Alato è comparso in Animali Fantastici e non poteva non suscitare l’entusiasmo di Scorpius. Per quanto riguarda il nome, beh, se Hagrid ha chiamato un cane a tre teste Fuffy non vedo perché un maestoso Tuono Alato non dovrebbe chiamarsi Daisy!
Fatemi sapere la vostra opinione nei commenti e grazie a tutti i nuovi lettori 😊
Thalassa_
 
   
 
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