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Autore: lady_sayuri    01/09/2017    1 recensioni
Una misteriosa ragazza di nome Rose appare nella ormai tranquilla cittadina di Satan City per portare a compimento una missione importante. Incontrerà i Saiyan, con i quali restaurerà un bel rapporto; essi infatti sono fondamentali per portare a compimento il suo compito. Qualche tempo dopo, però, grazie soprattutto all'aiuto di Junior, Goku e gli altri Saiyan riusciranno a scoprire la sua vera identità. Infatti, la ragazza non è quello che sembra: sembra avere una correlazione con uno dei Saiyan. Riuscirà Rose a portare a termine il suo compito? E, soprattutto, chi è realmente?
La storia è ambientata tra la fine della Saga di Super C-17 e la saga dei draghi malvagi, dunque esattamente un anno dopo l'inizio della storia di Dragon Ball GT e poco prima della dipartita di Goku.
Genere: Avventura, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl , Goten/Valese
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 52

 

 

«Facciamo un brindisi!» esclamò Crilin, levando il bicchiere di champagne verso l’alto. Tutti lo imitarono.

«Ehm, io…» Rose cercò rapidamente il primo bicchiere d’acqua disponibile «io brindo con l’acqua!»

«Perché? Non si brinda con l’acqua!» disse C 18. Rose la guardò immediatamente, tentando di non fulminarla con lo sguardo. Quella, forse, era una delle pochissime volte che l’aveva sentita parlare da quando era arrivata nel passato e, per una delle poche volte in cui l’aveva fatto, questa volta sicuramente non le era di grande aiuto. Soprattutto in una situazione già così complicata. «Insomma, hai uno champagne da 100 zeni davanti a te, in più sei giovane e in forma, che male potrebbe farti?»

«Ehm…» A Rose venne in mente l’unica scusa plausibile «io… in questi giorni non mi sento benissimo, specialmente a livello di stomaco, quindi preferirei evitare»

«Massù, Rose, giusto un pochino! Solo per brindare!» intervenne Pan, entusiasta «Guarda, ne bevo un po’ anche io!»

«Pan, non esagerare!» la apostrofò Videl.

Rose, guardando l’espressione felice della cugina, e pensando che forse era meglio non apparire troppo sospetta, si rassegnò e prese il suo bicchiere di champagne, levandolo in aria.

«Brindiamo a David, che è venuto qui per aiutarci, e a Bulma, che sta preparando l’antidoto per sconfiggere quel mostro!» esclamò Crilin.

Vi fu uno scintillio di bicchieri e tutti bevvero il loro sorso. Rose fece finta di bere, e, mentre tutti erano ancora a testa in su, riuscì a versare il contenuto del suo bicchiere in quello di David, guardando il fidanzato con l’aria da “Non potevo farci niente”. Lui non disse niente, limitandosi solo a guardarla per farle capire che, secondo lui, aveva fatto bene.

Nonostante non avesse bevuto niente, l’odore dell’alcool le fece venire la nausea, che era riuscita a farsi passare solo da poco. “Di nuovo!” pensò. Non ne poteva proprio più. Istintivamente si alzò e disse ai presenti: «Scusate, devo andare un attimo in bagno! Torno subito!» e si allontanò velocemente dal tavolo.

«Oh, povera, chissà che cos’ha!» disse Chichi, tutta preoccupata «Forse era meglio non obbligarla a bere!»

«Beh, scusate, io credevo non ci fosse niente di male» si giustificò C 18.

Nel frattempo, la ragazza aveva raggiunto il bagno. “Per un pelo” pensò, con la testa piegata verso il water. Per fortuna durò poco, e si diede subito una risciacquata, in modo che, tornando di là, potesse far finta che non fosse successo niente.

Si sciacquò ben bene e uscì dalla porta del bagno. Purtroppo, dovette subito poggiarsi di nuovo alla porta, perché sentì di nuovo un altro conato; pensò subito di rientrare, ma si fermò, in quanto il conato le passò subito. Non fece in tempo a rilassarsi, che subito vide la figura di Bulma avvicinarsi verso di lei. Cercò di darsi un tono e di apparire il più naturale possibile, ma a quanto pare con scarso successo, visto che la donna dai capelli blu, con espressione preoccupata, la guardò e chiese: «Tesoro, tutto bene?»

«Io? S-sì sì, tutto bene, solo un po’ di mal di pancia» rispose lei, massaggiandosi lievemente la pancia.

Bulma guardò il punto dove la mano della ragazza si era appena mossa, dubbiosa.

Rialzò lo sguardo verso di lei: «Sei sicura? Sicura sia solo mal di pancia?»

Rose la guardò, intimorita. Sperò che il suo timore non fosse troppo evidente, in quanto Bulma la stava già guardando abbastanza scettica, e non voleva confermare ulteriormente il suo scetticismo.

La ragazza non rispose; si sentiva messa alle strette. La donna prese la palla al balzo e continuò, stavolta però con un tono decisamente più dolce e comprensivo: «Tesoro, guarda che a me puoi dirlo. Non puoi continuare a nasconderlo, specialmente a me che ho avuto due gravidanze. So come ci si sente»

Rose trasalì, guardandola terrorizzata. Come aveva fatto a capirlo?! Come diavolo ci era arrivata? Che gliel’avesse detto David? No, impossibile, lui non farebbe mai una cosa del genere. E anche se fosse, per quale motivo avrebbe dovuto farlo? No, non poteva essere stato lui.

Ma che cosa stava pensando? Stava parlando con BULMA, una delle donne probabilmente più intelligenti del pianeta. Era ovvio che ci fosse arrivata da sola! Dopotutto, da quando l’aveva scoperto era sempre stata in casa sua… difficile che le fosse sfuggito un particolare del genere.

Rose distolse lo sguardo, un po’ provata dall’improvvisa rivelazione.

«T-tu… come fai a saperlo?» le domandò.

«Beh, sono parecchi giorni che ti vedo strana. Senza contare che ho notato che ultimamente andavi sempre in bagno, e ne uscivi sempre distrutta. E poi, adesso, ti sei rifiutata di bere alcool. Insomma, da quando sei qui non ti sei mai fatta problemi a berlo! Tutto questo è successo da quando è arrivato David, con il quale hai fatto pace da poco, quindi ho semplicemente fatto due più due. E poi, è impossibile che un semplice mal di pancia duri così tanti giorni!»

Rose la guardò sconsolata. «Ti prego, non dire niente a nessuno…»

«Ma figurati se farei una cosa del genere!» Le sorrise, sperando di rassicurarla. «Ma David lo sa, vero?»

«Certo» rispose la ragazza, ora un po’ più tranquilla. Sapeva di potersi fidare di Bulma, sapeva che lei non lo avrebbe detto a nessun altro.

Non poteva immaginarsi l’imbarazzo che avrebbe provato se lo avesse saputo sua nonna, i suoi zii, ma soprattutto suo padre!

«David sa cosa?» una voce maschile aveva parlato dalle spalle di Bulma. Una voce troppo familiare perché Rose non potesse non riconoscerla: sapeva già chi era, ancor prima che Bulma si voltasse facendole vedere Goten.

«Oh, ciao Goten!» disse Bulma, leggermente in imbarazzo «Io e Rose stavamo parlando di cose… beh, abbastanza private…»

«Posso parlare un secondo con lei?»

La domanda colse entrambe inaspettate: lo fissarono un po’ spiazzate.

“Perché mio padre vuole parlarmi, così, all’improvviso?” pensò Rose tra se e se, agitandosi sempre più “Non è che ha scoperto anche lui, in qualche modo, che io sono incinta?! Ma no, non è possibile… come avrebbe fatto? Su, su, non può essere vero, cerchiamo di tenere i piedi per terra…”

Nel frattempo, suo padre si era avvicinato e si era fermato davanti a lei. Bulma, invece, era andata via.

«Come stai?» chiese lui. La ragazza lesse nei suoi occhi una reale apprensione nei suoi confronti: aveva addirittura percepito un filo di preoccupazione nel tono di voce di Goten.

«B-bene, grazie. Solo un po’ di mal di pancia, niente di ché!».

Questa volta il sorriso le uscì naturale, felice di avere lì, davanti a lei, suo padre che si stava preoccupando per lei, chiedendole se stesse bene. Proprio come avrebbe fatto suo padre nel futuro, quello con cui era cresciuta. Anzi, che l’aveva cresciuta.

«Ti serve qualche medicina?»

«N-no, grazie, sono certa che passerà da solo!»

«Va bene. Però se c’è qualcosa che non va, qualsiasi cosa, mi raccomando non fare scrupoli a dirmelo»

Goten la guardava sincero, con uno sguardo genuino. Rose si ritrovò a fissare gli occhi neri del padre, gli stessi che lei aveva ereditato, e, trattenendo la commozione che la stava per travolgere, rispose, con voce flebile: «Grazie»

Per fortuna, ci pensò Valese ad evitare che alla ragazza cadde qualche lacrima davanti al padre, perché comparve improvvisamente dietro Goten, dicendo: «Rose, come stai? Tutto bene?»

Avanzò con passo incerto, probabilmente per paura di averli disturbati, ma lo sguardo del fidanzato le fece capire che era ben accetta nella conversazione, e che, anzi, era felice che fosse arrivata anche lei. Dopotutto, anche sei lei non lo sapeva, era la madre della ragazza.

«Sì sì, tutto bene!» si ritrovò Rose a dire per la terza volta.

«Bene, sono contenta! Non vorrai mica perderti tutte le deliziose pietanze che ci sono a tavola!»

Valese le rivolse un sorriso dolce, lo stesso che chiunque avrebbe rivolto ad un bambino. Ma a Rose non importava, perché conosceva bene sua madre, e sapeva che lei era fatta così. Era il suo modo di sorridere e di trattare le persone, specialmente lei e suo fratello. Sì, quello era il sorriso che aveva sempre rivolto a lei e a suo fratello, fin da quando erano piccoli.

«Hai ragione…» fu ciò che Rose si ritrovò a dire poco prima di scoppiare in lacrime.

Non riusciva più a trattenersi. I suoi genitori le mancavano così tanto che non poteva fare a meno di stare male, ogni volta che li vedeva; in loro rivedeva tutto l’amore e l’affetto lei che aveva sempre provato nei loro confronti e lo stesso che lei aveva sempre ricevuto da loro; in loro vedeva coloro che l’avevano cresciuta, vedeva coloro con i quali aveva condiviso, fino a quel momento, la stragrande maggioranza della sua quotidianità. Loro erano i suoi pilastri, venuti a mancare l’anno prima. Sì, appena li guardava, vedeva in loro ciò che era successo l’anno prima, e il modo brutale con cui erano stati uccisi.

Fino a quel momento, non c’era stato mai un giorno in cui non avesse sofferto della loro mancanza.

Questi pensieri, misti allo stress che le aveva provocato la notizia della gravidanza, la portò allo stremo delle sue forze.

La ragazza scoppiò in lacrime e, senza neanche pensarci, istintivamente si gettò tra le braccia di Valese, cingendole il bacino e poggiando la testa sul petto di lei. Cominciò a piangere a dirotto, mentre Valese, che non si aspettava minimamente quella reazione, rimase per un attimo spaesata, non sapendo che cosa fare. Nell’arco di un secondo, però, anche il suo istinto prese il sopravvento e ricambiò l’abbraccio della ragazza posando le sue braccia attorno alle spalle di Rose, che le arrivava poco più sopra delle spalle. Mentre le accarezzava dolcemente la testa, riuscì a girare lo sguardo verso Goten. Il ragazzo annuì sommessamente, dando conferma allo sguardo interrogatorio di lei, che lo aveva prima guardato con le sopracciglia aggrottate, e poi aveva indicato velocemente con lo sguardo la ragazza che piangeva sul suo petto, domandandogli con gli occhi se aveva capito bene. Lo sguardo di lui le confermò tutto, le confermò esattamente tutto ciò che lei aveva sospettato fino a quel momento, ma di cui non era mai stata sicura.

Se lo aveva chiesto fin dall’inizio, da quando era venuta a conoscenza che la ragazza era in realtà figlia di Goten, se fosse lei sua madre o meno; aveva sperato con tutto il suo cuore che fosse così, ma non aveva mai osato chiedere al suo fidanzato. Non aveva osato per paura, paura di ricevere una risposta negativa. Quindi, aveva preferito rimanere nel dubbio. Adesso, invece, la reazione improvvisa della ragazza le aveva confermato tutto.

Valese la strinse a sé, cercando con tutta se stessa di rincuorarla; le dispiaceva vederla stare così male, soprattutto perché era venuta per assicurarsi che stesse bene, ma immaginava che dietro al suo pianto, in realtà, ci fosse ben altro, cose di cui lei non era a conoscenza.

La ragazza dai lunghi capelli castani, che Valese solo in quel momento notò quanto fossero simili ai suoi, col volto inondato dalle lacrime guardo entrambi i genitori e disse: «Scusate. Scusate per questa reazione. E’ c-che io… mi mancate tanto»

Goten e Valese si scambiarono uno sguardo veloce, entrambi addolciti da ciò che avevano appena sentito.

«Oh, tesoro!» Valese allungò le braccia prendendo le mani di Rose tra le sue «Sono sicura che tutto si sistemerà per il meglio! Vedrai!»

«Speriamo!» disse la ragazza, mentre una lacrima, dalla sua guancia destra, correva verso il basso in direzione del mento.

«Anche io sono sicuro che riusciremo a risolvere tutto» intervenne Goten, ottimista «vedrai che tornerà tutto alla normalità. Dopotutto, è una promessa che ti ho fatto, quindi la rispetterò»

Rose lesse negli occhi del padre la stessa identica determinazione che aveva sempre visto nel nonno, nello zio Gohan, in sua cugina Pan, in Vegeta, in Trunks e in Ellen; era la stessa identica luce che brillava in loro, esattamente come dentro lei stessa, che faceva di loro i Saiyan, protettori della Terra sempre pronti a combattere per la giustizia.

   
 
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